Il Dispari 2017-03-13

Il Dispari 2017-03-13

Il Dispari 2017-03-13

Il Dispari 2017-03-13

Editoriale

Oggi il tema principale di questa pagina verte sul Premio internazionale “Otto milioni” che, giunto alla sesta edizione, comunica in anteprima i nominativi degli Artisti finalisti nelle quattro sezioni in cui esso si dipana.

Consentitemi una breve premessa, che non vuole assolutamente essere polemica, ma intende evitare eventuali illazioni.
Desidero precisare, infatti, che l’internazionalità del premio è facilmente riscontrabile dal nome degli Artisti finalisti (e noi ne siamo fieri ed orgogliosi), mentre la mancanza tra i finalisti di nominativi riconducibili a personaggi della cultura isolana è la diretta conseguenza del fatto che NESSUNA richiesta di partecipazione ci è pervenuta da poeti, musicisti, pittori, giornalisti normalmente attivi nella nostra isola.

Eppure “Otto milioni”

sta operando da oltre 10 anni in questa isola, eppure sono state alcune decine di migliaia le Antologie distribuite qui grazie agli sponsor tra i quali l’Istituto Agostino Lauro che le ha rese disponibili in gratuita lettura su tutto il naviglio della Flotta Lauro, eppure il nostro premio (quasi unico in Italia) non prevede alcuna tassa d’iscrizione, eppure “Otto milioni” ha ricevuto notevoli attenzioni da gran parte dei media locali, tanto che risulta difficile pensare ad una carenza di comunicazione.
Allora la ragione di tale assenza deve essere cercata altrove, e ci piacerebbe che qualcuno riuscisse a darci qualche indicazione.

Gli Autori finalisti della sesta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni” edizione 2017 sono:

Angela Maria Tiberi Amicizia
Liga Sarah Lapinska No, non felici
Vera Roke M’inchino
Jānis Lapinskis Per l’uomo
Giovanni Arbonelli Spacciatore di droga
Modris Andzàns L’arco limitato
Franco Maccioni Nello spiraglio di luce
Antonio Fiore A mia madre
Angela Maria Tiberi Cancellarmi
Eva Strazdiņa Prova a credere
Mairita Dūze I pensieri
Didzis Laidins Il vento dondola
Elīna Zālīte Dedicata al musicista di strada
Ligija Kovaļevska Per la mia Latgalia
Janis Zarins “Jan” il poeta
Eva Martuza Mi accarezzo al buio
Anita Zvaigzne Non importa
Liga Sarah Lapinska Verso
Giuseppe Capoluongo Dentro l’angolo
Francesca Luzzio Prego Maria
Milena Petrarca Esplorando il tuo paradiso perduto
Milena Petrarca Schegge di una vita spezzata
Milena Petrarca Sospesa nel tempo
Antonio Mencarini Per un amico scomparso
Antonio Fiore Vecchio lenzuolo
Nika Kolinz Ma in questo mondo niente non è imparziale
Nika Kolinz Zittisco
Liga Sarah Lapinska Dove mi aspetta
Liga Sarah Lapinska Quando sarò la pietra
Anna Rancàne Ogni giorno qualcuno

Gli Autori finalisti della seconda edizione del premio internazionale di arti grafiche “Otto milioni” edizione 2017 sono:

Antonio Molina Vasconselos 2
Heino Blum
Janis Drozdovs 7
Liga Sarah Lapinska 7
Miguel Piñero
Pēteris Grūbe 4
Liga Sarah Lapinska 10.
Sergey Kyrychenko 1
Vilis Vizulis 3
Liga Sarah Lapinska 14
Sergey Kyrychenko 2
Pēteris Grūbe 5
Vilis Vizulis 5
Vilis Vizulis 7
Liga Sarah Lapinska 5
Ajub Ibragimov 15
Einars Repše 2
Heino Blum 1
Liga Sarah Lapinska scultura 1
Miguel Piñero 1
Nadeem Ansari 3
Sergey Kyrychenko 3
Simone Vela 1
Yuri Serebryakov 5
Yuri Serebryakov 11
Sergey Kyrychenko
Ajub Ibragimov 2
Yuri Serebryakov 10
Yuri Serebryakov 9
Liga Sarah Lapinska panorama 1
Sergey Kyrychenko 1
Einars Repse 11
Liga Sarah Lapinska panorama 8
Liga Sarah Lapinska panorama 3
Simone Vela
Liga Sarah Lapinska panorama 11
Liga Sarah Lapinska panorama 2
Einars Repse 22
Maurizio Pedace
Liga Sarah Lapinska foto 9
Heino Blum 3
Liga Sarah Lapinska panorama 4
Milena Petrarca 1
Milena Petrarca 3

Gli Autori finalisti della seconda edizione del premio internazionale di musica “Otto milioni” edizione 2017 sono:

Alvils Cedrins Inno
Valentina Gavrish Caffè sera
Enzo Salvia L’amore verrà
Valentina Gavrish Ballata della vita
Eva Strazdiņa Insieme con i fuochi di neve

Gli Autori finalisti della prima edizione del premio internazionale di recensione “Otto milioni” edizione 2017 sono:

Liga Sarah Lapinska Ischia nostalgia
Liga Sarah Lapinska Il pensiero mitologico del popolo lettone

Nelle prossime edizioni, compatibilmente con gli spazi disponibili, e con i complimenti da parte di tutta la Redazione, daremo un’ampia sintesi delle opere finaliste.

Bruno Mancini

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Il Dispari 20170313 1 - Comp

LE CARTE DA GIOCO COME OPERE D’ARTE NEL 900

Il gioco porticato attraverso lo sport o quello di società ha sempre accompagnato il percorso esistenziale dell’umanità: dalla fanciullezza, all’adolescenza, alla maturità, dando all’individuo l’occasione di sperimentare l’entusiasmo del giocare sia come puro svago nel tempo libero, sia quale strumento per migliorare le proprie prestazioni.
Sono molti, tra l’altro, i giochi studiati per migliorare le capacità psicofisiche.

Proprio il gioco e in particolare quello legato alle carte era coltivato da Paola Masino (1908-1989) colta intellettuale e scrittrice anticonformista, compagna di Massimo Bontempelli che ebbe modo di conoscere e frequentare letterati, musicisti, pittori italiani e stranieri nelle residenze a Roma, Milano, Firenze, Venezia, Parigi e d’estate a Castiglioncello e Forte di Marmi.
Oltre ad amare il gioco delle carte che condivideva con Bontempelli e altri protagonisti del panorama letterario del Novecento quali Pirandello, era anche una collezionista di mazzi di carte da gioco, passione questa che la spinse a farsi realizzare dagli amici artisti delle carte dipinti.

Così, nell’arco di quarant’anni, dal 1947 alla fine degli anni Ottanta iniziò a raccogliere diversi generi di carte: napoletane, tarocchi, francesi dipinte dando vita ad una collezione unica al mondo.

Una collezione in cui le carte da gioco,

al di fuori del loro contesto abituale diventano delle vere e proprie opere d’arte e simbolo metafisico.
Questa originale collezione di carte donata da Alvise Memmo, nipote della scrittrice, al Museo di Roma, è protagonista della mostra aperta a Roma nelle sale del piano terra del Museo di Palazzo Braschi fino al prossimo 30 aprile 2017.

Curata da Marinella Mascia Galateria e Patrizia Masini, e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale, l’esposizione I pittori del ’900 e le carte da gioco, La collezione di Paola Masino, accanto alle 352 carte dipinte realizzate dai più famosi protagonisti della scena artistica del Novecento tra cui: Prampolini, Carrà, Consagra, Burri, Accardi, Capogrossi, Campigli, Cagli, Fautrier e Cocteau, e ancora Guttuso, Carlo Levi, Fausto Pirandello, presenta diversi ritratti di Paola Masino tutti degli anni Trenta a firma di noti artisti quali: Bucci, Cagli, De Chirico, De Pisis, Funi, Sironi e fotografi come: Bragaglia, Carell, Sommariva.

Ad Ischia presso il Complesso Museale di Villa Arbusto nel 2010 è stata esposta una mostra dedicata a De Chirico con 28 dipinti e 5 sculture della collezione Fondazione Giorgio e Isa De Chirico.

Silvana Lazzarino

Silvana Lazzarino Mostra carte da gioco IMMAGINE LE CARTE MOSTRA

Il Dispari 20170313 tutto - Comp

Bruno Mancini |Bellezza-Dolcezza nelle opere di Maria Bigazzi

Maria Bigazzi, pittrice, fotografa e poetessa, vive a Firenze.
La sua partecipazione ai progetti Made in Ischia risale alle prime iniziative editoriali che furono da noi avviante con la costruttiva disponibilità divulgativa concessaci da Domenico prima e da Gaetano Di Meglio poi.

