SEBASTIAO SALGADO, GENESI

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SEBASTIAO SALGADO RACCONTA CON I SUOI SCATTI 

LA BELLEZA DEI LUOGHI PIU’ REMOTI DEL PIANETA

Nonostante il progresso tecnologico e scientifico in diversi campi: dall’edilizia alla scienza, dall’informatica alla medicina, abbia trasformato in questi ultimi cinquant’anni il paesaggio del nostro Pianeta sottraendo preziosi tesori e risorse naturali, alcune aree geografiche conservano ancora intatto il proprio aspetto originario, perché lì non si è spinta la mano dell’uomo.

SEBASTIAO SALGADO Etiopia

SEBASTIAO SALGADO
Etiopia

Per scoprire le bellezze incontaminate di queste terre lontane dove si estendono foreste, deserti, oceani, ghiacciai in cui regna un perfetto equilibrio tra natura, animali e ambiente, basta fermarsi innanzi ai paesaggi immortalati dal fotografo brasiliano Sebastiao Salgado (Aimorés-Brasile 1944), che restituisce la poesia e l’energia di queste distese naturali dove tutto è rimasto come alle origini.

A questo artista, figura d’eccellenza nel panorama della fotografia e del documentario del nostro tempo, è dedicata un’interessante mostra, GENESI. Sebastião Salgado aperta presso gli spazi della Chiesa di San Giacomo in San Domenico a Forlì, fino al prossimo 29 gennaio 2017. Promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì, ideata da Amazonas Images e curata da Lélia Wanick Salgado, l’esposizione organizzata da Civita Mostre in collaborazione con Contrasto, attraverso 245 splendide fotografie in bianco e nero, accompagna il visitatore in un percorso suggestivo attraverso le zone più remote dei cinque continenti in cui regnano armonia ed equilibrio.

SEBASTIAO SALGADO Brasile

SEBASTIAO SALGADO
Brasile

Nata da un viaggio durato otto anni, alla scoperta della bellezza nei luoghi più remoti del Pianeta la mostra, protagonista di un tour internazionale  di grande successo, vuole indicare come lo sguardo di Salgado sia volto a sottolineare l’urgenza di salvare il nostro Pianeta invitando a seguire stili di vita più rispettosi nei confronti dell’ambiente e della natura che ci circonda e ci appartiene. Si tratta di “un progetto” visto come egli afferma “come percorso potenziale verso la riscoperta del ruolo dell’uomo in natura”.

Le avvolgenti immagini fotografiche che spaziano dalla Alaska all’Africa, dall’America all’Asia, fino alla Siberia e all’Antartide, grazie ad un ricercato gioco di luci e ombre, di primi piani nitidi e sfondi sfocati, immortalano vedute di foreste, distese oceaniche, deserti, ghiacciai, lasciando trasparire una perfetta combinazione nella varietà di vita animale e vegetale in esse presente, oltre al rapporto in perfetto equilibrio che la stessa natura e gli esseri viventi hanno con l’ambiente.

SEBASTIAO SALGADO kafue national-park Zambia

SEBASTIAO SALGADO
kafue national-park Zambia

Rapporto anch’esso fondato sull’armonia che Salgado indaga con sguardo attento e incisivo riportando alla luce quei valori legati al rispetto e alla tutela dell’ambiente naturale circostante, necessari per la salvaguardia dell’ecosistema. La scelta del titolo Genesi da parte di Salgado rispecchia il desiderio di tornare alle origini della vita; come lui stesso afferma “desidero ritornare alle origini del pianeta: all’aria, all’acqua e al fuoco da cui è scaturita la vita; alle specie animali che hanno resistito all’addomesticamento e sono ancora “selvagge”; alle remote tribù dagli stili di vita “primitivi” e ancora incontaminati; agli esempi esistenti di forme primigenie di insediamenti e organizzazione umane”.

Un’armonia di forme, elementi, suoni che avvolgono paesaggi, ricche e folte vegetazioni, dove si muovono animali rari e unici per specie e razza.

Si procede dalle foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea, ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa, fino ad arrivare alle montagne dell’America, del Cile e della Siberia. E’ in questi scenari che Salgado ha immortalato animali quali le tartarughe giganti, le iguane e i leoni marini stando a contatto con il loro habitat delle Galapagos, poi le zebre e gli animali selvatici tra il Kenya e la Tanzania. Anche le popolazioni indigene hanno suscitato un certo fascino: dai Pigmei delle foreste equatoriali del Congo settentrionale ai nomadi Boscimani del

SEBASTIAO SALGADO isole South Sandwuich

SEBASTIAO SALGADO
isole South Sandwuich

Kalahari in Sud Africa, dagli indiani Yanomami e Cayapò dell’Amazzonia brasiliana alle tribù delle più remote foreste della Nuova Guinea. Così accanto ai deserti dell’America e dell’Africa alla distesa del Kafue National Park nello Zambia con in primo piano l’elefante, sono le foreste tropicali dell’Amazzonia, dell’Indonesia, quest’ultima immortalata insieme ai Koroway, popolazione indigena che vive in abitazioni sugli alberi.

E poi il Grand Canyon ripreso dalla riserva degli indiani navajo, la Siberia con i Nenci e le renne riprese da diverse angolazioni ed i ghiacciai dell’Antartide con i pinguini delle Isole South Sandwich.

Paradisi terresti sospesi nel tempo, fissati per sempre in queste splendide fotografie che testimoniano quanto sia prezioso questo patrimonio naturale, unico nella sua bellezza e armonia di forme, patrimonio da mantenere nella sua integrità per l’equilibrio di tutto il pianeta di cui l’uomo fa parte. Si tratta di una ricerca estetica e allo stesso tempo etica e spirituale, come ha sottolineato Salgado affermando: “un modo per dire soprattutto alle nuove generazioni che il Pianeta è ancora vivo e va preservato. Abbiamo fatto una ricerca e abbiamo fatto una scoperta molto interessante: circa il 46% del mondo è ancora come il giorno della genesi, insieme possiamo continuare a fare in modo che questa bellezza non scompaia”.

Queste immagini descrivono un viaggio attraverso i linguaggi della natura che invitano l’essere umano a ripensare alla propria finitudine innanzi all’immensità del creato. Dalla contemplazione della superficie dei ghiacciai a perdita d’occhio, allo smarrimento di fronte all’approssimarsi di una tempesta o innanzi alle distese oceaniche l’uomo può solo fermarsi e ascoltare quanto di suggestivo e infinitamente grande sia intorno e dentro ogni essere vivente.                                                                                                                                

  Silvana Lazzarino

 

GENESI. Sebastião Salgado

a cura di Lélia Wanick Salgado

allestimento a cura di Teresa Bellonzi

Chiesa di San Giacomo in San Domenico

Forlì, piazza Guido da Montefeltro

Orario: da martedì a venerdì 9.30-18-30

Sabato, domenica e festivi (1 novembre, 8 dicembre 2016 e 1 e 6 gennaio 2017) 10.00-19.00

sabato 24 e 31 dicembre 9.30-13.30, chiuso lunedì, 25 e 26 dicembre 2016. La biglietteria chiude un ora prima.

fino al 29 gennaio 2017

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