Il Dispari 20190128 – Redazione culturale

Il Dispari 20190128 – Redazione culturale

Il Dispari 20190128

Il Dispari 20190128 – Redazione culturale

Editoriale

Due capitoli iniziali del mio racconto “Così fu” tratto dalla raccolta “Per Aurora volume quinto”.

PARTE 1 – Capitolo 1

Ieri. Soltanto ieri. Finalmente, ho carpito dalle grinfie avide dei mercenari acquattati in ogni dove al soldo d’invadenti multinazionali, i tempi ed i modi per una voluta prigionia, ed ho serrato le porte nell’attesa di muovermi verso i luoghi delle mie origini. Metaforicamente, praticamente, completamente. L’assalto continuo, attraverso proposte indicanti modi d’essere adeguati agli inutili prodotti che i padroni universali del commercio e dei servizi inviano a pioggia di grappoli dai contorni impalpabili come foschia estiva di primo mattino, assume virulenze epidemiche una volta giunto a contatto con le blande aspirazioni di tranquillità e di serena assuefazione al ritmo quotidiano proprie di esistenze vissute senza sprechi e prive di inutili orpelli. Semplici, essenziali, autonome. Le menzogne ballerine, create ad immagine di lusinghe dai loro maghi prezzolati, saltellano allegramente ben oltre ogni perdonabile entusiasmo, frattanto che abbattono ostacoli a forma di evanescenti birilli ed ideologie di carta straccia, male, o per niente, supportate da nervose manovre atte a ripristinare condivisibili pretese di libertà individuali. Senza ritrosie, in ragione della forza amorale ricevuta dalle loro strutture interdipendenti, superano, con vigliacca disinvoltura gli specifici spessori delle singole vite incontrate lungo le vie che percorrono. Ne deriva una complessa organizzazione della socialità immemore dei suoi stessi scopi istitutivi. Mentre srotola piacevolezze esistenziali frammiste ad essenziali bisogni cognitivi ed impellenti necessità comunicative, essa, la falsa dignità universale – quella degli uomini invisibili oltre le cortine delle organizzazioni finanziarie, quella degli innominabili padroni del vizio e della schiavitù dei deboli, quella dei tizi in doppio petto sproloquianti in pubblico senza cuori brucianti all’interno del torace per giustizia ed uguaglianza, quella di tutti gli uomini animali da sé stessi assurti a mortificanti auto glorificazioni, quella dei nuovi Dei, meschini e blasfemi – essa la falsa dignità universale accaparra, tutto intero, senza pentimenti, l’indivisibile legame tra le vite ed i singoli uomini. Non ero convinto che fosse sufficiente, ma limitare il raggio di azione dei miei giorni futuri nel perimetro, orto compreso, di una vecchia casa colonica, mi era apparso il sistema più agevole per tentare la metempsicosi spirituale che intendevo costruire tra il mio passato ed il mio futuro.

PARTE 1 – Capitolo 2

Ieri. Soltanto ieri è stato il mio presente. «Va bene, ci sarò». Così risposi all’invito del Notaio Tramontore che si era premurato di notiziarmi del giorno e dell’ora in cui avrebbe dato lettura di un lascito in cui, a suo dire, io ero annoverato tra i beneficiari. Ricordo bene, fu lo scorso venerdì pomeriggio alle undici di mattina e per la ressa delle incombenze del fine settimana non tentai neppure di proseguire il colloquio chiedendogli da parte di chi provenisse il bene o informandomi di quale natura fosse il dono. «Va bene, ci sarò.» Appuntamento per il mercoledì successivo – ieri -, alle 18,30 in via Nuova Cartaromana ad Ischia. Lasciai l’appunto a Geltrude, smisi di pensarci e ripresi a sublimarmi ai confini dei sermoni laici, e ad impegnarmi per rendere ragionevoli gli eccessi comportamentali di frotte di miei assistiti, in parte piagnucolanti, urlanti, irritati per non gradire improvvise o temute truffe economiche provenienti da loro clienti – fornitori – enti – amici e personaggi comunque orbitanti intorno agli affari di cui si occupavano, ed in parte, questa ultima di gran lunga, maggioritaria, composta da storici frequentatori sollazzanti in ragione dei buon esiti previsti per le rivendicazioni che avevano affidato alla professionalità del mio studio legale. Certo idealizzavo, ma senza smettere, con intensità e concretezze molteplici e dissomiglianti, in momenti differenti dei giorni che seguirono, di volere il mio tempo e di dubitare. “E se non fosse questo?” mi chiedevo dapprima, e poi proseguivo traendone valutazioni simili a: “Dovrei scorrere le clessidre ateniesi romane egiziane cretesi micenee etrusche cinesi spartane. Babilonesi. L’America dei guappi dal pugno di ferro. L’Europa dei sudditi del pozzo pieno. Le folle africane prive dei nostri rimedi, ma vittime delle nostre opulenze. Arabi affaticati dal rispetto per gli insegnamenti scritti nei versetti dei loro libri sacri e dalla concomitante caccia agli infedeli.” Oppure continuando amareggiato: “Non è questo il mio mondo. Questo è solo un mondo di pazzi che impone, sottomette ed infine costringe falde enormi dell’umanità a scannarsi – dovrebbe essere incredibile – non solo per la necessaria sopravvivenza proveniente da un tozzo di pane, non solo per il superfluo benessere ottenibile da un litro di petrolio, ma finanche, anzi con maggiore cruenza, nella guerra senza regole battagliata per accumulare patrimoni che nessuno riuscirebbe mai a godere neppure in infinitesima parte (tante ville, tanti soldi, tanto tutto) da vivo o da morto su questa terra. Se non fossimo folli, useremmo i poteri per altri obiettivi. I neri valgono come i bianchi ed i bianchi valgono come i neri è un’affermazione quasi accettata, anche a prezzo di dolorosi stoici sacrifici ed amare sconfitte, da tutti i neri e da tutti i bianchi, ma non si ottiene lo stesso consenso se si afferma che i ricchi e i figli dei ricchi hanno gli stessi diritti dei poveri e dei figli dei poveri.” E quasi sempre concludendo con certezze e domande di arrendevole impotenza: ”Occorreranno nuovi secoli e nuove religioni e nuovi eroi. Se neppure in chimerica lontananza si avvista il freno capace di modificare le penose situazioni di disuguaglianze sociali, economiche e culturali che ci pervadono impregnando di egoismi i nostri atti, e se non è stata ancora assolutamente scalfita da moltitudini ribelli neanche l’apparentemente non eludibile «globalizzazione» – malvagia nelle intenzioni e perversa nei risultati-, fino a quando i Caino continueranno ad uccidere gli Abele?” Bruno Mancini Copertina morbida, 109 Pagine Prezzo € 11,06 (IVA esclusa). Stampa in 3-5 giorni feriali – ISBN 9781409281849 – Copyright Bruno Mancini (Licenza di copyright standard). Editore Bruno Mancini Pubblicato il 25 ottobre 2011 Pagine 109 Rilegatura Copertina morbida con rilegatura termica

http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-quinto/paperback/product-4636773.html

 

Adriana Iftimie Ceroli.

Dalla sua raccolta inedita “Cantico del cigno”, pubblichiamo in anteprima esclusiva la poesia:

Amante

 

Non tocco il pullulare pagano

trasudando di sventure

tra pensiero e realtà,

tra barlumi che vacillano

nel vuoto esistenziale.

Io sono ai margini

dei reati amorosi,

esiliata dai sognatori

che vorrebbero spiarmi,

buffoni!

Andate a fare i giullari,

questo è il mio indugio,

toglietemi di dosso ogni inciucio

della comune volgarità!

Editoriale

Il Dispari 20190121

DILA – Il Sextante – Il Dispari – Sinergie Solidali – Eudonna insieme a Roma per la cerimonia di consegna dei premi “Otto milioni” 2018 assegnati durante il #BCM18.

Domenica 27 gennaio 2019, alle ore 16.00, a Roma nella sede sociale dell’Associazione culturale Sinergie Solidali (Via Volsini 27) in un pomeriggio di scambi culturali, si terrà la cerimonia di consegna delle pergamene (impreziosite dall’arte grafica di Milena Petrarca vincitrice del premio “Otto milioni” edizione 2017), a tutti i vincitori dei Premi “Otto milioni” 2018 (poesia, arti grafiche, musica, letteratura, giornalismo) i cui nomi sono stati già comunicati nell’Aula Magna della SIAM di Milano durante l’evento del 17 novembre inserito nel cartellone del #BCM18 Bookcity e sono già stati pubblicati in questa pagina nel numero del 19 novembre 2018.

L’anfitrione sarà Mariapia Ciaghi, editrice di “Il Sextante” e del magazine Eudonna.

Sarà presente una folta delegazione dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Diverse Associazioni culturali invieranno loro rappresentanti.

Caterina Guttadauro La Brasca sarà portavoce di un’iniziativa atta a coinvolgere positivamente ed a livello internazionale, sia L’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” sia anche tutte le altre associazioni che vorranno aderire alla proposta.

Il grande poeta catalano Joan Jos Josep Barcelò I Bauçàsarà ospite d’onore.

Il quotidiano “Il Dispari” sarà la testata di riferimento di tutti i servizi giornalistici, mediatici e audiovisivi.

Seguirà un’apericena d’autore alla quale si potrà partecipare previa prenotazione.

INFO: emmegiischia@gmail.com – tel. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23.

TWITTERONE

 

DILA, IL SEXTANTE, Il DISPARI, EUDONNA

in primavera nel Salotto di Carla Pantano a Roma

Nel salotto di Carla Pantano, in via dei Chiavari a Roma, sabato 26 gennaio alle 18 si celebrerà la fine dell’anno rossiniano con le sei opere dedicate al grande compositore, dell’artista Paolo Iantaffi, già esposte nello spazio Wegil l’ottobre scorso in occasione del concerto dell’orchestra mandolinistica romana.

Questa volta, a commemorare l’anniversario sarà la piccola Orchestra Soleado diretta dal Prof. Carotti.

Oltre alle sei opere dedicate a G. Rossini, Paolo Iantaffi esporrà una decina di quadri dove, insieme alla tecnica raffinata, si potranno apprezzare la sapienza anatomica e l’intensa poesia che contraddistingono le opere di questo grande artista.

La location, il cui toponimo deriva dai fabbricanti di chiavi e serrature, i quali, dopo aver abbandonato l’odierna via Agonale (allora denominata via dei Chiavari), si stabilirono in questa zona, ė stata scelta da Il Sextante per girare prossimamente il trailer di un cortometraggio che sarà presentato in Spagna a fine febbraio e di cui vi riveleremo il titolo solo a fine riprese.

In primavera, il salotto di Carla ospiterà alcuni reading di poesia ed eventi artistici di vario genere, organizzati in stretta collaborazione con l’associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA (saranno coinvolte tutte le sedi operative presenti in Italia e all’estero), la Casa editrice “Il Sextante” di Mariapia Ciaghi, la redazione culturale del quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio, il magazine trimestrale “Eudonna” e tutte le associazioni che vorranno aderire al progetto che verrà illustrato nei prossimi giorni.

Eudonna: Lucia Annicelli – Maria Funiciello – Gaetano Di Meglio – Adriana Iftimie Ceroli

Il magazine trimestrale Eudonna, diretto da Mariapia Ciaghi, è in edicola (a Ischia c/o la rivendita di giornali della Piazzetta San Girolamo).

In questo numero, nella rubrica “Eccellenze femminili ischitane”, la cui redazione è affidata all’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, potrete trovare un interessante articolo scritto da Roberta Panizza (Presidente DILA) che illustra le eccezionali scoperte relative alla storia della Massoneria dovute al ritrovamento di un manoscritto rinvenuto da Lucia Annicelli, eccellente Direttrice della Biblioteca comunale Antoniana della Città di Ischia.

Oltre all’analisi del testo che Lucia Annicelli ha pubblicato nel volume “Il Codice Massonico di Ischia” (prefazione di Elvira Chiosi; postafazione di Ruggiero Ferrara di Castiglione; stamperia del Valentino), Roberta Panizza completa l’articolo con una breve intervista all’autrice. Inoltre, l’articolo di Roberta Panizza pone in bella evidenza, oltre ai meriti di Lucia Annicelli anche quelli di Maria Funiciello (un’altra “eccellenza femminile ischitana”) e il contributo positivo riconosciuto a questa testata giornalistica diretta da Gaetano Di Meglio, in quanto Panizza scrive: “Un’altra donna però è coinvolta in questa importante scoperta perché, se fondamentali sono la professionalità e il tempo di chi effettua ricerche e approfondimenti, è ugualmente molto importante che i frutti di tali lavori vengano presi in considerazione e divulgati dagli organi di informazione perché il maggior numero di persone ne venga a conoscenza.

A questo ci ha pensato Maria Funiciello, donna dai molteplici interessi e attività: informatica, fotografia, giornalismo, scrittura, insegnamento, solo per cintarne alcuni che ha subito compreso l’importanza di quanto emerso dalle ricerche della Annicelli e tramite un’articolo-intervista, pubblicato dal quotidiano “Il Dispari” di Gaetano Di Meglio distribuito sull’isola verde, ci ha fatto conoscere i passaggi che hanno condotto al ritrovamento di un importante manoscritto che ci introduce ai primi passi della massoneria speculativa in Italia.”

A completamento dell’informazione relativa all’attività culturale proposta dalla nostra DILA nella rivista Eudonna attualmente in distribuzione, c’è da dire che vi abbiamo pubblicato anche un articolo a firma di Pietrangelo Buttafuoco relativo alla poetica e alla vita artistica di Adriana Iftimie Ceroli, la quale, per chi non lo sapesse, è stata designata, già da alcuni mesi, come valida collaboratrice di questa pagina culturale ottenendo in affidamento dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” un rubrica dedicata alla sua poesia.

Bruno Mancini

Il Dispari 20190114 – Redazione culturale

Il Dispari 20190114

Il Dispari 20190114 – Redazione culturale

Joan Josep Barcelò I Bauçà: quando la Poesia serve a ridisegnare la Vita.

Il Poeta si racconta a Caterina Guttadauro La Brasca in esclusiva per DILA – Redazione culturale “Il Dispari”

Joan Josep Barceló i Bauçà è nato nel 1953 a Palma di Maiorca. Ha compiuto studi umanistici e scientifici presso le Università di Barcellona, Isole Baleari, Madrid e Londra. È autore di numerosi libri di poesia in lingua catalana. Nella sua carriera letteraria ha ricevuto tantissimi premi Sviluppa uno stile letterario caratterizzato dal surrealismo e dall’astrazione, con riferimenti a un mondo onirico, mitico e filosofico, alla ricerca di un nuovo concetto di poesia nel quadro attuale.

D:- Cos’è per lei la Poesia?

R:- “È il linguaggio che può dire tutto in poche parole. La carne, la pelle, l’acqua, il vento, l’aria, il tempo e lo spazio sono per me una grande metafora. Andando e venendo, sono sempre diversi, sono sempre gli stessi, hanno un movimento misterioso e affascinante, dobbiamo avere gli occhi ben aperti, sempre pronti a sorprenderci. Il poeta osserva questo ciclo inesorabile di nascita-morte-rinascita, noi siamo nel tempo. Siamo più di un’esperienza ordinaria.La poesia deve essere un pugno nello stomaco o un bacio in bocca. Il poeta dà vita a una nuova semantica di ogni termine, e può ricoprire e scatenare un processo di consapevolezza, un desiderio di cambiamento, una reazione alla cecità e quindi influenzare la visione del mondo e degli ideali, aprendo la strada a nuovi stati d’animo, convinzioni, valori e sentimenti.”

D:- La Poesia è espressione dei popoli. In un momento storico difficile come quello che viviamo, la Cultura è contaminata anch’essa o no?

R:- “Forse. Noi viviamo in un mondo cieco, sembra che ogni giorno ci siano più persone cieche, dobbiamo fuggire da questo mondo e da coloro che non lo vedono. La ricerca della libertà deve essere un ideale e deve riempire la vita. Coloro che non li vedono perché indossano una maschera, si limitano a ingannare se stessi.Mentire è sempre sbagliato e gli umani mentono spesso. Molti hanno fatto della menzogna un modo di agire per ottenere quello che vogliono. Mentire non è una buona compagnia, distorce la realtà e alla fine ti rende fittizio e ti relega in un mondo isolato.”

D:- Lei o meglio la sua Poesia è conosciuta molto anche in Italia, dove è stato super premiato. Perché il panorama poetico italiano si incontra felicemente con il suo modo di fare Poesia?

