Inaugurazioni mostre dal 21 al 30 giugno 2012

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Inaugurazioni mostre dal 21 al 30 giugno 2012

Presso: Web

  • artista: Vari
  • genere: Vari
  • QUANDO
  • dal 21/06/12 al 30/06/12

Il Dolce Potere delle Corde Orfeo, Apollo, Arione e Davide nella grafica tra Quattro e Cinquecento

La mostra è dedicata alle immagini di un oggetto: lo strumento a corda. Come tutti gli strumenti, esso richiede l’intervento della mano per adempiere alla sua funzione. Solo così si crea il suono delle corde, che poi, invisibile e incorporeo, pervade lo spazio, riempiendolo di armonia.
Il potere dello strumento a corda di creare armonia ha ben poco di magico, piuttosto esso ha a che fare con le regole della misurazione e delle proporzioni note sin dagli esperimenti di Pitagora con il monocordo, e valide ancora oggi. Tuttavia, l’atto di suonare uno strumento a corda non può essere considerato un procedimento meccanico, né tantomeno può essere eseguito da chiunque.
Le opere esposte mostrano quattro dei più famosi musicisti, tre personaggi mitici e un re dell’Antico Testamento: Orfeo, Apollo, Arione e Davide. Tutti suonano uno strumento a corda ed è evidente come sia proprio quell’oggetto sonoro a determinare la vita di ciascuno di essi. Viceversa, le loro figure e la loro storia influenzano la concezione dello strumento come simbolo dell’armonia in generale: con il suono della lira Orfeo ammansisce gli animali feroci e induce alla commozione persino le divinità degli inferi; il citaredo Apollo dirige le muse e con esse i suoni del cosmo; Arione placa il mare in tempesta e attira il delfino che lo salverà, mentre Davide con la sua arpa riesce a calmare la melancolia di re Saul.

Oltre a essere icone dell’armonia, simili rappresentazioni degli strumenti risultano documenti indispensabili anche per la storia della musica, poiché forniscono informazioni sulla loro costruzione e sulla prassi musicale dell’epoca. In questo senso, la presente mostra si pone in linea di continuità ideale con un’esposizione del 1952, la Mostra di strumenti musicali in disegni degli Uffizi, che in Italia costituì la prima rassegna dedicata alla rappresentazione degli strumenti musicali.

La mostra, curata da Susanne Pollack, ricercatrice presso il Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, afferente al Dipartimento del Direttore Prof. Gerhard Wolf, suggella la tradizionale e prolifica collaborazione tra questo istituto e il Gabinetto Disegni e Stampe, diretto dalla Prof.ssa Marzia Faietti. La sua organizzazione ha grandemente beneficiato delle competenze, del vivace dialogo e scambio scientifico che intercorre ininterrottamente tra gli specialisti di entrambe le istituzioni. La collaborazione trova la sua massima espressione nel catalogo della casa editrice Olschki, al quale partecipano tramite saggi, brevi contributi e schede tecniche, studiosi di diversi dipartimenti del KHI, collaboratori del GDSU e alcuni esperti esterni.

Redattore: RENZO DE SIMONE

 

