L’incertezza della certezza

Benvenuti

Bruno Mancini |L’incertezza della certezza

Per la serie Esopo news

 

In questi giorni sto rileggendo alcuni libri di uno scrittore che ho ammirato praticamente da sempre.

Nel testo di un vecchio volume, edito nel 1962 ed ormai senza copertine e con le pagine quasi distaccate dalla rilegatura, mi ha fatto piacere rilevare che alcune mie sottolineature, antiche di oltre 50 anni, continuano ad avere per me lo stesso rilievo positivo di allora.

Ad un tratto ho smesso di leggere e sono restato per molti minuti fermo a valutare prima, ed accarezzare poi, un pensiero tra il nostalgico e l’incredibile.

Ero da solo nel tramonto in riva al mare (il mare è uno dei personaggi importanti del libro), quando mi sono reso conto, infatti, di aver vissuta quasi tutta la vita nella logica, etica e pragmatica, sentimentale e sociale, derivante ed appartenente ad una frase sottolineata con un sottile tratto di matita.

E ciò che ancora ora mi seduce in questa scoperta non è tanto la certezza di avere agito e pensato nel modus vivendi, desiderato seppure a volte maledetto, stigmatizzato nella frase dello scrittore, ma la rivelazione di non essermene reso assolutamente conto pur nella lunga inseparabilità che ci ha uniti.

“Senza lotta non si può stare soli; ma star soli vuol dire non voler più lottare.”

L’incertezza della certezza non smette mai di stupire!

Sempre lui, Cesare Pavese ma da un altro libro.

“Ma ormai io non potevo più perdonarle di essere una donna, una che trasforma il sapore remoto del vento in sapore di carne.”

Più lo rileggo e più sono convinto di aver fatto bene ad ammirarlo per oltre mezzo secolo.

 

 

Il brivido più lungo

 

Ti vedo seduta ogni giorno.
Una mano gingilla tra i riccioli
accarezzandoti la gola.
Il cavalletto attende le curve le tinte le forme.
A volte una coda di auto rallenta il percorso del bus.
Ed io ti guardo fremere per un attimo più lungo.

Ti voglio sdraiata una notte.
Una mano gingilla sul mio petto
accarezzandomi innocente.
Il calice attende le bollicine dello sballo.
A volte un sorriso ferma del tutto il tempo,
ed io ti guardo nuda, prima del brindisi più lungo.

Tunnel dietro la curva.
Un attimo e tu già mostri
avvinto il prima con il dopo.
Il buio mescolerà per noi il sogno e la realtà.
A volte, stavolta, vincente è la passione,
e tu m’inviterai al brivido più lungo.

Essere donna non basta

Essere donna non le dà pace
quando è la strada che attizza
il suo “per ora”
nembo che sbuca e offusca
tra filiformi steli di ginestre apparsi,
arditi nel lembo in basso del suo
torrione sulla rocca.

E lei vorrebbe fiato caldo tra la guancia e il collo,
mani indecenti a superare ostacoli dalle
ginocchia
al breve tratto dove concentra osceni paradisi,
osceno e paradiso.
Il ruvido pigiare sul suo perduto senso del reale.

Enfasi immacolata
sbaraglia il trucido bivacco,
ma lei non gode.

Le onde orizzontali

incredibilmente immobili
nelle tue coppe,
young lady abbarbicata ad una rocca
– non oggi –
tremula al gusto intenso
all’odore impalpabile
al calpestio lontano
del solito sconosciuto;

bizzarre prorompenti
oltre comode fettucce,
young lady perversa nella tua cuffia
– non oggi –
gracchiante “Oh, sì!”
“Ancora ancora.”
alla voce affanno lontano
del solito sconosciuto;

morbidamente accarezzanti
in lungo la tua schiena arcuata,
young lady discinta sul gran
pistillo, – non oggi –
esuberante al lieve dondolio,
al vorticoso affondo
tra le tue labbra,
del solito sconosciuto.

Tu lady
signora dei tuoi tempi
trasformi in jazz la tua monotonia.
Se poi mi chiami:
oscura il lume sul divano
alza i capelli al cielo
abbassa a terra gl’indumenti
socchiudi gli occhi
respira un sogno
dimentica di esistere,

io vengo per cambiare lo spartito.

 

Visits: 42

DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *