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Progetto culturale “La nostra isola” ideato da Bruno ManciniFrancesco MulèFRANCESCO MULÉ
presentato da Virginia Murru

Protagonista del panorama culturale ‘La nostra isola’ è questa volta Francesco Mulé, un artista straordinario, poeta e promotore di eventi culturali di ogni genere, al servizio dell’Arte e in particolare della poesia, che ama oltre ogni dire.
Francesco, ne sono certa, contribuirà ad aumentare il dinamismo del nostro gruppo, considero la sua attività in linea con la nostra, e pertanto proiettata verso nuove conquiste. Ho chiacchierato a lungo con lui e l’impressione che ne ho tratto è che è un personaggio solare, con un grande rispetto della vita, dei suoi ritmi, e lo sguardo rivolto ‘a mezzogiorno.. ‘

Ogni mattina quando si alza non si cura di misurare la strada che ha percorso, non fa la conta degli anni, è solo cosciente che il nuovo giorno gli offrirà tante opportunità, e non passerà invano, non sarà un tratto sterile di vissuto, perché saprà imprimergli un degno sigillo di operosità. Per questo sento che è uno di noi, in piena sintonia con l’aria effervescente che si respira ad Ischia e nel sodalizio culturale del nostro gruppo, lo vedo in simbiosi con le ginestre di quest’isola affascinante del Golfo di Napoli.
‘Con lo sguardo rivolto a mezzogiorno’ – dicevo.. – non può che essere così dato che Francesco è nato 71 anni fa a Cattolica Eraclea in provincia di Agrigento, e qui ha trascorso tutta la sua giovane età, con una grande smania di portare avanti i suoi studi, ostinatamente, facendo un po’ di slalom durante il periodo del liceo, ma riuscendo a superare ogni ostacolo pur di concludere l’iter della sua formazione umanistica. Si è poi laureato in Pedagogia a Palermo, dedicandosi all’insegnamento. Nel corso di quegli anni, ogni tanto ha rivolgeva ‘furtive’ mirate alla poesia, da sempre in fermento dentro di lui, discreta presenza che ha poi richiesto maggiore attenzione; era una tacita richiesta d’essere portata in superficie ed egli ha assecondato questi impulsi scrivendo testi che più tardi avrebbe raccolto e pubblicato. Dopo alcuni anni d’insegnamento in diverse località della penisola, si è stabilito in Liguria, a dintorni di Ventimiglia, a pochi passi dal confine con la Francia. Qui ha ‘piantato’ nuove radici di carattere affettivo, si è sposato e ha avuto due figli, ha continuato ad insegnare materie letterarie, ma di là da questo orizzonte professionale, c’era un nuovo fervore, un richiamo che non poteva eludere: intendeva ampliare il raggio del suo impegno culturale, andare oltre il quotidiano. Si trattava di una sorta di ‘missione’, che lo portava a scavalcare il muro della routine e fissare nuovi obiettivi davanti a sé. L’intraprendenza non gli mancava, l’ambizione neppure, e così nel ’94 ha fondato il Circolo culturale ‘Smile’, in quella sala sentiva d’essere un ambasciatore dell’Arte, e qui si svolgevano dibattiti, reading di poesia, conferenze, mostre, e tutto ciò che ha un legame stretto, parentale, col mondo della cultura in genere. Era un polo d’attrazione per coloro che amavano l’Arte in ogni sua manifestazione, vi portavano un contributo d’estro attraverso le loro opere, e Francesco cominciava a scoprire i primi talenti; ha il fiuto di un ‘levriero’ in questo ambito, difficilmente sbaglia.
L’attività del circolo col tempo si amplia e si consolida, l’esperienza pure, così decide che i tempi sono maturi per organizzare concorsi di letteratura, ogni anno dedicati a un personaggio illustre, soprattutto Premi Nobel, come Carducci, Deledda, Montale, e tanti altri. Dopo alcuni anni di fervente attività a Ventimiglia si trasferisce a Vallecrosia, e qui non viene meno la lungimiranza, ma deve lottare con gli enti locali per ottenere una sala idonea alla continuazione dell’attività culturale intrapresa nella cittadina della riviera di ponente. Tuttavia è irriducibile nelle sue lotte per ottenere il locale, e alla fine il comune glielo concede; lui non si ferma ad esultare, è sempre in movimento il nostro Anfitrione, ha scelto di servire l’Arte con tutti i mezzi di cui può disporre. Il premio ‘Smile’ continua ad occupare un posto di primo piano, ogni anno vengono premiati tre artisti che si sono distinti con le loro opere, non solo di carattere letterario ma artistico in genere, oltre alla persona premiata perché distintasi per particolari meriti in ambito sociale. Viene anche bandito un altro concorso dedicato a un poeta-scrittore di Vallecrosia scomparso a Roma nel ’60, che non tutti conoscono. Francesco intende portare all’attenzione di quel piccolo centro l’opera di Giacomo Natta – questo è il suo nome – e soprattutto divulgarla attraverso il concorso di poesia a lui dedicato.
Di entrambi i concorsi ormai si è superata la decima edizione. La frenetica operosità di Francesco è aumentata, si è circondato di validi collaboratori, e nel frattempo ha svolto e svolge attività giornalistica al servizio di numerose testate, su carta stampata e on line, fra le tante collabora per il settimanale ‘Avvenire’.
Con alterne vicende si è dedicato anche al teatro, fondando una compagnia della quale era presidente e che è stata attiva per circa quattro anni.
Il premio Giacomo Natta è un premio internazionale, l’intenso attivismo in questo campo gli ha fatto meritare l’attenzione di un’associazione culturale svizzera ‘ Universum’, i cui responsabili lo hanno contattato chiedendogli di coordinare l’attività delle varie associazioni e circoli culturali della provincia di Imperia. In pratica egli ha ottenuto il patrocinio dell’associazione Svizzera e ora collabora con altri centri di Sanremo e dintorni, con una ‘sfera d’azione’ davvero ampia e di notevole interesse per la qualità degli artisti coinvolti.
Per la scorsa edizione del Premio Natta, era presente alla cerimonia di premiazione il presidente Svizzero dell’associazione Universum.
Francesco Mulé ha promosso per tantissimi anni l’opera di artisti di ogni genere, anche tramite i concorsi di cui si è trattato, ma dichiara di non avere mai partecipato personalmente ad alcun concorso. Scelte, non discutibili.

