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Liga Sarah Lapinska intervista Alvi Dakho, storico e folclorista
La flora e la fauna vengono apprezzati come simboli sacri

Terza parteLiga: Cita ai lettori del quotidiano IL DISPARI una fiaba o un aneddoto ceceno interessante? Alvi: Un montanaro per molto tempo non poteva vendere la sua vecchia cavalla in nessuno modo.  Ogni giorno andava al mercato rurale, volendo venderla, e ogni volta che la gente si avvicinava alla sua cavalla doveva costringerla ad aprire la bocca per fare esaminare i suoi denti.
Quindi, a quanto pare, scoprivano la sua età ma non la compravano e andavano via.
Tre anni dopo tante camminate e con la necessità di aprire sempre la bocca davanti alle gente, la cavalla, ogni volta che vedeva persino un passante casuale fermarsi davanti a lei, spalancava la bocca e mostrava volentieri i denti

.

Liga: I ceceni e gli altri popoli di montagna sono molto attaccati ai loro animali e, in media, hanno una buona conoscenza della storia e delle tradizioni popolari?

Alvi:  Sì, certo. 

Ad esempio, i ceceni hanno un antico canto epico, chiamato “Illy”, dedicato a un cavallo sincerissimo.
Nel nostro Paese la natura, l’Universo, la flora e la fauna vengono apprezzati come simboli sacri. 

Non era una consuetudine che i Ceceni non prendessero alcunché di superfluo dalla natura. 

Usavano solo il cibo e ciò che era cucinato nella loro casa. 

Quando un Ceceno contadino andava nella foresta per raccogliere legna da ardere, era abituato a non tirare troppo l’ascia per non “spaventare” gli alberi. 

L’ascia era esposta solo nel momento in cui aveva luogo il processo di taglio diretto e in modo tale da oscurare, quanto più possibile l’ascia funzionante alla vista di altri alberi.
Conoscere la propria storia, genealogia, tradizioni e storie dei propri antenati era un dovere di ogni degno ceceno. 

Sin dai tempi antichi, le famiglie cecene conservavano manoscritti nello scrigno, cosiddetto “teptara” di famiglia.

Liga: Quanto è importante per la nuova generazione conoscere le radici e l’appartenenza del popolo?

Alvi: Assolutamente molto! 

È tradizionalmente considerato come un dovere di ogni ceceno. 

Non conoscere almeno i nomi dei nostri ultimi sette antenati da parte di nostro padre diventa una vergogna per noi.

Liga: Lei suona qualche strumento musicale: pandur, sassofono, pianoforte?

Alvi: Da giovane, come molti miei coetanei, amavo suonare la chitarra.

Liga: Quali scrittori, artisti, grafici e musicisti sono più vicini a Lei?

Alvi:  Tra gli scrittori ceceni apprezzo Abdurakhman Avtorkhanov, Abuzar Aidamirov e Musa Beksultanov.

Tra gli altri, per esempio, Alexandr Solzhenicin, Viktor Suvorov, Moshe Gammer, il professore dell’Università di Tel Aviv, anche egli storico, e l’autore del libro «Il lupo solitario e l’orso. Tre secoli di resistenza cecena al dominio russo».

Tra gli artisti scelgo Anastasia Lesyuk (Anastasia Nast Mishukova-Lesyuk, Ekaterinburgo,      

Russia ), Irinel Daniela Iacob (Bucarest, Romania), Elita Dadakaeva (Grozny, Repubblica Cecena).
Più di tutti tra i pittori rispetto la creatività di Ajub Ibragimov, un artista grafico, innovatore e fondatore di molti generi moderni (Germania) e di Abu Pashaev (Reppublica Cecena), un artista insuperabile della direzione astratta e surrealista.
Invece, di tutti i musicisti del mondo, preferisco la mia madre, Nana, che mi cantava ninne nanne tanti anni fa e che, sfortunatamente, se n’è andata da molto tempo.

