Premio Otto milioni – settima edizione 2018

Premio Otto milioni – settima edizione 2018

Premio Poesia “Otto milioni” 2018

Premio Narrativa 2018 “Otto milioni”

Premio Giornalismo “Otto milioni” 2018

Premio Musica “Otto milioni” 2018

Premio Arti Grafiche “Otto milioni” 2018

Classifica web prime 80 opere arti grafiche premio Otto milioni 2018

Classifica finale premio Arti grafiche “Otto milioni” 2018

20 Opere finaliste premio internazionale arti grafiche “Otto milioni” edizione 2018

Classifica seconda Giuria Premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni” edizione 2018

Classifica prima Giuria Premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni” edizione 2018

Poesia – Finalisti premio “Otto milioni” 2018

Arti grafiche – Finalisti premio “Otto milioni” 2018

Giornalismo – Finalisti premio “Otto milioni” 2018

Narrativa – Finalisti premio “Otto milioni” 2018

Musica – Finalisti premio “Otto milioni” 2018

Cerimonia premiazione

vincitori, partecipanti e collaboratori
delle cinque sezioni
(arti grafiche, poesia, giornalismo, letteratura, musica)

del Premio internazionale
“Otto milioni” edizione 2018.

Domenica 27 Gennaio 2019, alle ore 16.00, a Roma
nella sede sociale dell’Associazione culturale Sinergie Solidali (Via Volsini 27) si terrà la cerimonia di premiazione dei vincitori dei Premi “Otto milioni” 2018 (poesia, arti grafiche, musica, letteratura, giornalismo) già comunicati nell’Aula Magna della SIAM di Milano durante l’evento del 17 novembre inserito nel cartellone del #BCM18 Bookcity e già pubblicati in questa pagina del 19 novembre 2018).
L’anfitrione sarà Mariapia Ciaghi, editrice di “Il Sextante” e del magazine Eudonna.
Sarà presente una folta delegazione dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
Diverse Associazioni culturali invieranno loro rappresentanti.
l grande poeta catalano Joan Jos Josep Barcelò I Bauçà sarà ospite d’onore
Il quotidiano “Il Dispari” sarà la testata di riferimento di tutti i servizi giornalistici, mediatici e audiovisivi.

Saranno premiati con pergamene “Otto milioni”

Arti grafiche


Quinto posto Ismail Akinc
Quarto posto Ravishankar Roy
Terzo posto Osama Salama
Secondo posto Victor Rocha
Primo posto Liga Sarah Lapinska

Giornalismo


Quinto posto Silvana Lazzarino
Quarto posto Liga Sarah Lapinska
Terzo posto Caterina Guttadauro

 

 

Secondo posto Angela Maria Tiberi

Primo posto Silvana Lazzarino

Musica


Quinto posto Ivan Defabiani
Quarto posto Enzo Salvia
Terzo posto Valentina Gavrish
Secondo posto Franco Ruggiero Pino
Primo posto Antonio Di Nauta

Narrativa


Quinto posto Ksenia Svetlova
Quarto posto Valery Chursanov
Terzo posto Liga Sarah Lapinska
Secondo posto Angela Maria Tiberi
Primo posto Caterina Guttadauro

Poesia

Cerimonia premiazione vincitori, partecipanti e collaboratori delle cinque sezioni (arti grafiche, poesia, giornalismo, letteratura, musica) del Premio internazionale "Otto milioni" edizione 2018. Domenica 27 Gennaio 2019, a
Quinto premio Giuseppe Vultaggio
Quarto premio Anna Rancāne
Terzo premio Liga Sarah Lapinska
Secondo premio Franco Maccioni
Primo premio Miriam Bruni

Saranno premiati con attestati di partecipazione “Otto milioni”

Roberta Panizza
Bruno Mancini
Domenico Umbro
Roberto Prandin
Flora Rucco
Stefano Degli Abbati
Patrizia Canola

Saranno premiati con attestati di collaborazione “Otto milioni”

Gaetano Di Meglio
Mariapia Ciaghi
Dalila Boukhalfa (Presidente Giuria)
Patrice Gaspari (Direttore La Voce)
Enrico Buono (Patron teleischia)
Pierluigi Goggio (Video)
Boutique Maria Grazia (Sponsor)
Milena Petrarca (Collaborazione eventi)
Antonio Fiore (Veterano premio)
Giovanni Zambito (Direttore di Fattitaliani)
Felice Maria Corticchia (Regista, sceneggiatore)
Joan Jos Josep Barcelò I Bauçà (Poeta)

Seguiranno ulteriori informazioni.
Ingresso libero su prenotazione tramite mail da inviare a emmegiischia@gmail.com fino ad esaurimento dei posti disponibili.
INFO: 3914830355 tutti i giorni dalle 12 alle 23.

Galleria fotografica della cerimonia di premiazione del premio “Otto milioni” edizione 2018.

 

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Il Dispari 20181231 – Redazione culturale

Il Dispari 20181231 – Redazione culturale

Il Dispari 20181231

Il Dispari 20181231 – Redazione culturale

Editoriale

Nell’ultimo numero del 2018 di questa pagina, desidero esprimere tanti auguri a tutti voi lettori, tanti ringraziamenti ai numerosissimi collaboratori che hanno permesso la dinamica e colta proposizione di contenuti artistici-sociali-culturali pubblicati qui settimanalmente, e tantissima gratitudine a Gaetano Di Meglio che ci ha lasciata SEMPRE la piena e totale autonomia gestionale della redazione della pagina.

Associazioni di qualsiasi natura, eventi di ogni forma d’arte proposti in ogni regione italiana, Artisti di tutti i continenti hanno trovato spazio e visibilità in questa testata giornalistica che, sempre più, si va affermando ben oltre i confini dell’isola come la vera autentica voce del Made in Ischia.

Ciò non basta a farci adagiare in abitudini ormai consolidate!
Infatti, per il 2019 sono in programma alcune novità tese a diffondere attraverso “Il Dispari” tutto ciò che ci verrà proposto di interessante in alcune regioni d’Italia… e non solo d’Italia.

Nel Lazio, in Emilia Romagna, nel Trentino, in Sicilia e in Algeria, alcuni amici/amiche dei nostri progetti culturali stanno già riscaldando le dita per essere pronti a sfornare articoli, interviste e cronache che costituiranno le colonne portanti di nuove redazioni regionali.

Tutti noi dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Artre – DILA”, con l’auspicio di ricevere l’apprezzamento di voi lettori, contiamo di ricevere un giudizio favorevole se non spesso per l’auspicabile gradimento dei contenuti che proporremo, almeno sempre come premio alla buona volontà con la quale continueremo ad attuare tutte queste nostre iniziative Made in Ischia.
Grazie, buon anno a tutti.

Io fui mortale.

Macroscopiche assoluzioni
per chiodi infissi nella mia coscienza,
Padre,
con benna estirpo ad una ad una
tra scricchiolanti cantilene,
e strascico avvolti
in folti fogli fitti di poesie,
Madre,
nel nostro tempo d’inutili menzogne.
Né sia truce in questi occhi non più asprigni
lo sguardo austero dei tuoi decreti,
Padre,
nel banno affisso sul muro di gomma
impiastricciato dalle mie storie fascinose,
dov’io m’illudo
in voglie e volti in veglie,
Madre,
fra dolci inganni che non sono tradimenti.
Ci sia indulgenza se non perdono
per la mano che respinge i miei sorrisi
per la mano che raccoglie le mie lacrime.
Io fui mortale.

Bruno Mancini

Cerimonia di premiazione premi “Otto milioni” 2018

Domenica 27 Gennaio 2019, alle ore 16.00, a Roma nella sede sociale dell’Associazione culturale Sinergie Solidali (Via Volsini 27) si terrà la cerimonia di premiazione dei vincitori dei Premi Otto milioni 2018 (poesia, arti grafiche, musica, letteratura, giornalismo) già comunicati nell’Aula Magna della SIAM di Milano durante l’evento del 17 novembre inserito nel cartellone del #BCM18 Bookcity e già pubblicati in questa pagina del 19 novembre 2018).

L’anfitrione sarà Mariapia Ciaghi, editrice di “Il Sextante” e del magazine Eudonna.

Sarà presente una folta delegazione dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Diverse Associazioni culturali invieranno loro rappresentanti.
l grande poeta catalano Joan Jos Josep Barcelò I Bauçà sarà ospite d’onore

Il quotidiano “Il Dispari” sarà la testata di riferimento di tutti i servizi giornalistici, mediatici e audiovisivi.

Saranno premiati con pergamene “Otto milioni”

Arti grafiche

Quinto posto Ismail Akinc
Quarto posto Ravishankar Roy
Terzo posto Osama Salama
Secondo posto Victor Rocha
Primo posto Liga Sarah Lapinska

Giornalismo

Quinto posto Silvana Lazzarino
Quarto posto Liga Sarah Lapinska
Terzo posto Caterina Guttadauro
Secondo posto Angela Maria Tiberi
Primo posto Silvana Lazzarino

Musica

Quinto posto Ivan Defabiani
Quarto posto Enzo Salvia
Terzo posto Valentina Gavrish
Secondo posto Franco Ruggiero Pino
Primo posto Antonio Di Nauta

Narrativa

Quinto posto Ksenia Svetlova
Quarto posto Valery Chursanov
Terzo posto Liga Sarah Lapinska
Secondo posto Angela Maria Tiberi
Primo posto Caterina Guttadauro

Poesia

Quinto premio Giuseppe Vultaggio
Quarto premio Anna Rancāne
Terzo premio Liga Sarah Lapinska
Secondo premio Franco Maccioni
Primo premio Miriam Bruni

Saranno premiati con attestati di partecipazione “Otto milioni”

Roberta Panizza
Bruno Mancini
Domenico Umbro
Roberto Prandin
Flora Rucco
Stefano Degli Abbati
Patrizia Canola

Saranno premiati con attestati di collaborazione “Otto milioni”

Gaetano Di Meglio
Mariapia Ciaghi
Dalila Boukhalfa (Presidente Giuria)
Patrice Gaspari (Direttore La Voce)
Enrico Buono (Patron teleischia)
Pierluigi Goggio (Video)
Boutique Maria Grazia (Sponsor)
Milena Petrarca (Collaborazione eventi)
Antonio Fiore (Veterano premio)
Giovanni Zambito (Direttore di Fattitaliani)
Felice Maria Corticchia (Regista, sceneggiatore)
Joan Jos Josep Barcelò I Bauçà (Poeta)

Seguiranno ulteriori informazioni.
Ingresso libero su prenotazione tramite mail da inviare a emmegiischia@gmail.com fino ad esaurimento dei posti disponibili.
INFO: 3914830355 tutti i giorni dalle 12 alle 23.

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1) Nella prestigiosa rassegna stampa di Bookcity
https://www.bookcitymilano.it/rassegna-stampa
vengono inserite numerose pagine di questo (quotidiano Il Dispari pubblicate dalla Redazione culturale DILA:

Il Dispari 20181210 – 10 Dicembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c1/0d0/25b/5c10d025bfbc6716738796.pdf

Il Dispari 20181203 – 3 Dicembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/7da/5c0f857da12cc270956686.pdf

Il Dispari 20181126 – 26 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/9cd/5c0f859cd9aba159586020.pdf

Il Dispari 20181119 – 19 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/d8f/5c0f85d8f03f8174678784.pdf

Il Dispari 20181112 – 12 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/c44/5c0f85c44a7c0110202693.pdf

2) La pittrice Milena Petrarca e la scrittrice Raffaella Lanzetta si sono fatte fotografare all’ingresso del Museo della Terra Pontina mostrando il volume antologico “Penne Note Matite” edito da Il Sextante di Mariapia Ciaghi per conto dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
In particolare Milena Petrarca è stata proclamata vincitrice del premio di Arti grafiche “Otto milioni” 2017 durante l’evento DILA approvato dal comitato organizzatore del Bookcity e svoltosi a Novembre 2017 nel MUDEC di Milano.

3) Nellija Matjučenko, ha ricevuto con molto piacere da Liga Sarah Lapinska (opinionista della pagina culturale pubblicata su questo quotidiano Il Dispari) per conto di DILA, l’antologia “Mare Monti Mare” dedicata al compianto Comandante Agostino Lauro.
Nellija Matjučenko lavora nella Biblioteca Scientifica di Jelgava nella quale non è la prima volta che sono stati resi disponibili i nostri libri in gratuita lettura.

