Per Aurora – volume primo –  Dedica – Brevi commenti amichevoli

Per Aurora – volume primo –  Dedica – Brevi commenti amichevoli

Dedica – Brevi commenti amichevoli

Per Aurora
volume primo

Agosto 2022
Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”
Bruno Mancini

Edizioni

DILA

Per Aurora volume primo
BRUNO MANCINI
Dello stesso autore nel catalogo DILA

Poesie
Promo uno
Davanti al tempo
Agli angoli degli occhi
Segni
La Sagra del peccato
Incarto caramelle di uva passita
Dedicate e Preferite
Non rubate la mia vita
Io fui mortale
Sasquatch
Non sono un principe
La mia vita mai vissuta
Tutte le poesie

Prose

Come i cinesi”:
L’estate con la parrucca
Il Libro di Sonia
Ambiguità
Il Nodo.

“Per Aurora”:

L’Appuntamento
Vasco e Medea
Anche questa volta
La Notizia virgola – La Condanna punto
Così o come
La sesta firma
Il furto della foto
La menopausa di mia sorella
Così fu
Per Aurora – Tutti i racconti

Questo volume contiene:

Dedica

Brevi amichevoli commenti

Così o come

L’appuntamento

Vasco e Medea

Seconda edizione, produzione limitata.
Ischia, Agosto 2022.

A Rosalba

Prima dell’alba
regalami un verso
così che io possa
sfrontata babbuccia
ricamo sulla brina
imprimere.

Al sole tenero
vederla piangere di gioia.

Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.

“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”

“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”

“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”

“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”

“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”

“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”

“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”

“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”

“Una prosa lacerata e sfuggente…”

“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”

“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”

“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”

“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”

“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Così o come.

Così o come.
Nel fertile appanno
la goccia sul vetro.

–°°°–°°—

Oggi o domani.
Con docile affanno
le mani alla roccia.

—°°—°°—

Discesa o risalita.

Atlante affaticato
io resto piolo
Calliope appartata
tu sembri una sposa.

19/06/2004

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

 Dedica – Brevi commenti amichevoli

Così o come.

L’Appuntamento

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Vasco e Medea

Parte prima

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Parte seconda

Capitolo A

Capitolo B

Capitolo C

Capitolo D

Capitolo E

Capitolo F

Capitolo G

Capitolo H

Capitolo I

Capitolo dopo fine

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Per Aurora – volume primo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume primo

seconda edizione

Version 3 | ID 29772m

ISBN 978-1-4710-8114-9

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-8114-9
Version 3 | ID 29772m
Creato: 20 ago 2022
Modificato: 20 ago 2022
Libro, 93 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume primo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… … con arte e per vendetta.

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Aurora volume primo

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

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Premi Otto milioni

 

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Capitolo 4

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Capitolo 11

Capitolo 12

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Capitolo E

Capitolo F

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Per Aurora – volume primo – Vetrina LULU

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Version 3 | ID 29772m

ISBN 978-1-4710-8114-9

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Version 3 | ID 29772m
Creato: 20 ago 2022
Modificato: 20 ago 2022
Libro, 93 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
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Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

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Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
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ISBN 978-1-4710-7278-9
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Seconda edizione
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Anno del copyright 2022

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… … con arte e per vendetta.

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Come i cinesi – volume secondo – Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi – volume secondo – Il chioccolo del fringuello

Il chioccolo del fringuello

 Il chioccolo del fringuello

 

Ella,

bruna fringilla coelebs,

scruta lo scroto

del magniloquente astante,

marezzando con pedisseque ossigenate

battiture

dei cigliati bulbi

irriguardosi.

 

Se muovo a cederle l’arbusto,

mi schiaccio il nettare

sulla parete incappucciata,

per tremuli spasimi epidermici.

 

Siconio innamorato,

«Al cuor non si comanda»

dirò

schioccandole il becco sulla bacca.

 

Siconio: infiorescenza tipica del fico e della infruttescenza che ne deriva.

