Ischia gay

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Ischia gay


Che i grandi temi sociali, le rivoluzioni epocali

dei costumi e dei rapporti tra cittadini, gli spostamenti degli assi portanti sui quali si è stratificata per secoli la morale pubblica, non siano mai stati affrontati direttamente dalla classe politica, ma si siano sviluppati attraverso una serie più o meno lunga di aggiustamenti annodati con piccoli passi, spesso imposti dalla Magistratura attraverso sentenze che hanno richiamato nel loro oggetto la “convenienza” e “l’omologazione” a situazioni di generale accettazione, non è certamente un motivo di vanto per la rappresentaza politica alla quale il popolo sovrano ha delegato il compito di legiferare in maniera chiara, decisa e condivisa.
Non è stato il legislatore a sancire la fine dell’indissolubilità del matrimonio, ma è stato il popolo attraverso un referendum osteggiato da chi in quel momento gestiva il potere in suo nome; non è mai stato, né lo è tuttora, il legislatore a provvedere ad una precisa definizione di tutto il malsano sistema che regolava i comportamenti in pubblico dei cittadini affidandone la competenza all’evanescenza e all’ipocrisia di uno pseudo concetto al  quale veniva dato l’appellativo di “morale pubblica”,  ma sono state le centinaia di sentenze della magistratura che da oltre 50 anni ne stanno spostando il punto critico verso comportamenti lesivi dei diritti e non delle morali altrui; non è stato il legislatore a farsi, fino ad ora, carico di capire l’evoluzione della spiritualità che si va imponendo in maniera sempre più dialettica nella nostra società, e, quindi, non è accaduto né avverrà in futuro, che si approccino riforme organiche tali da far sì che lo Stato italiano sia equiparato ad uno Stato laico.
Historia magistra est!
Ed appunto, la storia scritta da tutte le classi politiche che hanno governato il nostrto Paese dal dopoguerra fino ad oggi è la storia di legioni di Amministratori pubblici, determinati fino all’eccesso ogni qual volta si sia trattato di spendere i nostri soldi, ma divenute tenere mammolette di fronte ai venti di cambiamenti dei costuni e della morale.
Non poteva essere diversamente nei confronti delle spinte internazionali del popolo dei GAY.
Ecco quindi che, le castagne dal fuoco, le tolgono ancora una volta i Giudici, anche se nel farlo gettano tra i piedi degli addetti ai lavori tizzoni ardenti che provocheranno infinite discussioni… finalmente del tutto inutili.
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 4184 ha stabilito il principio che le coppie gay, come i coniugi, hanno il diritto ad una “vita familiare” e ad esigere, e a far valere per questo diritto, un “trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”.

Quanto più una località sia permeata da flussi sociali provenienti da regioni maggiormente opulente economicamente, tanto più grande sarà la spinta emulativa dei suoi abitanti nel conformarsi agli usi e costumi della comunità con la quale essi siano venuti in contatto ricavandone specifici paragoni.

Il sillogismo “Hanno più soldi, il loro sistema di vita è migliore”, pur essendo molto opinabile in via teorica e spesso falso sul piano pratico, possiede un fascino che “almeno” induce a non ritenere deprecabili a priore i comportamenti che contraddistinguono quella diversa realtà sociale.
Così, si è assistito al paradosso di elegiache vocazioni turistiche ed artistiche, in grado di  competere con tutte le realtà del mondo, trasformate in trucide vergogne:
Bagnoli – Italside
Ischia – Cemento.
Due livelli di prostituzione sociale di difficile emulazione e forse mai più eguagliabili.
Tuttavia, al di là di quesata iattura, Ischia ha beneficiato, grazie ad una osmosi con il mondo esterno che vi si è recato in vacansa, del gagliardo influsso di nuovi indirizzi artistici e di una concezione della vita sessuale capace di mettere in difficoltà, ad esempio, il sistema educativo inculcato ai ragazzi della generazione post bellica.
Il concetto di (e la pratica) di rapporti sessuali non condizionati obbligatoriamente da innamoramenti e/o promesse di fedeltà eterna, arrivò sulla nostra isola non attraverso articoli di dotta sociologia o di volgare pornografia, ma direttamente dalle proposte-offerte  formulate da giovani ed attempate “vestali” del nord Europa.

Praticamente, all’inizio del boom turistico, fu generale la sorpresa dei maschi locali nel vedere le tante “lei” che non imponevano, ma anzi mostravano di non desiderare, che il “sigillo” sessuale assumesse un significato diverso dal soddisfacimento di un momento di  profonda intensità emotiva.
All’impostazione autoctona che continuava a dare valore determinante a:
“Senza amore non esiste sesso!
“Un giuramento per sempre!”
“Non prima di sposarci!”,
loro, donne e maschi dei paesi nordici opponevano
“Non c’entra l’amore.”
“Niente è eterno!”
“Ora sei tu che voglio!”
Con il passre degli anni, sulla spinta di tali imput, la nostra isola, come è naturale che sia, ha sviluppato al suo interno una comunità che si riconosce nelle nuove frontire sessuali.
La nostra è una comunità che ormai, in maniera quasi generale, non dogmatizza più una sessualità esclusivamente etero, ed è una comunità nella quale esistono numerose coppie le quali, in maniera più o meno palese, hanno vissuto e vivono tuttora nella condizione di rapporti non omologati.
Fino alla suddetta sentenza, per le coppie gay (vedremo ampiamente in altra parte del giornale che la sentenza, in fondo, non ha modificato solo la loro situazione, ma ha coinvolto praticamente tutto il “sistema” Italia) sussisteva il disagio della “clandestinità” aggiunto ad una serie di diritti negati in seguito al disconoscimento del rapporto interpersonale che avevano prediletto, con questi articoli, elaborati tra l’inchiesta e il sondaggio, vorremmo capire quali erano, nella nostra isola d’Ischia, i disagi prima della sentenza, quali sono le speranze da ora in avanti, e quali saranno i possibili scenari previsti dal movimento Arcigay.

Bruno Mancini



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