Landscapes of Memory / Paesaggi della Memoria

Giovedì 21 giugno alle ore 17.00, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, s’inaugura la mostra a cura di Silvia Evangelisti “Landscapes of Memory / Paesaggi della Memoria” dell’artista Christian Leperino, invitato dal Servizio Educativo della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei a proporre, all’interno di un ormai consolidato programma espositivo, un ulteriore incontro tra Antico e Contemporaneo.
La mostra è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.
L’artista incontrerà la stampa e gli operatori del settore mercoledì 20 giugno alle ore 11.00 presso la Sala Conferenze del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Interverranno il Soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro, l’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Antonella Di Nocera, la curatrice Silvia Evangelisti.
Nel mese di ottobre 2012 sarà presentato al pubblico un video documentario, a cura di Pigrecoemme Scuola di Cinema, sulle diverse fasi del progetto artistico e sulla sua poetica.
Il progetto espositivo di Christian Leperino si articola in due installazioni site specific, una nella Sala del Toro Farnese (21 – 28 giugno), l’altra nello Spazio Mostre del Servizio Educativo (21 giugno – 21 luglio).
Sala del Toro Farnese
All’origine dell’installazione – nata dalla riflessione sulla celebre affermazione di Sallustio, riferita ai miti greci, “Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre” – è l’idea di far rivivere il mito di Dirce e la tensione drammatica del gruppo marmoreo del Toro Farnese nello scenario di una periferia contemporanea, attraverso un grande dipinto rappresentante un paesaggio urbano, che ricopre l’intera parete alle spalle della “montagna di marmo”.
L’intento dell’artista è far dialogare archeologia classica e archeologia della metropoli, “sfondando” lo spazio chiuso della sala museale tramite la fuga prospettica dell’immagine dipinta.
Se il paesaggio urbano diventa così il luogo in cui il complesso scultoreo e la memoria del mito si caricano di una nuova e ambigua vitalità, di converso, il confronto con la scultura antica e il suo carico secolare di memorie stratificate rende evidente la natura autentica di quel desolato paesaggio contemporaneo e il suo essere innanzitutto un paesaggio della memoria.
Spazio Mostre Servizio Educativo
Anche il progetto per lo Spazio Mostre trae origine dalla riflessione sulla memoria, e in particolare dall’intreccio tra archeologia classica, archeologia industriale e “archeologia privata”.
Punto di partenza per l’artista è stato il fascino evocativo dei depositi del Museo, luogo deputato a custodire e trasmettere al futuro la memoria collettiva, con quegli ambienti sotterranei dall’organizzazione articolata e rigorosa: centinaia di scaffali e cassette con reperti ordinati e catalogati, tracce materiali della storia e della storia della produzione artistica dell’umanità.
Un altro luogo della memoria è per l’artista la periferia Est di Napoli, dove, nei pressi del porto di Vigliena, c’è una grande e storica centrale termoelettrica dismessa. All’interno di quest’affascinante architettura industriale, macchinari, mobilio e utensili vari, ai quali la polvere del tempo e il carico di memorie hanno conferito quasi un alone di sacralità, restano a testimoniare una trascorsa civiltà del lavoro. Un tempo luoghi e oggetti produttivi, oggi sospesi nel silenzio dell’abbandono, questi documenti di archeologia industriale vivono anch’essi come reperti.
Perciò l’artista ha deciso di portare al Museo Archeologico – grazie alla collaborazione della Tirreno Power – alcuni frammenti di quei luoghi, dei quali ha sentito forte il legame con la vita della città, con il suo recente passato, con la sua memoria collettiva, immaginando un’installazione artistica che fosse un possibile “interno” dei suoi dipinti di metropoli. E dentro alcuni degli arredi provenienti dalla centrale dismessa ha deciso di sigillare pezzi del suo archivio della memoria personale: oggetti che non ha mai mostrato, confronti con la materia e con le tecniche, tentativi ed esperimenti che sono serviti a tracciare una strada, a mettere a fuoco progressivamente e con fatica un linguaggio e una poetica. Appunti, schizzi, disegni, fotografie, fotocopie, filmati, audio: l’impalcatura della sua memoria e le fondamenta della sua identità.
Dentro, la memoria individuale, celata. Fuori, quella della città, esibita.
Biografia
Christian Leperino (Napoli 1979) nel suo percorso artistico dopo essersi dedicato alla ricerca sul corpo umano, da alcuni anni ha concentrato l’interesse sulla rappresentazione della metropoli, indagando il rapporto tra lo spazio della città e le vicende esistenziali dei suoi abitanti.
Il tema del paesaggio urbano, al quale s’intreccia la riflessione sul tempo e sulla memoria dei luoghi, ricorre nella sua produzione degli ultimi anni, come testimoniano le opere presentate in occasione di recenti esposizioni:Cityscape/12, alla 54a Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Tese di San Cristoforo, 2011; Human Escape, al MAC-Museu de Arte Contemporânea de Niterói, Rio de Janeiro, 2010; Cityscape, alla mostra Sistema Binario, presso la Stazione Ferroviaria di Mergellina, a Napoli, 2008 (l’opera, esposta all’interno di una grande lunetta dell’atrio, è diventata un’istallazione permanente).
Coordinamento organizzativo dell’evento a cura di Ugo Della Corte
Redattore: RENZO DE SIMONE

 

Progetto espositivo “Non abbiamo pregiudizi”

