OCCHIO DEL SECOLO Henri Cartier Bresson

OCCHIO DEL SECOLO Henri Cartier Bresson. Fotografo in mostra a Villa Reale a Monza

“Fotografare, è riconoscere un fatto nello stesso attimo ed in una frazione di secondo e organizzare con rigore le forme percepite visivamente che esprimono questo fatto e lo significano. E’ mettere sulla stessa linea di mira la mente, lo sguardo e il cuore”.immagine-mostra-bresson-7

Con questa frase Henri Cartier Bresson (Chanteloup-en-Brie 1908 – L´Isle-sur-la-Sorgue 2004) indica quanto sia importante nel suo lavoro di fotografo cogliere a pieno quanto accade a lui intorno, e cogliere quel preciso istante in cui persone, gesti azioni prendono vita innanzi ai suoi occhi. Considerato il pioniere del foto-giornalismo, tanto da meritare l´appellativo di “occhio del secolo”, poliedrico nel mostrarsi versatile anche con la pittura e il disegno, Henri Cartier Bresson ha saputo interpretare attraverso i suoi scatti ogni luogo segreto e intimo del sentire umano con spiccata sensibilità e immediato realismo. Ha saputo come pochi restituire sotto diversi profili la vita sociale da quella pubblica a quello più privata e domestica, facendo della macchina da presa un mezzo a servizio del proprio pensiero visivo ed emotivo con cui testimoniare diversi contesti che scorrevano innanzi al suo sguardo sempre affascinato dallo sfilare di situazioni nuove e imprevedibili.

occhio del secolo bresson

occhio del secolo bresson

Semplicità, immediatezza nel riprendere un dato momento accompagnano il suo lavoro fin dagli inizi quando nei primi anni Trenta con la sua prima Leica realizza i primi scatti da cui si evince una particolare attenzione a fatti e accadimenti che raccontano lo scorrere del tempo ordinario e straordinario. Alla sua arte fotografica, che restituisce la percezione di quanto accade nel tessuto esistenziale a lui contemporaneo è dedicata una suggestiva mostra presso gli spazi della Villa Reale a Monza aperta fino al 26 febbraio 2017, attraverso cui il visitatore viene a contatto con immagini forti e intense, intime e poetiche.

Curata da Denis Curti ed organizzata da Civita Mostre con il supporto di Cultura Domani la mostra Henri Cartier Bresson Fotografo è promossa dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e da Nuova Villa Reale di Monza in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson (istituzione creata nel 2000 assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia Mélanie) e Magnum Photos Paris.

Occhio del secolo: Bresson

Occhio del secolo: Bresson

Attratto inizialmente dalla pittura e dagli ambienti del surrealismo francese, è al ritorno dal suo viaggio in Costa d’Avorio agli inizi degli anni Trenta che Bresson comincia ad interessarsi alla fotografia desiderando immortalare gli aspetti della realtà. A sostenerlo in questo percorso sono in particolare due figure: il fotografo intellettuale polacco David Szymin con cui strinse un forte legame di amicizia e il fotografo ungherese Endré Friedmann, poi noto col nome di Robert Capa. Ad affascinarlo è anche il cinema tantoché nel 1931 inizia a lavorare come assistente per Jean Renoir per poi nel 1937 firmare il suo primo film “Return to life”. Gli anni del secondo conflitto mondiale tra il prendere parte alla resistenza francese, la prigionia per mano dei nazisti da cui riesce a fuggire, il rientro in patria dove collabora ad un’organizzazione di assistenza ai prigionieri evasi, lo vedono a fasi alterne impegnato nella sua attività di fotografo in particolare nell’immortalare quei momenti drammatici, ma anche di speranza legati agli avvenimenti bellici come nel 1945 quando fotografa la

Occhio del secolo: Bresson

Occhio del secolo: Bresson

liberazione di Parigi. Alla fine degli anni Quaranta inizia a lavorare per la rivista femminile “Harper’s Bazar” e nel 1947 insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour e William Vandivert fonda la famosa Agenzia Magnum. Da questo momento ha inizio per lui un lungo periodo in cui la sua passione per la fotografia lo condurrà in diversi angoli del pianeta: dalla Cina agli Stati Uniti, dal Canada all’ India, al Giappone, fino all’ Unione Sovietica. Non manca l’ Italia dove tra il 1950 e il 1970 compie numerosi viaggi toccando anche la Sardegna.

Attraverso 140 opere il percorso espositivo invita a ad approfondire il modus operandi di questo straordinario artista, la sua ricerca del contatto con gli altri, con i luoghi e le situazioni più diverse come i fatti legati alla guerra restituiti con spessore realistico talora duro e forte o gli aspetti più spensierati degli anni Sessanta espressi con poesia ed emotività.

Seguendo il percorso si passa da un Henri’ Bresson fotografo vicino al movimento Surrealista intorno agli anni Trenta al militante documentarista della Guerra civile spagnola e della Seconda guerra mondiale, per poi passare al reporter degli anni Cinquanta e Sessanta, fino agli anni Settanta dove emerge l’aspetto più intimista della sua arte. Le immagini presenti in mostra ripercorrendo l’intera vita professionale del fotografo oltre ad essere una preziosa testimonianza di documento e storia sono riflesso di emozioni legate agli universi più intimi e famigliari. Accanto a Place de l’Europe, Stazione Saint Lazare, Parigi e Alicante, sono Prostitute. Calle Cuauhtemoctzin, Salerno, e Viale del Prado. Scatti che destano sorpresa rivelando diversi contenuti, anche legati ad aspetti nascosti e apparentemente minimi o insignificanti, ma in grado di mostrare l’inconsueto e far nascere la meraviglia in chi le osserva. Per parlare di Henri Cartier-Bresson come sostiene la curatrice Denis Curti, è importante tenere in considerazione la sua biografia.

Occhio del secolo Bresson

Occhio del secolo Bresson

Testimone attento e partecipe del suo tempo Bresson introduce il visitatore lungo un viaggio dove è svelata una doppia visione che da una parte rintraccia la storia dei suoi lavori soffermandosi sull’evoluzione del suo cammino artistico vario e complesso, e dall’altra restituisce la storia del Ventesimo Secolo attraverso il suo sguardo di fotografo attento e partecipe.

Il suo sguardo riusciva a percepire l’energia di un luogo, l’atipicità di un momento, l’eloquenza di un gesto o di una postura, riuscendo sempre a intuire il momento giusto per immortalarli, per poi archiviarli per sempre nella memoria della sua inseparabile Leica. Tra i ritratti di personaggi famosi, appartenenti a diversi ambiti, da lui immortalati accanto ad Albert Camus, Coco Chanel, Marcel Duchamp, Mahatma Gandhi, John Huston e Martin Luther King vanno citati Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon e ancora Ezra Pound, Jean-Paul Sartre ed Igor Stravinsky.

Come egli afferma; “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge. In quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale.”

Nel restituire la contemporaneità delle cose e della vita cogliendone all’istante il tratto peculiare, Bresson ha scritto il vocabolario della fotografia moderna influenzando intere generazioni di fotografi a lui successive.

Silvana Lazzarino

HENRI CARTIER-BRESSON FOTOGRAFO

Villa Reale di Monza

Secondo Piano Nobile

Viale Brianza, 1 – Monza

Orari dal martedì alla domenica, ore 10 – 19

venerdì ore 10 – 22. lunedì chiuso (la biglietteria chiude un’ora prima)

fino al 26 febbraio 2017

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