Ho vissuto arroganze
Miste a prepotenze
M’hanno insegnato
Contro il mio volere
La tecnologia del cellulare
Fino a masticare gli SMS
Ho partorito file
Contro la rabbia della mia biro

D – Francesco, la cultura è entrata in qualche modo in competizione con la sfera affettiva, o ritieni che tra loro non ci sia mai stata ambivalenza?

R – Il centro vero della mia esistenza è stata la famiglia, tutto il resto è importantissimo, ma subalterno. ‘Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce..

D – Che senso dai a questo famoso pensiero di Pascal, quale aderenza ritieni posso avere nella tua vita privata il pensiero del filosofo Francese, esattamente il n. 142?

R – Semplicemente si sceglie di dare priorità agli affetti senza una ragione ‘a margine’, istintivamente, senza darsi tante spiegazioni, per me la famiglia è stata ed è importantissima. Questo non significa che non ci sia spazio anche per i propri interessi… ed io infatti…
Avvalendomi di una similitudine potrei dire che la mia esistenza è stata simile ad un treno in perenne viaggio e divenire, nel convoglio principale ci sono sempre stati gli affetti, e poi il resto.

D – E’ stata la poesia a cercarti o tu a cercare ‘lei’?

 

R – E’ sempre stata la poesia a cercarmi e.. a trovarmi. E’ stata sempre una voce autorevole dentro di me, e tuttavia ha imposto la sua ‘egemonia’ in maniera accattivante, senza chiedere strappi o urti sulle legittime aspettative. Al mio attivo ho alcune pubblicazioni accolte con grande favore dal pubblico e dalla critica: ‘Il mio poeta’ ‘Scogliera’ e ‘Fotogrammi’.

D – Se facessi un rendiconto della tua attività culturale, dove penderebbe ‘il piatto della bilancia’ ? Non è una domanda retorica o di ‘rito’, m’interessa capire il valore che hai dato nel tempo al tuo impegno e ai risultati che ha prodotto.

R – Uhmm.. è comunque semplice per me rispondere, dato che anche sul piano personale posso ritenermi soddisfatto di tutte le energie e l’impegno ‘profusi’ a favore della letteratura; certamente ci sono stati momenti non proprio edificanti, ostacoli da superare, ma.. fa parte di questa magica giostra alla quale ho scelto di sospendermi, cercando di catalizzare l’attenzione di tutti coloro che avevano e hanno interesse o amore per una qualsiasi forma espressiva d’Arte.
Il bilancio per me è nettamente positivo in questo senso.
Ho dato proprio tutto quello che era possibile dare, in 71 anni potrebbero essercene concentrati mille..!, tanto intenso è stato il mio modo di contribuire, la dedizione, le energie spese per questa causa.