In quarta di copertina del suo ultimo “lavoro” POESIE DIPINTE (con testi in italiano ed in inglese) è scritto che: “Partecipa assiduamente a vari eventi e manifestazioni artistiche in tutta Italia.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive.
Maria si ispira alle emozioni e meraviglie della natura, cercando di coniugare l’espressione bellezza-dolcezza in un unico dualismo artistico: la bellezza della pittura, la dolcezza della poesia e le meraviglia della fotografia”.
I testi sono in italiano ed in inglese. Il volume contiene un’ampia galleria di immagini a colori dei suoi dipinti, ed ha il grande pregio-difetto di non essere inserito nei circuiti commerciali!
A questo punto avete già capito che cercheremo di convincerla a presentarlo, insieme ad una mostra personale delle sue opere, nel Museo Etnografico del Mare di Ischia diretto da Rino Lauro?

Giardino dell’eternità

Tante barche bianche veloci,
corrono nel cielo azzurro,
trasportano i nostri sogni,
le fatiche, le speranze,
sulla strada dei nostri pensieri.
Chissà se il vento ad una,
ad una le accarezzerà,
per trasformarle in realtà?
Forse le agiterà come schiuma,
per disperdersi in bolle di sapone,
galleggianti nel giardini dell’eternità.

Maria Bigazzi 3

Il Dispari 2017-03-06

Il Dispari 2017-03-06

Editoriale

Liga Sarah Lapinska, poetessa pittrice, Ambasciatrice in Lettonia per conto dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ha scritto questo toccante ricordo dell’Artista Vilis Vizulis (iscritto al nostro premio “Otto milioni 2017”), morto in povertà nello scorso mese di Febbraio.
Poiché Liga è anche una valente traduttrice e conosce alquanto bene la lingua italiana, abbiamo preferito non intervenire con correzioni sul suo testo per lasciarne intatto il pathos.

Dopo una pausa lunga,

durante la quale noi due realmente non avevamo la possibilità di contattarci, finalmente, invitando i partecipanti per il nostro concorso OTTO MILIONI-2017, ho chiamato Vilis Vizulis, essendo sicura del suo sì.
Gli ho chiesto, se volesse partecipare al nostro concorso con i suoi dipinti.
“Certo sì” mi ha risposto, e mi ha detto, come sempre, di aver piena fiducia in me tanto che potevo scegliere le sue opere come volevo io.
Anche perché lui,proprio come me, non aveva più il computer per riguardare le proprie opere che ormai non erano più nel suo studio.

Si avvicinava il suo compleanno, 29 Gennaio.
Ammetteva di sentirsi malato e scherzava dicendo che certamente io non avrei voluto visitare un uomo vecchio che abita vicino al lago, quindi, in uno dei distretti di Riga-Jugla.
Malato, sì, ma non seriamente.
Stava lavorando per il suo quadro che intendeva finire quasi come un regalo per il suo compleanno, le mani sporche di colori misti, nell’anima un po’ di stanchezza e nuove idee, senza limiti, di risvegli.

Purtroppo per me non era possibile fare visita a Vilis

Talvolta Jelgava, la città dove attualmente abito, quando mancano i soldi per il bus, quando si è malati, quando soffiano i venti gelidi, è tanto distante da Riga, più di quanto indicato in kilometri.
Dopo, ho chiamato ancora Vilis tante volte.
Anche se ho conosciuto Vilis di persona tanti anni fa, solo adesso ho saputo il suo indirizzo, in quanto esso era necessario per compilare i moduli del concorso “Otto milioni”.
Sapevo bene che Vilis ha tanti amici nel campo dell’arte, non solo artisti di arti grafiche, ma anche scrittori e musicisti.

Sapevo che lui scrive sia descrizioni dei suoi numerosi viaggi, sia poesie e novelle, sia recensioni.
Sapevo anche che lui ama profondamente la musica, specialmente quella classica.
“Puoi raccomandarmi qualche musicista da invitare al nostro concorso?” gli ho chiesto.
Ho sentito, con la paura improvvisa, nella sua voce inasprimento ed agitazione prima non sentiti..

Lui sospirò

“Sì, conosco buoni musicisti, per esempio in USA e in Svezia, ma non ho più il computer per cercarli, per scrivere, e poi, mi manca il credito per il cellulare, e quindi non posso più fare telefonate all’estero.
Ho tanti amici nell’arte all’estero, questo sì…”
E infine, “… come mai posso guarire, se non ho i soldi per le medicine!
Vilis era nello stesso tempo un uomo di alta cultura, e, come di solito lo sono quelli di alta cultura, era anche un uomo selvaggio, cacciatore, pescatore e viaggiatore, che comparava se e i suoi antenati con gli antichi vichinghi, ben stabile, curioso, aperto per nuove esperienze ed avventure, appassionato.
Ho sentito nella sua voce l’ansia non voluta che può succedere quello che non deve succedere, solo perché mancano alcuni euro per le farmacie e altre cose necessarie per ogni malato, per ogni non malato.

Aveva tanti amici.

Però, questo lo so, nell’inizio di Febbraio lui era da solo, insieme con il suo amico migliore -un cane non più giovane.
Ho chiamato a Vilis ancora e ancora.
Non potevo aiutarlo con i soldi.
Ho pensato tra coloro che conosco io chi avrebbe potuto aiutarlo.
Sapevo che proprio i soldi e la presenza di altri potevano salvarlo.
Avevo la tentazione di invitare i miei amici di andare immediatamente a Jugla insieme a me per vedere Vilis e capire meglio le sue condizioni, per non lasciarlo da solo con il suo cane sincero.

Avevo la voglia di chiamare tutti coloro che conosco e dire: “Beh, andiamo a Jugla, non possiamo più ritardare!”
Speravo che qualcuno dei suoi amici gli facesse visita in Jugla al lago e l’aiutasse.
Sentivo sempre questo suo allarme.
Poi, dopo una nostra ultima conversazione, sono diventata un po’ più tranquilla.
Lui diceva che si sente,comunque, meglio, invece il suo cane è già invecchiato ed ammalato.
Quindi, sono malati tutti e due gli amici.
Dopo la notizia che lui si sente un po’ meglio, non mi ha risposto più.
Ho chiamato, chiamato, ho lasciato messaggi al suo numero.

Che cosa è successo?

Si trova all’ospedale e il suo cane amico sincero sta morendo di fame a casa?
Il cellulare è rotto?
Davvero Vilis è morto?
Quando l’ho chiamato ancora ho capito che la batteria del suo cellulare era spenta.
A tarda sera ho trovavo una telefonata proveniente dal distretto di polizia di Jugla.
Un Ispettore di Jugla mi ha chiesto se Vilis Vizulis fosse un mio parente.
Certo di no, ma quale differenza c’è tra parente o non parente?
L’Ispettore mi ha capito e mi ha raccontato della morte di Vilis.

Morto il 14 febbraio in strada.

Forse, immagino, malatissimo, costretto ad andare a fare la spese per se e per il suo cane, diventato troppo debole in una sua lotta quasi solitaria contro la sua malattia e la malattia del suo cane, non capace di chiedere con urgenza i soldi ai suoi tanti amici, caduto, perdendo le ultime forze fisiche, e immediatamente morto, sulla strada, sulla sua sempre amata terra, non nella gabbia chiamata “appartamento”.
Era fiume tra fiumi, fuoco tra fuochi, suolo tra suoli, quindi moriva sulla terra.
Meno male, immagino così.

Tanti sapevano che lui era malato e diventato povero.
Sapevano che era un amico onesto e un pittore di grande talento.

Probabilmente noi costruiremo per lui un monumento.

È gradito.
Probabilmente scriveremo di lui monografie, infiocchettare in modo lussuoso, con fogli splendidi, non solo i necrologi.
Perché no, è gradito.
Però le sue creazioni sono ancora vive e avranno sempre maggior valore come la memoria più affettuosa.
L’ispettore di polizia mi raccontava anche che il suo cane, invece, si è salvato e vive da una signora amorevole.
Io so che Vilis adesso è contento sapendo che almeno il suo amico migliore si è salvato.
Come Vilis lo considero io?

Non era uno dagli artisti che pensa che altri artisti siano i suoi concorrenti.

Aveva da tanto tempo interesse per la mia arte, sopratutto quella significativa, piena dei simboli, con il senso filosofico, e anche dei miei incanti.
Assicurava che “…non sono indifferente alle fiabe, ai miti, alle tradizioni.”
Come un vero figlio della natura.
Preferiva dipingere ad olio e con l’acquarello.
Aveva il gusto di immagini e di segni intensamente colorati, talvolta dipingeva nello stile cinese, specialmente nel senso di colori ricchi, comunque dolci con un suo ritmo quasi musicale.
Dava ai suoi quadri titoli significativi e li commentava come un poeta e un filosofa, molto rispettoso sia di Thoreau, sia di Hemingwey, sia dell’India.

Caratterizzava il suo simbolo di donna come una, l’anima duale, dea e demonio, che sale liberamente sopra l’abisso ma cade, all’improvviso, contro un ago piccolissimo di pino.
Metafora profondissima.
Più di tutti, capace di compiere imprese ingenue e forti, flessibili nel senso più positivo e goffe.
Smarrito, sapendo la sua vera strada, non per colpa sua, ma per la sua fiducia.