FINE

 

Copertine di Bruno Mancini

Ischia, settembre 2022

https://www.emmegiischia.com/wordpress

INFO:

emmegiischia@gmail.com

€ 14.00

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

Ambiguità

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Il nodo

Il nodo

Così e così

Il premio

La coda

Il chioccolo del fringuello

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo di Bruno Mancini

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Come i cinesi volume secondo

seconda edizione

ID 29z5vq

ISBN 978-1-4710-5423-5

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Versione 4 | ID 29z5vq
Creato: 13 settembre 2022
Modificato: 14 settembre 2022
Libro, 98 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quarto
Sottotitolo Il Libro di Sonia – Il Nodo
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Edizione ampliata
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.

Per Aurora volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi – volume secondo

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Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

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Come i cinesi – volume secondo – Il nodo – La coda

Come i cinesi – volume secondo – Il nodo – La coda

Il nodo – La coda

 La coda

Paura per questa faccia bianca.

Amore per questi segni scuri su di lei.

Era questo l’inizio di “Così e così”: la breve novella ingannatrice.

L’immersione di felicità totale che mi colse quel 26 Aprile, mentre davanti al camino bruciavo la pagina filigranata sulla quale ne avevo vergato il manoscritto e con essa il foglio di giornale sul quale era stata pubblicata, ci volle fluttuanti in una dimensione definita da un solo gesto e due sole parole: il tocco al tuo viso per asciugare il rimmel bagnato e le parole “Ridiamo, Silvia”.

Non era risultato agevole fuggire dalle abili tentazioni di cui l’Anima e il Cervello avevano saturato il mio percorso di vita precedente, strutturandolo in funzione del loro progetto di metamorfosi.

Decidendo che diventassi “uno scrittore” ed innalzandone un totem, quali unici vati avevano tentato di pretenderne la completa sudditanza da ogni altra funzione vitale e per qualsiasi espressione esistenziale.

E di certo ti avrei persa.

Al nostro immaginifico rapporto di mille e mille giorni, di dogmi e rischi (ancora loro), di comunanze, di arbitrii e di pentimenti, mai di mortificazioni e di sottomissioni, sarebbe stato spento il faro e sostituito dal folgorante chiarore dell’ambizione che penetra oltre la luce del giorno trasformando bellezze e quiete in lampi, mentre a notte, discontinuo e volubile, non indica la rotta.

Se in qualche modo avevo sentito estraneo quel racconto,

frutto del mio andare per versi e fantasie, fino ad arderlo come strega sul rogo, molto vi aveva contribuito l’istinto di sopravvivenza al quale era riuscito il bel colpo di affidare all’intuizione l’ultima difesa.

Fu infatti sola una intuizione il non riconoscermi autore consapevole.

L’odore di stampa fresca, i caratteri di geometrie ripetitive, il diverso tipo di carta, la promiscuità con altre parole e pensieri non miei: apparenze, che potevano, al limite, essere in grado di insinuare voglia di distacco, ma non certo tanto distruttive ed irrimediabili.

La vera forza per superare il miraggio mi venne dalla percezione dei tuoi atteggiamenti contraddittori. L’attenzione con cui avevi partecipato a quello che pensavo trattarsi soltanto di un gioco, l’analisi precisa per ogni più piccola modifica, i modi volutamente suadenti nel proporre, il tuo completo inserimento nel progetto e nelle tematiche, la determinazione nello stimolarmi a proseguire verso la conclusione di un tragitto che, ripeto, mi appariva non altro che la partecipazione ad una gita, ad una festa, la disponibilità, la sintonia con lo scopo che perseguivo, mi apparvero palesemente in antitesi con il particolare che fossi, nel momento della lettura del foglio di giornale, tu più emozionata di me.

Perché se un premio era venuto doveva essere un dono di allegria, di positività.

Da porre in bella mostra, come la foto di un primo giorno che stampasse collocata in evidenza te, ispiratrice indispensabile al di là della tua stessa aspettativa.

Conosci te stesso: è nel mistero di come riuscirvi che si offusca la indeterminatezza del concetto.

Può la mano conoscere se stessa?