Marisa Bidese ripercorre gli automatismi del quotidiano e la pacificazione dei movimenti del gioco e delle attività femminili per comprendere  quanto gl influssi culturali dell’ambiente si annidino nel pensiero femminile , nei suoi convincimenti  e pregiudizi che perpetuano l’identico.
La mostra è a cura di Alessandra Santin.
Redattore: MARGHERITA REGUITTI
Data Inizio:22 giugno 2012
Data Fine: 07 luglio 2012
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Orario: Da lunedì a venerdì 10.30-18.30, sabato fino alle 13.30

Gorizia, Galleria d’arte “Mario Di Iorio” della Biblioteca statale isontina –
Indirizzo: via Mameli 12

I cavalieri dell’imperatore: tornei, battaglie e castelli

L’arte della guerra sarà protagonista al Castello del Buonconsiglio e a Castel Beseno con una magnifica mostra dedicata alle armi rinascimentali intitolata “I cavalieri dell’imperatore: tornei, battaglie e castelli”. Una suggestiva mostra in due castelli dove rivivrà l’affascinante mondo degli uomini d’arme che, vestiti d’acciaio, si scontravano in battaglia o esibivano la loro audacia e abilità nei tornei.A Castel Beseno, dove sarà rivisto completamente il percorso e l’allestimento museale, sarà protagonista la battaglia, l’assedio, le armi e le strategie militari, al Castello del Buonconsiglio si respirerà invece l’atmosfera del duello, dell’amor cortese e delle virtù eroiche che ben sono evidenti nel celebre affresco del mese di febbraio di Torre Aquila che immortala il torneo medioevale.

Sarà un’occasione unica per ammirare pezzi provenienti da importanti armerie europee oltre alla più completa collezione al mondo di armi e armature da combattimento e da parata forgiate a mano da maestri fabbri rinascimentali proveniente dall’Arsenale di Graz. La mostra sarà ricca di postazioni multimediali, filmati e ricostruzioni scenografiche di grande effetto. Tra le armature più preziose che verranno in mostra vi è quella forgiata nel 1571 per l’arciduca Carlo II, realizzata per un torneo organizzato in occasione del suo matrimonio, un’armatura da parata del 1550 realizzata dal celebre armaiolo Michael Witz il giovane decorato con foglie di vite, e una splendida armatura per cavallo del 1505-1510 realizzata da Konrad Seisenhofer e Daniel I Hopfer. Oltre a spade, pistole, archibugi e falconetti sarà in mostra anche una tenda militare seicentesca, oltre ad una ricca collezione di dipinti, non solo scene di duelli e battaglie ma anche stampe e ritratti di personaggi e cavalieri, sarà esposto anche il celebre ritratto dipinto di Rubens raffigurante l’Imperatore Carlo V proveniente dalla Residenzgalerie di Salisburgo. In mostra sarà ricordato anche il fastoso torneo che nel 1549 fu organizzato a Trento davanti al Castello del Buonconsiglio di Trento in occasione dell’arrivo del principe Filippo d’Asburgo che fu accolto con uno spettacolo pirotecnico dal principe vescovo Cristoforo Madruzzo. Molti anche gli oggetti curiosi: una maschera da giostra realizzata per l’arciduca Ferdinando II nel 1557 che raffigura un volto di un turco, i pegni d’amore per i cavalieri, la porta in ferro battuto originale del 1574 dell’Arsenale di Graz. In mostra vi sarà anche la maglia di ferro (detto usbergo) utilizzata dagli Ussari nel XVI secolo che rivoluzionò il modo di combattere.
Realizzata con oltre 25mila anelli di metallo intrecciati tra loro sostituiva le pesanti armature e favoriva comodi movimenti. Per realizzare soltanto un usbergo era necessario un lavoro di oltre sei mesi da parte di abili artigiani del ferro. L’efficacia di queste armature fu poi venuta meno con l’avvento delle armi ad fuoco, archibugi tanto condannati dall’Ariosto nell’Orlando Furioso perché ritenuti vili e infingardi di fronte al coraggio e all’audacia del cavaliere che combatteva con spada, lancia e cavallo secondo le regole cavalleresche. La Landeszeughaus a Graz è il più grande arsenale originale esistente al mondo. E’ composto da circa 32.000 pezzi tra armi, armature per la battaglia e quelle per le parate. La Landeszeughaus fu costruita tra il 1642 e il 1645 da un architetto tirolese Antonio Solari. La Stiria che era la zona più prossima al fronte contro l’Impero Ottomano aveva un disperato bisogno di un arsenale di grandi dimensioni. Dopo circa 100 anni, l’imperatrice austriaca Maria Teresa decise di chiudere l’armeria e creò un sistema di difesa centralizzato per tutta l’Austria. L’imperatrice, voleva portare tutte le armi e le armature a Vienna. Tuttavia, la Stiria pretese e ottenne di far restare l’Armeria come simbolo di libertà della regione nella lotta contro i turchi e anche per i risultati ottenuti nella difesa non solo della Stiria ma di tutta l’Austria. All’inizio del Medioevo nell’XI secolo i cavalieri erano coperti dalla cotta d’arme, verso la metà del XII comparvero le prime maglie di ferro definite usbergo che ricoprivano l’uomo fino a mezza gamba, un po’ alla volta anche le calze, i guanti e le scarpe divennero di ferro.

