20250613 DILA APS IL DISPARI professionisti

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20250613 DILA APS IL DISPARI professionisti

Perché la probabilità (oggettiva) non esiste (V)

Luca Nicotra

La definizione soggettiva di Bruno de Finetti, precedentemente data, riporta il significato della probabilità alla comune accezione dell’uomo della strada, ma non è una definizione “operativa”, nel senso che non indica una procedura specifica per assegnare alla probabilità un valore numerico, salvo che dovrà essere un valore (compreso fra 0 e 1) tanto più vicino a uno quanto maggiore è la nostra convinzione che l’evento si verifichi, e tanto più vicino a zero quanto maggiore è la nostra convinzione che l’evento non si verifichi.

La definizione operativa è stata data da Bruno de Finetti secondo lo schema delle scommesse, da lui prediletto, assegnando come valore della probabilità di un evento il rapporto tra la “posta” di chi valuta la probabilità e la somma delle “poste” dei due scommettitori.

Così, per esempio, se Giovanni è disposto a scommettere 3 contro 1 che il cavallo Destriero vincerà la prossima corsa, significa che il suo avversario è invece disposto a scommettere 1 contro 3 che quel cavallo vincerà: la probabilità che Giovanni attribuisce alla vittoria di Destriero, quindi, è per lui ¾, vale a dire il 75%, mentre per il suo avversario è ¼, pari al 25%.

In altri termini la scuola soggettivista di de Finetti e Ramsey assegna alla probabilità di un evento il valore numerico pari «alla massima somma di denaro che un soggetto razionale è disposto a scommettere a fronte di una vincita lorda unitaria».

La “posta” impegnata nella definizione di de Finetti può essere determinata in svariati modi (simulazioni al computer, calcoli scientifici, calcoli combinatori, frequenza relativa, valutazioni puramente intuitive, rapporto casi favorevoli/casi possibili, ecc.), ma sempre in maniera “equa e coerente con le informazioni” possedute dal soggetto che valuta la probabilità (sarebbe qui troppo lungo illustrare il significato della frase «equa e coerente con le informazioni», per il quale si rimanda alle trattazioni specialistiche sulla probabilità soggettiva.)

La definizione soggettiva di probabilità, dunque, non rigetta le precedenti definizioni, ma le recupera sottraendole all’errata pretesa di oggettivismo, per utilizzarle più ragionevolmente e realisticamente in ottica soggettivista, come scelte non necessarie, bensì ritenute utili da chi deve dare un valore alla probabilità, in base alle “sue” informazioni o al “suo” intuito.

Il soggettivismo in essa presente non è pertanto “arbitrarietà”, come a volte è frainteso da alcuni, ma l’espressione dell’opinione del soggetto che valuta la probabilità, coerente con le informazioni, di qualunque tipo, di cui egli dispone sull’evento in un certo istante, comprendendo fra esse anche la conoscenza di diverse valutazioni della probabilità dell’evento espresse da altri soggetti o, perfino, la mancanza di qualunque informazione.

Le tecniche di calcolo messe a punto da Bruno de Finetti sono tali da consentire di ricavare, in maniera coerente con le premesse, il valore della probabilità e pertanto sono “oggettive”, pur essendo le premesse stesse soggettive, in accordo con la sostanziale differenza fra il Calcolo delle probabilità, che ha valore oggettivo, seguendo un metodo matematico rigoroso, e i metodi per la definizione di probabilità propri della Teoria delle probabilità, che invece possono variare.

La definizione definettiana ha il pregio innegabile di fornire “sempre” un valore della probabilità, anche nei casi in cui l’evento non è ripetibile, non è mai accaduto o le informazioni disponibili sono molto scarse o inesistenti.

FINE

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Perché la probabilità (oggettiva) non esiste (IV)

Luca Nicotra

Abbiamo visto che tutte e tre le definizioni di probabilità oggettiva sono inficiate da elementi di puro soggettivismo.

Già questo sarebbe sufficiente per giustificare la famosa frase di Bruno de Finetti «la probabilità non esiste», come lui provocatoriamente affermava, per dire che la probabilità  non può essere oggettiva ma soltanto soggettiva.

Alla stessa conclusione si può arrivare con considerazioni più generali di carattere filosofico.

La questione del probabilismo, ovvero dell’indeterminismo, è ancor oggi affrontata in maniera molto ambigua e fuorviante, confondendo spesso la realtà ontologica (la Natura in sé) con la sua rappresentazione (la Scienza), che è il “come  appare” quella realtà all’uomo.

Una distinzione fondamentale, che in maniera molto suggestiva il filosofo Alfred Korzybski (1879–1950) esprimeva con la famosa frase: «La mappa non è il territorio».