Non può.

Né gli occhi, la bocca, uno qualsiasi dei sensi.

Neppure le parti specifiche che si dimostra sono in grado di sopravvivere espiantate dal proprio corpo, neppure il sangue e lo sperma che sapranno produrre i loro effetti per un tempo indefinito -forse eterno?-.

L’uomo è incapace, non già soltanto di conoscersi, ma finanche di vedersi.

Gli è per natura impedito di toccarsi tutto, di imporsi ordini, di disporre a proprio piacimento degli innumerevoli minimi ingranaggi biologici che lo compongono.

Eppure, una riflessione a volo d’uccello, superficiale, darebbe credito all’attendibilità dell’invito.

Avviene quando si confonde una parte col tutto, una peculiarità con un insieme e si delega a mini serie tipo: “memoria-analisi-concetto; sensazioni-sentimenti-azioni; deduzioni-idealità-moralità; ecc.”, la valutazione e la stima dei poteri e delle debolezze di specificità diversificate.

Strutturate per altri compiti.

Il riconoscimento implicito di una dittatura!

Sulla cui cima sembra posto il Cervello.

Sempre lui oltre i suoi meriti e nonostante i suoi limiti, compreso il più eclatante e assurdo che consiste nel non aver coscienza né di un sistema auto limitativo, né di un processo auto amplificante.

Così accade che altri, e non noi, ci possano meglio conoscere e riconoscere, sappiano prevedere tortuose le nostre semplicità, vaghezze i nostri assoluti, quasi sbocciando da una dimensione esoterica.

Se poi siamo stati immersi nella loro continua attenzione, allora, per questi soggetti in particolare, il nostro fumo non cresce in arrosto, le nostre lanterne non sbiadiscono in lucciole.

È stato bello constatare come anche in questa occasione si sia sviluppato tra me e te un flusso invisibile, magnetico, capace di trasformare percezioni di pericolo da una direzione, e intuito di disagio dall’altra, in azioni così concrete e tanto incisive da ottenere risultati immediati.

Avevi il rimmel bagnato -e fu per me segnale più immediato di lunghe analisi e discorsi- perché temevi ci saremmo perduti.

Infatti, nella tua assoluta libertà mentale, si era sviluppato il “conosci te stesso” nell’unica maniera valida: rovistare fin tanto da rendere confusi in un unico fardello, sia la parte di personalità da ciascuno esposta in evidenza come immagine pubblica, sia l’intimo nesso tra sé e il mondo tenuto in serbo (segregato) per prudenza e comodità, come dire il dritto col rovescio (in un cappotto la pelle e la lana).

Rovistare sì, ma essendo poi in grado di ricostruire il puzzle di dubbi e di certezze, di speranze e di timori, di smanie di fughe e di riposi.

Con un atto d’impulso ho dato fuoco.

Anche su me aveva prevalso la forma immobile e definitiva, che credevo fissata alla tua natura, sull’equilibrio instabile del cerchio che riconoscevo rappresentare la tendenza della mia indole.

Non avrei avuto altra ragione per compiere quell’atto, in balia com’ero di false certezze.

Ad un tempo giudice e vittima.

Se ho ripreso ancora a scrivere, è perché ho riconquistato, con la libertà, il piacere.

L’ambizione di poterlo fare con la smania soddisfatta di sentirmi fuori da ogni convenzione e condizionamento, per i quali lo stile, le forme, i contenuti, i “so ciò che dico” e tanti innumerevoli altri laccioli andrebbero devotamente onorati con adorazione dogmatica.

Ed anche con il distacco da accattivanti accorgimenti a beneficio di un lettore sconosciuto (fantasma preteso più importante dell’autore, se non addirittura più

protagonista dell’attore).

Libertà di scrivere e basta; scrivere come gioire o soffrire in tale solitudine e con tanta intensità da non ammettere intrusioni.

Che ci siano spettatori-lettori, ma facciano finalmente la loro parte al di là delle scene, fuori del libro!