Il Dispari 20181224 – Redazione culturale

Il Dispari 20181224

Il Dispari 20181224 – Redazione culturale

Editoriale

Un capitolo del mio racconto “La notizia virgola. La condanna punto” tratto dalla raccolta “Per Aurora volume secondo”.

La condanna punto – Capitolo 1°

Non avevo ancora completamente realizzato cosa fare, se accettare da Aurora il nuovo attestato di amicizia, salutare ed abbandonare il suo regno pur essendo a conoscenza degli eventi pronti ad investirla con nuova e più grande pericolosità, oppure, rimettendo in moto la narrazione (con Edoardo, Tom ed Edith sul palco), lasciare che i miei timori balenassero nella sua psiche se non come certezza, almeno come sospetto.

Così agendo, ne ero consapevole, poteva tuttavia accadere che lei, Aurora, interpretasse in maniera non assolutamente conforme ai miei intenti i risvolti delle azioni e dei convincimenti insiti nella narrazione della parte del racconto che avrei dovuto proporre.
Non muovevo, né in un senso, né nell’altro la mia determinazione, quasi imbambolato, sognante, ad occhi aperti immobili, con a fianco la mia Anima e il mio Cervello tutti magicamente adagiati nelle oblianti attenzioni della nostra amica.

Nessuna altra idea.

L’uomo vestito di bianco riprese il suo posto al pianoforte suonando in nostro onore le più belle melodie napoletane del suo immenso repertorio.

Un’indubbia corrente di pensieri gli consentiva di percepire i miei desideri, tramutandoli in musicalità prima che io li esprimessi.
Indifferentemente” ritornava ad ogni mio impulso, sempre con maggiore intensità.

Una volta intonata da trombe parlanti, ed era lui vestito di bianco a farlo, la successiva, come se cime di palme e di eucalipti, ondeggiando, rumoreggiassero più simili a violoncelli e contrabbassi che ad alberi tra venti tropicali in foreste dense di pioggia.
E nuie pe’ recità l’urtima scena…

La donna dalle mani ambrate e con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù, non smetteva di coccolarlo.

La calma giornata di primavera copriva, con un silenzio innaturale di tutto quanto intorno a noi era realtà fisica dell’esistenza, la nostra stessa voglia di agire, ammantandoci di soddisfatta pigrizia.

L’uomo della ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero, l’indimenticabile protagonista del mio primo incontro con Aurora, era stato da lei invitato ad allietare il nostro gruppo suonando il pianoforte.

Fuggita dal mondo per incontrarlo nel loro ultimo appuntamento, la sua anima gli teneva una mano poggiata sulla spalla.

Edoardo sfogliava e leggeva in silenzio il mio racconto dal punto in cui era stato interrotto, Edith, vorrei dire, usignuoleggiava (ma non credo che l’insensibile correttore delle bozze mi consentirà questa astrusità) antiche canzoni in un inconfondibile accompagnamento.
Aurora, Aurora non lo dimostrava, ma era commossa, intensamente felice e turbata dalla prima sensazione umana della sua esistenza:
-«Petrus, beviamo con il nostro amico che da ora in poi chiameremo Ignazio.
Consigliaci.
Stappa quanto di meglio abbiamo
Davvero?
Davvero anche per Voi, Signora?»
È al loro onore che spetta questo mio brindisi.
Meritano che io beva con loro.
Avanti, Petrus.»
Valpolicella e gassosa?»
Non chiedere, mesci.»
La Signora adesso è veramente Aurora.»

Fu una frase a scuotere il mio torpore e ad impormi la decisione che rifiutavo di assumere.

Aurora aveva detto: “È al loro onore che spetta questo mio brindisi”. Il mio onore decise che non poteva assistere senza partecipare.
Cercai il raggiungimento dello scopo evitando di intaccare il sacrale concetto dell’individualità che ho sempre coltivato.
Lei avrebbe dovuto comprendere attraverso i fatti.

I figli di puttana insinuano.
La Vita no, la Vita mostra. Dissi:

Vuoi e puoi chiamarmi come preferisci.
I nomi sono convenzioni ed è il padrone di casa che stabilisce le regole.
Puoi offrirmi l’eccelsa sapienza di Petrus nello scegliere il vino del migliore vitigno nell’annata di eccezionale qualità, puoi concedermi le mille serenate ballate canzoni delle mie terre, sublimate dall’uomo con l’anello di rubino al dito, ma perché non chiedi cosa io gradisco?
Un urlo?
Aceto?
Oppure forse altro?»

Lei: -«Se tu non fossi Ignazio ti crederei un meschino accattone, ma tu hai altro in mente che non la tua convenienza, parla, che vuoi?»

Io: -«Detto così, il concetto è gratificante, ma non sono sicuro che sia esatto. Corro comunque il rischio e chiedo che tu ascolti almeno un’altra parte del mio racconto.
Non sarà certo un capolavoro, però da quando mi hai chiamato, ricordi “Vieni e fai leggere per me il tuo nuovo racconto a chi più lo merita”, da allora la mia ambizione ha ruotato intorno al piacere di ascoltare le espressioni dei tuoi sensi durante lo svolgersi della narrazione.
Mentre analizzavi segni sospetti della mia partecipazione alle azioni suicide degli infami maledetti, io assaporavo la repressa dicotomia tra l’abbandono innocente e puerile della tua anima e l’attento distacco del tuo cervello. Naturalmente mi riferisco al loro rapporto con il racconto che Edoardo e Edith e Tom stavano rappresentando.
Ora che in te il dubbio è stato chiarito, sarebbe magico, per la ricerca di sensazioni da sempre padrona del mio intimo più segreto, ascoltare in tua compagnia, se non tutto il seguito di “La Notizia”, almeno una parte che credo significativa.»

Lei: -«Adesso so che avevo ragione dicendo che hai altro in mente.
Proviamo, e se non fosse così, non sarebbe il tuo piacere un premio immeritato.
Petrus, alza il sipario.
Vuoi bere una metaxa?»

Petrus: -«Signora, e me lo chiedete?
Sono almeno venti anni che non la schiocco tra lingua e palato.
In un bicchiere caldo grande e pieno.
Grazie.
Signore e Signori, a gentile richiesta, Edoardo, Edith e non so chi altro, leggeranno non so quale capitolo di non ricordo quale libro.
Ancora metaxa, prego.
Grazie.
Noi ascolteremo come vuole la nostra Signora, compiti e composti.
Musica, silenzio.
Carò se arriva qualcuno chiama me.
Questa metaxa sarebbe eccezionale se non finisse così presto. Un’altra.
Grazie.
Posso dare inizio alla lettura?
Sì?
Capitolo?
…Quattordicesimo? Nono, in quanto per ultimo è stato letto l’ottavo! Quattordicesimo?… Perché quattordicesimo?… Va bene, va bene, quattordicesimo… quattordicesimo .
Libro?
La Notizia.
OK.
Via.
No, non toccate il mio bicchiere, lo porto con me.»

INFO: ISBN 9781409282372

Prodotto ID 4637203
Edizione Terza
Editore Bruno Mancini
Pubblicato 18 novembre 2009
Pagine 126
Rilegatura Copertina morbida con rilegatura termica
Inchiostro contenuto Bianco e nero
Peso 0,24 kg
Dimensioni (centimetri) Larghezza: 15,24, altezza: 22,86
Prezzo € 13,91 (IVA esclusa)
Stampa in 3-5 giorni feriali

http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-secondo/paperback/product-4637203.html

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1) Nella prestigiosa rassegna stampa di Bookcity
https://www.bookcitymilano.it/rassegna-stampa
vengono inserite numerose pagine di questo quotidiano Il Dispari pubblicate dalla Redazione culturale DILA:

Il Dispari 20181210 – 10 Dicembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c1/0d0/25b/5c10d025bfbc6716738796.pdf

Il Dispari 20181203 – 3 Dicembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/7da/5c0f857da12cc270956686.pdf

Il Dispari 20181126 – 26 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/9cd/5c0f859cd9aba159586020.pdf

Il Dispari 20181119 – 19 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/d8f/5c0f85d8f03f8174678784.pdf

Il Dispari 20181112 – 12 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/c44/5c0f85c44a7c0110202693.pdf

2) La pittrice Milena Petrarca e la scrittrice Raffaella Lanzetta si sono fatte fotografare all’ingresso del Museo della Terra Pontina mostrando il volume antologico “Penne Note Matite” edito da Il Sextante di Mariapia Ciaghi per conto dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
In particolare Milena Petrarca è stata proclamata vincitrice del premio di Arti grafiche “Otto milioni” 2017 durante l’evento DILA approvato dal comitato organizzatore del Bookcity e svoltosi a Novembre 2017 nel MUDEC di Milano.

3) Nellija Matjučenko, ha ricevuto con molto piacere da Liga Sarah Lapinska (opinionista della pagina culturale pubblicata su questo quotidiano Il Dispari) per conto di DILA, l’antologia “Mare Monti Mare” dedicata al compianto Comandante Agostino Lauro.
Nellija Matjučenko lavora nella Biblioteca Scientifica di Jelgava nella quale non è la prima volta che sono stati resi disponibili i nostri libri in gratuita lettura.

Una poesia tratta dalla raccolta “Cantico del cigno” di Adriana Iftime Ceroli.

Alibi

Chissà com’era la Terra
prima dell’amore?
Probabilmente colma di anime fluttuanti,
uso e getta,
con la paura del tempo
che sotterrava piano i silenzi
ghiacciati della luna.
Una volta l’ho messa nella tasca dei jeans.
Si è sporcata dei miei demoni
ed è andata via scivolando
verso Washington,
come una bambina
con un kalashnikov in mano
per sparare,
per sparare i sentimenti sprecati.

Il Dispari 20181217 – Redazione culturale

Il Dispari 20181217

 

EDITORIALE
Antonio Di Nauta ha vinto il premio di musica “Otto milioni” 2018.

Il 17/11/2018, durante l‘evento DILA “Otto milioni” approvato dal comitato promotore del #BCM18 Bookcity Milano, nell’Aula magna della SIAM, l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, tramite la sua Presidente Roberta Panizza, ha proclamato le vittorie di Antonio Di Nauta e di Miriam Bruni rispettivamente nella sezione musica e nella sezione poesia del Premio “Otto milioni” 2018.
A Miriam Bruni e ad Antonio Di Nauta (che ricordiamo come coinvolgente cantante pianista in numerosi eventi organizzati da DILA nel Coquille e nell’Hotel Parco Verde di Ischia) vanno tutti i più calorosi complimenti da parte della Direzione e della Redazione di Il Dispari.

Questi sono i testi completi con i quali Roberta Panizza e Stefano Degli Abbati hanno comunicate le loro vittorie.

ROBERTA PANIZZA
Antonio Di Nauta, con la canzone “L’abitudine”, ha vinto il Premio di Musica “Otto milioni” 2018.
Chi è Antonio Di Nauta?
Antonio Di Nauta, originario di Lesina in Puglia, ha sempre avuto una grande passione per il canto fin da quando, a partire dai 12 anni, ha cominciato a imparare il mestiere di Falegname e proprio il suo maestro in questa arte pratica gli ha dato l’ispirazione per dedicarsi alla musica e lo ha invogliato a seguire i maggiori esponenti della musica italiana dai quali ha imparato molto.
La sua passione è quindi cresciuta di giorno in giorno.
Dal 1967 si è trasferito in Germania, ma dal 2011 al 2016 è tornato in Italia e in particolare ad Ischia, dove è entrato in contatto con Bruno Mancini seguendo i suoi eventi e lasciandosi coinvolgere dalla sua simpatia.
In questo periodo trascorso sull’isola ha animato numerose serate in diversi Hotel facendo conoscere le sue doti canore.
Poi però ha dovuto fare rientro in Germania dove vivono anche i suoi figli.
Anche in questo paese allieta molte serate con la sua musica e questo gli fa sopportare il fatto di dover stare lontano dalla sua terra natia.

Miriam Bruni ha vinto il premio di poesia “Otto milioni” 2018 con la poesia “Frutto”
Legge Stefano Degli Abbati

Frutto,
polpa del pensiero,
ti vedo
rapido passare
lungo la matita come un siero.
Cadere pulito – ti vedo –
sul foglio delicato: pensiero
in forma di parole
Scrittura mia
corsiva – Nient’altro
oggi so fare.

