Il Dispari 20190325 – Redazione culturale

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Il Dispari 20190325 – Redazione culturale

Il Dispari 20190325

Il Dispari 20190325 – Redazione culturale

La redazione | Editoriale

Giornata mondiale della poesia a Roma con Paola Valori, Mariapia Ciaghi, Adriana Ifìtimie Ceroli, Il Dispari, DILA e i progetti artistici Made in Ischia.

In un’atmosfera di profondo amore per l’arte, Paola Valori affabile “padrona di casa” piena di attenzioni tese a rendere piacevole la serata agli ospiti dell’evento, e Mariapia Ciaghi intraprendete editrice ed organizzatrice di avvenimenti culturali di valenza internazionale, hanno aperto le porte della galleria Micro in Roma ad una suggestiva celebrazione della giornata mondale della Poesia istituita dalla XXX Sessione della Conferenza Generale Unesco nel 1999 e celebrata per la prima volta il 21 marzo seguente.

La data, che segna anche il primo giorno di primavera, riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturale, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace.

Con il titolo “Dissonanze: linguaggi e prospettive nella fotografia contemporanea” è stato sviluppato un progetto a più voci attraverso i nuovi linguaggi video e della fotografia di cinque fotografi, selezionati tra grandi maestri e giovano emergenti con opere di Claudio De Micheli, Sergio Silvestrini, Carlo Maria Crespi Perellino, Gianni Boattini e Alessandro Pizzo.

L’esposizione, curata da Paola Valori per le iniziative di Micro, in partnership con la casa editrice Il Sextante di Mariapia Ciaghi, che ne edita il catalogo, come punto di partenza comune, approfondimento e riflessione sul contemporaneo, ha fatto parte del Mese della fotografia, accogliendo un doppio evento per celebrare il giorno internazionale della Poesia con la partecipazione di voci internazionali quali il poeta e scrittore spagnolo Joan Barcelò, il poeta e scrittore inglese David Wilkinson, il poeta ischitano Bruno Mancini, la poetessa bulgara Anna Maria Perrova Ghiuselev, la poetessa romena Adriana Iftimie Ceroli, per concludersi con una performance su “Baudelaire, e la madre Caroline” di e con l’intesa e professionale padronanza scenica dell’attrice Federica Bassetti.

L’arte fotografica, l’arte teatrale e l’arte poetica sono state garbatamente e competentemente introdotte ed illustrate dal giornalista Aldo Forbice e della saggista Caterina Dominici.

Non è mancato un chiaro riferimento alla seduzione che riesce a sprigionare l’isola d’Ischia rendendo la sua insularità simile ad un microcosmo vibrante di proprie indefinibili caratteristiche fascinose ed ammalianti.

Con i saluti da parte di tutta l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ed i ringraziamenti al quotidiano “Il Dispari”, diretto da Gaetano Di Meglio, per l’appoggio divulgativo che rende possibile tramite l’affidamento alla nostra redazione della pagina culturale pubblicata ogni lunedì, sono state distribuite in omaggio agli spettatori ed agli artisti presenti in sala alcune decine di copie sia della rivista Eudonna edita da Il Sextante, sia delle antologie pubblicate in occasione dei premi “Otto milioni” e sia di varie edizioni del giornale “Il Dispari” riportanti cronache e notizie dell’incontro.

Joan Barcelò e Adriana Iftimie Ceroli hanno riempito di pathos le proprie esposizioni leggendo alcuni brani tratti dai loro volumi poetici, mentre una seducente dama in rosso, l’attrice Chiara Pavoni, ha completato le presentazioni degli altri autori leggendo alcune loro poesie.

Come ad ogni festa che si rispetti non sono mancate le “bollicine” offerte, insieme ad un gustoso assortimento di stuzzicanti tartine, dall’azienda vinicola “Anna Spinato” produttrice di vini bianchi, rossi e frizzanti che hanno un loro top nel DOCG Valdobbiadene prosecco, vero gioiello della provincia di Treviso.

