“Tu poesia” di Roberta Panizza + “Il volo verticale” di Bruno Mancini – Legge Antonio Mencarini

“Tu poesia” di Roberta Panizza + “Il volo verticale” di Bruno Mancini – Legge Antonio Mencarini

Il volo verticale


Dalla raccolta di poesie
“Davanti al tempo”
(1960 – 1963):

Il volo verticale

Il volo verticale di un elicottero
distinguo
il fumo di un battello
si spande innocuo.
Profeta eccomi.
Vicino ai miei bagliori.
Brucio superfici senza suoni
piuttosto che patire suoni di seghe.
Ricordo il crepitio di una mitraglia
sotto gli archi scuri di un portone
addosso ai cani uomini
il piombo dei proiettili.
E le piante pesanti di corpi
ed i fiori sparsi per terra:
quel grido di pianto di bimba.
Mentre c’erano scarpe chiodate.
Ricordo la cella bassa
e il sapore di aria viziata
– alle volte
sporche
ignobili croci
affannano –
il brusio.
Mentre c’erano scarpe chiodate.
Sua madre sporca di sangue
accoccolata
tra luci ed ombre di ferro.
E lì pensammo di bene e di male,
di male di male e di bene.
E poi capimmo
pietà
che, sola, eri triste.

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La siringa e la TV – Lo sceriffo vigliacco

La siringa e la TV – Lo sceriffo vigliacco

Ischia 26 Dicembre 2020

Per la serie Esopo news

La siringa e la TV

Dopo quasi un anno di inenarrabile pandemia, o pandemonio, affronto per la prima volta la vicenda COVID vista dal palco privilegiato del buonsenso messo a disposizione da Esopo, ben noto fustigatore dei malvezzi innati nell’animo umano.

Esopo, oltre ad avere il merito della scrittura di favole ben note come “La volpe e l’uva”, “La cicala e la formica” e “Al lupo! Al lupo!” ne ha scritte altre che, pur essendo meno note, sono comunque meritevoli di comparazioni con i vizi comportamentali della nostra attuale “civiltà”.

Se provo a dare un senso a ciò che accade in questi giorni di frenetica pomposa esibizione di efficientismo e di protagonismo, penso a “L’uomo e il satiro”.

La siringa e la TV

In breve, la favola inizia con un uomo e il suo amico satiro a passeggio in un giorno di gran freddo. L’uomo si soffia sulle mani. Al satiro che gli chiede perché lo faccia, lui risponde che trova utile soffiare per scaldarsi le mani. Raggiunta un’osteria, vengono servite le vivande. Poiché l’uomo inizia a soffiare sulle pietanze, il satiro gli chiede nuovamente il motivo, e l’uomo dice che si tratta di uno stratagemma per rendere i cibi meno bollenti. A questo punto il satiro rinnega l’amicizia dell’uomo, e si allontana per sempre.

Morale: meglio allontanarsi da uomini ambigui che utilizzano le stesse azioni per ottenere il caldo ed il freddo. Ossia i doppiogiochisti che sono soliti camuffare azioni contraddittorie.

In Italia, le stime ufficiali (non quelle reali che sono di gran lunga peggiori) parlano di … x morti… y in terapia intensiva… z contagiati, collocando il nostro Paese tra le Nazioni che hanno subito le maggiori disgrazie in termini percentuali a seguito di una malattia che ha agito dovunque con le stesse caratteristiche di diffusione e di letalità.

Il rimedio, vaccino, è stato ottenuto da una multinazionale non operante in Italia, i nostri acquisti sono stati trattati e decisi dalla multinazionale EU, l’Italia non ha deciso autonomamente nemmeno la data di inizio delle vaccinazioni… ma, da alcuni giorni, TUTTA la comunicazione è diretta a dare notizie delle  buffonate di regime spiaccicate in un’opera buffa che di buffo ha solo la tragedia.

Viene ostentata la forma di esibizionismo più becera e spregevole che possa immaginarsi: l’induzione al pubblico compiacimento per propri meriti inesistenti, spacciandosi come mentori (consigliere saggio e fidato, cui è riconosciuta una sorta di autorità paterna) delle speranze per i risultati che saranno ottenuti grazie allo studio, alla determinazione, al sacrificio, alle capacità organizzative, agli investimenti ed a lunghissimi ordini di azioni lodevoli posseduti ed attivati da folte schiere di persone e di aziende

La parata dei pluri decorati generali colonnelli marescialli soldati scelti con mitra incorporato dell’esercito impegnati nei trasferimenti e nella vigilanza delle preziosissime fiale; la simbologia del luogo dove effettuare la mitica prima iniezione identificato nello stesso ospedale e nella stessa camera in cui fu curato il paziente n.1; l’asperrima competizione nazionale tra medici infermieri e personale ausiliario finalizzata ad ottenere il privilegio della prima puntura; la messa in scena della strategia di allocazione delle preziose ampolle con itinerari degni di una guerra moderna combattuta sul suolo italico; e infine le squallide esibizioni para linguistiche dei fatiscenti rappresentanti del popolo desovranizzato… tutto questo ed altro ancora scivolato nel ridicolo di personaggi che non distinguono la cacca dalla cioccolata, specialmente quando sono loro ad averla  evacuata.

Esopo si aspetta di vedere la rissa per l’appropriazione della prima siringa infilzata nel braccio della vaccinata n.1 per poi finire esposta insieme alla teca con il sangue di San Gennaro.

Io credo che in qualche piazza d’Italia sarà innalzato un monumento alla vittoria del 27 dicembre 2020 simboleggiato da un mega ago cavo appuntato su un prato ricoperto di mini lapidi con i nomi delle migliaia di vittime innocenti uccise, in gran parte, dal tradimento di coloro che hanno optato per la strenua difesa del supremo condottiero di tutte le conquiste: IL PROFITTO.

Corriamo, sta per iniziare il telegiornale a reti unificate per la diretta della puntura.

