Cammino di Santiago Festival Remover

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Cammino di Santiago,a Roma tra arte, musica, cinema e teatro

Cammino di Santiago Festival Remover

Roma per tutto il mese di ottobre si veste della magia, entusiasmo creatività proprie della cultura spagnola ripercorrendo le tappe più significative del cammino di Santiago.. E’ quanto proposto dal Festival Remover Roma con Santiago che in questa prima edizione si propone di  far conoscere il lavoro di alcuni dei maggiori artisti che provengono dalle varie regioni spagnole attraverso cui passa il Cammino di Santiago. Presentato lo scorso 14 settembre 2017 presso la sede dell’Ambasciata di Spagna in Italia a Palazzo Cammino di Santiago Festival RemoverBorghese, alla presenza dell’Ambasciatore di Spagna in Italia, Jesús Manuel Gracia Aldaz, organizzato dall’Ambasciata di Spagna in Italia in collaborazione con l’Associazione Europea delle Vie Francigene e realizzato grazie al patrocinio di Indra, il Festival prevede un ricco programma di appuntamenti culturali tra arte, musica, teatro e cinema che permetterà di ripercorrere le varie tappe del Cammino di Santiago,

Per un mese dal 2 ottobre al 2 novembre 2017 si potrà scoprire il fascino della cultura spagnola nelle sue diverse forme raccontata attraverso diversi eventi che troveranno spazio entro i luoghi più rappresentativi della stessa cultura spagnola a Roma: quali la Real Academia de España en Roma l’Istituto Cervantes e la Escuela Espanola de Historia y Arqueologia en Roma.

Cammino di Santiago. Festival  Remover

Il grande concerto di Uxia, considerata una delle esponenti più importanti della musica galiziana aprirà il festival il 2 ottobre presso la Reale Accademia di Spagna. Lo stile di questa cantante si caratterizza per la fusione di musica tradizionale galiziana con il Fado genere di musica popolare protoghese e i ritmi brasiliani. Tra i più importanti riconoscimenti ricevuti va citato il Premio della Critica Galizia 2016. A seguire vi sarà l’inaugurazione della grande mostra collettiva “Muchos Caminos” presso la Real Academia de España dove protagonisti saranno artisti spagnoli contemporanei e stranieri che hanno legato in qualche modo il loro lavoro al Cammino.

Sempre in ambito musicale tra gli appuntamenti il 27 ottobre presso la Reale Accademia di Spagna si esibirà in concerto Carmen Paris compositrice, pianista ed eccezionale cantante, che è riuscita a farsi strada nel mondo della musica esplorando diversi generi che ha saputo unire con grade maestria come la jota con il jazz e il tango, e ancora musica andina, cubana, arabo andalusa. E’ stata insignita del Premio Nacional de Músicas actuales 2014, rilasciato dal Ministero della Cultura per aver elevato la jota a livello internazionale con la sua voce travolgente.

Cammino di Santiago. Festival Remover

Ancora musica il 29 ottobre sempre alla Reale Accademia di Spagna con il concerto di Maria del Mar Bonet, voce tra le più rappresentative della cultura Mediterranea che con questo concerto, accompagnata dal chitarrista valenciano Borja Penalba, chiuderà la sua carriera cinquantennale durante la quale si è esibita in diversi luoghi d’Europa, Nord Africa, Stati Uniti, America Latia e Giappone, oltre ad aver preso parte alla ricerca di nuove forme artistiche.

In ambito letterario presso l’Istituto Cervantes a Roma. il 2 novembre alle ore 18.00 Agustín Sánchez Vidal professore di Storia del Cinema all’Università di Saragozza, saggista, sceneggiatore, scrittore, tra più grandi studiosi dei registi Luis Buñuel e Carlos Saura, presenterà “Buñuel y el Camino de Santiago”. A Carlos Saura, una delle figure chiave della storia del cinema spagnolo è dedicato l’incontro che si terrà il 6 ottobre alla Casa del Cinema dove verrà proiettata la sua nuova opera “Jota, de Saura” dedicata all’Aragona sua terra d’origine. Sempre alla Casa del Cinema il 7 ottobre, sarà la volta del regista, sceneggiatore e attore Oliver Laxe, riconosciuto e premiato a Cannes e a livello internazionale, che presenterà “Todos vòs sodes capitans”.