Miriam Bruni vive a Borgo Panigale in provincia di Bologna.
Laureata in Lingue e Letterature Moderne a Bologna è abilitata all’insegnamento di Lingue e Cultura spagnole.
Ama la scrittura e la poesia sin da bambina. In esse e grazie ad esse dialoga costantemente con se stessa, gli altri, la natura e il trascendente.
Da un po’ di anni si è molto appassionata alla fotografia.
Nel 2011 ha raccolto e fatto pubblicare una prima silloge di sue poesie, che ha intitolato “Cristalli”. Del 2014 è il suo secondo libro, “Coniugata con la vita. Al torchio e in visione”.
Del 2017 la terza raccolta: “Credere nell’attesa”.
Del suo poetare dice: “La mia predilezione poetica va alla concisione e alla intellegibilità.
Con la parola cerco di raccogliere, ordinare ed esprimere l’emozione (piacevole o spiacevole) che mi preme dentro, l’intuizione, l’immagine, lo slancio che vengono ad abitarmi o anche solo attraversarmi facendomi sentire me stessa, e viva!
è scrivendo, perciò, che metto a fuoco le esperienze vissute, che metto a nudo il mio cuore, cerco il bene, l’oltre delle cose, l’essenza profonda e risonante.
Quanto alla forma tendo alla massima concentrazione, alla sintesi, a quella che potrei chiamare cristallizzazione.”

TWITTERONE

1) Adriana Iftimie Ceroli, da circa un mese nuova opinionista di questa pagina culturale, mi ha scritto: “Carissimo Bruno, in seguito alla nostra conversazione telefonica, sono lieta di comunicarti che Mario Ceroli ha accettato con entusiasmo l’idea di preparare la copertina della prossima antologia che sarà pubblicata da te, ed è disponibile anche a illustrare alcune pagine della stessa pubblicazione.
Ci aggiorniamo e sono felice di questo nuovo rapporto instaurato nella segno della cultura ischitana e non solo.
Ti mando un caro abbraccio e ti faccio un applauso.
Con amicizia e stima, Adriana Iftimie Ceroli.”
Per chi non conoscesse la storia artistica di Mario Ceroli, e fosse all’oscuro della fama mondiale che gli è riconosciuta, basterà ricordare che egli è il realizzatore del famosissimo Unicorno alato (1990), in legno rivestito di oro, esposto all’ingresso della sede Rai di Saxa Rubra.
Ringraziamo il Maestro Mario Ceroli per il grande privilegio che ci concede, ringraziamo Adriana Iftimie Ceroli per la preziosa collaborazione, e vi diamo appuntamento alle prossime settimane per i particolari relativi a questo nuovo importante successo ottenuto nel nome del Made in Ischia targato “Associazione culturale Da Ischia L’Arte – DILA”.

2) IL SEXTANTE & DILA vi invitano ad assistere alla lettura drammatizzata del testo di Andrés Pociña “Resa dei conti”.
La presentazione dell’opera drammatica “Resa dei conti”, edita da Il Sextante di Mariapia Ciaghi, avverrà mercoledì 19 dicembre 2018 alle ore 17:00 presso il Salone monumentale della Bibliotecain via S. Ignazio 52 a Roma.
Interverranno l’autore Andrés Pociña e la direttrice della Casanatese Lucia Marchi
Presenterà: l’editrice de Il Sextante Mariapia Ciaghi
Lettura drammatizzata del testo a cura di Corrado Veneziano
Interpreti: Francesca De Santis, Gennaro Momo, Gabriele Tuccimei, Margherita Vicario.
INFO: www.casanatense.it – Tel. +39 06 6976031 – 0328

Questa poesia “Lamento plebeo”

(dedicata al Prof. Edoardo Malagoli) pubblicata nella raccolta “La Sagra del peccato” scritta di Bruno Mancini è stata letta da Stefano Degli Abbati nell’Aula magna della SIAM durante l’evento DILA approvato dal #BCM18 Bookcity (17 novembre 2018).

Lamento plebeo

Ho colto il senso
della tua assenza
dall’acre odore
di carta stampata.
Nel vecchio rodeo
di mitici emblemi
tu, fionda e Golia;
sul collo del vinto
catene preziose di pensieri.
Fasciati da dubbi,
contorti, snodati, strizzati,
salvati
uscimmo.
Era il millenovecentosessantuno.
Ne passa di tempo!
Oggi
il sole d’agosto
non sboccia più
semi nei sassi.
Il mare d’agosto
non gonfia più
vele nel golfo.
Manca l’addio
nella mia mente
non più plebea.
D’agosto
si muore
solo.

 

DILA

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Traduzioni poesie di Bruno Mancini

Traduzioni poesie di Bruno Mancini

Traduzioni poesie di Bruno Mancini

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo” (1960 – 1963)

DAVANTI AL TEMPO

Svanire
in dolcezza di forma,
sospesa apparenza,
nel gorgo di volute fughe
è l’ultimo ponte.

E tutto si genera nuovo
sparso tra fossili addii.

Poi l’ombra assorbe.
“Ora che odi
lo schiudersi del labbro
stimoli palpiti inganni.”

Acuminata nullità
passione senza pensiero.

 

DAVANTI AL TEMPO
Tradotta in inglese da Pamela Allegretto Franz
CONFRONTING TIME

To vanish in sweetness of form,
suspended appearance
in the whirlpool of intentional escapes
is the final bridge.

And everything generates anew
scattered among fossilized farewells.

Then the shadows engulf.
“Now hatreds
part lips with
pricks throbs deceits.”

Pointed nothingness
passion without thought.

 

DAVANTI AL TEMPO
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ĀRPUS LAIKA

Apveidu maigums
Pēkšņa nopūta
par gribetu bēgšanu virpuļiem
ir pēdējais tilts

Un viss atdzimst no jauna
uzšaujas senām ardievām cauri
Uzsūcas palēnām krēsla
Tagad,kad dusmojies
un noslēdz to lūpās

Grīļīgie maldi turas līdzsvarā
Asprātīga niecība
Kaislība bez domas

 

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”

(2005 – 2007)

DEL DOPO GIOVENTÙ

Frammenti di polvere,
nello sguardo,
nel respiro,
respiro.
Albicocca selvatica,
caduta dal ramo,
spiaccico la zolla,
spiaccicato.
Dov’era il pertugio,
del viscido verme,
rifugio,
rifuggo.
Non è così che mescoli i fronzoli.
Non è così che accogli i tuoi figli.
Affiora a capo la sciocca
mansuetudine.

 

DEL DOPO GIOVENTÙ
Tradotta in inglese da Pamela Allegretto Franz
AFTER YOUTH

Fragments of dust,
in the look,
in the breath,
breathe.
Wild apricot,
fallen from the branch,
flatten the turf,
crushed.
Where there was a hole,
of the slippery worm,
refuge,
avoid.
It’s not this that stirs the trappings.
It’s not this that welcomes your children.
It appears at the crest the foolh
umility.

 

DEL DOPO GIOVENTÙ
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
JAUNĪBA PAGĀJUSI

Putekļu fragmenti
skatienā
elpā
elpoju.
Savvaļas aprikoze
drupanu velēnu
rātni drupinu.

Kur
staipīgs tārpiņš
bija patvēries
patveros.
Nav tā,ka slēptuves pajukušas.
Nav tā,ka atzītu savus bērnus.
Virspus uzzied
rāma neveiklība.

Dalla raccolta di poesie “Io fui mortale” (2005 – 2009)

     

“RISTORO”

“Ristoro”
chiese il viandante ad una palma ombrosa.
Rispose:
“Inseguimi ”
nel moto rotatorio di un satellite.
Viandante Ignazio
mostrò l’arma a forma di pistillo
e udì il perenne urlo
“Abbattimi”
detto alla lama che la spaccava in due.

 

“RISTORO”
Tradotta da Antonio Mencarini
“RELIEF”

“Relief”
asked the traveller to the shady palm – tree.
The Palm answered:
”Run after me”
turning around in a satellite movement.
Traveller Ignazio
drew out his pistil-shape sword
hearing at the everlasting shout
”Fell me”
said the palm to the splitting blade.

 

“RISTORO”
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
”VELDZĒŠOS”

”Veldzēšos”
jautāja ēnainai palmai kāds.

Atbildēja-
”Pamāci mani”
kāda satelīta motora rūkoņā
Ceļinieks Ignācijs
rādīja ieroci ceļa gājuma veidā
klausoties pārlaiku kliedzienu-
”Pieklauvē man”
Tā sacīts virsotnē,kura sašķelta divās.

 

NEI BOSCHI DI CASTAGNI

Nei boschi di castagni
lumache senza chiocciole
mute
vischiose
non segnano scie contorte sulle foglie.

Sul mio terrazzo ogni mattina
un nuovo arazzo si sovrappone
al vecchio
ghirigoro
del giorno da poco terminato.

Io sia molesta spugna
che cassa i segni
impressi in tenebre di tragitti
– e non importa se con stelle o senza.
Rodolfo Valentino
The Four Horsemen of the Apocalypse
già non lasciava impronte
mentre ballava il tango.

 

NEI BOSCHI DI CASTAGNI
Tradotta da Antonio Mencarini
IN THE CHESTNUT GROVES

In the chestnut groves
shelles snails
silent
sticky
in the chestnut groves
leave no trails on warped leaves.

At dawn on my terrace
new tapestry overlaps
the old laces
of the just elapsed day.

As though I were
a bothersome sponge
wiping out footsteps
leaved on dark paths
– and no matter with or without stars.
Rodolfo Valentino
The Four Horsemen of the Apocalypse
while dancing Tango
didn’t leave any traces.

 

NEI BOSCHI DI CASTAGNI
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
KASTAŅU KĀPĀS

Kastaņu kāpās
gliemeži bez līdzības
pārveidoti
noslēgušies
neiezīmē pēdas pa lapām atpakaļ.

Ik rītu manā terasē
valda kāds jauns gobelēns
vecajā
martā apstādinātās dienas
riņķadejā.

Vai es būtu apnicīgs sūklis
kas savācis zīmes
kādas iederas,tumsai pieņemot veidu

-un nav svarīgi,ja ar zvaigzni vai bez-
Rūdolfs Valentīno
Four Horseman of the Apocalypse
jau neļāva izvēles
kamēr dejoja tango.

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo” (1960 – 1963)

UN TAGLIO

Un taglio alla fune del timone
sobbalza come la trottola sulle molliche di pane.
Sfugge corda indefinita.
Movenza soffice d’ora di sole.
è vortice di fantasia di specchi. .
Se invece sei colpevole
e mentisti
se sei colpevole
e fuggi
e verso luci te ne fuggi
ossessive,
se sei colpevole
e premi
respiri e sangue
t’annulli avvilendoti,
tu mi rincontrerai,
acerbi altari a lustrare
indifferenti vuoti a credere
parole a piangere
sfide a creare
curvi colori oscuri e matti a muovere
in malinconie
tossiche
più di un fumo giallo e denso.

Ed io ti parlerò
di cani e di animali
delle mie pallide albe di sconfitte
di ore mai vissuto
di stelle. .
Ed io ti creerò bellezze
e ti richiamerò ricordi
e la mia mente
lenti accordi espia.

 

UN TAGLIO
Tradotta in inglese da Pamela Allegretto Franz
A SPLIT

A split at the helm’s rope
pops like the crust on bread.
The boat escapes the eternal cord
and is set gently adrift on a sunlit day
into a fantasy whirl of prismatic mirrors.
If instead you’re guilty
and lied
if you’re guilty
and flee
and toward the light you escape
obsessed,
if you’re guilty
and squash
breath and blood
cease humiliating yourself,
you’ll see me again,
undeveloped altars to glaze
frivolous indifferences to create
words to cry
challenges to conceive
warped colors dark and wild to move
downhearted
toxic
more so than a yellow and dense fog.

And I’ll speak to you
of dogs and animals
of my pale defeated dawns
of hours never lived
of stars.
And I’ll create splendors for you
and I’ll evoke memories
as my compassion
repents slowness to concede harmony.

 

UN TAGLIO
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
PLAISA

Plaisa
Uz stūres izdalās plaisa
kā traucoties pāri
maizes mīkstumam

Viegla kustība
vairās nezināmu pinekļu
saules stundā

Spoguļu fantāziju virpulis
Ja,savukārt,esi vainīgs
un samelojies
ja esi vainīgs
un bēdz
un dzen
un garām gaismām,kas uzmācas,
bēdz
ja esi vainīgs un dzen elpu un asinis
bet pazemojums atņem tev drosmi

Tu mani satapsi atkal
sūbējuši altāri,ko spodrināt
vienaldzigi tukšumi,kam ticēt
vārdi,par kuriem raudāt
uzdrīkstēšanos radīt
nespodri tukšu krāsu vāzēs

Skumjās
indīgās vairāk kā biezi,dzelteni dūmi

Un es stāstīšu
par suņiem un dzīvniekiem
manās bālajās neveiksmju ausmās
nekad nepiedzīvotās zvaigžņu stundās
Un es tev rādīšu daili
un atsaukšu tavas atmiņas
un mans gars
lēnām tuvojas

Dalla raccolta di poesie “Io fui mortale” (2005 – 2009)

FORSE COSÌ VA IL MONDO,

Forse così va il mondo,
intriso
di cellule gliali e neutri neutroni
dove la carne è macroscopica
voluminosa flaccida propaggine
di antiestetica fattura.