D – Fra tutti i grandi della letteratura, quelli che in particolare hai amato di più, ce n’è qualcuno che ti ha ispirato, dal quale hai tratto insegnamento, o esempio?

R – Non ce n’è uno in particolare, da tutti ho preso qualche lezione, tutti mi hanno lasciato qualcosa di prezioso, il mio iter culturale, quello che sono diventato, è anche il risultato di una condensazione che porta in un continuo divenire, senza decadenze, se si ama la lettura e le opere di coloro che hanno saputo davvero interpretare l’Arte in modo eccelso.

Virginia Murru

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La poetessa

Virginia Murru
I° Premio di poesia nel sito www.poesiaedintorni.it – 2008
aderisce al progetto

La mia Isola
Antologie Poetiche a cura di

Roberta Panizza e Bruno Mancini

Il progetto culturale “La mia isola” presenta la valente poetessa Virginia Murru che in questa occasione veste i panni di critico letterario proponendo una prima valutazione artistica del giovane poeta la cui adesione al progetto culturale l’ha portato a far parte dell’antologia “Ischia, un’isola di…” di prossima pubblicazione.

INTRODUZIONE ALLA POETICA DI DAVIDE CASTIGLIONE
recensione di Virginia Murru
Virginia il golfo 08052010 okVirginia il golfo 08052010 001 okGià Déscartes sosteneva la necessità di non fermarsi al profilo che traccia la luce sui nostri sensi, in maniera tale che la verità possa scaturire da un’elaborazione profonda della realtà… Dunque è esattamente ciò che da sempre ha cercato di fare il poeta: sondare questa ‘foresta di simboli’ e riportarne le impressioni con immagini trasposte, riflessi che sono il frutto di percezioni mentali non di rado in conflitto con ciò che la luce propone al nostro occhio indulgente sulle cose.
è ancora ‘fresco’ di laurea (Lingue e Letterature straniere all’Università di Pavia); ha mosso i primi passi con sicurezza nell’ambito della poesia, le sue capacità espressive derivano da un’inclinazione profonda a plasmare ‘materiale umano e naturale quasi intrattabile’. E’ un giovane poeta innamorato di un mondo di frontiera, che ama scavalcare i limiti e mettere sotto una lente potente stralci di quotidiano; così si può cogliere l’attimo giusto: con pensieri ad alta risoluzione, egli fissa l’obiettivo sulla vita colta in flagrante, anche nei suoi momenti più intimi e riservati, dove l’occhio distratto fatica ad arrivare…
“L’Arte è soprattutto bellezza, superiore all’intelletto perché non ha bisogno d’essere spiegata”, sosteneva O.Wilde, e da qui partono i “regolamenti” di chi conosce davvero gli orizzonti della poesia, le infinitudini che scandaglia, senza un est o un ovest… Le sue strade sono non di rado accidentate, ma il vero poeta sa piegare il tempo e lo spazio, dare un nome anche alle pietre.
Tra me –
e me c’è stato
un intervallo deserto, un letto solo mio,
questo fiume invernale da ammettere
in cui mi getto a pieno corpo ogni giorno,
in caduta
procurata; -*
Il suo laboratorio poetico non è certo vocato alla staticità, nei suoi versi c’è un’apparente indolenza, come di un corso d’acqua calmo che tuttavia rimuove detriti dal fondo e li porta a valle, nei pressi di un istmo in cui non di rado la realtà resta indefinita, ma ben tratteggiata, messa a fuoco in ogni suo vertice o angolo acuto…
Leggendo le poesie di Davide si avverte che non si tratta di alchimie o artifici, dal suo personale ‘alambicco’ distilla un’essenza quasi sempre criptata, ma non oscura; i suoi versi non sono viziati di sensazionalismo o ridondanze.
Nello stile chiaro, luoghi della poesia come figure retoriche, enjambement, e ogni altro tipo di espediente linguistico, sembrano dosati con grande parsimonia, senza eccessi che ne pregiudichino la forma e l’assetto fonetico. Certo, come i poeti del nostro tempo non accetta limiti di tipo metrico o computo di sillabe…
Lo stile è libero e non immune da ‘influenze’ che riguardano illustri ‘referenti’ di quest’Arte, quali De Angelis, o Zanzotto, ma forse anche altri autori moderni avanguardisti.
Certo è evidente che nella sua formazione artistica c’è un lungo percorso di
perfezionamento, una lenta ascesa che lo ha messo davanti all’attenzione di
poeti ormai affermati, De Angelis per esempio, ed altri.
Ora ogni parto è in coda alle urgenze:
è un fare e disfare ai bordi del vivere,
nelle piane di calma; ma accertata
la faglia, è paradosso – del costruirci..
Lo stile di Davide appare versatile ed eclettico, nonostante l’orientamento del suo comporre; ogni poesia presenta uno scenario particolare sul piano formale, è come un piccolo teatro in cui persone e cose si muovono secondo le tematiche trattate, in armonia con i suoni, le immagini…
Così, leggere, indisturbate per un soffio,
le ombre definite nei miei pressi
buttano voci, giù in gola e a piombo me le spingono.
La pubblicazione del suo libro di poesie “Per ogni frazione” è uno splendido traguardo per un autore che ha atteso con prudenza il momento giusto per proporsi al lettore.
Il suo in definitiva è un saper dire in versi che certamente non può passare inosservato. La competenza e la destrezza sono elementi chiave della sua potenzialità espressiva, e non c’è bisogno di arrivare all’ultima poesia per comprenderlo.
Virginia Murru
Tutti i versi sono tratti dalla raccolta ‘Per ogni frazione’ – Campanotto editore 2010

