La patente – parte prima

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La patente

Per la serie Esopo news

La patente – parte prima

Lo so che alla stragrande maggioranza di voi interessa poco o niente ciò che sto per scrivere, ma, per la verità, ormai sono abituato ad accettare l’ipotesi del disinteresse generale anche nei confronti di temi in apparenza non prettamente personali come lo è questo che propongo.

La notizia, che per me vale come la notizia del mese, è che oggi ho completato felicemente l’iter burocratico necessario per riottenere la patente di guida che mi è stata rubata, superando senza prescrizioni la visita medica.

Di cosa parlo?

Dico che un derubato, piuttosto che essere giustamente risarcito dallo Stato per l’inefficienza da esso dimostrata, prima nella prevenzione del crimine, poi nella tutela dei cittadini, e infine nella carenza delle indagini, deve mettere in conto che al danno segue la beffa.

Ossia, se ci fosse uno “Stato del Cittadino” al posto dello “Stato della burocrazia” dovrebbe avvenire che

1) Il Cittadino derubato acceda ad uno qualsiasi dei presidi presenti nel territorio oppure disponibili nel web

2) Rilasci le sue generalità

3) Comunichi il TIPO di documento che gli sia stato rubato

4) Riceva a stretto giro di posta le scuse da parte del Ministero degli Interni insieme al duplicato del documento sottrattogli in maniera fraudolenta.

Invece la “procedura” funziona così, ma forse è meglio non generalizzare (anche perché certamente ci saranno stati, e ci saranno in futuro, casi  più eclatanti di questo) e quindi mi correggo dicendo che NEL MIO CASO è capitato che:

1) Almeno quattro malfattori (molto probabilmente già presenti negli albi “professionali” disponibili per le strutture addette al controllo del territorio e alla repressione dei crimini, in parte slavi e in parte italiani, mi hanno accerchiato e mi hanno derubano in pieno giorno e nella piazza più sorvegliata di una delle città più a rischio criminale d’Europa.

2) Alla pattuglia di due vigili urbani, ferma sul marciapiede in una zona priva di traffico automobilistico e ad una distanza non superiore ai 20 metri dal luogo del furto, ho subito segnalato il misfatto, ma pareva, dalle riposte dei due pizzardoni pareva, che avessi chiesto loro di regalarmi una sigaretta. “Non è nostra competenza”, “Rivolgetevi alla Polizia” (le sigarette le abbiamo finite rivolgetevi al tabaccaio). “Dove trovo il più vicino posto di polizia?” “Qui proprio alle nostre spalle, nella stazione”, senza nemmeno girarsi per mostrarmi la direzione. Forse erano troppo impegnati a sorvegliare che i ladri non si facessero male durante le loro imprese “folcloristiche”.

3) Ho trovato il posto di Polizia nella stazione, mi sono presentato ed ho chiesto di sporgere denuncia di furto. Non che la ritenessi urgente per qualche motivo legato allo svolgimento delle “indagini” (che sapevo benissimo non sarebbero mai state effettuate), ma mi occorreva una documentazione dell’avvenuta denuncia poiché, essendo rimasto senza documenti e senza soldi, l’attestato della denuncia mi sarebbe stato utile per ottenere un biglietto… a credito… necessario ad imbarcarmi per tornare a casa. Era Dicembre e non mi sembrava prudente nuotare dalla terraferma fino ad Ischia.

I due poliziotti, di cui uno graduato, mi hanno guardato come se fossi stato un alieno, mi hanno invitato a ripetere la domanda e poi con molta disattenzione mi hanno informato che in ufficio non era presente un graduato abilitato a tale compito. Ossia, nella stazione più a rischio criminale di buona parte d’Europa i poliziotti non accettano nemmeno più di ricevere le denunce dei misfatti. Stento a comprendere quale sia l’attuale loro funzione, ma  nello “Stato della burocrazia” è perfettamente inutile porsi tali domande. Così è e non si discute! Comunque, bofonchiando, mi hanno indicato il luogo dove avrei potuto, orari di chiusura e giorni di riposi settimanali permettendo, espletare, con ironia, “L’azione a cui tiene tanto”: Questura centrale a tre/quattro chilometri di distanza.

3) A quel punto ho deciso di “rischiare” e mi sono recato a piedi al porto dove ho trovato qualcuno che, conoscendomi, mi ha consentito l’imbarco.