Nessuno si guardi in uno specchio altrui
trascorsa l’età della follia.

I never stop myself
ed ora so che ho tante
e molto più di tante
tante storie da raccontare
– di Giulia o di Francesca –
immune dalla matta gelosia.

Stanotte la mia ventenne nel letto accanto
abbraccia l’amico gay?

Intanto, smanioso deliro,
io tento, io sogno, il mio sigillo
intriso
nella gnocca insoddisfatta di un’attrice gentile,
e già l’oblio d’avere il doppio dei suoi anni
mi spinge in pista sulla sbarra del trapezio.

Nessuno si discolpa senza accusa.
Ed io per primo.

 

FORSE COSI VA IL MONDO
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
VARBŪT TĀ IET PASAULE

Varbūt tā iet pasaule
saltu sūnu,mērenu neitronu
veidā.
Kur makroskopiskā miesa
ir apjomīgs laukums,kur vairoties.

Es never stop myself
un tagad es zinu,ka man ir daudz
daudz vairāk kā daudz
daudz notikumu,ko pastāstīt
-par Džūliju vai par Frančesku-
trakās greizsirdības imūnas.

Šonakt mana divdesmitgadniece
apskauj sev līdzās
draugu geju?

Vispār,žilbinošā apjukumā
es ilgojos,es sapņoju,mana zīmoga
veidā
jaukas atceres veido nepiepildāmību
un jau dziņa dubultot savus gadus.

Tas mani mudina trapeces varoņa pēdās.
Neviens neatņem varu bez apsūdzības.
Un,pirmkārt,es.

 

NON MENO DEL SUO CONFLITTO

Non meno del suo conflitto,
l’esacerbante involuzione
del mio distratto andare per calme
miscellanee,
profonde articola
radici
e smuove zolle in superficie.
Chi segna lo spessore della frana?
Chi cerca un argine per l’onda anomala,
chi fugge incontro al nulla,
chi sale sulla seggiola
e detta i tempi
– assurdo ma perché? –,
chi correrà per primo incontro al mito,
al suo destino,
al mostro generato inconsistente
– virtuale –
privo di senso e senza appigli?

Se fuggirò non sarà mai per noia,
sarà per regalarle il volto di un perdente.

Come ad un colpo di gong:
la partita è chiusa
sedate le contese
bari mostrano carte truccate,
inizia un nuovo gioco.

Il preferibile è già pronto a venire.

 

NON MENO DEL SUO CONFLITTO
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
NE MAZĀK KĀ SAVA KONFLIKTA

Ne mazāk kā sava konflikta
satraucošajos pinekļos
no mana sabrukuma doties rāmā
ņudzeklī,
kurp dziļi ved saknes
un izkustina augšējo velēnu.
Kāpēc tāds steidzīgs nobrukums?
Ka meklē aizsprostu anormālais vilnis?
Kas bēg pretim nekam
jāšus
izsakot laiku;
-absurds,bet kāpēc?
Kas aizskries pirmoreiz tikties ar mīlu
savā liktenī
nenoteiktības radītas baismas-
virtuālas-
nejēdzīgi vai bez iemesla?

Ja bēgšu,tad ne jau dēļ apnikuma
bet,lai dāvātu seju kādam zaudētājam.

Kā gonga sitiens:
partija beigusies.
Strīds nokārtots.
Nozibot košām kārtīm
sākas jauna spēle.

Trumpis jau gatavs ierasties.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”

(2005 – 2007)

QUANDO SARÒ PENSIERO

Quando sarò pensiero
su cigli di visioni
dagli orizzonti nitidi
verso stele di mie antiche iscrizioni,
oppure anche
il tempo in cui sarò passione
nel buio ottuso
per lunghi sguardi amorosi
lasciati illanguidire dalle mie tristezze,
di certo o forse
il giorno che sarò ricordo
tra vociare arruffato
di vecchi amici alticci
sulle note matte delle mie sortite,
non posso, voglio,
quando sarò pensiero,
quando sarò pensiero
la docile coerenza
strappata a mani unite
dai cesti di delizie
per gli epigrammi delle tue certezze,
non posso, voglio,
il tempo in cui sarò passione,
il tempo in cui sarò passione
la mascherata tenerezza
oltre effimere apparenze
di abbracci mafiosi
interrata sotto il magna del tuo vulcano,
non posso, voglio,
il giorno che sarò ricordo,
il giorno che sarò ricordo
il giorno voglio
il nostro giorno voglio
intero
dal primo all’ultimo minuto
dal primo all’ultimo sorriso
dal primo all’ultimo tuo bacio.

 

QUANDO SARÒ PENSIERO
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
KAD ES BŪŠU DOMA

Kad es būšu doma
vīziju skropstās,
apvāršņu dzīlēs,
pāri manu seno rakstu stēlām
vai arī
laiks,kurā es būšu dzīve
noslēgtā tumsilgiem un rūgtiem skatieniem
meklēs mazliet manas skumjas
protams vai iespējams
dienā, kad būšu atmiņa
šķetinot veco,visādo
draugu mudžekli
manas trakās, liktenīgās vēstis
nevaru, gribu
kad es būšu doma
kad es būšu doma
liegi savīta
vienotu roku sarauta
svētlaimes skrandās
tavu pārliecību epigrammām
nevaru, gribu
laiks, kurā es būšu dzīve,
laiks, kurā es būšu dzīve
aizmaskots maigums
vai arī uzšķiļ parādības
mafijas tipa skaujās
zem tava vulkāna versmes
izdzist
nevaru, gribu
dienā, kad būšu atmiņa,
dienā, kad būšu atmiņa
viendien gribu
veselu
no pirmās līdz pēdējai minūtei
no pirmā līdz pēdējam mirklim
no pirmā līdz pēdējam smaidam
no pirmā līdz pēdējam tavam skūpstam.

 

QUANDO SARÒ PENSIERO
Tradotta in napoletano da Luciano Somma
QUANNO SARRAGGIO PENZIERO

Quanno sarraggio penziero
‘ncopp’a nu cornicione addò se vede
n’orizzonte chiaro
oppure
chillu tiempo quanno sarraggio passione
int’a na scema oscurità
pe’ llonghe serate d’ammore
lassate affugà dint’’e tristezze
certamente, o forze,
‘o juorno che sarraggio ricordo
tra ‘e vvoce ‘mbriache ‘e viecchie amice
nun pozzo ma voglio
quanno sarraggio penziero
‘o ddoce penzà
levate ‘a mmane aunite
dint’’e sporte d’’e ddelizie
nun pozzo ma voglio
‘o tiempo addò sarraggio passione
‘int’’a mascherata tenerezza
e’ apparenza inutile
d’abbraccie mafiuse
sotterrato sotto’’a lava d’’o vulcano
nun pozzo voglio
‘o juorno che sarraggio ricordo
‘o juorno voglio, chino
da ‘o primmo all’urdemo minuto
da ‘o primmo all’urdemo suonno
da ‘o primmo all’urdemo vaso.

Dalla raccolta di poesie “Agli angoli degli occhi”

(1962 – 1964)

AGLI ANGOLI DEGLI OCCHI

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile

 

AGLI ANGOLI DEGLI OCCHI
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ACU KAKTIŅOS

Acu kaktiņos
zem slinkām vīpsnām
gars darina
nostalģiju.

Jo vairāk runā
laiku pa laikam sevī
sevī gadsimti.

Un vienmēr,kā jau vienmēr
mainās.

Ja ne tagad,
garā.
Doma dzimst noteikta
un varu atkal kustēt
apkārt
jūtot vecu,bezjēgas noteiktību.

 

AGLI ANGOLI DEGLI OCCHI
Tradotta in napoletano da Luciano Somma
ALL’ANGULE ‘E LL’UOCCHIE

All’angule ‘e ll’uocchie
na musciaria amica
pripara ‘a morte
nustalgia.
A cchiù parte
‘o lampo d’’o tiempo areto
areto ‘e secule
e sempe comme a sempe.
Cagna
ma no subbeto
‘a morte.
‘Nccopp’’a viola nasce ‘o penziero
me pozzo ancora movere
venì vicino
‘e senti ‘a scorza
vecchia e inutile.

 

BRULICHIO

Brulichio di tante palline
buttate a caso insieme per terra.
Come fai a parlarmi?
Quel fiore che vive una notte
per ogni
cent’anni.
Come fai a parlarmi?
Ricordarmi qualcosa.
A quest’ora. A quest’ora.
La pelle ubbriacata
come s’io stessi ancora
ad ungerla di gin
nell’ombelico vuoto piccola coppa,
e a grande mano
stendessi al seno,
al collo.
Girati.
Tutta la schiena
e natiche.
Piuma.
Sulle montagne
un forte vento di neve
ha ricoperto gli alberi.
Come fai a parlarmi?
Quella tua lunga verginità
presa in due ore
su un letto di tovaglie.
Brulichio di tante palline
buttate a caso insieme per terra…

 

BRULICHIO
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
NOŅIRB

Noņirb lērums krellīšu
nejaušā sviedienā,kopā,pret zemi.
Kā tu uzrunā mani?
Šis zieds,kas dzīvo vienu nakti
ik pa divdesmit gadiem.
Kā tu uzrunā mani?
Atceries mani kaut kādi
šai stundā,šai stundā
reibstoša āda
kā es pats,vēl
iesviķojot džinu
tukša kausa sīka kopija
un liela roka
virzās pie krūtīm,
tad kakla.
Pagriezies.
Samilzis mūris
vēršas par pūku
Nostaļģija
stiprā sniegputenī
kas saplosa kokus.
Kā tu uzrunā mani?
tik ilga tava jaunavība
paņemta divās stundās
atsperu gultā.
Noņirb lērums krellīšu
Nejaušā sviedienā,kopā,pret zemi.

Dalla raccolta di poesie “Segni” (1964 – 1987)

SEGNI

Rendimi pari desideri e sbagli:
È alle acque il sogno.
Sbattono soli su scogliere
in fiamme.
Rompono stasi,
squadrano paesi,
traguardi di vicoli e ghetti
di stagni e di betulle,
“Curvi i bambini a leggere le sabbie”.
Svolgiti,
arrenditi.
Altro è sudare
altro è sommergersi.
Battono onde su scogliere
ruvide.
Non siamo stati insieme
lungo la Senna
-sui monti della follia-
a passo di Tamigi
– in anni di malinconia-
alla foce dell’Arno – d’autunno -.
Canto elegiaco
canto di mare.

 

SEGNI
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
SIGNES

Rends–moi les mêmes désirs et erreurs:
il est pour ces eaux le rêve.
Ils se heurtent seuls sur les récifs
enflammés.
Brisent statiques,
avec la manière dont ils regardent les pays,
ciblent les ruelles et ghettos
d’étangs et de bouleaux,
«Courbés sont les enfants à lire le sable».
Retourne-toi,
rends-toi.
Autre est suer,
autre est les submerger.
Se battent des ondes sur des récifs
rêches.
Nous n’avons pas été ensemble
le long de la Seine
-sur les monts de la folie-
à quelques pas de la Tamise
-dans les années de mélancolie-,
à l’embouchure d’Arno-d’automne-.
Chanson élégiaque
chant de la mer.

 

SEGNI
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ZĪMES

Atgriez man dažas ilgas un kļūdas
Tā,virs sapņu ūdeņiem.

Sitas daži,lai iekļūtu
liesmās.

Sadrūp stāvus,
kaisoties pa zemēm,
mazu ieliņu,graustu pilnām
un ar dīķiem,ar bērziem.
‘’Bērni noliecas,lasot smiltis’’.
Šaipus,
Padodoties.

Kas cits ir sviedri,
kas cits ir zemūdens dzīles.

Sist viļņus,lai veidotu
riņķus.

Mēs neesam te kopā
gar Sēnu,
-kalnos virs pūļa
pie Temzas
-skumju gados-
Pašu sejās.

Nodzēsta dakts,
Trīsoša dziesma.