Voglio, se capita, essere incongruente, di ermetismo duro e stupido, platealmente banale e sentimentale, se voglio.

Cantare in un idioma privo di regole e collegamenti obbligati: sintassi, grammatica, accenti, punteggiatura, che palle!

Essere così prepotente da consentirmi di non opporre resistenza neppure ai passaggi lineari e scorrevoli.

A niente.

Viva le pagine che verranno!

Sereno abbandono nel comprendere, rileggendo, i significati e le emozioni primitive, seppure a volte tanto re-inventate da non presentare più alcuna attinenza con le frasi del brano.

Piacere di sentire la solitudine mentale nella costruzione “poetica”.

L’accattivante godimento nel confrontare la mia rilettura con quella di tutti gli altri: ancora solitudine.

Un nuovo corso fatto di spontaneità ed irruenza per niente plastico e decorativo, discorde in un teorema né logico né coerente.

Paradossalmente avvilire, rendere acido il testo, per imprimere spericolatezza e vivacità alla storia con tutti i saliscendi dei suoi motivi, valorizzando quanto di essenziale in essa è innato, assecondando finanche le brutture e le deformazioni della prima stesura.

A favore della genesi originale, quantunque disarticolata e perfettibile, impropria ed imprecisa, pur sempre personale, autonoma, narcisistica.

L’emozione della prima coniatura.

Tuttavia, prima di proseguire, creando per la tua voce una immagine definitiva ed aggiungendo al tuo nome una realtà inequivocabile, dovevo accertare fino a che punto avresti voluto spingerti a rivelare ed a nascondere il privato del nostro rapporto.

Era mia intenzione parlarne con te.

-«Quasi mai la verità è più bella ed accattivante della fantasia.»

Avevi scelto la panchina sul Corso ancora sopito di gente per il pomeriggio della bella primavera che inondava di glicini gli arabeschi dei cancelli, di gerani tutti in fiore minuscoli balconi, di oleandri le aiuole della strada e ancora di fiori di limoni i giardini all’ombra dei pini -portavi un fiore di ginestra nei capelli-, anticipando, per me, l’imbarazzo della prima mossa.

-«Così come mai l’immaginazione desta stupori.»

Ricordo lo dissi sottovoce, fissando le tue gambe accavallate in posa da reclame.

Mangiavi un gelato al caffè, fumavo un sigaro italiano.

-«Tu prova, se vuoi, a muoverci nelle onde dell’oceano, ma attento alla risacca.»

Parlavi scompigliando il rosso dei capelli che tra pochi mesi avrebbe avuto riflessi più vivaci, filtrato da lunghe catture di raggi di sole.

-«Silvia, è il mare il tuo regno!»

Tolsi il braccio dalla spalliera, stringendoti.

Un giovane biondo straniero passando in bicicletta fece un cenno e rise.

Poi, sulla terrazza mai più dimenticata, insieme, la notte (sopraggiunta con lente variazioni) che scorreva in una abulia apparente, di facciata, ed io che ponevo ostacoli ad una valanga interiore tesa a costruire l’icona delle nostre essenze.

Non mi ritenevo in condizione di affrontare il rischio (ancora lui).

Quasi che un dolce sortilegio, aleggiando, mostrasse insieme alla sua caducità, il meglio di un sogno (ancora lui).

Come se il brivido intenso di essere funambolo valesse più del coraggio di scendere, anonimo, tra la gente, timbrare il biglietto d’ingresso ed in una normalità meritata, trascorrere un lembo di vita in compagnia di cose e di persone, né vaghe né oblianti.

Insieme a fatti ed intenzioni dotati di scarni incanti; sbiadito nel piccolo grande spazio consueto.

Finanche il grande problema, in quel contesto, assumeva connotati ridicoli per una soluzione semplicistica.

Mi riferisco alla probabile reazione dell’Anima e del Cervello, che liquidavo brutalmente con una decisione calma per ignavia ed impudente per presunzione: “Facciano quello che vogliono, non mi interessa!

Un ostacolo non rimosso, neppure saprei dire se per consapevolezza di forza o per semplice stanchezza.