4) Ora viene il bello, ma il racconto proseguirà in una prossima puntata… forse!

La patente – parte seconda

E finalmente sono giunto nella mia cara isola.

Non voglio dire che Napoli non mi sia cara, però devo ammettere che a Ischia sono affezionato tanto da ritenerla addirittura un bene prezioso per le caratteristiche di sicurezza sociale che essa offre.

Oddio, per la verità, a me a Ischia hanno rubato almeno due volte le automobili (ritrovate entrambe disastrate a qualche chilometro di distanza) e una volta mi hanno rubata una roulotte mai più ritrovata.

Sì è vero, andando indietro con i ricordi, ad Ischia hanno scassinato due volte l’ultimo bar che ho gestito (Bar delle ginestre), rubando ogni volta alcune migliaia di euro in contanti dopo aver scavalcato cancelli e divelto robuste grate di ferro. Ciò, nonostante il locale si trovasse ubicato in un condominio con appartamenti abitati sui lati e in altezza. Però è vero anche che il terzo tentativo è andato male, non si sa se per la resistenza della serranda al crick o per altri motivi.

E, pensandoci bene, durante gli anni di piombo, mentre le brigate rosse e i rapinatori operavano a pieno regime, una sera mi giunse la telefonata di qualcuno (poi fu arrestata un’intera banda di calabresi responsabile di quei tentativi di estorsioni) che mi chiese un bel po’ di milioni di lire per evitare che i suoi “amichetti” mettessero bombe atte distruggere il mio “Bar Italia” che, all’epoca, era accorsato tra i primi tre di tutta l’isola d’Ischia.

Ricordo ancora con chiarezza molti momenti delle tre notti che trascorse nel negozio di fronte al bar, nascosto, con in mano una Colt P38 (avevo un regolare porto pistola, avevo comunicato le minacce alle autorità competenti e avevo contemporaneamente allertato un mio amico, Gennaro Di Massa, responsabile sull’isola di un primario istituto di vigilanza), pronto a difendere non so cosa in generale, ma pronto ad impedire, in particolare, che qualcuno potesse sottomettermi con la sua violenza.
Alcune bombe scoppiarono prima che li arrestassero.
Ho parlato di pistola?
Sì!
Una P38 (preciso che tutto quanto scrivo è indiscutibilmente documentabile/documentato) mi è stata rubata forzando un armadio di ferro in cui era depositata, altre due pistole (una browning 7.65 e una  Smith & Wesson 44 magnum), quando ancora non ero in possesso dell’autorizzazione al porto d’armi, le avevo comprate e contemporaneamente affidate in deposito a due amici, i quali, senza scendere nei particolari, non me le hanno mai più restituite. è vero che sono intestate a loro, ma è anche vero che le ho comprate io e che io le ho affidate alla loro custodia confortato dalla divisa che indossavano (indossano).

Forse vorreste venire a conoscenza di ulteriori elementi dell’elenco degli atti delinquenziali riferibili alla mia attività pubblica, e, in questo caso, dovrete attendere, non so quanto, che mi venga la voglia di scrivere sull’argomento; oppure, forse, vorreste sapere come è proseguita la storia del furto della patente e, in questo caso, so che certamente riprenderò a scriverne, ma non so quando.
La vostra pazienza è la mia forza.

La patente – parte terza

Si chiamava, e forse è vivo ancora, Eduardo Trotta, il povero disperato proveniente dall’alto Cilento, che avevo ospitato nella mia famiglia su sollecitazione di alcuni parenti residenti nel comune di Stio. E fu proprio lui ad entrare, in pieno giorno, di nascosto, nella nostra camera matrimoniale ed a trafugare nei cassetti rubando tutti i gioielli di famiglia, comprese le fedi matrimoniali. Per nasconderli, o per qualche altro perverso motivo, portò via anche indumenti intimi di mia moglie. Quando, dopo molti giorni ci accorgemmo del furto, lui aveva già lasciata, subito dopo il furto, la nostra casa e l’isola fornendomi un banale motivo di disagio. Quando alcuni indizi mi convinsero che era stato lui l’artefice del furto, l’andai a stanare nelle sue montagne. Lo consegnai ai Carabinieri e fu condannato come reo confesso.