Redattore: ANTONELLA CORONA

Informazioni Evento:

Data Inizio:23 giugno 2012
Data Fine: 18 novembre 2012
Luogo: Trento, Castello del Buonconsiglio

 

 

Fausto Melotti. Angelico Geometrico Ricostruzione Futurista

Una mostra che concentrandosi sulla fase di rinascita dell’opera di Melotti a partire dagli anni Sessanta, punta a interpretare la convivenza di leggerezza e rigore nell’opera dell’artista, con un percorso che metterà in luce una coerenza di intenti molto forteConferenza stampa ore 12.00
Inaugurazione ore 18.00
Redattore: ANTONELLA CORONA

Informazioni Evento:

Data Inizio:23 giugno 2012
Data Fine: 30 settembre 2012
Costo del biglietto: 11 €; Riduzioni: 7 € graruito fino ai 14 anni
Orario: Martedì – Domenica 10.00 – 18.00 Lunedì chiuso
Rovereto, Mart Rovereto
Indirizzo: Corso Bettini n. 43

 

Parato di San Giorgio. Le armi e la fede in un tessuto rinascimentale

La mostra “Il Parato di San Giorgio. Le armi e la fede in un tessuto rinascimentale”, a cura di Francesca Pirodda. Appartenente alla chiesa di San Giorgio di Bonnanaro, il parato si compone di 1 piviale, 2 tunicelle, 2 pianete, 3 stole, 3 manipoli e 1 velo da calice. È realizzato in un tessuto d’arredo molto prezioso, trasformato poi in paramento ecclesiastico: un velluto cesellato del XVI secolo, in seta rossa e bianca, con raffigurazioni di armi, armature ed emblemi vari. Spicca la presenza dello stemma araldico dei Gonzaga di Mantova, identificato in quello appartenente a Sigismondo Cautzi – Gonzaga. Membro della famiglia più importante di Mantova, Sigismondo era un uomo d’armi al servizio di Filippo II di Spagna durante le guerre contro l’invasione dei Turchi nel Mediterraneo. Di lui sono documentati diversi viaggi in Sardegna, compiuti tra il 1561 e il 1574; è forse durante uno di questi che lascerà nell’Isola questo prezioso tessuto.Di notevole pregio, unica nell’ambito dei tessuti di arredo a livello europeo, la stoffa é di probabile manifattura veneziana, ma proveniente da Mantova. Del medesimo tessuto si conservano una pianeta al Kunstgewerbe Museum di Berlino e una tunicella presso il Musèe des Tissus di Lione; la Chiesa di Bonnanaro in Sardegna, invece, conserva un numero considerevole di vesti, fatto che ha consentito la ricostruzione virtuale dell’intero motivo decorativo originale del manufatto. Il parato è stato esposto per la prima volta nella mostra dedicata alla Famiglia Gonzaga nell’anno 2008 a Mantova.

Redattore: PIETRO FRANCO FOIS

Informazioni Evento:

Data Inizio:26 giugno 2012

Data Fine: 26 ottobre 2012
Luogo: Sassari, Pinacoteca Mus’a al Canopoleno
Orario: 17.30

 

I PAPI DELLA MEMORIA

E’ dedicata alla figura di alcuni grandi Papi e al loro ruolo sia di guida spirituale della Cristianità sia di promotori culturali la trentunesima edizione della Mostra europea del Turismo e delle Tradizioni culturali, in scena a Castel Sant’Angelo dal 28 giugno all’8 dicembre 2012.La mostra è organizzata dal Centro europeo per il Turismo presieduto da Giuseppe Lepore e dal Polo Museale della città di Roma diretto da Rossella Vodret, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, i Musei Vaticani, la Fabbrica di San Pietro, l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. La mostra si avvale anche di un comitato scientifico di grande prestigio, presieduto da Antonio Paolucci, ed è curata da Mario Lolli Ghetti, il quale ha selezionato un centinaio di documenti storici e capolavori d’arte, provenienti dalle raccolte vaticane e da alcuni fra i principali musei di tutta Italia. Il percorso espositivo si articola in sezioni tematiche ordinate in senso diacronico, che prendono l’avvio col primo Giubileo – 1300, Bonifacio VIII – e si concludono con l’ultimo Anno santo.