Credeva al risveglio a Varanasi.

Certo, l’incontrerò a Varanasi e non solo là.
Mai dimenticando la sua voce chiara, ma ansiosa: “Ma come posso guarire senza le medicine, senza i soldi?”
Mi sento colpevole di non essere stata con te all’inizio di Febbraio.
Non potevo?
Potevo invitare tutti coloro che conosco, per salvarti, colpevole insieme con tutti coloro che sapevano, più o meno, della tua malattia e della tua povertà,Vilis.
Ci risveglieremo non solo a Varanasi, con la speranza timida di una società che apprezzerà di più ogni vita come tale, non solo le opere dell‘arte, polverose nei musei.
Perdonaci.
No, so, che l’hai fatto già, Vilis.

Liga Sarah Lapinska

Tutta la Redazione del giornale Il Dispari e l’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” esprimono sentite condoglianze ai familiari e agli amici di Vilis Vizulis

P.S. Le immagini si riferiscono alle tre opere di Vilis Vizulis designate come finaliste nel premio Made in Ischia di arti grafiche “Otto milioni” edizione 2017.

Cod. 09 35 Vilis Vizulis 3

Cod. 14 37 Vilis Vizulis 7

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Il Dispari 20170306 1 - comp

DANIEL BERQUINY

Daniel, l’indiano, fai parte
dei ricordi dell’antico FAR WEST.
Come un’estate calda sei tu,
scaldi il cuore di antiche immagini circensi
quando con le tue braccia forti
stringevi i tuoi compagni atleti come te
capaci di affascinare il pubblico con meravigliose acrobazie.
Ora ami gli animali
che preziosi più dell’oro e dei gioielli
son per te e fanno parte della tua vita.
Il tuo cuore è grande
come il Parco Zoo delle Star di Aprilia,
unico al mondo come sei tu,
indiano della nostra amata America,
lontana ma vicina alla nostra anima
insieme a Little Italy
a cui tutti noi apparteniamo con orgoglio e
con vigore.
Rendiamo omaggio alla sua bellezza
così come al tuo splendore
dai capelli bianchi e lunghi raccolti all’ingiù
da Capo indiano di un’antica tribù.

ANGELA MARIA TIBERI

Angela Maria Tiberi è Presidente delegata Regione Lazio per conto dell’Accademia internazionale arte e cultura di Michelangelo Angrisani ed è Ambasciatrice per la Provincia di Latina e per il Comune di Sermoneta in rappresentanza dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
In questa lirica rende onore al maestro circense Daniel Berquiny il quale, in virtù della sua passione e della sua grande professionalità in un mondo amato sia dai bambini e sia dagli adulti, ha ricevuto ricchi premi e due medaglie d’oro dal Festival internazionale del circo.
Angela Maria Tiberi ci ha raccontato che “Daniel Berquiny ha saputo farsi amare dal mio caro cane di razza bobtail, Fiore, che gli ha ubbidito diligentemente durante le riprese della pubblicità della carta Foxy senza che avesse mai avuto prima esperienze di recitazione.
Ammirevole ed esemplare è la sua anima sensibile e indimenticabile.”

Daniel Berquiny dirige il Parco Zoo delle Star di Aprilia- Latina che vi consigliamo di visitare.

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Il Dispari 20170306 tutto - ridim

Il Dispari 2017-02-27

Il Dispari 2017-02-27

Il Dispari 2017-02-27

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Il Dispari 20170227 tutto - ridim

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Daniel Berquiny dirige il Parco Zoo delle Star di Aprilia

 

Il Dispari 2017-02-20

Il Dispari 2017-02-20Il Dispari 20170220 1 - Comp
INTERVISTA A ROBERTO PRANDIN

Compositore italiano che vive a Perugia.
Ha scritto molta musica di taglio classico-moderno, non appartenente al mondo dello sperimentalismo. Ha una propria concezione estetica che porta avanti giorno dopo giorno, scrivendo musica per tanti esecutori italiani ed esteri. Per Ischia ha in serbo delle sorprese.

Con Bruno Mancini ha da poco scritto due pezzi per voce e pianoforte.
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D- Cosa rappresenta per te la composizione?

R- È un mezzo espressivo a cui non riesco e non posso rinunciare.
Il motivo è dato dal fatto che gli studi di composizione si fanno in giovane età.
Nel mio caso tra i 15 ed i 25.
Ovviamente si continua a studiare anche in età avanzata, ma come un po’ in tutte le discipline di tipo formativo, quando si intraprende uno studio sistematico e profondo, poi uno se lo porta appresso sino all’ultimo giorno della propria vita.

D- Si può parlare di specializzazione nel campo della composizione?

R- Direi proprio di sì.
Io per esempio scrivo musica classica contemporanea.
Già questa definizione rimane un poco generica.
Meglio sarebbe dire quale sia lo stile compositivo e quale l’estetica a cui ci si rifà.

D- E qui, nel caso tuo specifico?

R- Non faccio parte dell’avanguardia.
Per certi versi sono un conservatore.
Mi riallaccio molto volentieri all’estetica del primo Novecento fino al 1970.
Anno più anno meno.

D- E il mondo contemporaneo vero e proprio?

R- Difficile dare una risposta esaudiente, specie in poche righe.
La metterei cosi: Tra il 1950 e il 2000, si annovera una produzione d’avanguardia e di ricerca molto, molto interessante, che conosco, anche per averla eseguita prima come flautista e poi come direttore d’orchestra. Voglio però sottolineare che non me la sono sentita di percorrere strade come quella dello sperimentalismo. Come detto sono legato in parte all’impressionismo ed all’espressionismo.

D- Compositori di riferimento?

R- Debussy, Ravel, Puccini, Stravinsky, Prokofiev.

D- Quanta musica hai scritto?

R- Negli ultimi 6-7 anni circa 120 pezzi completi.
In genere quando inizio un brano, lo porto a termine.
L’80% sono brani da camera (3-4 strumenti), il rimanente per orchestra: archi e orchestra classica e cioè quartetto d’archi più quartetto o quintetto a fiati.

D- Mi risulta che hai scritto delle cose per Ischia. Che rapporto hai con questa realtà?

R- Recentemente ho scritto due pezzi per voce e pianoforte: una ballata su testo di Liga Sarah Lapiska liberamente tradotto da Bruno Mancini “La porta, aperta dal vento” Op 35 Nr 1 e una romanza, sempre per voce e pianoforte su poesia di Bruno Mancini: “Tra eutanasia e ghigliottina” Op. 35 Nr2.

D- Esiste un criterio per la scelta del poeta o del genere poetico?

R- Ti dirò che non sono romantico (nel senso estetico) ma realista d’inizio secolo per tanto cerco opere che si distanzino da un’espressività che si rifaccia all’Ottocento romantico e post romantico.
Trovo l’opera di Mancini, almeno in parte sia molto stimolante sul piano dei contenuti e della struttura ritmica che esula dalla tradizione ottocentesca, la sua poetica mi stimola sul piano della fantasia, sa scrivere.

D- Immagino che tale scelta complichi un po’ le cose all’atto della messa in musica del testo.

R- Sì. L’aspetto ritmico ed accentuativo pone delle condizioni e cioè di trovare formule melodiche compiute, e non lo dico a caso, che forzatamente non siano nella tradizione ma che comunque non si inoltrino troppo nel mondo dello sperimentale.

D- È discorso tecnico difficile da comprendere, dacci qualche spiegazione aggiuntiva.

R- Cercherò.
Il problema è che tutta l’estetica contemporanea esce dai binari della tradizione.
Dovendo scrivere nel 2017 io cerco di recuperare parte del Belcanto rivestendolo di armonia spesso moderatamente dissonante che a volta fa uso di armonia tradizionale.
Insomma, è una via di mezzo.
Come detto, l’avanguardia tout-court non fa parte del mio DNA.
In particolare quando scrivo per voce umana, non vado più in là del necessario.

D- Non c’è il rischio di essere considerato un passatista?

R- Si, c’è, ma io sono convinto della scelta fatta, che è stata lungamente ponderata (decenni).
La mia musica ha una struttura ben definita.
Nelle mie composizioni la si individua.
Certo, il rischio di non essere considerato “contemporaneo al 100%” esiste, non lo nego.

D- È possibile parlare allora di differenza di trattamento tra musica vocale e strumentale?

R- Sì, nella musica strumentale si osa di più poiché si sa che gli artisti esecutori sono in grado di eseguire con perizia musiche per niente tonali, anzi ben lontano da tale estetica.
A volte scrivo proprio a tonale, ma tratto le parabole musicali in modo tale che vi sia sempre una logica compositiva intelligibile.

D-Domanda sibillina: ma allora come la mettiamo con l’opera contemporanea?

