…allo sfumar della luce

Benvenuti

Ansiosa,
l’anima trepida scandendo i fugaci secondi
che la separano dall’imminente respirar del tramonto
ed aumenta, irrequieto il suo fremito
nel lento calar delle tenebre.
Il firmamento, a chiazze si tinge di indaco
allo sfumar della luce
ed un vecchio rimpianto, ancora bruciante,
si frantuma in miriadi di schegge vaganti,
nella mente, nel tempo.
Galassie sconfinate mi separano ormai
dalle dolci follie della verde primavera.
Le dolci follie:
gli effimeri amori di una notte,
le corse veloci senza una meta precisa,
e tutte le giovanili chimere dalle ali di fuoco,
che mi traghettavano in volo,
verso l’assurdo,
ma che oggi,
sono impaludate nel torbido, melmoso oblio.
Ho percorso e ripercorso
i meandri di un labirinto aggrovigliato,
costellato di monolitici blocchi,
di frustranti disinganni.
Tuttavia ho inebriato la mia vita
con i dionisiaci lirismi dell’anima.
Ho duramente, tenacemente combattuto,
ma quasi sempre,
io eroico antieroe,
sono uscito sconfitto.
Molto spesso
mi sono lasciato andare a rabbiose lacrime,
ad inutili implorazioni.
Onestamente mi sono opposto
con le unghie e coi denti alle subdole ostilità.
Ho ricercato la catarsi nel sacro lago dell’umiltà
e ripetutamente, all’infinito,
ho sperato di risvegliarmi araba fenice.
Sovente, ma inutilmente,
ho anelato dal mondo
una parola di vera amicizia,
uno squarcio d’amore,
un attimo d’incanto
tra le nicchie del firmamento.
Tra i passeggeri di questa paradossale,
incomprensibile astronave terrena,
ho inutilmente ricercato chi mi desse
una panacea contro le melliflue lusinghe.
Oggi è scaduto il tempo delle chimere,
dei fiochi,
fallaci simulacri che languiscono tra le fronde.
Nella quiete della notte,
bussa una stella senza bussola,
sembra cercare rifugio nell’anima,
e come l’anima,
vorrebbe purificarsi dai rimpianti,
vorrebbe il viatico di una tenera carezza.
La misericordia s’inoltra nelle verdi praterie del dubbio,
e persisto nell’illusione,
anelando che il mondo dei sogni sopraggiunga
sereno, improvviso,
a dissolvere quest’aborrita nostalgia,
senza suoni né voci,
simile ad un vorace, alieno tormento
che inarrestabile si dilata
nell’assordante quiete della notte.
*
Tratta dal libro edito “Làbrys – Opus Hybridum de Labyrinthismo”
Aletti Editore

PAGINA PERSONALE DI MAURO MONTACCHIESI

Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo di Mauro Montacchiesi

Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo di Mauro Montacchiesi

Làbrys-Opus Magnum de Labyrinthismo (Labirintismo), Mauro Montacchiesi

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