Il Dispari 20220606 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220606 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220606

Ignazio Di Frigeria | Agli angoli degli occhi

Ho letto con molto interesse la recensione che è stata pubblicata in questa pagina, lunedì 30 maggio, a firma di Mauro Montacchiesi relativa alla poesia “Agli angoli degli occhi” scritta da Bruno Mancini.

Penso che Mauro Montacchiesi e molti altri valenti scrittori come lui concorderanno con la “mia” tesi, molto popolare ed altrettanto banale, secondo la quale le poesie, una volta pubblicate, diventano proprietà di tutti e di ciascuno nello stesso tempo della loro lettura e, quindi, senza dubbi o tentennamenti, va rispettato e va addirittura privilegiato un loro sviluppo autonomo, nel bene e nel male, piuttosto che legarle ai laccioli di una singola interpretazione (ove mai si possa veramente interpretare una poesia) che, sia pure autorevole come ritengo che sia quella scritta da Mauro Montacchiesi, molto speso le tarpa le ali del volo libero.

E allora, rileggendo “Agli angoli degli occhi”  ho provato ad immaginare una figura umana che in un momento di pigrizia benvoluta (amica), mentre è, forse, ad occhi socchiusi, veda agli angoli degli occhi, ossia in un campo non centrale della sua attenzione, periferico, ma comunque invadente, sfilare una successione di ricordi della serie “nostalgia eccomi”… e poi la mia immaginazione ha continuato a  leggere i versi come se fossero la rappresentazione di quella figura umana intenta a pensare, e a decidere, di liberarsi dalle “nostalgie” apparse <agli angoli degli occhi>: la morte del passato come momento di vittoria e di rinascita ossia “preparati a morire nostalgia”.

Una nostalgia che prova a scombussolare la pace con temporali (lampi) che si insinuano ovunque (passa più parti), nella psiche e nel corpo, in un moto di secolare sconforto, sempre uguale a se stesso (e sempre come sempre).

Ed ecco la sentenza imperativa

“Cambia
se non adesso
a morte.”

Quindi, la sagoma umana propone a se stesso la sentenza come una ragione e come una giustificazione, come una rivalsa necessaria e naturale (naturale nel senso di conforme alle vicissitudini della natura) riscontrabile in una minima immagine simile a quella di un fiore che sboccia in un pensiero (alla viola nasce il pensiero), un pensiero di riacquistata motilità (e posso ancora muovermi), nel movimento verso l’unione con l’ideale che è in attesa, (venirti accanto), e che non bada al logoramento e alla efficienza della forza vitale.

Già, perché in attesa c’è la vita.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Mauro Montacchiesi di questa “visione”.

Dalla raccolta di poesie

“Agli angoli degli occhi”

(1962 – 1964):                                                                          

Agli angoli degli occhi

 

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.

Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

Angela Maria Tiberi intervista la pianista Santina Amici

D:- Buongiorno Santina, come hai conosciuto la cultura napoletana?
R:- La cultura napoletana l’ho conosciuta quando preparavo l’esame di Storia della Musica, mentre frequentavo il Conservatorio.
Ho studiato tutta la Scuola Napoletana del 1700.
Ad esempio la storia del librettista italiano Gennaro Antonio Federico, della Napoli del 1700.
Scrisse “La serva Padrona”, intermezzo, che poi venne musicata dal Compositore Giovanni Battista Pergolesi.
Ho conosciuto la Cultura napoletana passeggiando per la splendida Napoli, ammirando il Teatro San Carlo, teatro più antico del mondo…!
Così come l’Università Federico II, la più antica d’Italia!

D:- Come diffondi la cultura napoletana?
R:- Come sai sono pianista e, quando eseguo concerti, cerco sempre di inserire qualche canzone napoletana. Gaetano Donizetti, nato a Bergamo, visse per molti anni a Napoli, per studiare “La Scuola napoletana”. Compose opere importantissime, ma anche un grazioso brano “Me vojo fa na casa” scritta anche in dialetto napoletano.
Spesso le cantanti liriche che accompagno, la cantano con molto orgoglio…
Il grande Pavarotti, quando si esibiva al Metropolitan, spesso, come bis, eseguiva “O sole mio”, la canzone più eseguita la mondo!
In coppia con la violinista Maria Luisa Neri ho suonato nell’aula magna della SIAM di Milano, in un evento inserito dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” nell’ultimo BookCity pre pandemia, mentre in coppia con la compianta cantante lirica Paola Occhi ho suonato anche a Ischia, nel Museo ecografico del Mare presieduto da Luciano Di Meglio, sempre invitata dall’Associazione ischitana DILA.
Napoli, non solo musica ma anche teatro…
Il grande Totò, De Filippo, Salemme, che fu Suo allievo, Loren, Izzo… la lista degli Artisti è infinita!

D:- Cara Santina ti ringrazio per questa intervista esclusiva che hai voluto rilasciare per la pagina culturale del “nostro” quotidiano IL DISPARI Diretto da Gaetano Di Meglio, e ti ringrazio doppiamente per il tuo prodigarti nel far conoscere la cultura napoletana in tutte le sue sfaccettature.
R:- Ringrazio te, DILA e Il Dispari, mentre il mio pensiero va alla “nostra” isola d’Ischia, dove ogni gesto delle persone è teatrale… anche sorseggiare un caffè in un bar…
Caffè servito caldissimo e accompagnato da un bicchiere d’acqua!
Ischia unica!
 

Due poesie inedite di Bruno Mancini

inserite nella raccolta “… Parlo alle cose”

 

Alla marina

 

Dopo due anni

ho

riabbracciato la mia

spumeggiante

risacca marina.

 

Ha finto di non riconoscermi

nel lento andare

avviluppate,

da uno scoglio all’altro,

maliziose,

ciuffetti in onde,

alghe sensuali.

 

Ha finto nel tempo

del certo immerso:

mia forza d’intesa

mia trama di storia

mia voce d’amore.

 

“Domani torno”

“Domani ti aspetterò”.

 

———–°°°°————

 

Fischiettando

 

A piedi scalzi

sabbia di sole incorporata

mi sfida

nel ritorno dai lunghi

due anni.

 

E sono io a stendermi

nel gesto di un abbraccio

desiderato,

mai perso

nell’infida sfida

tra la vita e la morte.

 

La sabbia ardente

modellata in tiepida conca

fischiettando per la fuga dei fantasmi

accoglie il mio incantesimo.

 

.

Il Dispari 20220530

Mauro Montacchiesi recensisce la poesia

AGLI ANGOLI DEGLI OCCHI di Bruno Mancini

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.
 
Agli angoli

Gli angoli sono le fondamenta di un edificio, che collegano e consolidano due muri al loro luogo d’incontro, tuttavia si incontrano persino sul vertice, in cui perfezionano l’edificio e contemporaneamente lo tengono unito.

Gli angoli sono, per similitudine, l’alfa e l’omega, il principio e la fine.

Essi sono l’Uomo, in questo caso l’Uomo Poeta Bruno Mancini, che aspira a trasformarsi, a proiettarsi sulla scala macrocosmica dell’Universo.

Degli occhi

Animi est enim omnis actio et imago animi vultus, indices oculi.

Ogni azione parte dall’anima e il volto è l’immagine dell’anima, gli occhi ne sono gli indici. (Cicerone).

Gli occhi sono gli indici rivelatori dell’anima del Poeta, gli angoli ne sono l’Alfa e L’Omega, l’anelito di abbandonare il microcosmo (l’IO) e di proiettarsi nel macrocosmo (il NOI).

Sotto pigrizie amiche

Amiche, perché la pigrizia (le pigrizie) può essere un illusorio stato di quiete, di rilassatezza, ma, invero, è una fase di diminuzione della fiducia in sé stessi, un nichilistico, manicheo odi et amo nei confronti del successo totale.

Prepara a morte nostalgia.

La nostalgia (gr. νόστος = ritorno e άλγος = dolore), il dolore del ritorno al passato, il desiderio di tornare a vivere ciò che è stato, prepara a morte, alla trasformazione in divenire.

La nostalgia (l’IO), un’ancora del passato che inutilmente tenta di frenare, di rallentare, di impedire l’ineluttabile morte, la metamorfosi nel NOI.

Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.

Rapidamente appaiono e scompaiono, ripetutamente flashback, rievocazioni di un passato ormai cristallizzato.

Cambia
se non adesso
a morte.

Essere o non essere. Cambiare o non cambiare.

è questo il momento di decidere se cambiare oppure no.

Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

La Viola del pensiero, chiamata anche Viola tricolor, è un’ affascinante pianta da fiore, nota in tutto il mondo quale emblema di amore profondo, dal momento che, conformemente al mito, una freccia di Cupido finì su questo fiore.

L’amore profondo del Poeta può ancora muoversi, andarle accanto.

La copertina del libro, con la sua policromia, con il suo modellato, è riflesso d’inquietudine interiore.

Il Poeta si sente una corteccia vecchia e inutile.

La corteccia, gli indurimenti della vita, l’apparenza che non permette di penetrare nella sostanza delle cose, del Poeta.

È un momento esistenziale e lei vedrà veramente una corteccia vecchia e inutile?

Il cuore dice che il suo amore riuscirà a penetrare l’essenza delle cose, del Poeta.

Post nubila Phoebus/Dopo la pioggia c’è il sole.

Mauro Montacchiesi

https://en.wikipedia.org/wiki/Mauro_Montacchiesi

1° Premio LETTERARIO “VOCI – CITTÀ DI ABANO TERME” ed. 2014 per l’e-book “Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo”, Aletti Ed. – 1° Premio 2015 AIAM (Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma) PREMI CULTURA MEDUSA AUREA – Premio alla carriera letteraria al Premio Europeo Clemente Rebora di Roma 2018-19  – 1° Premio “Emozioni Poetiche” 2019 al Castello di Verrone con “Nell’essenza del nulla- 1° Premio Marchesato di Ceva di Cuneo con “La vita è amore” – 1° Premio letterario nazionale della VII edizione “Scriviamo insieme” con il libro “De Arte Atque litteris” 2017 – 1° Premio sezione Fiction Book Premio Il Litorale.

 

REDAZIONE | Angela Prota nella Nazionale Cantanti Lirici DILA

 Come vi abbiamo anticipato nelle settimane scorse, iniziamo oggi a presentarvi gli Artisti che sono entrati a far parte del progetto culturale artistico e sociale “Nazionale Cantanti Lirici DILA”, voluto dalla compianta Paola Occhi nella sua qualità di Ambasciatrice della Pace per conto dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”.

 

La Soprano Angela Prota è figlia d’arte in quanto suo padre, Francesco Prota, ha riscosso notevoli successi nel campo del canto lirico, determinando per lei un destino di interprete del “bel canto”.

Il talento, con studio intenso e passione, hanno definito il suo passaggio nel campo professionistico

Dal classico all’opera lirica italiana e straniera, dal jazz al rock sinfonico, sono tutti generi musicali nei quali Angela Prota si è esibita riscuotendo applausi dal pubblico e i consensi della critica.

Nell’arco del suo percorso artistico musicale, ogni autore cha ha interpretato le ha insegnato qualcosa di importante dal punto di vista stilistico, con particolari riferimenti alle diverse epoche.

Numerosissime sono state le tappe significative da lei raggiunte.

Appena diciassettenne, ha vinto il concorso per giovani cantanti lirici a Palermo, entrando così nell’albo d’oro del Teatro Massimo, accanto a nomi come Lucia Valentina Terrani e Katia Ricciarelli.

Si è diplomata con il massimo dei voti e con la lode al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli e, subito dopo, ha iniziato ad eseguire concerti ed opere in forma oratoria nel Nord Italia, prima di entrare nel mondo musicale Sancarliano, ove si è distinta, sempre come solista cantante, in vari gruppi strumentali.

Ha lavorato per il comune di Napoli nei migliori Teatri Napoletani, come il Mercadante, il Bellini, il Sannazzaro e, nelle piazze più prestigiose della città, come Piazza del Plebiscito e Piazza dei Martiri.

Nell’auditorium Rai ha eseguito brani tratti dal Requiem di Verdi e Negro Spiritual per la strage di Bologna.

Per circa un anno è stata impegnata in registrazioni per la Rai, doppiando, con la sua voce, una nota attrice.

Ha lavorato con il grande concertista di jazz, di livello internazionale, Giorgio Gaslini, che le rese molta notorietà.