Oggi parliamo di...

C O N T A T T A C I emmegiischia@gmail.com

Francesco Mulè

Nuovo amico del progetto culturale “La nostra isola” ideato da Bruno Mancini

 


http://www.lulu.com/product/a-copertina-morbida/ischia-unisola-di/11280350?showPreview

Francesco Mulè
aderisce al progetto “La nostra Isola”
Antologie Poetiche a cura di Roberta Panizza e Bruno Mancini

Locandina Miramare 2010 OKProgetto culturale

“La nostra isola
Presentazione antologia poetica

“Ischia, un’isola di…”

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Golfo 26062010 Virginia - Franco

Antologie Poetiche a cura di


Roberta Panizza e di Bruno Mancini

 

FRANCO CALISE


Nuovo amico del progetto culturale “La nostra isola

C’è qualcosa di vagamente malinconico nei componimenti di Franco Calise, poeta Ischitano che vive in simbiosi con quest’isola affascinante e i suoi paesaggi perlacei, mediterranei.
C’è tutto un mondo che palpita all’unisono tra anse, correnti marine e litorali, colli che si ergono fieri come sentinelle, zefiri estivi che sfiorano appena la macchia e i vitigni, fino a lambire sommità che sembrano inaudite per la sua gente e la superficie contenuta dell’isola. Ecco.. tra i versi di Franco trovi ogni tanto qualche asperità – corrispondenze le chiamerebbe Baudelaire – simili ai picchi di roccia che sovrastano le modeste altitudini dei rilievi di Ischia, e poi delicatamente, questi panorami poetici ‘scendono’ a valle, circondano perimetri umani e ne descrivono le ampiezze emozionali, ne addolciscono i tratti e si soffermano sui colori di un attimo di ebbrezza o di tormento, in una commistione di sensazioni che fanno parte della natura umana e dell’ambiente.
Come quello esuberante e lussureggiante di Ischia, che vive di quiete e passioni forti, mai domate
dagli elementi che vi portano la loro eco, senza mai averne ragione.


“Sono lo specchio della mia anima in tumulto
la noia di domani sarà uguale a quella di oggi..” – (Autunno)


E’ una vita incombente; la vita è un soffio che a volte urla di gioia nelle strade, o una risacca sulla riva pronunciata come un contralto, tra i lirismi delle pinete o nei giardini delle ville Ischitane. Ci sono tumulti che sembrano aliti di vento, e silenzi che s’alzano come correnti ascensionali verso il cielo e le sue luci policrome. Questa è l’impressione che ne ho tratto leggendo i versi di Franco Calise, poeta bohèmien con un pregevole ‘assolo’, dopo ogni componimento ho la vaga sensazione di sentire battiti d’ali e involi nei liberi spazi dell’inquietudine umana, non tutto viene svelato in queste cromie forti e ammiccanti ad episodi di vissuto, a volte la via di questo estro resta sospeso, inconcluso.. in apparenza. Franco, infatti, credo abbia una personalità un pò riservata, forse schiva, e non sempre permette che si varchi il confine dei suoi conflitti più intimi, delle gioie o esultanze.
Come avesse pudore di rivelarsi, in qualche modo:


“.. io, sono stato io
a darti una barca troppo piccola
e tu non riesci a navigare in questo mare..”
– (Figlio)


A volte penso che il suo sentire sia come un frutto indeiscente: l’essenza c’è, il frutto è al suo interno, ma non di rado si apre solo quando cade al suolo.
Il suo è un estro balzano, si avvale di semplici espedienti linguistici, ma è la semplicità che spesso sa celare meglio le involuzioni e le esplosioni di un estro artistico. Franco, oltre ad amare incondizionatamente la sua bellissima Ischia, è anche un artista eclettico, ha multiformi canali espressivi, quali la fotografia e la pittura, passioni che esibisce con cautela, ma che muovono i suoi virtuosismi e le sue intime rivoluzioni compositive:

“.. e poi l’alba di un giorno di pioggia
le nuvole dense e amiche
le pietre bagnate che danno calore
l’affanno del cane
persino il dolore
il dolore di chi come me aspetta un’altra aurora.”

(Appunti per un’anima di un corpo doloroso)

Virginia Murru

Virginia Murru

Oggi parliamo di...

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FRANCO CALISE

Nuovo amico del progetto culturale “La mia isola” ideato da Bruno Mancini

 


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Golfo 19062010 virginia.- domenica

Virginia Murru

Virginia Murru

presenta

DOMENICA LUISE


Nuova amica del progetto culturale


La nostra isola


Antologie Poetiche a cura di


Roberta Panizza
e di

Bruno Mancini

Domenica Luise è una poetessa che ha dentro tutto il fervore e la passione delle donne del Sud, lei si racconta schietta nei suoi versi, sorprende con virate vigorose nelle quali riflette la poliedricità del suo estro creativo.

“Ed amo ciò che genero dal pensiero
alle mani.

La partita di dolore e d’amore
o il ballo in vortice..”

Parole come terra da plasmare, da piegare alle esigenze del suo dire in versi, un punto di partenza, non indicazioni d’arrivo; lei parte da un solo epicentro: l’entusiasmo per la vita, la fierezza d’esserci ogni mattina all’appello silenzioso degli esseri viventi.
Quel che all’occhio distratto e profano passa inosservato, lei lo trova inaudito e fantastico, nelle piccole cose che le volteggiano intorno fissa un obiettivo acuto e discreto per ricondurci all’essenza delle immagini, con rivelazioni di tratti e profili inediti.

“Qua in mezzo il mio sussurro.
soffio lieve alla tempia che sogna e gioco
o la sferzata che piaga l’osso a stroncare..”

anche una pietra potrebbe raccontare qualcosa nei suoi versi. Questa è l’impressione che ne ho tratto leggendo i componimenti. Il suo verseggiare lo definisce “canto libero”, e in effetti si tratta proprio d’una libera interpretazione della realtà, con le aderenze e le asimmetrie… appena accennate, queste ultime, ché nel suo orientamento c’è spazio soprattutto per l’esaltazione della vita, l’aspetto che essa assume nei riti del quotidiano.
È la sua ‘welthanshaung’, ossia la propria visione del mondo, un proporsi a se stessa e agli altri con prospettive personali, altri filtri, che sanno selezionare gli eventi del vissuto e inconsciamente ignorare tutto ciò che è ostacolo, impedimento.
Nel suo comporre c’è poco spazio per il verso ragionato, si tratta di pregevoli peculiarità stilistiche, sono irruzioni improvvise, con “inserti” che sembrano diagonali di pensiero estranei al tema del testo, ma in realtà questi originali virtuosismi espressivi sono l’elemento caratterizzante della sua poetica.

“Aggiro il toro morto sulla strada
o il sogno nero. Verso il sole
c’è una strada di raggi solidi agli smarriti
e senza porta né battente
perché tutto intorno è casa mia
ad infinito.

Ogni attesa è interrotta, adesso tocco
i profumi che intuii…”

Si potrebbe pensare a qualcuno che osserva l’effetto di un sasso lanciato in una superficie di acqua immobile, ne scruta i movimenti, i cerchi concentrici, e ne riporta
fedelmente le impressioni. È in qualche modo l’allegoria del suo pensiero, spontaneo e poco elaborato – ottimi gli enjambement – seguito nelle sue evoluzioni con l’acume che le è proprio, ed esternato infine con moduli espressivi di grande interesse e valore poetico.
Nel suo blog mi ha colpito una riflessione:

“La nostra condizione umana è la sconoscenza
Il che deve essere nobilissimo per andare così…”