Sul mare luccica l’astro d’argento”, meglio ascoltare il canto, confuso tra il rotolare di una carrozzella, che la balera per turisti, ancora a notte fonda, non smetteva di proporre.

Meglio guardare il cielo, ed era un cielo in parte stellato, un cielo pieno di luna ad occidente.

-«Se il foglio fosse una metafora per occultare?»

Sentivi il disagio che maturando nel silenzio mi opprimeva, e usavi intonazioni provocatorie.

Continuavo a guardare in un punto, tacendo.

Tacendo lasciasti il cuscino di finta pelle su cui eri accovacciata e riempisti di whisky un piccolo bicchiere.

Mi venisti addosso, scopristi un seno, mentre la mia v
Tacendo lasciasti il cuscino di finta pelle su cui eri accovacciata e riempisti di whisky un piccolo bicchiere.

Mi venisti addosso, scopristi un seno, mentre la mia voglia scoppiava anch’essa di solitudine.

-«Occultare cosa?

Metamorfosi?

Identità?

Simbiosi?

Inganno?

Apparenza?…»

Non dicevo altro che parole e, come compissi un sacrilegio, presi a carezzare la morbidezza che mi offrivi: più chiara delle gambe, la punta più rossa dei capelli.

È dolce toccare il corpo di una donna, era il pensiero.

A lungo fasciato da disattenzione, di una evidente semplicità, il piacere di quel gesto divenuto scoperta inattesa, si rivestiva di una dimensione erotica, intrigante, carnale.

Poiché non avevi mai consentito che mi rifugiassi in passive attese di eventi, fu logico che mi scagliassi un pungolo.

-«O vuoi lasciare intendere che il “tu” fosse riferito ad uno pseudonimo?

Una proiezione fantastica nella femminilità!»

Fu come se mi avessi detto “Sono pronta ad uscire senza moine dalla porta che vuoi”.

Come dire, “Se è stato un gioco, un esercizio di stile, può finire, sei ancora in tempo, il nostro è un segreto tuttora inviolato, e se così scegli, inviolabile.

Ma perché sentivo muovere il bacino con impercettibili segnali di invito?

Il mio, gonfiarsi, altero?

È vero: la luna, le stelle, la nuova melodia napoletana “Indifferentemente si tu m’accire nun te dico niente”, la bella mattina trascorsa su un mare d’incanto, la cena ai frutti di mare, il gelato alla panchina e la ginestra -ginestra, fiore amato dalla mia donna- che avevo posto tra i capelli.

Ma quante altre volte avevamo reso avvincente un giorno!

Dissi:-«Neppure sono certo che “tu” non sia stato, abbandonate remore pudiche, un desiderio necessario di rinascita.»

Capisti che per me non c’era ritorno, una ipotesi, unica: farlo o dimenticarti.

Ti alzasti, rallentando i battiti, dalle mie ginocchia (farfalla) come una schiava, lasciasti scivolare l’esile gonna giù, alle caviglie, e con un filo di voce:

-«Escludi anche che “tu” possa rappresentare il tragitto (un doppio binario) di una natura non definita?»

Io non risposi.

Sentivo il sesso sulle labbra; le mani stringevano i glutei che avevo imparato a desiderare in prospettive di specchi, nei tocchi discreti di creme spalmate con cura, e negli sguardi appiccicosi dei passanti, forse mi era vicino il mio  ieri, o il tuo domani, forse mi invadeva la carne per come eri stata o forse per come ero.

Candor Image. La mia candida immagine.

Di botto tutte le luci dell’isola si spensero.

Nella più fitta oscurità l’allarme di un negozio sostituì le melodie ormai prive di senso.

Mi rividi scrivere, in altre circostanze e con altre presenze, che “Gli amori sono tutti uguali, come i cinesi, ma che ciascuno riconosce il proprio per minimi dettagli, come i cinesi.

Pirata infine sazio di spericolate avventure, ammisi, in un ennesimo soliloquio, che la sessualità è uguale per tutti, come i cinesi, ciascuno però riconosce la propria per minimi dettagli, come i cinesi.