All’età di 24 anni ebbe modo di esibirsi in concerti a Dallas, in America, calcando le scene di vari Teatri ed Università, diretta da Ferdinand Liva.

Nel 2017 la troviamo a Panama per omaggiare, col suo canto, sia l’Ambasciatore italiano Apicella, sia il Ministro del Guatemala.
Vi sarebbe ritornata se la pandemia non glielo avesse impedito.

Angela Prota ha vinto numerosi premi come artista eclettica ed originale riuscendo, ottimamente, a miscelare vari stili musicali che hanno rappresentato, per la sua fervente sensibilità, lo stimolo giusto alla ricerca del suono nei suoi aspetti più intrinseci.
Nel 2018 poi, per la pace nel mondo, ha cantato al Pincio di Roma, con artisti provenienti da tutto il pianeta.

Rai tre ha ripreso spesso le sue esibizioni.

In questi giorni è impegnata nello studio e nella registrazione di alcune canzoni che il Maestro Roberto Prandin (Autore, tra l’altro, dei brani con i quali L’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” ha presentato nel 2017 e nel 2018 alcuni suoi eventi nel Museo MUDEC e nell’aula magna della SIAM di Milano in occasione della rassegna internazionale BookCity) ha scritto su testi tratti dalle poesie di Bruno Mancini.

Angela Prota non ha voluto dare ufficialità alla notizia… ma noi di IL DISPARI diamo per scontato che lei li eseguirà in concerto a Ischia non appena ci saranno le condizioni adatte ad una simile esibizione.

Benvenuta Angela da tutta la Redazione di questa pagina culturale.

Il Dispari 20220523

Recensione di LUCIANA CAPECE

NAPOLI PUNTA DI DIAMANTE

Il trascorso di Napoli come città, si basa sulla storia antica, che vede la sua espansione sotto i riflettori di una civiltà proveniente da popoli diversi.

Essa ha subìto variegate pressioni, guerre bizantine e malattie, apportando periodi di declino economico, con riprese graduali nel tempo.

Più volte sottoposta al tremore del risveglio vulcanico <Sua Maestà il Vesuvio> colosso dal respiro pulsante.

Una vera attrazione fotografica mondiale.

Napoli, come una medaglia appesa al petto, ostenta il (Palazzo Reale di BORBONE) in magna Piazza Plebiscito, dove ancora oggi arredi, tendaggi, oggettistica, quadri, porcellane e dediche, narrano la vita politica, svoltasi alla fase epocale del < Regno Delle Due Sicilie > e non solo!

Il suo riuscire nelle imprese è dato nel renderla una perla di nicchia nel mondo, dovuto alla ferrea costanza dei cittadini che, senza tradirne le abitudini, con secretato amore, serbano l’attuale linguaggio partenopeo cui l’ idioma secolare nè attesta l’originalità! E nonostante il sequenziale cambiamento di nuovi modelli espressi con stile artistico, si vuole distinguere nella sostanza dei suoi valori.

Indiscutibile l’Arte che la circonda, Monumenti e Basiliche dedite al progresso delle epopee che furono, segnano episodi di materialismo palese.

L’ Università al presente FEDERICO II° è il cardine della sublimata CULTURA E LETTERATURA ove, mio Marito con fierezza tributò il suo onorato servizio dal 1987 al 1989.

Imponente (Maschio Angioino) fortezza con bastioni e torretta circolare domina la città e ne campeggia il vero Primato!

Con S. Gennaro e votive edicole nei quartieri, si fonde l’unione tra misticità e tradizione.

(La Galleria Principe Umberto) prezioso portico dedicato al Re D’ Italia, con i suoi decori a rilievo orna i centri commerciali ospitati all’ interno, affiancata da scalinate che ne denotano l’ entrata e l’ uscita.

Napoli esprime una bellezza coinvolgente, richiama Artisti planetari bensì ne abbia generato di idilliaca celebrità.

I Commediografi Attori di spessore Eduardo e Peppino De Filippo -il Mitico Totò- i Super Cantautori Roberto Murolo – Renato Carosone – Sergio Bruni – il Grande Tenore Enrico Caruso etc. ove col Teatro S. Carlo i Tenori di fama Internazionale hanno reso magica la loro voce nella soavità del firmamento.

Cui (O SOLE MIO) l’Inno alla città più baciata dai raggi solari, conferma quella bellavista meravigliosa nell’insieme LA COSTIERA AMALFITANA e incornicia una cartolina dai colori unici nella geografia italiana.

Napoli città ospitale a me cara, vissuta nel periodo vacanziero, ove visitando i suoi gioielli imperituri ha suggellato nel mio cuore, una pagina culturale senza fine.

Luciana Capece e Milena Petrarca

Scrittrice – Poetessa Saggista – Aforista – Prefatrice – Critico Letterario – Critico Teatrale –Recensionista, Luciana Capece, vincitrice della sezione POESIA della nona edizione del premio internazionale OTTO MILIONI con la poesia “Il cielo incenerito”, da oggi, entra a far parte della Redazione di questa pagina culturale, e sarà graditissima ospite dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” durante uno degli eventi programmati nella Biblioteca Antoniana durante il prossimo periodo estivo.

 

SILVANA LAZZARINO autrice di “Nel mio destino”

Un romanzo di seduzione, ossessione, mistero e…

 Spesso il destino riserva sorprese inaspettate.

Non si può essere sempre consapevoli di ciò che si cela nel proprio animo e in quei luoghi silenziosi della mente dove abitano stralci di percezioni che accompagnano ogni individuo fin dall’origine di questa esistenza.

D’improvviso queste percezioni si riaccendono facendo emergere moti emozionali e desideri talora indicibili e imprevedibili.

è’ quanto accade alla bella e sensuale Miranda protagonista del romanzo “Nel mio destino” (Kairos editore) quarantenne, sposata con Riccardo comandante di aerei con il quale ha un figlio adolescente appassionato di calcio e violino.

A scuotere la monotona eppur significativa vita dell’affascinante e brillante Miranda, determinata nell’affermarsi come ricercatrice nel campo dell’archeologia presso l’Università di Roma dove non mancano possibili prospettive per la sua carriera, sono due incontri che suscitano in lei nuove vibrazioni e desideri che rapiscono completamente il suo corpo e la sua mente quasi da non riconoscersi in quella nuova Miranda.

Eppure, la scoperta dell’altra sé, la mette innanzi a sensazioni mai provate prima che con grande coinvolgimento condivide quasi parallelamente con i due amanti.

Ma anche il marito pilota nei suoi scali tra Roma e Bangkok si lascia incantare da una giovanissima donna tailandese pronta a donarsi completamente a lui con amore sincero.

Dapprima centro del desiderio di Giorgio il bel giovane tenebroso ventottenne e poi di Roberto l’imprenditore cinquantenne dal sexappeal irresistibile anche per quegli occhi color ghiaccio magnetici, Miranda non può sapere di essere preda di due personaggi dalla mente distorta, accomunati da una certa maniacalità e abilissimi nel loro gioco di potere e seduzione, specie il secondo da cui la donna viene totalmente ipnotizzata senza immaginare di ritrovarsi completamente….

Diverse scene del romanzo si soffermano nel tratteggiare, con descrizioni a tinte hard, gli incontri della protagonista con i due uomini.

Pagina dopo pagina l’intreccio da romanzo “rosanero” avvolgerà il lettore sempre più, invitandolo a non fermarsi in questa carrellata di fotogrammi che scorreranno innanzi a suoi occhi… e potrà vedere Miranda e i suoi amanti come fossero in un film.

La prima presentazione di questo avvolgente romanzo sarà a Napoli il 27 maggio 2022 alle ore 17.30 presso la Libreria Raffaello (in Via Kerbaker. 35).

Anche Ischia, tramite l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” conoscerà le vicende di Miranda in un evento organizzato da Chiara Pavoni, con la presenza dell’Autrice, in una delle Case di Cultura DILA attive sull’isola.

Redazione DILA

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”

scritta da Bruno Mancini a Ischia 1960-1962 (circa)

Ove non fossi stato specchio di allodole

Ove non fossi stato specchio di allodole
roso da tarli
o solo canto di sirena
se mai una voce d’innocenza avessi udito
senza tristezza
ad invocarti
allora adesso
fortissimo
nel cielo il grido mio
oh libertà
starebbe a rompere anime pigre.
O tu sei dio
od io
orrendo nulla.

DILA

NUSIV

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Il Dispari 20220530 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220530 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220530

Mauro Montacchiesi recensisce la poesia

AGLI ANGOLI DEGLI OCCHI di Bruno Mancini

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.
 
Agli angoli

Gli angoli sono le fondamenta di un edificio, che collegano e consolidano due muri al loro luogo d’incontro, tuttavia si incontrano persino sul vertice, in cui perfezionano l’edificio e contemporaneamente lo tengono unito.

Gli angoli sono, per similitudine, l’alfa e l’omega, il principio e la fine.

Essi sono l’Uomo, in questo caso l’Uomo Poeta Bruno Mancini, che aspira a trasformarsi, a proiettarsi sulla scala macrocosmica dell’Universo.

Degli occhi

Animi est enim omnis actio et imago animi vultus, indices oculi.

Ogni azione parte dall’anima e il volto è l’immagine dell’anima, gli occhi ne sono gli indici. (Cicerone).

Gli occhi sono gli indici rivelatori dell’anima del Poeta, gli angoli ne sono l’Alfa e L’Omega, l’anelito di abbandonare il microcosmo (l’IO) e di proiettarsi nel macrocosmo (il NOI).

Sotto pigrizie amiche

Amiche, perché la pigrizia (le pigrizie) può essere un illusorio stato di quiete, di rilassatezza, ma, invero, è una fase di diminuzione della fiducia in sé stessi, un nichilistico, manicheo odi et amo nei confronti del successo totale.

Prepara a morte nostalgia.

La nostalgia (gr. νόστος = ritorno e άλγος = dolore), il dolore del ritorno al passato, il desiderio di tornare a vivere ciò che è stato, prepara a morte, alla trasformazione in divenire.

La nostalgia (l’IO), un’ancora del passato che inutilmente tenta di frenare, di rallentare, di impedire l’ineluttabile morte, la metamorfosi nel NOI.

Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.

Rapidamente appaiono e scompaiono, ripetutamente flashback, rievocazioni di un passato ormai cristallizzato.

Cambia
se non adesso
a morte.

Essere o non essere. Cambiare o non cambiare.

è questo il momento di decidere se cambiare oppure no.

Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

La Viola del pensiero, chiamata anche Viola tricolor, è un’ affascinante pianta da fiore, nota in tutto il mondo quale emblema di amore profondo, dal momento che, conformemente al mito, una freccia di Cupido finì su questo fiore.

L’amore profondo del Poeta può ancora muoversi, andarle accanto.

La copertina del libro, con la sua policromia, con il suo modellato, è riflesso d’inquietudine interiore.

Il Poeta si sente una corteccia vecchia e inutile.

La corteccia, gli indurimenti della vita, l’apparenza che non permette di penetrare nella sostanza delle cose, del Poeta.

È un momento esistenziale e lei vedrà veramente una corteccia vecchia e inutile?

Il cuore dice che il suo amore riuscirà a penetrare l’essenza delle cose, del Poeta.

Post nubila Phoebus/Dopo la pioggia c’è il sole.

Mauro Montacchiesi

https://en.wikipedia.org/wiki/Mauro_Montacchiesi

1° Premio LETTERARIO “VOCI – CITTÀ DI ABANO TERME” ed. 2014 per l’e-book “Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo”, Aletti Ed. – 1° Premio 2015 AIAM (Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma) PREMI CULTURA MEDUSA AUREA – Premio alla carriera letteraria al Premio Europeo Clemente Rebora di Roma 2018-19  – 1° Premio “Emozioni Poetiche” 2019 al Castello di Verrone con “Nell’essenza del nulla- 1° Premio Marchesato di Ceva di Cuneo con “La vita è amore” – 1° Premio letterario nazionale della VII edizione “Scriviamo insieme” con il libro “De Arte Atque litteris” 2017 – 1° Premio sezione Fiction Book Premio Il Litorale.

 

REDAZIONE | Angela Prota nella Nazionale Cantanti Lirici DILA

 Come vi abbiamo anticipato nelle settimane scorse, iniziamo oggi a presentarvi gli Artisti che sono entrati a far parte del progetto culturale artistico e sociale “Nazionale Cantanti Lirici DILA”, voluto dalla compianta Paola Occhi nella sua qualità di Ambasciatrice della Pace per conto dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”.