Dalla raccolta di poesie “Io fui mortale” (2005 – 2009)

EPPURE SE

Eppure se tu fossi stata violata
– il vicino di casa maledetto-,
se nel fatato mondo d’innocenza
tu
come madre baldracca del figlio di puttana,
tu fossi stata
come vergine immolata nel tempio d’Efeso,
tu fossi stata violata
come gazzella indifesa dal branco di lupi,
tu fossi stata violata nella grotta pollaio
come una preda soggiogata dall’amico di famiglia,

tu saresti rinata
tra le mie braccia
di pescatore d’emozioni,
incubata in un tenero affetto
oltre ogni possibile attesa,
alitata dal vento del sud che cancella le orme
– maledette –
dei tanti vigliacchi stupratori

… e non potresti perdermi.

Io sono vento

io sono forza

io sono crudo esempio di follia.

Spingimi nei tuoi dilemmi
di lupa insoddisfatta,
nessuno avrà il tuo scalpo.

Modifica il tuo stato
rimuovi l’occupato,
e vieni al sole.

 

EPPURE SE
Tradotta in Lettone da Liga Sarah Lapinska
JA NU TU

Ja nu tu tiktu piesmieta
-nolāpīts mājas kaimiņš-
Ja šai nevainīgi veidotajā pasaulē
tu
kā padauzas bērna pārgalve māte
tu kļūtu

kā Efesas laiku jaunava-neatdevusies
tu tiktu piesmieta
kā neaizsargāta gazele vilku barā
tu tiktu piesmieta dangainā grotā
kā ģimenes drauga sagrābts laupījums
tu atdzimtu
starp manām
jūtu zvejnieka rokām

Liegas iedomas izlolota
jebkuru iespējamu gaidu pilna
dienvidvēja spārnota,gaisinot mieles-
nolāpītas-
atstāja daudzi zemiski varmākas
…un tu nevarētu zaudēt mani

Es esmu vējš

Es esmu spēks

Es esmu svaiga neprāta paraugs.

Topi un savās omulīgas vilcenes
dilemmās
neviens tur nedalīs tavu skalpu.

Atjauno savu strāvu
iekustini aizņemtos
un iznāc saulē.

 

LA DOMINANZA

La dominanza si ferma, assurge a blocco
nell’indaco di un equilibrio assoluto.

Bigotti e moralisti
fuori dall’uscio
quando una Ignazia sarà per me la bambola gonfiabile
senza tracce nel tempo
di ululati scomposti;

assonnati e stupidi
a letto presto
nei giorni di costumi sbrindellati
spappolati a pezzi
tra i resti dei fiume di fumo
ed i sapori della sua carnalità.

Che importa se il Dominus
debba pentirsi del suo ardire:
il sesso non è gioco per dubbiosi.

 

LA DOMINANZA
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
VARA APSTĀJAS

Vara apstājas,bloķējas
absolūta līdzsvara indigo.

Dievbijīgie un morālisti
bezizejā
kad kāda Ignācija kļūs man par piepūšamu lelli
bez laiku pēdām
no iedomu fragmentiem,

sasummētiem un dumjiem
ātri gultā
biksīšu dienās
uzspīlētās,gabalos dalošās
starp spermu upju paliekām
un tavas vagīnas garšu.

Vai nav vienalga,ja Kungam
vajag iekļaut savā kārtībā-
sekss nav spēle mazticīgajiem.

 

LA PAUSA

semibiscroma mai accentata
nello spazio del suono determinato
– il do di petto –
messo al sicuro
tra circonflessi accenti in chiave di violino
ATTENDE

il Dominante
quinto grado della scala eptotonica
sotto un signum congruentiae
– il grande accordo –
per chiudere in diastematica altezza
la sinfonia composta tra una vetta e un’onda.

Note esplicative
Semibiscroma = sessantaquattresima parte di un tempo definito.
Suono determinato = quando le sue caratteristiche consentono l’individuazione della frequenza.
Scala eptotonica = scala di cinque note.
Ssignum congruentiae = simbolo corona = simbolo indicante l’inizio o la fine di determinate sezioni musicali.
Diastematica = esattezza degli intervalli tra un suono e l’altro.

 

LA PAUSA
Tradotta in lettone d Liga Sarah Lapinska
PAUZE

Nekad neuzsvērtas,pushromētas
skaņas plašumā
nosacītas
-es dodu no visas sirds-
ar pārliecību.
Trīs loki vijīgi,vijoles atslēgā
GAIDAS
Vara-piektais,heptotoniskais kāpņu grāds
zem vienādības zīmes
-liela saprašanās-
lai ieslēgtu neatturamā augstumā
simfoniju,kas veidota no galotnes un viļņa.

Pushromēta-sešdesmitceturtā
daļa no veselā laika.

Nosacīta skaņa=kad tajā
īpašības saskan
individualitātē-frekvencē.

Heptotoniskās kāpnes=piecnošu kāpnes.

Vienādības zīme=kroņa simbols.
Simbols,kas norāda sākumu un beigas
nosacītajai mūzikas esībai.

Neatdalāmība=intervālu akurātība
starp vienu un otru stīpu.

&nbsp

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”

(2005 – 2007)

DUNQUE, TU ESISTI ANCHE!

Dunque, tu esisti anche!
Non ho più niente da scoprire.
Dovrò farmene una ragione.
Mondo blasfemo mi scippa placido lusso dell’ignoto.
Crudele scossa,
sicuro, non l’ho chiesta.

Ignazia.

Sosterò stanotte per dove voglio
e troverò sotto mani ficcate di traverso
tra barre di panchina sgangherata
il foglio bicolore,
non solo bianco e nero,
accartocciato intorno all’ultima violenta apparizione

 

DUNQUE, TU ESISTI ANCHE!
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
TOMĒR,TU EKSISTĒ VĒL!

Tomēr,tu eksistē vēl!
Nav vairs nekā,ko atklāt.
Man jāapstādina prāts.
Apzīmogota pasaule rāmi bēg nezināmā spozmē.
Nežēlīgs grūdiens.
Zinu,ka negribēts.

Ignācija.

Šonakt atbalstīšos,kur gribēšu
un atradīšu zem šķērsu izplestām rokām,
starp skabargainiem soliņa dēļiem
divkrāsu lapu.
Ne tikai baltu un melnu,
kas saritinās ap pēdējo parādību,kas laužas ar varu.

Dalla raccolta di poesie “Io fui mortale” (2005 – 2009)

GIOVANE APACHES

Scriverò di te innocente – giovane Apaches –
dalla lunga chioma di grappoli
di grappoli d’uva rossigna,
tra le fiamme dei tronchi
dei tronchi ardenti sfavillanti
una notte di cielo deserto,
deserto, nel cuore del deserto.

Penserò alla tua malinconia – giovane Apaches –
d’attesa e di passioni con occhi memorie
memorie affastellate,
sopra i fumi dei tronchi
dei tronchi assopiti
nelle notti di cielo deserto,
deserto, come il cuore del deserto.

Amerò gli sguardi squillanti – giovane Apaches –
per la felice follia di silenziosi sorrisi
sorrisi all’ombra di tante chimere,
dentro ai profumi dei tronchi
dei tronchi spenti dalla mia ombra
ogni notte di cielo deserto,
deserta, più del cuore del deserto.

 

GIOVANE APACHES
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska

JAUNĀ APAŠU MEITA

Rakstīšu par tevi,nevainīgā,jaunā apašu meita,
par garo ķekaru virkni
sārteno vīnogu ķekaru
starp liesmojošiem baļkīem,
baļķiem degošiem,brūkošiem
kā tukšuma debesu nakts,
tukšums,sirdī tukšums.

Domāšu par tavām skumjām,jaunā apašu meita,
par gaidām un kaislībām atmiņu acīs
atmiņām žilbinošām
pār baļķu dūmiem
baļķu pārogļotu
tukšuma debesu naktī
tukšuma,kā sirds tukša.

Mīlēšu mirdzošos skatienus,jaunā apašu meita.
smaidu klusi laimes trakumam
kas tumsā vīd starp daudzām himērām
iekšpusbaļķu smaržā
ēnas izdzēstu baļķu
katru tukšuma debesu nakti,
tukšumā,vēl tukšāk ka’sirds.

 

CHE GIUNGA DA LONTANO.

Ancora mi chiama
la voce notturna
vagante
tra le mie chiese infrante:
”Stanotte ti ho sognato.”

Un palpito?
Un eccesso?
Un rombo d’Amazzone giammai delusa?

Non basta un sortilegio a
a carpire
dalle parole astratte i
i movimenti i suoni i turbamenti, gli
gli sguardi gl’impeti gli odori, la
la scena illuminata dal sole o dalla luna.

Non basta un incantesimo per
per darmi accesso
all’antro labirinto del
del cuore di una donna.
A questo pensa il sonno.

“Stamane ti ho sognata:
le coccole nel mare – profondo –
che poi risucchia il pescatore appassionato”.

“Stamane ti ho sognata:
le coccole nel mare – placido –
simile a bimbo che venga da lontano”.

 

CHE GIUNGA DA LONTANO
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska

ATKAL MANI SAUC

Atkal mani sauc
naksnīga balss
klejojošastarp manām svētnīcām,nezūdoša;
Šonakt es tevi sapņoju.

Pieskāriens?
Pārsteigums?
Jau noskumušas Amazones plūsma

Nepietiek ar liktenīgu atklāsmi
abstraktiem vārdiem
un kustībām un skaņām un traucēkļiem un
un skatieniem un trauksmēm un aromiem un
saules,mēness apgaismotu skatuvi.

Nepietiek noburt,lai
lai atvērtos ieeja
tukšajā labirintā,
tukšaja’,kādas sievietes sirds.

Par to jādomā sapnī.

Šonakt tevi sapņoju:
Jūras kruzuļi-dzelme,
ko pēc tam centīgi zvejnieki izvelk.

Šonakt es tevi sapņoju:
jūras kruzuļi-rāmi,
līdzīgi bērnam,kas atskrien no tāles.

 

LA LISTA

Vocazione astratta
inneggia perpetui vagiti
in questo desiderio in cui ti cedi
al rosso e al nero
di un giro di roulette.
Assurge a bolla indefinita
la fantasia
l’istinto, il battito
pulsante, già oltre il limite del cuore
tra la ragione attenta
e la follia in agguato.
Muove il suo nome
incontro
lascia il suo volto
indefinito
segna il suo affetto
senza ritegno,
laggiù in America,
lì dove
il sole nasce e muore,
la lista
che ti martella il tempo…
… ma non chiamarla Ignazia.

 

LA LISTA
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
LA LISTA

Abstrakts aicinājums
neaizliedz nepārtrauktus klejojumus
šais ilgās, kurās tu atkāpies
sarkanajā un melnajā
ruletes apgriezienā.
Fiksē nenosakāmu bumbiņu
fantāzija
Instinkts, piesitiens
pulsējošs, jau atkal ārpus sirds robežām
šurp, gaidosū prātu
un neprātu biezējošu.
Virzi savu vārdu
pretī
ļauj savu seju
nenoteiksmei,
dod savu maigumu.
Bez pārdomām
tur, lejā,Amerikā
tur, kur
saule mirst magoņu pogaļās
gaidot, ka laiks tevi valēs
saraksts, ko tev ieurbj sirdī
limfa, kas tev aizvieto dzīvi.
…Bet viņu nesauc Ignācija.

 

SCRIVO POESIE.

Scrivo poesie.
Se un tizio mi dirà che le ha capite,
io sorridendo penserò “È folle”.

 

SCRIVO POESIE
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska

RAKSTU DZEJAS

Rakstu dzejas
Ja kāds censonisteiks, ka tās sapratis,
smaidīdams padomāšu: Kāds neprāts!

 

L’ULTIMA RIVISTA IN VOGA

L’ultima rivista in voga
patinata
impazza i consensi
ai deserti colli delle modelle
in mostra.
La mia vamp scatena uno schianto
appariscente.
I cani barboni randagi
meticci
sguazzano musi annusanti
tra frasche e frattaglie
nei prati.
La mia fata maliarda mi segue
condiscendente.
Una fonte zampilla in rivoli lenti
limpidi
nel fresco profumo di mare
e pertiche e rocce
sui miei sensi.
La mia maga è avvolta in torrida estate
interamente.
Tu mostri ed appari
come il tempo dei sogni.
Tu scruti ed annusi
come ingenua preda.
Tu scorri e rimani
come l’acqua e la vita

 

L’ULTIMA RIVISTA IN VOGA
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
PĒDĒJAIS ŽURNĀLS SKATLOGĀ

Pēdējais žurnāls skatlogā
steidzina saistību
virkne svabadu kaklu
modeļu skatē.
Mana sieviete vamps
atraisa redzamu plīsumu.
Pamesti, klainōjoši suņi
tiekas
notrīc ošņājot purni
starp brikšņiem un ķidām
pļavās.
Burbuļojošs avots, lēni vilnīši
spīdīgi
jūras smaržas svaigums
un smailes, un klintis
manos jutekļos.
Mana burve, tinusies svelmainā vasarā
viscaur.
Tu rādi un nozūdi
kā zīmēs laiks.
Tu pētī un novērsies
kā neskarta mala
Tu plūsti un paliec
kā ūdens, kā dzīve.

