Il Dispari 2017-05-01 – Redazione culturale

Il Dispari 2017-05-01 – Redazione culturale

Il Dispari 2017-05-01

Il Dispari 2017-05-01

Editoriale

L’editoriale di questa settimana lo dedico a… me, quale regalo per il mio compleanno avvenuto ieri.

Per festeggiare con voi tale ricorrenza, ho deciso di proporvi “Sembri”, ossia la poesia che preferisco tra quelle che ho dedicato a Rosalba (mia moglie) e, in anteprima assoluta, due mie poesie “La Macchia” e “Feticiste eternità” tuttora inedite che andranno a far parte dell’antologia Penne Note Matite in preparazione presso l’EditoreIl Sextantedi Mariapia Ciaghi.

SEMBRI

Oggi.
Oggi dai trespoli selvagge cocorite
oggi da Chio sovrana tralci di vitigni
oggi etiopi zefiri ambrati
giallo deserto
di sabbie egiziache
oggi sui prati delle tue lusinghe
affascinanti.

Così o come
nel fertile appanno
la goccia sul vetro.

Domani.
Domani ti pongo addosso trina d’Alsazia
domani raggiante ritorno d’incenso e di eucalipto
domani che dipana i nostri intrighi
le foto con sorrisi
le lettere d’amore
domani incise negli angoli dei mondi
dal picco della mia follia.

Discesa o risalita
con docile affanno
la mano alla roccia.

Oggi o domani.
Oggi o domani forse ingorde speranze
sonnamboliche ipnosi
nella veglia incredula
della nostra vita.

Atlante affaticato
io
resto piolo.
Calliope appartata
tu
sembri una sposa.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”- M.G. 2008.

LA MACCHIA

Epifania
da vuota sacralità
nel codice bianco di un‘attesa.

Urge la ferma effige
brama di riverenza al mausoleo.

Abbiamo cuori docili
effimere certezze
infausti fuligginosi appigli
precarie sonnolenze
la macchia.

Poi restano spoglie di pudori
turgide icone alla lussuria.

FETICISTE ETERNITÀ

Baratta ancora comprensione
logica
-la sua-
con la smania di un divenire
apocrifo
-non sua-.

Io sono l’ego che vi manca.

Quando verrò,
sarò fulmine che scioglie ghiacciai
e l’onda lunga della valanga,
sarò turbine che squassa stereotipi
e feticiste eternità senza pensieri.

E voi mi chiamerete ”Ignazio”.

Bruno Mancini

Il Dispari 2017-05-01

Il Dispari 2017-05-01

JANIS DROZDOVS

Finalista della seconda edizione del premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni”

L‘arte antichissima del rame.

Janis Drozdovs, nato a Tbilisi, Georgia, 22.09.1978, ha appreso da suo padre Robert l‘antichissima arte di realizzare sculture, rilievi, gioielli, spade, scudi, monete, utilizzandola insieme alla capacità di plasmare il rame con altri composti che danno al suo discreto splendore le note diverse e ricche dell’oro, secondo la tradizione del Caucaso.

Janis è greco di nazionalità, non è georgiano.
Forse, anche per questa sua origine, l’obiettivo della sua arte non è quella tipica degli Artisti caucasici ossia simile a quella di suo padre Robert e di tutti coloro che realizzano “chikanke” con i motivi georgiani quasi tutti ricavati dal poema del XII secolo scritto da Shota RustaveliVepkhistkaosani – Il cavaliere nella pelle di leopardo”.
Le chikanke di Robert sono molto filigranate, quasi al limite dell’arte tradizionale.

Janis aveva circa 22 anni

quando ha cominciato a creare le sue prime chikanke per lo più raffiguranti eroi dei miti ellenici.
É orgoglioso del suo primo lavoro Pegaso e Chrisaore contro l’Idra”dove la figura del cavallo volante è molto espressiva: i muscoli del suo corpo pare si muovano nella lotta; il cavaliere-gigante è concentrato, mentre, invece, l’Idra è composta da mille dettagli, ma, nello stesso tempo appare unita, forte, pericolosa, comunque già quasi sconfitta, chinata in un angolo, vinta.

Toccando questa opera con le mani si può sentire la vibrazione è l’intensità di questa lotta mitica.

Alcuni tipi di icone gli sono spesso richieste da gente, anziana e non ricca, che vuole pregare davanti alle immagini da lui realizzate, e allora Janis chiede loro compensi minimi essendo ben felice di aiutare gente anziana, credente e non ricca.

Le sue opere sono state esposte ed ammirate

sia a Riga, sia a Jelgava, sia in molte altre città.
Una dalle sue opere, l’emblema di Mosca, Janis l’ha regalato al rappresentante di un ben famoso politico, ex-sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov.

Altri lavori di Janis sono dedicati ai miti grechi e ai vangeli cristiani con Gesù Cristo al centro dell’immagine.

“Presto cadrà la religione falsa di Satana e lui stesso” è un’opera stilizzata in modo greco, ma non così statica, più espressiva e più realistica.

Ogni viso è diverso, ogni creatura mitologica ha il suo volto e la sua grazie, e la sua passione unica, così come ogni opera d’arte è unica e come è unica ogni anima.

Il ciclo dedicato a Gesù Cristo

comincia con “Annunciazione per Maria”, poi segue con “Cristo ed i pastori”, in cui sono presenti personaggi molto individualizzati in quanto ogni pastore pare esprimere la sua personale opinione relativa al miracolo: miracolo come parte normale della nostra vita se siamo capaci di vedere, di guardare, di amare.

Il ciclo continua con l’opera “La seconda apparizione di Cristo” in cui sono espresse in maniera compiuta la speranza e la visione messianica: Lui è ritornato, maestoso, serio, in piena luce.

Lui è ritornato di nuovo nel mondo.

Mondo costruito, in questa opera, come un globo pieno di umani che alzano le loro teste, che alzano i loro corpi, umani senza dubbi, umani quasi privi di speranze, umani che non credono a propri occhi nel primo attimo, ma già sentendo che questa è la verità, che lui e ancora qui, ancora più presente di prima.

Questa opera è, nella sua composizione ideologica, molto diversa da quelle dedicate ai miti greci.

Qui il messaggio è un altro.

Non espressione intensa di lotta tra il Bene e il Male, ma armonia non monotona e non simmetrica, come speranza non perduta o riavuta.
Il Cristo qui è così maestoso, così stabile, senza più i suoi dubbi di quando era sulla croce e chiedeva al Dio Padre “Perché mi hai lasciato?!

Ritornato! Superati i dubbi.

Un’opera che può fare solo un artista che non ha perso le speranze, come Janis.
Lui mi ha raccontato anche che ama partecipare alle mostre in qualsiasi modo, che a lui piace dimostrare a tutti coloro che sono pronti ad osservare, il processo del suo lavoro, partendo dall’inizio, dal caos che crea la terra, come in tanti miti antichi.

“Pure io spero che tutto sarà Ok con il nostro progetto e le nostre mostre.”
Era, naturalmente, ansioso e un po’ amareggiato per i suoi problemi nell’acquisto di materiali per nuove opere, ma subito dopo, ancora pieno di speranza, Janis all’improvviso mi ha sorriso dicendo “Pure io spero,che tutto sarà Ok.”

Liga Sarah Lapinska

Il Dispari 2017-05-01

Il Dispari 2017-05-01

DILATWITTERONE

Da Giuseppe Capoluongo:

Ho parlato per lo spettacolo a Udine, mi chiedono di portare un programma dettagliato e il numero dei partecipanti. Dovrebbe andare per Settembre...”

Da Liga Sarah Lapinska:

Ho regalato, per conto di DILA, la nostra Antologia a Viktors Valainis, docente dell’Università di Agricoltura in Jelgava.

Da Patrizia Canola:

Ti confermo che accetto di esporre tre mie opere INEDITE al Museo Etnografico del Mare

Angela Maria Tiberi:

Silvana Arbia (già Capo del Principale Organo Amministrativo della Corte Penale Internazionale dell’Aia) ha accettato di collaborare con DILA.”

Redazione:

“Il libro di Silvana Lazzarino “LA SEDUZIONE DELL’IMMAGINE DALL’ARTE AI VERSI POETICI. ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA MIE MUSE ISPIRATRICI ha ricevuto la Menzione d’Onore al PREMIO INTERNAZIONALE AUPI per la sezione libro edito.”

Il Dispari 2017-05-01

Il Dispari 2017-04-24

Editoriale

Con l’editoriale di questa settimana ci piace dare inizio ad una nuova rubrica che si sta imponendo con la forza dei numeri.
Sono numerosissimi, infatti, i messaggi degni di nota che durante la settimana giungono alla nostra redazione.

Messaggi, notizie, informazioni, avvenimenti, incontri artistici, critiche, applausi ecc, tutti inerenti la cultura e le arti, tutti degni di grande attenzione, ma molti, spesso, non adatti a rivestire il ruolo di “Articoli”

Cosa farne?

Ebbene, se fino ad ora alcuni li abbiamo penalizzati cestinandoli e altri li abbiamo “sistemati” in vario modo in qualche articolo ad essi attinenti, da oggi, con questa nuova rubrica desideriamo dare loro la maggiore dignità informativa possibile.

Nasce, quindi, con l’avallo del Direttore Gaetano Di Meglio DILATWITTERONE: neologismo ad uso e consumo della pagina culturale di questo quotidiano.
DILA siamo noi, TWITTER è il sistema di comunicazione forse più utilizzato al mondo, ONE è un suffisso per indicare che non rispetteremo i celebri insuperabili –e spesso maledetti- 140 caratteri.

Vi piacerà? Lo speriamo!

DILATWITTERONE

1) Dalla pianista Santina Amici riceviamo, ringraziamo e pubblichiamo:

Carissimo Bruno sono felice di aver ripreso i contatti con te.
Non ho dimenticato l’accoglienza che Tu e tutta la Tua Associazione avete riservato a me e a mio marito la volta scorsa che siamo venuti ad Ischia.

Sono onorata di collaborare artisticamente con Voi Ischitani e a tal proposito ti confermo di essere disponibile a suonare, brani da sola al pianoforte, accompagnando un lettore di poesie.

Ddisponibile a venire ad Ischia insieme alla Soprano Ilde Consales per concerti in Hotel, oppure in Piazza con un nostro repertorio; disponibile a suonare con Ilde Consales anche in un contesto sacro, come può essere una delle meravigliose Chiese che avete ad Ischia, precisando che (per te e per DILA) Ilde Consales ed io siamo disponibili a collaborare artisticamente con voi a titolo gratuito.

2) Da Liga Sarah Lapinska, Ambasciatrice DILA in Lettonia, riceviamo, ringraziamo e pubblichiamo:

a)

Per conto di DILA ho regalato la nostra antologia poetica OTTO MILIONI 2016 a Irina Caune, una donna simpatica, Membro del Partito “La Concordanza”, che lei ha ricevuto con il piacere.

b)

Per conto di DILA ho regalato la nostra Antologia poetica OTTO MILIONI 2016 al nostro amico da tanti anni, attivista dei diritti umani e Deputato del Parlamento di Lettonia, Boris Cilevic.