Però, non ottenni lo stesso risultato in occasione della casa svaligiata in un pomeriggio di Agosto. Eravamo stati tutti al mare. Aprendo il portone capimmo che qualcuno era entrato. Il qualcuno aveva portato via un grande numero di oggetti compresi un paio di televisori. Aveva messo sotto sopra tutti gli ambienti alla ricerca di gioielli che forse non sapeva essere già stati rubati.

Una mia parente, addetta ai rapporti con le banche, disse di essere stata rapinata di sei milioni (miei) a sette passi dal Commissariato di Polizia.

Scrivendo scrivendo mi rendo conto che il cesto del malaffare che mi hanno riservato ad Ischia (composto non solo da furti ma anche da intimidazioni, da tentativi di ricatto, da atti di vandalismo ecc.) è tanto pieno da non potere essere svuotato nelle poche pagine che intendo dedicare a questo racconto. Quindi, concludo questo lungo inciso scrivendo solo i titoli delle vicende criminali delle quali sono stato vittima.
La figlia di un addetto all’ordine pubblico, con mansioni di cassiera, rubava soldi dall’incasso.
la moglie di un mio amico, con mansioni di cassiera, rubava soldi dall’incasso.
7 biciclette..
INPS
Doupont
Schede video giochi
Avvocato
Socio 1
Socio 2
Biliardi
Maradona
Saldatrice
Gomme bucate
Vetrine scassinate
Banchi di gelati svuotati
ecc. ecc.
Sono a disposizione per fornire, a richiesta, ulteriori particolari sui titoli di questo elenco.
Pensandoci bene la mia carriera di derubato ha avuto inizio, almeno per quanto io ricordi, quando, all’età di 13 anni, andai a giocare a pallone con i miei più cari amici in un campetto interno alla proprietà di uno di loro. Posai la Parker nuova di zecca su un muretto adiacente al campo e la persi per sempre! L’aveva presa uno di loro, ma non lo dissi a mio padre per evitare che m’impedisse di frequentarli.
E poi è proseguita con le merende scolastiche (quasi sempre cornetti caldi o dolci appena sfornati) che finivano, di nascosto, nella fauci delle mia care compagne di classe.
Ma la più bella è questa: SIP. Avevo la gestione di un centinaio di cabine telefoniche all’epoca in cui in esse c’erano anche i distributori di gettoni. Per alcuni fattori che non mi dilungo a raccontare, il controllo contabile di ciascuna cabina era praticamente possibile solo per cifre notevoli e per tempi lunghi. Però, a me i conti non tornavano e decisi di effettuare un controllo mirato, prima sui dipendenti e poi sugli apparecchi. Insomma scoprii che, utilizzando un sottile filo di ferro semirigido convenientemente sagomato a mano, era possibile prelevare gettoni dai distributori in maniera gratuita. Ci volle molto per convincere i capoccioni dell’azienda a mandare da me qualche loro tecnico affinché potessi dimostrare che non raccontavo balle, e che gli ammanchi, da me più volte lamentati, erano dovuti alla lacunosa progettazione degli erogatori! Poi mi ringraziarono, ma di risarcirmi le perdite non ne vollero nemmeno parlare!

La patente – parte quarta

Riprendo dal primo rigo della seconda parte dove ho scritto “E finalmente sono giunto nella mia cara isola.”

Sono arrivato a Ischia e la prima azione che ho compiuta è stata quella di aprire il pc, recuperare i dati dei documenti rubati e attivare le procedure di blocco per le carte di credito e per i libretti di assegno. Ho poi telefonato alla stazione dei Carabinieri per chiedere informazioni sugli orari di apertura degli uffici per sporgere la denuncia di furto, ricevendo la buonissima notizia che avrei avuto ancora un’ora per recarmi da loro.
In pochi minuti sono arrivato.
Ho sbrigato la formalità.
Mi hanno rilasciato un attestato per la guida dell’auto.
Mi hanno consegnato copia del verbale.
Con il verbale avrei avuto modo di rifare i documenti e pensavo che, con un po’ di pazienza e qualche ulteriore piccola spesa, avrei rimesso rapidamente ordine nel nuovo portafoglio.
Pensavo!
OK, una procedura cortese ed efficiente ma, ma non avevo considerato il “bello della burocrazia”!
Domenica uffici chiusi, il successivo lunedì ho iniziato il tour per la riconquista dei miei documenti, e di quelli di mia moglie.
Mi accorgo di non avere ancora indicato l’elenco dei documenti rubati, e senza elenco tutto il seguito del racconto sembrerebbe campato in aria.

