Nunzia Binetti

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La poetessa

 

Nunzia Binetti

Presidentessa della FIDAPA di Barletta

aderisce al progetto

La mia Isola

 

Antologie Poetiche a cura di

Roberta Panizza e Bruno Mancini



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Dalle Poesia della reale imperfezione e della realtà perfetta

Leggere le poesie di Nunzia Binetti è un po’ come vivere in una dimensione che conia reale e irreale, come in un quadro di una modernità assoluta, astratto quanto basta a rompere il cerchio della fantasia e a far volare il pensiero dove solo chi riconosce l’ Arte può trovare una sua collocazione.

Allo stesso tempo l’ispirazione generale, il tema dominante, non è legato alla pura immaginazione e al costrutto interiore che spesso “tradisce” chi ritiene di scrivere poesia solo esprimendo il proprio status, la propria emotività e le proprie sensazioni senza dare ad esse un valore, senza riuscire a “spingerle” verso quella universalità che sola concede alla scrittura in versi di farsi “Poesia”.

Nella poesia di Nunzia è al contrario altissimo il valore della parola legata alla quotidianità, al disaccordo troppe volte sperimentato, al vuoto che riempie i tempi dell’essere e del non-essere, alla semplicità della ricerca e della sperimentazione del linguaggio, mai fine a se stesso ma legato al “potere maieutico” che muta la normalità di ogni oggetto, di ogni gesto, di ogni sentimento, di ogni emozione fino a farli complemento, soggetto-oggetto di una narrazione dell’ io che diventa, come deve essere in poesia, il tutto che ci circonda, l’universalizzazione del pensiero.

Partire dalla quotidianità, dare un senso alla dimensione in cui viviamo, riconoscersi sempre in ogni piccolo gesto e riuscire a trasformare i pensieri che nascono dalla visione della realtà in Poesia pura: questo è a mio parere il piccolo-grande segreto del Poeta e Nunzia è “poeta” che ci svela in assoluto e che interpreta in modo sublime questo segreto, portando il lettore a gustare ogni parola e a farne proprio il valore altamente introspettivo.

Lo stretto legame tra il reale e l’immaginario conseguente, tra il pensiero e l’azione, tra il vivere l’attimo ed esserne trafitti o trarne emozioni immediate da fermare nella memoria, rende la poesia di Nunzia un “omaggio continuo” alla vita, non a quella sognata o desiderata cui spesso si ispirano troppi poeti, ma a quella “vera e reale”, a quella che ci fa combattere ogni giorno, a quella che ogni giorno ci riempie di gioia e di dolore, di sorriso e di pianto, di amore e di delusione … di speranza e di illusione.

 

“Sbozzo Il piacere asprigno

di cose nuove

ma solo per l’ istante, chè ci si abitua a tutto.”

Questa filosofia del vivere l’istante e poi continuare ad ogni costo accompagna la poetica di Nunzia che di essa si nutre e da essa prende vigore e completezza.

 

“Io vado e non mi volto.

Prenderò le distanze da me.

Non ho moneta per comprare il mondo.

E tu, non mi fermare.”

 

E’ questa voglia di essere “donna” e di vivere ogni emozione in modo intenso e spesso crudele che riesce a dare un senso a questa continua ricerca di sé  e della propria individualità correlata agli affetti più intimi e segreti che si intersecano in un rincorrersi di immagini che fanno da sfondo perfetto a questa “insofferente dicotomia”  che nega sovente il ricongiungersi dei sentimenti alla propria fonte e alle proprie radici.

 

“… siamo dicotomie di steli

distanze.

Andiamo

assecondando la direzione imposta.”

 

In questo andare, in questo “essere” sprofondati nella vita fino a berne il succo, in questa continua macerazione, in questo morire e rinascere, in questa cadenza di parole che si fanno poesia in un insieme che niente ha delle “forme consuete” ma che coniuga in modo perfetto “nuove forme e straordinari contenuti” si distingue nella poesia di Nunzia una qualità difficilmente riscontrabile in altri poeti.

Lascio al lettore più attento una profonda riflessione: nutrirsi di poesia è forse solo un’illusione ?