Fatto questo distinguo, è ragionevole pensare che la Natura in sé sia deterministica, regolata da leggi precise aventi tre attributi: universalità, immutabilità e necessità.

Se la Natura giocasse veramente a dadi, non avrebbe alcun senso la ricerca di regolarità nei suoi fenomeni, che è alla base del lavoro degli scienziati.

Il mondo stesso sarebbe caotico.

Una Natura “capricciosa” che giocasse a dadi non permetterebbe nessuna scienza.

Il determinismo nella Natura è stato espresso molto chiaramente proprio da un illustre probabilista francese, Emile Borel (1871-1956), nel suo  Traité du Calcul de Probabilités  et ses applications (1924-34), a proposito del lancio in aria di una moneta: «Possiamo scommettere su testa e croce mentre la moneta, già lanciata, è in aria e di conseguenza ne viene determinato il movimento. Possiamo scommettere una volta che la moneta è caduta, alla sola condizione di non vedere su quale lato è caduta. La probabilità non deriva dal fatto che un tale evento sia indeterminato (nel senso più o meno filosofico del termine), bensì dal fatto che non siamo in grado di prevedere quale eventualità si verificherà, o, il che è lo stesso, sapere quale eventualità si è verificata».

Ma allora se la Natura è deterministica, il considerare la probabilità come una “proprietà” oggettiva della Natura è una macroscopica contraddizione: la Natura sarebbe allo stesso tempo regolata dalla logica del certo (determinismo) e dalla logica dell’incerto (probabilismo), che sono l’una la negazione dell’altra.

In termini ancora più espressivi: la Natura saprebbe esattamente come agire e nello stesso tempo sarebbe indecisa sul come agire.

Una probabilità oggettiva significherebbe affermare che la Natura è deterministica e indeterministica nello stesso tempo.

Che senso avrebbe allora una scienza deterministica, rappresentazione che l’uomo costruisce della natura, se invece la natura stessa gioca a dadi?

La probabilità quindi non può essere una proprietà della Natura, ma deve riguardare soltanto la nostra conoscenza della Natura, che per ragioni di limiti umani è necessariamente imperfetta.

La probabilità riguarda la mappa e non il territorio, per dirla con Korzybski.

La probabilità esprime dunque soltanto il nostro grado di ignoranza.

La natura sa sempre come deve agire, mentre l’uomo, con la sua scienza, ne può conoscere le leggi soltanto con un certo grado di fiducia che varia a seconda delle informazioni che riesce ad avere, che possono variare nel tempo.

Dunque possiamo dire con de Finetti (Teoria delle Probabilità. Vol. 1, p. 6, Einaudi, 1970): «La probabilità è il grado di fiducia di un dato soggetto, in un dato istante e con un dato insieme di informazioni, riguardo al verificarsi di un dato evento». (Continua)

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Perché la probabilità (oggettiva) non esiste (III)

Luca Nicotra 

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Voglio ritornare su alcune osservazioni critiche che riguardano la definizione classica (per partizione), considerando l’esempio icona di questo tipo di probabilità: il lancio in aria di una moneta, realizzata in modo che non ci sia maggior concentrazione di massa su una faccia piuttosto che sull’altra, tale da  favorirne la caduta su quella faccia. Gli eventi possibili sono generalmente considerati due (testa, croce), mutuamente escludentisi, mentre l’evento favorevole è uno dei due (o testa o croce), per cui la probabilità per partizione è 0,5 (50%).

Ma in tale calcolo si esclude un terzo caso, teoricamente possibile: la caduta della moneta di taglio, utilizzando, in maniera “sottaciuta”, una valutazione di probabilità stessa di tale caso, tanto piccola da giustificarne l’esclusione a priori.