Smisi la lotta, definitivamente certo di essere la mia femminilità ed il mio maschio, che io sono “lei” “tu” “Candor” “Silvia”, un uomo una volta donna, una donna una volta uomo, perché per me non c’è definizione, io sono pluriforme maschio e femmina a volte disgiunti, a volte intricati e avviluppati in un pasticcio di impossibili tracciati stretti in un nodo di complicità inestricabili, in un nodo, un nodo, un nodo indissolubile nonostante tutti gli sforzi di auto gestione e tutte le arti di persuasione e tutti i limiti ed i condizionamenti e tutto l’amore di un’altra donna o di un altro uomo.

Come dire nonostante il mondo.

Dove tutto resta, lasciando impronte evidenti, io passo muovendomi nel vuoto, io sono l’Anima e il Cervello e so lo sbaglio di chi pensa di averne uno proprio, disponibile e muto, io non appartengo, io sono.

La scoperta del piacere di accarezzare il seno più liscio delle gambe, più rosso dei capelli, più tenero del mio tormento, divenne ansia di più profonde sensazioni, e già le labbra si aprivano ardenti e le sentivo stimolate da carezze di piuma, e già toccavo l’interno delle cosce, più su, più giù, più su dopo ogni stasi, più su in modo spregiudicato; e poi già l’ansia e la smania col respiro in affanno con il sangue in tempesta con la vita in un soffio, si mutarono in galoppante allucinazione mentre toccavo il mio sesso con voluttà sconosciuta, ossessiva puttana pazza, a gambe aperte -la star di un film a luci rosse- nella notte più stellata di prima e più di prima illuminata dalla luna.

Nel fresco frizzante dell’alba imminente il caldo della mano non concedeva sospiri.

S’avvicinava nel buio un’ambulanza.

E venni con urlo di sirena.

Più che mai sol…

Umile e folle, l’analista dell’incredibile nascere e morire non lasciò che pronunciassi l’ultima vocale, mi pose una mano sulla bocca -lo sguardo nell’Anima-, la

tolse lentamente

-«Basta!» nel Cervello-, e le sue labbra baciarono le mie.

A

P

P

A

S

S

I

O

N

A

T

A

M

E

N

T

E

 

Fine.

 

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Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Il nodo

Il nodo

Così e così

Il premio

La coda

Il chioccolo del fringuello

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo di Bruno Mancini

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Come i cinesi volume secondo

seconda edizione

ID 29z5vq

ISBN 978-1-4710-5423-5

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Versione 4 | ID 29z5vq
Creato: 13 settembre 2022
Modificato: 14 settembre 2022
Libro, 98 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quarto
Sottotitolo Il Libro di Sonia – Il Nodo
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Edizione ampliata
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.

Per Aurora volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi – volume secondo

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Come i cinesi – volume secondo

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Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

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Come i cinesi – volume secondo – Il nodo – Il premio

Come i cinesi – volume secondo – il-nodo – Il premio

Il nodo – Il premio

 Il premio

Lo scampanare della chiesa da sempre ha richiamato la mia pigrizia di buon mattino.

La vecchia abitudine di lasciare la luce filtrare dalla finestra, a modo di meridiana, al risveglio, mi indica l’ora, e quella domenica 26 Aprile il raggio riflesso oltre il tendaggio trasparente indicava l’inizio di un giorno illuminato da un sole splendente.

Il suo posto, al contatto con il mio braccio steso, risultava freddo, ormai da circa un mese, ma le mie abitudini non cambiano, né ho controllato il rapido moto di sorpresa.

Non potevo poltrire.

Era iniziata così, nel mio ricordo nitido ed attuale, quella domenica d’inizio primavera resa intrigante dalla prospettiva del suo ritorno dalla lunga assenza.

Ti hanno trattata bene?

Faceva freddo?

In quanti erano?

Il mare era calmo?

Vuoi fare qualcosa?

Ho di nuovo acceso il camino, lo so, non occorre, ma piace -ti piace- come l’inferno -più giusto del limbo-.