 

La Soprano Angela Prota è figlia d’arte in quanto suo padre, Francesco Prota, ha riscosso notevoli successi nel campo del canto lirico, determinando per lei un destino di interprete del “bel canto”.

Il talento, con studio intenso e passione, hanno definito il suo passaggio nel campo professionistico

Dal classico all’opera lirica italiana e straniera, dal jazz al rock sinfonico, sono tutti generi musicali nei quali Angela Prota si è esibita riscuotendo applausi dal pubblico e i consensi della critica.

Nell’arco del suo percorso artistico musicale, ogni autore cha ha interpretato le ha insegnato qualcosa di importante dal punto di vista stilistico, con particolari riferimenti alle diverse epoche.

Numerosissime sono state le tappe significative da lei raggiunte.

Appena diciassettenne, ha vinto il concorso per giovani cantanti lirici a Palermo, entrando così nell’albo d’oro del Teatro Massimo, accanto a nomi come Lucia Valentina Terrani e Katia Ricciarelli.

Si è diplomata con il massimo dei voti e con la lode al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli e, subito dopo, ha iniziato ad eseguire concerti ed opere in forma oratoria nel Nord Italia, prima di entrare nel mondo musicale Sancarliano, ove si è distinta, sempre come solista cantante, in vari gruppi strumentali.

Ha lavorato per il comune di Napoli nei migliori Teatri Napoletani, come il Mercadante, il Bellini, il Sannazzaro e, nelle piazze più prestigiose della città, come Piazza del Plebiscito e Piazza dei Martiri.

Nell’auditorium Rai ha eseguito brani tratti dal Requiem di Verdi e Negro Spiritual per la strage di Bologna.

Per circa un anno è stata impegnata in registrazioni per la Rai, doppiando, con la sua voce, una nota attrice.

Ha lavorato con il grande concertista di jazz, di livello internazionale, Giorgio Gaslini, che le rese molta notorietà.

All’età di 24 anni ebbe modo di esibirsi in concerti a Dallas, in America, calcando le scene di vari Teatri ed Università, diretta da Ferdinand Liva.

Nel 2017 la troviamo a Panama per omaggiare, col suo canto, sia l’Ambasciatore italiano Apicella, sia il Ministro del Guatemala.
Vi sarebbe ritornata se la pandemia non glielo avesse impedito.

Angela Prota ha vinto numerosi premi come artista eclettica ed originale riuscendo, ottimamente, a miscelare vari stili musicali che hanno rappresentato, per la sua fervente sensibilità, lo stimolo giusto alla ricerca del suono nei suoi aspetti più intrinseci.
Nel 2018 poi, per la pace nel mondo, ha cantato al Pincio di Roma, con artisti provenienti da tutto il pianeta.

Rai tre ha ripreso spesso le sue esibizioni.

In questi giorni è impegnata nello studio e nella registrazione di alcune canzoni che il Maestro Roberto Prandin (Autore, tra l’altro, dei brani con i quali L’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” ha presentato nel 2017 e nel 2018 alcuni suoi eventi nel Museo MUDEC e nell’aula magna della SIAM di Milano in occasione della rassegna internazionale BookCity) ha scritto su testi tratti dalle poesie di Bruno Mancini.

Angela Prota non ha voluto dare ufficialità alla notizia… ma noi di IL DISPARI diamo per scontato che lei li eseguirà in concerto a Ischia non appena ci saranno le condizioni adatte ad una simile esibizione.

Benvenuta Angela da tutta la Redazione di questa pagina culturale.

Il Dispari 20220523

Recensione di LUCIANA CAPECE

NAPOLI PUNTA DI DIAMANTE

Il trascorso di Napoli come città, si basa sulla storia antica, che vede la sua espansione sotto i riflettori di una civiltà proveniente da popoli diversi.

Essa ha subìto variegate pressioni, guerre bizantine e malattie, apportando periodi di declino economico, con riprese graduali nel tempo.

Più volte sottoposta al tremore del risveglio vulcanico <Sua Maestà il Vesuvio> colosso dal respiro pulsante.

Una vera attrazione fotografica mondiale.

Napoli, come una medaglia appesa al petto, ostenta il (Palazzo Reale di BORBONE) in magna Piazza Plebiscito, dove ancora oggi arredi, tendaggi, oggettistica, quadri, porcellane e dediche, narrano la vita politica, svoltasi alla fase epocale del < Regno Delle Due Sicilie > e non solo!

Il suo riuscire nelle imprese è dato nel renderla una perla di nicchia nel mondo, dovuto alla ferrea costanza dei cittadini che, senza tradirne le abitudini, con secretato amore, serbano l’attuale linguaggio partenopeo cui l’ idioma secolare nè attesta l’originalità! E nonostante il sequenziale cambiamento di nuovi modelli espressi con stile artistico, si vuole distinguere nella sostanza dei suoi valori.

Indiscutibile l’Arte che la circonda, Monumenti e Basiliche dedite al progresso delle epopee che furono, segnano episodi di materialismo palese.

L’ Università al presente FEDERICO II° è il cardine della sublimata CULTURA E LETTERATURA ove, mio Marito con fierezza tributò il suo onorato servizio dal 1987 al 1989.

Imponente (Maschio Angioino) fortezza con bastioni e torretta circolare domina la città e ne campeggia il vero Primato!

Con S. Gennaro e votive edicole nei quartieri, si fonde l’unione tra misticità e tradizione.

(La Galleria Principe Umberto) prezioso portico dedicato al Re D’ Italia, con i suoi decori a rilievo orna i centri commerciali ospitati all’ interno, affiancata da scalinate che ne denotano l’ entrata e l’ uscita.

Napoli esprime una bellezza coinvolgente, richiama Artisti planetari bensì ne abbia generato di idilliaca celebrità.

I Commediografi Attori di spessore Eduardo e Peppino De Filippo -il Mitico Totò- i Super Cantautori Roberto Murolo – Renato Carosone – Sergio Bruni – il Grande Tenore Enrico Caruso etc. ove col Teatro S. Carlo i Tenori di fama Internazionale hanno reso magica la loro voce nella soavità del firmamento.

Cui (O SOLE MIO) l’Inno alla città più baciata dai raggi solari, conferma quella bellavista meravigliosa nell’insieme LA COSTIERA AMALFITANA e incornicia una cartolina dai colori unici nella geografia italiana.

Napoli città ospitale a me cara, vissuta nel periodo vacanziero, ove visitando i suoi gioielli imperituri ha suggellato nel mio cuore, una pagina culturale senza fine.

Luciana Capece e Milena Petrarca

Scrittrice – Poetessa Saggista – Aforista – Prefatrice – Critico Letterario – Critico Teatrale –Recensionista, Luciana Capece, vincitrice della sezione POESIA della nona edizione del premio internazionale OTTO MILIONI con la poesia “Il cielo incenerito”, da oggi, entra a far parte della Redazione di questa pagina culturale, e sarà graditissima ospite dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” durante uno degli eventi programmati nella Biblioteca Antoniana durante il prossimo periodo estivo.

 

SILVANA LAZZARINO autrice di “Nel mio destino”

Un romanzo di seduzione, ossessione, mistero e…

 Spesso il destino riserva sorprese inaspettate.

Non si può essere sempre consapevoli di ciò che si cela nel proprio animo e in quei luoghi silenziosi della mente dove abitano stralci di percezioni che accompagnano ogni individuo fin dall’origine di questa esistenza.

D’improvviso queste percezioni si riaccendono facendo emergere moti emozionali e desideri talora indicibili e imprevedibili.

è’ quanto accade alla bella e sensuale Miranda protagonista del romanzo “Nel mio destino” (Kairos editore) quarantenne, sposata con Riccardo comandante di aerei con il quale ha un figlio adolescente appassionato di calcio e violino.

A scuotere la monotona eppur significativa vita dell’affascinante e brillante Miranda, determinata nell’affermarsi come ricercatrice nel campo dell’archeologia presso l’Università di Roma dove non mancano possibili prospettive per la sua carriera, sono due incontri che suscitano in lei nuove vibrazioni e desideri che rapiscono completamente il suo corpo e la sua mente quasi da non riconoscersi in quella nuova Miranda.

Eppure, la scoperta dell’altra sé, la mette innanzi a sensazioni mai provate prima che con grande coinvolgimento condivide quasi parallelamente con i due amanti.

Ma anche il marito pilota nei suoi scali tra Roma e Bangkok si lascia incantare da una giovanissima donna tailandese pronta a donarsi completamente a lui con amore sincero.

Dapprima centro del desiderio di Giorgio il bel giovane tenebroso ventottenne e poi di Roberto l’imprenditore cinquantenne dal sexappeal irresistibile anche per quegli occhi color ghiaccio magnetici, Miranda non può sapere di essere preda di due personaggi dalla mente distorta, accomunati da una certa maniacalità e abilissimi nel loro gioco di potere e seduzione, specie il secondo da cui la donna viene totalmente ipnotizzata senza immaginare di ritrovarsi completamente….

Diverse scene del romanzo si soffermano nel tratteggiare, con descrizioni a tinte hard, gli incontri della protagonista con i due uomini.

Pagina dopo pagina l’intreccio da romanzo “rosanero” avvolgerà il lettore sempre più, invitandolo a non fermarsi in questa carrellata di fotogrammi che scorreranno innanzi a suoi occhi… e potrà vedere Miranda e i suoi amanti come fossero in un film.

La prima presentazione di questo avvolgente romanzo sarà a Napoli il 27 maggio 2022 alle ore 17.30 presso la Libreria Raffaello (in Via Kerbaker. 35).

Anche Ischia, tramite l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” conoscerà le vicende di Miranda in un evento organizzato da Chiara Pavoni, con la presenza dell’Autrice, in una delle Case di Cultura DILA attive sull’isola.

Redazione DILA

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”

scritta da Bruno Mancini a Ischia 1960-1962 (circa)

Ove non fossi stato specchio di allodole

 

Ove non fossi stato specchio di allodole
roso da tarli
o solo canto di sirena
se mai una voce d’innocenza avessi udito
senza tristezza
ad invocarti
allora adesso
fortissimo
nel cielo il grido mio
oh libertà
starebbe a rompere anime pigre.
O tu sei dio
od io
orrendo nulla.

 

 

Il Dispari 20220523 – Redazione culturale DILA

Mauro Pietro Paolo Montacchiesi | LA POETICA DI BRUNO MANCINI

 

La poetica di Bruno Mancini sprigiona luminose scintille di feconda creatività, intona squillanti acuti di ardente pathos, raggiunge floridi apici di effervescente vivacità.

Un dettato lirico il suo, che, con una certa frequenza, indugia su questa naturale realtà immanente, perché esclusivamente spingendosi in profondità del suo senso, concedendole sensibile accoglienza nella mente, si può raggiungere lo scopo di un maggiore sentimento di solidarietà umana, di comprensione e di indulgenza verso gli altri.

Bruno è un vate, ovvero un profeta lirico, d’intensa, d’idealistica illuminazione, che, con rilevante magistero, con consistente ritmo, con intenso fervore, nell’universo circostante irradia la sua energia totalizzante, la sua veracità istintiva.

I sentimenti dell’Artista estrosamente si amalgamano nella loro più elativa concezione lirica, in uno scenario sublime che considera l’umano sentire.

Bruno Mancini è il regista di una rappresentazione scenica in soluzione romantica, ora idealista ora sentimentale, in cui si alternano gioie e dolori, che il regista-poeta denuncia e filma in immagini che si propagano nelle eco di confessioni, di emozioni in divenire.

L’estetica versificatoria di questo poeta è lessicalmente, idiomaticamente policroma, eclettica, un fantasmagorico caleidoscopio di emozioni.

Bruno è un funambolo che, con accattivante brio, si esalta nei virtuosismi di appassionanti parole.

La sua genialità consiste nel dare forza e senso ai suoi afflati, tanto da veicolarli, emotivamente, vividamente, come onde radio ad alta frequenza.

Il suo repertorio poetico è un sentiero intarsiato di gemme eterocromatiche, un divenire che trascende il tempo.

L’Ischitano di frequente ricorre alla riproposizione verbale, onde apportare ai suoi versi maggiore armonia, come pure per metterne in evidenza, con eleganza, la valenza semantica.

Valenza di frequente distinta, in considerazioni dissimili, poetando non esclusivamente con contenuti autoreferenziali, bensì innalzando sé stesso a grande nobiltà di spirito, in virtù delle sue analisi e delle sue meditazioni relative a variegate, oggettive rappresentazioni tematiche.