Questa scelta inficia la determinazione della probabilità a 0,5 perché utilizza già a sua volta, per escludere un terzo caso possibile, una valutazione di probabilità espressa, oltretutto, non secondo un criterio “oggettivo”, ma in maniera palesemente generica e soggettiva. La definizione classica di probabilità riguarda ovviamente eventi del futuro (altrimenti non si potrebbe parlare di probabilità) ma  che sono anche già accaduti e ripetibili, basandosi sulla partizione dei casi in possibili e favorevoli.  Un nuovo lancio in aria di una moneta è certamente un evento del futuro ma è un “tipo di evento” già accaduto nel passato che è ripetibile quante volte si vuole. La definizione classica di probabilità non è  quindi applicabile a quella stragrande maggioranza di casi in cui gli eventi di cui vogliamo stimare la probabilità non sono mai accaduti oppure sono per loro stessa natura irripetibili. Per esempio: sarà africano il prossimo Papa? Il prossimo presidente degli Stati Uniti sarà una donna? Ecc. Per essi, ovviamente, non è possibile la partizione dei casi in possibili e favorevoli. Altre critiche molto severe riguardano il criterio di determinazione dei casi possibili. Gli eventi “giudicati” possibili devono avere tutti la stessa probabilità, vale a dire non ci deve essere nessuna circostanza che favorisca la realizzazione dell’uno piuttosto che dell’altro. «Eccoci dunque costretti a definire il probabile col probabile. Come sapremo che due casi possibili sono ugualmente probabili?», osservava il grande matematico e filosofo Henri Poincaré (La scienza e l’ipotesi,   1902).  Come già detto la definizione della probabilità per partizione si richiude in un circolo vizioso, poiché fa uso dello stesso concetto di probabilità che “pretende” di definire, richiedendo una valutazione di equiprobabilità degli eventi possibili, che è inoltre sempre relativa e soggettiva. Relativa, perché «il fatto che due casi ci appaiano ugualmente probabili dipende dal gruppo di circostanze che ci sono note od ignote», osservava de Finetti (Probabilismo, 1931, p.98). Soggettiva, perché la valutazione che una circostanza possa influire o no su un certo evento non è oggettiva, ma dipende da quanto noi stessi riteniamo più o meno probabile che ciò accada. Lo abbiamo visto nel caso del lancio di una moneta: la caduta sul dorso della moneta, pur essendo teoricamente possibile, non viene considerato come tale perché lo si “ritiene molto poco probabile”. Riemerge il carattere circolare di questa definizione. Quanto basta per demolire il preteso carattere “oggettivo” della definizione di probabilità per partizione.

Nella definizione assiomatica, oltre a  rimanere indeterminata la natura della probabilità, è soggettiva la scelta della funzione d’insieme che fornisce la misura dell’insieme-evento.

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CS DILA APS | Rendere possibile il difficile

Rendere possibile il difficile: è questo il fondamento della scelta operativa che è alla base della nuova iniziativa ideata Bruno Mancini ed affidata alla gestione dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”.
Infatti, la prima edizione della CERIMONIA DI DONAZIONE LIBRI ALLA BIBLIOTECA ANTONIANA DI ISCHIA si prefigge il compito di agire affinché Scrittori particolarmente interessanti, ma privi di “spinte” commerciali definite dalle case editrici padrone e quasi monopoliste del mercato commerciale librario italiano, possano beneficiare di una vetrina di lettura prestigiosa come lo è certamente la Biblioteca Comunale Antoniana di Ischia.

Fiore all’occhiello del complesso, dinamico nonché internazionale mondo culturale ischitano, la Biblioteca Antoniana diretta con lungimiranti intuizioni organizzative dalla Dottoressa Lucia Annicelli, raccoglie tra i suoi scaffali più di ventimila volumi, alcuni dei quali di notevole pregio storico e didattico (Fondo “Don Pietro Monti” appartenuto a colui al quale dobbiamo la scoperta di una serie di testimonianze e reperti archeologici dall’VIII secolo a.C. fino agli albori del Cristianesimo nel sottosuolo di Lacco Ameno; Fondo “Prof. Edoardo Malagoli” Docente di italiano e latino per oltre venti anni, dal 1955 al 1976, presso il Liceo Classico di Ischia, era storico e filosofo di cultura e formazione crociana; Fondo “Prof. Giuseppe Gallo”: un patrimonio interessante per la presenza di una buona selezione di testi di linguistica, di classici della letteratura e di opere di consultazione generale di grande pregio).

Nei giorni 26 – 27 – 28 maggio prossimo nel salone Onofrio Buonocore della Biblioteca, a partire dalle ore 17, un selezionato numero di scrittori italiani provenienti da diverse regioni ed operanti in variegati settori di scrittura (saggistica, narrativa, poetica ecc.) personalmente, o tramite un delegato, consegneranno i propri libri alla Direttrice Dottoressa Lucia Annicelli che, accettandoli in nome e per conto della Biblioteca, li inserirà nel catalogo dei tomi disponibili alla pubblica lettura.

La cerimonia, semplice e formale, ma ufficiale in misura sufficiente a dare il senso dello speciale prestigioso riconoscimento concesso agli autori, sarà impreziosita dalla lettura di stralci delle opere effettuata dalla attrice Chiara Pavoni.
Sono stati coinvolti in forme di partenariato, e si ringraziamo, l’Associazione ADA di Dalila Boukhalfa, la Fondazione LA SPONDA di Benito Corradini, la Casa Editrice IL SEXTANTE e il magazine EUDONNA di Mariapia Ciaghi, la testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, il salotto letterario INTERNO 4 di Chiara Pavoni, la DDclinic Foundation ETS presieduta da Andrea Del Buono.