Bruno Mancini

Premio musicale “Otto milioni” 2017″

Vince il lettone Alvils Cedriņš con la canzone“Inno”

e poi di seguito “L’amore verrà”, l’ucraina Valentina Gavrish “Caffè sera” ed Eva Strazdiņa “Insieme con i fuochi di neve”.

Oltre ai voti espressi tramite web e a quelli inviati tramite coupons, la designazione della musica vincitrice della seconda edizione del Premio internazionale di musica “Otto milioni” 2017 si è avvalsa della preziosa attività svolta da Maria Luisa Neri, Socia Fondatrice DILA, presidente dell’Associazione “Arte del suonare”, professoressa, poetessa, editorialista della pagina culturale del quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio, che ha accettato l’incarico di comporre e presiedere la Giuria delegata a pronunciare un voto tecnico per le musiche finaliste.

Il brano vincente del lettone Alvils Cedriņš diventa l’INNO ufficiale per i Premi “Otto milioni” 2017

Liga Sarah Lapinska, Ambasciatrice DILA in Lettonia, si è già dichiarata disponibile e realizzare, quanto prima, un incontro con il musicista Alvils Cedriņš per ricavarne un’intervista esclusiva da pubblicare su questa pagina.

Angela Maria Tiberi

Un ottuagenario poeta dell’amore: Cav. Giovanni Rotunno

Attualmente in pensione, si è dedicato alla poesia fin dalla giovane età.
Pubblica liriche poetiche e racconti per i quali è ammirato da oltre cinque milioni di persone, tramite Facebook e tramite il suo sito personale..

I suoi fan lo chiamano “poeta dell’amore” per i meravigliosi versi che hanno per oggetto la passione amorosa, la fede ed elegie per i luoghi dove ha vissuto.

Giovanni Rotunno

ha pubblicato diverse raccolte di poesia ed alcuni libri di narrativa raccogliendo apprezzamenti di pubblico e di critica, in Italia e all’estero, con assegnazione di diversi premi.
Uno dei più prestigiosi è stato il premio “Magna Grecia Latina New York” ricevuto dalla Presidente, poetessa e pittrice di fama internazionale, Milena Petrarca.
Nell’anno 1982 ha ricevuto il titolo di Cavaliere di merito dal Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini, con controfirma del Presidente del Consiglio di allora Amintore Fanfani.

Il critico letterario Pietrantonio Di Lucia ha scritto di lui:

Una mera nostalgia di un ottuagenario che immagina di essere ancora giovane e sentimentalmente toccato dai tramonti che fanno sognare notti di passione giovanili.
Il tramonto sorprende per la sua luce, una luce che non ti inonda ma che ti incanta.

Quando questa luce si tinge di arancio è particolarmente ammaliatrice.
È un’aura luminosa che ispira l’umano sentimento di due cuori innamorati.
In riva ad un lago osserviamo un manto di luce che s’apre sull’acqua calma e distesa.
Il manto che generalmente dovrebbe coprire qui ha del magico e s’apre sul lago a farcelo vedere splendente e misterioso.

Atmosfera di passione amorosa con vaghi ricordi sotto il manto blu scuro della sera.
Lentamente le onde del lago si frangono alla riva mentre il cielo buio sfavilla di miriadi di stelle brillanti.
È atmosfera di puro romanticismo che brucia di passione i cuori di due amanti in una serata stupenda, in una notte d’amore di fidanzatini al primo approccio.”

E in chiusura vi invito a leggere questa sua splendida poesia.

TRAMONTO LUCE D’ARANCIO
LUCENTE IL MANTO S’APRE SUL LAGO
DOLCI RICORDI AL BLU DELLA SERA
IN RIVA L’ONDE LENTE S’INFRANGONO
CIELO COLMARSI DI STELLE FULGENTI
CUOR SI DELIZIA SERATA STUPENDA
NOTTE D’AMORE PER SPOSI NOVELLI!

Il Dispari 2017-04-24

SEDUZIONE ED EROTISMO NEGLI SCATTI DI HELMUT NEWTON IN MOSTRA A NAPOLI

Fotografo di fama internazionale, capace come pochi di restituire quel lato invisibile che va oltre la pura riproduzione dell’immagine, per cogliere il non detto legato ad un fatto o ad un emozione che unisce per sempre quel soggetto ad una storia, Helmut Newton ha sempre eseguito i suoi lavori con disciplina e metodo, ponendo particolare attenzione ai gesti e agli sguardi dei soggetti rappresentati.

La sua fotografia trasgressiva e semplice ad un tempo, giocata secondo ritmi compositivi che fanno della luce il mezzo con cui esaltare ogni dettaglio, è ricordata con una suggestiva mostra “Helmut Newton. Fotografie. White Women /SleeplessNights /Big Nudes”,voluta da June Newton, vedova del fotografo e presidente della Helmut Newton Foundation, in corso al PAN- Palazzo Arti di Napoli fino al 18 giugno 2017.

Curata da Matthias Harder e Denis Curtie,

promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, l’esposizione riunisce gli scatti raccolti nei primi tre libri di Newton pubblicati tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, da cui deriva il titolo della mostra e l’allestimento articolato in tre sezioni.
Tre volumi fondamentali per entrare nei ritmi compositivi e nelle emozioni che il fotografo ha voluto raccontare, tutti e tre progettati personalmente da lui, selezionando le immagini fotografiche e la loro impaginazione.

Le oltre 200 immagini esposte

mettono in luce i temi distintivi dell’immaginario artistico di Helmut Newton, noto in tutto il mondo e presente sulle riviste più importanti di moda.

Si inizia con il nudo e l’erotismo per la prima volta inserito nel mondo della moda, attraverso scatti in bianco e nero e a colori del primo libro monografico “White Women” dato alle stampe nel 1976 che subito dopo la sua pubblicazione ottenne il prestigioso Kodak Photo Book Award.
Sono 84 immagini provocanti e innovative che rivoluzionano il concetto di foto di moda e testimoniano la trasformazione del ruolo della donna nella società occidentale.

Gli scatti del volume “SleeplessNights”

pubblicato nel 1978, ruotano attorno alle donne, ai loro corpi, agli abiti, ma trasformando le immagini da foto di moda a ritratti, e da ritratti a reportage da scena del crimine.
I soggetti sono solitamente modelle seminude che indossano corsetti ortopedici quasi sempre in atteggiamenti sensuali e provocanti.

Seguono le immagini relative a “Big Nudes”

uscito nel 1981 con cui viene inaugurata la gigantografia che consente alle stesse fotografie di entrare nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo.

Protagonisti sono nudi a figura intera ed in bianco e nero ripresi in studio con la macchina fotografica di medio formato.
Immagini intense e cariche di erotismo, ma mai volgari pur nel loro essere trasgressive che hanno contribuito al successo di questo grande fotografo specie a partire dalla fine degli anni Sessanta quando introduce nei suoi ritratti e negli scatti di moda elementi di sado-masochismo, omosessualità e vouyerismo.

Il successo che lo ha portato ad essere chiamato dalle riviste quali: Playboy, Vogue, GQ e Vanity Fair, come dai più grandi stilisti, ha contributo a far si che tutti i personaggi della moda e del jet set di quel periodo desiderassero farsi fotografare da lui.

Silvana Lazzarino

Il Dispari 2017-04-18

Editoriale

La scorsa settimana è stata particolarmente ricca di avvenimenti che dimostrano, ove ce ne sia bisogno, quanta grande è la popolarità dei progetti Made in Ischia proposti attraverso l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
Mi riferisco alla massiccia partecipazione di pubblico che ha seguito il quadrangolare di calcio “Indietro nessuno” (del quale in questa pagina vi proporremo una succinta sintesi), mi riferisco alla vittoria del musicista di Jelgava – Lettonia – Alvils Cedrins nella seconda edizione del Premio internazionale di musica “Otto milioni” (in uno dei prossimi numeri di questa rubrica vi proporremo un suo profilo artistico ed umano scritto dall’Ambasciatrice DILA in Lettonia, Liga Sarah Lapinska), e mi riferisco, infine per oggi, alla variegata etnia degli Artisti che hanno gareggiato per conquistare il primo posto nella seconda edizione del Premio internazionale di arti grafiche “Otto milioni” vinto da Milena Petrarca, nata a Pozzuoli e già presente a Ischia con una personale dell’Ottobre del 2016 all’albergo Hermitage.
Per una esaustiva presentazione di ciascuno di questi tre avvenimenti sarebbe necessario impegnare tutta la pagina ma, dandovene oggi solo sommari riscontri, ci ripromettiamo di pubblicare ulteriori approfondimenti nei prossimi numeri.

Bruno Mancini

Alvils-Cedriņš

Premio Arti grafiche “Otto milioni” 2017– Autori finalisti provenienti da 10 Nazioni con 46 Opere

Vince MILENA PETRARCA

e poi di seguito Liga Sarah Lapinska, Sergey Kyrychenko, Einars Repše, Miguel Piñero.

Oltre ai voti espressi tramite web e a quelli inviati tramite coupons, la designazione dell’opera grafica vincitrice della seconda edizione del Premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni” 2017 si è avvalsa della preziosa attività svolta da Silvana Lazzarino, Socia Sostenitrice DILA, poetessa, giornalista, editorialista della pagina culturale del quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio, che ha accettato l’incarico di comporre e presiedere la Giuria delegata a pronunciare un voto tecnico per le opere finaliste.

I giurati, che ringraziamo per la loro preziosa collaborazione, sono stati: AndreaTrisciuzzi e Alba Gonzales scultori di fama internazionale, Patrizia Canola pittrice di fama internazionale e Lorenzo Milani fotografo e grafico per cataloghi di mostre di eventi importanti.

Ha vinto Milena Petrarca,

Artista a trecento sessanta gradi, figlia d’arte, nata a Pozzuoli, ma attiva tra Latina e USA dove ha esposto in diverse rassegne.
Ha organizzato a New York il Cinquecentenario di Cristoforo Colombo con personali e collettive che le è valso il prestigioso riconoscimento “Artistic Achivement Award Gallery”.
MILENA PETRARCA non è soltanto una pittrice di fama internazionale, ma anche scultrice e poetessa di grande sensibilità, stilista e ritrattista.
Sue opere sono presenti in molti musei italiani e americani e nelle collezioni più prestigiose americane, francesi, inglesi e cinesi.
La nostra opinionista Silvana Lazzarino ha ottenuto da Milena Petrarca un’intervista esclusiva per “Il Dispari” della quale qui di seguito vi riportiamo le prime due domande e che pubblicheremo nei prossimi numeri.