R- È veramente un problema al momento insuperato.
Il linguaggio che viene usato dai compositori contemporanei di musica teatrale, a mio avviso, non rispecchia il rapporto-testo musica.
Inoltre esiste un grande problema da risolvere ed è l’esecuzione vera e propria, spesso difficilissima e che necessita di grandi specialisti.
È chiaro che dopo il 1950, l’opera lirica si sia fermata.
In proposito, riporto un’interessante osservazione di Pierre Boulez, direttore d’orchestra e compositore in un’intervista rilasciata 3 anni or sono a La Repubblica: a suo dire, ci vorrebbe qualcuno in grado di rinnovare il linguaggio dell’opera lirica, un po’ come fece Richard Wagner.
La riflessione di Boulez è d’attualità e piuttosto stimolante, inoltre pone le basi per un approfondimento più che auspicabile.
Il suo non è un pessimismo totale, come precisato nell’intervista al quotidiano, visto che c’è anche la speranza che la cultura non venga intaccata ulteriormente dalla crisi economica.
La riflessione di Boulez è piuttosto interessante e consente di approfondire un argomento di cui non si parla poi così tanto: l’opera lirica è ancora viva?
E se lo è chi sono i compositori più rappresentativi di cui ci si potrà ricordare in futuro, come si fa oggi con Verdi, Puccini,Bellini e Donizetti?

D– E quindi, cosa ci si aspetta per il futuro lirico-teatrale?

R- Una rivoluzione musicale vera e propria.
Ma ho l’impressione che al momento non ci siano all’orizzonte soluzioni nuove.
Attendiamo.

D- Restando nel tema: non hai mai pensato di scrivere un’opera lirica?

R- Si, tre i problemi di fondo: trovare un libretto contemporaneo veramente interessante sia sul piano dei contenuti, sia sul piano poetico.
E poi l’aspetto “messa in scena”.
Il rischio è che uno scriva per un anno di seguito, in pratica tutti i giorni in stretta collaborazione con il poeta-librettista che non può essere d’estrazione romantica, dopo di che l’opera rimanga nel cassetto poiché nessun direttore artistico di teatro si prende il rischio di un flop di pubblico ed anche economico.
Voglio anche dire che i pezzi che scrivo per voce e pianoforte hanno un taglio teatrale pur rimanendo in ambito cameristico.
Il tutto potrebbe partire da tale ambito.

D-Tornando ad Ischia, un giorno mi hai accennato ad una sinfonia per orchestra espressamente scritta per Ischia. A che punto sono i lavori?

R- Ne ho scritto per 20 minuti, in pratica i primi due tempi.
La formazione è quella dell’orchestra classica.
Ora sto abbozzando i secondi due.
La sinfonia è in forma di Balletto contemporaneo ed è basato su una storia di estrazione popolare avvenuta nel 1300 a Ischia.
Mi riservo di dare ulteriori particolari tra qualche mese.
Comunque, per pura curiosità dirò che è lo storia triste di Polindorfo e Numella vissuti attorno al 1370.
Non fatemi dire di più.

D- Altre novità?

R- Lo scorso 21 gennaio, a Berlino, la flautista italiana Rita D’Arcangelo ha proposto in prima esecuzione assoluta il pezzo “Tizzy” per flauto solo che lei mi ha commissionato. Lo sta registrando in questo mese, sempre a Berlino, e sarà incluso in un CD per flauto solo con tutti brani che vari compositori contemporanei hanno scritto per l’artista italiana residente a Berlino.
Per la cronaca, Rita d’Arcangelo è una solista di livello internazionale: tiene spesso concerti negli Stati Uniti, in Giappone, in Europa e collabora sistematicamente con musicisti della Filarmonica di Berlino e della Deutsche Oper.

D- Ti ringrazio molto anche a nome di Bruno Mancini e di Gaetano Di Meglio Direttore del quotidiano “Il Dispari” nella cui pagina culturale verrà presto pubblicata questa intervista esclusiva ed interessante. Ti aspettiamo a Ischia.

R- Ringrazio voi tutti per l’attenzione verso la mia arte e sono convinto che molto presto potrò avere il piacere di essere a Ischia per la prima esecuzione della mia sinfonia dedicata alla vostra stupenda isola.

Silvana Lazzarino
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Il Dispari 2017-02-06

Il Dispari 2017-02-06

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Editoriale

Il Dispari 2017-02-06

Una folta presenza di Artisti dalle varie nazionalità sta sempre più configurando i progetti Made in Ischia, organizzati con l’etichetta dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, come attività recepite in maniera positiva a livello internazionale.

Ciò grazie anche alla costante disponibilità di questa pagina culturale voluta e vitalizzata dalla felice intuizione del Direttore Gaetano Di Meglio.

Infatti, dopo solo pochi giorni dalla pubblicazione del regolamento d’iscrizione alla seconda edizione del premio di arti grafiche, ci sono pervenute decine e decine di opere tra le quali spiccano, per qualità e per maestria, quelle di Antonio Molina Vasconselos, Sergey Kyrychenko, Heino Blum, Ajub Ibragimov, Janis Drozdovs, Sebastiano Grasso, Liga Sarah Lapinska, Pēteris Grūb, Miguel Pinero, Pēteris Grūb, Valdis Jaunskungs, Eva Strazdiņa, Alvils Cedriņš, Vera Roķe, Didzis Laidins, Anna Rancàne,  Yuri Serebryakov.

Possiamo quindi già comunicare

che alcune opere dei suddetti Artisti faranno parte del gruppo

delle opere finaliste della seconda edizione del premio di arti grafiche per la realizzazione delle copertine dell’antologia “Penna, note, matite” abbinata alla sesta edizione del premio internazionale “Otto milioni”edizione 2017”.

Questa sesta edizione del premio “Otto milioni”prevede quattro sezioni: Poesia, Arti grafiche, Musica, Recensione.

In precedenza abbiamo già pubblicato i bandi relativi al premio di poesia e quello relativo al premio di arti grafiche ed oggi continuiamo nel processo d’informazione pubblicando il bando relativo all’elaborazione della recensione di una delle cinque antologie della serie “Otto milioni”già pubblicate, con l’auspicio ciò che possa indurre alla partecipazione molti lettori di questa pagina.

Sono freschi di stampa,

ma ne scriveremo tra qualche settimana, due preziosi scrigni di poesie per i quali rivolgiamo convinti complimenti a Maria Bigazzi per la sua raccolta di opere pittoriche e di poesie dal titolo “Poesie dipinte”(Grafiline – Firenze Dicembre 2016); ed a Massimo Natalucci (del quale ricordiamo con ammirazione le sue partecipazioni al Museo Etnografico del Mare di Ischia ed al Bookcity di Milano) per la silloge poetica dal titolo “Emozioni al guinzaglio”edita, nello corso mese di Dicembre, a cura dell’Associazione culturale “SENA NOVA” di Senigallia.

 Bruno Mancini

Il Dispari 2017-02-06

Il Dispari 20170206 1 comp

L’OPERA DEL MAESTRO ANDREA TRISCIUZZI,

Il Dispari 2017-02-06

IN MOSTRA A ROMA ALLA SALA DA FELTRE- OPEN ART, RACCONTA I RITMI E LE ARMONIE DELLE EMOZIONI

Scultore e pittore dalle rare qualità, capace come pochi di catturare le emozioni della vita tra gioia e dolore, serenità e angoscia, ANDREA TRISCIUZZI, pone al centro del suo discorso artistico  l’uomo, visto nella sua costante ricerca di risposte ai diversi interrogativi sul senso della vita dove sempre più avverte la propria fragilità nel constatare alienazione e indifferenza.

Nato a Roma nel 1959, dopo aver studiato presso il Liceo Artistico Istituto Rinascimento di Roma, si accosta all’arte prima formandosi a Pietrasanta e poi sotto la guida del professor Ferruccio Vezzoni, insegnante presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, grazie al quale fa propri i segreti dell’arte del modellare approfondendo gli studi della tradizione scultorea.

A partire dal 1984 inizia ad esporre prendendo parte a mostre collettive anche in ambito internazionale dove le sue opere di arte sacra e contemporanea ottengono successo e riconoscimenti.

Ad Andrea Trisciuzzi,

le cui opere sono presenti in tutto il mondo dall’Europa all’Australia dall’Africa agli Stati Uniti fino al Giappone, è dedicata la mostra che inaugura l’11 febbraio 2017 a Roma presso la sede della Sala da Feltre nello spazio OPEN ART (Via Benedetto Musolino, 7) alle ore 18.30.

L’esposizione RITMI E ARMONIE DELLE EMOZIONI Mostra personale di Andrea Trisciuzzi a cura di Sabrina Consolini, attraverso una trentina di opere tra dipinti materici e sculture in bronzo e resina, fa emergere la forza descrittiva dell’orizzonte visivo e creativo dell’artista svelando la spontaneità delle emozioni entro questo tempo che accoglie e rifiuta, imprigiona e libera, per preparare a quanto accadrà dopo.

Il percorso, allestito con la supervisione dello stesso Trisciuzzi, rivela i temi portanti con cui egli si è confrontato nel corso della sua carriera: l’amore e la religione, la rinascita e la libertà.