Cammino di Santiago. Festival §Remover

Oskar Alegrìa presenterà “Emak Bakia baita”, documentario dedicato al soggiorno basco di Man Ray, attraverso la ricerca della casa in cui l’artista girò un film d’avanguardia quasi del tutto sconosciuto e che non figura in nessun archivio. Isabel Muñoz, fotografa di fama internazionale, due volte vincitrice del World Press Photo, che centra il suo lavoro sullo studio del corpo umano, porterà il documentario “Angalia Mzungu”, quale testimonianza di un suo viaggio compiuto in Congo. Tra gli appuntamenti dedicati al teatro il 4 ottobre si terrà “Beatus”, spettacolo incentrato sull’Apocalisse di Giovanni con scene cantate tra tradizione popolare e liturgia. Il Festival prevede anche laboratori artistici per bambini curati da Maria Angeles Vila, per introdurre i giovani entro questo viaggio alla scoperta del Camino de Santiago.

Silvana Lazzarino

 Festival Remover Roma con Santiago

Le sedi: la Real Academia de España en Roma

l’Istituto Cervantes la Escuela Espanola de Historia y Arqueologia en Roma.

dal 2 ottobre al 2 novembre 2017

Per informazioni: www.piazzadispagna.es

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28 Luglio 2011 – Pagina culturale “Il Golfo” di Domenico Di Meglio

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28 Luglio 2011 – Pagina culturale “Il Golfo” di

Domenico Di Meglio

28 Luglio 2011

comeicinesi

“Di che parliamo ragazzi? DI TEATRO!”

–         Che ne pensi Robe’?

–         Eh… che t’aggia dicere…pe’ piace’ mi piace. ‘U difficile è la messa in opera.
Era una di quelle giornate nero fumo dell’inverno milanese e, di tanto in tanto, rassicuranti tuoni, nel senso che rassicuravano che presto uno scroscio d’acqua avrebbe liquefatto la piazza, interrompevano i nostri discorsi e i nostri pensieri.

“Robe’” è Roberto Ormanni, questa è una di quelle volte che mi era venuto a trovare allo studio, allora in piazza San Babila; le 5 di sera, e pareva notte, pure la luce artificiale sembrava volersi adeguare, aveva il treno per Roma alle 19, due chiacchiere si potevano ancora fare.

Guardavamo, da un grande finestrone, la piccola chiesa in pietra rossa del IV sec., una bomboniera in mezzo alle tonnellate di marmo che, nel tempo, hanno trasformato il panorama in un’enorme sala mortuaria, la gente che trafficava da un portico ad un altro o si dovrebbe dire… da un loculo ad un altro?

Roberto Ormanni… lasciamo perdere da quanto tempo ci conosciamo, lasciamo perdere quante battaglie di civiltà giuridica, di civiltà sociale e politica, di civiltà insomma (non saremo portatori, come è comune a tutti, della verità assoluta, ma in buona fede sì), abbiamo fatto insieme… per me è il GIORNALISTA per antonomasia.

Se uno, quando ero ragazzo, mi avesse chiesto, ma secondo te il giornalista che fa?

Io avrei risposto: cerca le notizie, poi le approfondisce, poi informa gli altri nel modo più chiaro e completo possibile.

Non so se l’avrei saputo, poi, mettere in pratica, non ci ho neanche provato, troppe incrostazioni piccolo-borghesi e conformiste sul mio groppone (vengo da una generazione prima); ecco… Roberto, invece ci ha provato e ci è riuscito benissimo.

Tutto il resto consegue, e poi è una questione di carattere. Lui ha mille interessi, come me, forse è per questo che ci siamo “presi” e attualmente io collaboro, con alta frequenza, diciamo, al settimanale telematico GOLEM di cui lui è Direttore (www.goleminformazione.it/ dalla comunicazione all’informazione, tutti i venerdì).
E proprio in questo contesto si inseriscono le nostre parole e i nostri silenzi di quell’uggioso pomeriggio milanese.

Allora si parlava di TEATRO.

Io gli avevo mostrato un copione, una commedia, da me scritta, dal titolo un po’ strano (qui non conta. In seguito, su suo suggerimento, registrai anche il testo alla SIAE); lui mi aveva parlato di un suo lavoro teatrale che stava cercando di far passare dal tavolino al palcoscenico.