L’estetica manciniana è trapunta di orfismo, di ricami magicamente, evocativamente lirici.

Da una lettura psicologica della poetica di Bruno Mancini, si può ipotizzare che sia stato molto autonomo e allo stesso tempo amichevole con tutti, escludendo qualsiasi preconcetto e con una decisa concezione di equità sociale.

Per questa ragione è stato alquanto idiosincratico verso gli schemi dettati dalla società.

Con considerevole energia egli ha sempre aspirato a reificare le convinzioni riformiste che ha acquisito in gioventù.

Una necessità congenita d’indipendenza potrebbe tuttora arrecargli qualche complicazione relazionale in generale.

 

ESTDEUS IN NOBIS, AGITANTE CALESCIMUS ILLO

C’É UN DIO DENTRO DI NOI E CI SCALDIAMO PE

RCHÉ EGLI CI AGITA

(Ovidio-Fasti-VI-5)

 

Mauro Montacchiesi

https://en.wikipedia.org/wiki/Mauro_Montacchiesi

1° Premio LETTERARIO “VOCI – CITTÀ DI ABANO TERME” ed. 2014 per l’e-book “Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo”, Aletti Ed. – 1° Premio 2015 AIAM (Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma) PREMI CULTURA MEDUSA AUREA – Premio alla carriera letteraria al Premio Europeo Clemente Rebora di Roma 2018-19  – 1° Premio “Emozioni Poetiche” 2019 al Castello di Verrone con “Nell’essenza del nulla- 1° Premio Marchesato di Ceva di Cuneo con “La vita è amore” – 1° Premio letterario nazionale della VII edizione “Scriviamo insieme” con il libro “De Arte Atque litteris” 2017 – 1° Premio sezione Fiction Book Premio Il Litorale.

 

Sei poesie scelte da Mauro Pietro Paolo Montacchiesi come epitome della
produzione poetica di Bruno Mancini

Alla carezza gelida

Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:

necessità di sonno
al ritorno.

——-°°°°°°°°°°—————

Alt

Cercano i cocci,
passi fasciati da bende adesive
nel bivio carboni-diamanti;
scoprono tagli
mani guantate di pelle umana
nel segno del cenno addio;
la mente respira affanno
all’apparire del gatto nero
lemme lemme
scodinzolante
in moto felino
lento lento,
e sono io che punto verso il centro
tenuto fermo, in bellavista oscena,
dal palo del semaforo
sempre e per sempre immobile
sul tuo colore rosso.

——-°°°°°°°°°°—————

Amico

Ho poco tempo
per essere
la copia antica
di me stesso,
o come bianca leggenda
attesa
da voce di grotta
sommersa
tra chele e aragosta
insinuante
e danze d’alga
incerta
e flussi di onda
nebulosa.

Mi punge una figura
di uomo nudo
col volto incastonato
da denti spezzati,
e un cuore in mano.
C’è ancora,

se voglio
un goccio di pazienza.

——-°°°°°°°°°°—————

Agli angoli degli occhi

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

——-°°°°°°°°°°—————

Ai comodi abbandoni

Ai comodi abbandoni
di sbalzanti ascensori,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate

Voglio la mia.

Per assurde ambizioni
m’invento atroci ossessioni:
orridi
oscuri oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o principi
o Caini.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.

I veri architetti della vita
dileggiano
con i loro antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra
e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

——-°°°°°°°°°°—————

Albore

E sono passate le tre
e sono
passate.
Ti manca l’attesa
– ricordo le notti –
resisti agli affetti
– più certa di me –
rovisti:
e a poco
la luna seduta sul mare.

Bruno, Mancini

DILA

NUSIV

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Il Dispari 20220523 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220523 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220523

Recensione di LUCIANA CAPECE

NAPOLI PUNTA DI DIAMANTE

Il trascorso di Napoli come città, si basa sulla storia antica, che vede la sua espansione sotto i riflettori di una civiltà proveniente da popoli diversi.

Essa ha subìto variegate pressioni, guerre bizantine e malattie, apportando periodi di declino economico, con riprese graduali nel tempo.

Più volte sottoposta al tremore del risveglio vulcanico <Sua Maestà il Vesuvio> colosso dal respiro pulsante.

Una vera attrazione fotografica mondiale.

Napoli, come una medaglia appesa al petto, ostenta il (Palazzo Reale di BORBONE) in magna Piazza Plebiscito, dove ancora oggi arredi, tendaggi, oggettistica, quadri, porcellane e dediche, narrano la vita politica, svoltasi alla fase epocale del < Regno Delle Due Sicilie > e non solo!

Il suo riuscire nelle imprese è dato nel renderla una perla di nicchia nel mondo, dovuto alla ferrea costanza dei cittadini che, senza tradirne le abitudini, con secretato amore, serbano l’attuale linguaggio partenopeo cui l’ idioma secolare nè attesta l’originalità! E nonostante il sequenziale cambiamento di nuovi modelli espressi con stile artistico, si vuole distinguere nella sostanza dei suoi valori.

Indiscutibile l’Arte che la circonda, Monumenti e Basiliche dedite al progresso delle epopee che furono, segnano episodi di materialismo palese.

L’ Università al presente FEDERICO II° è il cardine della sublimata CULTURA E LETTERATURA ove, mio Marito con fierezza tributò il suo onorato servizio dal 1987 al 1989.

Imponente (Maschio Angioino) fortezza con bastioni e torretta circolare domina la città e ne campeggia il vero Primato!

Con S. Gennaro e votive edicole nei quartieri, si fonde l’unione tra misticità e tradizione.

(La Galleria Principe Umberto) prezioso portico dedicato al Re D’ Italia, con i suoi decori a rilievo orna i centri commerciali ospitati all’ interno, affiancata da scalinate che ne denotano l’ entrata e l’ uscita.

Napoli esprime una bellezza coinvolgente, richiama Artisti planetari bensì ne abbia generato di idilliaca celebrità.

I Commediografi Attori di spessore Eduardo e Peppino De Filippo -il Mitico Totò- i Super Cantautori Roberto Murolo – Renato Carosone – Sergio Bruni – il Grande Tenore Enrico Caruso etc. ove col Teatro S. Carlo i Tenori di fama Internazionale hanno reso magica la loro voce nella soavità del firmamento.

Cui (O SOLE MIO) l’Inno alla città più baciata dai raggi solari, conferma quella bellavista meravigliosa nell’insieme LA COSTIERA AMALFITANA e incornicia una cartolina dai colori unici nella geografia italiana.

Napoli città ospitale a me cara, vissuta nel periodo vacanziero, ove visitando i suoi gioielli imperituri ha suggellato nel mio cuore, una pagina culturale senza fine.

Luciana Capece e Milena Petrarca

Scrittrice – Poetessa Saggista – Aforista – Prefatrice – Critico Letterario – Critico Teatrale –Recensionista, Luciana Capece, vincitrice della sezione POESIA della nona edizione del premio internazionale OTTO MILIONI con la poesia “Il cielo incenerito”, da oggi, entra a far parte della Redazione di questa pagina culturale, e sarà graditissima ospite dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” durante uno degli eventi programmati nella Biblioteca Antoniana durante il prossimo periodo estivo.

 

SILVANA LAZZARINO autrice di “Nel mio destino”

Un romanzo di seduzione, ossessione, mistero e…

 Spesso il destino riserva sorprese inaspettate.

Non si può essere sempre consapevoli di ciò che si cela nel proprio animo e in quei luoghi silenziosi della mente dove abitano stralci di percezioni che accompagnano ogni individuo fin dall’origine di questa esistenza.

D’improvviso queste percezioni si riaccendono facendo emergere moti emozionali e desideri talora indicibili e imprevedibili.

è’ quanto accade alla bella e sensuale Miranda protagonista del romanzo “Nel mio destino” (Kairos editore) quarantenne, sposata con Riccardo comandante di aerei con il quale ha un figlio adolescente appassionato di calcio e violino.

A scuotere la monotona eppur significativa vita dell’affascinante e brillante Miranda, determinata nell’affermarsi come ricercatrice nel campo dell’archeologia presso l’Università di Roma dove non mancano possibili prospettive per la sua carriera, sono due incontri che suscitano in lei nuove vibrazioni e desideri che rapiscono completamente il suo corpo e la sua mente quasi da non riconoscersi in quella nuova Miranda.

Eppure, la scoperta dell’altra sé, la mette innanzi a sensazioni mai provate prima che con grande coinvolgimento condivide quasi parallelamente con i due amanti.

Ma anche il marito pilota nei suoi scali tra Roma e Bangkok si lascia incantare da una giovanissima donna tailandese pronta a donarsi completamente a lui con amore sincero.

Dapprima centro del desiderio di Giorgio il bel giovane tenebroso ventottenne e poi di Roberto l’imprenditore cinquantenne dal sexappeal irresistibile anche per quegli occhi color ghiaccio magnetici, Miranda non può sapere di essere preda di due personaggi dalla mente distorta, accomunati da una certa maniacalità e abilissimi nel loro gioco di potere e seduzione, specie il secondo da cui la donna viene totalmente ipnotizzata senza immaginare di ritrovarsi completamente….

Diverse scene del romanzo si soffermano nel tratteggiare, con descrizioni a tinte hard, gli incontri della protagonista con i due uomini.

Pagina dopo pagina l’intreccio da romanzo “rosanero” avvolgerà il lettore sempre più, invitandolo a non fermarsi in questa carrellata di fotogrammi che scorreranno innanzi a suoi occhi… e potrà vedere Miranda e i suoi amanti come fossero in un film.

La prima presentazione di questo avvolgente romanzo sarà a Napoli il 27 maggio 2022 alle ore 17.30 presso la Libreria Raffaello (in Via Kerbaker. 35).

Anche Ischia, tramite l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” conoscerà le vicende di Miranda in un evento organizzato da Chiara Pavoni, con la presenza dell’Autrice, in una delle Case di Cultura DILA attive sull’isola.

Redazione DILA

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”

scritta da Bruno Mancini a Ischia 1960-1962 (circa)

Ove non fossi stato specchio di allodole

 

Ove non fossi stato specchio di allodole
roso da tarli
o solo canto di sirena
se mai una voce d’innocenza avessi udito
senza tristezza
ad invocarti
allora adesso
fortissimo
nel cielo il grido mio
oh libertà
starebbe a rompere anime pigre.
O tu sei dio
od io
orrendo nulla.

 

 

Il Dispari 20220523 – Redazione culturale DILA

Mauro Pietro Paolo Montacchiesi | LA POETICA DI BRUNO MANCINI

 

La poetica di Bruno Mancini sprigiona luminose scintille di feconda creatività, intona squillanti acuti di ardente pathos, raggiunge floridi apici di effervescente vivacità.

Un dettato lirico il suo, che, con una certa frequenza, indugia su questa naturale realtà immanente, perché esclusivamente spingendosi in profondità del suo senso, concedendole sensibile accoglienza nella mente, si può raggiungere lo scopo di un maggiore sentimento di solidarietà umana, di comprensione e di indulgenza verso gli altri.

Bruno è un vate, ovvero un profeta lirico, d’intensa, d’idealistica illuminazione, che, con rilevante magistero, con consistente ritmo, con intenso fervore, nell’universo circostante irradia la sua energia totalizzante, la sua veracità istintiva.

I sentimenti dell’Artista estrosamente si amalgamano nella loro più elativa concezione lirica, in uno scenario sublime che considera l’umano sentire.

Bruno Mancini è il regista di una rappresentazione scenica in soluzione romantica, ora idealista ora sentimentale, in cui si alternano gioie e dolori, che il regista-poeta denuncia e filma in immagini che si propagano nelle eco di confessioni, di emozioni in divenire.

L’estetica versificatoria di questo poeta è lessicalmente, idiomaticamente policroma, eclettica, un fantasmagorico caleidoscopio di emozioni.

Bruno è un funambolo che, con accattivante brio, si esalta nei virtuosismi di appassionanti parole.

La sua genialità consiste nel dare forza e senso ai suoi afflati, tanto da veicolarli, emotivamente, vividamente, come onde radio ad alta frequenza.

Il suo repertorio poetico è un sentiero intarsiato di gemme eterocromatiche, un divenire che trascende il tempo.

L’Ischitano di frequente ricorre alla riproposizione verbale, onde apportare ai suoi versi maggiore armonia, come pure per metterne in evidenza, con eleganza, la valenza semantica.