R:- “Nella poesia italiana mi sento molto bene, non dobbiamo dimenticare che questa lingua è stata quella che ha avviato una serie di cambiamenti nella letteratura, che in seguito hanno influenzato le altre letterature europee. L’Italia è stata un luogo idilliaco per i poeti stranieri che sono stati in grado di sviluppare le loro idee in un altro modo, diverso da quello d’origine. Essi sono stati accolti e accettati come parte integrante della loro cultura.Ho sempre avuto la chiarezza, volevo fare delle poesie che parlassero in un senso molto ampio, che fossero l’espressione di ciò che sentiamo nel nostro corpo, ma legato alla parte più profonda dell’essere. Non è una poesia che definisce solo la carnalità, ma anche la spiritualità. La trilogia “carne cruda”, “de sang / di sangue” e “grembo” sono una raccolta di poesie dedicate al corpo nel senso di forza che unisce, per raggiungere una gioia massima, per far sentire vivi. L’amore è tutto. L’Italia è il paese dell’amore eterno.”

D:- Le poesie di “de sang / di sangue” vogliono ferire il cuore, perché?

R:- “È semplicemente una visione poetica della vita, il risultato dell’osservazione e dell’analisi delle persone, delle cose e dell’ambiente. Queste poesie nascono dalla necessità di parlare con l’insondabile, diventando personaggi reali per gli esseri lontani, facendo da tramite per rendere una distanza più tollerabile. Penso che la poesia sia un bisogno di trasferire pensieri, esperienze, emozioni, derivante da un’osservazione continua e da un riflesso, giorno dopo giorno.Penso che l’anima e il corpo siano gli stessi, non possono essere separati. L’anima e il corpo cambiano solo di stato e dimensione, rappresentano il visibile e l’invisibile, qua e là, prima e dopo. Queste variabili, essendo la stessa cosa sono, una dualità unificata.”

D:- Per comunicare la sua interiorità lei fa un percorso controcorrente e innovativo. Da dove nasce questa esigenza?

R:- “È un atto di fede. Devi credere nelle cose e nei sogni. Ma i sogni sono sogni, dobbiamo farli diventare realtà. Abbiamo tutti un passato pieno di sogni che non sono mai stati realizzati. Il tempo determina in che misura possono diventare realtà, è una lotta costante con noi stessi e il tempo. Il modus vivendi di ognuno di noi è fondamentale per vivere o sognare. La mia poesia nasce da un mondo interiore in costante contatto con il mondo esterno, è una ricerca di concetti comunicativi che possono essere poco conosciuti nel campo poetico, ma penso che abbiano molto a fare con un nuovo modo di dire le cose.La fisica quantistica entra in profondità in una dimensione di tempo e spazio; decidiamo il momento, lo strutturiamo in un ricordo che è la nostra identità, l’unicità della nostra vita, così come quella degli altri, è trascendentale. La poesia è stata la lingua del passato ed è anche la lingua del futuro.All’interno del surrealismo, che esiste nelle mie poesie, c’è una battaglia costante tra due mondi, quello dei vincitori e quello dei vinti. La stessa vita è una guerra quotidiana, vinciamo o perdiamo, ma dobbiamo lottare per vincere. Devi scrivere ogni giorno basandoti sulle cose che succedono intorno a te. Le poesie si basano sulla parola come strumento che consente di comunicare con gli altri.”

D:- Lei inizia facendo uso delle forze quali l’acqua, il sangue, il vento che sembrano mezzi che stravolgono la normalità, si vestono però di poesia e portano il lettore ad analizzarsi, ad entrare nelle sensazioni sue più profonde. E’ questo il suo intento?

R:- “I poeti hanno il loro modo di capire la vita, un poeta rende la vita un’eterna poesia. Le parole costruiscono la realtà in cui, nel bene e nel male, viviamo, sono strumenti per combattere, godere, sognare. La poesia è vita ed è un caleidoscopio d’immagini in costante movimento, è una passione, una ricerca di chiarezza e precisione concettuale. La sfida è cercare di costruire il proprio vocabolario, fusione, accuratezza e densità. L’aspetto polisemico del testo poetico si riflette attraverso la poesia, le domande e i problemi del mondo e diventa un punto di riferimento, uno stimolo per imparare.Forse c’è una parte dell’esistenzialismo e una parte della metafisica nella mia poesia, ma mi considero anche surreale e astratto. La mia poesia cerca di suonare più volte e con più spazi contemporaneamente, essa è un doppio concetto di cose. Tutte le cose e concetti come acqua, sangue, vento, aria, sono elementi che vediamo ogni giorno, e il corpo è impregnato di loro. Quando la mia poesia parla di tutto questo, cerco di fare capire che siamo pezzi di un mondo molto vasto da cui non possiamo sfuggire.”