Bruno Mancini

P:S: La siringa e la TV – Lo sceriffo vigliacco

Il 27 dicembre 2020, Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, non solo ha fatto come Schettino, mettendosi in salvo per primo, ma ha aggiunto anche una ulteriore offesa alla intelligenza del popolo italiano, poiché ha motivato la sua codardia, il suo abuso di potere, la sua strafottenza per leggi e regolamenti con una frase del tipo “Ho voluto dare l’esempio!”

Se per molti, prima, era uno sceriffo, per moltissimi, ora, è anche un vigliacco.

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Denuncia penale contro Governo

Denuncia penale contro Governo

Riceviamo e pubblichiamo

STUDIO LEGALE
AVVOCATO MARCO MORI
CORSO G. MAMELI 98/4 – 16035 RAPALLO
VIA CORNIGLIANO 53/3 – 16152 GENOVA
TEL. E FAX 0185/231221
C.F.: MRO MRC 78P29 H183L
Pec: studiolegalemarcomori@pec.it
P.I. 01579720994

Ecco la denuncia da me predisposta che potrete scaricare e consegnare, dopo averla firmata ed inserito i vostri dati, presso le Forze dell’Ordine o le Procure della Repubblica. Stavolta dobbiamo essere in milioni, la dittatura sanitaria deve finire oggi! Ora basta!

Denuncia-Covid

PROCURA DELLA REPUBBLICA

ATTO DI DENUNCIA – QUERELA

Promosso da

nato a                                                         il

e residente in

ed ai fini del presente atto elettivamente domiciliato presso lo studio e la persona dell’Avv. Marco Mori del foro di Genova (C.F.: MRO MRC 78P29 H183L – Tel e Fax: 0185.23122 – Pec: studiolegalemarcomori@pec.it), sito in Rapallo (GE), C.so Mameli 98/4.

* * *

-L’art. 287 c.p. punisce: “Chiunque usurpa un potere politico, ovvero persiste nell’esercitarlo indebitamente, è punito con la reclusione da sei a quindici anni (…)”.
-L’art. 605 c.p. punisce: Chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni.
La pena è della reclusione da uno a dieci anni se il fatto è commesso: (…) 2) da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni.
Se il fatto di cui al primo comma è commesso in danno ad un minore, si applica la pena della reclusione da tre a dodici anni. Se il fatto è commesso (…) in danno ad un minore di anni quattordici, si applica la pena della reclusione da tre a quindici anni”.
L’art. 323 c.p. punisce: Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, nello svolgimento delle sue funzioni o del servizio, in violazione delle norme di legge o di
regolamento (…) intenzionalmente (…) arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da uno a quattro anni.

* * *

PREMESSO IN FATTO ED IN DIRITTO CHE

1) Con deliberazione del 31.01.2020 il Consiglio dei Ministri presieduto dal Presidente Giuseppe Conte ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale in conseguenza del rischio sanitario derivante da agenti virali trasmissibili: “ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 7, comma 1, lettera c) dell’art. 24, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018 n. 1, è dichiarato per sei mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio  sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. L’emergenza ovviamente era riferita all’arrivo del ben noto Covid-19.

2) La legittimità di tale dichiarazione di emergenza risultava fin dal principio quanto mai dubbia. La prima pronuncia che ne ha giustamente contestato il contenuto è certamente quella del Giudice di Pace di Frosinone, che con sentenza 516/2020, ha avuto modo di affermare: se si esamina la fattispecie richiamata dalla deliberazione (appunto il decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, n.d.s.) sopra citata si potrà notare che non si rinviene alcun riferimento a situazioni di “rischio sanitario” da “agenti virali”. Per tale ragione l’emergenza non poteva essere in alcun modo dichiarata. Il Giudice di Pace nel proseguo della motivazione, approfondendo ulteriormente la fattispecie, ha potuto altresì sottolineare anche un qualcosa che, in tutta onesta, non sarebbe dovuto sfuggire neppure ad uno studente del primo anno di giurisprudenza e che dunque non si comprende come possa essere “sfuggito” al nostro Presidente del Consiglio, che svolge oltretutto la professione di avvocato. Nelle motivazioni della  sentenza è stato rammentato specificatamente come la nostra Costituzione, in quanto espressione di una democrazia parlamentare, abbia disposto in via assolutamente tassativa le ipotesi in cui al Governo possono essere attribuiti poteri peculiari che esulano dalle sue normali funzioni, fuori  da queste ipotesi il Governo che si attribuisce ulteriori poteri commette ovviamente un atto illecito.

3) Nel nostro ordinamento la regola generale, ma in troppi sembrano averlo dimenticato, è quella del divieto assoluto esistente in capo al Governo di emanare decreti aventi forza di legge, salve le eccezioni, appunto tassative, ivi espressamente contemplate. Qualora il Governo si attribuisca poteri che non ha è evidente che si debba parlare della fattispecie delittuosa di cui all’art. 287 c.p., ovvero l’usurpazione del potere politico

4)L’art. 77 Cost., fermo il precitato divieto generale posto in capo al Governo di emanare decreti, specifica l’eccezione dei casi di straordinaria necessità in cui è possibile emettere atti avente forza di legge. Parimenti il Governo può vedersi delegata la funzione legislativa, ma unicamente con principi e criteri direttivi definiti e per un tempo e oggetto limitato, da parte del Parlamento ex art. 76 Cost. L’ultima fattispecie eccezionale in cui il Governo assume i poteri che oggi quello attuale ha invece indebitamente usurpato è infine quella relativa alla dichiarazione dello stato di guerra che segue la procedura dall’art. 78;

5) Qualsiasi provvedimento restrittivo incidente su diritti fondamentali costituzionalmente  tutelati, peraltro nei pochissimi casi in cui poi sia effettivamente possibile comprimere tali diritti (ma di questo si dirà infra), poteva dunque essere attuato unicamente con decreto legge o attraverso una delega determinata e specifica, oltre che limitata nel tempo, da parte del Parlamento al Governo;

6) Nel caso di specie il Governo ha deliberatamente ignorato la Costituzione utilizzando impropriamente lo strumento della regolamentazione attraverso atti amministrativi che abbiamo imparato a conoscere con il nome di DPCM (decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri);

7) Tale scelta non trova ragione nella maggior rapidità di risposta all’emergenza Covid, che poteva essere affrontata all’interno della legalità costituzionale con lo strumento del decreto legge o con quello dell’attività legislativa delegata da parte del Parlamento. Il primo dei due strumenti è infatti completamente identico, per rapidità di utilizzo ed efficacia, ai DPCM poi effettivamente utilizzati e dunque la giustificazione di “fare più  fretta”  non  sussiste

8)In realtà la scelta di agire in questo modo è legata al merito della questione. Posto che si è inciso su diritti addirittura incomprimibili anche davanti ad un’emergenza sanitaria, come ad esempio la libertà personale dell’art. 13, si è scelta la forma dei DPCM solamente per rendere oggettivamente più difficile l’esercizio del diritto di difesa per i cittadini.