I tre giorni della cerimonia sono stati inseriti nel palinsesto della rassegna internazionale IL MAGGIO DEI LIBRI.
Ovviamente, l’ingresso è gratuito e l’invito è rivolto a tutti i lettori.

Ischia 21 maggio 2025

20250523 DILA APS IL DISPARI professionisti

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DILA APS IL DISPARI Rubrica Professionisti 2025

Professionisti DILA APS 2024 – Calendario pubblicazioni

Professionisti DILA APS 2023 – Calendario pubblicazioni

IL DISPARI & DILA APS rubrica Professionisti

CS IL DISPARI & DILA APS

Professionisti DILA APS 2024

dilaaps.it

20250612 DILA APS IL DISPARI professionisti

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Bruno Mancini | L’imponente eredità civile che ci ha lasciato CHICCO CECCHI – quinta puntata

“Ischia, un’antologia”

APPUNTI PER ITINERARI TURISTICI

NELL’ISOLA D’ISCHIA

PER CONTO DELL’ENTE VALORIZZAZIONE ISCHIA.

Di GIOVAN GIUSEPPE CERVERA

Pag. 54

Via Piano – Via fuori il Ralo. Partendo dalla Via Regina Elena, mette anch’essa sulla Scarrupata nella parte più sud presso la non mai tanto segnalata Guardiola, oggi lasciata in abbandono. Il golfo sottostante prende il nome di Fèlice. Indicare Via Piano e, dove questa si biforca, precisare Via Fuori il Rale. E’ questo il ramo che acquista particolarità rilevanti, infossata com’è tra l’umido “maschione”, proprio verso il ripiano dove si consiglia porre la scritta “temine”.

CALA DI OMBRASCO – CASCATELLA DEL TAMBURO – CAVA DEL BUBU’

SORGENTI DI ARVANIELLO

FUMAROLE DEL CACCIUTTO – FONDO D’OGLIO – PIETRA DEL VOIA

La vita di Casamicciola svolgentesi essenzialmente lungo la fascia costiera non lascia intravedere al turista le meraviglie delle sue zone collinose. Eppure queste, una volta venute a conoscenza, difficilmente si lasciano dimenticare: riescono, infatti, a suggerire nel visitatore tal senso di amore per questa terra e ad infondere tanta voglia di rivederle, che non sempre chi le ha visitate può evitare un ritorno in Ischia.

Fondo d’Oglio, Cretaio, Tresta, Ombrasco, Paravisiello, Piccolo Paradiso, Campo Manno, Pera, Cràtica, Ciufano per l’isolano distratto e per il turista che dà uno sguardo sommario alla cartina geografica dell’Isola rappresentano nomi vuoti, privi di significato e senza una gloria di bellezza, ma a chi ha visitato questi posti, non possono non riaprire un cofano di ricordi, di sentimenti, di propositi, non possono non ricordargli le autentiche gioie che la terra, passo passo, gli offriva a ricompensa della piccola fatica.

Lasciare che queste bellezze restino solitarie, ignote al mondo turistico rappresenta una colpevolezza che rasenta il delitto.

Basterebbe una opportuna segnaletica, solo a titolo di compagna e guida, anche lasciando al turista la gioia di scoprire da sé le segrete bellezze dell’isola, rimettendo tutto nelle sue capacità di intendere e amare la natura.

Sarebbe già questo non piccolo conforto nella solitudine di questi sentieri che portano a contatto diretto colle Cave, con le fonti, con le Fumarole, con le Ventarole, con la terra cresciuta col sovrapporsi delle colate eruttive, con le vestigia d’un passato cui si ricollega la nostra esistenza, con il delicato odore dei castagni – odore della nostra terra -, con la visuale aperta, allargantesi colla salita, del nostro mondo la cui componente essenziale e vivificatrice resterà sempre il suo valore estetico:

Io sono colui che spirò fuori la forma.

Io spinsi avanti questo  nobile

dio che riempie il cielo colla sua bellezza .

(75, tes, delle Pir)

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Bruno Mancini | L’imponente eredità civile che ci ha lasciato CHICCO CECCHI – quarta puntata

“Ischia, un’antologia”

APPUNTI PER ITINERARI TURISTICI

NELL’ISOLA D’ISCHIA

PER CONTO DELL’ENTE VALORIZZAZIONE ISCHIA.