 

MA DOVE SEI

Ma dove sei
sgualdrinella regina
delle mie perverse attese?
Il 1740 presenta solo culi sconosciuti.
Il 1470 presenta solo culi conosciuti.
Ti cerco, ti aspetto, ti sfido:
occupami mente e passioni.
Pago pegno.

Lunga è adesso l’onda che
che
che
che bagna i miei piedi nel mese di marzo
e mischia le alghe ai ciottoli,
i ciottoli ai sassi,
i sassi ai granelli di sabbia,
le sabbie alle alghe.
La mia vita alla sua.

Quando sarà assente dai miei sogni
sarà perché
(lo dico?)
sarà perché
(non voglio dirlo)
sarà perché
perché
la nave cargo d’indecenti trasgressioni
svanì nel nulla, silenziosa e
e
e
colma di noia.

 

MA DOVE SEI
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
BET KUR TU ESI

Bet kur tu esi
manu perverso sapņu
plūstošā karaliene?

1740.Rāda vien dibenus nezināmus.
1470.Rāda vien dibenus pazīstamus.
Meklēju tevi,gaidu tevi,aicinu tevi,
pildi manu garu ar kaislībām,
maksāju ķīlu.

Garš tagad ir vakars,kas
kas
kas
kas mazgā manas kājas martā
un skalo sanesās aļģes
oļu sanesās
oļu,kur garneles smiltīs
aļģu smiltīs.
Mana dziīve ir viņējā.

Kad būs klāt manos sapņos
būs tāpēc,ka
(kas teica?)
būs tāpēc,ka
(negribu teikt)
būs tāpēc,ka
tāpēc
Kuģis,smaga nepiedienību krava
izgaro tukšumā,klusā un
un
un
gurduma pārmērā.

 

EPPURE TU

Eppure tu mi chiederai d’illuderti
tra i petali gialli
di quei cespugli,
sbocciati ieri,
nel bosco delle nebbie dense
un dì rifugio per i tuoi fantasmi.

Eppure tu mi sceglierai Caronte
di quel naviglio a punta gialla
traghetto d’incoerenze,
fermo da ieri,
sul turbine torrente
delle tue antiche trepidazioni.

Eppure tu ti mostrerai distesa
sul tuo divano verde
accanto al fuoco,
smorzato ieri,
per vivere la sfida alle donnine nude
sensuali sul canale novecento.

Eppure tu mi spingerai a rompere la porta
dalla cornice verde
a guardia del tuo letto,
dipinta ieri,
per le tue nuove notti di baldoria.
Ingresso a inviti.

Oppure… tu m’incanterai col tuo dilemma
a penna verde
“Qui tutto o niente”,
scarabocchiato ieri,
sul fronte dello scrigno
dov’è mistero la tua complicità.

Il tuo destino è detto.
Il mio destino è udirlo.

 

EPPURE TU
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska

VAI TAD TU

Vai tad tu man prasīsi pārsteigt tevi
starp dzeltenām ziedlapām
šajos krūmājos,
vakar izraisījās
kāpu miglā,kur
slēptuve taviem spokiem.

Vai tad tu mani izvēlēsies kronētu
Šai kuģojumā uz dzelteno smaili
nesaistīts prāmis,
vakar apstājies
tavu seno trauksmju
mutuļa vidū.

Vai tad tu man rādīsies plaši
uz tava zaļā dīvāna
blakus ugunij
vakar uzplaiksnītai
lai dzīvotu,izaicinājums kailām sievietēm
juteklīgām divdesmitā gadsimta plūsmām.

Vai tad tu mani pastumsi atlauzt vārtus
zaļajā rāmī
kur skats uz tavu gultu,
vakar uzgleznotu
tavās jaunajās ķekatu nsktīs
ieeja uzlūgtajiem.

Vai tad tu mani saistīsi savā dilemmā
ar zaļu pildspalvu;
”’Šeit ir viss vai nekas”,
vakar iegravēts
goda vietā.
Kur ir tavs daudzveidības noslēpums
Tavs liktenis ir to pateikt
Mans liktenis ir to klausīties.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”

(2005 – 2007)

NON RUBATE LA MIA VITA

Un sorriso di mare smeraldo
un profumo di ortensia maculata
lo scampanare di turisti pascolanti
lo sciacquio di graniti biancastri,

TEMPO,

la sposa non mi chiede altro
i miei ingorghi pazienteranno ancora
tra un’onda senza fine al tramonto
nel poggio di agrumi e di ninfee.

Non rubate la mia vita,
prendete i sogni.

 

NON RUBATE LA MIA VITA
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
NEZODZIET MANU DZĪVI

Smaragdjūras smaids
nosmulētas hortenzijas smarža
tur pāri lauzušies tūristi
pastaigā
izskalotas baltā granīta lauznas,

TIME,

sieva man neprasa neko citu
un aizvien samierinās
bezgalīgs vilnis saulrietā
citrusu pakalni nimfām.

Nezodziet manu dzīvi
ņemiet sapņus.

 

NON RUBATE LA MIA VITA
Tradotta in napoletano da Luciano Somma
NUN M’ARRUBBATE ‘A VITA

Nu surriso ‘e mare smeraldo
nu prufumo d’urtensia ‘mmaculata
‘o scampanà d’’e turiste
‘o sciacquio d’’e granite janche

TIEMPO

‘a sposa nun me cerca nient’ato
l’ammuina adda aspettà ancora
tra n’onna senza fine a ‘o tramonto
tra albere e sirene

Nun m’arrubate ‘a vita
pigliateve ‘e suonne.

Dalla raccolta di poesie “La sagra del peccato” (1957 – 2003)

LE OMBRE, PER VIVERE

1

Le luci della festa
lelu cide lla fe sta
nessuno vuole questo.

Due isole
due is ole
è un gioco stupido.

Tu e Capri
tue ca pri
esperienze estreme.

Sconosciute
scono sciu te
due ombre ingarbugliate.

°———°———°———

2

L’entrata alla valle
dei sogni.

Il vezzo adulto di
ricordare.

L’allegra sinfonia
priva di note.

Il boa era anche
un guanciale.

Sapessi quante rondini
non tornano.

Squarciava il mare
un elicottero.

Nemmeno un giorno
ti ho pensata.

Io mostro il primo
livido.

°———°———°———

3

Quando sarà l’11 settembre
non venite a dormire nel mio letto.
Sorpresi Giulia che volava
a braccia aperte
a gambe aperte
a bocca aperta
e se gridava gridava fumo
e se piangeva
e se pregava
e se pensava
e se moriva mancava poco.

 

LE OMBRE, PER VIVERE
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ĒNAS, LAI DZĪVOTU

1
Gaismas
svēt ku gais mas
neviens to nav gribējis.
Divas salas
divas sa las.

Tu un Kapri
tuun Ka pri
sevišķas pieredzes
nepazīstamas
nepa zīstamas
divas ēnas, apmulsušas.

°———°———°———

2

Iekļūstot sapņu tālēs
Kāds glāsts,ko atminēt
Stauja simfonija
bez notīm.

Boa bija arī spilvens
ja tu zinātu,cik daudz bezdelīgu
neatgriežas
jūrā trāpījis helikopters
nevienu dienu
tu neiedomāji
es rādu tev pirmo zilumu.

°———°———°———

3

Kad būs 11.septembris
nenāciet gulēt manā gultā.
Toreiz Džūlija lidoja
atplestām rokām
atplestām kājām
atplestu muti
un kliedza,kliedza,kliedza
un,ja raudāja
un,ja lūdza
un,ja nu domāja

 

LE OMBRE PER VIVERE
Tradotta da Pamela Allegretto Franz
THE SHADOWS, LIVE ON

1

The party lights
thepa rtyli gh ts
no one wants
Two islands
two isl ands
it’s a foolish game
You and Capri
youand ca pri
extreme encounters
Strangers
stra ng er s
Two bewildered shadows.

2

The entrance to the valley
of dreams
the mature habit
to remember
spirited symphony
deprived of notes
the buoy was also
a pillow
it knew how many swallows
don’t return
a helicopter sliced open
the sea
not even one day
did I think of you.
I reveal the first
bruise.

3

When September 11th arrive
don’t come to sleep in my bed.
I surprised Giulia, who flew
with arms open
legs apart
mouth agape
and if she was screaming, she screamed smoke
and if she was crying
and if she was praying
and if she was thinking
And if she was dying little was lost.

Dalla raccolta di poesie “Segni” (1964 – 1987)

L’ASPRA VICISSITUDINE

L’aspra vicissitudine è vinta
Con uno e con tanti meriggi di giugno.
Forse volarono rondini
simili a gazze, e foglie di verde virile frescura
gettando un’ombra fuggita
ancora non lieta
tra duro cemento e tufo
chiesero i termini
a barche limpide
-navigli inutili-.
Lo schianto vero
della sirena:
Ulisse mitico e fabbrica,
in terra di fuochi e di vulcani.
Non dico il tuo nome.
Così mentre ancora bugiarda è l’ora,
di poco bugiarda,
sorride infine
per sempre e una volta,
stanco di nubi e di ricordi
un mito fermo
a vincere l’attesa.
Giugno 1968

 

L’ASPRA VICISSITUDINE
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
L’ÂPRE VICISSITUDE VAINCUE

L’âpre vicissitude vaincue
avec un ou plusieurs midis de juin.
Peut-être volèrent des hirondelles
semblables à des pies et à des feuilles.
d’un vert de virile fraicheur.
guettant une ombre enfuie
pas encore ravie
entre ciment et tuf
ils demandèrent des issues
aux barques limpides
et navires inutiles.
Le vrai crash
de la sirène:
Ulysse mythe fabriqué
sur la terre des feux et de volcans.
Je ne dis pas ton nom.
Tandis que menteuse c’est l’heure
comme ça pendant que,
encore menteuse
et de peu menteuse
sourit, enfin
pour toujours, pour une fois,
fatigué des nuages et des souvenirs
un mythe décidé
a vaincre l’attente.

Juin 1968

 

I TUOI OCCHI

I tuoi occhi sono rupi
La tua pelle è
liscia come ghiaccio.
Capelli
nebulose.
Il tuo orecchio ricorda la scia di un motoscafo concentrica in un
lago calmo alpino e limpido.
Le tue ciglia
cipressi.
Il tuo braccio e la tua spalla
un cavallo, una cavalla.
Formiche
le tue unghie.
I tuoi occhi
sono rupi
le tue ciglia
cipressi
Le tue dita mi ricordano il differenziale una tastiera di
pianoforte di fisarmonica le tue dita mi sembrano le leve che
fanno suonare clarini e sassofoni.
Bacio il tuo
petto
la guancia
come premute di arancia siciliana.
Questa luce di lanterna
questo cuscino
questo muro che ti tocca
questi libri intorno
questa luce
di lanterna
rossa
attutita da una stoffa
questa aria
tutta nostra
già respirata
già sudata.
Ti bacio
gli occhi.
Capelli nebulose.
La tua gola
è la ruota di una carrozzella, la tua gola sono i raggi di una
ruota di carrozzella, la tua gola è una bottiglia.
La tua fronte
è una marina.
I tuoi denti
sono teste di cerini.
Il tuo labbro sai
il tuo labbro
è curvo come un arco
r il tuo naso
è la freccia.
Bella.
La tua fronte
è una marina.
Il tuo cuore
lo sai
non è tuo
il tuo cuore
non è tuo
il tuo cuore.
I tuoi occhi
sono rupi
le tue ciglia
Cipressi.
Ancora non cantano le prime voci dell’alba
tu canti una nuova canzone
tu guardi e sorridi
tu cerchi le mani
tu cerchi i pensieri.
Questa luce
di lanterna
attutita da una
stoffa.
Gli affetti più densi
gli amori più enormi
più calmi
più belli.
I tuoi occhi
sono rupi
le tue ciglia
cipressi
la tua fronte
è una marina.

