Per Aurora – volume quarto – Sesto giorno

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Per Aurora – volume quarto – Sesto giorno

Sesto giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Sesto giorno

Edoardo: -«Martedì 10 Agosto…
Caro diario, con intraprendenza via-via più marcata ed evidente, piano-piano, il silenzioso composto flusso di visitatori si è trasformato prima in singoli capannelli vocianti, poi in folto raggruppamento di smaniosi protestatori, fino a sfociare nelle innumerevoli manifestazioni popolari entro cui io sono rimasto coinvolto quale essenziale punto di riferimento.
Ho incontrato un’infinità di persone.
Non ho mai parlato tanto in un solo giorno.
Non avevo mai parlato tanto in un solo giorno!
Il bello è che adesso sono già le tre di notte e quindi tu sei un diario “sfasato” come me.
Quando gli altri, i normali, gli educati, i similia similibus, i tele-dipendenti metodici abitudinari borghesi familiarizzati annusano il profumo del caffè per svegliarsi, io, scodinzolando come un serpente tra le sedie della cucina, apro il frigo, e bevo una super ultima birra popolare per addormentarmi.
Oggi (ieri!) per me è stata una giornata Bla Bla Bla parlata in un napoletano ischiota che non riesco a scrivere.
Tradurrò tutto in italiano, anche se l’originale fascinosa affabulazione dialettica perderà specifici connotati acustici di virulenza e passionalità.
Però più tardi, poiché voglio iniziare dalla telefonata che ho ricevuto prima delle nove, nove del mattino, quasi l’alba per me…»
Edith: -«Ciaoooo!
Come staiiiii?
È ver o o o o?»
Edoardo: -«Chi sei?»
Edith: -«Tanto è inutile, non mi riconosceresti per il nome.
Sono la milanese del Fernet e caffè freddo all’una di notte.»
Edoardo: -«Da Milano? Forse la bella statuina ventenne di striminzite origini nostrane? La bionda… »
Edith: -«Lei, sì.
È ver o o o o?
Possibiiiile?
Sono giunti a tanto?
Da noi il misero polacco lavavetri non commetterebbe mai una simile sciocchezza.»
Edoardo: -«Milano non è il golfo di Napoli.»
Edith: -«Guarda te, neppure in Africa.
Scommetto una fortuna.
Non lo trovi un pirla, voi dite fesso, che si condanna con tanta incoscienza.»
Edoardo: -«Come hai saputo?»
Edith: -«La “Corriera delle Otto” ne ha data notizia di buonora.
Per me, guarda te lo dice una ex terrone, lui, il mariuolo, è morto.
A Napoli non lo perdoneranno.»
Edoardo: -«Esagerata.
Napoli.
Morto.
I tempi sono cambiati.»
Edith: -«Per te forse, non per i Maradoneti.
Io ne sono un esempio. Infatti, la ragione della mia telefonata è per dirti che ho già spedito in posta celere assicurata, al tuo indirizzo, quindici fotografie esclusive di me bambina tra le braccia ed i piedi di Diego.
Te le regalo.
Fanne l’uso che vuoi.
Salutami Ischia.
Forza Napoli.
Forza Diego.»
Edoardo: -«Tu-tu-tu. Ha interrotto la linea.
Con molti sforzi, sono infine riuscito ad aprire gli occhi ed ho notato sul davanzale accanto alla finestra la striscia arcobaleno della luce filtrata attraverso il vetro socchiuso.
Era in una posizione di gran lunga distante dall’usuale.
Il sospetto che fosse presto, molto presto, prestissimo, molto prestissimo, moltissimo prestissimo, moltissimo prestissimissimo, molto moltissimo prestissimissimo per svegliarmi, è diventato dolorosa conferma alla vista del display, verde, inserito nel frontalino del decoder satellitare: ore 8.47.
Purtroppo.
Poche altre volte ho avuta la sfortuna di scrivere nel diario memorie di mie azioni avvenute tra le sette e le undici del mattino.
Le rare occasioni che mi vengono in mente sono state determinate o da avvenimenti luttuosi, o da partenze per lontane destinazioni.
Solo un particolare giorno lieto ha avuto il privilegio di tanta esclusività.
Ricordo bene.
Mi sposai alle undici, ma alle nove ero già sveglio. Comunque, stamattina (ieri?) ho recitato una lunga serie di imprecazioni italiane turche rumene latine inglesi francesi tedesche greche libiche spagnole polacche ed ucraine, napoletane romane veneziane siciliane, milanesi e bolognesi; ho bestemmiato tutti gli dei possibili ed immaginabili; sono andato nel bagno, e mentre urinavo più fuori che dentro il vaso mi sono sputato in faccia nello specchio, mortificandomi e giurandomi di non dimenticare mai più aperto il telefonino all’ora del sonno. Il sonno è sacro oltre qualsiasi notizia.