Di GIOVAN GIUSEPPE CERVERA

 

Pag. 53

La convalle del Cratere – La Scarrupata – Matarace

 

Fiancheggiano la Convalle:

Via Chiummano e Via Terone- Vatoliere per i casali omonimi. Ambedue queste strade sanno tanto di romantico e, qualora fossero ben tenute, anche con un pizzico di ornamento floreale- si potrebbe piantare sui cigli dei muri a secco la Cannocchiera, fiore che dura tutta l’estate e richiede pochissima accqua –

Pag. 54

diventerebbero una romantica passeggiata per ammirare la Convalle del Cratere-

Quelle che raggiungono la Scarrupata sono:

Via Schiappone. Quel bruttissimo fontanino andrebbe modificato nel senso di una più decente collocazione onde rivelate meno sciattoneria nelle opere pubbliche. Ben ricostruito, servirebba anche ad indicare la strada, cosa che peraltro, allo stato, non esiste affatto. Segnare alla prima biforcazione Via Terone-Vatoliere e alla seconda, presso la chiesa, Via dei Teroni, quindi immettere il visitatore sul sentiero che deve portarlo alla Scarrupata.

Non sarà male indicare che simile passeggiata è riservata soltanto agli audaci, ma non sarebbe nemmeno altrettanto male se nei passi impervi venisse resa praticabile.

Questo sentiero raggiunge Via San Pancrazio, la quale, a sua volta, consente di scendere verso punta San Pancrazio e di salire su Piano Liguori.

Logicamente queste deviazioni vanno segnate nel modo che la perizia e la estrosità dei competenti sanno trovare.

Via Vatoliere. Bisogna segnare Via Chiummano all’inizio, la strada non presenta difficoltà e facilmente raggiunge l’orlo del cratere della Scarrupata. La visuale permette di distinguere nettamente la forma dell’antichissimo cratere e dei vari strati di roccia che compongono quella parte dell’isola. Il lato esteriore del cratere è sprofondato nel mare sul cui fondo un banco detto Ciglio ne ricorda i limiti e la forma. La pietra che nereggia nel mare non lontani dalla riva è Pietra  Crespa. Se in qualche modo si potesse soddisfare la curiosità del turista indicandogli che in fondo, sulla spiaggia, esisteva il celebre Bagno di Succellaro, famoso prima che il bradisismo non lo raggiungesse, e le cui acque calde affiorano ancora in riva al mare, si farebbe opera veramente meritoria e nei confronti di un bagno, le cui acque, a quanto dice Jasolino, erano le migliori (il succo) di tutta, e nei riguardi dei visitatori anziani che non possono consentirsi la gioia di toccare la spiaggia, dato che dovrebbero rifare il sentiero troppo erto.

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 Professionisti DILA APS 2025 – Calendario pubblicazioni

Bruno Mancini

Bruno Mancini scrittore

Bruno Mancini Presidente DILA APS

DILA APS.it

DILA Altervista

NUSIV – Premio Otto milioni

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Perché la probabilità (oggettiva) non esiste (IV)

Luca Nicotra

Abbiamo visto che tutte e tre le definizioni di probabilità oggettiva sono inficiate da elementi di puro soggettivismo.

Già questo sarebbe sufficiente per giustificare la famosa frase di Bruno de Finetti «la probabilità non esiste», come lui provocatoriamente affermava, per dire che la probabilità  non può essere oggettiva ma soltanto soggettiva.

Alla stessa conclusione si può arrivare con considerazioni più generali di carattere filosofico.

La questione del probabilismo, ovvero dell’indeterminismo, è ancor oggi affrontata in maniera molto ambigua e fuorviante, confondendo spesso la realtà ontologica (la Natura in sé) con la sua rappresentazione (la Scienza), che è il “come  appare” quella realtà all’uomo.

Una distinzione fondamentale, che in maniera molto suggestiva il filosofo Alfred Korzybski (1879–1950) esprimeva con la famosa frase: «La mappa non è il territorio».

Fatto questo distinguo, è ragionevole pensare che la Natura in sé sia deterministica, regolata da leggi precise aventi tre attributi: universalità, immutabilità e necessità.

Se la Natura giocasse veramente a dadi, non avrebbe alcun senso la ricerca di regolarità nei suoi fenomeni, che è alla base del lavoro degli scienziati.

Il mondo stesso sarebbe caotico.

Una Natura “capricciosa” che giocasse a dadi non permetterebbe nessuna scienza.

Il determinismo nella Natura è stato espresso molto chiaramente proprio da un illustre probabilista francese, Emile Borel (1871-1956), nel suo  Traité du Calcul de Probabilités  et ses applications (1924-34), a proposito del lancio in aria di una moneta: «Possiamo scommettere su testa e croce mentre la moneta, già lanciata, è in aria e di conseguenza ne viene determinato il movimento. Possiamo scommettere una volta che la moneta è caduta, alla sola condizione di non vedere su quale lato è caduta. La probabilità non deriva dal fatto che un tale evento sia indeterminato (nel senso più o meno filosofico del termine), bensì dal fatto che non siamo in grado di prevedere quale eventualità si verificherà, o, il che è lo stesso, sapere quale eventualità si è verificata».