Tutta la serata è stata trasmessa in diretta da Aracne TV living che, nata dall’intuizione e dalla tenacia dell’editore Gioacchino Onorati per documentare i convegni e le presentazioni dei libri, è ora in una fase di grande sviluppo e sarà presto visibile anche sul digitale terrestre

https://www.facebook.com/AracneTv/videos/2197455627172850/

Tra gli spettatori -sappiamo che c’erano molti volti noti del mondo della fotografia e della letteratura- abbiamo riconosciuto Maria Luisa Neri (presidente dell’Associazione “Arte del suonare”, già più volte presente a Ischia con le sue proposte musicali tra le quali è degna di menzione quella indimenticabile del violinista Giulio Menichelli nel Museo del Mare) e Assunta Gneo scrittrice, poetessa, recensita su questa pagina lo scorso 18 Febbraio da Angela Maria Tiberi.

Qui di seguito vi proponiamo le due poesie di Bruno Mancini che l’attrice Chiara Pavoni ha scelto dalla raccolta “Promo uno” per leggere in sala.

Dalla raccolta “Erotismo, sì!”
Il brivido più lungo

Ti vedo seduta ogni giorno.
Una mano gingilla tra i riccioli
accarezzandoti la gola.
Il cavalletto attende le curve le tinte le forme.
A volte una coda di auto rallenta il percorso del bus.
Ed io ti guardo fremere per un attimo più lungo.

Ti voglio sdraiata una notte.
Una mano gingilla sul mio petto
accarezzandomi innocente.
Il calice attende le bollicine dello sballo.
A volte un sorriso ferma del tutto il tempo,
ed io ti guardo nuda, prima del brindisi più lungo.

Tunnel dietro la curva.
Un attimo e tu già mostri
avvinto il prima con il dopo.
Il buio mescolerà per noi il sogno e la realtà.
A volte, stavolta, vincente è la passione,
e tu m’inviterai al brivido più lungo.

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”
Volteggio

Volteggio
con un tutù che non mi dona
-il rosa pallido del tulle e le scarpette bianche-
seguendo
melliflua sdolcinata
sviolinata
“Oh, com’è bello il ballo del mio cigno!”.

Intanto
il vento di ponente
ha sbrindellato stoppini e maschere,
sconvolge e ricompone,
superbo,
nel moto andante-maestoso
sipari-nuvole
di stelle e di galassie.

Ho smesso d’essere clessidra,
ma non sarò batacchio in dondolo
per indicare l’ora di un cucù.

Galleria fotografica

Video

Il Dispari 20190318 – Redazione culturale

Il Dispari 20190318

Il Dispari 20190318

“Promo uno” di Bruno Mancini – Terza puntata

Dando seguito a quanto è già stato pubblicato il 15 febbraio e l’11 marzo sulle colonne di questa pagina, continuo oggi a pubblicare, in anteprima, tutte le poesie inserite nel mio volume “Promo uno”.

Poiché in “Promo uno” propongo in ordine alfabetico un florilegio di 52 poemi tratti da tutte le raccolte pubblicate (Davanti al tempo – Iª edizione 1964; Agli angoli degli occhi – Iª edizione 1966; Segni -Iª edizione 1988; Sasquatch – Iª edizione 2000 ISBN 9781445220161; La sagra del peccato – Iª edizione 2006 ISBN 9781446187777; Incarto caramelle di uva passita – Iª edizione 2007 ISBN 9781326738006; Non rubate la mia vita – Iª edizione 2008 ISBN 9781409233848; Io fui mortale – Iª edizione 2010 ISBN 9781326785390; La mia vita mai vissuta – Iª edizione 2013 ISBN 9781291629972; Non sono un principe – Iª edizione 2014 ISBN 9781291664447;) userò lo stesso criterio alfabetico nella determinazione dei testi da pubblicare di volta in volta su questa pagina.
Buona lettura
Bruno Mancini

Dalla raccolta “Agli angoli degli occhi”
Agli angoli degli occhi

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile

Dalla raccolta “Agli angoli degli occhi”
Bagna la pioggia di un’ora tarda

Bagna la pioggia di un’ora tarda
i giorni dell’estate.
Tardo a venirti incontro
e non mi scuote
l’odore più bello della polvere
la mia polvere bagnata.
Attendo il sonno
più lungo di luce
che mi conquisto sperando motivi,
tante parole,
vissute molto in fretta
alla luce dei neon
e delle immagini riflesse.
Se giunge un canto
se giunge una goccia.
Se cerco un nome
almeno quello dammi
come io ti do.