Valenza di frequente distinta, in considerazioni dissimili, poetando non esclusivamente con contenuti autoreferenziali, bensì innalzando sé stesso a grande nobiltà di spirito, in virtù delle sue analisi e delle sue meditazioni relative a variegate, oggettive rappresentazioni tematiche.

L’estetica manciniana è trapunta di orfismo, di ricami magicamente, evocativamente lirici.

Da una lettura psicologica della poetica di Bruno Mancini, si può ipotizzare che sia stato molto autonomo e allo stesso tempo amichevole con tutti, escludendo qualsiasi preconcetto e con una decisa concezione di equità sociale.

Per questa ragione è stato alquanto idiosincratico verso gli schemi dettati dalla società.

Con considerevole energia egli ha sempre aspirato a reificare le convinzioni riformiste che ha acquisito in gioventù.

Una necessità congenita d’indipendenza potrebbe tuttora arrecargli qualche complicazione relazionale in generale.

 

ESTDEUS IN NOBIS, AGITANTE CALESCIMUS ILLO

C’É UN DIO DENTRO DI NOI E CI SCALDIAMO PE

RCHÉ EGLI CI AGITA

(Ovidio-Fasti-VI-5)

 

Mauro Montacchiesi

https://en.wikipedia.org/wiki/Mauro_Montacchiesi

1° Premio LETTERARIO “VOCI – CITTÀ DI ABANO TERME” ed. 2014 per l’e-book “Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo”, Aletti Ed. – 1° Premio 2015 AIAM (Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma) PREMI CULTURA MEDUSA AUREA – Premio alla carriera letteraria al Premio Europeo Clemente Rebora di Roma 2018-19  – 1° Premio “Emozioni Poetiche” 2019 al Castello di Verrone con “Nell’essenza del nulla- 1° Premio Marchesato di Ceva di Cuneo con “La vita è amore” – 1° Premio letterario nazionale della VII edizione “Scriviamo insieme” con il libro “De Arte Atque litteris” 2017 – 1° Premio sezione Fiction Book Premio Il Litorale.

 

Sei poesie scelte da Mauro Pietro Paolo Montacchiesi come epitome della
produzione poetica di Bruno Mancini

Alla carezza gelida

Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:

necessità di sonno
al ritorno.

——-°°°°°°°°°°—————

Alt

Cercano i cocci,
passi fasciati da bende adesive
nel bivio carboni-diamanti;
scoprono tagli
mani guantate di pelle umana
nel segno del cenno addio;
la mente respira affanno
all’apparire del gatto nero
lemme lemme
scodinzolante
in moto felino
lento lento,
e sono io che punto verso il centro
tenuto fermo, in bellavista oscena,
dal palo del semaforo
sempre e per sempre immobile
sul tuo colore rosso.

——-°°°°°°°°°°—————

Amico

Ho poco tempo
per essere
la copia antica
di me stesso,
o come bianca leggenda
attesa
da voce di grotta
sommersa
tra chele e aragosta
insinuante
e danze d’alga
incerta
e flussi di onda
nebulosa.

Mi punge una figura
di uomo nudo
col volto incastonato
da denti spezzati,
e un cuore in mano.
C’è ancora,

se voglio
un goccio di pazienza.

——-°°°°°°°°°°—————

Agli angoli degli occhi

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

——-°°°°°°°°°°—————

Ai comodi abbandoni

Ai comodi abbandoni
di sbalzanti ascensori,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate

Voglio la mia.

Per assurde ambizioni
m’invento atroci ossessioni:
orridi
oscuri oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o principi
o Caini.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.

I veri architetti della vita
dileggiano
con i loro antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra
e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

——-°°°°°°°°°°—————

Albore

E sono passate le tre
e sono
passate.
Ti manca l’attesa
– ricordo le notti –
resisti agli affetti
– più certa di me –
rovisti:
e a poco
la luna seduta sul mare.

Bruno, Mancini

Il Dispari 20220509

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Angela Maria Tiberi intervista la Prof.ssa Erica Greco

D: -Come ha conosciuto l’artista Milena Petrarca, Presidente Associazione Internazionale Magna Grecia e Presidente delegata America del Nord per conto dell’Associazione Internazionale culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”?
R: -Quello con Milena Petrarca è stato decisamente un incontro fortuito!
Infatti, circa un anno fa, quando decisi di intraprendere la mia ricerca sulla figura di Ria Rosa (eccentrica sciantosa proto femminista del café chantant napoletano), mi imbattei per caso in un articolo online su cui compariva un commento dell’artista Milena Petrarca, la quale affermava di essere una diretta discendente di Maria Rosaria Liberti.
Subito decisi di contattarla tramite i social, così ci sentimmo telefonicamente ed ella mi raccontò tante sfaccettature inedite legate alla vicenda familiare della Liberti.

D: -Può raccontare come è iniziata la ricerca su Ria Rosa Liberti?
R: -Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Discipline della Musica e del Teatro nel 2020, iniziai a maturare l’idea del dottorato di ricerca.
Ho sempre avuto un forte legame con Napoli, la “città-teatro” per antonomasia, così iniziai a navigare sul web per trovare un tema da indagare che potesse riallacciarsi al panorama teatrale partenopeo.
Sul sito web “Identità insorgenti” trovai un bellissimo articolo su Ria Rosa a cura di Flavia Salerni e fin da subito mi innamorai del suo personaggio: ribelle, coraggiosa, irridente, Ria Rosa è una donna di palcoscenico volutamente fuori dagli schemi, che si distinse nel mondo del varietà per il suo forte impegno politico-sociale.
Femminista ante litteram, rivendica l’indipendenza della donna dall’uomo attraverso i testi delle sue canzoni, tutte caratterizzate da un’interpretazione brillante e da una seducente irriverenza.

D: -Sviluppi culturale della ricerca del dottorato ed imminenti obiettivi da raggiungere?
R: -Proprio in questo periodo sto riprendendo la ricerca su Ria Rosa in vista della possibile partecipazione a un convegno internazionale sulle forme dell’attivismo femminile in Italia.
Per ricostruire l’avventurosa vicenda storica e artistica di Ria Rosa Liberti è necessario scandagliare numerose fonti, a partire da giornali e riviste dell’epoca per poi passare all’analisi delle performance canore incise su disco fino al vaglio delle testimonianze orali, come quella preziosissima offerta da Milena Petrarca.

Ria Rosa Liberti Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Ria Rosa Liberti Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Milena Petrarca Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Milena Petrarca Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Erica Greco Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Erica Greco Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

NOTE CONDIVISE

attualità e poetica in una nuova opera
di Gioia Lomasti in collaborazione con Luciano Somma

Dopo una lunga amicizia scandita da condivisione ed assidua collaborazione attraverso la scrittura, nasce questo volume disponibile sui maggiori webstore e in libreria e tramite il canale di distribuzione.
Gli articoli trattati dagli autori collocano la poetica come punto cardine per la realizzazione di molti degli argomenti odierni tra storia, arte in genere e reminiscenze, unendo emozioni nella energia testuale.
Gioia Lomasti nasce a Ravenna, appassionata di letteratura nel suo insieme sin da bambina conquista l’attenzione della critica letteraria con la partecipazione a concorsi di poesia ed eventi culturali che la vedono tra i posti d’onore.
È autrice di opere in poesia e prosa dedicando parte dei suoi scritti al cantautorato italiano.
Co-fondatrice del sito vetrinadelleemozioni.com, spazio che riserva all’arte e alla musica.
Luciano Somma è nato a Napoli, diversi anni or sono, ha iniziato a scrivere testi per canzoni e poesie dall’età di 13 anni.
All’attivo moltissime pubblicazioni poetiche singole o in antologie anche scolastiche.
Collaboratore dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, fin dalle origini della sua costituzione, e della redazione di questa pagina culturale del quotidiano IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, Luciano Somma ha scritto e scrive su un numero imprecisato di periodici, ha vinto centinaia i premi tra cui due medaglie d’argento del Presidente della Repubblica, ed ha ricevuto la Laurea nel 1987 H.C. in lettere e filosofia.
È il poeta più presente in internet, decine i titoli accademici.

NOTE CONDIVISE DI GIOIA LOMASTI E LUCIANO SOMMA, L’ATTUALITÀ ESPOSTA ATTRAVERSO LA NOSTRA POETICA – ISBN 9791220396639 – distribuito da youcanprint.

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

BRUNO MANCINI

Dalla raccolta di poesie

Incarto caramelle di uva passita

(2002)

Adesso musica!

All’angolo
di un vecchio palazzo
la plastica
sagomata a note musicali.
Di fronte
un muretto di pietre
vulcaniche
levigate da strusci continui.
Nel cielo
tutte, ma proprio tutte le stelle
lucenti come ciondoli
ad una festa di paese.

Avevo una camicia
bianca
avevi una gonna stretta
avevo un libro
in mano
avevi una borsetta

nel Juke box
Adriano Cementano
con ventiquattromila baci.

———————

Dalla raccolta di poesie

Incarto caramelle di uva passita

(2002)

E vai coi nostri

Scoreggiavano puzzolentemente
sputazzate e rasche di sigari toscani
bronchiti croniche
a volo dai palchi alla platea.

I pellerossa in bianco e nero
muori fellone
e vai coi nostri.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Bestemmie lunghe come una canzone.
Inferno paradiso santi e madonne
mamme e sorelle
per un refrain di puttanate in libertà.

Colonne di cartone
lacrime di cipolla
Buffalo Bill e il suo cavallo bianco.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Scaccolamenti di nasi scatarranti.
Rutti etnici al gusto di carrube
polifemiche presenze
le panche appiccicose di schifezze.

I bucanieri dalla benda all’occhio
onore, patria, fedeltà
Totò.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Lei
mi stringeva
a tratti
forte
il braccio
di nascosto.
Io
le toccavo
un poco
scalzo
il piede
di nascosto.

Com’era bello andare a cinema una volta.

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20220516 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20220516

Mauro Pietro Paolo Montacchiesi | LA POETICA DI BRUNO MANCINI

 

La poetica di Bruno Mancini sprigiona luminose scintille di feconda creatività, intona squillanti acuti di ardente pathos, raggiunge floridi apici di effervescente vivacità.

Un dettato lirico il suo, che, con una certa frequenza, indugia su questa naturale realtà immanente, perché esclusivamente spingendosi in profondità del suo senso, concedendole sensibile accoglienza nella mente, si può raggiungere lo scopo di un maggiore sentimento di solidarietà umana, di comprensione e di indulgenza verso gli altri.

Bruno è un vate, ovvero un profeta lirico, d’intensa, d’idealistica illuminazione, che, con rilevante magistero, con consistente ritmo, con intenso fervore, nell’universo circostante irradia la sua energia totalizzante, la sua veracità istintiva.

I sentimenti dell’Artista estrosamente si amalgamano nella loro più elativa concezione lirica, in uno scenario sublime che considera l’umano sentire.

Bruno Mancini è il regista di una rappresentazione scenica in soluzione romantica, ora idealista ora sentimentale, in cui si alternano gioie e dolori, che il regista-poeta denuncia e filma in immagini che si propagano nelle eco di confessioni, di emozioni in divenire.

L’estetica versificatoria di questo poeta è lessicalmente, idiomaticamente policroma, eclettica, un fantasmagorico caleidoscopio di emozioni.

Bruno è un funambolo che, con accattivante brio, si esalta nei virtuosismi di appassionanti parole.

La sua genialità consiste nel dare forza e senso ai suoi afflati, tanto da veicolarli, emotivamente, vividamente, come onde radio ad alta frequenza.

Il suo repertorio poetico è un sentiero intarsiato di gemme eterocromatiche, un divenire che trascende il tempo.

L’Ischitano di frequente ricorre alla riproposizione verbale, onde apportare ai suoi versi maggiore armonia, come pure per metterne in evidenza, con eleganza, la valenza semantica.

Valenza di frequente distinta, in considerazioni dissimili, poetando non esclusivamente con contenuti autoreferenziali, bensì innalzando sé stesso a grande nobiltà di spirito, in virtù delle sue analisi e delle sue meditazioni relative a variegate, oggettive rappresentazioni tematiche.

L’estetica manciniana è trapunta di orfismo, di ricami magicamente, evocativamente lirici.

Da una lettura psicologica della poetica di Bruno Mancini, si può ipotizzare che sia stato molto autonomo e allo stesso tempo amichevole con tutti, escludendo qualsiasi preconcetto e con una decisa concezione di equità sociale.

