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19ar25 Valeria Paukova
In Inghilterra, il Solstizio succede ogni volta quando lo vuoi.
-Figlia mia- disse Līga, accovacciandosi al lettino e accarezzando i capelli della sua fanciulla- Alzati.-
-Papà?!– La ragazzina gettò la coperta e si preparò a fuggire.
-Il tuo papà sta ancora dormendo. Oggi è la festa di Solstizio Estivo, di Līgo. Dobbiamo raccogliere i fiori, intrecciare le ghirlande, andare al negozio lettone per comprare il formaggio e la birra.-
La piccola Māra non ha dovuto a vestirsi: ieri si è addormentata con il suo vestito di rosa che suo padre le ha comprato giovedì scorso.
Era già macchiato dal ketchup.
Māra, camminando accanto alla madre, osservò le strade deserte di una mattina tranquilla, il sabato.
La città ancora dormiva.
La ragazzina avrebbe voluto chiedere qualcos’altro, ma aveva paura di far arrabbiare la mamma. Entrambi giunsero in un parco.
-Siamo arrivate. Dai, raccoglieremo i fiori.-
La gonna di Līga si sollevò nel vento, rivelando i lividi sulle sue gambe.
–Mamma, ti fa male?-
–No–
Līga ha coperto di nuovo il tessuto sulle sue gambe.
–È papà lo ha fatto?-
– Vergognarti!-
-Sentivo come papà ti ha gridato di notte e come tu hai pianto dopo.-
–Il tuo papà mai mi ha colpito!-
-Ma io ho sentito… ho visto… La porta era aperta…-
-Se qualcuno lo scopre, verranno qua gente malvagia e ti porterà via. Resterai, allora, senza mamma e papà, tra sconosciuti. Lo vuoi?-
-No- gridò Māra.
–Allora morditi la lingua!-
Il cellulare nella borsa di Līga ha vibrato.
-Sì, amore?-
-Dove sei?– gridò una voce maschile dal telefono.
–Stiamo raccogliendo con Māra i fiori al parco.-
-Che cazzo, quali fiori?!-
–Oggi è festa di Līgo!-
–Cosa?! La festa di Līgo avrà il luogo dal ventitre novembre al ventiquattro Giugno. Invece, oggi è solo il ventuno.-
-Lavoro gli altri giorni, quindi oggi festeggiamo il Solstizio.-
-Lo chiami lavoro?! Una lavapiatti nel ristorante, ahi! E poi, chi diavolo sa cosa fai lì di notte. Scopi, senza dubbio, con il tuo capo.-
–Jāni, per favore, smettila.-
–Cosa smettere? Sei una puttana!-
-La nostra bambina ascolta tutto.-
–Falle sapere che sua madre è una sgualdrina e che lei tale crescerà!-
-Il papà di nuovo ha cattivo umore.-
-Lo odio!- urlò la ragazzina.
-Sei ingrata. Papà ti ha comprato questo vestito. E quanti giocattoli hai!-
-Non ho bisogno di questo vestito.-
-Zitta!-
Māra con sua madre si diresse verso il negozio.
-Buon pomeriggio- la commessa salutò la madre e la bambina.
A Māra piaceva andare al negozio lettone.
Non riusciva ancora a parlare inglese, quindi si sentiva a disagio quando la gente si rivolgeva a lei in inglese.
Il negozio lettone era come una piccola Lettonia.
-Oh, avete comprato dei fiori?– chiese la commessa, vedendo nelle mani di Līga una borsa dalla quale spuntavano diversi belle piante.
-Si- rispose Līga, -e festeggeremo questa sera già. Voglio un po’ di formaggio con i semi di cumino e la birra.-
Līga guardò la vetrina, non trovando i prodotti desiderati.
–Durante le vacanze è sempre così- spiega la commessa.
Avvicinandosi a casa, Māra fu nuovamente sopraffatta da un senso d’ansia.
In Lettonia, quando suo padre era arrabbiato, lei si nascondeva dalla nonna Baiba che abitava dall’altro lato della strada.
Mara sapeva indovinare l’umore del padre dal suono dei suoi passi e dallo sbattere della porta, dai sospiri profondi.
Allora lei si arrampicò in fretta e corse a piedi nudi dalla nonna.
–Tuo papà ha di nuovo un umore cattivo?- brontolò la vecchia. -Non capisco, come mai tua madre può vivere insieme con questo pazzo. Lei non amava andare alla scuola, solo in discoteca.
La picchiavo continuamente, ma non serviva a nulla.-
A Māra non piaceva parlare dei suoi genitori.
Ora Līga mise i fiori sull’erba ed entrò in casa.
Mār ascoltò cosa stava succedendo.
Sembra che abbiano iniziato a spostare i mobili.
Poi si fa silenzio.
Qualcuno è passato per il corridoio.
Il piccolo corpo di Māra cominciò involontariamente a tremare.
Qualcuno si avvicinò alla porta.
Mamma! I suoi capelli erano spettinati.
Māra corse verso la mamma e le abbracciò i ginocchi.
–Ecco che ti ho portato la tua bambolina Zhuzha!-
Līga teneva in mano una bambola verde.
-Ho bisogno di parlare con papà e anche con te sul serio.-
-No, non andare, ti ucciderà!-
Līga cominciò ad arrabbiarsi.
–Dobbiamo solo parlarci. Lo sai anche tu, che la Līgo festeggeremo il prossimo sabato! Siamo in Inghilterra.Qui la Līgo succede quando vuoi. E che festa sarebbe senza formaggio e cumino?-
Līga chiuse la porta, lasciando Māra.
Māra guardò la finestra della camera dei genitori.
Qualcuno sbucò dall’oscurità e posò la bottiglia sul davanzale.
Mara guardò a lungo la finestra chiusa e poi si accomodò per intrecciare una corona per la sua Zhuzha.