12ar25 opera iscritta premio articoli otto milioni 2025

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12ar25 Dagnija Jankovska
Tre storie del campo di Salaspils

Appena arrivata a Kuldīga, notai uno mio zio, magrissimo e nervoso.
Aveva sempre una tesa larga in testa, sia in estate sia in inverno.
Questo uomo, chiamato Tesalarga, durante la Seconda Guerra Mondiale era prigioniero nel campo di Salaspils.
Non era questo campo un campo di lavoro obbligotorio, ma proprio di sterminio.
Nel campo fu costretto ad indossare sempre la scritta “Ladro”, appesa al collo.
In tedesco.
È stato variamente umiliato dalle guardie.
Quando è stato detenuto, il suo numero di serie gli venne bruciato in mano con un ferro ardente, come per gli schiavi.
Armands, un mio vecchio amico, conosceva bene questo uomo.
Le cicatrici sul corpo guariscono con il tempo, ma le ferite dell’anima e il senso di umiliazione – raramente.
Forse Fiancatina ha rubato qualche pezzo di pane o un portafoglio, chissà?!

***
Nora Gailāne, detta la signora Nora, mi ha raccontato un’altra storia su due testimoni oculari degli eventi vicino al campo di Salaspils.
Un’insegnante ebrea, la signora Nora, non sapeva il suo nome e cognome, era poliglotta.
Fu imprigionata nel campo di Salaspils.
Dato che parlava molte lingue, compreso tedesco, le fu ordinato di tradurre le testimonianze degli interrogati polacchi, russi, bielorussi e lettoni dai funzionari del campo.
Tuttavia, la traduzione non era l’unico suo compito.
Lei e un altro detenuto hanno dovuto guidare verso la stazione una carrozzina a mano, quando venivano portata la gente da vari paesi, più spesso ebrei.
I pianificatori del genocidio, temendo le rivolte, hanno consigliato loro di raccogliere i propri oggetti di valore, metterli tutti nelle valigie ed affrettarsi a raggiungere la Lettonia come verso una Terra Promessa.
I bambini piccoli, le loro madri, i loro padri, le nonne, i nonni, poveri ingannati.
Una volta, loro due hanno accompagnato un piccolo gruppo dalla stazione attraverso la foresta verso il campo.
L’insegnante e il suo compagno furono testimoni oculari di come un piccolo ragazzino, uno di questi pellegrini all’inferno, vedendo le fragoline selvatiche rosse, gridò “Voglio le fragole!”, ma sua nonna disse “Aspetta! Ci sistemeremo con tutta la calma qui, lì vicino, e poi raccogliamo le bacche “.
“Dai, sbrigati, presto avrai tutte le bacche!”, gridò sgarbatamente un uomo armato al ragazzino.
Uno di quelli che sapevano già che invece delle bacche gli sarebbero arrivati proiettili.
A tutti i nuovi arrivati, compresi il bambino e sua nonna, fu ordinato di spogliarsi e di mettere ordinatamente i loro panni in una pila vicino al fosso.
Poi tutti, appena arrivati, s’alzarono, nudi e diritti.
Furono tutti fucilati e spinti in diverse pose nel fosso.
Bambini piccoli, giovani fiorenti e pieni di speranza, anziani stanchi nella loro via dolorosa. L’insegnante e il suo compagno dovevano ammucchiare su un carro i panni e gli altri averi delle vittime, portando tutto al campo di Salaspils per i tedeschi, che poi divisero tra loro questo bottino. Chi ottenne l’oro, chi l’argento, chi ha ricevuto reliquie familiari delle vittime, chi ottenne i loro abiti più lussuosi.
Il compagno del suo lavoro non è giunto alla fine della guerra, ma l’insegnante, successivamente, ha spesso ripetuto di essere stata salvata grazie al suo talento poliglotta.

***
I prigionieri di Salaspils lavoravano in una cava, in una fornace di calce e in torbiera.
Contava che il campo di sterminio fosse destinato a, dapprima, “elementi asociali” e criminali, ma in esso morirono sia bambini piccoli dalla Bielorussia, che prigionieri di guerra dell’esercito sovietico.
Gli editorialisti lettoni Pēteris Ēteris, pseudonimo Žanis Ezītis e Kārlis Sausnītis erano tra i detenuti nel campo.
A volte, accade di soffrire per l’umorismo sarcastico.
Loro sono sopravvissuti.
Anche la gioia di vivere li ha aiutato.
Adesso all’ex campo di Salaspils governa l’odore fresco e amaro dei pini.
Salaspils è situata a 15 kilometri da Riga.
Non distante, nei boschi di Rumbula, tantissime vittime morirono anonimi.
Inutilmente le Società Ebraiche di Lettonia e gli altri entusiasti cercano di identificare le loro tombe anonime.
Nel gennaio 1945 a Salaspils fu aperto un campo di prigionia per i soldati dell’esercito tedesco. Una commissione speciale ha indagato sulle loro attività durante la guerra.
Loro hanno lavorato nella ricostruzione della strada in direzione Riga – Daugavpils preso la costruzione dell’aeroporto di Rumbula.
Il campo fu chiuso nel 1946 e i suoi ultimi prigionieri rilasciati.
Il totalitarismo ha sempre la stessa faccia.
Tutte le vittime meritano almeno dei fiori, così come i vivi.
Nelle guerre e nelle epoche di repressione, una sola vita perde valore, purtroppo.
Il metronomo installato nel complesso commemorativo del Salaspils come un cuore enorme, conta i momenti della nostra vita e del nostro Tempo comune.

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