Per questa ragione è stato alquanto idiosincratico verso gli schemi dettati dalla società.

Con considerevole energia egli ha sempre aspirato a reificare le convinzioni riformiste che ha acquisito in gioventù.

Una necessità congenita d’indipendenza potrebbe tuttora arrecargli qualche complicazione relazionale in generale.

 

ESTDEUS IN NOBIS, AGITANTE CALESCIMUS ILLO

C’É UN DIO DENTRO DI NOI E CI SCALDIAMO PE

RCHÉ EGLI CI AGITA

(Ovidio-Fasti-VI-5)

 

Mauro Montacchiesi

https://en.wikipedia.org/wiki/Mauro_Montacchiesi

1° Premio LETTERARIO “VOCI – CITTÀ DI ABANO TERME” ed. 2014 per l’e-book “Làbrys-Opus Hybridum de Labyrinthismo”, Aletti Ed. – 1° Premio 2015 AIAM (Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma) PREMI CULTURA MEDUSA AUREA – Premio alla carriera letteraria al Premio Europeo Clemente Rebora di Roma 2018-19  – 1° Premio “Emozioni Poetiche” 2019 al Castello di Verrone con “Nell’essenza del nulla- 1° Premio Marchesato di Ceva di Cuneo con “La vita è amore” – 1° Premio letterario nazionale della VII edizione “Scriviamo insieme” con il libro “De Arte Atque litteris” 2017 – 1° Premio sezione Fiction Book Premio Il Litorale.

 

Sei poesie scelte da Mauro Pietro Paolo Montacchiesi come epitome della
produzione poetica di Bruno Mancini

Alla carezza gelida

Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:

necessità di sonno
al ritorno.

——-°°°°°°°°°°—————

Alt

Cercano i cocci,
passi fasciati da bende adesive
nel bivio carboni-diamanti;
scoprono tagli
mani guantate di pelle umana
nel segno del cenno addio;
la mente respira affanno
all’apparire del gatto nero
lemme lemme
scodinzolante
in moto felino
lento lento,
e sono io che punto verso il centro
tenuto fermo, in bellavista oscena,
dal palo del semaforo
sempre e per sempre immobile
sul tuo colore rosso.

——-°°°°°°°°°°—————

Amico

Ho poco tempo
per essere
la copia antica
di me stesso,
o come bianca leggenda
attesa
da voce di grotta
sommersa
tra chele e aragosta
insinuante
e danze d’alga
incerta
e flussi di onda
nebulosa.

Mi punge una figura
di uomo nudo
col volto incastonato
da denti spezzati,
e un cuore in mano.
C’è ancora,

se voglio
un goccio di pazienza.

——-°°°°°°°°°°—————

Agli angoli degli occhi

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

——-°°°°°°°°°°—————

Ai comodi abbandoni

Ai comodi abbandoni
di sbalzanti ascensori,
vorticose bellezze
di scale acchiocciolate

Voglio la mia.

Per assurde ambizioni
m’invento atroci ossessioni:
orridi
oscuri oblii.

Voglio la mia
aspra e bollente.

Dalle false fattrici di misteri
insufficienti compromessi,
o principi
o Caini.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle.

I veri architetti della vita
dileggiano
con i loro antichi ermetismi,
o corde o grotte o celle.

Voglio la mia
aspra e bollente
negra e ribelle,
che sia la mia

Imbrigliati da enigmi
di torpori,
risvegli imbarazzanti
osteggiano.

Voglio la mia fantasia
aspra e bollente
negra
e ribelle,
che sia la mia,
in fuga solitaria.

——-°°°°°°°°°°—————

Albore

E sono passate le tre
e sono
passate.
Ti manca l’attesa
– ricordo le notti –
resisti agli affetti
– più certa di me –
rovisti:
e a poco
la luna seduta sul mare.

Bruno, Mancini

Il Dispari 20220509

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Angela Maria Tiberi intervista la Prof.ssa Erica Greco

D: -Come ha conosciuto l’artista Milena Petrarca, Presidente Associazione Internazionale Magna Grecia e Presidente delegata America del Nord per conto dell’Associazione Internazionale culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”?
R: -Quello con Milena Petrarca è stato decisamente un incontro fortuito!
Infatti, circa un anno fa, quando decisi di intraprendere la mia ricerca sulla figura di Ria Rosa (eccentrica sciantosa proto femminista del café chantant napoletano), mi imbattei per caso in un articolo online su cui compariva un commento dell’artista Milena Petrarca, la quale affermava di essere una diretta discendente di Maria Rosaria Liberti.
Subito decisi di contattarla tramite i social, così ci sentimmo telefonicamente ed ella mi raccontò tante sfaccettature inedite legate alla vicenda familiare della Liberti.

D: -Può raccontare come è iniziata la ricerca su Ria Rosa Liberti?
R: -Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Discipline della Musica e del Teatro nel 2020, iniziai a maturare l’idea del dottorato di ricerca.
Ho sempre avuto un forte legame con Napoli, la “città-teatro” per antonomasia, così iniziai a navigare sul web per trovare un tema da indagare che potesse riallacciarsi al panorama teatrale partenopeo.
Sul sito web “Identità insorgenti” trovai un bellissimo articolo su Ria Rosa a cura di Flavia Salerni e fin da subito mi innamorai del suo personaggio: ribelle, coraggiosa, irridente, Ria Rosa è una donna di palcoscenico volutamente fuori dagli schemi, che si distinse nel mondo del varietà per il suo forte impegno politico-sociale.
Femminista ante litteram, rivendica l’indipendenza della donna dall’uomo attraverso i testi delle sue canzoni, tutte caratterizzate da un’interpretazione brillante e da una seducente irriverenza.

D: -Sviluppi culturale della ricerca del dottorato ed imminenti obiettivi da raggiungere?
R: -Proprio in questo periodo sto riprendendo la ricerca su Ria Rosa in vista della possibile partecipazione a un convegno internazionale sulle forme dell’attivismo femminile in Italia.
Per ricostruire l’avventurosa vicenda storica e artistica di Ria Rosa Liberti è necessario scandagliare numerose fonti, a partire da giornali e riviste dell’epoca per poi passare all’analisi delle performance canore incise su disco fino al vaglio delle testimonianze orali, come quella preziosissima offerta da Milena Petrarca.

Ria Rosa Liberti Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Ria Rosa Liberti Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Milena Petrarca Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Milena Petrarca Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Erica Greco Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Erica Greco Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

NOTE CONDIVISE

attualità e poetica in una nuova opera
di Gioia Lomasti in collaborazione con Luciano Somma

Dopo una lunga amicizia scandita da condivisione ed assidua collaborazione attraverso la scrittura, nasce questo volume disponibile sui maggiori webstore e in libreria e tramite il canale di distribuzione.
Gli articoli trattati dagli autori collocano la poetica come punto cardine per la realizzazione di molti degli argomenti odierni tra storia, arte in genere e reminiscenze, unendo emozioni nella energia testuale.
Gioia Lomasti nasce a Ravenna, appassionata di letteratura nel suo insieme sin da bambina conquista l’attenzione della critica letteraria con la partecipazione a concorsi di poesia ed eventi culturali che la vedono tra i posti d’onore.
È autrice di opere in poesia e prosa dedicando parte dei suoi scritti al cantautorato italiano.
Co-fondatrice del sito vetrinadelleemozioni.com, spazio che riserva all’arte e alla musica.
Luciano Somma è nato a Napoli, diversi anni or sono, ha iniziato a scrivere testi per canzoni e poesie dall’età di 13 anni.
All’attivo moltissime pubblicazioni poetiche singole o in antologie anche scolastiche.
Collaboratore dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, fin dalle origini della sua costituzione, e della redazione di questa pagina culturale del quotidiano IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, Luciano Somma ha scritto e scrive su un numero imprecisato di periodici, ha vinto centinaia i premi tra cui due medaglie d’argento del Presidente della Repubblica, ed ha ricevuto la Laurea nel 1987 H.C. in lettere e filosofia.
È il poeta più presente in internet, decine i titoli accademici.

NOTE CONDIVISE DI GIOIA LOMASTI E LUCIANO SOMMA, L’ATTUALITÀ ESPOSTA ATTRAVERSO LA NOSTRA POETICA – ISBN 9791220396639 – distribuito da youcanprint.

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

BRUNO MANCINI

Dalla raccolta di poesie

Incarto caramelle di uva passita

(2002)

Adesso musica!

All’angolo
di un vecchio palazzo
la plastica
sagomata a note musicali.
Di fronte
un muretto di pietre
vulcaniche
levigate da strusci continui.
Nel cielo
tutte, ma proprio tutte le stelle
lucenti come ciondoli
ad una festa di paese.

Avevo una camicia
bianca
avevi una gonna stretta
avevo un libro
in mano
avevi una borsetta

nel Juke box
Adriano Cementano
con ventiquattromila baci.

———————

Dalla raccolta di poesie

Incarto caramelle di uva passita

(2002)

E vai coi nostri

Scoreggiavano puzzolentemente
sputazzate e rasche di sigari toscani
bronchiti croniche
a volo dai palchi alla platea.

I pellerossa in bianco e nero
muori fellone
e vai coi nostri.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Bestemmie lunghe come una canzone.
Inferno paradiso santi e madonne
mamme e sorelle
per un refrain di puttanate in libertà.

Colonne di cartone
lacrime di cipolla
Buffalo Bill e il suo cavallo bianco.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Scaccolamenti di nasi scatarranti.
Rutti etnici al gusto di carrube
polifemiche presenze
le panche appiccicose di schifezze.

I bucanieri dalla benda all’occhio
onore, patria, fedeltà
Totò.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Lei
mi stringeva
a tratti
forte
il braccio
di nascosto.
Io
le toccavo
un poco
scalzo
il piede
di nascosto.

Com’era bello andare a cinema una volta.

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20220425

Gianluigi Filippini in arte Jeanfilip intervista la poetessa

Maria Francesca Mosca

vincitrice del premio di Poesia OTTO MILIONI 2021

Prima parte

Quando Bruno Mancini presidente Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” di Ischia mi ha invitato, come Presidente e Ambasciatore della Sede operativa della Regione Lombardia a realizzare un’intervista alla Dott.ssa Maria Francesca Mosca, come Artista “pittore” per me è stato un grande onore condividere suggestioni emozionali.

Ho cercato di porre delle domande e riflessioni alla Dott.ssa e poetessa Maria Francesca Mosca, in quanto nella sua professione di medico di famiglia, tutti i giorni è a contatto con delle persone che soffrono nel corpo e nell’anima.

Le risposte di Maria Francesca sono state, a mio parere, gratificanti, facendo emergere la sua grande sensibilità poetica.

Per ragioni di spazio pubblicheremo in due puntate l’intervista che ha concesso in esclusiva per questa la pagina culturale del quotidiano Il Dispari, dandovi appuntamento fin da ora al prossimo lunedì.

D: – Dottoressa o Poetessa? Mi racconti…

R – Cosa posso raccontare di me?
Ho sempre svolto con passione la mia professione di medico, come medico di base, in trincea, a diretto contatto con i miei pazienti, condividendo le problematiche di vita, curando, consigliando, consolando, cercando di essere presente quanto più potevo, instaurando nel tempo rapporti di amicizia e di fiducia.
Sono grata alla mia professione per quanto mi ha dato e mi ha permesso di dare.
Nella vita ognuno di noi affronta problemi più o meno grandi, difficoltà, lutti, e il saper emergere e superare rispecchiandosi anche nelle difficoltà altrui anziché chiudersi nella propria egoistica sofferenza, può aiutare, sempre.
Nella mia vita ho messo al primo posto gli affetti familiari e dalla serenità che ne è derivata ho tratto forza ed entusiasmo per dedicarmi agli altri, non solo nella professione, ma anche nel volontariato.
Da qui tanti incontri, tante esperienze di vita, condivisioni, spunti e la scrittura scorre fluida…
Ho sempre però tenuto i miei scritti” nel cassetto” sino al 2005, quando i miei figli, leggendo per caso un mio racconto, mi hanno convinta a partecipare ad un concorso letterario per Medici Scrittori “GIAN VINCENZO OMODEI ZORINI” di Arona dove, con stupore ed incredulità, mi sono classificata al secondo posto in quell’anno e al primo posto nell’Edizione successiva, diventando poi Membro del Comitato dei Lettori del Concorso stesso con l’occasione di conoscere personalità straordinarie!
Da lì in poi ho mosso i primi passi, partecipando a vari Concorsi ed ottenendo lusinghieri riconoscimenti, che mai avrei sperato, ma soprattutto ho avuto l’opportunità di conoscere artisti, scrittori, poeti e cultori dell’arte, persone interessantissime!
Secondo me la Poesia, come del resto la scrittura, può essere terapeutica, non a caso il titolo della mia prima, breve raccolta di racconti è stato appunto “Terapia dell’Anima”.
In questa raccolta, nella criticità di situazioni emotivamente molto intense, ho cercato di far emergere il ritratto di una realtà di vita che è sì confronto con il dolore e la sofferenza, ma anche e soprattutto riscatto attraverso l’Amore.