Carta d’identità mia.
Carta d’identità di mia moglie.
Codice fiscale mio.
Codice fiscale di mia moglie.
Tessera sanitaria mia.
Pin INPS mio.
Pin INPS di mia moglie.
Tessera ferroviaria mia.
Carta postpay mia.
Carta di credito bancaria mia.
Libretto assegni mio.
Libretto assegni associazione di cui sono presidente.
Patente di guida mia.

Considerando che il Carabinieri mi avevano rilasciata un’autorizzazione valida alla guida per tre mesi, e avendo bloccato telefonicamente le due carte di credito, tra tutti gli altri documenti sottratti, ho pensato di dare priorità al blocco delle matrici dei libretti di assegni sottratti.

Quindi, all’orario di apertura della banca ho mostrato in visione la copia del verbale al direttore dell’istituto e gli ho chiesto di procedere al blocco degli assegni. Molto scrupolosamente, egli mi ha chiesto se, tra le matrici mancanti, ci fossero assegni regolarmente firmati ma non ancora incassati. Alla mia risposta negativa, ha chiesto di trattenere la copia del verbale per allegarla alla mia richiesta. Gli ho fatto notare che essa mi sarebbe servita per procedere alla richiesta di rilascio degli altri documenti mancanti e lui, compiacente per il mio ruolo di cliente di vecchia data mi ha fatto notare che avrebbe fatta un’eccezione effettuandone una fotocopia. Mi ha fatto firmare la fotocopia e mi ha invitato a ritornare l’indomani per completare l’iter del blocco.

Avrei preferito concludere tutto in quella stessa mattinata, ma il direttore mi ha, gentilmente, invitato a non insistere ed a tornale l’indomani. Amen! L’indomani nuova fila d’attesa per accedere all’ufficio preposto alla soluzione del mio problema, muovo mini interrogatorio da parte del funzionario, e nuova serie di documenti da firmare.  Ok fin qui poco male.

Lo stesso lunedì, uscito dalla banca mi sono recato all’ufficio anagrafe del comune, e dopo la proverbiale fila d’attesa ho chiesto il duplicato della mia carta d’identità.

L’impiegato, che mi conosce da una vita, ha controllato i miei dati presenti nel suo pc, me li ha elencati, mi ha chiesto se ci fossero variazioni, mi ha chiesta la denuncia presentata ai Carabinieri, l’ha controllata e… voleva acquisirla gli atti (come era accaduto poco prima in banca). Naturalmente gli ho fornito la stessa obiezione che avevo esposto al direttore della banca, e naturalmente, lui figlioccio della bella burocrazia, mi ha risposto che non  avrebbe potuto procedere senza allegare la denuncia. Gli ho detto “Fanne una copia” e lui ha risposto “Impossibile, serve l’originale”. Gli ho detto “Sottoscrivo un’autocertificazione” e lui ha risposto “Impossibile, serve l’originale”. Gli ho fatto notare che nella stessa denuncia erano indicate DUE carte d’identità rubate e gli ho chiesto “Come farebbe mia moglie a richiedere la sua carta d’identità se io ora consegnassi l’unica denuncia che esiste?” Imbarazzato, si è recato da capo ufficio, asservito alla bella burocrazia, il quale poco dopo è venuto allo sportello e ha ribadito quanto affermato dall’impiegato: “Senza l’originale della denuncia non possiamo procedere al rilascio del duplicato”. Poiché a me piace capire le situazioni fino in fondo gli ho riformulato le domande precedentemente rivolte all’impiegato e, dopo le sue risposte identiche a quelle dell’impiegato, gli ho chiesto “Esiste qualche altro modo, diverso dalla consegna dell’originale della denuncia ed a me sconosciuto, per potere ottenere il duplicato della carta d’identità rubata” e lui molto seraficamente ha risposto forte con un semplice monosillabo “NO”.

Ora avete capito che sono entrato nella melma della bella burocrazia, ma per conoscere il seguito del racconto dovrete essere così gentili da aspettare.

State certi che tornerò!

Bruno Mancini

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