Questo è il gran salto.

Ci lasciammo immaginando di poter proporre a qualcuno, i nostri lavori insieme: “un giornalista e un avvocato, volti nuovi, idee fresche, per qualcosa di teatrale che non sia il comodo rifugio (il loculo anche qui?) dei soliti classici” (una volta ho ipotizzato come avrei “stravolto” la scarpettiana “Tre cazune fortunate”, ce ne è ancora traccia sul mio vecchio blog ALGOR’Swww.literary-algor.blogspot.com/ post omonimo del 5.1.2009; ma probabilmente Tato Russo mi avrebbe ucciso).

Poi… la vita scorre senza briglie.

Ed ecco Bruno Mancini, i suoi progetti ischitani, tra cui, manco a dirlo… IL TEATRO.

Roberto apprezza e dà spazio sulla stampa alle poesie, al progetto LA NOSTRA ISOLA (ora LENOIS “Le nostre isole”), io… beh faccio parte dei pionieri, dico solo questo.

Ed ora? Siamo tre amici al bar (meno male non quattro che porta male) e chi sa… ma il “teatro”, il teatro-teatro, lasciamo stare il “Grande teatro” che ci fa impressione, ad Ischia non può mancare.

 

Ognuno fà na parte, na mac­chietta;
se sce­glie ‘o tipo, ‘e panne, ‘a truc­ca­tura,
n’intercalare, na cam­me­na­tura
pè fà suc­cesso e pè se fà guardà.

Ecco il teatro che diceva Eduardo, dove c’è almeno UN attore e il pubblico composto almeno da DUE persone, tutto qui, ad Ischia non può mancare. Non ci credo che possa mancare.

Ci sarà e ci saremo anche noi: Roberto, Bruno e il sottoscritto che, mentre scende il sipario, salutano con un inchino questo rispettabile pubblico

.
Alberto Liguoro

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Virginia Murru

 

 

Virginia Murru il 2 ago 11 11:39 ha commentato:

Un bellissimo articolo, una scrittura agile, fresca e “scattante”, tra questi tre amici al bar, ce ne sono tanti altri ad applaudire! Io mi auguro che leggano in tanti l’articolo, merita davvero attenzione.

 

 

Alberto Liguoro, Pioniere e “Legal Senior” per la tutela dei diritti del progetto culturale “La nostra isola”, Magistrato, Avvocato, Giornalista, Scrittore si presenta e scrive di Roberto Ormanni.

Sono uno di quegli uomini per i quali il prete sull’altare, dopo la gloria a Dio nell’alto dei Cieli, invoca la pace su questa Terra, la mia casa è il Mondo, sostengo, con John Keats che la poesia è l’unica forma d’arte che non si può insegnare, essa sgorga dall’anima, come le foglie e i rami dall’albero, con Bertolt Brecht che “tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte: quella di vivere”. Ma quest’opera d’arte, quasi mai riesce come dovrebbe; è l’imperfezione la vera opera d’arte?

Grazie alla guida di questi ed altri Grandi Maestri, approdo ad un’altra convinzione: la poesia, come il respiro, è la vita, il dono che Dio o la Natura ha elargito a tutti gli esseri viventi, forse all’intero Universo. Non è forse poesia la fedeltà di un cane che si lancia nelle fiamme per aiutare il proprio amico uomo? E l’armonia dei colori autunnali nei boschi? E l’alba, il tramonto, tra i monti o oltre l’infinito respiro del mare, o il cielo stellato? E nell’uomo anche il più piccolo e infinitesimale, semmai isolato, imprevedibile, sconosciuto atto d’amore?
Tutto questo, peraltro, è fragile ed esposto a facile distruzione, ma il più bravo di tutti in questa funesta opera chi è? Proprio colui che, nei grandi libri della saggezza, è definito ad immagine e somiglianza del Creatore.
Così il cerchio si chiude?
www.literary.it/
www.anlilucl.blogspot.com/
www.literary-algor.blogspot.com/
www.facebook.com/
Modi (moderni) di navigare, anche questi per sfuggire al “viver come bruti”, per il che non fummo fatti.
A tutti un caloroso arrivederci alle prossime avventure.

