Temerario – Davanti al tempo-142

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Temerario – Davanti al tempo-142

Davanti al tempo 142

Temerario

Torbido il mare trema.
Sotto nuvole basse
chi tenta di domarlo
lo corre in barca bruna;
lo fende lo sfida
il temerario.

Sui sassi
stanchi
svolazzi di panni neri tacciono.

Laggiù c’è un cuore,
quaggiù si piange il suo coraggio.
Laggiù c’è l’Ira
che partorisce fiamma di dolore,
laggiù la fame l’ingiustizia
l’odio.
Sul bianco dell’onde infrante
il supplizio dell’impotenza
e la pietà che è figlia di un
impossibile desiderio di aiuto.

Torna, ritorna figlio
all’ossa sue piangenti
pei suoi sofferti occhi
nel grembo che ti conobbe infante
ritorna alla terra calpestata
ove non più riso di
fanciullo fulgide rende
l’erbe ma lacrime
lacrime di sangue innocente
bruciano l’ortica velenosa.

Mugola a te vicina l’onda
battuta contro il legno della tua vita
e i venti liberi
filtrandoti i capelli
mentre le basse nuvole
disegnano la morte.

Ancora un giorno e poi basta.
Lo credo.
Ne sono sicuro.
Domani
Domani, fra poco c’è il sole,
quello bello fatto di calore e di luce, di
tanta luce;
che pure però non ti acceca.
Certo. Certo. Domani.
Verrà tra poco domani.
E me ne andrò diverso
sulla stessa spiaggia che oggi ho odiata,
e potrò cantare
belle canzoni dolci.
Per Lui. A Lui solo. Certo
certo domani non vedrò più
formiche morire su lucide distese di
cemento, perché domani ci sarà il
mio sole a risplendere lì su.
Ed è buono. Lo so bene che è buono.
Sicuro, domani vedrai come sarà piacevole la vista della collina
e come non verranno più quei tristi pensieri dell’ignoto che essa
cela e capirai, lo capisci che capirai, capirai le sue distese verdi
di piante e di erbe, e per te saranno verdi e tutti per te saranno
i fiori fioriti sui burroni e sulle rocce di lava scura ed impetuosa.
Mentr’io ritornerò pentito.

Davanti al tempo

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

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Bruno Mancini

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