:

D: – Quando si è avvicinata alla Poesia?

:R: – La Poesia ha accompagnato la mia vita sin da bambina.
A volte con tenerezza rileggo i versi che scrivevo allora e con infantile rimpianto vorrei rivivere le prime, ingenue emozioni…:

D: – Che cos’è per lei la Poesia?

R: – Per me la Poesia è un’amica, una compagna, un rifugio in cui ritrovo serenità e armonia e, nella parola scritta, rinasce la voglia di creare, di rielaborare sensazioni ed emozioni rendendole vive e vibranti.

D: – Come e dove nasce una Poesia o Racconto?

R: – Una Poesia o la trama di un racconto nasce spontanea, quasi acquisisce con prepotenza una vita propria quando si manifesta l’urgenza di scrivere.

Basta un pensiero, una frase, una situazione e la realtà poetica si realizza immediatamente…

D: – Considerando la sua professione di medico, le sue poesie o riflessioni, nascono anche da un rapporto con le persone e la loro sofferenza?

R: – Nello svolgimento della mia professione di Medico mi trovo spesso a contatto con la sofferenza, fisica o spirituale, e il rapportarmi con le persone, condividere le loro ansie, le paure, spesso la non accettazione di una diagnosi e della malattia, la ricerca dei mille perché, mi ha sempre stimolato a cercare di dare un significato catartico alla sofferenza stessa.

D: – Come ha conosciuto l’associazione DILA e il premio “Otto milioni”?

R: – Ho conosciuto l’Associazione DILA grazie alla pubblicazione sul quotidiano Il Dispari di Gaetano Di Meglio dell’Intervista che Silvana Lazzarino ha proposto in occasione della presentazione a Roma presso la Libreria Hora Felix, organizzata dall’Associazione IPLAC (Insieme per la Cultura) del mio libro “Fili di rugiada” dedicato alle storie degli straordinari atleti dell’Hand Bike.
Ringraziando Bruno Mancini per l’attenzione riservata all’evento, ho avuto occasione di conoscere la sua straordinaria personalità e l’Associazione DILA con le molteplici e prestigiose iniziative tra cui il Premio “Otto milioni” a cui con entusiasmo e piacere ho partecipato.

Adriana Iftimie Ceroli ritorna a pubblicare i suoi “Simbolicamente”.

Bentornata Adriana nella Redazione di questa pagina culturale!

SIMBOLICAMANTE IL CERVO

Il cervo è stato spesso paragonato all’albero della vita perché ha le corna che si rigenerano periodicamente.

è il simbolo della fecondità, del ritmo della crescita e della rinascita.

Questi valori si riconoscono sia nelle decorazioni dei battisteri cristiani, ma anche nelle tradizioni musulmane, maya, pueblo ecc.

Allo stesso modo, il cervo è l’annunciatore della luce e fa vedere il sentiero verso la luce del giorno. In alcune civiltà, questa caratteristica prenderà un’ampiezza cosmica e spirituale.

Il cervo diventa un mediatore tra il cielo e la terra, come simbolo del sole che risorge e si alza sul cielo infinito.

Più tardi, raffigurato con una croce sulla fronte, diverrà l’immagine di Cristo.

Messaggero del divino, esso rappresenta alla serie di simboli associati: albero della vita, le corna e la croce.

Nell’iconografia mitologica greco-romana i cervi vengono messi a guidare il carro della dea Diana, dea della caccia.

Adriana Iftimie Ceroli

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Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

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Angela Maria Tiberi intervista la Prof.ssa Erica Greco

D: -Come ha conosciuto l’artista Milena Petrarca, Presidente Associazione Internazionale Magna Grecia e Presidente delegata America del Nord per conto dell’Associazione Internazionale culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”?
R: -Quello con Milena Petrarca è stato decisamente un incontro fortuito!
Infatti, circa un anno fa, quando decisi di intraprendere la mia ricerca sulla figura di Ria Rosa (eccentrica sciantosa proto femminista del café chantant napoletano), mi imbattei per caso in un articolo online su cui compariva un commento dell’artista Milena Petrarca, la quale affermava di essere una diretta discendente di Maria Rosaria Liberti.
Subito decisi di contattarla tramite i social, così ci sentimmo telefonicamente ed ella mi raccontò tante sfaccettature inedite legate alla vicenda familiare della Liberti.

D: -Può raccontare come è iniziata la ricerca su Ria Rosa Liberti?
R: -Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Discipline della Musica e del Teatro nel 2020, iniziai a maturare l’idea del dottorato di ricerca.
Ho sempre avuto un forte legame con Napoli, la “città-teatro” per antonomasia, così iniziai a navigare sul web per trovare un tema da indagare che potesse riallacciarsi al panorama teatrale partenopeo.
Sul sito web “Identità insorgenti” trovai un bellissimo articolo su Ria Rosa a cura di Flavia Salerni e fin da subito mi innamorai del suo personaggio: ribelle, coraggiosa, irridente, Ria Rosa è una donna di palcoscenico volutamente fuori dagli schemi, che si distinse nel mondo del varietà per il suo forte impegno politico-sociale.
Femminista ante litteram, rivendica l’indipendenza della donna dall’uomo attraverso i testi delle sue canzoni, tutte caratterizzate da un’interpretazione brillante e da una seducente irriverenza.

D: -Sviluppi culturale della ricerca del dottorato ed imminenti obiettivi da raggiungere?
R: -Proprio in questo periodo sto riprendendo la ricerca su Ria Rosa in vista della possibile partecipazione a un convegno internazionale sulle forme dell’attivismo femminile in Italia.
Per ricostruire l’avventurosa vicenda storica e artistica di Ria Rosa Liberti è necessario scandagliare numerose fonti, a partire da giornali e riviste dell’epoca per poi passare all’analisi delle performance canore incise su disco fino al vaglio delle testimonianze orali, come quella preziosissima offerta da Milena Petrarca.

Ria Rosa Liberti Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

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Milena Petrarca Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

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NOTE CONDIVISE

attualità e poetica in una nuova opera
di Gioia Lomasti in collaborazione con Luciano Somma

Dopo una lunga amicizia scandita da condivisione ed assidua collaborazione attraverso la scrittura, nasce questo volume disponibile sui maggiori webstore e in libreria e tramite il canale di distribuzione.
Gli articoli trattati dagli autori collocano la poetica come punto cardine per la realizzazione di molti degli argomenti odierni tra storia, arte in genere e reminiscenze, unendo emozioni nella energia testuale.
Gioia Lomasti nasce a Ravenna, appassionata di letteratura nel suo insieme sin da bambina conquista l’attenzione della critica letteraria con la partecipazione a concorsi di poesia ed eventi culturali che la vedono tra i posti d’onore.
È autrice di opere in poesia e prosa dedicando parte dei suoi scritti al cantautorato italiano.
Co-fondatrice del sito vetrinadelleemozioni.com, spazio che riserva all’arte e alla musica.
Luciano Somma è nato a Napoli, diversi anni or sono, ha iniziato a scrivere testi per canzoni e poesie dall’età di 13 anni.
All’attivo moltissime pubblicazioni poetiche singole o in antologie anche scolastiche.
Collaboratore dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, fin dalle origini della sua costituzione, e della redazione di questa pagina culturale del quotidiano IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, Luciano Somma ha scritto e scrive su un numero imprecisato di periodici, ha vinto centinaia i premi tra cui due medaglie d’argento del Presidente della Repubblica, ed ha ricevuto la Laurea nel 1987 H.C. in lettere e filosofia.
È il poeta più presente in internet, decine i titoli accademici.

NOTE CONDIVISE DI GIOIA LOMASTI E LUCIANO SOMMA, L’ATTUALITÀ ESPOSTA ATTRAVERSO LA NOSTRA POETICA – ISBN 9791220396639 – distribuito da youcanprint.

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

BRUNO MANCINI

Dalla raccolta di poesie

Incarto caramelle di uva passita

(2002)

Adesso musica!

All’angolo
di un vecchio palazzo
la plastica
sagomata a note musicali.
Di fronte
un muretto di pietre
vulcaniche
levigate da strusci continui.
Nel cielo
tutte, ma proprio tutte le stelle
lucenti come ciondoli
ad una festa di paese.

Avevo una camicia
bianca
avevi una gonna stretta
avevo un libro
in mano
avevi una borsetta

nel Juke box
Adriano Cementano
con ventiquattromila baci.

———————

Dalla raccolta di poesie

Incarto caramelle di uva passita

(2002)

E vai coi nostri

Scoreggiavano puzzolentemente
sputazzate e rasche di sigari toscani
bronchiti croniche
a volo dai palchi alla platea.

I pellerossa in bianco e nero
muori fellone
e vai coi nostri.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Bestemmie lunghe come una canzone.
Inferno paradiso santi e madonne
mamme e sorelle
per un refrain di puttanate in libertà.

Colonne di cartone
lacrime di cipolla
Buffalo Bill e il suo cavallo bianco.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Scaccolamenti di nasi scatarranti.
Rutti etnici al gusto di carrube
polifemiche presenze
le panche appiccicose di schifezze.

I bucanieri dalla benda all’occhio
onore, patria, fedeltà
Totò.

Com’era bello il cinema una volta.

°———°———°———

Lei
mi stringeva
a tratti
forte
il braccio
di nascosto.
Io
le toccavo
un poco
scalzo
il piede
di nascosto.

Com’era bello andare a cinema una volta.

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220509 – Redazione culturale DILA

 

Il Dispari 20220425

Gianluigi Filippini in arte Jeanfilip intervista la poetessa

Maria Francesca Mosca

vincitrice del premio di Poesia OTTO MILIONI 2021

Prima parte

Quando Bruno Mancini presidente Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” di Ischia mi ha invitato, come Presidente e Ambasciatore della Sede operativa della Regione Lombardia a realizzare un’intervista alla Dott.ssa Maria Francesca Mosca, come Artista “pittore” per me è stato un grande onore condividere suggestioni emozionali.

Ho cercato di porre delle domande e riflessioni alla Dott.ssa e poetessa Maria Francesca Mosca, in quanto nella sua professione di medico di famiglia, tutti i giorni è a contatto con delle persone che soffrono nel corpo e nell’anima.

Le risposte di Maria Francesca sono state, a mio parere, gratificanti, facendo emergere la sua grande sensibilità poetica.

Per ragioni di spazio pubblicheremo in due puntate l’intervista che ha concesso in esclusiva per questa la pagina culturale del quotidiano Il Dispari, dandovi appuntamento fin da ora al prossimo lunedì.

D: – Dottoressa o Poetessa? Mi racconti…

R – Cosa posso raccontare di me?
Ho sempre svolto con passione la mia professione di medico, come medico di base, in trincea, a diretto contatto con i miei pazienti, condividendo le problematiche di vita, curando, consigliando, consolando, cercando di essere presente quanto più potevo, instaurando nel tempo rapporti di amicizia e di fiducia.
Sono grata alla mia professione per quanto mi ha dato e mi ha permesso di dare.
Nella vita ognuno di noi affronta problemi più o meno grandi, difficoltà, lutti, e il saper emergere e superare rispecchiandosi anche nelle difficoltà altrui anziché chiudersi nella propria egoistica sofferenza, può aiutare, sempre.
Nella mia vita ho messo al primo posto gli affetti familiari e dalla serenità che ne è derivata ho tratto forza ed entusiasmo per dedicarmi agli altri, non solo nella professione, ma anche nel volontariato.
Da qui tanti incontri, tante esperienze di vita, condivisioni, spunti e la scrittura scorre fluida…
Ho sempre però tenuto i miei scritti” nel cassetto” sino al 2005, quando i miei figli, leggendo per caso un mio racconto, mi hanno convinta a partecipare ad un concorso letterario per Medici Scrittori “GIAN VINCENZO OMODEI ZORINI” di Arona dove, con stupore ed incredulità, mi sono classificata al secondo posto in quell’anno e al primo posto nell’Edizione successiva, diventando poi Membro del Comitato dei Lettori del Concorso stesso con l’occasione di conoscere personalità straordinarie!
Da lì in poi ho mosso i primi passi, partecipando a vari Concorsi ed ottenendo lusinghieri riconoscimenti, che mai avrei sperato, ma soprattutto ho avuto l’opportunità di conoscere artisti, scrittori, poeti e cultori dell’arte, persone interessantissime!
Secondo me la Poesia, come del resto la scrittura, può essere terapeutica, non a caso il titolo della mia prima, breve raccolta di racconti è stato appunto “Terapia dell’Anima”.
In questa raccolta, nella criticità di situazioni emotivamente molto intense, ho cercato di far emergere il ritratto di una realtà di vita che è sì confronto con il dolore e la sofferenza, ma anche e soprattutto riscatto attraverso l’Amore.