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10 Marzo 2011 – Pagina culturale “Il Golfo” di Domenico Di Meglio

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10 Marzo 2011 – Pagina culturale “Il Golfo” di Domenico Di Meglio

10 Marzo 2011

10 Marzo 2011 - Pagina culturale "Il Golfo" di Domenico Di Meglio
https://www.emmegiischia.com/wordpress/amici/redazione-la-nostra-isola/

0 Marzo 2011 - Pagina culturale "Il Golfo" di Domenico Di Meglio

Nicola Pantalone

Musicista e voce recitante del progetto
“La nostra Isola”
Antologie Poetiche a cura di

0 Marzo 2011 - Pagina culturale "Il Golfo" di Domenico Di Meglio

Bruno Mancini e di

Roberta Panizza

Ischia è sempre stata un riferimento per Nicola Pantalone, più volte, per ragioni di lavoro o impegni riguardanti la sua attività artistica, si è allontanato dall’isola, anche per lunghi periodi, ma è sempre rientrato, sia pure brevemente, nel luogo in cui ha trascorso i primi due decenni della sua esistenza.

Ora da tanti anni vi risiede stabilmente, e basta ascoltarlo per comprendere cosa abbia rappresentato per lui Ischia.

Si respira nelle sue parole l’orgoglio d’essere Ischitano..
Nicola, amando l’Arte in tutte le sue manifestazioni, ha aderito con entusiasmo al progetto culturale “La nostra isola” fin dal momento iniziale della sua fondazione decidendo di partecipare attivamente alle iniziative promosse dai pionieri, in particolare Bruno Mancini e Roberta Panizza, e così, nel corso di numerose manifestazioni ha letto alcuni testi poetici degli autori facenti parte delle Antologie, ritrovandosi in perfetta sintonia con il gruppo,

Un modo per rapportarsi con il mondo della poesia in maniera semplice e spontanea; chi ama la musica comprende il ritmo intrinseco delle parole, l’impatto fonetico che richiama in qualche modo un pentagramma di suoni, naturalmente.

Noi siamo orgogliosi di averlo tra noi,

e siamo certi che la costante fattiva collaborazione potrà solo arricchire il prospetto culturale e la programmazione di ogni futuro progetto.

Nicola Pantalone

La musica è stata la discreta e fedele compagna di tutta la mia esistenza, una musa intrigante, che mi ha coinvolto col suo idillio fin dall’adolescenza. Io credo sia stata lei a trovarmi, una passione quando è così forte, riesce ad avere ragione anche delle montagne che si presentano sotto le sembianze d’incertezze, timori. Così sono riuscito ad andare oltre il muro delle riserve e a mettere al rogo ogni paura che mi rendeva esitante e insicuro nelle mie scelte, prendendo semplicemente atto delle mie inclinazioni.

Così esordisce Nicola Pantalone, musicista ischitano che si è lasciato travolgere dalla musica seguendo la sua inclinazione anche nei momenti meno favorevoli della vita. Le prime note risalgono all’epoca in cui aveva solo 16 anni; con alcuni amici fondò un gruppo ad Ischia nel quale svolse il ruolo di batterista.

0 Marzo 2011 - Pagina culturale "Il Golfo" di Domenico Di MeglioNicola Pantalone, alla batteria, suona per Mina con il suo complesso “I diavoli”
Lo strumento era congeniale al suo desiderio di abbattere la cortina d’introversione e riservatezza; il suo essere schivo lo induceva infatti a blindare le porte di un animo piuttosto chiuso.
Seguire il richiamo della musica era stato come aprire la porta di quel sé riottoso, e consegnare la chiave.

Il passaggio fu forse conflittuale, ma la passione, come un benevolo Caronte, riuscì a condurlo nell’altra sponda, esorcizzando lentamente gli angoli oscuri di una personalità ancora in via di formazione.

Si trattava delle prime esperienze, ed egli sostiene d’essersi avvalso del supporto del pubblico che ascoltava con interesse le esibizioni del gruppo, musicisti imberbi come lui. In definitiva egli ritiene che questo primo tracciato sia stato simile ad un solco che ha delineato le fondamenta di tutta la sua attività artistica.

