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20241129 DILA ASP IL DISPARI professionisti
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Vogliamo parlare ancora un po’ di vino?
Partendo dal periodo storico in cui avevamo chiuso il precedente articolo (campagne di Giulio Cesare in Gallia 58-51 a.C.), durante il primo secolo post Cristo avvenne un eccesso di produzione (fenomeno commerciale a noi ben noto per essere, anche attualmente, una reiterante situazione propria di tutte le categorie merceologiche), dovuto al moltiplicarsi delle zone di produzione e dei vigneti adibiti a produzione vinicola.
Tanto fu grave e socialmente deleterio che l’imperatore Domiziano nel 92 d.C. emanò un editto con il quale ordinava di sradicare la metà delle vigne della Gallia e, contemporaneamente, proibiva la messa in produzione di nuove culture in Italia.
Note di cronache dell’epoca fanno capire come la disobbedienza alle leggi e ai regolamenti sia stato un vezzo antico, tanto è vero che, proprio negli anni seguenti, diverse regioni a vocazione vinicola registrarono notevolissimi incrementi di produzione con ingenti aumenti dei fatturati.
Saltando un bel po’ di anni, le testimonianze del IV e V sono ricche di vicende legate ad invasioni barbariche (Unni, Germani, Goti, Vandali ecc.) che scorrazzano per gran parte dell’Europa, praticamente incontrastate, provocando distruzioni, desolazioni e rovine anche nel contesto dell’agricoltura, vigneti compresi.
La vita economica e sociale rifiorisce solo nel VI secolo, anche grazie alla stabilizzazione della situazione politica che espresse nel battesimo di Clodoveo (498 nella cattedrale di Reims) la consacrazione del carattere religioso della monarchia merovingia.
La quasi immediata conseguenza fu che gli ordini monacali, in primis in Italia quello di San Benedetto da Norcia con la Regola Benedicti impostata sul principio “Ora et Lavora” ma in concerto con realtà religiose francesi come Saint Rémi vescovo di Reims, Saint Didier vescovo Cahors, Saint Perpet vescovo di Tours e finanche Saint Germain vescovo di Parigi rilanciarono i vigneti e la produzione di vino, ottenendone l’ottima accettazione da parte del Clero diventato organizzatore, innovatore e… consumatore dei prodotti del settore vinicolo.
In un prossimo articolo andremo avanti di tre secoli (tramonto dei Carolingi e guida dei Capetingi).
Ignazio Di Frigeria
20241115 DILA ASP IL DISPARI professionisti
Vogliamo parlare un po’ di vino?
Il vino è una bevanda antichissima le cui prime tracce si trovano nelle storie dei Sumeri e degli Egizi oltre che essere citata più volte anche nella Bibbia.
Intorno all’anno mille a.c. alcune navi greche si spinsero fino alle più lontane terre del bacino mediterraneo, comprese le attuali Liguria e Francia, dando inizio alla sua produzione sulle nostre coste.
Fino ad allora, e già da molti secoli prima, i Liguri alpini e mediterranei producevano dalla vite selvatica soltanto un liquido acido, scarsamente fermentato, simile ai succhi di frutta selvaggia che ancora oggi si trovano nelle nostre campagne.
Invece i Greci già a quel tempo conoscevano le tecniche ed i segreti della vinificazione, tanto che le vigne della Tracia e della Macedonia erano celebri in tutto il mondo di allora.
Più tardi furono accorsate le vigne delle isole Ionie e di Chio, conosciuta come la sovrana.
I Focesi (coloni greci provenienti dall’Asia Minore), intorno all’anno 600 a.c., fondarono Marsiglia ove coltivarono la vigna producendo vino e destando enorme stupore nella popolazione indigena.
Con successive colonizzazioni, partendo dalla foce del Rodano, i Focesi si spinsero su una fascia costiera di circa 300 Km. fondando Nikais (Nizza), Monoikos (Monaco), Antipolis (Antibes) ed entrando in contatto con i Celti che si erano spostati dall’Alto Reno e dal Danubio combattuti e sconfitti da continue scorribande di orde barbariche.
A partire dal 155 a.c. i Romani, chiamati in aiuto dagli abitanti di Marsiglia, ne approfittarono per insediarsi definitivamente tanto che in un breve periodo di tempo successivo all’anno 125 a.c. fondarono Narbo Martius ( Narbonne), Portus Veneris (Vendres) dando vita alla Gallia Nerbonensis, che fu il caposaldo della produzione vinicola francese.
Inoltre, quasi subito, dettero impulso ad alcune reti strutturate di trasporti fluviali e terrestri, e, utilizzando i fiumi Mosella, Saona e Rodano con barche a fondo piatto, portarono le anfore vinarie fino al Mare del Nord, mentre, sfruttando la Goronna, da Tolosa arrivarono a Bordeaux e attraverso la via Domitis e la Via Aurelia svilupparono il loro commercio terrestre da e per l’Italia.
Le campagne belliche (58 a.c. – 51 a.c.) condotte da Giulio Cesare in Gallia ebbero il merito di aprire nuovi mercati e di consentire l’espansione dei vigneti in Provenza ed in Borgogna diventate, nei secoli successivi, produttrici di vini tra i più pregiati del mondo.
Ignazio Di Frigeria
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