Dalla raccolta “Sasquatch”
Berenice e i suoi dilemmi
Uno spunto dalla tragedia “Berenice” di J. B. Racine

M’attende
stanotte il mio domani,
mantice di fisarmonica regina
nella balera dove m’invito,
ostico astante.
a dare una misura alla mia sete.

M’appare
irriguardoso senso di memoria
di lei, l’altra bugiarda,
che andava in altalena,
morbosa perversione,
sui miei perdoni inammissibili.

M’accosta
d’ingannatrice residuo lembo
vagheggiato teorema di improbi sigilli
mortificante effimera dolcezza
divaricata sintesi
risucchio d’anime.

M’oltraggia
ludibrio inaccettabile,
Polinice in pasto ai cani
ed io sarò d’Antigone la sabbia.
Modello la visione onirica
e lascio Berenice ai suoi dilemmi.

Non canto e non sorrido.

Aspetto l’alba sveglio.

Dalla raccolta “Agli angoli degli occhi”
Brulichio

Brulichio di tante palline
buttate a caso insieme per terra.
Come fai a parlarmi?
Quel fiore che vive una notte
per ogni
cent’anni.
Come fai a parlarmi?
Ricordarmi qualcosa.
A quest’ora. A quest’ora.
La pelle ubbriacata
come s’ io stessi ancora
ad ungerla di gin
nell’ombelico vuoto piccola coppa,
e a grande mano
stendessi al seno,
al collo.
Girati.
Tutta la schiena
e natiche.
Piuma.
Sulle montagne
un forte vento di neve
ha ricoperto gli alberi.
Come fai a parlarmi?
Quella tua lunga verginità
presa in due ore
su un letto di tovaglie.
Brulichio di tante palline
buttate a caso insieme per terra…

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 90

Simbolicamente l’isola: Ischia.

È un eccellente simbolo del centro spirituale primordiale.
Ci si arriva soltanto volando o sull’acqua.

Omero parlava della Siria primitiva la cui radice è la stessa di Surya, il nome ascritto del sole, ed era un’isola centrale o polare del mondo.

Può essere identificata con Tula iperborea o la Thula greca, etimologicamente ritrovata dagli aborigeni dell’Atlantide.
Thula si scopre anche nei miti indiani, cambogiani: è l’isola bianca dei felici.

Secondo i musulmani, il paradiso terrestre si trova in un’isola di nome Ceilon, e Zeus è originario dall’isola sacra Minas, la patria dei misteri.

Un’isola centrale dal punto di vista religioso è citata nella Ricerca del Santo Graal.

Lì sarebbe situato un tempio nel bacino quadrato del lago Anavalapta.

Si dice che questo posto faccia guarire le malattie del corpo e della mente.

I celti hanno sempre rappresentato l’altro mondo e le meravigliose rive al di là delle navi irlandesi sotto forma di isole situate al ovest o al nord del mondo.

Le divinità irlandesi delle tribù della dea Diana sono arrivate sulla terra portando alcuni talismani magici e le quattro isole del Nord del mondo, mentre l’Irlanda, con la sua provincia centrale, Meath (colei di mezzo) è anch’essa un’isola divina.

Sembra che la Gran Bretagna fosse l’isola per eccellenza, secondo i racconti di Cesare e i testi irlandesi.

Pare che li vi andassero i druidi per cesellare e completare le conoscenze sulla sacra scienza e per rafforzare la dottrina ortodossa.

La psicanalisi moderna ha sottolineato, specialmente, un lato essenziale dell’isola: il fatto che essa evoca un rifugio.
La ricerca dell’isola da scoprire, o sconosciuta, o ricca di sorprese, è una delle tematiche fondamentali della letteratura, dei sogni e desideri.