 

I TUOI OCCHI
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
TES YEUX

Tes yeux sont des falaises
Ta peau est douce
comme un glaçon.
Cheveux
nébuleux.
Ton oreille me rappelle le sillage d’un yacht concentrique sur un
lac alpin, calme et limpide.
Tes cils.
un cyprès.
Ton bras et ton épaule
un cheval une jument.
Fourmis
sont tes ongles.
Tes yeux
sont des falaises
tes cils
un cyprès.
Tes doigts me rappellent la différentielle d’un clavier de
piano d’un accordéon tes doigts me semblent un levier qui fait
jouer les clarinettes et les saxophones.
J’embrasse ta
poitrine
ta joue
comme maintenue d’une orange sicilienne.
Cette lumière de lanterne
ce coussin.
le mur qui touche
ces livres tout autour
cette lumière
de lanterne
rouge
atténuée d’une étoffe
cet espace
tout à nous
déjà respiré
déjà sué.
J’embrasse
tes yeux.
Cheveux nébuleux.
Ta gorge
est le roue d’un fauteuil roulant, ta gorge est le rayon
d’un fauteuil roulant , ta gorge est une bouteille.
Ton front
une marine.
Tes dents
sont des têtes d’allumettes.
Ta lèvre est
courbée comme un arc
et ton nez
c’est la flèche.
Beau.
Ton front
est une marine.
Ton coeur
tu sais
ce n’est pas de toi
ton coeur
ce n’est pas de toi
ton coeur.
Tes yeux
sont des falaises
tes cils
un Cyprès.
Ils ne chantent pas encore les premières voix de l’aube.
toi du chantes une nouvelle chanson.
tu regardes et souris
tu cherches les mains
tu cherches des pensées.
Cette lumière
de lanterne
atténuée d’une
etoffe.
Des souffrances plus denses
des amours plus énormes
plus calmes
plus beaux.
Tes yeux sont
des falaises.
tes cils un cypress.
ton front
une marine.

 

IO ERO UNA BESTIA RARA

Quando finisci l’amore
i ciottoli traggono insegne di guerra.
Piovre perdute
attaccano squali:
Non è possibile.
Tenere violette
gialle di sole.
Nemmeno.
Che cosa sarà mai un osso.
Inizio finale.
Quando finisci l’amore.
Un mendicante all’alba:
dura la vita dei ponti.
Un cane all’occhiello:
stretto bersaglio.
Un’orgia
uno schifo.
Io sono un’alta marea
gonfio, di notte, di luna.
quando non sai cosa fare.
Io sono un vento di stelle.
Esiste?
Io sono un cannone.
Buumm.
L’aglio vince la rosa.
Il bianco è nel nero.
Suicidio la storia.
E non si conosce
il volto di Adamo.
Il tavolo ha uno, due, tre
quattro o più piedi.
Ricordo di guerre a formiche.
Quando finisci l’amore.
Sarò calcestruzzo e cemento
la creta di Dio
il nano
un vecchio
-vile ricatto-.

 

IO ERO UNA BESTIA RARA
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
MOI J’ÉTAIS UNE BÊTE RARE

Quand tu as fini l’amour
les pavés tirent des enseignes de guerre.
Pieuvres perdues
attaquent des requins.
Il n’est pas possible.
Tenir des violettes
jaunies par le soleil.
Même pas .
Qu’est –ce-qui ne sera jamais un os.
Commence la fin.
Quand tu as fini l’amour
Une mendiante à l’aube:
dure est la vie, des ponts.
Un chien à l’oeillet:
objectif étroit.
Une orgie
horrible.
Je suis une marée haute
gonflée, de nuits, de lune
quand tu ne sait que faire.
Je suis un vent d’étoiles.
Cela existe ?
Je suis un Conon.
BOOM.
L’ail, l’emporte sur la rose.
Le blanc est le noir.
Se suicide l’histoire.
Et on ne sait pas
le visage d’Adam.
La table a un, deux, trois
quatre ou plus de pieds.
Souvenir de guerre à fourmis.
Quand tu as l’amour.
Je serai béton et ciment
la crète de Dieu
le nain
un vieux
-vile chantage-.

 

SOCCHIUDIAMO LE PORTE

Socchiudiamo le porte, arriva, manciata di becchime negli
occhi.
Li arrossa e non li nutre; socchiudiamo le palpebre, amici, dai
monotoni lamenti hanno tratto un grimaldello, ci scassinano
i cuori, amici, e ci offrono il sangue; sentite compagni, amici.
Sentite?
Ci mettono in mano la fiamma, ma ci brucia, capite
fratelli, non ci scalda ci brucia.
1) Socchiudiamo le porte.
2) Hanno ferri di cuore.
Il braccio si pieghi sul braccio.
Sguardi forti sostengano sguardi.
Sia forza per l’uomo altro uomo.
Respiriamo strilliamo mostriamo, dietro le porte, si lotta,
Non un morso di pane, un’ idea, poi, con loro:
tutti sguardi immobili e calmi
tutte forze serene e sicure
tutte braccia incrociate in attesa.

 

SOCCHIUDIAMO LE PORTE
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
ENTREBÂILLONS LES PORTES

Entrebâillons les portes, arrive une poignée de mauvaises graines dans les yeux.
Les rougit et ne les nourrit pas; entrouvrons les paupières, amis depuis les plaintes monotones, ont tiré un crochet et percent, les coeurs, amis, et ils nous offrent le sang vous entendez compagnons,
Amis, vous entendez?
Ils nous mettent dans la main une flamme, mais elle nous brule, vous comprenez, elle ne nous réchauffe pas, elle nous brûle.
1) Entrebâillons les portes.
2) Ils ont des coeurs de fer.
Le bras se plie sur le bras.
Regards forts soutiennent des regards.
Soit force pour l’homme, un autre home.
Respirons crions montrons, derrière la porte, on ne lute.
Pas une buchée de pain, une idée, puis avec eux:
tous les regards immobiles et calmes
toutes les forces sereines et sûres.
tous les bras entrelacés en attente.

 

LA ZINGARA

La zingara parla
guarda e parla
negli occhi e cogli occhi
in confusione assorta
mistica:
ruba ai secoli.
Sarai più forte dei venti
salirai sopra tutti i sogni
stringerai gli azzurri più chiari
scuoterai vampate in vorticose aurore.
Abbi coraggio.
Guarda nelle tombe
e leggerai
di gelo
ossa.
Succhiale.
Profondità rischia supplizio.
E allora, infine,
da sopra ai tuoi capelli
la mano rosa attesa
annullerà tutti i silenzi
per farti voce.

 

LA ZINGARA
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
LA GITANE

La gitane parle
regarde et parle
dans les yeux et avec les yeux
hypnotisée, perdue dans les pensées
mythique:
vole aux siècles.
Tu seras plus forte que les vents
tu monteras en haut de tous les rêves
tu serreras les bleus les plus clairs
tu secoueras les bouffées d’aube passionnante.
Sois courageux.
Regarde dans la tombe
et tu liras
de gel
os.
Suce- les.
Profondeur risque le supplice.
Et alors, à la fin,
d’en haut de tes cheveux
la main rose attend
lu briseras tous les silences
pour te faire entendre.

 

 

TRE QUASI POESIE PER IGNAZIO

1
Ignazio fu forte
Ignazio fu bello
Ignazio fu audace
Ignazio ora è morto
Ignazio alle cinque della sera
Ignazio col toro nell’arena
Ignazio fu bello
Ignazio fu forte
Ignazio fu audace
Ignazio si nascose
Dietro una muleta
Mentre il toro è nell’arena
Alle cinque della sera.
Beffardo
Pavoneggiandosi agli occhi di…? mila
Ignazio scansò il toro.
Il toro fu bello.
Sicuro
Voltandogli le spalle
Ignazio salutò la folla.
Il toro fu forte.
Dio
impugnando la spada
Ignazio impugnò la spada
Il toro fu audace.

2
Ma Ignazio poteva andare
Alle cinque della sera nell’arena
Con un busto di ferro sotto i panni.
Semplice
Faceva l’imperatore
E non rischiava di morire
Tutt’al più veniva fischiato.
Ignazio era furbo.

3
E se Ignazio prende il toro per le corna
Come i baldi vaccari del vecchio West?
Se nell’arena senza fronzoli
Ignazio nudo nelle sue forme scultoree
Con piedi fermi e braccia avanti,
Alle cinque della sera
Fisso a guardare il toro tra le narici sbuffanti
Nel silenzio di tomba dell’arena
– scacco d’alfiere e matto di cavallo –
Ignazio prende il toro per le corna?
Ignazio è forte
Il toro è forte
Ignazio è bello
Il toro è bello
Ignazio è audace
Il toro è audace
Ignazio è folle.

 

TRE QUASI POESIE PER IGNAZIO
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
PRESQUE TROIS POÈMES POUR IGNAZIO

1
Ignazio fut fort
Ignazio fut beau
Ignazio fut audacieux
Ignazio maintenant est mort.
Ignazio à cinq heures du soir
Ignazio avec le taureau dans l’arène
Ignazio fut beau
Ignazio fut fort
Ignazio fut audacieux
Ignazio est dissimulé
Derrière un chariot
pendant que le taureau est dans l’arène
a cinq heures du soir
moqueur
se pavanant sous les yeux de… ? mille
Ignazio évite le taureau.
Le taureau fut beau.
Sûr
il s’était détourné.
Ignazio salua la foule.
Le taureau fut fort
Dieu
tout en tenant l’épée
Ignazio pris l’épée
le taureau fut audace

2
Mais Ignazio pouvait s’en aller
a cinq heures du soir dans l’arène
avec un corset de fer sous les vêtements.
C’est simple
il faisait l’empereur
et ne risquait pas de mourir
au pire il aurait été hué.
Ignazio était malin

3
Et si Ignazio prenait le taureau par les cornes
comme les cowboys du vieux West?
Si dans l’arène sans dentelle
Ignazio nu dans ses formes sculptées
avec des pieds fermes et des bras en avant
a cinq heures du soir
fixé à regarder le taureau entre les narines gonflées
dans le silence de tombe de l’arène
-chèque de l’évêque et chèque fou de cheval-
Ignazio prend le taureau par les cornes?
Ignazio est fort
Le taureau est fort
Ignazio est beau
Le taureau est beau
Ignazio est audacieux
Le taureau est audacieux
Ignazio et fou.

 

TEATRO

M’hanno dato di fare a meno di Cristo
:
(leggere sussurrando “ : = cioè di –
due punti uguale cioè di – ” . )
anatema, dogma, mistero,
misticismo, regno,
olocausto
trascendente, immanente, paradiso.
O anche:
amore,
procreazione,
tradimento,
domani, oggi, sempre.

Non mi serve la terra
?
(come prima “ ? = quale –
punto interrogativo uguale quale – ” . )
vittoria, legge, certezza,
verismo, gente,
teorema,
opportunismo, materialismo, inferno.
O pure:
io,
contento, anche voi qui
scegli, sciogli, sbrogli.

Amare
!
(sempre ancora “ ! = già –
punto esclamativo uguale già – ” . )
ancestrale, perso, tutto,
accettami, servo,
sentimenti,
psicologia, simbologia, limbo.
Così:
vorrei
insieme a te
liberi da tutto
amare non dire solo amore.

Letteratura
Purifica il peccato originale!
Chi era costui?
La terra è: terra.
Cerchiamo di renderla migliore!
Ma cosa vuol dire amare?

Poesia
1 Parliamo domani
2 Se pure così fosse
3 Senza non voglio.

 

TEATRO
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
THÉÂTRE

J’ai eu à me passer du Christ
:
lire en murmurant “: = c’est-à-dire –
deux points égaux c’est-à-dire du-“.).
anathème, dogme, mystère,
mysticisme, royaume,
holocauste
transcendant, imminent, paradis.
Ou encore:
amour,
procréation,
trahison,
demain, aujourd’hui, toujours.

Je n’ai pas besoin de la terre
?
(comme avant “?=quel–
point d’interrogation égal quel–“.)
victoire, loi, certitude,
vérisme, gens,
théorème,
opportunisme, matérialisme, l’enfe.
Ou également:
moi,
content, vous aussi ici
choisissez, dissolvez, démêleze.

Aimer.
!
Toujours encore “! = déjà –
point exclamatif égal déjà–“.)
ancestral, perdu, tout,
accepte-moi, je sers,
sentiments,
psychologie, symbologie, limbes.
Comme ça:
je voudrais
avec toi
libres de tout
aimer et ne pas dire seulement a amour.