La mostra, che si preannuncia come uno degli eventi culturali romani più importanti dell’anno, propone una riflessione da più punti di vista sui modi in cui si è manifestato il messaggio universale della Chiesa, rivolto prima di tutto a Roma e poi da Roma al mondo, nel campo della fede e dell’arte, della politica e della cultura.

La rassegna racconta come ciò che i grandi Papi romani hanno progettato e creato sia diventato immediatamente materiale di esportazione e materiale di costruzione spirituale per tutta l’umanità. Questo in ogni tempo, ma soprattutto in quegli snodi fondamentali della storia della Chiesa che sono i Giubilei e i Concilii. E proprio testimonianza di questi passaggi chiave sono molti dei capolavori esposti, per lo più dovuti al raffinato mecenatismo di quei grandi protagonisti della storia della Chiesa.

Roma maestra di dottrina e maestra del fare arte. La mostra illustra come proprio quello della cultura sia stato il linguaggio di elezione con cui la missione spirituale – e anche il progetto politico – di alcuni grandi Papi si è realizzato: dall’urbanistica alla passione per l’antico, dal collezionismo alla committenza di grandiose imprese artistiche. Tra i materiali in mostra, anche una selezione di opere recuperate dalle Forze dell’Ordine e sottratte al mercato clandestino: in questo modo, anche con l’edizione di quest’anno della mostra il Centro Europeo per il Turismo vuole rendere merito alla preziosa attività di Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza.

Nel 2012, l’11 ottobre, cade il cinquantennale dell’apertura del Concilio Vaticano II, una ricorrenza che la mostra intende celebrare con una serie di iniziative e specialmente con un convegno che, nel prossimo mese di novembre in Campidoglio, servirà a mettere in luce la ricchezza dell’eredità spirituale lasciata dal Concilio.

Redattore: RENZO DE SIMONE

Informazioni Evento:

Data Inizio:28 giugno 2012
Data Fine: 08 dicembre 2012
Luogo: Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
Indirizzo: Lungotevere Castello 50

 

Hans Richter. Dada fino all’ultimo respiro

Importante mostra retrospettiva – la prima su territorio nazionale – dedicata ad Hans Richter (Berlino, 1888 – Locarno, 1976). Artista poliedrico enormemente affascinato dalle infinite possibilità espressive fornite dal mezzo cinematografico, di cui fu uno dei massimi sperimentatori, Richter fu tra i padri fondatori del Dadaismo, nonché uno dei suoi maggiori esponenti.Dopo un primo periodo espressionista, in cui dipinti e disegni risentono della forte influenza del movimento Der Blaue Reiter, Richter si trasferisce a Zurigo, dove, nel 1917, dà vita, con Tristan Tzara e Hugo Ball, al movimento Dada e, due anni più tardi, fonda, assieme ad Hans Arp e Marcel Janco, il Group des Artistes Radicaux.