Gigi Sabani soffriva della psicosi dell’isola.
Non vi andava mai perché non si sentiva al sicuro.
Gli mancava la terra ferma.
Gli dava il senso della claustrofobia.

Adriana Iftimie Ceroli

 

Una vera amazzone della cultura italiana: Assunta Gneo, nuova amica del quotidiano “IL Dispari”.

Assunta Gneo è una donna capace di trascinare con le sue opere, tanto da cambiare la rotta del lettore, perché lo invita a lottare senza tregua e senza paura di raggiungere i suoi obiettivi, come fanno le protagoniste dei suoi libri “Tira fuori l’anima” e “Si chiama Vittoria” che riescono a vincere le loro difficoltà grazie anche alla presenza delle loro nonne sapienti e caparbie.

Nella vita, Assunta Gneo ha saputo cambiare il suo stile di vita e in varie interviste ha raccontata la sua storia.
Alla discussione della sua prima laurea in ostetricia – Assunta ha ben quattro lauree! – giovanissima, venne apprezzata da un professore medico che immediatamente le diede un incarico professionale.

Da quel 110 e lode ha fatto nascere oltre mille bambini con gioia.

Ha avuto essa stessa due figli.

Sono passati diversi anni durante i quali ha coltivato sempre la passione per lo studio e diverse attività di volontariato.
Lei dice: “Dobbiamo volare alto, lontano dalle invidie, dalla cattiveria, dalle gelosie, dalla distruttività che schiaccia a livello emozionale e anche fisicamente. nel fare, nel partecipare, nell’esserci.
La protagonista del suo libro “Tira fuori l’anima”, Luce, è un inno alla resistenza attiva che muove la forza interiore, quella che ti permette di reagire e vivere serenamente nonostante le ferite, gli ostacoli terribili della vita.

Chiedo all’autrice:

D- Questa storia sincopata, forte, dolorosa ma colma di positività e speranza, è autobiografica?.
R- “Ho scritto la storia di Luce perché ho voluto dare valore al mio quotidiano.
Pur mantenendo il mio matrimonio, i miei figli, il mio impegno professionale e personale come servizio per gli altri, ho desiderato arricchire la mia vita di una nuova soddisfazione, di cose belle.
Per questo m’impegno ogni giorno, senza mollare niente.
Le batoste che insegnano l’arte del vivere a Luce vogliono dire alle donne che non dobbiamo sopportare un’esistenza al limite ma dobbiamo lottare, cambiare strada e affrontare il buio, se necessario.
Questa storia è per me, per tutte le donne, alcuni episodi sono autobiografici, altri di fantasia, altri ancora sono capitati a persone conosciute.
Vedo persone andare in terapia, senza trovare pace, perché non ce la fanno ad affrontare la realtà, a spezzare le catene emotive che le costringono a vivere ogni giorno eventi passati dolorosi che le inchiodano ad un’esistenza difficile.
Luce ci insegna a fare punto e a capo.

D- Quest’esperienza di scrittura ti ha portato tante amicizie?
R- “Sì, decisamente. La passione per le cose belle e per la cultura mi hanno spinto, insieme all’amico poeta Giovanni Rotunno, a creare un gruppo che viene ospitato, grazie alla generosità della direttrice, dott. Manuela Francesconi, ogni prima domenica del mese, al Museo Terra Pontina, in un crescendo di musica, poesia, letteratura, politica, giornalismo, arte pittorica, passato e partecipazione di pubblico. Sono momenti di gioia, di soddisfazione, di co-ricerca del bello. Nella mia vita è a 360 gradi. Intorno a me, e trovo molta gioia nei momenti di consenso ai quali non mi sentivo preparata. Ricevere attenzioni e affetto è bello.”!

Angela Maria Tiberi
Il Dispari 20190311 – Redazione culturale

Il Dispari 20190311

Il Dispari 20190311 – Redazione culturale

Editoriale

Alberto Manguel, Guido Angeletti, Andres Pociña, Lucia Marchi, Caterina Dominici, Marco Benedetti, DILA, Il Dispari, Adriana Iftimie Ceroli, Mario Ceroli… tutti insieme con Mariapia Ciaghi a Granada.