Tra i dipinti materici

si segnalano in particolare “Esplosione” e “Tempoperso”: due modi diversi con cui sentire la vita e le emozioni che essa rivela. Esplosione è un rincorressi di sensazioni che presto spariranno, Tempoperso rivela una linea del tempo ideale, ossia un tempo inesistente dove non esistono più minuti, ore, giorni a scandire gesti e azioni.

Lineari ed essenziali sono le sculture riferite agli sport- dal ciclismo alla ginnastica, dalla maratona al tennis- dove spicca il senso di libertà reso dal movimento come in “La donna in bicicletta”, “Famiglia in bicicletta” e “La ginnasta”, ma anche altre legate ai sentimenti dell’uomo come “GliAmanti” stretti in un abbraccio avvolgente.

Più ricercate nella lavorazione

sono le suggestive sculture in legno e resina dove protagonista è la figura femminile come “Maternità universale” a simboleggiare la rinascita e il dono che la donna fa della vita.

E ancora il corpo della donna è al centro della straordinaria scultura “Donna con le Ali” in resina bianca: un corpo visto come prigione troppo spesso violentato e vittima di pregiudizi e di cui la donna deve liberarsi, cui si contrappone la sua vera natura ossia quella di essere fonte di vita.

Andrea Triscuizzi

è anche un eccellente ritrattista, raffinato ed elegante nel restituire a volti e sguardi ogni dettaglio, caratterizzando ogni espressione del viso.

Tra i ritratti a personaggi famosi vanno citati quelli di Mike Buongiorno, (in mostra), Patrick Slim e Charlie Chaplin.

Si può ammirare anche la famosa “Croce Astile” in filoresina bronzata: opera a carattere sacro realizzata nel 2001 e benedetta da Papa Giovanni Paolo II, portata al Polo Nord, al Polo Sud e a San Pietroburgo.

Della Croce Astile altri esemplari sono stati collocati in diversi luoghi del nostro Paese tra cui il Monte Bianco e il Monte Amiata.

“La croce Astile”

rappresenta il viaggio dell’uomo in questa esistenza: essa è un invito ad una rinascita che si evince dalle nove figure nel loro salire a fatica verso la cima.

All’uomo è data la possibilità di ritrovare la bellezza della vita, ma tutto questo attraverso un percorso di dolore espresso nei tratti e nei lineamenti sofferenti delle prime tre figure nella loro scalata verso il punto più alto della Croce.

In anteprima possiamo riferire che Andrea Triscuzzi con piacere esporrà al Museo Etnografico del Mare di Ischia, insieme alla collega Patrizia Canola ed ad altri artisti locali, in una mostra che si terrà nella prossima primavera-estate organizzata dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Silvana Lazzarino

RITMI E ARMONIE DELLE EMOZIONI
Mostra personale di Andrea Trisciuzzi
c/o OPEN ART- Sala da Feltre
Via Benedetto Musolino, 7 Roma
11 febbraio – 11 marzo 2017
Orario: dal lunedì al venerdì 9-13/14-17
Inaugurazione sabato 11 febbraio 2017 ore 18,30

LOCANDINAbis 31_1_17 ufficiale mostra ANDREA TRISCIUZZI Sala da Feltre Open Art

LOCANDINA.P2. 31_1_17 verso 2 mostra A TRISCIUZZI Sala da Fetlre Open Art

la donna con le Ali 1

Il Dispari 20170206 tutto ridim

Premio internazionale di recensione “Otto milioni”

REGOLAMENTO prima edizione 2017

Premio per la migliore recensione di una delle cinque Antologie della serie “Otto milioni”

L’iscrizione al Premio è completamente gratuita per TUTTI.

  1. Una Commissione nominata da Bruno Mancini provvederà a selezionare le recensioni che parteciperanno alla fase finale del Premio
  1. Gli Associati all’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” avranno diritto ad iscrivere UNA loro recensione direttamente nel gruppo delle finaliste, purché rispettino quanto prescritto negli articoli successivi di questo regolamento. Sono esclusi da questa opportunità i Soci DILA che saranno, eventualmente, inseriti nelle Giurie del Premio.
  1. Gli Autori che hanno già partecipato ad una qualsiasi delle Antologie pubblicate da Bruno Mancini (vedi elenco Autori partecipanti alle Antologie) sono equiparati agli Associati DILA.

  1. Autori italiani e stranieri potranno partecipare al Premio con una o con più recensioni, purché ciascuna di esse faccia riferimento ad una diversa antologia tra le cinque della serie “Otto milioni”.
  1. Le recensioni iscritte al Premio dovranno essere: a) inedite; b) scritte in formato word; c) di lunghezza compresa tra un minimo di 3.000 e un massimo di 8.000 battute spazi e titoli inclusi.
  1. A richiesta degli Autori, i testi di TUTTE le recensioni selezionate come finaliste potranno essere pubblicati nel volume antologico “Penne Note Matite”. Tale loro pubblicazione sarà subordinata all’ordine di acquisto di almeno due copie dell’antologia per ognuna delle pagine impegnate per la stampa. L’antologia sarà regolarmente provvista di un codice ISBN. Il prezzo di copertina del volume sarà di 22.00 € e la stampa avverrà entro il mese di Settembre 2017.
  1. L’Autore per partecipare al Premio dovrà compilare in tutte le sue parti la dichiarazione annessa in calce a questo regolamento e dovrà inviarla, debitamente firmata, insieme al file word della recensione proposta..
  1. La votazione conclusiva che designerà la recensione vincitrice, avverrà sommando i punti ricevuti mediante: a) link ai siti web che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 1 punto); b) coupon inseriti nelle testate giornalistiche che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 10 punti); c) voti espressi da giurie nominate da DILA e dagli sponsor del Premio. L’opera vincitrice sarà utilizzata come recensione ufficiale dei premi “Otto milioni” edizione 2017.
  1. Le recensione per partecipare al Premio dovranno pervenire, nella loro stesura finale, a emmegiischia@gmail.com entro e non oltre il 20 FEBBRAIO 2016

  1. I nomi dei finalisti saranno annunciati entro il 10 Marzo 2016.
  1. La classifica finale sarà annunciata entro il 10 Aprile 2016
  1. La cerimonia di premiazione dei vincitori avverrà in una data compresa tra il 20 Ottobre e il 31 Dicembre 2017. La data e la località della premiazione saranno rese note ai finalisti con un preavviso di almeno 10 giorni.
  1. Trattandosi di un Premio ad iscrizione COMPLETAMENTE GRATUITA, Bruno Mancini si riserva il diritto di effettuare qualsiasi variazione a questo regolamento e gli Autori, inviando i propri testi, ne prendono atto in maniera definitiva.

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Il Dispari 2017-01-30

Il Dispari 2017-01-30

I romanzi di Andrea Esposito alla Biblioteca Antoniana d’Ischia

Quale sia stata la genesi e quali i percorsi che hanno portato alla ribalta nazionale lo scrittore foriano Andrea Esposito ce l’ha detto nella Biblioteca comunale Antoniana di Ischia, sabato 28 Gennaio 2017, Gaetano Di Meglio, Direttore del quotidianoIl Dispari, durante la presentazione del nuovo volume “Graticola” scritto appunto da Andrea Esposito.

“Il fenomeno Andrea Esposito – da detto Gaetano Di Meglio – va visto alla luce dell’ultimo libro, perché GRATICOLA per Andrea, e per quelli che seguono questo autore, rappresenta un po’ il passaggio importante. Rappresenta lo step che era necessario: fino a poco fa lui era l’autore sotto faro di Forio che scriveva di Forio, poi con Graticola, invece, cambia editore, cambia soggetto, e diventa un autore nazionale.

Ci diventa dopo un percorso prettamente meritorio.

Il mondo dell’editoria, soprattutto quello del libro, è particolare.
Oggi vediamo come negli ultimi quattro cinque anni il mondo si è evoluto (da quando è terminata l’era dell’intermediario tra il singolo e il grande pubblico e con l’avvento dei social, ma con l’avvento soprattutto di quella che è la distribuzione social e l’apertura del mondo social al mondo reale) ed ha un po’ liquefatto i confini.

Oggi per un autore andare in edicola, organizzare un libro è facilissimo.
Quattro anni fa avevi bisogno di un editore, di qualcuno che prendeva il tuo manoscritto, lo leggeva, lo valutava e decideva di investire.
Oggi il tempo è cambiato, oggi il tempo non è più quello, oggi vai su internet, e si trovano tanti servizi on-line dove il signor nessuno può accedervi, caricare il suo testo, editare il suo testo e poi questo testo ha bisogno semplicemente di essere diffuso.

Con Andrea invece non è successo così.

Con Andrea c’è stata una produzione particolare.
Parliamo di uno stile letterario che è difficile perché è particolare.
Perché parliamo di uno stile letterario che non ha rispetto, uno stile letterario che racconta quello che è, dove non per forza ci sono i buoni, ma dove non per forza ci sono i cattivi, dove il buono e il cattivo o il cattivo e buono dipenda dal momento dalle circostanze, dove i confini non ci sono più.

Ed è un racconto reale, un racconto che diventa reale, dove è difficile emergere.
Più difficile perché raccontare il brutto, certe volte, diventa facile perché basta non farlo bene e ogni cosa diventa brutta.
Andrea invece è riuscito a raccontare bene qualcosa di brutto.”

Quando ho iniziato a crogiolarmi

nella velleità di diventare uno scrittore, e mi riferisco ad oltre mezzo secolo fa, avevo la ferma convinzione che l’ambiente, i paesaggi, i personaggi e tutto quanto ruotasse intorno alla vita reale dell’aspirante romanziere, fossero particolari ininfluenti per la stesura del racconto.
Infatti, mi stavo (stavano) formando su due filoni di letture per alcuni aspetti paralleli, ma in pratica estremamente distanti tra di loro.
Mi riferisco alle letture di Autori, classici come Dante, insite nei piani di studi obbligatori, e alle deviazioni, quasi carbonare, verso autori “moderni” come Dumas e Salgari.
Due filoni distanti per disposizioni accademiche ma paralleli in quanto riconducibili ad una stessa matrice ideologica e costruttiva: “La Fantasia”.

A me pareva ugualmente impossibile

che l’ambiente ecc. avessero potuto essere elementi determinanti per la scrittura di libri come la Divina Commedia o come Il Conte di Montecristo.
Con gli anni anche queste certezze hanno lasciato il campo ai dubbi che sono il lievito delle nostre convinzioni, fino a quando, fino ad ieri, credevo che l’ambiente, i paesaggi, i personaggi e tutto quanto ruoti intorno alla vita reale dell’aspirante romanziere possano esercitare un’influenza sulle apparenze proposte nei racconti, ma siano per nulla utilizzabili come prodromi di vicende altrove collocabili.

Ischia, per esempio –pensavo fino ad ieri-, in una costruzione letteraria potrebbe sì formare scenografia di eventi delittuosi ma non potrebbe mai essere traslitterata come covo di eventi criminali.

Cosa ha detto, invece, Andrea Esposito a tale proposito?

“Come sfondo c’è Ischia, perché Ischia non è altro che un microcosmo inteso nel senso più positivo e puro del termine.
Io uso spesso questa tipologia di luoghi nei miei racconti.
Il microcosmo non è il paesino idilliaco fatto tutto di rose e fiori profumati con le viuzze e le botteghine artigiane.
No il microcosmo può essere anche un paese travolto dall’ambiguità, dalla contrapposizione di determinati tipi di personalità di suoi paesani capaci di slanci di enorme altruismo e nello stesso tempo di meschino arrivismo.

Un po’ Ischia lo è.

Il microcosmo non è altro che la metafora di quello che può essere il mondo intero rapportato ad un piccolo paesino.
Quando dico Ischia è capace di contrapposizioni anche dal punto di vista negativo, quando dico che Ischia è capace di ambivalenza nella sua personalità non intendo connotare Ischia negativamente, anzi tutt’altro.

Io sono legato profondamente all’isola e al mio paese Forio.
La amo visceralmente, ma trovo che sia un esercizio banale e auto consolatorio, e soprattutto bugiardo, raccontare oggi Ischia raccontando le pietanze che si cucinano oggi nei ristoranti isolani.
Reputo un esercizio di una banalità estrema raccontare Ischia raccontando che si fa la pesca turistica non la barca a vela.
Bisogna raccontare Ischia a 360°.
Avere il coraggio di raccontarla tutta.
Raccontare la realtà così come è.”

E con questo ragionamento

Andrea Esposito mi ha convinto a leggere almeno la sua ultima opera letteraria.
Leggerò GRATICOLA e vi racconterò le impressioni che ne avrò ricavato, ma voi, intanto, perché non mi emulate e correte in edicola a comprare il libro così poi, dopo che l’avrete letto, ne potremo discutere con cognizione ed argomenti di prima mano?

Bruno Mancini

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Il Dispari 2017-01-30

LE FOTOGRAFIE DI GLORIA PASOTTI

RESTITUISCONO NUOVA VITA AD OGGETTI ORDINARI RENDENDOLI STRAORDINARI

Sugli assemblaggi, sulle associazione tra diverse forme legate all’arte dove ritrovare luoghi inattesi del quotidiano che difficilmente emergono nell’ordinario di un tempo sempre uguale, ruota l’interesse creativo di GLORIA PASOTTI (Brescia,1987), giovane fotografa e artista multimediale, già nota in Italia, Francia e in Svizzera per aver partecipato a diverse esposizioni personali e collettive di grande interesse.

Al suo lavoro, sempre proiettato alla ricerca di nuove possibilità espressive, attraverso cui restituisce un nuovo modo di osservare la realtà facendo affiorare il nuovo dall’abituale, è dedicata una mostra presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” di San Gimignano aperta fino al 26 marzo 2016.

Su iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune di San Gimignano, la mostra 40 DAY DREAM, personale di Gloria Pasotti, a cura di Elio Grazioli, rientra nell’ambito del progetto Fenice Contemporanea, realizzato nell’ambito di TOSCANA INCONTEMPORANEA 2016.

L’obiettivo della galleria “Raffaele De Grada”

che in questi ultimi anni ha ospitato mostre di grandi maestri della fotografia come Elliot Erwitt, Franco Fontana e Robert Capa, è quello di dare spazio anche a giovani e bravi fotografi come Gloria Pasotti attenta, nel suo lavoro, al ruolo della luce naturale e artificiale, nel creare le giuste ombreggiature a caratterizzare giustapposizioni di piani e spazi dove gli oggetti si trasformano in altro da sé.

Nelle fotografie e installazioni realizzate da Gloria Pasotti emerge la ridefinizione degli spazi visti, frequentati e abitati riorganizzati secondo una visione insolita, talora spiazzante dove associa oggetti della sua vita quotidiana di diversi contesti di provenienza, riassemblandoli e restituendo ad essi una nuova funzione con cui da vita a scenari inattesi e ordini di forme sconosciuti.

Attraverso una nuova visione del reale viene dato spazio a nuove interazioni emotive dove oggetti e ambienti non usualmente associabili tra di loro, diventano possibili presenze con cui recuperare l’altra faccia di una realtà che troppo spesso fugge ad una prima e rapida occhiata.
“40 DayDream è un viaggio fotografico attorno alla mia casa” come affermato dall’artista: un viaggio quale esplorazione in diversi luoghi e direzioni all’interno di un ambiente – quello introno all’abitazione dell’artista- che diventa territorio privilegiato per riscoprire quante possibilità offra l’indagine dell’occhio fotografico capace di restituire nuovo respiro a quanto visto come appiattito e obsoleto.

Oggetti fuori scala riempiono lo spazio

sfidando la gravità a creare nuove composizioni per raccontare quanto siano infinite le possibilità con cui creare relazioni tra entità diverse e simili.
Un percorso che, mostrando immagini di diamanti deformati, nature morte in interni d’auto, nastri colorati legati a gambi di fiori, e ancora una biglia di vetro collocata nel cavo di un orecchio, apre a nuovi scenari del reale dove trovare le risposte agli interrogativi sul senso di questa vita in cui si consuma l’infinita dicotomia tra finzione e verità, apparire ed essere.
Dietro ogni oggetto si nasconde un’infinita potenzialità di situazioni in cui ricollocarlo e ridefinirlo.

Gli scatti di Robert Capa -prima ricordato- sono tra le immagini protagoniste della mostra “Sogno cose mai viste”, in collaborazione con la Robert Kennedy Foundation e l’Agenzia Contrasto, presentata ad Ischia a Villa Arbusto a Lacco Ameno nel 2013 in occasione della XXXIV edizione del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo organizzato dai fratelli Benedetto ed Elio Valentino.

Silvana Lazzarino

gloria09

Il Dispari 20170130 tutto ridim

TERRA BRUCIATA

Terra bruciata dal fuoco
cosparsa di sale,
nessun filo d’erba nascerà nel tuo cuore.
Un raggio di sole accarezza la mia pelle,
mi invita ad amarti cospargendoti di calore e
di acqua purificante.
Una voce mi sussurra:
Amalo, ha bisogno d’ardore!
La mia anima spera in un giorno migliore
di una vita che ci unisce nell’infinito sospesi
nel nulla come la fiducia che brilla nei cuori
della fratellanza senza barriere e colmi d’amore.

ANGELA MARIA TIBERI

Bruno oggi parliamo di eventi culturali

Il Dispari 2017-01-27

Il Dispari 20170127 tutto 2 ridim
L’arte schierata contro qualsiasi abuso di potere.

