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15ar25 Baiba Rivža
La vita è oggi
Ogni vita e ogni giorno della vita valgono la pena di essere vissuti.
Ho scritto, con l’aiuto della mia amica letterata Rasma Urtāne, la monografia biografica, intitolata “Baiba”.
Mia mamma Vilma durante tutta la vita ha scritto diari.
Ho ereditato questa abitudine da lei.
Le radici della mia famiglia sono note fin dai tempi in cui Juris Grasbergs, il mio trisnonno, nacque nel 1797 nella parrocchia di Sēlpils.
Nella famiglia di questi proprietari terrieri, i Grasbergi, si è sposata una povera serva, la mia bisnonna Anna, che come una guaritrice popolana ha aiutato a nascere circa 300 bambini.
Sua figlia, anche lei si chiamava Anna, la mia bisnonna, incontrò un zatteriere Jēkabs Smeķis e lo sposò, contrariamente al divieto dei suoi genitori.
In occasione della Seconda Guerra Mondiale, dopo l’occupazione della Lettonia nel 1940 lei sfuggì dalla deportazione grazie ad essere stata avvertita dai vicini, tutte le basi materiali andarono perdute.
Mia mamma è fuggita a Ventspils con il mio unico fratello, maggiore di me Ainis, in braccio .
Queste avventure furono predette da una zingara, che raccontò alla piccola Vilma il suo futuro. Vilma allora non sapeva nulla.
–Il tuo marito ritornerà dalla guerra alla mattinata. Sarai felice, ma non con il tuo marito, ti innamorerai dopo di un uomo più giovane, avrai con lui una figlia (cioè, io, Baiba).
La zingara raccontò tutta la vita di mia mamma, come Vilma scoprirà più tardi.
Lei, insieme a mio padre Arvīds, il previsto dalla zingara, costruì una casa familiare a Jelgava.
Io, da piccolina, portavo le pietre nel mio grembiule per aiutare a costruirla.
Sono nata a Ventspils, ma Jelgava è la città della mia vita, con la mia Alma mater -l’Università della Lettonia di Bioscienze e Tecnologie- dove ho vissuto come studentessa e poi professoressa, così come con le mie attività nel club “Zonta” di Jelgava e con la partecipazione a tante altre attività sociali.
Sono una sincera abitante dì Jelgava.
Mi piaceva arrampicarmi sul tetto e, sognando di volare come fanno gli uccelli, saltare giù.
I vicini lo dicevano alla mia mamma, la quale, per punirmi, un giorno mi ordinò di estirpare due solchi di fragole.
Sono sempre stata una scolara eccellente.
“L’economia è la stessa matematica, solo più pratica”, la mamma ripeteva e papà aggiunse: “Quando si va all’università, ogni ragazza ha due compiti: laurearsi è trovare un buon marito”.
Nel 1975 mio marito Pēteris Rivža ed io, Baiba Gūtmane, ci siamo scambiato gli anelli matrimoniali mentre eravamo due giovani docenti.
Abbiamo scritto le nostre tesi di dottorato contemporaneamente e, a turno, abbiamo fatto da babysitter alle nostre due figliolette.
Sono orgogliosa di miei 28 dottorati.
Anche entrambe le nostre figlie sono dottoresse in economia.
Una delle qualità di cui uno scienziato ha bisogno è la capacità di lavorare in gruppo.
Pēteris si distingue per la profondità di pensiero, quindi ogni sua parola ha un peso importante.
Mi ammira per la mia energia.
La vita accademica e scientifica è simile alla vita familiare: l’equilibrio nasce dalla dall’interazione del femminile e del maschile.
Riguardo al mio orario di lavoro di ministra presso il Ministero dell’Istruzione e della Scienza, scrivo nel mio diario: “Dopo il ministro Greiškalns, che ha lasciato le bandiere sui pennoni delle scuole, io ho, per la prima volta, aumentato gli investimenti in denaro per la scienza, con i soldi provenienti dai fondi europei per le borse di dottorato”.
Ai miei tempi ero anche la deputata del Saeima, cioè, del Parlamento di Lettonia.
Da diversi anni Pēteris si diverte, trasformando il Babbo Natale con un sacco di regali.
Appena ha bussato con un bastone alla nostra veranda, le figlie, i generi, i nipoti buttano, invece, da parte i loro cellulari e si preparano con l’ansia toccante a recitare poesie.
La missione più particolare delle “Zontas”, invece, è la nostra lotta contro la violenza.
Penso che abbiamo gestito un’eccellente campagna con le bambole gonfiabili di paglia nel centro di Jelgava, con il significativo: “La bambola non si fa male, ma la donna si.”
I grafologi Ingrīda Punka ed Arvīds Plaudis hanno incluso e analizzato la mia calligrafia.
Secondo loro, nella mia calligrafia tutte le lettere sono arrotondate, non ci sono linee nette che indichino un litigio; significa che preferisco convincere le persone, non forzarle; infine, concludono con: “Baiba Rivža non fa niente d’altro che vivere per la società”.
Per realizzarli i nostri scopi non è necessario creare uno scenario scrupoloso.
Basta sfruttare le opportunità.
Nel dubbio dobbiamo fare un passo avanti.
Se qualsiasi relazione deve rimanere segreta, allora non dovremmo farla.
Anche se la vita non è legata con un bel nastro, è pur sempre un dono.