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Liga Sarah Lapinska intervista Alvi Dakho, storico e folclorista
Credo che il Bene vincerà – Parte seconda

Liga: Cosa c’è in comune nel folklore e nelle usanze dei ceceni e degli altri popoli del Nakho-Daghestan con quelle degli italiani? Alvi: Per quanto riguarda il concetto di “popoli del Nakho -Daghestan”, è un riflesso diretto del concetto “lingue del Nakho-Daghestan – una famiglia linguistica”.  La componente etnica “Daghestan” ha essa stessa una caratteristica complessa, in termini di diversità etno linguistica ed etico tradizionale.  Però quel concetto stesso è il frutto della visione scientifica errata di alcuni ricercatori .
Secondo il parere del dottore in scienze filologiche, linguista e professore J. M. Desheriev, ed io ne sono convinto come lui, esiste la famiglia linguistica Nakho/ Nakchi e, separatamente, la famiglia linguistica dei popoli del Daghestan.
Nel folklore e nelle usanze comuni, i fondamenti umanistici, l’esperienza empirica e il loro coinvolgimento sono nella storia umana comune.
Liga: Lei crede che ognuno di noi abbia una sua propria vocazione ?Alvi: Credo che tutte le creature fatte dal nostro Creatore abbiano la propria vocazione e che tutto ciò che è stato creato ed esiste in questo mondo abbia il proprio destino, ma il dovere e la vocazione dell’essere umano significano restare sempre il più ragionevole di tutte le creature e vivere secondo le leggi di Dio.Liga: Ha scritto molte poesie? Qual è il loro tema principale?Alvi: Ogni mio verso nasce solo quando ho lo stato d’animo creativo, quando la mia anima lo richiede.
Ogni persona ha tratti caratteristici positivi innati, ma la poesia, come ogni arte creativa e come gli esempi positivi, tratta dalle storie di vita di persone altruiste ed eroiche che aiutano a costruire e temperare il carattere.
Le mie poesie sono dedicate alla memoria per i miei antenati, alla mia famiglia e al mio popolo con il loro passato complesso e difficile e glorificano le migliori qualità del carattere umano e i suoi ideali etici.
In esse cerco di riflettere l’umanità e la necessità di lottare per un mondo in costante progresso e sviluppo.  
Nelle mie opere do un posto centrale all’uomo, alla sua cura e carità.Liga: Nella Sua poesia “Tra la vita e la morte” Lei descriva con ansia l’assalto alla città di Grozny, capitale di Checenya. Quali sono i Suoi ricordi più importanti da allora?Alvi: Qualsiasi guerra, a breve o lungo termine, è una tragedia indescrivibile, sia per gli individui che per la società intera. Il popolo ceceno è stato messo troppo spesso al centro di guerre e di altri eventi tragici.  Abbiamo dovuto sopportare il peso della guerra dagli anni ’90 fino all’inizio degli anni 2000.  La guerra ha lasciato una cicatrice profonda nella memoria della nostra nazione.  Allo stesso tempo, noi (me compreso) ci siamo resi conto che la guerra è capace di partorire fenomeni interessanti: dapprima la crudeltà e la sua natura indiscriminata,poi però in secondo luogo, le condizioni soprattutto estreme in cui tutti ci siamo trovati allora.
Con tempo la guerra dimostrò anche cosa significhi la più alta umanità e diede al popolo ceceno un’intera galassia di nuovi eroi.
Liga: I Suoi poeti, scrittori ed eroi preferiti ? Alvi: ll mio mondo spirituale e i valori della mia vita sono vicini alle opere di (tra i viventi) Apti Bisultanov, Aslambek Tuguzov e il mio vecchio amico Beslan Zainutdinov.
Le opere poetiche di Zelimkhan Yandarbiev erano molto nazionali e eticamente motivate.
Umar Yarichev ci ha lasciato magnifiche opere poetiche. Rispetto  le opere creative di Magomed Sulayev, Shaikhi Arsanukaev, una parte significativa delle opere poetiche di Magomed Mamakaev e di molti altri poeti ceceni.20240920 DILA ASP IL DISPARI professionisti

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Liga Sarah Lapinska intervista Alvi Dakho, storico e folclorista
Credo che il Bene vincerà – Parte prima