9) I DPCM danno il vantaggio di non essere soggetti a vaglio da parte della Corte Costituzionale ed il Giudice ordinario, laddove decidesse su una sanzione elevata per la loro violazione, può semplicemente disapplicare il provvedimento con efficacia ovviamente limitata alle parti in causa e al singolo caso. La pregiudiziale fase di impugnazione davanti al Prefetto, porta altresì a ritardare nel tempo il momento in cui diventerà possibile attivare il G.O., così limitando il numero di precedenti potenziali idonei ad inficiare la prosecuzione dello stato d’emergenza. Al contrario se si fosse agito con decreto legge, qualora si assumesse la sua illegittimità, ad esempio per violazione dell’art. 13 Cost., il G.O. avrebbe dovuto e potuto trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale, con conseguente possibilità di far dichiarare illegittimo lo stato d’emergenza non già tra le parti ed in riferimento al singolo caso, ma addirittura erga omnes.

10) L’unico rimedio collettivo nei confronti di un DPCM, quale atto amministrativo, è il ricorso al Tribunale Amministrativo. Tuttavia il rischio del TAR è stato ponderato e facilmente risolto dal Governo. Visto che i DPCM si susseguono uno all’altro, chi ha impugnato il precedente decreto perde l’interesse a portare avanti il Giudizio amministrativo precedentemente instaurato che così si conclude con la cessazione degli effetti del contendere senza entrare nel merito. L’uso dei DPCM è dunque una scelta deliberata, non si può davvero pensare altrimenti, per aggirare i divieti Costituzionali ed impedire a chicchessia di contestare con effetti erga omnes l’intero impianto.

11) In questo senso si inquadra, ad avviso di chi scrive, anche la scelta di eliminare conseguenze penali dalla violazione delle misure di contenimento e di sanzionarle solo in via amministrative, così non applicando tra l’altro l’art. 650 c.p. Non c’era la volontà di portare il cittadino colpito dalla norma in tempi rapidi davanti ad un Giudice, rischiando il clamore che una disapplicazione dei DPCM in capo penale avrebbe potuto

12) L’obiezione che a questo punto può sorgere è che, dopo le rimostranze dei giuristi più attenti e di molti costituzionalisti, con decreto legge 25 marzo 2020 n. 19, convertito dal Parlamento con la legge 35 del 22 maggio 2020, decreto comunque successivo all’inizio del lockdown generale in Italia attuato a decorrere dal 9 marzo con mero DPCM, il Governo avrebbe sanato ex post l’illecito precedentemente commesso.

13) Tuttavia anche in questo decreto, poiché rimaneva centrale la volontà del Governo di evitare ricorsi che potessero portare alla valutazione del proprio operato innanzi alla Corte Costituzionale con effetti erga omnes, le misure di contenimento non sono state fissate direttamente nel corpo stesso dell’atto, ma si è usata una sottigliezza ulteriore, apertamente lesiva anche del dettato dell’art. 76 Cost.

14) n sostanza il Governo si è auto delegato con decreto legge ad emettere atti amministrativi fissando i contorni di massima, (la cornice) in pratica, dei provvedimenti che poteva successivamente emettere. Con la successiva conversione del Parlamento la delega auto conferita in difformità dell’art. 76 Cost. sarebbe poi stata da considerarsi sanata. Ma ovviamente così non è, l’attività delegata del Governo deve nascere da una volontà parlamentare, non può essere il Governo stesso ad auto conferirsi nuovi poteri delegandoseli da solo per poi ottenere il successivo via libera del Parlamento tra l’altro con ricorso frequente, anche in questi mesi, alla questione di fiducia.

15) Nulla è più pacifico quindi dell’avvenuta usurpazione del potere politico da parte dell’esecutivo come di fatto elegantemente evidenziato dal Giudice di Pace di Frosinone e come successivamente confermato anche con ordinanza 16.12.2020 del Tribunale di Roma, ordinanza a firma del Dott. Alessio Liberati resa nel procedimento N.R.G. 45986/2020.

16)Anche in questa ordinanza, resa incidentalmente all’interno di un procedimento di convalida di sfratto, si leggono accuse pesantissime sull’operato del Governo, tra cui anche quella di non aver motivato in alcun modo le ragioni che giustificano i provvedimenti restrittivi emessi, provvedimenti che contengono motivazioni “de relato” (i contenuti dei verbali del CTS non sono riportati) che secondo il Governo evidentemente dovrebbero essere accettate come atti di fede e per questo idonee a comprimere le nostre libertà fondamentali. Inoltre a pag. 8 dell’ordinanza si ribadisce ancora come “si tratta pertanto di provvedimenti contrastanti con gli articoli che vanno dal 13 al 22 della Costituzione e con la disciplina dell’art. 77 Cost., come rilevato da autorevole dottrina costituzionale”. L’unico modo per non essere d’accordo con tale assunto è avere talmente paura, essere talmente destabilizzati dal punto di vista del pensiero, da accettare l’idea che la democrazia e la libertà possano essere sospese per una malattia, cosa che ovviamente il nostro ordinamento, come specificato, non consente affatto.