Dormendo sono finalmente solo con me stesso.
Il sonno è più sacro delle notizie e delle altrui esigenze. Quando dormo, c’è spazio esclusivamente per me e per i miei pensieri.
Pochi minuti dopo, ho infilato i calzoni chiari i sandali e la maglietta azzurra, il cappello da pescatore -azzurro-, gli occhiali da sole ultrascuri azzurrati, ho sbattuto la porta, chiudendola, con un fracasso da terremoto casamicciolese, ed ho iniziato il cammino verso il necessario caffè doppio senza zucchero.
Non riesco a bere la prima birra della giornata se non ho già masticato un grano di caffè che chiedo di aggiungere nella tazzina.
Mancavano pochi metri per giungere all’angolo rifugio che avevo scelto, accanto alla vasca dei pesci rossi, per indorare il forzato esilio (almeno fino alle undici nessuno avrebbe dovuto vedermi pena lo sconquasso di ogni relazione futura: amici, conoscenti, gente comune e nemici si sarebbero potuti avvalere di quel fortuito incontro per chiedermene altri simili in altre occasioni).
No, no, nessuno doveva notare la mia presenza in quelle ore), ed ecco, implacabile, la triste mannaia della FAMA abbattere le mie difese di riservatezza».
Edith: -«Ho letto della disgrazia e sono venuto personalmente a portare la mia solidarietà.»
Edoardo: -«Grazie, ma non è il caso di farne un dramma.»
Edith: -«Non è il caso? Dramma? Peggio, qui si arriverà alla tragedia.
Un giorno, cioè una notte (faccio l’autotrasportatore, nel piccolo, il furgone è mio, carico e scarico, prelevo e consegno, Ischia Napoli Pozzuoli, sono stato pure a Bagnoli una volta), una notte, mentre imbarcavo da Ischia per Pozzuoli, alle due, tre, quattro non ricordo, Bix, il mio cane da caccia, mezzo bastardo e mezzo combinato con un vero campione afragolese, non riuscì a saltare in tempo sul portellone del traghetto (era il ferry boat di Carluccio). Rimase a terra.»
Edoardo: -«Cose che capitano, che bevi?»
Edith: -«Niente.
Non sono venuto per bere.
Per Diego.
Sto qua per Diego.
Non dovevano farlo.
A me mi telefonarono sul cellulare a Pozzuoli e mi dissero che Bix era in loro possesso e se lo volevo riavere dovevo portare un milione di lire in contanti alle sei davanti al cinema Puteolum.»
Edoardo: -«Hai chiamato i carabinieri?»
Edith: -«Sei pazzo, gli ho portato i soldi e loro mi hanno dato Bix con pure un guinzaglio nuovo.
Io sì che ti capisco.»
Edoardo: -«Che bevi?»
Edith: -«Offri tu?»
Edoardo: -«No.»
Edith: -«Forza Napoli.
Forza Diego.
Ciao.»
Edoardo: -«La posta elettronica oggi trasborda di incitamenti e complimenti vergati con ogni tipologia di espressività, dalle frasi dialettali, alle figure ormai entrate nell’uso comune della internet comunicatività.
Ne ho lette alcune, non molte.
Non ho dato alcuna risposta.
Ho copiato sul desktop la nuova e-mail inviatami da comeicinesi@libero.it… »
Edith: -«Essa dice “Caro Bruno, credo che siamo quasi giunti alla meta.
Domani probabilmente… massimo dopodomani.
Ti abbraccio.»
Edoardo: -«E tre, sono tre e-mail anonime, sempre più confidenzialined intriganti.
Aspetterò domani!»
Edith: -«O forse dopodomani!»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

PARTE QUARTA

Poesie dei sogni

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Per Aurora volume quarto di Bruno Mancini

seconda edizione

ID 4wwn72

ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Versione 2 | ID 4wwn72
Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
Libro, 89 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00


Informazioni sul copyright
Revisiona le informazioni sul copyright
Titolo Il furto della foto di Maradona
Sottotitolo Per Aurora volume quarto
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Originale digitale
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Descrizione
Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
Note sui collaboratori (1454 / 2500)
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Racconti
Il furto della foto.
Poesie dei sogni

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Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

 

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Bruno Mancini

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