Quando è nata la tua passione per la pittura?
Fin da piccola mi sono accostata all’arte, in particolare al disegno e alla pittura essendo cresciuta in una famiglia di artisti.
Mia mamma Maria Panetty Petrarca era drammaturga, autrice di opere teatrali, canzoni napoletane, nonché scopritrice di talenti e fu lei a fondare nel 1952 la scuola “Il Cumanum” che adesso mia sorella Rita Gemma continua a seguire.
Mio zio Tommaso Panetty era ingegnere meccanico, inventore di brevetti e pittore acquarellista e anche da lui sono stata stimolata nel dare vita alla mia creatività.
Inoltre dalla finestra del salone della casa dove abitavamo vedevo Pozzuoli e le meraviglie di colori di uno scenario per me davvero suggestivo.

Quindi hai respirato un’atmosfera densa di creatività?
Certamente.
La casa dei miei genitori e la scuola erano frequentate da diversi artisti e personaggi come Sofia Loren, Salemme, Gennaro Cannavacciuolo che poi nel tempo sono diventati famosi.
Inoltre mia mamma era una donna eclettica autrice di Opere Teatrali canzoni napoletane e poesie. Insieme a lei andavamo ai festival dedicati alla canzone napoletana in diverse città italiane: Napoli, Pozzuoli, Salerno, Castellammare di Stabia, Roma.


CS |DILA & Nazionale Cantanti lirici

Quadrangolare “Nessuno Indietro”

Domenica 9 Aprile 2017, presso lo Stadio Ridolfi (Campo di Marte) Firenze alle ore 18:00, c’è stato il debutto della Nazionale Cantanti Lirici N.C.L.).
Si è giocato un quadrangolare al quale hanno partecipato anche le squadre “Nazionale Attori”, “Medici Careggi” e “Vecchie Glorie del Calcio Fiorentino”.
L’evento è stato organizzato allo scopo di raccogliere fondi in favore dell’ospedale Careggi da destinare alla ricerca medico-scientifica.

La Nazionale Cantanti Lirici è stata creata su delega data dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” a Paola Occhi (Socia Sostenitrice DILA nonché sua Ambasciatrice di Arte e Cultura per l’Emilia Romagna e la Basilicata) la quale, oltre ad esserne la fondatrice, ne è anche la Presidente.

La principale finalità della Nazionale Cantanti Lirici consiste nel sostenere l’Arte e la Cultura con particolare attenzione alle varie attività musicali, organizzando eventi sportivi e artistici di carattere benefico grazie alla disinteressata partecipazione dei suoi iscritti.

La forte determinazione di Paola Occhi,

unita alla collaborazione dell’Associazione DILA, sono valide premesse affinché, dopo questo esordio, la Nazionali Cantanti Lirici riesca a far sì che molte persone di ogni età si avvicinino alla Musica in generale e alla Lirica in particolare seguendo un tipico percorso ideato per rendere l’approccio davvero molto semplice ed alla portata di tutti.

Il quadrangolare ha visto la N.C.L. classificarsi al terzo posto alla presenza di alcune migliaia di spettatori.

Alla fine dell’incontro, Paola Occhi, intervistata dal quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio (l’intera intervista sarà pubblicata in un prossimo numero del giornale), ha parlando con grande emozione “dei suoi ragazzi” descrivendoli, con orgoglio, come indiscutibili grandi protagonisti della lirica che si sono dimostrati ottimi giocatori in campo mostrando un affiatamento davvero superlativo.

Paola Occhi non ha voluto tralasciare la ciliegina sulla torta ed ha desiderato mettere in luce anche le cinque colleghe che l’affiancano nella Nazionale, ricordando il momento nel quale hanno cantato l’Inno di Mameli accompagnate dalla Fanfara dei Marescialli dei Carabinieri e dalla Banda della C.R.I.

Le brillavano gli occhi ricostruendo la toccante suggestione che ha provato nello scorgere il pubblico, in piedi ed emozionato, cantare L’Inno di Mameli.

Vedere gli spettatori emozionati ha fatto sì che in lei l’orgoglio italiano si evidenziasse maggiormente.

Due realtà imprenditoriali emiliane, la Polisportiva Massese e la Grafica mirandola, hanno creduto, per prime, in questa neonata Nazionale.

La loro adesione, dimostrata regalando le divise di gioco e la relativa stampa, è tanto più degna di ammirazione in quanto le due Aziende, nonostante abbiano subito danni davvero enormi in seguito al terremoto del 2012, si sono attivate dimostrando, ancora una volta, che il cuore emiliano è grande principalmente in chi ha più patito.

NELLA FOTO:

Leonardo Castellazzi, Orlando Polidoro, Tiziano Barontini, Emanuele Cordero, Graziano di Pace, Luca Narcisi, Andrea Rola, Alessandro Petruccelli,Tommaso Barea, Alessandro Carmignani, Maurizio Galleni, Alberto Bianchi Lanzoni, Simone Frediani, Alex Fantoni, Paolo Guidoni, Marco Iezzi, Giampiero Ruggeri, Tiziano Barbafiera, Nicola  Ziccardi, Lisandro Guinis, Roberto Gianola, Marco Voleri. 

Il Dispari 2017-04-10

Il Dispari 2017-04-10

Editoriale

DILA e La Nazionale Cantanti Lirici

ammessa all’udienza di Papa Francesco.

A firma del Prefetto Georg Gänwein abbiamo ricevuto, via Fax, la seguente comunicazione:

“… In riscontro alla Sua stimata lettera del 12 marzo c.a., ben volentieri mi premuro accogliere la richiesta di partecipazione all’Udienza Generale del Santo Padre di mercoledì 24 maggio p.v. (in Vaticano, ore 10.00), a favore di una distinta Delegazione della Nazionale Cantanti Lirici guidata dalla Presidente la Sig.ra Paola Occhi, assicurandoLe che il gruppo medesimo verrà menzionato nell’ambito dell’Udienza…”.

Saranno circa 80 i Delegati della nostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ” che parteciperanno all’incontro con il Papa, secondo un cerimoniale che non mancherà di mettere in luce la costanza e la serietà dei nostri progetti artistici e sociali ricevendo, anche per essi, la benedizione del Santo Padre.

Ulteriori particolari, e la composizione della Delegazione ve li forniremo nelle prossime puntate di questa rubrica.

Bruno Mancini

Tina Bruno

efficiente collaboratrice dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ha iniziato una periodica attività di “opinionista” con il nostro quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio

Tina Bruno, nata in un paesino della Calabria, vive a Roma dall’età di tredici anni.
Dopo aver lavorato una vita a contatto con bambini, si è dedicata alla scrittura pubblicando manuali formativi per il nido e la scuola dell’infanzia, libri di poesia per adulti e bambini e libri di favole e antropologia per adulti.

Ha preso parte a oltre 200 concorsi letterari di poesia e narrativa.

Nel 2015 è stata nominata dal MIUR per dare lezioni di favolistica in quattro scuole romane a bambini e insegnanti.

Quest’anno ha ricevuto il premio per il “Miglior libro per l’infanzia nel concorso Scriviamo Insieme” e il quarto premio nel concorso “Quasimodo”.

Per la poesia “Mia Madre”, partecipante al Premio ”Otto Milioni”, Tina Bruno ha ottenuto il secondo premio dalla speciale giuria di questo nostro quotidiano “Il Dispari”.

TINA BRUNO |INTEGRAZIONE MIGRANTE

Importanza delle frontiere aperte per accogliere e integrare quei migranti che per un motivo o per un altro sono costretti ad abbandonare le proprie terre e famiglie.

Integrazione è un termine che esprime le capacità, per chi accoglie, di tenere conto di chi si rivolge a lui non soltanto per essere soccorso ad inserirsi in una società (sia essa sociale, lavorativa, sportiva, scolastica), ma anche a convivere e ad agire alla pari di chi lo accoglie.

Vuol dire inoltre: fornire all’integrato la possibilità di assimilare la cultura, gli usi, i costumi e le tradizioni del paese che lo accoglie, ma anche rispettare le sue conoscenze sociali, offrendogli una vita migliore di quella che per motivi di guerra, pestilenza, fame, o per altre ragioni che lo hanno spinto ad abbandonarla affrontando viaggi pericolosi e arrivando in terre sconosciute senza la minima idea di ciò che dovrà affrontare.

Non basta accogliere

chi arriva nel nostro paese parcheggiandolo nei campi accoglienza, dove i servizi di qualsiasi genere sono insufficienti, inesistenti, (non stiamo qui a elencare) o dove manca la stabilità degli interventi, la libertà, il lavoro, altrimenti, ci troveremo, fra qualche anno con migliaia di persone che combattono per lavarsi il viso, o per bere un bicchiere d’acqua.

Oggi che le Nazioni sono sempre più globalizzate e multiculturali dobbiamo evitare ciò che accadde in America agli inizi del XX secolo, quando il razzismo condannava a morte chi sbagliava ed era diverso per razza, religione o cultura o com’è accaduto più tardi ostacolando l’uso di un servizio migliore, come l’Università di qualità a italiani, irlandesi, spagnoli.

Tutto questo è cominciato a cambiare quando la Ricerca con i suoi esperti e le loro teorie: sociali psicologiche e antropologiche hanno fatto capire ai Capi di Stato che ogni individuo ha una propria personalità da sviluppare che richiede ambienti adeguati, attività equilibrate, risposte positive ai propri bisogni e non si possono negare per nessun motivo, quindi la loro integrazione deve essere favorita con ogni mezzo, in modo da rispondere ai bisogni specifici di ognuno.

Valori umani, questi, che vanno collocati con il duplice obiettivo di indurre sia le società che accolgono, sia l’individuo accolto, al rispetto attivo della diversità e all’accettazione delle regole come norme interiori che garantiranno il bene comune e l’uguaglianza.

Essere uguale non vuol dire pensare allo stesso modo, ma avere gli stessi diritti, doveri, e la libertà di convivere e manifestare il proprio essere, inoltre, essere integrati vuol dire lavorare insieme, vivere insieme, possedere la propria casa, studiare e condividere il presente dove ognuno può imparare dall’altro e l’altro imparare da lui.

A mio parere ogni Nazione dovrebbe provvedere prima a governare l’ambiente per accogliere chi è obbligato a fuggire dalle proprie terre e poi accogliere e integrare.

Tina Bruno

LA GIARDINIERA: VERA ROKE

Vera Roke, come sempre, mi aspetta insieme alla sua bianconera cagnetta, dolcissima.
Nel piccolo giardino di Vera la quercia e le mele non sono ancora in aspetto primaverile.
Vera è nata vicino alla città di Tukums quando iniziava la Prima Guerra Mondiale.

Il suo fondamentale amore per la terra si riflette in tutti modi possibili, sia in alcune sue opere di ceramica, sia in alcune sue poesie.

Dapprima, come la sua mamma, preferiva disegnare, ma poi, grazia agli amici di sua madre, ha cominciato a visitare gli studi di ceramisti in Tukums.

Non solo li visitava con lo scopo di osservare il lavoro di esperti ceramisti ma, già dalla prima volta, lei prendeva tra le sue mani l’argilla morbida e flessibile come una massa di cioccolato, bruna, luccicante, ben ubbidiente.

Di solito realizzava figure di animali e di uccelli,.

Giovanissima, a 18 anni, ricevette il titolo ufficiale di “Maestra di Arte Popolare”, perché una sua opera (una scodella decorata di frutta con ricchi ornamenti attorno) venne apprezzata in modo particolare.

Così lei ha iniziato a viaggiare da una mostra all’altra.
Purtroppo, tanti suoi pregevoli lavori di ceramica adesso sono smarriti.
Alcuni si trovano nei Musei e nelle Fondazioni d’arte, tanti sono stati regalati ai lavoratori dell’agricoltura come premi per le loro attività.

Dopo i primi successi,Vera lavorava come ceramista a Tukums.
Poi ceramisti colleghi di Liepàja l’hanno invitata a lavorare con loro.

Al tempo dei sovietici in Liepàja si trovava un porto militare, e Vera, per la troppa burocrazia, non ricevette il permesso di andare a Liepàja.

Non sono molto distanti Tukums da Liepàja.

Ma quanta burocrazia!

Poi Vera si trasferì a Jelgava, ricominciando qui il suo lavoro di ceramista.
Ha costruito, nel tempo, tante opere originali.
Fiori grandi e colorati, come quelli preferiti nel suo giardino, peonie, frutta e bacche di fantasia, le ghiande delle querce, questi sono i motivi che ritornano spesso nelle ceramiche.

Le sue opere sono graziosamente decorate con rilievi che riproducono sempre gli stessi motivi, ma sempre composti in modo differente.
Vera, come ceramista, ha sperimentato anche tanta affinità con i colori.

L’argilla, per diventare di un rosso intenso, deve essere riscaldata a bassa temperatura, invece per quella blu, e più ancora per l’azzurra, occorre un calore altissimo.
Vera racconta come il suo cuore trema mentre lei aspetta che i suoi vasi e le sue figure di argilla sono nel forno.

Uno sbaglio, la mancanza di attenzione per scegliere e cambiare la temperatura del forno, e i vasi e le figure si possono facilmente spezzare.
La stessa tensione nervosa l’assale quando deve confezionare opere ceramiche da spedire alle mostre, ed anche per questo motivo Vera partecipa alle mostre sempre più raramente.

Lei conosce bene la fitoterapia

e beve tisane di erbe per curarsi.
Tante e diverse, alcune erbe ed erbacce le raccoglie nel suo giardino, altre durante le sue passeggiate.

La sua ceramica è armonica, i colori usati sono diversissimi: un arcobaleno sull’argilla.
I fiori e le erbe sono tutti insieme nelle sue opere così come lo sono nel suo giardino: le radici, il suolo, l’argilla, la forza della terra.

Vera mi accompagna fino alla soglia del suo giardino.
Accanto a lei c’è la sua cagnetta scodinzolante e quasi sempre felice.

A Vera, la forza è venuta dalla terra, dalla natura.
La purezza della natura, la tenacia nell’aspettare la nuova primavera.
Purtroppo Vera non è riuscita ad aprire il suo studio di ceramista.

Gli strumenti già comprati.

Ancora le barriere burocratiche nel tempo di perestroika.
Le tragedie personali nello stesso tempo.
Comunque,Vera continua a passare dalla terra all’argilla, sicura di se.
Il suo giardino presto rifiorirà di nuovo.

Liga Sarah Lapinska

 

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Il Dispari 2016-05-23

l Dispari 2016-05-23

Il Dispari 2016-05-23

Editoriale

Parlando di poesia non si può prescindere dal prendere posizione su un argomento collaterale molto importante, anzi direi determinante, per la migliore divulgazione delle opere proposte.

Parlo della funzione comunicativa che ci si aspetta avvenga seguendo determinati parametri interpretativi. Per maggiore chiarezza dico che non tutti siamo d’accordo su quali debbano/possano essere gli artifizi linguisti e scenici più consoni alla presentazione in pubblico delle opere poetiche.

Chiarito che io sono decisamente convinto che nessuno meglio dell’autore, sia pure afono e sia pure balbuziente, possa “dare voce” ai suoi versi, esistono altre opinioni intese a privilegiare la professionalità recitativa e scenica del lettore.

Solo per inciso mi piace ricordare la magistrale serie di letture dei suoi versi che Giuseppe Ungaretti ebbe modo di proporre, tanti e tanti anni fa, quando la tv era ancora in bianco e nero e la sera mandava in onda programmi di acculturamento per analfabeti del tipo “Non è mai troppo tardi”. Quella fu per me una folgorazione, tanto era ammaliante, seducente, prepotente, la vis emotiva che ne derivava!

Comunque, riprendendo il discorso generale, esiste un’ulteriore divisione di massima tra coloro che optano per la seconda ipotesi (privilegiare la professionalità recitativa e scenica del lettore) ed essa suddivide la “recitazione” in due categorie, la prima delle quali tende a privilegiare una lettura priva di orpelli e di inflessioni teatrali (vedi il grande Benigni nello show sulla Divina Commedia), mentre la seconda vorrebbe che l’interprete dettasse, attraverso la sua professionalità, le intensità emotive, coinvolgendo il pubblico mediante quelli che inizialmente ho definito artifizi linguisti e scenici, quasi avvicinando l’interpretazione alle peculiarità delle interpretazioni melodrammatiche.

Per me che ho avuto il sommo privilegio di incontrarlo sulla strada dei nostri progetti, convincendolo a diventarne la VOX, Antonio Mencarini è il classico esempio di sintesi e di perfezione interpretativa.

Antonio riesce a bloccare l’attenzione di chi lo ascolta padroneggiando un timbro di voce “parlata” il quale, tutt’altro che anonimo, rende perfettamente l’anima nascosta dietro ogni verso, ma lo fa, ed è qui la grandezza di VOX, lasciando che siano le parole e non i gesti o le inflessioni a condurre l’ascoltatore nel mondo della lirica proposta.

Lui sa come entrare nei sentimenti svelati o nascosti dentro i versi, siano essi composti da parole semplici espresse in maniera naif, o siano elaborati in ermetismi apparentemente inestricabili.

Antonio Mencarini, è un ancien talento naturale, un giovane lettore in pubblico, un amante della poesia da sempre.

Bruno Mancini

Antonio Mencarini

Antonio Mencarini

Il Dispari 20160523 1 comp

Vi racconto l’impossibile

Per la serie Esopo news

Domenica 15 Maggio 2016, ho trascorso una bellissima giornata in compagnia di moglie, figlia e del suo compagno.

Ischia, anche con il cielo coperto e con zone ventose è una meraviglia da scoprire in continuazione.

Verso le 14 abbiamo preso posto in uno dei ristoranti-pizzeria più accorsati di Forio. Tanto per aggiungere qualche particolare, dico che si trova in pieno centro, ha un ottimo rapporto tra qualità, servizio e prezzi e noi siamo clienti abbastanza conosciuti.

Purtroppo la giornata uggiosa non permetteva di pranzare all’aperto e la direzione, visto il notevole afflusso di clienti, ha allestito una sala “provvisoria” in uno dei locali che di solito è utilizzato per la consumazione di gelati, bevande e panini.

Un ambiente rettangolare con tre tavoli allineati su due file. Sala piena di umani adulti più un cane ed un lattante.

A noi è stato assegnato il tavolo al centro della fila di sinistra entrando.

Abbiamo preso posto senza alternare le coppie. Rosalba ed io da una parte e Mirna e Chris dall’altra… vedi piantina.

sala ristoranteComprensibilmente, considerato  il notevole numero di avventori, il servizio ha ritardato più del solito, tanto che abbiamo avuto modo di osservare i comportamenti degli altri clienti, pur se da prospettive diverse. Io verso il cane e Mirna verso il lattante.

Bene, anzi male perché ora racconterò l’impossibile.

La tizia n.1, quella nel mio angolo di visuale, grassa e piuttosto volgare, mangiava una pietanza con del sugo nel quale intingeva in continuazione enormi pezzi di pane: faceva cioè la così detta scarpetta. E va bene, passi pure il “piccolo” schifo .

A noi non erano ancora giunte le pietanze e la scena poteva non essere considerata particolarmente disgustosa, Però, qualche minuto dopo, mentre avevo appena iniziato a mangiare la pizza, mi accorgo che la tizia n. 1, sempre lei, dopo aver masticato una grossa scorza di pane imbrattata con il sugo ormai alla fine, l’ha tolta dalla bocca e l’ha posizionata accanto al muso del cane. Secondo grande schifo! Il cane l’ha leccata un paio di volte, l’ha annusata più volte e poi, disgustato non si sa da cosa, ha girato il muso in segno di nausea. Terzo grande schifo. Sapete cosa ha fatto la tizia n. 1 per completare il poker? L’impossibile: ha raccolto da terra la scorza di pane imbrattata nel sugo e che lei aveva masticato prima di offrire in pasto al cane che l’aveva leccata più volte prima di rifiutarla e l’ha messa, così sporca e schifosa, nel piatto in cui aveva mangiato.

Orrore massimo!

Eppure il massimo non era ancora raggiunto.

Stavo raccontando la vicenda a Mirna incredula, quando la vedo sbiancare, sbarrare gli occhi ed estraniarsi completamente dal mio racconto, bisbigliando “No… è impossibile… non ci credo…”. In effetti stava accadendo che la tizia n 2, più grassa e più volgare della n.1, aveva sdraiato il lattante sul tavolo e gli stava cambiando il pannolino sporco di pupù!

E quindi, a Francesco che ci invita a voler bene ai vicini più di quanto non facciamo nei confronti degli animali rispondo; “Viva i porci e le porche”!

Bruno Mancini

 

Il-Dispari-20160523 tutto ridim

ANDREA VENTURA

RITRATTI SENZA TEMPO DI PERSONAGGI STORICI E DI SUCCESSO

Il fascino e il successo della società americana tra mondanità, spettacolo, politica non poteva sfuggire allo sguardo attento di ANDREA VENTURA, artista milanese, ma ben presto trapiantato a New York dove i suoi ritratti in poco tempo hanno catturato l’attenzione di critica e pubblico tanto da essere tra i più richiesti per le copertine delle più prestigiose riviste americane ed europee.

Tra i maggiori illustratori del mondo Andrea Ventura attraverso uno stile intenso con riferimenti alla pop art ha reso i protagonisti del cinema, della letteratura e della musica, ma anche della scienza e della politica, delle icone perfettamente calate nell’ordinario dando spazio alle loro espressioni. A ripercorrere questa carrellata di ritratti di protagonisti della scena internazionale che hanno lasciato un segno importante nella loro vita con pubblicazioni, scoperte, successi musicali e letterari, è la suggestiva mostra presso la Galleria TRICROMIA a Romain Via della Barchetta, 13, aperta fino al 28 maggio 2016.

Tra i protagonisti dei ritratti citiamo Eugenio Montale che, nella sua raccolta “Satura” (Mondadori, 1971), in data 22 ottobre 1967 fa riferimento ad Ischia, nel pieno del suo sviluppo turistico con autobus stracolmi di vacanzieri tedeschi, scrivendo:

“Spesso ti ricordavi (io poco) del signor Cap.

L’ho visto nel torpedone, a Ischia appena due volte.

E’ un avvocato di Klagenfurf, quello che manda gli auguri.

Doveva venirci a trovare…”;

e citiamo Woody Allen, regista e attore, che ha ricevuto il “Foreign Award”nel 2011 all’Ischia Film Festival. (nato con l’intento di conferire un riconoscimento artistico alle opere, ai registi, ai direttori della fotografia e agli scenografi che hanno valorizzato “location” italiane o straniere per invogliare nello spettatore il desiderio di conoscerne e visitarne le bellezze) realizzato dall’Associazione Culturale Art Movie e Music ed il cui ideatore e Direttore Artistico è l’ischitano Michelangelo Messina

La galleria Tricromia, specializzata nell’arte dell’illustrazione apre i suoi spazi a Andrea Ventura artista visivo tra i più̀ richiesti al mondo che nei suoi lavori mira a far emergere quella forza espressiva nei volti dei suoi soggetti grazie ad un tratto deciso e ad una scelta particolare di alcune tonalità̀ di grigio, verde e azzurri che accostati in modo diverso danno ai soggetti una particolare intensità nello sguardo e nella posa, spesso vigorosa e statuaria.

La mostra ANDREA VENTURA “NEW YORKER E DINTORNI” che si richiama nel titolo alla “casa” lavorativa per eccellenza, il New Yorker dove lo stesso artista è stato per diversi anni, realizzando importanti lavori, conduce il visitatore entro uno scenario dove si svelano storie di glorie e successi attraverso impegno e ricerca, speranza e coraggio, storie ordinarie eppure straordinarie vissute da uomini e donne divenuti famosi, unici per quanto raggiunto.

Da Eugenio Montale a Woody Allen, da Robert Darwin a Samuel Beckett, da Sigmund Freud a Carlo Levi, da Orhan Pamuk ad Elsa Morante, fino a Jean Luc Godard e David Bovie, essi sono rappresentati da Ventura come statue a mezzo busto, impassibili e calmi, attenti e acuti, talvolta superbi e vincenti negli sguardi che catturano per intensità e vivacità. Nel raffigurare i suoi protagonisti in una posa plastica Ventura li proietta come in una specie di gianicolo personale dove si evince un riferimento ai busti dei garibaldini visibili all’alba nelle passeggiate romane sul Gianicolo.L’esposizione presenta anche numerosi disegni e copertine delle più prestigiose riviste americane ed europee. Il ritratto di Hoellebecq, scrittore e saggista francese scelto per il manifesto della mostra è stato realizzato per Harper’s nel 2015.

Silvana Lazzarino

 

ANDREA VENTURA

“NEW YORKER E DINTORNI”                                                                       

Galleria TRICROMIA

Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma

orari dal martedì al venerdì 15.00 – 19.00

sabato 10.00 – 19.00

fino al 28 Maggio 2016

per informazioni tel 066896970 / 3397856006

Ritratto Michel-Hoellebecq mostra ANDREA VENTURA NEW YORKER E DINTORNI

Ritratto Michel-Hoellebecq
mostra ANDREA VENTURA NEW YORKER E DINTORNI

Bruno oggi parliamo di IL DISPARI

Il Dispari 2016-05-16

Il Dispari 20160516 comp

Editoriale

Oggi, prima di dare parole all’argomento del quale ho in programma la trattazione, sento il bisogno di partire con una premessa, piuttosto articolata, atta a consentire l’autentica interpretazione del brano con il quale mi propongo d’illustrare, in maniera tanto succinta (molto) quanto poco accademica (spero) “Dalla sedia alla poltrona”, ovvero quello che in un precedente editoriale  ho definito come “il pamphlet scritto da Nicola Pantalone”.
Inizio da “Pamphlet” riconducendone il significato alla sua origine latina, quando, un tizio tuttora sconosciuto e in un luogo molto vago situato tra l’attuale Francia e l’Italia, in un anno indefinito del XII secolo, scrisse la commedia latina medievale in versi dal titolo, anch’esso non perfettamente definito, di “Pamphilus seu de amore – o Pamphilus de amore”.
L’opera, d’impronta ovidiana, conobbe grande fortuna e diffusione in tutta l’Europa letteraria del XII secolo e divenne nota in Francia con il titolo popolare, appunto, di Pamphilet, oggi Pamphlet.
Ai dotti tra voi che, dopo aver letto il Pamphlet scritto da Nicola, mi contesteranno (con buone ragioni) le dissonanze stilistiche tra il latino “Pamphilus seu de amore – o Pamphilus de amore” e l’attuale “Dalla sedia alla poltrona” propongo ciò che Wikipedia scrive: “Dal punto di vista esteriore, il pamphlet è spesso un testo breve… (omissis). Siccome i pamphlet erano a basso prezzo e facili da produrre, furono spesso utilizzati per diffondere idee personali… (omissis). Tendenzialmente, l’autore del pamphlet presenta il proprio testo come uno sfogo estemporaneo, come una reazione viscerale di fronte a una situazione… (omissis)
Un altro tratto tipico è l’equiparazione della presa di parola a un atto di coraggio: l’autore è, nella generale acquiescenza e omologazione delle idee, l’unico individuo in grado di cogliere gli eventi nella piena luce della verità.”
Ogni vita può diventare racconto quando si avverte l’esigenza di narrarla”, così inizia la prefazione scritta da Lina D’Onofrio per il “pamphlet di Nicola.

Allora, chiarito che “pamphlet” è il riconoscimento di una forza divulgativa nata mille anni fa, devo ancora precisare “perché” Nicola Pantalone compare in questa pagina. Ciò in quanto, se (in un’ipotesi molto probabile) qualcuno tra voi, conoscendo il rapporto amichevole che intercorre tra me e Nicola, fosse propenso a pensare che io intenda “magnificare” l’amico per le caratteristiche letterarie del suo libro, allora a lui/loro suggerisco un’interpretazione capovolta, tramite la quale, dalla lettura di questa nota risulta evidente che a Nicola,  autore di “Dalla sedia alla poltrona”, è riservata la giusta gratificazione per essere un mecenate distributore di emozioni verso amici e conoscenti.
“Dalla sedia alla poltrona”, si presenta come l’autobiografia artistica di colui che da una sessantina d’anni canta e suona con il mare e il sole ischitano a passeggio tra dita e ugola.

Si presenta, ma in realtà non lo è poiché il testo viene meno ad alcuni dei requisiti canonici delle autobiografie: il narcisismo, l’autoNicolaeMinareferenzialità, la voglia di stupire e, non ultimo, manca l’oblio in cui, nelle autobiografiche, vengono di solito adagiati i personaggi che nella storia reale abbiano svolto ruoli secondari.
Nicola, invece, non perde occasione per decantare le doti dei suoi amici del lungo viaggio musicale che l’ha portato ad esibirsi in centinaia di locali e alla presenza di spettatori internaziNicolaeBaudoonali.

A Mina, Pippo Baudo e ad altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola, tutti intervenuti con apprezzamenti positivi per la sua musica e per la sua simpatica umanità, non è stato riservato, nelle 70 pagine del volume, più spazio o più amabile considerazione di quello che Nicola ha dedicato a Franco Di Costanzo, Ugo Pirone, Rino Lange,  Aurelio Buono, MarioNicola e Merola comp Di Noto, Enrico Roja, Gino Pinto, Saverio Toma,  Gianni De Luca, Pepito Casanoiva e tanti, tanti altri musicisti dei quali solo pochi lettori, forse, hanno ancora qualche sbiadito ricordo.

Far occupare alla musica il trono di regina –mai tiranna, ma mai contestata o contrastata- di un’esistenza vissuta a briglie sciolte è una felicità nascosta, comprensibile solo a coloro i quali abbiano il sangue blu delle passioni prive di secondi o terzi fini. La passione per l’Arte, sinonimo di Vita è pregio abbastanza raro. Nicola Pantalone ha saputo, scrivendo “Dalla sedia alla poltrona”, rendere onore alla sua e a quella dei suoi amici.
Bruno Mancini

Dalla sedia alla poltrona copertina comp

Il Dispari 20160516 1 comp

Silvana Lazzarino

TRA I FINALISTI AL PREMIO INTERNAZIONALE A.U.P.I.  di Milano
La Casa Editrice Otma Edizioni di Otmaro Maestrini, attiva da trent’anni e che organizza con successo importanti Premi letterari, dalla poesia alla narrativa toccando anche le arti pittoriche, in collaborazione con il Comune di Milano, quest’anno ha di nuovo indetto il PREMIO INTERNAZIONALE A.U.P.I. Albo Ufficiale Poeti Pittori Italiani.
Un premio prestigioso dedicato alla poesia (in lingua italiana e in vernacolo), al libro edito, al libro di narrativa inedito, e alla pittura, che ha visto la partecipazione di numerosi poeti e artisti non solo italiani, le cui opere sono state ritenute di alto livello sotto il profilo dello stile e dei contenuti.
La cerimonia di premiazione tenutasi a Milano presso il Circolo Alessandro Volta, introdotta da Otmaro Maestrinied, ha visto una giuria composta da nomi prestigiosi del panorama letterario quali: Lorenzo Croce, Lucia Ferrante, Cristina Flumiani, Ugo Perugini e Maria Teresa Piantanida. Elisabetta Viviani, nota subrette ed anche pittrice intensa ed espressiva, ne è stata la sorridente conduttrice.
Tra i poeti finalisti per la Sezione Poesia a tema libero cui è stato consegnato il Diploma con grande Medaglia Aurea è stata premiata, e tutta la redazione di questa testata si complimenta con lei,  anche la nostra opinionista Silvana Lazzarino (finalista con menzione d’onore) per la poesia L’albatro che riportiamo qui di seguito.
Lo scorso anno nei due Premi della Otma Edizioni “Premio A.U.P.I” e Premio Internazionale “Città di Varallo” cui ha partecipato per la sezione libro edito, Silvana Lazzarino si era classificata al quarto posto assoluto rispettivamente con “Oltre le immagini Tra visione ed emozione” (Pagine srl 2014) e “Cosmogonia” (Edizioni Progetto Cultura 2013). Raccolte poetiche che si soffermano sui ritmi del pensiero. Attraversare l’esistenza tra visibile e invisibile partendo dai luoghi della natura: scrigno di possibili verità.
L’albatro
Un volo senza meta
libero, istintivo
ad ali spiegate
lungo le distese marine
incontaminate
nella solitudine di un cielo
plumbeo, grigio
che prepara alla tempesta.
Tempesta dei sogni
verso l’oscuramento del mondo.

Il Dispari 20160516 tutto ridim
Aniellantonio Mascolo e il padre dei Fauves
MATISSE IN MOSTRA A TORINO A PALAZZO CHIABLESE

L’opera dell’artista ischitano Aniellantonio Mascolo (1903-1979), che nella sua Ischia ha sempre trovato fonte di ispirazione, è stata accostata a quella di Matisse.
Sebbene abbia rinunciato al colore, ma non alla luce in contrasto con gli sfondi scuri, Mascolo si è richiamato al padre dei Fauves per l’uso di forme semplici e appiattite ancorate però ad un certo realismo con cui ha rappresentato i suoi soggetti legati al mondo dei contadini e dei pescatori.
L’energia del disegno, l’uso di un colore puro seppur disteso sulla tela in modo originale nel far emergere figure e oggetti attraverso rappresentazioni dove non esistono più profondità e chiaroscuri, diventano i punti di forza su cui si fonda il movimento dei Fauves nato agli inizi del Novecento di cui Henri Matisse è figura di spicco, originale per la sua potenza espressiva evidenziata dall’uso di una linea incisiva e dal colore avvolgente.
A Matisse che con la sua arte ha rivoluzionato la pittura del Novecento dando inizio ad un nuovo modo di riprodurre la realtà, distante dall’oggettività, è stata dedicata un’interessante esposizione a Torino presso Palazzo Chiablese. Matisse, e il suo tempo, promossa dal Comune di Torino– Assessorato alla Cultura, ha offerto un percorso a scoprire l’universo dell’artista capace, come pochi, di far vibrare il colore nei suoi rimandi espressivi imprimendo alla linea forza ed energia, eleganza e bellezza.
Le circa cinquanta opere di Matisse e quarantasette di artisti a lui contemporanei quali Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani, Miró, Derain, Braque, Marquet, Léger –tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi- hanno descritto la poetica del grande “maestro dei colori”, le influenze nella produzione e l’esatto contesto delle amicizie e degli scambi artistici. Attraverso dieci sezioni è stata ricostruita la carriera del padre del Fauvismo: dai suoi esordi alla fine dell’Ottocento fino alla sua scomparsa negli anni Sessanta del Novecento; un viaggio alla scoperta del grande precursore delle avanguardie storiche e allo stesso tempo degli altri artisti che hanno animato Parigi nella prima metà del XX secolo.
Accanto alle sottili influenze, le fonti comuni d’ispirazione, è stato evidenziato anche una sorta di “spirito del tempo” che, come un filo rosso, ha unito Matisse agli altri artisti durante il modernismo degli anni Quaranta e Cinquanta.
Il tema della figura umana affrontato seguendo, come per le nature morte e gli ambienti interni una concezione antitradizionale, si sofferma sull’immagine femminile descritta con la sua purezza, sensualità, ed un sottile mistero.
Accanto ad Odalisca con pantaloni rossi (1921) sono state esposte le rappresentazioni dell’atelier: L’Atelier IX (1952-56) di Braquee Lo studio, (1955) di Picasso.
Partendo da figure appiattite e linee controllate, Matisse passa alla tecnica divisionista della separazione dei colori, guardando poi alla bidimensionalità e agli aspetti volumetrici di Cezanne per definire una propria ricerca nel costruire la sintesi della forma definita dal disegno e rivestita dal colore che diventa tessuto avvolgente con cui la figura è proiettata nel contesto rappresentativo.
Inoltre opere di Matisse quali Icaro (1947), Grande interno rosso (1948), Ragazza vestita di bianco, su fondo rosso (1946) sono state messe a confronto con i quadri di Braque Toeletta davanti alla finestra (1942), di LégerIl tempo libero–Omaggio a Louis David (1948-1949) edi Picasso Nudo con berretto turco (1955).
Silvana Lazzarino

Matisse e il suo tempo a Torino

Matisse e il suo tempo
a Torino

Il Dispari 2016-05-09

Il Dispari 20160509 comp

Editoriale

L’editoriale di questa settimana, più di quanto non sia successo finora, vorrebbe disporre di numerose pagine per fomentare la vostra attenzione verso processi culturali quasi tutti disattesi, ingiustamente, dai “padroni del vapore”.
Con ciò volendo intendere gli organi d’informazione che sono pedisseque emanazioni di lobby editoriali.
1) Si è chiusa al Museo di Villa Arbusto, con successo di critica più che di pubblico, la mostra “C’era una volta…” promossa dal Centro per la Letteratura Estone per Bambini di Tallinn, dall’Associazione Italia Estonia di cui è Presidente Ülle Toode, dal Centro Studi sull’Estonia e il Baltico con il supporto di ELKK e la partecipazione dell’Ambasciata di Estonia e il patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica di Estonia.
2) Nicola Pantalone, Nik per tutti, ha stampato un pamphlet sulla sua storia artistica “Dalla sedia alla poltrona” in cui scrive, poco poco, dei suoi incontri con una certa Mina, con un certo Pippo Baudo e con altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola e, tanto per non lasciarsi andare alle nostalgie dei ricordi ha anche composto una nuova canzone  “Il brivido più lungo”, vibrante di un’impercettibile ma decisa sensualità.
3) Jo Scaglione ha gratificato l’antologia “Otto milioni 2016” rilasciando licenza di pubblicazione per tre sue poesie edite nella raccolta ”A ritroso nel tempo“.
4) La cantante Rita Cuccaro ha deciso di presentare ad Ischia il suo nuovo CD, contenete canzoni scritte per lei da musicisti di tutta Italia, subito dopo l’inaugurazione della nuova scuola di canto e di musica che avvierà con la nostra ambasciatrice Paola Occhi che ne fungerà anche da Direttrice Artistica.
5) La scrittrice Tina Bruno, ha deciso di volere iniziare a collaborare con la redazione di questa testata.
6) Il critico d’arte Enzo Ruju è in contatto con Pasquale “Dragon” Di Costanzo per organizzare qualcosa di speciale in ambito artistico nell’isola d’Ischia.
7) Gli organi amministrativi dell’Associazione nazionale AICS hanno messo all’ordine del giorno della loro prossima convocazione assembleare il patrocinio ad un nostro progetto culturale.
8) Dall’ufficio preposto alla definizione del palinsesto del prossimo Bookcity ci è stata garantita la disponibilità di una loro sede per lo svolgimento di un nostro evento culturale attinente la quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni”.
9) Ad EXPO in città abbiamo inoltrato domanda di partecipazione che, realisticamente, riteniamo verrà approvata così come è accaduto per l’omologa dello scorso anno.
10) La CCIAA di Milano ci ha invitati a presentare progetti sponsorizzabili da inserire nella bacheca dell’Ente.
11) Il gemellaggio tra Ischia e Torrenova sta riscuotendo l’interesse di molte altre località, tanto che è probabile addirittura l’avvio di una richiesta da parte di una CAPITALE europea.
12) Ecc.
Dall’inizio di Aprile abbiamo preparato un elenco di Artisti attingendo dall’antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio. Di Nunzia Zambardi, Vito Iacono, Maria Bigazzi ed Elisa Barone abbiamo scritto  nelle passare settimane; di Sacha Savastano scriviamo oggi, e restano in attesa le presentazioni  di Virginia Murru, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro.
Sacha Savastano
Nasce a Napoli nel 1984 e si trasferisce a Ischia fin dell’adolescenza.
Pur trovandosi catapultato in una realtà del tutto diversa, riesce quasi subito a tradurre le sue molte passioni artistiche e sociali in iniziative concrete, specialmente inerenti l’aggregazione giovanile (privilegiando l’allora neonato medium di Internet), figurando tra i fondatori di quell’embrionale agorà telematica che fu Ischianet.org, tra i primi esempi in Campania di Community Online.
Riesce anche ad assecondare la sua passione per la musica, divenendo apprezzato cantante di diversi gruppi rock locali di buon successo.
Al momento della scelta del corso di studio, è stato naturale dare seguito all’amore verso il comunicare, iscrivendosi e laureandosi con lode in “Scienze della Comunicazione” a Napoli. Nel frattempo, ha intrapreso la carriera giornalistica scrivendo per alcune free press locali e curando la rubrica culturale di alcuni siti Internet di divulgazione scientifica.
Ovviamente, l’approccio alla Poesia dell’Autore non poteva non risentire di interessi tanto variegati.
In alcune poesie di Sacha Savastano si può leggere finanche un tormento interiore manifestato nella sua più cruda essenza.
Lui, autore disinibito, non nasconde i propri dubbi, i propri dolori dietro parole edulcorate ed ovattate.
Getta sul piatto della poesia versi e parole che paiono illuminare l’ambiente in cui si pone ad agitare i suoi pensieri di una fredda luce al neon che nulla nasconde e tutto il proprio disagio interiore vuole esternare, come ad esorcizzare la potenza distruttiva della sofferenza e del male.
Savastano si muove controcorrente nel grande fiume della poesia contemporanea che il più delle volte vede i propri versi farsi voce unicamente per idilliache espressioni sentimentali o lamento straziato di cuori romanticamente infranti.
Anche quando si fa sognante, questo autore mantiene il senso pieno della realtà dell’esistere e del soffrire e ci fa partecipi di toccanti pur se implacabili stati interiori noti certo a molti e che poco hanno a che vedere col languido e quasi compiaciuto male d’amore.
Sacha Savastano è un autore che lascerà tracce evidenti di innovazione e di spregiudicatezza.
Bruno Mancini