17) Nel merito della lesione dei singoli diritti costituzionali, come già detto e come rileva ai fini della presente denuncia di sequestro di persona, vi è certamente la violazione dell’art. 13 Cost. che come noto recita: la libertà personale è inviolabile. Non è ammessa alcuna forma di detenzione (…) se non per ordine dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto”;

18) Pare quasi superfluo sottolineare come il regime di detenzione domiciliare imposto con il lockdown e mantenuto con il vigente coprifuoco in una specifica fascia oraria (22:00-5:00), essendo attuato in totale contrasto con l’art. 13 Cost. configura ad avviso di chi scrive il delitto di sequestro di persona, ferma la diversa qualificazione giuridica del fatto da parte di Codesta le Procura. Ma sul fatto che quanto commesso sia reato, davvero non può esserci discussione.

19) Sul punto ancora una volta è stato estremamente preciso il Giudice di Pace di Frosinone nell’evidenziare che: tale disposizione, stabilendo un divieto generale  e assoluto di spostamento al di fuori della propria abitazione, con limitate e specifiche eccezioni, configura un vero e proprio obbligo di permanenza domiciliare. Tuttavia nel nostro ordinamento giuridico penalistico, l’obbligo di permanenza domiciliare è già noto e consiste in una sanzione penale restrittiva della libertà personale che viene irrogata dal Giudice (…). Sicuramente nella giurisprudenza è indiscusso che l’obbligo di permanenza domiciliare costituisca una misura restrittiva della libertà personale.Peraltro la Corte Costituzionale ha ritenuto configurante una misura restrittiva della libertà personale ben più lievi dell’obbligo di permanenza domiciliare come ad esempio, il prelievo ematico (Sentenza n. 238 del 1996). Anche l’accompagnamento coattivo alla frontiera dello straniero è stata ritenuta misura restrittiva della libertà personale e dichiarazione dell’illegittimità costituzionale della disciplina legislativa che non prevedeva il controllo del Giudice ordinario sulla misura poi introdotto dal legislatore in esecuzione della decisione della Corte Costituzionale”. Dunque nulla a che vedere con la mera libertà di circolare in determinate aree che attiene all’art. 16 Cost. e che in ogni caso sarebbe stata soggetta a riserva di legge, peraltro non rispettata in virtù delle forme con cui si è normato e di cui si è già detto.

20) Ovviamente è parimenti illecito anche l’obbligo di chiudere le attività commerciali, obbligo che non solo è lesivo della libertà personale, ma altresì del diritto al lavoro su cui la Repubblica stessa si fonda (con lesione dunque anche degli 1, 4 e 41 Cost.). In riferimento a tale aspetto della normativa d’emergenza si si chiede all’Ill.ma Procura adita di ritenere consumato quantomeno il delitto di abuso d’ufficio, come parimenti dovrebbe essere considerato reato, sempre ai sensi dell’art. 323 c.p., anche quanto disposto con il    cd. “decreto legge di Natale” con cui si è addirittura intervenuti per comprimere la libertà personale dei cittadini fino al punto, completamente intollerabile, di imporre un limite alle frequentazioni nelle giornate di festa anche nelle proprietà private. Provvedimenti inaccettabili in una Repubblica, provvedimenti che rappresentano azioni tipiche delle sole dittature e ciò a prescindere da ogni valutazione di merito sulla pericolosità del virus per il quale sono stati emessi. Neppure se ci fosse stato un virus con mortalità al 100%, in democrazia, si sarebbe potuto agire in questo modo e fortunatamente abbiamo visto che la letalità del Covid 19 è di parecchi ordini di grandezza più bassa fino a diventare addirittura statisticamente irrilevante per le persone in buona salute.

21) La paura della morte, abilmente instaurata dalla stessa propaganda governativa, non deve indurre a legittimare ciò che è stato compiuto, posto che siamo davanti ad un precedente tanto pericoloso da essere potenzialmente mortale per la stessa sopravvivenza della democrazia in questo Paese. Se tutto questo non verrà stoppato e duramente sanzionato, ogni scusa sarà un domani lecita per sospendere diritti costituzionali fondamentali, sospensione che in oggi si protrae da quasi un<

22) In conclusione si vuole rammentare un principio giuridico che pare essere stato dimenticato da tutti e che forse è a monte del “cortocircuito” logico che ha portato taluni a legittimare, davvero incredibilmente e certamente perché annebbiati dalla paura, l’operato del Governo. Si è dimenticato che la libertà personale vale più della vita, che l’art. 32 Cost. non è in alcun modo sovraordinato agli altri valori Costituzionali. Lecito bilanciare diritti Costituzionali contrapposti, ma giammai la tutela di un diritto può portare alla soppressione di tutti gli altri. D’altronde se giuridicamente non fosse pacifico, completamente pacifico, che la libertà vale più della vita, principio di diritto naturale ricompreso tra i diritti inviolabili dell’uomo riconosciuti dalla Repubblica ex art. 2 Cost. allora il lockdown avrebbe dovuto essere fatto in passato e dovrebbe essere fatto anche in futuro davanti a qualsivoglia malattia infettiva. Non c’è un limite di morti dopo il quale la libertà personale può essere soppressa in nome della salute. Se è la salute che deve prevalere sempre, lo dovrebbe fare in presenza di ogni virus, compreso quello influenzale ad esempio, le cui complicazioni uccidono circa 650 mila persone l’anno nel mondo. Dunque se fosse davvero la salute l’unico diritto assoluto e prevalente su ogni altro diritto costituzionale dovremmo chiuderci tutti sotto una campana di vetro per sempre, perché purtroppo le malattie esistono. Se appunto prevale la salute tra dieci, cento, diecimila o un milione  di morti, nulla cambia: la libertà va soppressa per far vivere tutti un po’ più a lungo.
Il Governo di turno, così ragionando, sarebbe in ogni caso obbligato a chiudere tutto. Ma comprenderete facilmente il paradosso, l’aberrante paradosso anzi a cui porta questo ragionamento, è ovviamente inaccettabile sospendere la vita perché esistono le malattie
Bilanciare motivatamente i diritti sarebbe stato invece il solo modo per intervenire, partendo in primis dall’immediato adeguamento dei numeri del nostro sistema sanitario a questa nuova malattia, dalla protezione, esclusivamente facoltativa, delle classi più deboli attraverso reali strumenti e indennizzi. Ma il comportamento del Governo tenuto fino ad oggi non può più essere tollerato e va punito duramente.
Tutto ciò richiamato e premesso l’esponente

CHIEDE

Che i responsabili dei reati di cui in narrativa, dunque il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e gli altri Ministri di questo Governo, siano puniti per i reati indicati o per quelli meglio visti e ritenuti.
Si esprime la volontà di ricevere informazione circa eventuale iniziativa archiviatoria presso il domicilio eletto.
Si chiede altresì l’emissione dei provvedimenti cautelari meglio visti e ritenuti per restituire la libertà personale ai cittadini senza ulteriori ritardi.
Con la massima osservanza.
Luogo e data.
Firma

Chi è l’Avvocato Merco Mori?

Leggiamo su genova24.it

Da “perfetto sconosciuto” ad outsider delle prossime comunali: chi è Marco Mori 

Genova. Tra le frecce al suo arco non c’è quella della diplomazia – e sembra andarne piuttosto fiero – se uno dei suoi post su Facebook maggiormente condivisi è quello in cui afferma: “Se fossi sindaco, alzerei il telefono, chiamerei Gentiloni e lo manderei a fan*^°o!”.

Lo farebbe, se si trattasse di lottare contro il patto di stabilità, Marco Mori, 38 anni, avvocato con uno studio a Rapallo, dove vive, e uno a Cornigliano, è il candidato sindaco di Riscossa Italia. Una candidatura annunciata con largo anticipo, nell’ottobre scorso (dalla senatrice Paola De Pin, quando il movimento si chiamava Alternativa per l’Italia) e che poi è stata soffocata dalla presenza mediatica di altri, più noti, candidati.

Il punto di debolezza, ma forse anche quello di forza, di Marco Mori è il suo essere un perfetto sconosciuto. “Marco Mori chi?!” sarà la reazione della maggior parte delle persone a cui farete il suo nome, per strada, al lavoro, a casa.

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TINA BRUNO | La poesia: un po’ di storia

Nei  primi anni del secolo scorso una serie di fattori di vario genere ha contribuito a modificare profondamente il panorama letterario.

Nasce, infatti, l’Ermetismo che si caratterizza come corrente poetica che teorizza la necessità di attribuire all’arte una funzione etica-metafisica e alle parole la funzione di tramite con l’assoluto (o addirittura tra la realtà alternativa e quella empirica).

La poesia diventa principio e fine di se stessa.

Questa concezione fa sì che i riflessi sulla letteratura e sulla poesia siano, soprattutto, rilevanti sul fine della poetica o della concezione dell’arte, nei termini di una rinnovata discussione sullo statuto tradizionale o, a maggior ragione, intorno alla figura del poeta o della poesia.
La poesia è l’arte di rappresentare la parte intima dell’essere umano: sentimenti, emozioni, solitudine, gioia, amore, spazio, natura, inoltre è il mezzo di comunicazione che unisce gli stati d’animo delle persone.
Strutturalmente la poesia si presenta in lirica, in rima o in prosa.
La lirica è caratterizzata dal processo di ripensare, da capo, il linguaggio poetico–tradizionale le cui caratteristiche sono: dissoluzione delle forme metriche, dissoluzione delle forme, degli accenti.
Sillabe e accenti consentono di controllare la musicalità delle parole, il ritmo e i versi stessi.

I versi risultano, così, dettati dagli accenti e dalle sillabe che li differenziano nel ritmo.

Si ha un suono musicale quando è ben ritmato, con gli accenti nella giusta posizione.
I versi si distinguono per il numero delle sillabe e vanno dal quaternario all’endecasillabo.
Dopo questi brevi cenni sulla storia della poesia riprendo a monitorare la raccolta poetica di Bruno Mancini fermandomi a leggere una poesia racchiusa nell’antologia “Penne Note Matite” ANNO 2017” dal titolo.
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UN’OMBRA

Un’ombra
sconvolge
la piana dì alghe statiche
con ritmo lento di medusa
con pause di dolcezze lunari
-sotto
le sabbie
smosse
più calde e umide-,
un’ombra una carne un’ora
Tu.
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La poesia “Un’ombra”, scritta dal poeta e scrittore Bruno Mancini, fa parte della raccolta “Segni” (1964 – 1987), ed è stata poi, nel 2017, inserita nell’Antologia “Penne Note Matite” presentata nell’Aula Magna del Museo delle Culture (MUDEC di Milano che si caratterizza come polo multidisciplinare dedicato alle diverse testimonianze e culture del mondo) sede espositiva delle civiche raccolte etnografiche.

Si tratta di una poesia di pochi versi ma di ampia musicalità, dove gli accordi ambientali seguono di pari passo quelli dei personaggi coinvolti, e dove il silenzio statico del posto, interrotto dal ritmo lento delle meduse, accompagna il lettore verso la sabbia umida e calda mossa dalla armonia alternata di silenzi e di accodi lunari che danno vita ad una danza di suoni e di pause mentre un’ombra sconvolge quell’ordine naturale.

Il poeta con stupore e meraviglia domanda.
TU.

Il Dispari 20201228

Il Dispari 20201228

Grave lutto per Liga Sarah Lapinska

Tutta la redazione di questo giornale si associa alle espressioni di cordoglio che DILA rivolge a Liga Sarah Lapinska per la morte della sua cara madre.

Liga Sarah Lapinska, Socia fondatrice dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” della quale è ambasciatrice per la Lettonia, è, da sempre, una delle figure maggiormente attive nello sviluppo dei progetti Made in Ischia, oltre ad essere una regolare collaboratrice di questa pagina culturale.

Traduttrice di varie lingue (russo, Italiano, inglese oltre che del lettone, sua lingua madre) Liga ha costantemente assunto impegni di notevole importanza in ambito sociale e politico, sempre disponibile a difendere le ragioni dei deboli e degli emarginati.

Scrittrice, poetessa, pittrice, ceramista, musicista, Liga ha ottenuto numerosi riconoscimenti nelle varie edizioni del premio “Otto Milioni” dedicato alla memoria del Commendatore Agostino Lauro e, nel 2014, è venuta a Ischia per ritirare il diploma di vincitrice messo in palio dall’Istituto Agostino Lauro tramite il suo presidente On. Salvatore Lauro.

A Liga vanno tutti i nostri sentimenti di affettuosa vicinanza.

TWITTERONE: Ottobre 2020

Da Liga Sara Lapinska:

1) Ārija Norkalne con piacere ha regalato la nostra antologia “Penne Note Matite” a Daiga, una ragazza giovanissima e dolce, studiosa dell’arte e delle tecniche del restauro che si è mostrata felicissima di ricevere questo regalo.

2) Per conto di DILA ho regalato al pianista e musicologo Raffi Kharajanyan il mio disegno “We Are Returned”.

Pensando anche alla memoria di sua moglie Nora Novik pianista come lui.

Tutti e due hanno suonato per lunghi anni insieme numerosi studi e sonate con sorprendente virtuosismo.

Lui ha fatto i complimenti al mio disegno qualificandolo: significativo ed espressivo.

Attualmente sto scrivendo la fiaba “Portami a casa!” nella quale narro la nostra storia trasformata in mito e, in essa, questo disegno sarà uno di quelli che ne illustreranno alcune scene.

Presto verrà pubblicata la nostra Antologia annuale “Arte Altrove” nella quale si potrà leggere l’intervista, tradotta in italiano, che mi ha rilasciato Raffi Kharajanyan per questa testata giornalistica

Lo ringrazio di tutto cuore per le espressioni di stima sempre molto ideali!

3) Per conto di DILA, Ivan Defabiani ha ricevuto la nostra antologia “Una pagina un’emozione”; la pergamena che attesta che lui è uno dei vincitori nel nostro concorso “Otto Milioni” come cantante tenore dai timbri sia forti sia pieni di emozioni; e il mio disegno “The Lullaby by a Goddess”.

Ivan Defabiani canta nel teatro dell’Opera “La Scala” a Milano e spesso viaggia con i suoi concerti. Quando è possibile… nonostante la pandemia.

Ivan partecipa a nostri concorso un anno dopo l’altro.

Lo ringrazio per la sua sincerità!

4) Per conto di DILA ho regalato la mia grafica “Two Sisters”, che illustra la mia fiaba”Ninnananna” pubblicata in una dalle nostre antologie, alla mia vicina di casa Anna Tereza Greivule.

Nonostante la sua vita non sia facile, lei è capace di credere ai miracoli.

5) Per conto di DILA ho regalato la mia grafica “The Time to Meditate” e la nostra antologia “Da Ischia l’Arte” a Viesturs Āboliņš.

Egli scrive anche fiabe e testi narrativa.

Lo ringrazio per i magnifici fiori che mi ha fatto giungere in occasione del mio compleanno e per la discreta cordialità che lo aiuta a conoscere gli altri.

6) Ho regalato al mio amico pugliese che attualmente abita in Germania, Antonio Di Nauta, la mia grafica “Be Tender, Oh My Heart!”.

Nel stesso tempo lui ha ricevuto la pergamena nella qualità di vincitore di una sezione del nostro concorso “Otto Milioni”.

Grazie per le tue canzoni, amico mio!

In ricordo dei nostri viaggi verso l’isola chiamata Ischia!

Il Dispari 20201228

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Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

EDITORIALE | EVVIVA I POETI – poesia di Roberta Panizza

Ha avuto inizio in questo mese una nuova rubrica, EVVIVA I POETI, curata dalla scrittrice TINA BRUNO della quale abbiamo già avuto modo di apprezzare, su queste pagine, alcune sue perspicaci divagazioni su temi sociali molto interessanti.

Di Tina Bruno scrittrice vi parliamo in questa stessa pagina nella quale lei, per continuare nella sua nuova attività giornalistica in funzione letteraria, ha scelto di recensire una poesia di Roberta Panizza.

Per quel tanto o poco che ho capito sulle individualità interpretative della poesia, specialmente in riferimento ai testi di poeti non solo moderni ma finanche non corroborati da corposi studi accademici esplicativi dei contenuti linguistici, formali ed oggettivi insiti nei loro poemi, mi sento tranquillo nell’affermare che questa lettura della poesia PENSIERO proposta da Tina Bruno, pur essendo molto evocativa, potrebbe essere considerata come una variante intrigante e seducente della metafora che senza dubbio è implicita nei versi di Roberta Panizza.

Ringraziamo Tina Bruno per il suo contributo e ci auguriamo che l’Autrice del testo ne sia affascinata come è capitato a noi.

Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

Tina Bruno | “PENSIERO” poesia di Roberta Panizza

Non conosco Roberta Panizza dì persona ma solo attraverso le sue opere.
Da una ricerca sul web ho scoperto che insegna, scrive libri dì narrativa, dì poesia e collabora con l’associazione culturale DILA essendone una Socia Fondatrice.

Dalle notizie che si riferiscono a lei è emerso tutto l’amore che nutre per la sua terra, la sua gente, la sua cultura, le sue montagne, ma anche l’amore per Ischia dove si reca spesso per collaborare con l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” e dove apprezza e condivide usi, costumi e tradizioni del posto.

La poesia “PENSIERO” che desidero commentare oggi, in questa rubrica che ho il privilegio di curare per conto dell’Associazione DILA, fa parte di una raccolta “Le mille porte” pubblicata da Aletti nell’anno 2003.

PENSIERO è stata poi selezionata per far parte della splendida antologia di Arti varie “Penne Note Matite” (edita nell’anno 2017 dalla Casa Editrice IL SEXTANTE di Maria Pia Ciaghi con la copertina tratta dall’opera pittorica LE MUSE, di Milena Petrarca, vincitrice del premio “OTTO MILIONI” presentata al Museo Mudec di Milano nell’ambito di un progetto Made in Ischia partecipante alla manifestazione internazionale BookCity,.