Nicola Pantalone al centro tra Bruno Mancini (alla sua destra), il chitarrista Enrico Roja (alla sua sinistra) e Franco Esposito accovacciato

“Non puoi essere musicista senza il supporto delle persone che ti stanno intorno – sostiene Nicola – neppure ai massimi livelli.”

In seguito, ancora giovanissimo, fu ingaggiato da un gruppo musicale di Procida, in qualità di chitarrista, e fu un ulteriore passo avanti in termini di esperienza, continuò in gruppo fino al ’68. Poi proseguì da solo, esibendosi in tavernette, proponendo le più famose canzoni napoletane dell’epoca, come ‘O surdato innamorato e altre in voga in quegli anni.

Finché prese atto che tra il pubblico c’erano tanti turisti tedeschi, i quali privilegiavano lo Swing americano, e pertanto Sinatra entrò nel suo repertorio in maniera naturale, si trattò solo d’interpretare i gusti e le richieste del pubblico che ogni sera si assiepava davanti a lui.

Dopo alcuni anni si trasferì a Milano, durante il giorno lavorava per una casa editrice, mentre la sera suonava la chitarra in qualche locale della città.

Nicola racconta che una sera si trovava a Bergamo e doveva rientrare a Milano per un appuntamento in Piazza Fontana, arrivò in ritardo… e fu solo un misterioso atto di grazia del destino, il quale, per ragioni che non ci competono, agisce sempre a nostra insaputa e decide il corso degli eventi.

Grazie a quel ritardo si salvò dalla strage, avvenuta proprio in quelle ore, ossia quando Nicola avrebbe dovuto essere presente.

Ogni parola in queste circostanze diventa inopportuna, retorica direi.

A Milano s’impegnò in un progetto che non andò a buon fine, l’intento era quello di formare una società di marketing, che avrebbe dovuto vendere articoli per corrispondenza, ma il periodo non fu particolarmente favorevole per iniziative economiche di quel genere.

Decise pertanto di rientrare ad Ischia. Nell’isola firmò un impegno con l’hotel Excelsior, per suonare durante l’estate.

Arrivò in quei mesi anche il risultato di un colloquio svoltosi mesi prima a Milano, per un lavoro di tipo amministrativo. Fu così informato di essere stato assunto in qualità di direttore amministrativo de “Il piccolo teatro di Milano”.

Nicola Pantalone e Pippo Baudo

Declinò l’incarico.

“E il bello è che non mi sono mai pentito” – aggiunge Nicola.

Aveva già firmato un impegno con l’Excelsior ed egli si considera per natura uomo leale, così continuò a suonare nell’isola senza tanti patemi d’animo.

Frattanto nel ’71 si sposò, e l’anno seguente nacque il primo figlio.

La sua attività di musicista lo portò proprio nel corso di quei mesi a Monaco di Baviera; suonava la chitarra in un locale dalle nove di sera fino alle tre del mattino, senza microfono o altri supporti tecnici. Era tuttavia ben retribuito e si muoveva in taxi per ogni esigenza, cominciando intanto ad apprendere i primi rudimenti della lingua tedesca.

La sera andava ad ascoltarlo un signore distinto e attento alla musica che suonava. Un giorno gli chiese di fargli visita, non sospettava chi fosse e quale attività svolgesse. Si chiamava Bert Grund, ed era direttore nell’orchestra classica della Radio Nazionale Bavarese..

Nicola rimase interdetto, certo sorpreso. Lo condusse nella cabina di regia, mentre si svolgevano delle registrazioni.

A questo punto pensò che il tedesco lo stesse mettendo in qualche modo a disagio e gli chiese: “Senti.. perché mi hai condotto qui?”

E quegli rispose con aria irreprensibile: “Vedi… questi musicisti non sbaglierebbero una nota, e sono sinergicamente perfetti, io vengo ad ascoltarti per sentire il colore della tua musica…”

Da restare senza uno spicciolo in tasca!

Con una semplice sinestesia gli aveva lasciato intendere che la sua chitarra produceva suoni solari, che poi hanno sempre affascinato i tedeschi.

Propose a Nicola la registrazione di qualche pezzo musicale, ed egli pensò alle commedie dei De Filippo, a quella musica tutta partenopea.