La mia personale “militanza” tra coloro che hanno difesa la ferma determinazione di dichiararsi “PACIFISTI”, quando ancora erano gli anni in cui la Polizia ci inseguiva qualificandoci sovversivi e caricava nei cellulari a randellate i manifestanti meno lesti nel fuggire

-Bologna Settembre 1963 / Aprile 1964-,

ritengo possa rappresentare un esplicito e doveroso chiarimento atto a consentirmi di precisare, senza generare equivoci, che noi, uomini e donne dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, non intendiamo assumere mai il ruolo di storiografi, sociologi, o di specialisti in altre discipline tese a classificare eventi ed a chiarirne genesi, cause ed effetti; e che noi non intendiamo neppure presentarci nella veste di un gruppo, più o meno politicizzato, per il quale esistano i “sempre nel giusto” ed i “sempre malvagi“; e che noi, infine, non ci proponiamo –questo può sembrare un paradosso– nemmeno come portatori di nostre personalità semplicemente umane, le quali, comunque, potrebbero indurci in errori invogliandoci –per debolezze– a giustificare, oppure –per vendette– a punire.

NO… NO… NO…

noi siamo presenti sulla scena sociale come ARTISTI, per la maggior parte Scrittori e Poeti, ma anche Pittori, Fotografi, Musicisti ecc. e agiamo per invitare a creare ed a godere anche i nobili sentimenti e le intime emozioni indotti dalla parole PACE, la quale, sebbene celebrata in mille e mille modi diversi, non consentiremo mai che venga scritta con la penna di un solo colore.

Scegliere tra rosso e nero può andare bene in un gioco stupido come la roulette, ma l’ARTE ha altre ambizioni, l’Arte è rosso, nero, giallo, verde.
ARTE sono i grigi delle nebbie, le variazioni d’indaco dei mari, le terre di Siena, i viola…
L’Arte ha diritti e cittadinanza, forza e bellezza, sebbene espressa e scritta con qualsiasi colore dell’arcobaleno.

Ma ciò non basta a definire del tutto gli ideali che il nostro gruppo intende proporre con questo breve scritto, poiché noi crediamo –con uguale grande fermezza– che la parola PACE non sia soltanto in antitesi, in contrasto, l’opposto della parola GUERRA, ma possa esprimere una forza di resistenza ineguagliabile nei confronti di altre iatture e di tutte le reali nefandezze perpetrate da parti infime ed infide del genere umano:

RAZZISMO, MAFIA, SPECULAZIONI DI OGNI TIPO, ABUSI DI POTERE,

sono tutte Guerre contro le quali gli “Artisti” innalzano lo stendardo della PACE.
Così come abbiamo affermato che gli inchiostri di tutti i colori sono adatti a scrivere la parola PACE, nello stesso modo e con identica determinazione garantiamo che combatteremo e contrasteremo con ogni mezzo non violento, come abbiamo sempre fatto, tutti coloro che hanno voluto, vogliono o vorranno intingere le penne d’oca utilizzate per la scrittura della parola PACE in calamai pieni delle lacrime dei popoli affamati, oppressi, schiavizzati, così come nel sangue innocente dei morti sul lavoro.

Bruno Mancini

Katia Massaro di nuovo a Dachau il 30-01-010

Katia Massaro di nuovo a Dachau il 30-01-010

Il Dispari 2017-01-27

L’Arte per non dimenticare

Le ferite provocate dalla seconda Guerra Mondiale hanno lasciato una traccia indelebile negli animi e nei corpi di quanti hanno visto, vissuto e raccontato gli orrori di una tragedia senza precedenti che ha visto consumarsi il dramma più grande vissuto dall’umanità: lo sterminio degli ebrei nei lager nazisti-

Il ricordo di una pagina di storia tanto atroce deve protrarsi nel tempo, in questo tempo dove la memoria di quanto accaduto deve aiutare a migliorare la vita quotidiana in rapporto agli altri sconfiggendo l’intolleranza e il razzismo che creano solo allontanamento e odio.

Esempi di come l’arte possa rappresentare un veicolo per guardare a quanto accaduto e far sì che il ricordo di tale dolore possa essere motivo per costruire un futuro migliore sono le “Pietre d’inciampo” create dall’artista tedesco Gunter Demnig da cui è nato un percorso dal titolo “Memorie d’inciampo” e l’esposizione “Arte in Memoria, mostra internazionale di arte contemporanea” curati da Adachiara Zevi.

Silvana Lazzarino

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Katia Massaro di nuovo a Dachau il 30-01-010

Il Dispari 2017-01-27

Lasciare come una nuvola

poesia di Liga Sarah Lapinska nella libera interpretazione
di Bruno Mancini

Come vorrei passare l’inverno
sulla mia zolla pesante:
guardare le prime fragole,
ballando.

Fragole di quasi tutta me
nel profumo radiante del tramonto:
la mia dolcezza di questo mondo,
illimitato.

Ho regalato, non importa a chi,
i miei giocattoli:
tutti, e quindi io resto
senza bambole.

Non mi bastano le giostre.

Mi mancano pernici rumorose
in primavere umide e ventose:
sotto l’arcobaleno grigio
prima che s’alzi più colorato.

Da oggi senza limiti.

Ah! lasciare, lasciare come una nuvola
questa terra che ho tenuto
nella mano e nel mio sangue:
per farla correre e diventare ancora
fissa.

Questa terra che mi ha tenuta
con le sue radici e con le sue ninne nanne:
insieme credendo alla nuova
mattina.

Il profumo radiante della vita…

Questo tempo, che ho imbrigliato,
negato e che ho incantato:
non credo, non l’accetto
limitato.

Questo tempo,che mi ha incantato
con i suoi orologi e con i suoi dinosauri:
antichi come le stelle
non sempre sopra.

La morte e una sorella carina
-mi aspetterà-
spostandosi su una pietra
-coperta di brina-.

Il vento e un fratello sincero
con le ultime farfalle
tra quelle nere ne porterà
alcune colorate.

E… e le fragole balleranno sulla zolla,
se io non potrò farlo più.

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Il Dispari 2017-01-27

Il Dispari 2017-01-23

Forni crematori

È passato tanto tempo ormai
da quando lo stivale nero
in quei forni a forza vi spingeva.

Dalle loro bocche uscivano
lamenti, grida e pianti
non pane caldo da mangiare.

Se vai ad Auschwitz
con carità e compassione,
li vedi ancora lì, nel silenzio,
presenti e vivi
emettere lamenti
che vagano nell’aria
e chiedono pietà
per noi, per chi verrà.

La loro storia
non è memoria
vive
vive ancora… ancora…
in forme diverse e nuove.

Francesca Luzzio

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Katia Massaro di nuovo a Dachau il 30-01-010

Il Dispari 2017-01-23
Preghiera alla storia

Poesia inedita
di Bruno Mancini

In maschera
al ballo occulto
non pregherò salvezza,
storia,
nell’arca rifugio,
per me anima errante.

Volto scoperto
contro feroci convenzioni
supplicherò salvezza,
storia,
sulla battigia del delirio,
per me che ho amato tanto.

Bruno Il dispari

Il Dispari 2017-01-23

Editoriale

Questa settimana la dedichiamo in modo particolare alla introduzione e alla informazione della seconda edizione del premio internazionale di Arti Grafiche “Otto milioni” del quale, in questa pagina, pubblichiamo l’intero regolamento.

Il premio nasce dall’idea di estendere, anche alle arti diverse dalla poesia, l’attività promozionale fatta propria dai progetti Made in Ischia gestiti con la Direzione Artistica di Roberta Panizza e con la collaborazione dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Coinvolgere gli Artisti specializzati nella creazione prodotti grafici è stata una sfida già vinta nella precedente edizione che si è conclusa con l’affermazione delle splendide opere di Antonella Ronzulli e di Liga Sarah Lapinska e con il loro inserimento sulle copertine dell’Antologia “Otto milioni – 2016”.

L’iscrizione à completamente gratuita come da sempre avviene per tutti i premi da noi proposti.

Premio internazionale di grafica “Otto milioni”

REGOLAMENTO seconda edizione 2017 TEMA LIBERO

Premio per la realizzazione grafica delle copertine dell’antologia “Penne Note Matite”

  1. L’iscrizione al Premio è completamente gratuita per TUTTI.
  1. Una Commissione nominata da Bruno Mancini provvederà a selezionare le opere grafiche che parteciperanno alla fase finale del premio
  1. Gli Associati all’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” avranno diritto ad iscrivere UNA loro opera grafica direttamente nel gruppo delle finaliste, purché rispettino quanto prescritto negli articoli successivi di questo regolamento. Sono esclusi da questa opportunità i Soci DILA che saranno, eventualmente, inseriti nelle Giurie del Premio.
  1. Gli Autori che hanno già partecipato ad una qualsiasi delle Antologie pubblicate da Bruno Mancini (vedi elenco Autori partecipanti alle Antologie) sono equiparati agli Associati DILA.