Si è svolto a Granada nei giorni 25, 26, 27 febbraio 2019, il ”Congresso Internazionale El Libro“, evento che ha riunito tanti insigni studiosi di storia del libro.

Ad aprirlo, Alberto Manguel, scrittore, traduttore ed editore di fama internazionale; vincitore di molti premi letterari.
Erede di J.L. Borges nella direzione della Biblioteca Nazionale Argentina di Buenos Aires, Manguel, classe ’48, è di origini argentine ma cittadino del mondo.

A chiuderlo Mariapia Ciaghi, editrice, giornalista, opinionista di questa pagina culturale, traduttrice e regista cinematografica, italiana di origini trentina ma cittadina del mondo.

Ha rivolto il più caloroso saluto agli illustri relatori e agli ospiti convenuti per celebrare tutti insieme questi incontri che sicuramente hanno aggiunto un tassello significativo alla sollecitazione di studi sul pianeta-libro e allo stimolo di future auspicabili indagini sull’evoluzione delle logiche e delle procedure produttive, distributive e di fruizione dell’editoria.

Invitata in qualità di editrice indipendente italiana per la qualità delle sue pubblicazioni, sia periodiche sia di testi, ha sintetizzato i cambiamenti che nell’arco degli ultimi anni hanno investito la piccola e media editoria in Italia.

Ecco uno stralcio del suo intervento:

Le difficoltà che incontrano la piccola e media editoria e le librerie indipendenti costituiscono un problema culturale di ampio respiro che riguarda l’intera comunità civile.

Infatti, a essere in pericolo non è esclusivamente un settore merceologico, che soccombe sotto la feroce espansione di monopoli, ma è la stessa possibilità di diffusione del patrimonio culturale. (…) La pluralità delle idee e dei contenuti editoriali può essere garantita esclusivamente dalla pluralità degli editori e degli attori che operano nel settore.

Allo stato attuale, il panorama editoriale italiano, essendo controllato per oltre il 60% da cinque grandi gruppi editoriali, sembra non poter garantire quel concetto fondamentale di biodiversità che, applicato al mondo del libro, indica la diversità dei libri presenti in un determinato contesto, ovvero la biblio diversità.

L’articolo 41 della Costituzione dice che l’iniziativa economica è libera ma anche che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, o in modo da recare danno alla libertà, alla dignità umana. Mi sembra che la perdita della biblio diversità rientri pienamente in queste categorie“.

La propensione di Mariapia Ciaghi, titolare della casa editrice Il Sextante e del magazine Eudonna, ad avere a che fare con la creatività, declinata nei più svariati campi (arte, teatro, cinema) è alla base di ogni sua scelta editoriale.

A dimostrazione di queste “estensioni del libro” come le ha definite la Ciaghi, è stata esposta la scultura “Hipatia” di Guido Angeletti ed è stato proiettato il trailer (diretto appunto, da Mariapia Ciaghi) tratto dalla pubblicazione dell’opera drammatica dell’autore spagnolo Andres Pociña “Resa dei conti” tradotta ed editata ugualmente da Mariapia Ciaghi.

L’intervento di Mariapia Ciaghi si è avviato alla conclusione con il ringraziamento per i supporti ottenuti dalla direttrice della Biblioteca Casanatense Lucia Marchi, dalla studiosa trentina Caterina Dominici, dalla produzione di Marco Benedetti e dalla Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” artefice di importanti collaborazioni sfociate, tra l’altro, nell’accesso alla villa residenza e laboratorio creativo messa a disposizione da Adriana Iftime Ceroli e dal Maestro di fama internazionale Mario Ceroli, per registrare le scene del trailer.

Senza enfasi, è comunque realistico dire che l’intervento ha riscosso un autorevole apprezzamento dal mondo spagnolo affascinato anche dalle “estensioni” del libro (nonché dalla estetica della creatività italiana) e, per completezza d’informazione, vale la pena annunciare l’affermata disponibilità di Mariapia Ciagh a partecipare ad un prossimo evento in preparazione nella Biblioteca comunale Antoniana di Ischia.