PENSIERO

Atomico io
s’espande
oleosa goccia
nel profondo
immenso
liquido nero.

Spudorato gioco.

Intuizione
fugace riverbero bianco
oscurando annichilisce
breve attimo la ragione.

Euforica delusione.

Oltre la meta
ancora infinito.

La mia personale lettura della poesia PENSIERO mi fa immaginare Roberta Panizza che cerca di invitare il genere umano alla difesa dell’ambiente.

Ricca di suggerimenti educativi, di consigli su come dominare gli abusi e la mancanza di rispetto delle cose comuni.

In essa trovo la proiezione dell’Autrice che descrive la sua battaglia contro l’inquinamento, immaginando un atomo che ben presto è assorbito dalle acque sporche dell’oceano.

Grazie a uomini senza scrupoli che continuano a inquinare, anche se per un gioco assurdo il riverbero bianco illumina quelle acque facendole brillare, dando all’osservatore la sensazione del pulito.

Una goccia nell’oceano cosa può fare?
Una goccia nell’oceano?

Può essere l’inizio di una visione di pulizia, assegnando responsabilità e coinvolgendo i popoli della terra.

La ragione, per un attimo, anche se prova piacere, si rende conto che per un gioco ancestrale oltre l’orizzonte c’è l’infinito.

Tina Bruno

 

Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

Da sinistra: Antonio Mencarini – Roberta Panizza – Benedetto Valentino

Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

Bruno Mancini | TINA BRUNO tra poesia e impegno sociale

Tina Bruno, come ben sanno i lettori più attenti di questa pagina, ha iniziato una collaborazione continua con IL DISPARI prendendosi cura della nuova rubrica “EVVIVA I POETI” che ha esordito la scorsa settimana.

Ma Tina Bruno, oltre ad essere una sensibile lettrice ed opinionista di opere poetiche è anche una scrittrice impegnata nel sociale con mille battaglie in ambito educativo e a tutela dell’infanzia.

Oggi abbiamo scelto di darvi qualche input sul suo libro “Asili nido ed educatrici” pubblicato nel 2010 dalla Casa editrice Kimerik e classificato al primo posto nel concorso “Speciale infanzia 2020”, augurandoci di offrirvi una buona ragione per avvicinarvi alla prosa e alle “battaglie” della nostra Autrice.

Nella nota introduttiva si legge “Quando si lavora con i bambini e per i bambini in un’istituzione come il nido, dove la gestione sociale porta avanti l’impegno assegnatole dalla stessa legge N° 1044 (che nel lontano 1971 istituì i nidi), la qualità del sevizio è eccellente.
Gli operatori, animati e spinti a svolgere la propria professione dall’obiettivo che li unisce, cioè il benessere del bambini, svolgono ogni attività cono spirito di collaborazione e con la voglia di creare occasioni e percorsi educativi che forniscano al bambino la serenità di cui ha bisogno.
Questo è stato lo stimolo che mi ha sostenuta durante il mio lungo percorso lavorativo e questa è la forza che adesso mi sprona a comunicare a chi si occupa di educazione le mie bellissime esperienza vissute con i bambini, in parte già raccontate in alcuni libri pubblicati sin dall’anno 2006.

Tina Bruno ha iniziato con una piccola antologia dal titolo “Il pesciolino curiosone“, che ha curato e che ha visto la partecipazione del gruppo educativo del nido “Acquarelli” (adesso nido “Ciclamino”) di cui lei faceva parte.

Nello stesso periodo ha pubblicato “Piccola raccolta“, un libro di favole e poesie per bambini, mentre, nell’anno 2007, ha pubblicato “Favole educative” e “Il girotondo delle parole“.
Sono del 2008 “Le parole della vita” e “La cultura dell’infanzia”.

Tina Bruno ha partecipato a vari concorsi di narrativa e poesia, ricevendo diplomi d’onore e attestati di merito.
Ha, inoltre, preso parte ad alcune antologie, tra cui le ultime pubblicate dal Made in Ischia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, e ha ricevuto numerosi riconoscimenti anche a seguito della partecipazione al concorso “Granelli di parole” con la poesia “Grazie”.

Nel 2008 ha aderito ad un concorso di narrativa e poesia bandito dal Clubs des Poètes, ricevendo dalla città di Rivoli (TO) un diploma d’onore per la poesia “La sorte”.

Altri attestati le sono stati conferiti per la partecipazione alla terza e quarta edizione del concorso “Granelli di parole” con le poesie “Voglia di libertà” e “Il dopo”.

Nell’anno 2009 ha vinto il primo premio, con la favola “Festa a sorpresa”, nonché un attestato di merito per la poesia “I suoni del corpo”, nel concorso nazionale di narrativa e poesia “Speciale infanzia” bandito dall’Associazione Marel, promosso e sostenuti dalla Provincia di Roma e dalle biblioteche romane.

E ci fermiamo qui, rimandando ad una nuova occasione il prosieguo della sua attività letteraria fino ai giorni nostri.

Oggi, ciò che più la soddisfa e la rende felice è la consapevolezza di vedere, meritatamente, diffuso su internet il suo nome accanto a quelli di celebri scrittori di letteratura per grandi e piccini, attraverso i suoi volumi che una libreria universitaria si è presa cura di pubblicizzare.

Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20201221 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20201214

Il Dispari 20201214

Il Dispari 20201214

Il fatto e la passione

In questo periodi di grande attenzione per la situazione sanitaria, desidero invitarvi a leggere la mia poesia “Il fatto e la passione” tratta dal volume “La sagra del peccato” (1957 – 2003) nella quale illustro la scena del trapianto di cuore donato da un poeta morto ad un individuo, Ignazio, dalla vita poco edificante.

Ciò che nella narrazione poetica avvenne prima, e ciò che avverrà dopo questo “evento”, lo potrete leggere accedendo alla pagina

https://www.emmegiischia.com/wordpress/bruno-mancini/poesie/la-sagra-del-peccato/

dove sono pubblicate alcune poesie della raccolta.