Non è certo un’idea bislacca, ma profondo rendiconto del rapporto tra conoscenza e intelletto umano.
Virginia Murru

 

C O N T A T T A C I emmegiischia@gmail.com

Corriere 03062010 Sacha -Bruno
Ped Golfo 05062010 Bruno - Virginia

Virginia Murru pioniera del progetto culturale
La mia isola”Antologie Poetiche a cura di
Roberta Panizza e di Bruno Mancini
Insularità poetica
Virginia Murru è poetessa per chi crede che le poesie sono un concentrato di vita proposto in poche parole ai pochi che le parole non bistrattano per renderle incomprensibili.
Lei scruta sostantivi e verbi come farebbe una cacciatrice di stelle, immobile, dietro le lenti di un telescopio nelle notti prive di luna, per poi riproporli in arabesche apparenze di minuziosi mosaici nell’attimo in cui li vive come precisi e decisi graffi sul ghiaccio incisi dalla sua lama-penna di danzatrice-poetessa.
Irriducibile esca la parola –
quando tesse alla mente la prigione –
e son salva d’orgoglio –
chiave d’acciaio che apre all’evasione.

Saranno parole e verbi, aggettivi, virgole e pause e locuzioni, avverbi, stasi, interspazi, tutti asserviti alla grande costruzione emotiva di uno, mille, tante, passioni accartocciate nel pudore del sentimento.
Lei, Virginia, non esiste, lei non si manifesta, lei come una medium davanti alla sfera di cristallo, evoca, incute, segna con intagli sui tronchi delle foreste di pensierri titoli e sintesi di pene-dolci-tormenti, e chiede di genufletterci davanti alla forza-follia-fobia della Poesia, mentre, tra sogno e vita lei, Virginia, assorbe le spore lasciate vagare liberamente dalle nostre sensazioni incontrollate.

Tienila stretta questa notte
che allunga infide braccia d’arbitrio
come fossero spire senza scampo-
latrati nel tuo seno.

Il verso onomatopeico è di antica e robusta tradizione – basti a tal proposito ricordare la “La fontana malata” di Aldo Palazzeschi oppure “La pioggia nel pineto” di Gabriele d’Annunzio”, eppure, nonostante secoli di meditati studi e valutazioni critiche, mai, neppure in Filippo Tommaso Marinetti o in generale nei Futuristi, la sua applicazione è andata oltre la ricerca di uno o più effetti sonori provocati da sillabe artatamente assemblate per tentare di riprodurre il/i particolare/i “rumore/i” di un preciso evento.
Se è vero che già affidandoci a poca fantasia “Clof clop cloch” ci appare come la trascrizione fonetica (non solo ma anche) di alcune gocce d’acqua sgorganti da una fontana rotta “malata”, è anche vero che diventa molto più arduo e complesso l’impegno con cui dobbiamo applicarci se vogliamo poter apprezzare fino a quale punto Virginia Murru, poetessa sarda, c’immerge tra i suoni evocati negli ambienti che descrive (mare-casa-fuga) attraverso il nevralgico movimento lessicale, e non semplicisticamente fonetico con cui stuttura l’insieme di molte sue sue poesie

Ho spinto quella sera
piano piano
come porta cigolante sul destino
e c’eri tu sull’orlo dell’istante
a rovesciare tempo su di noi.

Non appena è giunta in contatto con il nostro gruppo, dopo minimi preamboli, Virginia Murro è entrata nel progetto “La mia isola” quasi ad occhi chiusi, lanciata in un galoppo che sentiva l’avrebbe condotta verso una seconda fonte ispirativa.
Originaria della bella e aspra Sardegna dallo spregiudicato sfoggio di una insularità raramente permeata da invadenti modernismi eppure da sempre isola di felice accoglienza per chi ne rispetti le tradizioni e la cultura, Virgina ha tracimato, dalla sua terra, le antiche sorgenti nell’alambicco del suo porsi poetessa su palcoscenici internazionali, così dettando i paradigmi di una immaginifica tradizione esistenziale attraverso idiomi di forte derivazione cosmopolita fino a sbandierarli in una essenza poetica unica, semplice e complessa.

Era sera d’ormeggi
vele immobili all’evento
ed io tremavo
in approdi di possibile sul porto.