Il Dispari 20160509 1 comp

EGOSUPEREGOALTEREGO

In questa società dominata sempre più dalla forza dell’immagine capace di comunicare, nell’immediato, fatti, azioni ed emozioni, si sta facendo strada il bisogno di apparire dando sempre più spazio al proprio ego che esprime la necessità dell’individuo di mostrarsi il più possibile.
In questa ricerca di visibilità attraverso le immagini, un ruolo importante lo svolgono i media che guardano al compiacimento dell’ego di ciascun soggetto nel suo mostrarsi e farsi notare.
Sul concetto di immagine legata al volto e al corpo che rappresentano la fisicità della persona si orienta la mostra EGO-SUPEREGO-ALTEREGO VOLTO E CORPO CONTEMPORANEO DELL’ARTE in corso al MACRO -Museo d’Arte Contemporanea di Roma- fino all’8 Maggio 2016. Curata da Claudio Crescentini, essa propone un’analisi del volto e del corpo attraverso diverse opere in cui l’artista si fa rappresentare e si auto-rappresenta.
Volti e corpi sono restituiti attraverso dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil di diversi artisti contemporanei su cui gioca il concetto di egocentrismo e di protagonismo.
Il percorso offre quindi un’analisi del volto e del corpo nell’arte contemporanea con particolare attenzione alle fotografie ed ai filmati in cui l’artista stesso è protagonista nel suo rappresentare e autorappresentarsi, divettando attore e spettatore insieme.
Accanto ad opere in cui l’artista si autorappresenta come quelle di Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Bruce Nauman, ve ne sono altre in cui è lui stesso ad essere ripreso, “rappresentato”, da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate, Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori.
E poi vi sono opere di Ennio Calabria, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Sissi, Sten e Lex dove l’artista, pur non ritraendo se stesso, si ritrova in un altro personaggio da lui ripreso.
Sul gioco del rivedersi e del riprendere si indirizza il doppio focus dedicato ad Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva.
I ritratti di Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo Levi e Mario Schifano e quelli di Achille Bonito Oliva realizzati da Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario Schifano diventano occasione per esplorare i modi con cui viene colto e restituito lo sguardo della persona, compresa la sua gestualità.
Nell’ambito dell’esposizione rientra la rassegna di film e video IO È UN ALTRO (auto) ritratti d’artista dalla collezione della Cineteca nazionale e del MACRO con proiezioni di film d’artista e video in cui gli artisti, fra gli anni Sessanta e Ottanta si sono soffermati sul tema del volto e del corpo umano con prospettive di autorappresentazione e presentazione di grande impatto tecnico e visivo.
Nel percorso anche il fenomeno del selfie che si è imposto rapidamente a livello mass-mediale, dando al volto e al corpo, nuovamente, un ruolo di primo piano nella società.
Tra gli artisti citati Mario Schifano, esponente della Pop Art italiana, è stato protagonista di diverse mostre in terra napoletana tra cui quella a Salerno presso la Galleria Il Catalogo nella primavera del 2015 e quella più recente a Nola “Ratio et obsessio” allestita presso il convento di Santo Spirito dove sono state esposte 50 sue opere rare.
Silvana Lazzarino

immagine mostra macro 3

Il Dispari 20160509 tutto ridim
Cod 12: Marta Zemgune

L’estate, la terra del fuoco
L’autunno… L’eclisse del sole,
e poi la luna piena e rossa come sangue.
Dove sono le tracce, le schegge
dalle illuminazioni del sole?
Non c’é la soluzione in un’altra costa.
Il cielo…
Dove c’è il ballo dell’amore?
L’amore mio…
L’estate…
Come il desiderio del profumo
dei gelsomini.
La terra del fuoco e gli amanti innocenti,
inoltre, prigionieri dietro se stessi.
Il mio territorio predestinato.
Mentre raggiungerai di nuovo la costa,
mai lasciata.

Cod 22: Mario Di Nicola

Gennaio 1976
Lavo delicatamente i respiri.
Mescolo zucchero e ferro,
per riempire le mie vene.
Nel caldo focolaio della cucina,
addomestico fiamme di quercia.
Mio nonno dorme.
I suoi pantaloni verdi di velluto,
a ricordo del mezzadro.
Spinto.
Fuori nevica,
e le patate bruciate,
ombrano di scuro i denti.
Il gatto struscia alla gamba del tavolo,
mia nonna saggia,
prepara maglie per l’inverno.
Io,
guardo negli occhi una mosca.
E penso di essere l’unico a farlo.

Cod 2: Silvana Lazzarino

Il bacio
Con la velocità di un battito di ciglia,
con la forza dirompente di un uragano,
con la leggerezza nel posarsi di una farfalla sui petali di un fiore,
l’energia di un bacio sfiorato, deciso,
avvicina, unisce due corpi, due anime
emozionandole
lasciando dietro tutto il resto.
Mentre intorno una luce si disperde
a donare vitalità e incanto a questo attimo
che diventa eterno.

 

coupon (2) 20160509

 

Il Dispari 2016-04-25

Il Dispari 2016-04-25

Editoriale

considerata l’amabile accoglienza ricevuta dall’editoriale dell’11 Aprile nel quale abbiamo ripreso
due stralci di presentazioni (di Nunzia Zambardi ad opera di Arianna Mercanti e di Vito Iacono scritto da Roberta Panizza) pubblicati nell’antologia “Adotta una poesia”(Edizione Lulu – http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/adotta-una-poesia/paperback/product-20480490.html– ISBN 978-1-4717-1209-8), ne è scaturita la logica conseguenza di continuare a dare spazio a succinte carrellate di Artisti che, a vario titolo e in differenti occasioni, hanno fatto parte delle iniziative Made in Ischia realizzate con la Direzione culturale di Roberta Panizza.
A tale scopo abbiamo preparato un primo elenco di Artisti ed il relativo calendario di pubblicazione attingendo dalla già citata antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio.
Maria Bigazzi, Elisa Barone, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Virginia Murru, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Sacha Savastano, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro, Nunzia Zambardi, sono i quindici personaggi che, due per settimana, compariranno su queste colonne tramite i testi pubblicati appunto in “Adotta una poesia”. Non ve ne sveliamo la cronologia di pubblicazione, per non farvi perdere il piacere della sorpresa nel momento in cui andrete in edicola ad acquistare le vostre copie del giornale!
Con la ovvia avvertenza che si tratta di articoli scritti alcuni anni fa (a firma mia e di Roberta Panizza) sui quali non è stato effettuato alcun intervento di aggiornamento, che ne pensate di dare la precedenza a due gentilissime Signore?
Silvana Lazzarino, dinamica, intraprendente e dagli interessi plurimi, aggiunge a questa pagina un’intervista al giovane campione Tommaso Occhi.
La pagina viene chiusa da tre poesie finaliste della quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni” scritte da Antonella Ronzulli, Giuseppe Capoluongo, Ester Margherita Barbato.

Maria Bigazzi
Nasce nel 1956.
Vive la sua infanzia in campagna nel Valdarno fiorentino, a contatto con la natura.
All’età di otto anni si trasferisce a Firenze, dopo la perdita del padre, dove attualmente vive e lavora.
Ha iniziato a dipingere fin dall’adolescenza come autodidatta.
Dopo gli studi professionali ha maturato la sua esperienza artistica attraverso la ricerca e lo studio di diverse tecniche espressive e pittoriche, dall’olio all’acrilico per approdare infine all’acquerello. Partecipa assiduamente a vari eventi e manifestazioni artistiche in tutta Italia.
È iscritta all’Associazione artistica UCAI e ANLA di Firenze.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in varie Gallerie d’arte a Firenze e zone limitrofe.
Oltre alla pittura si dedica anche alla poesia e alla fotografia ispirandosi alle emozioni e meraviglie della natura, cercando di coniugare l’espressione “bellezza-dolcezza” in un unico dualismo artistico: la bellezza della pittura, la dolcezza della poesia e la meraviglia della fotografia.
Le pennellate vaporose, la selettiva determinazione delle tinte quasi mai miscelate sulla tela, né mai ripetitive, la visione paesaggistica propria di uno spirito artistico proiettato verso quanto di più positivo e lucente possa offrire la natura, fanno delle composizioni pittoriche di Maria Bigazzi un gradevolissimo connubio di sogno e di realtà, di tecnica e di sperimentalismo, di passioni
e di meditazioni che calano i disincantati visitatori delle sue mostre e del suo atelier nella condizione di Nirvana propria dell’estasi artistica.
Maria Bigazzi è artista a tutto tondo proponendosi anche come scrittrice di testi poetici.
Insieme a Liga Sarah Lapinska, Maria è l’unica Pioniere di LENOIS a far parte di questa nuova antologia sia nella sezione immagini sia nella sezione poetica.

Elisa Barone
Vive a Como dove tuttora svolge la professione di avvocato da oltre la metà dei suoi anni, ma è nata a Salerno.
Ha usato poesia e narrativa per comunicare sentimenti, ricordi, rimpianti, struggimento e commozione anche per fatti non vissuti direttamente ma, talvolta, empaticamente condivisi.
Ha pubblicato una silloge dal titolo “Farfalla” (ed. Ikona, Como, 2001), un libro di narrativa dal titolo “Il romanzo che non c’è” (ed Il Filo, Viterbo).
Poesie e racconti sono pubblicati in varie antologie e si è distinta con importanti riconoscimenti in molti premi letterari.
Della sua passione per la scrittura dice: “Fin dall’infanzia la poesia mi è stata compagna, sfogo, evasione e non ha mai voluto essere altro che un modo di esprimere in versi sentimenti, ricordi, pensieri, emozioni personali o empaticamente condivisi. La prima parte della vita si è svolta a Salerno, l’altra a Como; le due parti della vita, per la diversità dei luoghi, delle abitudini, dei legami affettivi, del clima, dei paesaggi, dell’età sembrerebbero contrapposte eppure si ovrappongono nelle poesie in cui presente e passato si intrecciano, sfumando l’una nell’altra fra ricordi e nostalgia, rimpianti e struggimento. Solo da tre anni ho scritto in prosa, e precisamente
due romanzi che ho presentato a Roma, Como e Salerno.”

Bruno Mancini

Il Dispari 20160425 1 comp

INTERVISTA A TOMMASO OCCHI CAMPIONE DI MINIMOTO

La scuola di canto lirico e poesia in memoria di Lina Cavalieri è un progetto voluto dalla soprano Paola Occhi (intraprendente Socia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” per la quale svolge il ruolo di Ambasciatrice nelle regioni Emilia Romagna e Basilicata) al quale collaborano figure a lei vicino esperte nel settore come Santina Amici, pianista e coordinatrice onoraria, e Anna Di Trani ufficio stampa e fotografa.
Un progetto innovativo che a detta di Paola Occhi intende dare spazio non solo al canto e alla musica, ma anche alle altre espressioni artistiche quali la danza e la poesia.
A queste, magari in un prossimo futuro, si potrebbe accostare anche lo sport.
Lo sport aiuta a migliorare la qualità della vita anche se praticato come passatempo e divertimento. A livello agonistico lo sport aiuta a forgiare il carattere attraverso una sana competizione che apre al confronto e alla comunicazione con gli altri.
A proposito di sport, durante la visita alla Scuola di Canto lirico che ho compiuto per scriverne su questa pagina, era presente un ospite molto importante, una futura promessa del motociclismo: —-Tommaso Occhi, giovanissimo campione di minimoto, che a soli 12 anni ha raggiunto importanti successi. La fortuita circostanza ha consentito questa breve intervista.

