04 Agosto 2011

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Golfo 2011 – 08 – 04

Dall’Antologia “Ischia, mare e poesia

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 Bruno Mancini

 Il turismo ed Ischia

 è sempre entusiasmante comprendere non solo come nuove forme di vita collettive abbiano potuto gratificare le aspettative di pochi lungimiranti pionieri, ma, ancor di più, come esse abbiano riversato benefici effetti economici, culturali e sociali sulla quasi totalità dei cittadini residenti nelle località interessate alla innovazione.

Parliamo di turismo: il nuovo modo di intendere l’utilizzazione delle risorse umane, paesaggistiche, climatiche e termali dell’Isola d’Ischia a partire dagli anni ’50.

Certo è azzardato configurare in un recente periodo storico l’inizio della trasformazione in senso turistico delle tradizionali attività marinare e contadine della popolazione  isolana, e ciò in ragione di una notoria consuetudine alla utilizzazione di molti borghi locali a scopi sia terapeutici e sia di ristoro fisico-mentale, la quale, pure essendo stata essenzialmente appannaggio quasi unicamente delle classi nobili e della ricca borghesia, si perde nei ricordi non solo della storia ma addirittura del mito e della leggenda.

Che Ischia, come sostenne Philippe Champault in “Phéniciens et Grecs en Italie d’après l’Odyssée”, Paris, Leroux, 1906, abbia avuto il vanto di essere la terra ove giunse naufrago Ulisse, fu una tesi forse eccessivamente azzardata ma che comunque, tra tanti eruditi confronti, già all’inizio del secolo scorso simbolizzava la propensione ad assegnare ad Ischia una particolare peculiarità di accoglienza ed ospitalità.

Nel libro VI dell’Odissea, Omero inizia a narrare di quando Ulisse, stremato e naufrago, fu raccolto dalla bella Nausicaa, figlia di Arete e del re dei Feaci Alcinoo, per essere ospitato nella loro reggia e poi fornito della nave che lo ricondusse ad Itaca, e l’antico narratore della epica greca ripete con poetica insistenza che il benvenuto con cui fu accolto l’eroe d’Itaca ebbe caratteristiche di prodigalità e di generosità pari, almeno, all’accattivante malia dei tepori, dei profumi e dei sapori profusi dalla natura in ogni angolo delle luminose terre appartenenti al regno dei Feaci.

Infatti, ai timorosi pensieri di Ulisse (traduzione del veronese Ippolito Pindemonte)

… Ahi fra qual gente
mi ritrovo io? Cruda, villana, ingiusta,
o amica degli estrani, e ai dii sommessa?

le parole di Nausicaa, la diletta figlia d’Alcinoo furono

… ma, poiché ai nostri lidi
ti convenne approdar, di veste o d’altro,
che ai supplici si debba ed ai meschini,
non patirai disagio. Io la cittade
mostrarti non ricuso, e il nome dirti
degli abitanti. È de’ Feaci albergo
questa fortunata isola; ed io nacqui
dal magnanimo Alcinoo,…

Eppure, l’isola d’Ischia ha conosciuto un vero notevole sviluppo turistico economico solo a partire dalla fine degli anni ’50 grazie alla nascita dell’industria del turismo.

Oltre alla forte presenza propulsiva dei due grandi industriali, Gaetano Marzotto del gruppo tessile di Valdarno (il quale dedicò molte energie nella ristrutturazione delle antiche terme comunali e nella realizzazione del complesso alberghiero termale Jolly, poste in essere a seguito della sua avvenuta guarigione dall’artrosi per merito delle acque minerali dell’Isola d’Ischia), e Angelo Rizzoli, industriale milanese giunto ad Ischia per una visita occasionale in compagnia del Prof. Pietro Malcovati (Angelo Rizzoli non solo realizzò a Lacco Ameno Alberghi ancora oggi tra i più esclusivi d’Italia  propagandandoli poi brillantemente attraverso i suoi periodici ed i film girati per conto della sua omonima casa di produzione cinematografica, ma concretizzò anche e donò con molta magnanimità alla cittadinanza isolana l’ancora oggi unico Ospedale locale, che volle intestare alla moglie Anna), oltre dunque i loro eccezionali impegni, l’origine del successo turistico della nostra Isola deve essere in gran parte identificato nell’eredità storica delle sue risorse termali conosciute ed apprezzate fin dai tempi greci e romani.

Già nel 1588 videro la luce gli studi sistematici delle risorse termali effettuati dall’idrologo di origini calabrese Giulio Iasolino (al quale è dedicata una importante via del centro urbano di Ischia Porto) con la stampa di De’ rimedi naturali che sono nell’isola Pithaecusa, hoggi detta Ischia, che,  unanimemente considerato il primo trattato di idrologia medica, descrive i 69 campi fumarolici e le peculiariltà delle 103 sorgenti che scaturiscono dai 29 bacini termali presenti sull’isola.

Gli ultimi rilievi affermano che più del 70% dei circa 300 alberghi ha annesso un proprio attrezzato stabilimento termale, e molti di essi, circa 130, sono convenzionati direttamente con il Servizio Sanitario Nazionale.

L’Isola d’Ischia mette a disposizione dei flussi turistici italiani ed internazionali una ricettività censita, alberghiera ed extra – alberghiera, di circa 40 mila posti letto.

Se ai circa 300 alberghi vanno aggiunti oltre 2 mila esercizi di affittacamera, si ottiene una disponibilità di posti letti pari ad oltre un terzo dell’intera ricettività turistica della Regione Campania.

A partire 1989 le presenze turistiche superano i 4 milioni di unità, di cui oltre il 60% straniere. Il fatturato diretto ed indotto supera i 250 milioni di euro annui, gli addetti al settore turistico si aggirano sulle 6.000 unità.
Così come negli anni ’50 pochi uomini di grande lungimiranza ebbero l’ardire di rischiare importanti capitali e notevole credibilità personale nell’affidarsi alla opzione turistica dell’Isola d’Ischia, oggi una nuova entusiasmante sfida si sta vivendo nella sua iniziale fase realizzativa.

Una area marina protetta di notevoli dimensioni passata dalla fase progettuale e dei compromessi politici alla realizzazione piena e concreta.

Fare del nostro mare un patrimonio da conservare ai posteri per una fruizione intelligente e rispettosa delle bio-diversità e degli ambienti naturali, ed organizzare nel contempo strutture  commerciali al servizio di nuove sensibilità turistiche, non sarà semplice, così come non fu agevole negli anni ’50 porre la prima pietra dello sviluppo turistico terrestre.

Augurandoci che l’impegno di tutte le genti locali  riproponga un rinnovato spirito di sana emulazione, teso alla qualificazione delle infrastrutture e dei servizi utili e necessari allo scopo di promuove un efficace richiamo di nuovi flussi turistici rispettosi dell’ambiente, e con la costante attenzione verso questo messaggio d’irripetibile fascino, lasciamo volentieri alle giovani generazioni l’onere e l’onore di narrare le prossime fasi evolutive del nuovo “Regno di Nettuno”.

Bruno Mancini

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