Virginia Murru

Un giorno scrisse “… Io sono sarda e come tutti i sardi sono un pò testarda…” ed ora la tenacia con cui ha seguito l’indole poetica le consente di esporre una bacheca di premi e di riconoscimenti di altissimo valore internazionale, tra i quali lei mostra in primo piano il I° Premio di poesia nel sito www.poesiaedintorni.it – 2008!
Bruno Mancini

Bruno Mancini – Catalogo Racconti
001 Bruno Mancini Per Aurora volume primo

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Bruno Mancini – Catalogo Poesie006Bruno ManciniDedicate e preferite

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007Bruno ManciniAgli angoli degli occhi

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008Bruno ManciniSegni

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009Bruno ManciniDavanti al tempo

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010Bruno Mancini

La sagra del peccato

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011Bruno ManciniIncarto caramelle di uva passita

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55
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020Bruno ManciniSasquatch

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022Bruno ManciniLa mia vita mai vissutapag.
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024Bruno ManciniRaccolta completapag.
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Bruno Mancini – Catalogo Antologie022AA.VV.Ischia, un’isola di poesia

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040AA.VV.Ischia, un’isola d’amore

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041AA.VV.Ischia, un’isola di…

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192
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042Roberta Panizza
Bruno Mancini
Ischia, un’Antologia

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100
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401AA.VV.Poesia e dintorni

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000AA.VV.Il club degli autori 2004/2005pag.
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finito000AA.VV.L’ippocampopag.
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finito

VirginiaVirginia il golfo 08052010 okVirginia il golfo 08052010 001 okOggi parliamo di...La poetessa Virginia Murru
I° Premio di poesia nel sito www.poesiaedintorni.it – 2008
aderisce al progetto “La mia Isola”
Antologie Poetiche a cura di Roberta Panizza e Bruno Mancini

Il progetto culturale “La mia isola” presenta la valente poetessa Virginia Murru che in questa occasione veste i panni di critico letterario proponendo una prima valutazione artistica del giovane poeta la cui adesione al progetto culturale l’ha portato a far parte dell’antologia “Ischia, un’isola di…” di prossima pubblicazione.
INTRODUZIONE ALLA POETICA DI DAVIDE CASTIGLIONE
recensione di Virginia Murru
Già Déscartes sosteneva la necessità di non fermarsi al profilo che traccia la luce sui nostri sensi, in maniera tale che la verità possa scaturire da un’elaborazione profonda della realtà… Dunque è esattamente ciò che da sempre ha cercato di fare il poeta: sondare questa ‘foresta di simboli’ e riportarne le impressioni con immagini trasposte, riflessi che sono il frutto di percezioni mentali non di rado in conflitto con ciò che la luce propone al nostro occhio indulgente sulle cose.
è ancora ‘fresco’ di laurea (Lingue e Letterature straniere all’Università di Pavia); ha mosso i primi passi con sicurezza nell’ambito della poesia, le sue capacità espressive derivano da un’inclinazione profonda a plasmare ‘materiale umano e naturale quasi intrattabile’. E’ un giovane poeta innamorato di un mondo di frontiera, che ama scavalcare i limiti e mettere sotto una lente potente stralci di quotidiano; così si può cogliere l’attimo giusto: con pensieri ad alta risoluzione, egli fissa l’obiettivo sulla vita colta in flagrante, anche nei suoi momenti più intimi e riservati, dove l’occhio distratto fatica ad arrivare…
“L’Arte è soprattutto bellezza, superiore all’intelletto perché non ha bisogno d’essere spiegata”, sosteneva O.Wilde, e da qui partono i “regolamenti” di chi conosce davvero gli orizzonti della poesia, le infinitudini che scandaglia, senza un est o un ovest… Le sue strade sono non di rado accidentate, ma il vero poeta sa piegare il tempo e lo spazio, dare un nome anche alle pietre.
Tra me –
e me c’è stato
un intervallo deserto, un letto solo mio,
questo fiume invernale da ammettere
in cui mi getto a pieno corpo ogni giorno,
in caduta
procurata; -*
Il suo laboratorio poetico non è certo vocato alla staticità, nei suoi versi c’è un’apparente indolenza, come di un corso d’acqua calmo che tuttavia rimuove detriti dal fondo e li porta a valle, nei pressi di un istmo in cui non di rado la realtà resta indefinita, ma ben tratteggiata, messa a fuoco in ogni suo vertice o angolo acuto…
Leggendo le poesie di Davide si avverte che non si tratta di alchimie o artifici, dal suo personale ‘alambicco’ distilla un’essenza quasi sempre criptata, ma non oscura; i suoi versi non sono viziati di sensazionalismo o ridondanze.
Nello stile chiaro, luoghi della poesia come figure retoriche, enjambement, e ogni altro tipo di espediente linguistico, sembrano dosati con grande parsimonia, senza eccessi che ne pregiudichino la forma e l’assetto fonetico. Certo, come i poeti del nostro tempo non accetta limiti di tipo metrico o computo di sillabe…
Lo stile è libero e non immune da ‘influenze’ che riguardano illustri ‘referenti’ di quest’Arte, quali De Angelis, o Zanzotto, ma forse anche altri autori moderni avanguardisti.
Certo è evidente che nella sua formazione artistica c’è un lungo percorso di
perfezionamento, una lenta ascesa che lo ha messo davanti all’attenzione di
poeti ormai affermati, De Angelis per esempio, ed altri.
Ora ogni parto è in coda alle urgenze:
è un fare e disfare ai bordi del vivere,
nelle piane di calma; ma accertata
la faglia, è paradosso – del costruirci..
Lo stile di Davide appare versatile ed eclettico, nonostante l’orientamento del suo comporre; ogni poesia presenta uno scenario particolare sul piano formale, è come un piccolo teatro in cui persone e cose si muovono secondo le tematiche trattate, in armonia con i suoni, le immagini…
Così, leggere, indisturbate per un soffio,
le ombre definite nei miei pressi
buttano voci, giù in gola e a piombo me le spingono.
La pubblicazione del suo libro di poesie “Per ogni frazione” è uno splendido traguardo per un autore che ha atteso con prudenza il momento giusto per proporsi al lettore.
Il suo in definitiva è un saper dire in versi che certamente non può passare inosservato. La competenza e la destrezza sono elementi chiave della sua potenzialità espressiva, e non c’è bisogno di arrivare all’ultima poesia per comprenderlo.
Virginia Murru
Tutti i versi sono tratti dalla raccolta ‘Per ogni frazione’ – Campanotto editore 2010

C O N T A T T A C I emmegiischia@gmail.com

Golfo 1 - 18112010 comp
Golfo 2 - 18112010 comp

FRANCESCO MATTERA
aderisce al progetto “La nostra Isola
Antologie Poetiche a cura di Roberta Panizza e Bruno Mancini
Scrive di lui la poetessa sarda Virginia Murru

Francesco Mattera è un artista ischitano, la sua attività ha un background in ascesa che ha coinvolto tutto il suo estro e l’esperienza acquisita negli anni.
La sua formazione artistica è cominciata a Torino, frequentando corsi di specializzazione con i più importanti maestri torinesi. Il diploma conseguito al S. Carlo lo ha abilitato in qualità di “decoratore d’ambienti”.
Presso la scuola “Knauf” di Napoli ha conseguito altre rilevanti specializzazioni.
Nel suo curriculum ci sono personaggi di primo piano in questo settore, come il maestro veneziano Mario Fogliata, del quale è stato allievo, e che ha partecipato al restauro del Palazzo Ducale.
Ha partecipato ad opere di restauro di grande rilevanza, A Stupinigi, per esempio, e nel suo orizzonte ci sono altre prospettive, un passo sempre più in là in termini di prestigio: il Louvre.
L’ambito artistico in si è specializzato riguarda sia il restauro di palazzi storici o comunque ambienti che richiedono interventi qualificati per cancellare l’usura del tempo dalle bellezze architettoniche facenti parte del nostro patrimonio artistico, sia altre prestigiose espressioni d’Arte, quali l’Araldica e la realizzazione di opere architettoniche relative ad interni ed esterni di ville o esercizi commerciali..
Col tempo e l’esperienza, egli ha maturato uno stile proprio, definito, frutto di un’espressività artistica che si avvale di canoni estetici, ma anche di professionalità, capacità e intuito non comuni.
Dalla magia delle sue mani, ogni forma riprende luce e colore.
E tuttavia l’ansia di creare non si ferma qui, Francesco è anche abile ceramista, ha notevole destrezza e perizia nella realizzazione di “pastori” che s’ispirano all’antica tradizione del Presepe Napoletano, famoso in tutto il mondo. Di eccezionale manifattura tutti i dettagli relativi alle piccole “statue”, che riproducono con naturalezza gesti ed espressioni di questi immancabili rappresentanti del presepe, diventano così pezzi unici..
Egli merita questo spazio nell’Antologia, il suo non è un mestiere che può stare nelle retrovie
dell’Arte, ma convivere a pieno titolo con la Poesia, proprio per quel rapporto stretto, parentale, che esiste in ogni espressione che la riguardi.

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DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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