Italo Zingoni.

INTERVISTA

Ischia e la cultura potrebbero rappresentare un binomio vincente turisticamente?

la diffusione di ogni forma di arte va per me sempre sostenuta e credo che in particolare bisogna sensibilizzare la gente a fruire della poesia, divenuta da tempo la cenerentola dei generi letterari in Italia.

Ho constatato che il nostro paese ha molti poeti e pochi lettori di opere o raccolte poetiche, quindi aderire ad un progetto che seminasse versi poetici in uno dei posti più belli e ambiti da una foltissima schiera di turisti, quale è Ischia, mi è parsa un’ottima idea, perchè finalizzata al recupero da parte della poesia di una vasta fascia di lettori.

La poesia c’e’, dunque, e domanda attenzione, trasmette messaggi, riflette stati d’animo in cui ognuno può rispecchiarsi, aiuta a crescere e a pensare in questo momento storico in cui conta più l’azione che il pensiero. Nessuna azione potrà dirsi tale se a valle ha il vuoto, la superficialità e la incapacità di scendere nel profondo!

E’ la poesia che insegna a scendere nel profondo e a guardare il mondo e le cose con maggiore consapevolezza e con altra prospettiva, ed è essa che sviluppa in ciascuna persona, inoltre, il gusto estetico, cosa di non poco conto.

 

Cosa pensa dell’idea avuta e realizzata da Bruno Mancini di indire serate dedicate alla cultura.

Una idea perfetta, che dovrebbe essere presa ad esempio anche dalle tante associazioni culturali che operano in vari territori.

Non basta dar spazio a incontri o dibattiti che approfondiscano le questioni sociali e i temi scottanti di attualità. Credo che a questi approfondimenti, come anche all’informazione, siano massimamente delegati, per loro preciso dovere e per competenza, la stampa e i media. Se si vuole fare cultura si deve rivolgere lo sguardo altrove: all’arte e agli artisti. Non è giusto lasciarli in disparte e farli tacere; hanno molto da dire e da insegnare.

 

Provocatoriamente le chiedo se ha letto l’Antologia poetica “Ischia, un’isola d’amore” e cosa ne pensa?

L’ho letta e l’ho amata subito, non certo perchè mi vedeva autrice di alcuni dei suoi testi, ma perchè era intitolata all’Amore e ad una delle Isole più belle che io conosca, Ischia.

Bruno Mancini e Roberta Panizza, curatori della antologia hanno saputo scegliere poi artisti che attraverso le arti figurative e la parola poetica sono riusciti a fare vibrare le mie corde emotive e sicuramente non solo le mie.

 

Vuole indirizzare un suo messaggio a qualcuno in particolare, dopo la riuscita conclusione di questo progetto che ha visto al suo centro la Poesia?

Come prima cosa è nelle mie intenzioni ringraziare in modo speciale i curatori di questa antologia e quanti l’hanno generosamente sponsorizzata. E’ bello, e mi sia concesso dire, anche strano pensare che ancora oggi ci siano dei “mecenati”, che promuovono l’arte ed artisti non del tutto conosciuti.

In second’ordine, desidero lanciare un appello accorato all’intero settore editoriale che immette sul mercato 40 libri di narrativa al giorno, contro un numero insignificante di opere poetiche e raccolte, mortificando sostanzialmente la Poesia. E’ un grosso errore, a mio avviso, investire risorse economiche in una sola direzione. I fruitori dei prodotti editoriali vengono forzati a scegliere ciò che offre il mercato, non avendo alternative.

Alla luce di questa logica di mercato, il lettore si è lentamente diseducato alla poesia ed è stato allontanato da essa. E’ un dato di fatto che la storia della letteratura non la fanno gli autori, ma gli editori, a cui è affidato il delicato compito di scoprire talenti. Ci sono oggi, tra i nostri giovani, poeti di grande talento del tutto ignorati e tali resteranno.

Con rammarico penso alle future generazioni che per queste ragioni continueranno a credere, sfogliando un libro di letteratura, che la Poesia moderna si sia fermata al Montale o giù di lì. Non è così. Peccato!

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DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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