Quasi m’interrogo, mentre attendo che venga l’ora allungando il tempo del caffè, su quante domande la mia Bianca Image mi lascerà porre e quante risposte con gesti a noi solo noti le esaudiranno, o se sarà soltanto “Abbracciami, ne parleremo a casa.

Da casa al molo, un breve tragitto in una

successione di stradine acciottolate e di viali costeggiati da

pini e ginestre -ginestre, fiore amato dalla mia donna-.

In fondo, una piazza ed è qui, all’edicola, che compro i soliti giornali, riviste, a volte libri.

Un’animazione evidente mi affrettava, quasi un timore improvviso, eppure ero certo che l’ora era esatta.

L’orologio della chiesa batte i quarti.

Poi pochi passi e sono sulla panchina all’imbarcadero.

Posso fermarmi al primo sole di primavera, più caldo di quanto non appaia.

L’attendo fremente, la cerco, voglio vederla per primo e prima che sappia della mia presenza.

E così è.

È vero, era la mia Image, la mia candida bianca immagine, di una eleganza metropolitana, distinta, per quanto attorniata da un nugolo di altri, imbellettata con un alone di chiarore.

Vicina, profumava di fresco, immersa in un nuovo tessuto setoso, frusciante, discretamente trasparente.

Per me era un premio, che forse non meritavo, che certo arrivava per dare un senso al mio futuro.

Socchiudo gli occhi per impedire che l’emozione divenga evidente, respiro forte, infine calmo, inizio a leggere i segni scuri del suo volto.

-«Abbracciami, che ne parliamo a casa.»

Gli stessi oggetti nella stessa stanza, l’ordine ha immobilizzato il tempo, un velo di polvere di spore e di salmastro incornicia…

Ho voglia di prenderla, la voglia violenta dei miei venti anni.

-«Molto ti ho attesa!»

Troppo ho goduto per la sua arrendevolezza.

La stringo, l’abbraccio, l’avvinghio, la stropiccio, la strappo, la sospendo, e, come di nuovo sposa, l’adagio sul

divano morbido accanto al fuoco del camino.

Aggiungo un carbone nella cenere.

Davanti al camino con la mia bianca Candor, mia candida immagine, la smania mi prende veloce.

La giro e rigiro, la volto e mugugno, come se sentissi mancare l’Anima e il Cervello.

Ripudio questi sensi e scatto ribelle ferito.

Agli angoli degli occhi

dietro pigrizie amiche

prepara a morte nostalgia.

Passa più parti

lampo di tempo indietro

indietro secoli.

E sempre come sempre.

 Riguardavo le fasi del rischio, mentre fissavo, in ricordi lontani, la brace.

Possibile?

Nel tentativo di ripercorrere tra suoni e musicalità il senso conosciuto di una frase, mi sentivo parlare a voce alta.

Poggio un carbone nella cenere.

Non sono io!” E il panico mi tenta.

C’è un’ANIMA-CERVELLO tutta intera, indissolubile, epidermica, fluttuante in un magma che non mi appartiene, in una spontaneità imbrigliata.”

Possibile?

Smuovo un legno sulla brace.

Non è la mia semplicità!

Suoni netti e precisi, decisi, ora spariti!

Perché m’invadono toni di timbri elettronici?

E tutto si genera nuovo

sparso tra fossili addii

poi l’ombra assorbe.

 Prendo un tizzone dal fuoco per accendere una sigaretta.

Lo faccio?

L’ho buttata sul fuoco.

È stata la fiamma azzurra della pagina di carta filigranata (bianca con i solchi scuri che rappresentavano il manoscritto della mia novella), Candor, arsa sulla brace del camino appallottola con il foglio del giornale sul quale era stata pubblicata, a liberarmi dal nodo.

Mi ha sciolto dal bozzolo di contraddizioni e titubanze e scelte lasciate sfumare, e di limiti ignorati.

E ancora dal groviglio di passioni, indifferenza, io voglio-io posso.

Tutti convulsi senza perché.

