La mia isola – Alberto Liguoro

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comeicinesi
Cultura letteraria
del 05/06/2010 206 visite 0 voti

Il progetto culturale
“La mia isola” a cura di
Roberta Panizza e di Bruno Mancini
presenta Alberto Liguoro VIAGGI SENZA TEMPO E SENZA SPAZIO I monasteri delle Meteore – le antiche case come cappucci sugli aguzzi promontori della Cappadocia – sentimenti di timore e venerazione – fanno pensare a maghi e giganti, al mondo delle favole… Ancora di più la isole Marchesi all’estremo nord/ovest della Polinesia francese, sotto l’Equatore, che incantarono Paul Gauguin e Jacques Brel per la natura incontaminata e le donne, ingenue come le vergini dei paradisi islamici, ma… non c’è la barriera corallina e completano il panorama branchi di squali. Qualcosa di più, qualcosa di estremo? Dubai dove puoi sciare sulle dune e, se ami gli sport invernali, puoi disporre di una stazione sciistica invernale in mezzo al deserto, già a 95 km. di distanza vedi Burj Khalifa la torre più alta del mondo, 828 metri, e la più varia fauna marina la vedi attraverso le pareti di cristallo della tua camera d’albergo o del ristorante, comodamente sdraiato o seduto in poltrona. Qui allora ci vuole decisamente una frase ad effetto, qualcosa di forte. Ricordo un dialogo, sentito una volta, tempo fa, in un film, era pressappoco : Che cosa vuoi tu dalla vita? Ah… non mi interessano grandi ricchezze. Mi basta girare per il mondo in lungo e in largo e fare snorkeling dalla mattina alla sera. Non desidero altro. Beh più forte di così! Ma, ahimé, non ricordo né il film, né il regista o i protagonisti, allora pesco una frase dal mio ultimo romanzo: Uma e Mohana, naso all’insù guardavano Zeus I e le sue lune, come in un planetario, attratte, trasognate… I lineamenti tirati, una ribollente eccitazione, si esponevano al chiarore delle lune, come due regine in quel cielo, dove sempre più erano regine, via via che si avvicinavano e il chiarore si faceva più vivo. Io I, Ganimede I, Callisto I, Europa I le rigeneravano, le nutrivano, circondandole di anelli luminosi; immobili come statue di cera, il pallore esaltava la loro bellezza, esse erano captate, divorate, sbranate dalle lune. Non c’erano guerre intorno a Zeus I, né sierre, né radiazioni, né cibo, né sesso; il resto del mondo era un piccolo corpo celeste uscito dalla notte, lontano, misterioso. C’era solo silenzio… indefinibile, unico. Il piacere, in termini terreni, traspariva dai loro volti. RUMORE DI PASSI NEI GIARDINI IMPERIALI Cap.VI Far viaggiare la mente, senza nessun’altra droga se non quella dell’urgenza di conoscere e capire, è la cosa più difficile e più bella e appagante che ci sia al mondo. E qui si chiude il cerchio: traendo le fila del discorso Io mi immergo e faccio snorkeling nelle acque della Nave, dietro Punta Imperatore, delle Formiche, di fronte S.Angelo, degli scogli di S.Anna, all’ombra del Castello Aragonese, così come di altri scorci costieri, dove sento il fresco dell´onda sulla pelle ed ammiro gli stupendi fondali dell’isola d’Ischia, sento quasi un richiamo, una curiosa ipnosi e mi abbandono ad essa, senza correre alcun rischio (almeno finora) di essere sbranato da uno squalo affamato. E vedo una sola luna ma è quella che nel plenilunio d´estate spunta dal dente più basso dell´Epomeo verso San Francesco ed è la più grande e la più luminosa del mondo. Ciao alla prossima Alberto Liguoro
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