  1. Autori italiani e stranieri potranno partecipare al Premio con un numero illimitato di opere grafiche.
  1. Le opere iscritte al Premio dovranno essere a) inedite; b) realizzate in formato jpeg con risoluzioni di almeno 300 dpi..
  1. A richiesta degli Autori, TUTTE le opere grafiche selezionate come finaliste potranno essere pubblicate nel volume antologico “Penne Note Matite”. Tale loro pubblicazione sarà subordinata all’ordine di acquisto di almeno due copie dell’antologia. L’antologia sarà regolarmente provvista di un codice ISBN. Il prezzo di copertina del volume sarà di 22.00 € e la stampa avverrà entro il mese di Settembre 2017.
  1. L’Autore per partecipare al Premio dovrà compilare in tutte le sue parti la dichiarazione annessa in calce a questo regolamento e dovrà inviarla, debitamente firmata, insieme al file dell’opera grafica proposta..
  1. La votazione conclusiva che designerà l’opera vincitrice, avverrà sommando i punti ricevuti mediante:a) link ai siti web che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 1 punto); b) coupon inseriti nelle testate giornalistiche che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 10 punti); c) voti espressi da giurie nominate da DILA e dagli sponsor del premio. L’opera vincitrice sarà utilizzata come prima e/o quarta di copertina dell’Antologia ” Penne Note Matite “.
  1. Le opere per partecipare al Premio dovranno pervenire, nella loro stesura finale, a emmegiischia@gmail.com entro e non oltre il 20 FEBBRAIO 2016

  1. I nomi dei finalisti saranno annunciati entro il 10 Marzo 2016.
  1. La classifica finale sarà annunciata entro il 10 Aprile 2016
  1. La cerimonia di premiazione dei vincitori avverrà in una data compresa tra il 20 Ottobre e il 31 Dicembre 2017. La data e la località della premiazione saranno rese note ai finalisti con un preavviso di almeno 10 giorni.
  1. Trattandosi di un premio ad iscrizione COMPLETAMENTE GRATUITA, Bruno Mancini si riserva il diritto di effettuare qualsiasi variazione a questo regolamento e gli Autori, inviando i propri testi, ne prendono atto in maniera definitiva.

Bruno Mancini

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Il Dispari 2017-01-23

PICASSO, IMAGES all’Ara Pacis

A scomporre e ricomporre la realtà e i suoi diversi aspetti in innumerevoli forme geometriche ora sovrapposte, ora intrecciate in combinazioni illogiche e idealizzate, è il Cubismo che della stessa realtà coglie l’idea soggettiva entro una dimensione spazio-temporale vista nella sua totalità e unità.

Pablo Picasso, fondatore del Cubismo, movimento artistico che nel Novecento influenzerà, più di altri, diverse tendenze dal Futurismo al Surrealismo, dal Dadaismo all’Astrattismo, fino ad arrivare all’Informale, viene ricordato in un importante retrospettiva in corso a Roma presso il Museo dell’Ara Pacis fino al 19 febbraio 2017.

L’esposizione, PICASSO IMAGES – Le opere, l’artista, il personaggio,

curata da Violette Andres e Anne de Mondenard, ripercorre l’intero itinerario dell’autore attraverso circa duecento fotografie e una significativa selezione di opere grafiche, dipinti e sculture provenienti dal Musée national Picasso-Paris per inquadrare l’evoluzione creativa di un artista straordinario, volto ad una sperimentazione costante in sintonia col mutare del suo pensiero.

La mostra, promossa da Roma Capitale, si suddivide in tre sezioni con cui sono indagati i diversi collegamenti che Picasso stesso stabilì con la fotografia: dai primi tentativi di utilizzo del medium quale ausilio per la sua opera e testimonianza dello stato d’avanzamento delle sue creazioni, alle fruttuose collaborazioni artistiche con fotografi d’avanguardia, tra cui Brassaï e Dora Maar, poi sua compagna.

La maturità artistica di uno dei massimi protagonisti dell’arte del XX secolo è descritta nell’ultima sezione in cui sono ripercorsi gli anni che procedono dal dopoguerra in poi, quando egli inizierà a dedicarsi alla propria immagine d’artista diffusa dalla stampa illustrata che contribuirà a renderlo personaggio di grande popolarità alimentandone il mito.

Picasso dimostra genialità

anche nella fotografia che si accompagna all’arte pittorica quale strumento di analisi della stessa, per poi diventarne soggetto/modello degli scatti realizzati da artisti quali Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Lucien Clergue, David Douglas Duncan, Robert Doisneau ed Edward Quinn.

A firma di Robert Capa è l’immagine in cui Picasso viene immortalato sulla sabbia a Golfe-Juan nel 1948 mentre con l’ombrellino ripara dal sole la giovane attrice Françoise Gilot da cui rimane affascinato, mentre Luc Fournol lo riprende nel 1955 mentre suona la tromba in una strada di Vallauris, e ancora gli scatti di Robert Otero del 1964 che lo ritraggono in t-shirt bianca accanto al quadro “L’hommeau chapeau” e ancora con indosso un cappello di paglia mentre sdraiato su un lettino prende il sole in spiaggia a Cannes.

Immagini intense e piene di vita che testimoniano la genialità di Picasso nell’aver saputo costruire il proprio successo di artista e uomo.

Arista eclettico per tecnica e linguaggio, nel procedere dai periodi blu e rosa alla rivoluzione del Cubismo, per arrivare al sentimento  classicista e poi alla metamorfosi degli anni Trenta, fino all’ultimo periodo dove i linguaggio diviene sempre più astratto,ha saputo indagare a fondo la realtà umana e sociale svelandone a suo modo gli infiniti volti ora tristi e malinconici, ora gioiosi e spensierati; volti che riflettono gli stati d’animo dell’uomo come angosce  e paure, sogni e fantasie.

L’opera di Picasso,

come quella di altri artisti di fama internazionale tra cui De Chirico, Morandi e Manzù, è stata esposta nei suggestivi spazi del Castello Aragonese di Ischia.

Silvana Lazzarino

Le opere, l’artista, il personaggio

Museo dell’Ara Pacis
Via di Ripetta 190-  Roma
Orario: tutti i giorni dalle ore 9.30 – 19.30
fino al 19 febbraio 2017
Per info 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00), www.arapacis.it,
Il catalogo della mostra è edito da Electa.

Il Dispari 2017-01-23

Il Dispari 20170123 tutto ridim

Il Dispari 2017-01-23

Salvatore Armando Santoro,

inizia la sua collaborazione con questa pagina culturale

Ex dirigente sindacale della Cisl, Presidente dell’Associazione culturale  “Mario Luzi”, da molti anni è amico dei progetti Made in Ischia.

Laureato in Scienze politico-sociali presso l’Università di Torino, dedicatosi giovanissimo all’impegno nel sindacato, fu tra i primi dirigenti della Cisl di Reggio Calabria.

Per diversi anni è stato corrispondente per la Valle d’Aosta di “Conquiste del Lavoro”, organo nazionale della Cisl.
A Reggio fu uno dei primi promotori del Movimento Federalista Europeo tanto da venire in contatto con i grandi ideatori del progetto europeo, Alterio Spinelli, Giuseppe Petrilli, Mauro Ferri, Angelo Lotti, ecc…
Dal 1986 è stato Segretario Regionale e componente dell’Esecutivo Nazionale del Sindacato Elettrici della CISL,

Dal 1997 è in pensione ed impegna il suo tempo libero scrivendo poesie e racconti, una passione che sviluppò fin da adolescente.

Le sue poesie sono state pubblicate su diversi periodici (a Messina, Reggio Calabria, Pistoia, Val D’Aosta ecc.) 

CON UNA SOLA GAMBA 

Pensavo di morire,
provavo un senso di disgusto della vita,
d’impotenza,
non mi sentivo più me stesso,
soffrivo a dover dipendere dagli altri,
volevo già morire,
pensavo al come e al quando
in quel lettino disteso.

Eppure il mio cervello era convinto
d’aver la gamba,
la sentiva muovere ed agire.
Il comando partiva,
ma non so poi dove finiva.

La gamba più non c’era,
toccavo il moncherino,
la ferita era ancora fresca e dolorosa,
non mi sembrava vero.

Mi sono abituato alle stampelle,
inizialmente ero disperato,
poi ha vinto la vita
e nuovamente nel cielo ho navigato,
sui pulman e sui treni son salito,
la macchina ho guidato,
anche per fare dello sport mi sono organizzato.

La mia mente era leggera
quando al bar sedevo con gli amici
al mio infortunio manco più pensavo,
finanche ci ridevo
d’aver perso del peso all’improvviso
senza aver fatto dieta,
senza alcun sacrificio.

Ogni tanto un dolore acuto m’assaliva,
una smorfia il mio volto illuminava,
ai dolori degli altri allor pensavo
che han dormito nel lettino accanto
dell’ospedale dove anch’io ho giaciuto.
Ed un lieve sorriso sul volto è rifiorito
in fondo ero ancor vivo
non volevo esser neppure compatito.

Salvatore Armando Santoro

Sul suo diario fb, Armando Santoro precisa che “La foto di Gianni Sasso (che è solo indicativa) è tratta dal web. Gianni Sasso, pur essendo con una gamba, non si è arreso. Nella foto sta partecipando alla maratona 2008 organizzata dalla Città di New York. Questo giovane l’ho scoperto da poco. è davvero commovente la sua avventura ed è diventato un grande sportivo. Nella vita non bisognerebbe mai scoraggiarsi e seguire l’esempio di questi grandi uomini!

Armando Santoro Sasso

Il Dispari 2017-01-16

 

 

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