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San Giovanni a Piro tra storia, natura e tradizione

Tra i monti e il mare, immerso nel Parco Nazionale del Cilento, San Giovanni a Piro conquista per la sua storia millenaria, le meraviglie naturali e un patrimonio ricco di tradizioni.

La sua denominazione porta con sé un duplice riferimento: a San Giovanni Battista, figura venerata cui è stato dedicato un antico monastero basiliano sorto tra l’XI e il XII secolo, e al termine greco “pyros” alludendo a un posto di guardia o ad una località legata al fuoco, in riferimento forse alle torri di avvistamento che proteggevano la costa dalle incursioni saracene.

Arroccato sulle pendici del Monte Bulgheria il borgo offre una vista sulla costa tirrenica tra il blu intenso del Golfo di Policastro e le tonalità argentee degli ulivi secolari.

Tra invasioni saracene, dominio normanno e era borbonica pur tra momenti di ricchezza e difficoltà, la cittadina ha mantenuto viva sempre la propria identità.

Tra le testimonianze legate all’arte e alla spiritualità troviamo il Santuario di Maria SS. di Pietrasanta, edificato nel XVI secolo, noto per il suo portale in pietra e per la statua lignea della Vergine, che custodisce preziose opere d’arte tra affreschi seicenteschi e un altare maggiore finemente decorato a testimoniare il passaggio di artisti locali e la profonda fede popolare.

Gli uliveti e i sentieri che lo circondano lo rendono ancora più suggestivo, specie durante le celebrazioni religiose quando la comunità si ritrova in pellegrinaggio, creando un’atmosfera di intensa partecipazione.
Con la sua imponente facciata la Chiesa madre di San Giovanni Battista, esempio di architettura cilentana il cui corpo centrale è databile circa al XV secolo, presenta interni riccamente decorati.

Oltre a raffinati stucchi e dipinti che narrano episodi della vita del santo patrono, si trova una fonte battesimale in marmo di pregevole fattura e un organo a canne del XVIII secolo.

La chiesa è spesso teatro di eventi musicali e momenti di raccoglimento collettivo, consolidando il suo ruolo di punto di riferimento spirituale e sociale per tutta la comunità.
Tra i vicoli si incontrano palazzi storici, portali in pietra lavorata e antiche fontane che raccontano la vita quotidiana di un tempo.

La natura con i suoi profumi e colori restituisce scenari indimenticabili come la piccola frazione di Scario considerata la “Porta del Cilento” per la sua posizione privilegiata tra le acque cristalline e i boschi rigogliosi.
Anche la vista dal Monte Bulgheria alle spalle del paese offre scorci unici sull’intero Golfo di Policastro.

Decisi e intensi i sapori della tavola rispecchiano il carattere di questa terra generosa dalla cultura contadina consolidata nel tempo dove le ricette sono state tramandate di generazione in generazione: accanto a le “lagane e ceci”, semplice e gustosa pasta fatta a mano accompagnata da legumi locali, è la “ciambotta” ricco stufato di verdure di stagione.

La memoria collettiva e le radici sono sempre vive grazie anche ad eventi e manifestazioni come le feste tra cui quella in onore di Maria SS. di Pietrasanta con processioni, antiche melodie e spettacoli pirotecnici, che ogni anno richiama pellegrini e visitatori da tutta la regione.

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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Sant’Angelo a Fasanella
perla segreta del Cilento tra storia millenaria, arte e paesaggi incantati

Nel cuore del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, sorge Sant’Angelo a Fasanella, piccolo borgo della provincia di Salerno che incanta per la sua atmosfera sospesa nel tempo.

Qui, dove la natura regna sovrana e la storia si respira ad ogni passo, la vita scorre lenta tra vicoli acciottolati, case in pietra e panorami mozzafiato sulla valle sottostante.
Il toponimo Sant’Angelo a Fasanella nasce dall’unione di due centri storici: Fasanella, distrutta da Federico II di Svevia nel 1246 durante le lotte contro i baroni ribelli, e Sant’Angelo, piccolo casale sopravvissuto alla devastazione.

Il nome Fasanella, secondo la tradizione, deriverebbe da “Phasis”, antica città greca e nome di un fiume al confine tra l’Asia Minore e la Colchide, mentre lo stemma comunale raffigura un fagiano, simbolo di prosperità e rinascita.

Fu feudo delle potenti famiglie Sanseverino e Capece-Galeota, e nel XIX secolo la cittadina si distinse per il suo ruolo attivo nei moti risorgimentali, diventando un simbolo di coraggio e desiderio di libertà per tutto il salernitano.

La festa patronale di San Michele Arcangelo, evento che porta con sé secoli di tradizione e devozionesi celebra l’8 maggio e il 29 settembre con processioni, musiche e riti che coinvolgono l’intera comunità.

Immerso tra boschi di faggio secolari come quelli di “Terra Forte” e “Vallone dei Lupi”, Sant’Angelo a Fasanella è attraversato dal limpido fiume Fasanella e custodisce la suggestiva cascata dell’Auso.

Uno spettacolo naturale straordinario quello della Risorgenza dell’Auso, dove le acque sotterranee emergendo da una grotta confluiscono in un laghetto artificiale per poi dare origine ad una cascata alta circa 8 metri continuando il percorso verso valle tra rupi e salti.

Una meta ideale per escursionisti e amanti della fotografia naturalistica.
Ricco è il suo patrimonio storico e artistico: basti pensare al Convento di San Francesco e dell’Annunziata fondato dai francescani dove sono conservate statue, tele e dipinti di grande valore artistico tra cui la Statua di Sant’Antonio da Padova; o alla Chiesa di Santa Maria Maggiore risalente al XIV secolo con un raffinato portale in marmo e al cui interno spiccano preziosi dipinti tra cui quello raffigurante la Gloria di Maria insieme alle quattro Virtù Cardinali.

A dominare il borgo dall’alto con la massiccia torre angolare è il Castello Baronale, edificato nel XV secolo che conserva due segrete sotterranee, anticamente usate come prigioni e camminamenti a testimoniare storie di assedi e intrighi.

Patrimonio Mondiale UNESCO la Grotta di San Michele Arcangelo simbolo della Religiosità Cristiana dei Monti Alburni e situata ai piedi di una parete rocciosa, fu sede nell’XI secolo di una comunità benedettina.

Superato il portale all’interno si trovano resti i dell’abate Francesco Caracciolo, una cappella, affreschi trecenteschi e sculture tra cui la statua marmorea di San Michele Arcangelo attribuita a Giovanni da Nola.

Sulla vicina Costa Palomba vi è una delle testimonianze più affascinanti dell’arte rupestre pre-romana: l’Antece scultura neolitica del IV secolo a.C. scolpita nella roccia, raffigurante un antico guerriero armato di spada e scudo.

Avvolto da misteri e leggende esso, rappresenta uno dei più antichi esempi di arte italica e richiama studiosi e appassionati da ogni parte d’Italia.

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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