ART10 Mauro Paolo Montacchiesi

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ART10 Mauro Paolo Montacchiesi


ART10 Mauro Paolo Montacchiesi

La poesia “A Casablanca” di Bruno Mancini

Dalla raccolta “Non sono un principe”
Poesie di Bruno Mancini

A CASABLANCA
Questa, di Bruno Mancini, è una lirica autobiografica, sintetica riflessione del suo universo in potenza.

Il costante incrociarsi di gradi d’individualità, con congetture e rappresentazioni allegoriche, dà l’impressione di blandire un desiderio distante, un’aspettativa che non sarà in nessun caso verità (APRO IL SIPARIO SUI MONDI PARALLELI …), un’illusione di paradiso che si consuma più in là della prospettiva fallace di un’esile realtà.

Per il vate, le farfalle, negli attuali giorni d’inerzia e di aspettative, appaiono come in controluce (istanza di tenerezza e passionalità) tra i cristalli di Murano.

Il suo buio si presenta angosciato da sopori lancinanti, da selvaggi ardori di mettere in moto la propria energia.
Le farfalle filigranate, i sopori lancinanti, i selvaggi ardori, questa la sintesi allegorica dei suoi giorni, delle sue notti.
ll di là da venire, il tempo andato, al momento non si arrestano, con intenso vigore propulsi all’esterno da struggenti afflati, da ciò che è in fieri.
Il cantore alza la cortina su universi convergenti, fatti di “PATATINE FRITTE (mancanza di comprensione da parte di …) E BIRRE POPOLARI (Gli amici)”.
E in quegli universi individua un’etera (una relazione sentimentale molto saltuaria) sprovvista di alterigia, alle spalle di un flat screen.
Come da un remotissimo creato, il suo tono metafisico vocalizza: “AMOR, AMOR…”.

Il cantore avvolge aspettative e disillusioni, in un piego piombato, il cui ricevente è la potenza misteriosa e invincibile del suo stesso fato.
Bagna superficialmente la linguella di cerniera, passa i confini in un convenzionale bollettino che dà il titolo che non c’è solennità a Casablanca.
A Casablanca, vale a dire transitoria, ma impellente necessità di considerazione che, verosimilmente, al momento non c’è.

I ricordi sono compressi, eccessivi.

L’ischitano non più luccica di fervori.
Si percepisce, si descrive sgradevole corsaro.
Le reminiscenze sono una masochistica crudeltà, una “RUOTA DELLA TORTURA” di manzoniana memoria:
Condotti al luogo del patibolo, le siano dal carnefice con una ruota ben ferrata spezzate a uno a uno tutte le ossa principali del corpo del cranio della testa in poi, …
– (I Promessi Sposi).

Il poeta postula un bilancio esistenziale tra passioni (sentimenti) e delusioni (frustrazioni), tra gemme (gioie), tempeste (gravi sconvolgimenti) e inganni (trame altrui a suo danno).

E continuerà a postulare quel bilancio esistenziale, con nichilistica emozione, fino a quando la folle apoteosi di una sua poesia si trasformerà in una farfalla incastonata sul girotondo (malinconia per i ricordi) opaco di una coppa.
La coppa, ovvero uno stato di coscienza in cui l’uomo, il vate, vuole tornare alla simbiosi con il cosmo.
È un sentimentalismo evanescente, permeato di velata tristezza, di commovente malinconia, provvisto di ragguardevole creatività.

Bruno Mancini è instancabilmente autentico, affascinante, incessantemente simbiotico al personalismo umano e umanistico dell’esclusivo periodo che vive, verosimilmente, nel momento della stesura del testo.

Dalla raccolta “Non sono un principe”
A Casablanca

Farfalle filigranate
in vetri di Murano
questi giorni di stasi e di attese
queste notti di sonni convulsi,
brutali desideri di muovere la vita.
E ancora non si fermano,
pensieri endecasillabi,
domani, ieri,
sbalzati fuori del presente.
Apro il sipario
sui mondi paralleli
tra patatine fritte e birre popolari,
scovo puttana priva di spocchia
dietro lo schermo piatto
-come da un altro mondo
la sua vocina aliena
sberleffa
“Amor, amor…”-,
accartoccio speranze e delusioni
in plico sigillato
destinatario “Il mio destino”,
umetto la linguella di chiusura
-sigillo gli fu negato-,
sconfino nel banale
lì dove un notiziario intitola
che non c’è festa a Casablanca.
Spiaccicata
scandalosa memoria,
non più brillo d’entusiasmi,
contro me stesso, trucido pirata,
incatenate anamnesi
alla ruota della tortura,
vorrò misura saldo
tra passioni e delusioni,
gemme
tempeste
inganni,
fin quando in sconveniente epilogo
folle apoteosi d’una mia poesia
sarà farfalla incastonata
-mosaico decorativo-
sul girotondo opaco di una coppa.

https://youtu.be/QLrhUhlt4hM

https://youtu.be/YdwAiV2Hrbo

Premio RECITAZIONE 2022 Otto milioni

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“A Ischia l’incanto ti punge gli occhi per quanto è immenso.”

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