Intanto, però, mi preme invitarvi a fare attenzione alle figure retoriche presenti nella poesia, perché metafora, sineddoche, metonimia, allitterazione, allegoria, iperbole, onomatopea ecc. sono spesso in giro tra questi versi.

Dalla raccolta di poesie
“La sagra del peccato”
(1957 – 2003):

Ignazia mi stende sul letto

Ignazio è già steso sul letto

non è il mio letto

la prima volta

non c’è il mio odore

e penso ancora a nostro figlio

non c’è il cuscino

e forse pensa a nostro figlio

odio gli alberghi

al cane

è scomodo per il mio corpo

alle tasse

“Sbrigati Ignazia”

senza fantasia

senza fantasia

senza mistero

senza mistero

senza colori

senza colori

è scomodo per il mio corpo

e voglio dargli un bacio

“Sbrigati Ignazia”.

Ignazia mi abbaglia

è la mia luce

muovendo un lume mi scruta

neanche spengo la TV

non è la mia gola

sguardi veloci

non è il mio ventre

tum tum tum

non è il mio pube

mi piace questo ritmo

odio le mani sul petto

tum tum tum

fissato da occhiali dorati

sempre uguale

“Sbrigati Ignazia”

tum tum tum

la lingua in bocca

va bene così

il ciuccio all’uccello

tum tum tum

lo spray e l’aerosol

la scena è perfetta

fissato da occhi dorati

ora è il mio turno

“Sbrigati Ignazia”.

Ignazia mi stordisce

Ignazio è già stordito

non è il suo volto banale

il suo volto è teso

non c’è una piega

forse lui sogna

non c’è una ruga

il mare in pedalò

non c’è un sorriso

i monti

odio i peli nel naso

Parigi in bicicletta

è enorme su i miei occhi

l’isola all’alba

“Sbrigati Ignazia”

il suono del suo stereo

le ciglia

l’ultima baldracca

i baffi

no, non voglio

i peli sul culo

mi sogna

è enorme su i miei occhi

mi sogna

“Sbrigati  Ignazia”.

Ignazia sta cambiando la mia vita

la vita cambia gli uomini

è ansimante e sudata

mi ama

ora è solo con le sue voglie

e mi uccide

mi ama

ora è solo

o mi uccide

mi ama

ora… … … … … … … … … … …

odio i ritorni ……………………………… …

“SBRIGATI IGNAZIA”…………………

mi ama                           ……………………………….

simbiosi perfetta

e mi uccide

mi ama

muoviti coglione

o mi uccide

mi ama

pulsa puttano

odio i ritardi

sbatti perdio

            “SBRIGATI DONNA”

batti

mi ha già cambiato il cuore
ed io
non so se
quando avrò smesso
il flamenco
su capitelli in fumo
d’antico
quando avrò smesso
d’essere
padrone di Aladino
quando avrò sciolto
i remi
al mio vascello
vorrò sapere se
se
se
se Ignazio di Frigeria e D’Alessandro
se
se
se riuscirò ad amarla ancora
se
se
se sarò vivo oppure morto.

Il Dispari 20201214

Il Dispari 20201214

Bruno Mancini | BENITO CORRADINI “I sogni del mio giorno”  

 

Benito Corradini, nato a Capronica, laureato in scienze politiche, Giornalista, già Dirigente della Regione Lazio, è anche un Poeta sensibile e raffinato come potrete apprezzare nella lirica che concluderà questa presentazione.

Giornalista dal 1970; Capo Ufficio Stampa CRPE del Lazio; Consigliere dell’Ordine Nazionale Giornalisti; Fondatore e Direttore dal 1972 della rivista La Sponda (oltre 500 numeri); Fondatore del Centro Internazionale La Sponda poi divenuto Accademia Internazionale La Sponda; Autore di circa 6000 articoli su quotidiani e periodici.

Ideatore ed Organizzatore, per Artisti italiani e straneri, di circa:
3000 mostre collettive in Italia e all’estero
2500 presentazioni di cataloghi
1500 mostre personali
1500 premi e riconoscimenti
500 mostre estemporanee
150 premi internazionali di arte e cultura
100 convegni
5 libri di poesie
2 murales.

Ideatore (nel 1981) del defilé “Donna sotto le stelle” a Roma -Trinità del Monti (il primo e più grande del mondo)

Tutto ciò non solo in Italia, ma anche e prevalentemente in Grecia, Francia, Finlandia, Norvegia, Siria, Cina.

Romano Bartoloni (Presidente Sindacato Cronisti Romani) nel 2004, in un articolo dal titolo “La sua Musa nelle cose quotidiane” ha scritto di lui: “Benito Corradini rivela una personalità poliedrica e dalle doti rare in tempo ad alto tasso tecnologico ma a basso corso di umanesimo […] La poesia è da sempre legata al mondo del magico e dell’irrazionale, si soglie in rivoli di versi per colmare l’animo assetato di amore e di emozioni, perché più della storia è la poesia vicina alla verità del quotidiano degli uomini (Platone) […] Le liriche di Corradini commuovono, scuotono le corde più sensibili, quando canta la malinconia e la nostalgia, compagna inseparabile vita…”

Luigi Saitta, Segretario di Redazione TG1 ha scritto in anteprima al libro “I sogni del mio giorno” pubblicato da Corradini nel 2005  “Liriche che evocano ricordi, viaggi, esperienze, amare solitudini. Ricordi sospesi tra le isole Greche e le montagne del Trentino e dell’Abruzzo, con una affettuosa e partecipe attenzione nel mondo dell’arte, che l’autore avverte quanto mai vicino”.

Ecco, molte sue poesie sono dedicate al mare, alle isole, alla natura e abbiamo ottime ragioni per credere che una delle prossime liriche di Benito Corradini sarà dedicata alla nostra isola d’Ischia.

TENERIFE
Febbraio 1998

Il vento
ti sfiora
d’incanto
dei tanti profumo
del mare
e dei monti
d’intorno.

Il Dispari 20201214

Il Dispari 20201214

Il Dispari 20201214

Il Dispari 20201214

Il Dispari 20201214

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DILA

NUSIV

VIRUSISCHIA

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