 Liga: A quale tribù, detto Taipu in lingua cecena, Lei appartiene e quali sono i suoi ricordi d’infanzia più cari? Alvi: Appartengo alla tribù cecena Tumsoy -Mohka che fa parte dell’unione delle tribù chiamata Shatoi.
Ho molti cari ricordi della mia infanzia. 
Sono legato al ricordo dei miei genitori e di altre persone a me vicine, agli hobby e alle avventure della mia infanzia. Volevo essere un assistente di mio padre in tutto, volevo diventare come lui.
Un giorno un ospite di mio padre mi domandò: “Cosa vuoi diventare da adulto?”
Non avevo una risposta a una domanda così complessa. 
Mio padre, forse scherzando forse sul serio, disse “Dovrebbe diventare il primo cosmonauta ceceno”.  Da allora, avevo cinque o sei anni, ho cercato di scoprire chi è un astronauta, che tipo di professione è.  Trovavo nei libri e nei giornali immagini che ritraevano gli astronauti e le disegnavo su carta.
All’età di 10-11 anni, ho scoperto che c’è molto da imparare, studiare, padroneggiare, sulla nostra stessa Terra.
E perché dovrei volare nello spazio?!
Liga: Torna spesso nella Sua città nativa, Achkhoy – Martan ? Alvi: Non è solo la mia città nativa, ma voglio anche accennare che la vita e le attività di mio padre sono legate a questo insediamento.
Secondo i racconti, orali e scritti, della mia famiglia, i miei antenati hanno vissuto qui almeno dal secolo XI-XII fino ad oggi.
È vero, dopo l’attacco del sovrano Timurleng (Amir Timur, in Europa talvolta chiamato Timur lo Zoppo), tutto qui è stato distrutto e rovinato, compresi gli abitanti. 
Solo pochi sopravvissero e furono costretti a nascondersi nelle zone montuose vicino alla gola di Argun e nel luogo di residenza dei miei antenati, cioè, presso la tribù Tumsieu – Mokha.
Invece nella prima metà del XVI secolo, gli anziani della mia tribù decisero di tornare nell’area della Achkhoy -Martan, restaurando completamente gli antichi luoghi di residenza della loro tribù. 
A quel tempo, uno dei miei antenati più importanti, Temang, che combatté nella prima metà del XVI secolo, raccolse un’unità militare e riuscì a riconquistare la terra nativa dagli allora invasori.
Al momento mio fratello minore vive a casa dei miei genitori con la sua famiglia, ma ovviamente ogni tanto vado a trovarlo e insieme ricordiamo sia i nostri genitori che tutti gli altri che non sono più tra i vivi.
Il fiume Mart scorre attraverso Achkhoy -Martan, dividendola in due parti.
Spesso mi fermo sulla sua sponda meditando o cammino ai piedi nudi sui suoi banchi di sabbia e sulle sue secche, osservando il suo corso e ascoltando la melodia delle sue onde setose.
Il fiume Mart mi aiuta a comprendere meglio il corso degli eventi, valutare le mie stesse azioni , per di più, mi ricarica di energia.
Fino alla prima guerra nella Repubblica cecena abitavo nella città di Grozny.
La nostra famiglia, aveva un appartamento di tre stanze.
Durante la prima campagna di guerra la nostra casa e il nostro appartamento hanno sofferto gravemente, quindi la Commissione speciale del Municipio di Grozny ci ha dato un altro riparo, che è stato distrutto ancor di più del nostro primo appartamento a Grozny durante la seconda campagna della guerra.
La vita a Grozny a quel tempo non era solo difficile, ma era pericolosa, quindi portai la mia famiglia ad Achkhoy-Martan.
All’inizio vivevamo nella casa dei miei genitori, ma poi ho acquistato da un parente una piccola proprietà con la capanna d’argilla, costruita nel 1957, quando i ceceni tornarono dalla deportazione. 
Le case moderne non sono di mio gusto, forse per la mia età, ma forse perché io sono creato così.
Preferirei vivere in una nuova piccola, costruita con le mie stesse mani.

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Intervista con Jevgenija Sundejeva, una dalle vincitrici del Premio “Otto Milioni – 2023”

ultima parte

 Liga Sarah: Quali film, attori, musicisti sono tra i tuoi preferiti?

Jevgenija: Adoro il cinema drammatico, ad esempio il film “Il pianista”, che racconta dell”Olocausto, con Adrien Brody nel ruolo principale. 

Ho dipinto un ritratto di questo grande attore – sorridente. 

Uno dei motti della mia vita è: sorridi ogni volta che puoi!

Nella musica mi piacciono, ad esempio, gli americani Madonna, Michael Jackson, Frank Sinatra, il kazako Dimash Qudaibergen, che ha una gamma eccezionalmente ampia, chanson francese, opera italiana e, naturalmente, le registrazioni del gruppo fondata in Lettonia “Tribes of the City”.  

Ascolto raramente le canzoni in russo, perché fin dall’infanzia sono abituata ad ascoltare altra musica da tutto il mondo.

Liga Sarah: L’anno 2024: tuoi sogni e progetti che vuoi affidare ai lettori?

Jevgenija: Voglio esporre sia le mie opere più antiche che quelle più recenti del ciclo pittorico “La mia Jūrmala” e fare ancora un viaggio. 

Cosa voglio dire ai lettori del quotidiano “Il Dispari”? 

Non aver paura di sognare ad occhi aperti, perché solo così i vostri sogni si materializzeranno e diventeranno la realtà!   

Provate a fare nella vita quello che volevate fare quando eravate ancora un po’ bambini! 

È essenziale che vi sentiate soddisfatti di voi stessi e della vostra vita! 

Non aver paura di fantasticare! 

Sorridete nelle gioie e nei dolori!

Ecco, io faccio tutto questo e ciò mi rende felice.

 

Liga Sarah: Il compito della vera arte, indipendentemente dal suo genere, dallo stile o dalla performance è di sviluppare in noi la creatività e la speranza, ricordarci i sogni dell’infanzia con gli occhi sia aperti che chiusi, ispirare l’amore, nonché sviluppare la nostra fantasia e quella degli altri, la sostanza dei sogni.

Nel caffè, a nome dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” ho consegnato a Jevgenija il suo meritato diploma del terzo classificato nella sezione Arti Grafiche del Premio Internazionale di Arti Varie “Otto milioni – 2023”.

Le ho regalato, inoltre, alcune copie del giornale “Il Dispari”, curato dall’Editore Gaetano Di Meglio, contenenti riproduzioni delle sue opere ed esaurienti informazioni sui vincitori di questo concorso.

Nell’antologia “Ispirazioni”, compilata da Bruno Mancini sempre attivissimo, sono stati pubblicati due dipinti di Jevgenija, l’uno che divenne uno dei vincitori – il terzo classificato – composto su tessuto leggero, luminoso, rossastro-dorato, chiamato “Venezia”, e l’altro, che si chiama “I pini di Jūrmala”, e rappresenta il ciclo più ampio di Jevgenija, “La mia Jūrmala”.

Il pittore italiano Jeanfilip, che ha compilato diverse copertine dei libri di poesie di Bruno Mancini in stile neorinascimentale, neoclassico e, in misura minore, preraffaellita, preferendo l’armonia dei toni del blu, giallo e bianco, ha apprezzato molto il dipinto di Jevgenija, “Venezia”, e lo ha elogiato pubblicamente a Brera, a Milano, il 17 novembre 2023, quando l’ex primo ministro di Lettonia, il lettone Einars Repše è stato nominato vincitore del concorso con il suo dipinto “Fiorellini”, che, leggermente modificato dall’intelligenza artificiale, combina armoniosamente il Fauvismo, Cubismo e realismo della scuola classica.

Jevgenija elogia l’appropriata innovazione di Einars Repše e la mia fantasia orientale nei nostri dipinti e schizzi, saluta con un sincero “grazie” tutti coloro che hanno notato la sua arte sul WEB e l’hanno votata attivamente.

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Direttore Gaetano Di Meglio

Pagina a cura di Bruno Mancini

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