-Tommaso, come nasce la passione per la minimoto.
Il mio interesse risale all’età di tre anni quando trovandomi a casa di mia nonna ero attratto dal rumore dellemoto sull’asfalto e così scendevo per vederle passare sulla strada.
A 5 anni ho chiesto la minimoto, ma era troppo presto a detta dei miei genitori e così ho dovuto aspettare. Finalmente a 9 anni è arrivata la prima minimoto e da quel momento ho partecipato a diverse competizioni.
– A quanti anni hai raggiunto il primo risultato importante?
A dieci anni quando nel 2014 ho partecipato al Trofeo del Persico classificandomi al primo posto dopo quattro gare.
– La tua emozione per questo premio?
Ero felice. Era la prima volta che partecipavo ad un campionato.
– Un inizio importante che ti ha spinto e incoraggiato a proseguire?
Sì, infatti, poi sono arrivati altri risultati come il 3 posto al Trofeo XBikes e il 1° posto nel Trofeo Estense 2014. Poi il 2° posto al Trofeo Emilia Romagna UISPe il 5° posto nel Trofeo Italia (Categoria Pulcini) nel 2015.
– Quante volte ti alleni durante la settimana?
Due volte la settimana. Il sabato e la domenica vado in varie piste per provare.
– Come ti senti l’istante prima della partenza?
Emozionato e teso e l’adrenalina è al massimo. La tensione è forte e questo è dovuto alla paura di cadere e commettere errori.
– A chi rivolgi un pensiero quando corri?
Alla mia famiglia e a quanti mi hanno aiutato.
– In questo percorso dove gli allenamenti richiedono impegno e fatica si forma il carattere del campione, costantemente messo alla prova perché si vince, ma si può anche perdere.
Che pensi a riguardo?
Nello sport si compete con gli avversari dando il meglio di se stessi e mantenendo un comportamento corretto, ma può capitare di perdere. L’importante è non mollare e rialzarsi quando si cade. Ho sempre in mente una frase di Marco Simoncelli che dice: “Si vive di più andando 5 minuti al massimo di quanto faccia certa gente in una vita intera”.

La passione, la grinta e la determinazione aiuteranno Tommaso Occhi a procedere in questo suo sogno, grazie anche alla vicinanza e al sostegno della sua famiglia.
Già così giovane ha dimostrato di avere talento e tutte le carte per raggiungere altri risultati importanti. Chissà magari potrà diventare un futuro campione di motociclismo, proprio come il suo idolo Simoncelli.
Auguriamo a Tommaso un futuro costellato di altri grandi successi e soddisfazioni.
Silvana Lazzarino

SILVANA E TOMMASO OCCHI comp

Il Dispari 20160425 tutto ridim
Cod 16: Antonella Ronzulli
Oltre la libertà
Anime vagabonde
una moto, una tenda
una sacca sul dorso
nell’assenza di stagioni e d’approdi
Esplorano il mondo
oltre lo stesso pensare
assaporano l’essenza
nella libertà del loro insieme
Due cuori, un solo -inestimabile- desiderio
amarsi
in ogni dove
in ogni tempo

Cod 26: Giuseppe Capoluongo
Davanti al fuoco
Ormai è sera
arde ancora il ceppo
seccato dal tempo, passato
in legnaia, in attesa
fiamma che scalda
il povero corpo che ha freddo
lingue rosse nel giallo
verso il cielo, un’offerta
se stesso, per me
seduto in poltrona
sereno, ricordo
le illusioni sul domani
e brucio anch’io
le memorie, una lacrima
non vuole scendere, ondeggia
nell’iride perso, su quei ceppi
già pieni di odori, uccellini
cinguettanti per l’aria, alla ricerca
di cibo, compagni
nella primavera fiorita
dispersa senza paura
delle ombre danzanti nel buio
che mi fanno compagnia
questa sera.

Cod 06: Ester Margherita Barbato
Fatica
Una nuvola sbanda
fra colpi di vento
L’inverno è già qui
nel silenzio che incombe
sul giorno che muore
e il buio è una fitta ancestrale.
Ossessione di scelte irrisolte
di parole non dette
una sete infinita di te che non sei
di ciò che non so
e un’arsura che non trova pace.
Solo i dubbi rinascono all’alba
forti e insani e la vita ora stenta
fra le dita che più non si chiudono
a mordere sogni.
È solo fatica di andare.

Bruno Il dispari

Il Dispari 2016-04-22

Il Dispari 2016-04-22

Una nuova realtà si profila all’orizzonte

Presto il gemellaggio tra il comune di Ischia e Torrenova

Il prossimo 10 Giugno avrà inizio il penultimo atto ufficiale della cerimonia di giuramento del patto di Gemellaggio tra la Città di Ischia e il Comune di Torrenova.
In tale data, infatti, una delegazione dell’Amministrazione comunale di Ischia, in compagnia di rappresentati delle varie attività sociali operanti sul territorio, sarà attesa dall’Amministrazione di Torrenova per dare seguito, mediante la firma di un documento pubblico, alla volontà di realizzare il Gemellaggio espressa attraverso votazioni all’unanimità da parte di entrambi i Consigli comunali.
In data 4 Aprile il Vicesindaco di Ischia Dott. Vincenzo Ferrandino ha indicato, all’Amministrazione Comunale di Torrenova, il sottoscritto quale “referente per eventuali comunicazioni e per il regolare prosieguo delle successive iniziative da intraprendere”, ed ora con la Determinazione Sindacale del 21 Aprile il Comune di Torrenova ha dato incarico ad di gestire “… gli adempimenti procedurali finalizzati alla costituzione di apposito Comitato per dare attuazione concreta al gemellaggio con il Comune di Ischia“. Enzo ha intenzione di riunire, a breve, tutte le Associazioni non solo di Torrenova ma anche di alcuni Comuni limitrofi per organizzare al meglio l’evento.
L’incontro determinante tra le due comunità è avvenuto attraverso la partecipazione al Premio Internazionale di Poesia “Otto milioni – 2013” Made in Ischia, che fu realizzato con la Direzione Artistica della poetessa trentina Roberta Panizza, la collaborazione, appunto, del cantautore siciliano , e le sponsorizzazioni dell‘Istituto Agostino Lauro e del Comune di Torrenova.
Caratteristiche territoriali di Torrenova
Regione Sicilia, Provincia Messina.
Sindaco Dott. Salvatore Castrovinci
Popolazione 4,252 abitanti (01/01/2013 – Istat)
Superficie12,93 km²
Densità 328,92 ab./km²
Alcuni chilometri di spiagge prospicienti le isole Eolie.
Confinante con il Parco naturale dei Nebrodi
Altitudine da 0 a 327 mt.
Ricettività alberghiera n. 2 alberghi per circa 50 posti
Bed and breakfast n. 30 posti
Pubblici esercizi n. 30 circa
Attività commerciali n. 50 circa
Cinema: 0
Associazioni n. 11
Enti 0
Circoli n. 1
Musei 0
Teatri 0
Biblioteche n. 1
Impianti sportivi n. 10
Parchi n. 2
Nella prospettiva di rendere tale atto di Gemellaggio un’occasione utile allo sviluppo della vita sociale, economica, sportiva e culturale delle due comunità, e poiché tra la Città d’Ischia e il Comune di Torrenova esistono numerose analogie nei suddetti ambiti (compreso quello territoriale e storico) che ne hanno consigliato e che ora ne facilitano il processo di Gemellaggio, questo sembra il momento opportuno per iniziare a diffondere in maniera sommaria, ma precisa, qualche caratteristica della cittadina siciliana, e lo facciamo con l’interessante articolo di “Cenni storici di Torrenova”.

Per tutte le informazioni: emmegiischia@gmail.com Tel. 3914830355
Bruno Mancini

Il Dispari 20160422 1 comp

Cenni storici di Torrenova

La storia di Torrenova non è altro che la cronologia storica della Sicilia. Il retaggio architettonico lasciato dai vari popoli che la dominarono, oltre 13 colonizzazioni, è davvero unico al mondo. La stratificazione di tutte queste civiltà è ben visibile nel paese, anche se bisogna fare ancora molto per valorizzarlo. Basti pensare alla famosa Grotta di Scodonì dove, all’interno e nell’area antistante, sono stati trovati manufatti litici e frammenti ceramici appartenenti all’età del Rame e più precisamente alla cultura di Piano Conte.
Torrenova, inizialmente, è stata frazione di San Marco e la sua storia è legata a quella del comune Aluntino. I primi insediamenti umani nel territorio di Torrenova sembrerebbero risalire al Neolitico. Pare, infatti, che un piccolo gruppo di persone si fosse aggregato nei pressi della grotta di Scodonì, dove sono stati ritrovati diversi reperti.
In età greco-romana il territorio appartenne ad Alunzio e fu importante scalo portuale.
Fino ad ora, la prima notizia certa di Torrenova è quella di un toponimo citato da Camillo Camiliani, nella carta topografica allegata alla relazione sulla sua ricognizione del 1584, dove sono esposti in successione: Zappulla, Pietra di Roma, Torre Nuova, Foggia della Rosa Marina (foce del Rosmarino). L’immagine topografica più arcaica che si conosce ed in grado di mostrare la diversità dell’insediamento urbano tra San Marco e Torrenova, è la planimetria redatta da Filippo Davì nel 1852, in cui i nuclei abitati vengono così definiti: Caseggiato di San Marco e villaggio di Torrenuova.
Il nome deriva verosimilmente dalle numerose torri d’avvistamento che dominavano la costa, costruite dopo la fine del medioevo per arginare i continui assalti.
Il toponimo potrebbe alludere ad una delle torri che la Deputazione del regno costruì alla fine del 500 e che Camiliani indica con l’espressione “De Novo Costruita”.
Con la fine delle guerre corsare nel mediterraneo, ed il contemporaneo progredire dei sistemi difensivi, cominciò ad avviarsi un processo di crescita urbana lungo le strade litorali, che portò alla costruzione di villaggi legati alla produzione agricola.
L’Abitato, si sviluppa lungo gli assi viari S.S. 113, la strada Provinciale (che coincide con l’antica via Consolare Pompea), e arterie di raccordo.
Gli impianti urbani, quindi, non sono più unitari come quelli dei centri medievali arroccati sulle montagne ma presentano una configurazione planimetrica che denota un’espansione incontrollata.
Il nucleo urbano originario è da ricercarsi nell’attuale “contrada mare”, con un sistema dispositivo a pettine, composto da un lungo e dritto asse viario parallelo alla linea di costa e da una serie di collegamenti perpendicolari in direzione del mare.
L’economia del paese, si basava prevalentemente su due attività: la coltivazione, lavorazione ed esportazione degli agrumi e la pesca.
Mentre la seconda attività, andò via via dissolvendosi a causa delle forti ondate migratorie degli abitanti verso l’Australia, la prima anche grazie all’estensione della piana torrenovese, che si prestava a questo tipo di coltivazioni, resistette fino alla fine degli anni settanta, anni in cui si potevano contare numerose attività di lavorazione ed esportazione degli agrumi.
Oggi, a testimonianza di ciò, rimane una bellissima struttura, meritevole di restauro (già vincolata dalla Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Messina), adoperata all’epoca per l’estrazione dello spirito.
Il 24 Novembre 1984, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, Torrenova dopo aver condiviso secoli di storia con San Marco d’Alunzio ottenne l’Autonomia divenendo così il 108° comune della provincia di Messina.

Il Dispari 2016-04-22
nomina ad esperto compnomina ad esperto (2) comp

 

Bruno Il dispari

Partecipazione antologie LENOIS

Il Dispari: una pagina per DILA

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