Dal cumulo di esistere ed essere.

Mi disinnesta dal groppo che mi aveva incatenato, rivelando al mio sistema la paternità del vero autore.

E così, con un solo gesto, scoprendo le maschere e i volti, l’identità completa conferma il suo dominio.

Davanti alla sua immagine da lungo dimenticata, ricevo conferma che la mia Anima e il mio Cervello, erano, sono, il mio volto e la mia maschera, e mi appartengono inequivocabilmente, senza limiti di errore, ed io, identità completa, li uso li strizzo li ascolto li ignoro li esalto li smonto e li deprimo li caccio dal tempio li invito al tavolo dell’ultima cena, se voglio, quando voglio, ed ogni volta che voglio.

La loro è natura di sudditi.

Essa può tendere a renderli apostoli del giusto, sempre che non covino intenti di auto celebrazioni, ed abbiano oltre al coraggio anche che l’orgoglio, di esserne parti, o, forse, solo frammenti.

Finalmente di nuovo gonfio d’ambizioni ho compreso che scevra da dogmi -tale è la libertà dell’uomo da se stesso e dal resto-, mai prigioniera -perché figlia legittima della storia e della natura-, anonima -per secolari contributi di fedi laiche-, sorniona, l’io-entità pregna del suo potere, cosciente di generare smanie e turbamenti, sfidando i cardini della sua stessa esistenza, aveva consentito lo sviluppo della trama.

Di Giuda so tutto.

Scegliendo di fingere un’assenza si era prestata a rendere agevole l’apoteosi del racconto.

Lasciando volontariamente intendere che altri e non essa ne fossero stati gli autori.

In qualsiasi momento avrebbe potuto chiedere la verifica dei timbri, cambiare gli strumenti nel concerto immaginario, usare la frusta e la spada, per diritto, per autorità, per genesi, e sostituire, quando lo avesse desiderato, l’immagine di una donna con il semplice suono del sussurro di un foglio.

La mia candida immagine, Candor Image.

Se l’avesse voluto avrebbe svelato se stessa sfoggiando l’ordine vero, come un abbaglio.

Sul palco si inizia

e la sala si buia

-non devi sentire gli umori-

“Attore”:

scollato nel cubo, dal resto.

 

Sospeso il goccio

e la rugiada

il melograno

“Prologo”

cava la prima scheggia.

 

Un giorno

guardami.

Un giorno

guardati.

Un giorno

guardaci.

Un giorno… un giorno… un giorno.

 

Proscenio scettico

l’alone della ribalta

-più ombre che molti-

“Attore”:

librante

sul solco tra i fumi.

 

Mi guardo un giorno

e penso.

Ti guardo un giorno

e rido.

Ci guardo un giorno

stupisco.

Un giorno… un giorno… un giorno.

 

—°°°—

 

È quando si smette

che accendono

e spargono giudizi

“Attore”

infuso

nel vuoto, tra gli altri.

 

Annebbia il fato

annebbia il rischio

il principe

“Eccomi”

il telo è teso.

 

Poi guardo un giorno

e c’ero.

Poi guardo un giorno

tu c’eri.

Poi guardo un giorno

insieme.

Un giorno… un giorno… un giorno.

 

Amore per le tue gote chiare.

Paura per queste rughe scure sul tuo viso.

Si è sempre soli quando si bruciano fantasmi indefinibili, ma io quelle domenica 26 Aprile sistemai nel vaso le ginestre, vi aggiunsi dell’acqua pulita, stappai una birra, e dissi:

-«Silvia,» asciugando dal tuo volto il rimmel bagnato «ridiamo!».

 

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

 

Ambiguità

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

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Capitolo 9

Capitolo 10

Il nodo

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Il chioccolo del fringuello

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Come i cinesi volume secondo

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Creato: 13 settembre 2022
Modificato: 14 settembre 2022
Libro, 98 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
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Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quarto
Sottotitolo Il Libro di Sonia – Il Nodo
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ISBN 978-1-4710-5423-5
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Edizione ampliata
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