D:- Anche linguisticamente c’è una commistione tra il catalano e l’italiano. Questo va visto come un trait d’union o al contrario voler mantenere la propria identità?

R:- “Le lingue sono il modo di esprimersi, hanno punti in comune e punti che li differenziano, ma i contenuti poetici sono sempre gli stessi, non hanno confini. Sia l’italiano che il catalano sono lingue latine, sono figlie della stessa madre, questo lascia indubbiamente molte somiglianze in entrambe le lingue. Se parliamo d’identità, preferisco essere un poeta senza confini, sono semplicemente interessato più al contenuto che al continente. Certamente la mia lingua madre è il catalano, dove mi trovo molto identificato con la cultura che lo definisce, il catalano è una lingua viva nel popolo, è dinamica e attiva e ha dato un contributo, per mezzo di molti autori, alla cultura europea. L’italiano, d’altra parte, è anche una grande lingua, fondamentale nella cultura di tutti i tempi. Come ho detto prima, non è necessario identificarsi in una lingua specifica, c’è la possibilità di essere dualistici, di essere in grado di mostrare diversi volti, fatto arricchente, poiché collega le culture e amplifica il linguaggio poetico. Quindi, sono un poeta identificato con la cultura catalana, ma sono anche molto impregnato della cultura italiana, e i due insieme danno una poesia più vivace.”

D:- La sua Poesia non è di facile apprensione, ci suggerisca quale approccio deve avere il lettore con essa per non stravolgerne il significato.

R:- “Senza dubbio, tutti comprendono l’amore. Senza amore non c’è vita o felicità. La scelta della vita è l’energia e la forza che muove le persone. Libertà, sincerità e umiltà, amicizia e amore, il futuro. Se dobbiamo prendere i nostri occhi, per vedere nell’oscurità, per trovare il percorso della luce, dobbiamo farlo. Dobbiamo evitare la mediocrità e le bugie. Se la poesia è un linguaggio del futuro, possiamo vedere molte cose che ora sembriamo impossibili, ma i tempi cambieranno, emergeranno nuove idee e progressi, i concetti che ora sono normali scompariranno, entreremo in una nuova era. La poesia non può essere lasciata fuori da questi progressi, deve trovare il modo di continuare a essere un riferimento, come è sempre stato. Penso che sia il ritorno a uno stato iniziale, non una fine, poiché la vita è uno stadio del tempo eterno. Gli eventi che costituiscono la vita non possono mai riempire la richiesta di significato, perché sono molteplici nelle forme e tempi, diversi nella forma e nelle relazioni, irriducibili nella singola unità. Questa mancanza di unità richiede un significato più complesso, forse una risposta nella dimensione di una voce che cerca i limiti di una poesia più quantistica.È molto importante conoscere noi stessi, così puoi sapere cosa siamo capaci di fare o non fare, l’ignoranza rende le persone deboli. Abbiamo tutti una capacità di penetrazione emotiva e persuasione, che presuppone il dare valore alla parola, mostrare la realtà.” Dal disordine, quindi, si arriva all’ordine: dal particolare all’interezza, dall’esterno all’interno, dal rumore, dal frastuono dei sensi alla pace dell’anima, dalla violenza cruda delle parole all’attimo di tenerezza. Un percorso particolare che per chi l’affronta con la curiosità e l’attenzione che merita, spiega come sia possibile arrivare alla pura Poesia anche percorrendo strade apparentemente opposte e lontane ma, invece necessarie alla Poesia per condurre all’unione, come dice Lei, tra le varie sfere che formano l’individuo.

Ringraziamo l’amico Barcelò e concludiamo con una considerazione davvero consolatoria.

In un tempo in cui impera lo scontro, la violenza e l’assenza di rispetto talvolta anche intellettuale, ci piace aver accolto nel nostro mondo letterario un Poeta Catalano, portatore di spunti, riflessi, metodi che possono trovare una fusione culturale che, come dice Jean Rostand:“Noi tutti siamo formati della stessa polvere cromosomica, nessuno di noi ne possiede un solo granello che possa rivendicare come suo. È il nostro insieme che ci appartiene e ci fa nostri: noi siamo un mosaico originale di elementi banali”.Caterina Guttadauro La Brasca

Caterina Guttadauro La Brasca

 

DILA

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