Ma allora se la Natura è deterministica, il considerare la probabilità come una “proprietà” oggettiva della Natura è una macroscopica contraddizione: la Natura sarebbe allo stesso tempo regolata dalla logica del certo (determinismo) e dalla logica dell’incerto (probabilismo), che sono l’una la negazione dell’altra.

In termini ancora più espressivi: la Natura saprebbe esattamente come agire e nello stesso tempo sarebbe indecisa sul come agire.

Una probabilità oggettiva significherebbe affermare che la Natura è deterministica e indeterministica nello stesso tempo.

Che senso avrebbe allora una scienza deterministica, rappresentazione che l’uomo costruisce della natura, se invece la natura stessa gioca a dadi?

La probabilità quindi non può essere una proprietà della Natura, ma deve riguardare soltanto la nostra conoscenza della Natura, che per ragioni di limiti umani è necessariamente imperfetta.

La probabilità riguarda la mappa e non il territorio, per dirla con Korzybski.

La probabilità esprime dunque soltanto il nostro grado di ignoranza.

La natura sa sempre come deve agire, mentre l’uomo, con la sua scienza, ne può conoscere le leggi soltanto con un certo grado di fiducia che varia a seconda delle informazioni che riesce ad avere, che possono variare nel tempo.

Dunque possiamo dire con de Finetti (Teoria delle Probabilità. Vol. 1, p. 6, Einaudi, 1970): «La probabilità è il grado di fiducia di un dato soggetto, in un dato istante e con un dato insieme di informazioni, riguardo al verificarsi di un dato evento». (Continua)

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Perché la probabilità (oggettiva) non esiste (III)

Luca Nicotra 

20250530 DILA APS IL DISPARI professionisti

Voglio ritornare su alcune osservazioni critiche che riguardano la definizione classica (per partizione), considerando l’esempio icona di questo tipo di probabilità: il lancio in aria di una moneta, realizzata in modo che non ci sia maggior concentrazione di massa su una faccia piuttosto che sull’altra, tale da  favorirne la caduta su quella faccia. Gli eventi possibili sono generalmente considerati due (testa, croce), mutuamente escludentisi, mentre l’evento favorevole è uno dei due (o testa o croce), per cui la probabilità per partizione è 0,5 (50%).

Ma in tale calcolo si esclude un terzo caso, teoricamente possibile: la caduta della moneta di taglio, utilizzando, in maniera “sottaciuta”, una valutazione di probabilità stessa di tale caso, tanto piccola da giustificarne l’esclusione a priori.

Questa scelta inficia la determinazione della probabilità a 0,5 perché utilizza già a sua volta, per escludere un terzo caso possibile, una valutazione di probabilità espressa, oltretutto, non secondo un criterio “oggettivo”, ma in maniera palesemente generica e soggettiva. La definizione classica di probabilità riguarda ovviamente eventi del futuro (altrimenti non si potrebbe parlare di probabilità) ma  che sono anche già accaduti e ripetibili, basandosi sulla partizione dei casi in possibili e favorevoli.  Un nuovo lancio in aria di una moneta è certamente un evento del futuro ma è un “tipo di evento” già accaduto nel passato che è ripetibile quante volte si vuole. La definizione classica di probabilità non è  quindi applicabile a quella stragrande maggioranza di casi in cui gli eventi di cui vogliamo stimare la probabilità non sono mai accaduti oppure sono per loro stessa natura irripetibili. Per esempio: sarà africano il prossimo Papa? Il prossimo presidente degli Stati Uniti sarà una donna? Ecc. Per essi, ovviamente, non è possibile la partizione dei casi in possibili e favorevoli. Altre critiche molto severe riguardano il criterio di determinazione dei casi possibili. Gli eventi “giudicati” possibili devono avere tutti la stessa probabilità, vale a dire non ci deve essere nessuna circostanza che favorisca la realizzazione dell’uno piuttosto che dell’altro. «Eccoci dunque costretti a definire il probabile col probabile. Come sapremo che due casi possibili sono ugualmente probabili?», osservava il grande matematico e filosofo Henri Poincaré (La scienza e l’ipotesi,   1902).  Come già detto la definizione della probabilità per partizione si richiude in un circolo vizioso, poiché fa uso dello stesso concetto di probabilità che “pretende” di definire, richiedendo una valutazione di equiprobabilità degli eventi possibili, che è inoltre sempre relativa e soggettiva. Relativa, perché «il fatto che due casi ci appaiano ugualmente probabili dipende dal gruppo di circostanze che ci sono note od ignote», osservava de Finetti (Probabilismo, 1931, p.98). Soggettiva, perché la valutazione che una circostanza possa influire o no su un certo evento non è oggettiva, ma dipende da quanto noi stessi riteniamo più o meno probabile che ciò accada. Lo abbiamo visto nel caso del lancio di una moneta: la caduta sul dorso della moneta, pur essendo teoricamente possibile, non viene considerato come tale perché lo si “ritiene molto poco probabile”. Riemerge il carattere circolare di questa definizione. Quanto basta per demolire il preteso carattere “oggettivo” della definizione di probabilità per partizione.