Bruno Mancini

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Simbolicamente il delfino

La figura del delfino è correlata a quella delle acque e delle metamorfosi.
Una legenda narra che alcuni pirati ubriachi, dopo aver legato Dioniso all’albero della nave, caddero in mare e furono trasformati in delfini.

Un delfino è raffigurato accanto al tripode di Apollo, a Delfi.

Era anche il simbolo della chiaroveggenza, della saggezza e della prudenza.

Queste qualità, assieme alla velocità del suo nuoto, l’hanno fatto idealizzare come un maestro della navigazione, perciò viene rappresentato, come Poseidone, con un tridente o un’ancora.
Nell’arte greca, l’uomo era raffigurato spesso sopra un delfino.

Quest’animale sacro aveva un ruolo principale nei riti funebri in Creta, dove la gente pensava che i morti si ritirassero alla fine del mondo, nell’isola dei superfelici, e che i delfini li trasportassero sulla loro schiena fino alle nuove dimore al di là della tomba.

Plutarco descrive il viaggio di Ariòn, trasportato e accompagnato dai delfini che lo aiutano a difendersi dalla furia dei marinai che volevano ucciderlo.

Ariòn si gettò in mare e fu salvato dai delfini che gli ridettero la speranza nella vita, e ricevette anche gloria dagli Dei (Il banchetto dei sette saggi).

Questa storia è ricca di simbologie, di trasparente interpretazione: Arion alla fine passa alla vita misericordiosa e spirituale grazie ai delfini.

La narrazione su Dioniso conferma l’interpretazione del delfino come simbolo di conversione.

Infatti, Dioniso prese la nave per andare a Naxos, ma si accorse che in realtà la direzione era l’Asia, dove i pirati volevano venderlo come schiavo.

Allora lui trasformò le vele in serpenti, riempì la barca di vitigni e fece sentire il suono di flauti invisibili.

Così i pirati impazzirono e si gettarono in acqua, diventando delfini.
Il fatto poi che questi animali aiutino gli umani deriva dalla leggenda che vuole i pirati pentiti delle loro azioni.

Adriana Iftimie Ceroli

“Promo uno” di Bruno Mancini – Seconda puntata

Dando seguito a quanto è già stato pubblicato lo scorso 15 febbraio sulle colonne di questa pagina, continuo oggi a pubblicare, in anteprima, tutte le poesie inserite nel mio volume “Promo uno”.

Poiché in “Promo uno” propongo in ordine alfabetico un florilegio di 52 poemi tratti da tutte le raccolte pubblicate (Davanti al tempo – Iª edizione 1964; Agli angoli degli occhi – Iª edizione 1966; Segni -Iª edizione 1988; Sasquatch – Iª edizione 2000 ISBN 9781445220161; La sagra del peccato – Iª edizione 2006 ISBN 9781446187777; Incarto caramelle di uva passita – Iª edizione 2007 ISBN 9781326738006; Non rubate la mia vita – Iª edizione 2008 ISBN 9781409233848; Io fui mortale – Iª edizione 2010 ISBN 9781326785390; La mia vita mai vissuta – Iª edizione 2013 ISBN 9781291629972; Non sono un principe – Iª edizione 2014 ISBN 9781291664447;) userò lo stesso criterio alfabetico nella determinazione dei testi da pubblicare di volta in volta su questa pagina.

Dalla raccolta “Agli angoli degli occhi”

Agli angoli degli occhi

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile

Dalla raccolta “Davanti al tempo”

Alla carezza gelida

Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:

necessità di sonno
al ritorno.

Dalla raccolta “La sagra del peccato”

Amico

Ho poco tempo
per essere
la copia antica
di me stesso,
o come bianca leggenda
attesa
da voce di grotta
sommersa
tra chele ed aragosta
insinuante
e danze d’alga
incerta
e flussi di onda
nebulosa.

Mi punge una figura
di uomo nudo
col volto incastonato
da denti spezzati,
e un cuore in mano.

C’è ancora,
se voglio
un goccio di pazienza.

Buona lettura

Bruno Mancini

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Bruno Mancini

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