Stava entrando a far parte di un contesto artistico serio e importante, volle dunque condividere quel momento con la moglie.

Dopo la telefonata si ritrovò in una frontiera, sul limite di una scelta che condizionò gli sviluppi di un incontro forse decisivo per la sua carriera artistica.

La moglie lo obbligò a scegliere: la famiglia o la musica.

“Quelle due” si guardavano “in cagnesco”, una era di troppo all’altra.

E così Nicola scelse la famiglia, aveva un figlio di soli 7 mesi e sentì in quel momento tutta la responsabilità di un bambino da crescere.
Tornò ancora ad Ischia, malgrado i rimpianti.

Poco dopo partecipò ad un concorso a Milano, di tipo amministrativo, e lo vinse.

Fu destinato a Como, città nella quale risiedette con la famiglia per circa 15 anni. Non gratificato dall’attività burocratica dell’ufficio, continuava imperterrito a suonare in qualche locale, per dimenticare lo squallore delle giornate “costrette” in una stanza grigia, senza prospettive.

Si sentiva in un limbo, talora in catene, era insomma un sistema di vita che non apparteneva alla sua indole libera e agli orientamenti che intendeva dare al futuro. Il maestro di musica incontrato a Monaco lo rintracciò e gli propose di suonare in qualche locale della Svizzera, e così cominciò a suonare a Lugano e dintorni, cercando di conciliare impegni musicali e famiglia, con orari quasi impossibili da gestire, ma la musica chiamava, ed egli le aveva giurato tacita fedeltà anche nell’impossibile.

Suonò in quegli anni ad Amburgo, Losanna, Montreux, Zurigo.

I figli erano cresciuti, ne aveva due ormai, e studiavano con risultati brillanti, rendendo orgoglioso Nicola e incentivando il suo desiderio di offrire loro il meglio.

Un giorno – racconta – venne mio figlio dalla Bocconi a trovarmi in Svizzera, vide la suite dell’albergo in cui mi trovavo e ne fu alquanto colpito. “Mi chiedo come fai poi a tornare alla normalità, papà, con la semplicità che conosciamo…” Nicola non ha dimenticato, e oggi che i figli dopo i loro studi si sono realizzati nel lavoro (uno è diventato fotografo di successo, sempre in giro per il mondo, e l’altro dirigente d’azienda), ne sorride.

Dopo la sua frenetica attività musicale in tante città Europee, risolse di rientrare ancora una volta, definitivamente, ad Ischia con la famiglia. Decisivo fu un incidente che poteva avere conseguenze tragiche, ma rimase incolume, e tuttavia con una coscienza più razionale.

La sua vita era stata al limite delle risorse fisiche e psicologiche, la passione per la musica bruciava ogni istanza della ragione, del buon senso, ma lasciava il suo entusiasmo immune, incombusto.
Sono questi i momenti in cui si rischia di perdere le redini di se stessi.

D – Nicola, cosa ha rappresentato la musica nel corso della tua esistenza, prova a dirlo in una frase.
R – La musica è stata la luce della mia esistenza.

D – Se dovessi esprimere un parere su chi ha meglio interpretato te stesso.. la vita o la musica… cosa risponderesti?
R – La musica è stata la colonna sonora della mia vita, se dovessi fare un resoconto, direi che il disavanzo è stato sempre positivo; ogni esistenza ha la sua partita doppia, io in fin dei conti ho un animo inesorabilmente romantico, per non perdere nessuno dei valori ai quali ho sempre tenuto, ho cercato di ‘raggirare’ il destino tenendo il piede in più staffe, preservando la famiglia e non rinunciando mai alla musica. Oggi il bilancio è sempre attivo, e dietro le spalle ho una strada con pochi sassi, ossia rimpianti, che tormentano la mia memoria.

Virginia Murru

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03 Marzo 2011 – il multiforme viaggio poetico che Bruno Mancini propone

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03 Marzo 2011 – il multiforme viaggio poetico che Bruno Mancini propone

03 Marzo 2011

03 Marzo 2011 - il multiforme viaggio poetico che Bruno Mancini propone

“Rendimi pari desideri e sbagli
è alle acque il sogno!”

Così comincia il multiforme viaggio poetico che Bruno Mancini propone, e subito il lettore affezionato di poesia è invogliato a mettersi comodo sulla poltrona, pronto a lasciarsi trasportare a lungo dalla lettura, intuendo di essere di fronte ad un autore che utilizza in modo magistrale ed esemplare questo stile di scrittura.

Nel leggere i versi “ad ampio spettro” di questo poeta, il lettore si trova ad attraversare le più diverse sensazioni emozionali: a tratti stupito rapimento per il modo in cui il freddo tecnicismo delle figure retoriche, fluendo da questa penna, sia capace di trasformarsi in palpabile emozione, oppure una certa qual perplessità derivante dall’esplicita asprezza di alcune espressioni le quali però, nell’immediatezza del messaggio così consegnato al lettore, riescono a racchiudere una forza e una potenza non consuete in poesia, oppure ancora simpatia, quasi tenerezza, per l’immagine del giovane poeta che traspare da certiversi in alcuni momenti accorati ed enfatici, certamente ancora limpidi.

Queste molteplici voci del nostro poeta, succedendosi pagina dopo pagina, avvolgono e coinvolgono il lettore, ma la gradevole complessità del personaggio di cui, con questi testi, tentiamo di penetrare la poetica, non si esaurisce in questo, dato che molteplici sono anche gli scenari umani che egli impersona per poter meglio indagare e quindi meglio proporre la sua visione del mondo o contrasti interiori che spesso assalgono l’animo umano e non si tratta, il più delle volte di dialoghi solo a due, ma in alcuni casi del vero concerto dei vari livelli dell’Io che stratificano la personalità non solo del nostro autore.

Ecco quindi che la sua poesia si popola,

in determinati momenti della sua produzione poetica, di personaggi che dialogano tra loro, antagoniste voci interiori che sondano fin nel profondo i contrasti insiti nell’anima che quasi certamente non esiste per essere “capita”.
A proposito delle sue poesie, Mancini infatti scrive:

“Scrivo poesie.
Se un tizio mi dirà che le ha capite
Io sorridendo penserò -È folle-.”

Sensazioni, emozioni, flash intermittenti sulla vita interiore di un poeta: di questo si “accontenti” chi legge Bruno Mancini così, come dovrebbe accadere per la lettura di un qualunque altro poeta nel quale ci troviamo ad imbatterci.

Lasciamoci trasportare: seguire il percorso forse tortuoso, certo ineguale, dei versi del nostro autore, ci fa entrare in contatto e vivere in prima persona i caleidoscopici accadimenti interiori di un’anima, una visione che solo la vera poesia può offrirci.

Roberta Panizza

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18 Gennaio 2007 – Quotidiano Il Golfo

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18 Gennaio 2007 – Quotidiano Il Golfo

Rubrica – Il Golfo di Domenico Di Meglio

18 Gennaio 2007

18 Gennaio 2007 - Quotidiano Il Golfo

CAMPAGNA DI PROMOZIONE EDITORIALE DEL GOLFO PER DARE VOCE AGLI ARTISTI ED AI POETI ISCHITANI

Siamo o non siamo un paese di poeti e navigatori (poiché santi, di sicuro, non lo siamo)?

Amiamo il mare!

E quasi tutti sappiamo se non navigare, almeno nuotare; e poi è inutile nasconderlo siamo tutti un po’ poeti; poesia  in senso esteso, poesia non solo della rima, ma della parola, delle arti figurative, della fotografia, della musica, del giornalismo, del teatro.

E quanti di noi hanno prodotto per diletto o per dispetto (un amorazzo giovanile finito alle ortiche) un racconto, una poesia, un romanzo, una commedia?

Alcuni di noi hanno continuato e con successo; la penna – si fa per dire nell’era del computer – ci ha preso la mano e via fiumi di inchiostro, e libri su libri, e siamo diventati scrittori o pittori – e non solo della domenica.

Però quanto è difficile trovare qualcuno che pubblichi le nostre opere, lo sappiamo tutti.

E quanto sia stretta la porta delle lobby editoriali non sfugge a nessuno.

Ma chi scrive lo fa per essere letto, chi fa poesia vuole comunicare.

Chi fotografa vuole essere visto.