Nella definizione assiomatica, oltre a  rimanere indeterminata la natura della probabilità, è soggettiva la scelta della funzione d’insieme che fornisce la misura dell’insieme-evento.

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CS DILA APS | Rendere possibile il difficile

Rendere possibile il difficile: è questo il fondamento della scelta operativa che è alla base della nuova iniziativa ideata Bruno Mancini ed affidata alla gestione dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”.
Infatti, la prima edizione della CERIMONIA DI DONAZIONE LIBRI ALLA BIBLIOTECA ANTONIANA DI ISCHIA si prefigge il compito di agire affinché Scrittori particolarmente interessanti, ma privi di “spinte” commerciali definite dalle case editrici padrone e quasi monopoliste del mercato commerciale librario italiano, possano beneficiare di una vetrina di lettura prestigiosa come lo è certamente la Biblioteca Comunale Antoniana di Ischia.

Fiore all’occhiello del complesso, dinamico nonché internazionale mondo culturale ischitano, la Biblioteca Antoniana diretta con lungimiranti intuizioni organizzative dalla Dottoressa Lucia Annicelli, raccoglie tra i suoi scaffali più di ventimila volumi, alcuni dei quali di notevole pregio storico e didattico (Fondo “Don Pietro Monti” appartenuto a colui al quale dobbiamo la scoperta di una serie di testimonianze e reperti archeologici dall’VIII secolo a.C. fino agli albori del Cristianesimo nel sottosuolo di Lacco Ameno; Fondo “Prof. Edoardo Malagoli” Docente di italiano e latino per oltre venti anni, dal 1955 al 1976, presso il Liceo Classico di Ischia, era storico e filosofo di cultura e formazione crociana; Fondo “Prof. Giuseppe Gallo”: un patrimonio interessante per la presenza di una buona selezione di testi di linguistica, di classici della letteratura e di opere di consultazione generale di grande pregio).

Nei giorni 26 – 27 – 28 maggio prossimo nel salone Onofrio Buonocore della Biblioteca, a partire dalle ore 17, un selezionato numero di scrittori italiani provenienti da diverse regioni ed operanti in variegati settori di scrittura (saggistica, narrativa, poetica ecc.) personalmente, o tramite un delegato, consegneranno i propri libri alla Direttrice Dottoressa Lucia Annicelli che, accettandoli in nome e per conto della Biblioteca, li inserirà nel catalogo dei tomi disponibili alla pubblica lettura.

La cerimonia, semplice e formale, ma ufficiale in misura sufficiente a dare il senso dello speciale prestigioso riconoscimento concesso agli autori, sarà impreziosita dalla lettura di stralci delle opere effettuata dalla attrice Chiara Pavoni.
Sono stati coinvolti in forme di partenariato, e si ringraziamo, l’Associazione ADA di Dalila Boukhalfa, la Fondazione LA SPONDA di Benito Corradini, la Casa Editrice IL SEXTANTE e il magazine EUDONNA di Mariapia Ciaghi, la testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, il salotto letterario INTERNO 4 di Chiara Pavoni, la DDclinic Foundation ETS presieduta da Andrea Del Buono.

I tre giorni della cerimonia sono stati inseriti nel palinsesto della rassegna internazionale IL MAGGIO DEI LIBRI.
Ovviamente, l’ingresso è gratuito e l’invito è rivolto a tutti i lettori.

Ischia 21 maggio 2025

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DILA APS IL DISPARI Rubrica Professionisti 2025

Professionisti DILA APS 2024 – Calendario pubblicazioni

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Bruno Mancini | L’imponente eredità civile che ci ha lasciato CHICCO CECCHI – quarta puntata

“Ischia, un’antologia”

APPUNTI PER ITINERARI TURISTICI

NELL’ISOLA D’ISCHIA

PER CONTO DELL’ENTE VALORIZZAZIONE ISCHIA.

Di GIOVAN GIUSEPPE CERVERA

 

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La convalle del Cratere – La Scarrupata – Matarace

Fiancheggiano la Convalle:

Via Chiummano e Via Terone- Vatoliere per i casali omonimi. Ambedue queste strade sanno tanto di romantico e, qualora fossero ben tenute, anche con un pizzico di ornamento floreale- si potrebbe piantare sui cigli dei muri a secco la Cannocchiera, fiore che dura tutta l’estate e richiede pochissima accqua –

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diventerebbero una romantica passeggiata per ammirare la Convalle del Cratere-

Quelle che raggiungono la Scarrupata sono:

Via Schiappone. Quel bruttissimo fontanino andrebbe modificato nel senso di una più decente collocazione onde rivelate meno sciattoneria nelle opere pubbliche. Ben ricostruito, servirebba anche ad indicare la strada, cosa che peraltro, allo stato, non esiste affatto. Segnare alla prima biforcazione Via Terone-Vatoliere e alla seconda, presso la chiesa, Via dei Teroni, quindi immettere il visitatore sul sentiero che deve portarlo alla Scarrupata.

Non sarà male indicare che simile passeggiata è riservata soltanto agli audaci, ma non sarebbe nemmeno altrettanto male se nei passi impervi venisse resa praticabile.

Questo sentiero raggiunge Via San Pancrazio, la quale, a sua volta, consente di scendere verso punta San Pancrazio e di salire su Piano Liguori.

Logicamente queste deviazioni vanno segnate nel modo che la perizia e la estrosità dei competenti sanno trovare.

Via Vatoliere. Bisogna segnare Via Chiummano all’inizio, la strada non presenta difficoltà e facilmente raggiunge l’orlo del cratere della Scarrupata. La visuale permette di distinguere nettamente la forma dell’antichissimo cratere e dei vari strati di roccia che compongono quella parte dell’isola. Il lato esteriore del cratere è sprofondato nel mare sul cui fondo un banco detto Ciglio ne ricorda i limiti e la forma. La pietra che nereggia nel mare non lontani dalla riva è Pietra  Crespa. Se in qualche modo si potesse soddisfare la curiosità del turista indicandogli che in fondo, sulla spiaggia, esisteva il celebre Bagno di Succellaro, famoso prima che il bradisismo non lo raggiungesse, e le cui acque calde affiorano ancora in riva al mare, si farebbe opera veramente meritoria e nei confronti di un bagno, le cui acque, a quanto dice Jasolino, erano le migliori (il succo) di tutta, e nei riguardi dei visitatori anziani che non possono consentirsi la gioia di toccare la spiaggia, dato che dovrebbero rifare il sentiero troppo erto.

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Bruno Mancini | L’imponente eredità civile che ci ha lasciato CHICCO CECCHI – quarta puntata

“Ischia, un’antologia”

APPUNTI PER ITINERARI TURISTICI

NELL’ISOLA D’ISCHIA

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Di GIOVAN GIUSEPPE CERVERA

 

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La convalle del Cratere – La Scarrupata – Matarace

 

Nella località Pieio-Piedimonte-Vatoliere risaltano in primissimo piano ben tre accidentalità del terreno che meritano di essere visitate.

Esse sono: la Convalle del Cratere (‘U Coss ‘u Vateliere), la Scarrupata di Barano, Matarece.

Via  Matarece, dopo aver mandato Via Terranera per l’omonimo casolare, si arrampica subito sulla collina, passando per il Cavone delle Rose.

Non sarebbe dispendioso ridare al Cavone pieno di rovi un roseto a tutta soddisfazione del turista che riceverebbe un “benvenuto” accogliente per la visita di Matarace.

Il Casolare è tutto aggrappato verso la cima la strada diventa parte integrante della casa, della quale forma i minuscoli tinelli in cui prendono vita gradini dalla più strana costruzione.

l’architettura delle case richiama ad un certo recente passato. L’aria è particolarmente pura e la pace che vi regna suggerisce la rinuncia ad una vita piena di negozi.

Su Matarece ci vorrebbe un’ipoteca.

L’Ente dovrebbe intervenire per conservare questo gioiello che il mastro nella sua estrosa genialità ha creato, modellandole come un presepe.

Se si potesse arrivare a parlare di turismo sociale, Matarece potrebbe diventare un vivo museo allo aperto, esperienza interessate quanto quella di Bokrik, in Belgio.

Allora Matarece diventerebbe un  mondo a parte, dove ci si potrebbe rifugiare nella certezza di non sentire il bisogno di affacciarsi sull’altro mondo più vasto.

Sulla cima di  Matarece sta appollaiato anche un boschetto quasi la natura abbia provvisto Matarece di tutti i presupposti, per offrire alla generazione attuale le premesse per lo sviluppo di un turismo sociale.

La strada dopo Matarece consente di scendere per via Cufa sulla Duca degli Abruzzi.

Più d’una strada fiancheggia il Convalle del Cratere ben tre di esse portano alla Scarrupata, e precisamente una (Via Vatoliere) consente di raggiungere la spiaggia, la seconda (Via Piano) di fermarsi sulla Scarrupata, la terza (Via Schiappone) di avventurarsi lungo la stessa Scarrupata fino ad immettersi nella Via per San Pancrazio.

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Bruno Mancini

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