:

D: – Quando si è avvicinata alla Poesia?

:R: – La Poesia ha accompagnato la mia vita sin da bambina.
A volte con tenerezza rileggo i versi che scrivevo allora e con infantile rimpianto vorrei rivivere le prime, ingenue emozioni…:

D: – Che cos’è per lei la Poesia?

R: – Per me la Poesia è un’amica, una compagna, un rifugio in cui ritrovo serenità e armonia e, nella parola scritta, rinasce la voglia di creare, di rielaborare sensazioni ed emozioni rendendole vive e vibranti.

D: – Come e dove nasce una Poesia o Racconto?

R: – Una Poesia o la trama di un racconto nasce spontanea, quasi acquisisce con prepotenza una vita propria quando si manifesta l’urgenza di scrivere.

Basta un pensiero, una frase, una situazione e la realtà poetica si realizza immediatamente…

D: – Considerando la sua professione di medico, le sue poesie o riflessioni, nascono anche da un rapporto con le persone e la loro sofferenza?

R: – Nello svolgimento della mia professione di Medico mi trovo spesso a contatto con la sofferenza, fisica o spirituale, e il rapportarmi con le persone, condividere le loro ansie, le paure, spesso la non accettazione di una diagnosi e della malattia, la ricerca dei mille perché, mi ha sempre stimolato a cercare di dare un significato catartico alla sofferenza stessa.

D: – Come ha conosciuto l’associazione DILA e il premio “Otto milioni”?

R: – Ho conosciuto l’Associazione DILA grazie alla pubblicazione sul quotidiano Il Dispari di Gaetano Di Meglio dell’Intervista che Silvana Lazzarino ha proposto in occasione della presentazione a Roma presso la Libreria Hora Felix, organizzata dall’Associazione IPLAC (Insieme per la Cultura) del mio libro “Fili di rugiada” dedicato alle storie degli straordinari atleti dell’Hand Bike.
Ringraziando Bruno Mancini per l’attenzione riservata all’evento, ho avuto occasione di conoscere la sua straordinaria personalità e l’Associazione DILA con le molteplici e prestigiose iniziative tra cui il Premio “Otto milioni” a cui con entusiasmo e piacere ho partecipato.

Adriana Iftimie Ceroli ritorna a pubblicare i suoi “Simbolicamente”.

Bentornata Adriana nella Redazione di questa pagina culturale!

SIMBOLICAMANTE IL CERVO

Il cervo è stato spesso paragonato all’albero della vita perché ha le corna che si rigenerano periodicamente.

è il simbolo della fecondità, del ritmo della crescita e della rinascita.

Questi valori si riconoscono sia nelle decorazioni dei battisteri cristiani, ma anche nelle tradizioni musulmane, maya, pueblo ecc.

Allo stesso modo, il cervo è l’annunciatore della luce e fa vedere il sentiero verso la luce del giorno. In alcune civiltà, questa caratteristica prenderà un’ampiezza cosmica e spirituale.

Il cervo diventa un mediatore tra il cielo e la terra, come simbolo del sole che risorge e si alza sul cielo infinito.

Più tardi, raffigurato con una croce sulla fronte, diverrà l’immagine di Cristo.

Messaggero del divino, esso rappresenta alla serie di simboli associati: albero della vita, le corna e la croce.

Nell’iconografia mitologica greco-romana i cervi vengono messi a guidare il carro della dea Diana, dea della caccia.

Adriana Iftimie Ceroli

Il Dispari 20220411

Dal libro di Bruno Mancini “Per Aurora volume terzo”

La sesta firma – 14a e ultima puntata

Capitolo sesto

[—]

Meno uno.

La donna guascona lasciò trascorrere l’attimo necessario a che l’eco spersonalizzata di quella condanna estrema giungesse nel buio della mia salita tra curve di strade sconnesse costeggianti infidi burroni, ed allo sguardo immobile di Petrus impose: «Continua».

Io finii, con la memoria, in miseri vicoli malfamati al centro di un inestricabile labirinto diramato giusto alcuni passi dietro vetrine, dal lusso sfacciato, esposte sulla strada famosa per i monumentali palazzi della nobile società napoletana.

Tra folla di gente in lotta per la sopravvivenza, ancora maggiormente mortificata dal contatto fisico con i vicini spregiudicati venditori di beni essenziali a tassi d’usura.

Ero dove la luce del sole non si presentava per non avvilire lo scuro delle anime vaganti, dove i giorni non contavano perché sempre tutti identici ed inutili, dove i bambini ed i vecchi non conoscevano diritti, dove la vita di un forestiero valeva un quinto del suo orologio, dove le sigarette le droghe le puttane, dove, allora, quando… quando mi sembrava di incontrare Gilda adolescente, spilungona e scorbutica, che rompeva il naso ai maschi se la trattavano da femminuccia, salvo poi correre verso le mie gambe che reggevano la grossa moto regalo dell’ultimo esame universitario.

«Firma il registro» mi disse Aurora, contemporaneamente mostrando a tutti un ventaglio di seta giapponese, aperto, dai colori sgargianti, che la donna dell’appuntamento, la dolce Edith, l’anima della fantasia da sempre per me inseparabile compagna in tutte le vicende letterarie, aveva inteso consegnarle quale pegno d’adesione alla mia scelta.

Simile alla sua, certamente difficile.

Entrambe stupende per quanto di eterno, infine, avevano meritato nell’assoggettare ad un caduco amore terreno una immortalità esautorante qualsiasi sentimento.

Era quello stesso ventaglio modellato a forma di conchiglia che lei, la dolce Edith, la donna dalle mani ambrate, aveva agitato in semicerchi minacciosi voltando e voltando il busto eretto nelle lame del vestito nel giorno, per lei decisivo, del suo tenero «Appuntamento» con l’uomo dallo smoking bianco senza sfumature e dal fiore di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero.

Non ebbi alcun dubbio nel comprendere la forza del sentimento che la cara Edith mi manifestava.

Congiunte dal lucente tessuto orientale, le stecche di bambù erano imperniate, nella parte inferiore, tramite un particolarissimo anello d’oro bianco con pietra di rubino.

Inconfondibile, esso era stato l’inseparabile gioiello dell’uomo dall’impeccabile smoking bianco senza sfumature e nessuno avrebbe mai potuto costringerlo a separarsene.

Era evidente che lui aveva deciso di privarsene da solo, lui, il professore Edoardo, lui, lo spietato cervello del tormento stilistico che aveva scavate le mie idee.

Non ebbi alcun dubbio nel comprendere il valore inestimabile del dono che mi offriva.

Aurora chiuse il ventaglio, lo roteò di mezzo giro e lo tenne in bilico sulla falangina dell’indice puntato verso di me.

Bene in vista.

Al centro della luce proveniente dalla finestra aperta.

Osservai per qualche attimo il suo volto impassibile e poi di nuovo rivolsi la mia attenzione al ventaglio fermo a mezz’aria, immobile, bene in vista, al centro della luce proveniente dalla finestra aperta.

Simile al braccio di una bilancia posato sul cuneo formato dal dito di Aurora, non dondolava.

Conoscevo troppo bene la Donna Guascona per non comprendere la doppia allegoria del messaggio che mi stava inviando.

Non ebbi alcun dubbio.

La fantasmagorica illusione ottica decorata sulla scintillante seta orientale, in perfetto equilibrio con la preziosa durezza della gemma di corindone rosso!

Nel mondo dell’arte, la fantasia ed il tormento stilistico, pur distinti e disuguali, si sarebbero equivalsi se fossero stati sorretti dal gancio della verità!

Nel mondo dell’esistenza, l’anima ed il cervello non avrebbero dovuto sopraffarsi per non precipitare entrambi!

L’indice della mia amica Aurora era rivolto verso di me, né per minaccia, né per richiamo, ma come segno di scelta elettiva.

Ritornai lentamente con lo sguardo negli occhi di Aurora, affinché vedesse le mie palpebre chiudersi tre volte.

Avvicinai il registro ad un bordo del cavalletto di sostegno, e con grande sforzo di concentrazione riuscii ad imprimere un sottile tratto accanto alle altre firme.

Poco più comprensibile del breve tracciato di un elettroencefalogramma, cardiogramma, quasi piatto, il mio nome, la quinta firma, avrebbe dovuto concludere il rito.

Fu come estrarre la madreperla a quindici metri di profondità in un’apnea al sorso finale.

Zero.

Il gesto ipnotico con il quale calai la testa per apporre la firma, e la lieve torsione del busto verso il lato del leggio, furono sufficienti a che l’ombra che m’incombeva alle spalle, il sofferto spirito di assurde avventure, il mostro ingordo e allucinato, fantasma tra le grotte inesplorate della mia coscienza, Ignazio, notasse le dita affusolate e l’inconfondibile armonia dei gesti che compivo.

 

La “Signora” disse «Ora».

Petrus chiuse gli occhi.

Ignazio, si spostò di un passo per scrutare le pieghe nascoste del mio viso.

Ci eravamo lasciati da così poco tempo che a lui, mio fratello gemello, bastardo avventuriero, furono sufficienti minimi particolari per riconoscermi.

La Donna Guascona infilò l’anello nuziale al dito della sposa.

Petrus compì lo stesso rituale all’anulare della mia mano.

Ignazio, il tormento di ognuno dei giorni e di tutte le notti che avevo trascorso insonni, l’umanizzazione della mia fantasia, scelse da solo la sua parte nella storia che andava a compimento.

Giunse al nostro contatto, avvicinandosi con i movimenti armonici di mia sorella, estrasse dalla tasca l’arma preferita per le sue battaglie (poteva sembrare una maxi penna stilografica), e con la voce profonda di mio padre scandì:

-«Manca un sigillo al vostro amore perché io possa andare a guardare il bene che non ho fatto.»

Con le dita affusolate di mia madre…

Bum

si fece esplodere la cartuccia… Bum

tra gli occhi

Bum

Uno schizzo rosso sangue…

Bum

sparso sull’album delle nostre nozze…

Bum

fu la sesta firma, la sua, posta ad avallare il sogno della mia vita.

Non firma, sigillo, aveva detto.

Ignazio, l’immortalità dei miei pensieri, liberò per noi, con il clamore che si conviene ad un amante tradito, la tanto attesa felicità terrena.

La sua sesta firma, il definitivo sigillo, fu l’indelebile riconoscimento della mia nuova coscienza.

Mi girai, guardai il suo corpo a terra con gli occhi vitrei in una maschera rossa, finsi di non riconoscermi, lo riconobbi, non piansi per non svelare il segreto del mio passato.

Strinsi in un abbraccio, antico e nuovo, Gilda, l’iconografia di tutto quanto avevo ed avrei amato, per sussurrarle, con il solo pensiero:

-«Il tormento è finito. Per me la vita ricomincia. La nostra unione sarà perfetta. Io per te sarò migliore».

Isidoro, il pupo giovane e adulto, non più frutto di un incontro sbagliato e prematuro, ci corse incontro con i movimenti armonici di mia sorella, mi strinse le gambe con le dita affusolate di mia madre, chiedendomi, tra pianto e sorriso, e con la voce profonda di mio padre:

-«Papà, papà mio, vorrai bene un poco anche a me?»

Fine

Dedicato a mia madre, dopo tanto tempo.

24/08/05, ore 03,15

Per Aurora volume terzo di Bruno Mancini

 

 

 

 

 

 

DILA

NUSIV

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