Per questo il Golfo, sempre aperto alle iniziative culturali e di promozione della nostra isola, ha sposato l’idea della M.G. s.a.s. che ha trovato il modo per bypassare le cordate degli editori e dare visibilità alle opere letterarie, pittoriche, fotografiche, saggistiche e di qualunque forma di espressione culturale che possa venire raffigurata su carta.

Si tratta di una collana di libri “Fai da te”  aperta alla partecipazione di chiunque abbia amato ami o anche soltanto desideri amare la nostra splendida Isola d’Ischia, e voglia finalmente vedere pubblicate le proprie opere.

Opere che saranno disponibili anche agli “internettauti”: sul ricco sito internet emmegiischia.googlepages.com sono, infatti, già presenti molti di coloro che hanno aderito al programma “La mia isola” per  la pubblicazione della collana ” fai da te”.

Ci piace tra essi ricordare innanzitutto Vera Mancini, della quale noi de “Il Golfo” abbiamo illustrato la valenza artistica dagli esordi fino all’ultimo alto riconoscimento che ha ricevuto, dall’Ambasciatrice di Norvegia Dottoressa Eva Bugge, per la fantastica raffigurazione pittorica di una figura femminile (Omaggio ad Edda Gabler) in occasione della mostra allestita dal Comune di Casamicciola Terme per la celebrazione del centenario della morte di Henrik Ibsen; e poi il pluri decorato Luciano Somma, poeta, scrittore, autore d’innumerevoli testi di canzoni, sensibilissimo amante della nostra isola  fin dagli anni cinquanta; e poi Pamela Allegretto Franz italo americana che vive nel Connecticut  con la sua isola nel cuore, e poi la giovane traduttrice Alessia Gioia laureata in lingue e lettere ed appassionata di testi poetici; e Isabella Michela Affinito dalle recensioni che valgono da sole una lettura; e Katarzyna Balinska venuta dal freddo con  il fuoco sacro dell’arte nel cuore, e tanti altri dei quali siamo più che certi che sentirete parlare da ora in avanti con ammirazione.

Così, per questi motivi, con questi presupposti, e con queste ambizioni, la diffusione dei libri in “carta ed ossa (di seppia?)” è presa in affidamento dal quotidiano “Il Golfo” che li offrirà a prezzo di lancio.

Parallelamente viene lanciata una proposta a tutte le aziende – soprattutto gli alberghi – del territorio; utilizzare le opere della collana che parlano o raffigurano la nostra isola come elemento promozionale della loro struttura, con la possibilità di personalizzare la copertina – ad esempio con una foto dell’azienda o della struttura alberghiera – e di inserirvi alcune pagine pubblicitarie, in modo da fornire uno strumento promozionale che rispetto ad anonimo calendario o catalogo sia provvisto di contenuti letterari, storici ed artistici.

Sicuramente una nota raffinata che non sfuggirà ai loro clienti più esigenti.

Ecco perché il Golfo ha deciso di affiancare la promozione, perché si tratta di dare voce alle anime belle della nostra isola e di far conoscere a chi giunge sull’isola la creatività dei suoi abitanti.

La prima uscita nei prossimi giorni sarà “Per Aurora vol. primo” di Bruno Mancini. Hanno avuto modo di ascoltare o leggere piccole parti dei suoi scritti, fino ad oggi, solo pochi amici intimi, ed uno di loro, parlandomene un giorno, espresse un giudizio che m’incuriosì molto  e non ho dimenticato, disse: “…le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”. Ora, sono so che aveva ragione.

“Per Aurora vol. primo” di Bruno Mancini: si tratta di racconti e poesie alla ricerca di belle storie d’amore ambientate nella nostra splendida Isola d’Ischia e, siatene certi, sarà una lettura che farà nascere il vostro giudizio da un mare di fantastici aggettivi, così come vorreste nascesse la vostra isola dei sogni.

emmegiischia@gmail.com

http://www.emmegiischia.googlepages.com

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06 Febbraio 2007

Promozione editoriale del Golfo

per gli artisti e poeti ischitani

IN TUTTE LE EDICOLE DELL’ISOLA

“LA MIA ISOLA racconti e poesie alla ricerca di belle storie d’amore”

di Bruno Mancini

Euro 13.00

Per i lettori de Il Golfo Euro 10.00

presentando questo coupon

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