Contemporaneamente, comincia a sperimentare con i Rotoli dipinti, di derivazione cinese, nel tentativo di rendere al meglio l’idea di movimento, trasportando la figura oltre i limiti del quadro tradizionale. Il passaggio dietro la macchina da presa, avvenuto a partire dal 1917, è per lui una scelta obbligata. Nascono così i primi cortometraggi, tra cui, fondamentali sono quelli della serie astratta Rhythmus (1921 – 1925). Nel 1940, Richter si trasferisce a New York, dove realizza due lungometraggi, entrambi presenti in mostra: Dreams That Money Can Buy (1947) e 8 x 8: A Chess Sonata in Eight Movements (1957), nati dalla collaborazione con Max Ernst, Jean Cocteau, Fernand Léger, Alexander Calder e Marcel Duchamp.La mostra, realizzata in collaborazione con l’associazione culturale De Arte e promossa dall’associazione Oesum Led Icima, raccoglie una settantina di opere di Richter, tra oli, collage, carboncini, disegni, serigrafie, acqueforti, lettere e cartoline Dada, a testimonianza dell’estro e della poliedricità dell’artista, oltre a ventotto importanti sperimentazioni cinematografiche dadaiste (tra cui alcuni cortometraggi di Marcel Duchamp, Fernand Léger e Man Ray), coprendone così l’intera carriera artistica e mettendo in risalto la continuità tra pittura e cinema, anch’esso inteso da Richter alla stregua di una vera e propria arte visiva. «Considero il cinema come una parte dell’arte moderna, soprattutto come un’arte visibile – scriveva il grande artista –. Ho sperimentato, per così dire a mie spese, che certi impegni della pittura possono essere realizzati solamente nei film. Il film è lo sblocco di alcune delle strade indicate dalla pittura che non hanno trovato un completamento nelle arti figurative. Qui si presentano i grandi compiti per il futuro. Arte moderna e film moderno si completano».A partire dal 15 settembre 2012, alla mostra verrà affiancata un’esposizione di lavori dei sette giovani artisti vincitori del concorso Young at Art (Walter Carnì, Giuseppe Lo Schiavo, Armando Sdao, Valentina Trifoglio, Giuseppe Vecchio Barbieri e il duo MILC, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio), che reinterpreteranno, ognuno attraverso il proprio peculiare stile, le suggestioni provate confrontandosi con l’opera di Hans Richter, dando vita a un’interessante riflessione sull’eredità del Dadaismo nell’arte contemporanea, declinata attraverso l’intero spettro delle sue modalità espressive: pittura, scultura, body art, grafica vettoriale, fotografia e video-arte.

Vernissage30 giugno 2012, ore 18:00

Redattore: ANTONELLA CORONA

Informazioni Evento:

Data Inizio:30 giugno 2012

Data Fine: 07 ottobre 2012
Luogo: Acri, MACA (Museo Arte Contemporanea Acri)
Orario: dal martedì alla domenica, 9-13 e 16-20; lunedì chiuso
Hans Richter. Dada fino all’ultimo respiro

Acri, MACA (Museo Arte Contemporanea Acri)

Città: Acri
Indirizzo: Piazza Falcone n. 1
Provincia: (CS)
Regione: Calabria

COPERTINE POESIE BRUNO 1

    Bruno Mancini Brevi commenti amichevoli ricavati dalle varie recensioni ai suoi libri pubblicati: “Vedo una folla che si muove compatta verso un’unica meta guidata dagli incitamenti di colui che punta il dito ed una penna, che crea volti per i sentimenti.” “…si fondono nell’intero componimento in una prospettiva ampia che contempla l’umano, l’umano cammino. Ed è una Commedia, una Commedia divina in chiave poetica, in versi che sento anche io estremamente dolorosi, con il preciso intento di affidarli alla penna , che non li disperda ma li urli e li renda in qualche modo eterni”. “… lodo quel senso di eco lontano che riverbera le parole enfatizzandone i concetti”. “Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?” “Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…” “…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.” “…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.” “Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…” “…seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “…lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.” “ Bella poesia, con alti picchi in termini d’emozione e intensità.” “…sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.” “Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.” “Ed io invece, Bruno, ho letto a ritroso, prima la seconda parte, bellissima, ed ora la seconda, altrettanto splendida. Senso o non senso è una poesia dal forte impatto emotivo. Giochi con il lessico e le iterazioni, che adoro, ed è questa una delle poesie più belle che abbia letto qui dentro, quel genere di poesia che cerco e difficilmente poi trovo. Mi domando come mai non ti abbia scoperto prima, Poeta??!!” “Una poetica lacerata e sfuggente…” “Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…” “Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…” “Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…” “Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.” “Sì, lasci molto lavoro a chi legge, eppure questo mi affascina della tua poesia, la afferri e ti sfugge: in essa ti perdi ed allora ti turba… e cerchi il senso e lo cogli e ti lascia poi subito in dubbio. Ma il dubbio stimola, ti coinvolge … Sperimentalismo? Se lo è, come credo, ben venga; io lo adoro. Bravissimo. Vero artista.” “Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi…” Prima dell’alba regalami un verso così che io possa sfrontata babbuccia ricamo sulla brina imprimere. Al sole tenero Vederla piangere di gioia

 

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Bruno Mancini