Littérature
purifie le pêcher original!
Qui était cet homme?
La terre est: terre.
Cherchons à la rendre meilleure!
Mais que veut dire aimer?

Poésie.
1 Parlons demain
2 Si également comme ça était.
3 Sans je ne veux pas.
Content, moi aussi
Choisissez, dissolvez, démêlez.

 

TEMPO

Tempo di scorie.
Chi veglia la notte della
notte
del dopo?
Sull’argine?
Al senso di frasi
a comporre immagini
strappando agguati e affanni?
Il nucleo dei loro,
di loro, di loro tutto
esplode in direzione ottuse
abbagli suoni brividi
anche i ritmi incalzano.

Tempo di scorie.
Tutto accadde.
Uomini in tute asettiche
sotterrano.
A quando un nuovo fiore?

27.8.86

 

TEMPO
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
TEMPS

Temps de résidus.
Qui veille la nuit de la nuit
de l’après?
Sur les berges?
Au sens des phrases
a composer des images
arrachant des pièges et des peines!
Le noyau d’entre eux,
d’entre eux, de tous
explose dans des directions étroites
confusions sons frissons
même les rythmes persécutent.

Temps de résidus.
Ou tout peut arriver.
Hommes en tenues aseptiques
enterrant.
Jusqu’à quand une nouvelle fleur?

27.08.1986

 

POVERO AMORE MIO

Povero amore mio
che pena mi fa la tua pena
che pena mi agita la tua paura
che pena la tua debolezza
– non aver saputo odiare –
– non vivere vendette –
che pena capirti
ancora e sempre ottusa
verso parole vere.
Ritrovi il sonno
Ricerchi incontri
Ti bastano risi sciocchi.
Amandomi?
Ottusa e sciocca.
Vengo un poco ad abbracciarti.

Domani andrai,
perché così voglio,
ancora una volta,
sapendo che ti aspetto
stavolta,
e che poi faremo l’amore.
Scrivere la parola fine
costa un attimo
ci si ritrovi per caso
o per ricerca.
Lo stesso attimo
che basta
a nascere od a morire.

 

POVERO AMORE MIO
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa

MON PAUVRE AMOUR

Mon pauvre amour
quelle peine me fait ta peine.
quelle peine agite en moi ta peur
quelle peine est ta faiblesse
-ne pas avoir su haïr-
-ne pas vivre des vengeances-
quelle peine à te comprendre
encore et toujours bornée
avec de vraies paroles.
Tu retrouves le sommeil.
Tu recherches les rencontres.
Des rires stupides te suffisent.
En m’aimant?
Bornée et idiote.
Je viens un peu te serrer dans mes bras.

Demain tu iras,
parce que c’est comme cela que je veux,
encore une fois,
sachant que je t’attends
cette fois,
et qu’après nous ferons l’amour.
Ecrire le mot fin
coûte un peu
il se trouve par hasard
et pour l’avoir recherché.
Le même moment
qui suffit
a naître ou à mourir.

 

(SPIGOLO)

Svirgolo ancora un grumo
di scelte evitate

– d’intorno i petali
di sopra il polline -.
Per l’apatia del vinto,
per forze,
malinconie,
nella voliera dei merli indiani.

E l’embolo mira al cervello

 

(SPIGOLO)
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
(RENFORT)

Je viens encore de rater un tas
de choix évités

-autour des pétales
de pardessus le pollen-.
Pour l’apathie du vaincu,
malgré lui
mélancolies
dans la volière des merles indiens.

Et l’embolie vise le cerveau.

 

UNA STORIA DI TROPPO

Il quinto dito di una mano.
Forti emozioni più
forti, fortissime.
Lei troppo prima.

Nel tempo perduto di un viaggio astrale
la nostra coppia
solitaria
– in solitudini senza tempo –
s’arrocca in semplici schemi
– d’amore è troppo -.
Lei – pensa – troppo unica.

“Rivederci un giorno”
“Appuntamento in centro”
“Va bene, ai treni”
“All’ora di punta”
“Che non sia Carnevale”
Troppo amore non serve.
Lei – pensa – troppo uguale.

Troppo nuda
troppo sincera
troppo significante.
L’attesa è del troppo gradevole.

Ma il vecchio corsaro ora vuole la noia
– pretende
attende –
l’ultima emozione prima
ignota, offensiva.
Sul fasciame di un suo vascello
– disteso –
alla fonda in acque mitiche
– solo –
il sole affisso all’albero alto
– chiuso –
lasciati avvizzire i ricordi
cerca – e sbaglia –
la Noia.

L’ultima emozione è più
forte, fortissima:
se assale è solo da sola
solissima
senza illudersi d’essere attesa
assimilata
per poi dissolvere anche i rimpianti
– scrupoli –
di non essere ancora
appartenuta.

E Franco potrà dire
“Il tema è favola
la storia è antica
il passo è breve
accettati
e lascia libere le tue certezze”.

 

UNA STORIA DI TROPPO
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
UNE HISTOIRE DE TROP

Le cinquième doigt d’une main.
Fortes émotions plus
fortes, très fortes.
Elle bien avant.

Dans le temps perdu d’un voyage astral
notre couple
solitaire
-dans des solitudes sans temps-
joue de simples schémas
-d’Amour un peu trop-
Elle – il pense- trop unique.

“Nous reverrons nous un jour”
“Un rendez – vous au centre”
“Ça te va devant les trains”
“A l’heure de pointe”
“Que ça ne soit pas un Carnaval”
Trop d‘amour n’est pas utile
Elle – il pense- trop égale.

Trop nue
trop sincère
trop important .
L’attente tient du trop aimable.

Mais le vieux corsaire maintenant veut l’ennui
-prétend
attend-
la dernière émotion qui avant
inconnue, offensive.
Sur le bord extérieur de son vaisseau
-allongé-
au fond dans des eaux mythiques
-seul-
le soleil accroché à l’arbre haut
-renfermé-
laisse dépérir les souvenirs.
essaie -et se trompe-
l’Ennui.

La dernière émotion est plus
forte, très forte:
si assaille est seulement toute seule
très seule
sans se leurrer d’attendre d’être
assimilée
pour après dissoudre aussi les regrets
-les scrupules-
de ne pas encore avoir encore
appartenue.

Et Franco pourra dire
“Le thème est un conte de fées
l’histoire est antique
le pas est bref
accepte-toi
et laisse libres tes certitudes”.

 

L‘INGANNO DI IGNAZIO

Non so se,
quando avrai smesso il flamenco
sul capitello in fumi d’antico,
alzando gli occhi – olé –
al simbolo
vorrò sapere se.
E il nome ti assalirà
compresso
tra un tacco e il mito.
Il nome ti forzerà
bagnato
tra cosce in ritmo.
Il nome il nome,
il nome mio
al simbolo!

Lenta sui fianchi la gonna a ruota,
pavoneggiando altera
rossa e nera
– il sangue e la sfida –
prima in corrida,
lenta sui fianchi,
– la fiamma e la fine –
s’attarda.
Il nome mio al simbolo.
Non voglio sapere se.
Se l’attimo dopo a braccia alzate
– olé –
se a terra inginocchiata a capo
chino.

 

L‘INGANNO DI IGNAZIO
Tradotta in francese da Dalila Boukhalfa
LA TROMPERIE DE IGNAZIO

Je ne sais pas si,
quand tu auras fini le flamenco
sur le chapiteau aux fumées antique,
en levant les yeux –olé-
au symbole
je viendrai pour savoir si.
Et le nom t’assaillira
comprimé
entre un talon et le mythe.
Le nom te forcera
trempé
entre cuisses en rythme.
Le nom le nom,
mon nom
au symbole!

Longue sue les côtés la jupe soleil
se pavanant en alternant
rouge et noire
-le sang et le défi-
première en corrida,
longue sur les côtés
-la flamme et la fin-
s’attarde.
Mon nom au symbole.
Je ne veux pas savoir si
si l’instant d’après à bras levés
-Olé-
si agenouillé par terre à tête
baissée.

Dalla raccolta di poesie “Io fui mortale” (2005 – 2009)

IO FUI MORTALE

Macroscopiche assoluzioni
per chiodi infissi nella mia coscienza,
Padre,
con benna estirpo ad una ad una
tra scricchiolanti cantilene,
e strascico avvolti
in folti fogli fitti di poesie,
Madre,
nel nostro tempo d’inutili menzogne.

Né sia truce in questi occhi non più asprigni
lo sguardo austero dei tuoi decreti,
Padre,
nel banno affisso sul muro di gomma
impiastricciato dalle mie storie fascinose,
dov’io m’illudo
in voglie e volti in veglie,
Madre,
fra dolci inganni che non sono tradimenti.

Ci sia indulgenza se non perdono
per la mano che respinge i miei sorrisi
per la mano che raccoglie le mie lacrime.

Io fui mortale.

 

IO FUI MORTALE
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ES BIJU MIRSTĪGS.

Makroskopiska absolutizācija
Manas apziņas vaļīgajos mezglos.
Tēvs,aizvien,dziesmiņu sanoņa netīk
Aizžņaugtie šļupsti
Biezās un stīvās dzejas lapās.
Māte ,mūsu veltīgo melu laikā
Neapdzist šais acīs,
Kuras vairs nesastapt.
Tavu pavēļu stingrais skatiens,
Tēvs,ļodzīgu spaini pret
Čirkstošu mūri,
Manu spilgtāko brīžu veidols,
Kurp maldos vēlmēs un mirušo sejās.
Māte,starp maigiem maldiem,
Kas nenodod kā maldugunis,
Kas nepiedotu rokai,
Ja atgaina manus maldus
Roka,kas savāc manas asaras.
Es biju mirstīgs.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”

(2005 – 2007)

QUEL GIORNO AVRAI VENTI ANNI

Quel giorno avrai venti anni
e non vorrai più niente oltre,
oltre la mano della tua bambola di pezza
che ti accompagni invisibile e muta,
invisibile e muta.
Dal primo chicchirichi del primo gallo
dal primo spiumacciare del primo canarino
dal primo sbiadire della prima stella,
le stelle, il gallo, il canarino:
“Lasciatemi pensare a questo giorno”.

Avrai l’età di una sorgente
e il tuo futuro vorresti fosse fermo,
fermo nel bacio sulla guancia dall’orsacchiotto bruno
che ti avvicina maestoso e fiero,
maestoso e fiero.
Dal sapore di mille profondi graniti
dall’odore inebriante di tutte le radici
dal chiarore trasparente della purezza,
graniti, radici, purezza:
“Aiutami a capire questo giorno”.

Quel giorno sarò la luce
di fianco in alto sopra e sotto,
la bambola di pezza e l’orsacchiotto bruno
di fianco in alto sopra e sotto,
le stelle il gallo il canarino,
sarò graniti e zolle
radici e fiori
sarò soltanto chiarore trasparente nel tuo sorriso.

Avrai venti anni e non vorrai più niente.
Avrai l’età di una sorgente.

 

QUEL GIORNO AVRAI VENTI ANNI
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
TAI DIENĀ TEV BŪS DIVDESMIT GADU

Tai dienā tev būs divdesmit gadu
Un negribēsi neko citu vairs
Salauztās lelles roku,kas pavada tevi
Neredzama un mēma,
Neredzama un mēma.
No pirmā gaiļa
Pirmajam kikirikī,no pirmā
Kanāriņa pirmajam trellim,
No pirmās zvaigznes
Pirmajai izniršanai.
Zvaigzne,gailis,kanāriņš;
‘’Ļaujiet man domāt par šodienu.’’
Tu būsi avota gados
Un savu nākotni vēlēsies
Varbūt apstādināt pavisam,pavisam.
Uz vaiga buča
Ko dod brūns lāčuks
Tas tuvojas tev,milzīgs,no meža,
Milzīgs,no meža.
No tūkstoš dzīļu smārda,
Granīta smaržas
Tajā visu sakņu
Reibums
Caurspīdīgā dzidrumā
Granīts,saknes,dzidrums:
‘’Palīdzi man saprast šo dienu.’’
Tai dienā es būšu gaisma
No sāniem,no augšas,pāri
Un lejā,salauztā lelle
Un lāčuks brūns.
No sāniem,no augšas,pāri un lejā
Zvaigzne,gialis,kanāriņš.
Es būšu granīts un velēnā saknes
Un būšu puķes
Tik gaiši
Caurredzams tavā smaidā/
Tev būs divdesmit,nevēlēsies
Neko citu vairs.
Tu būsi avota gados.

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo” (1960 – 1963)

QUANDO

Quando quest’ora
mattutina e grigia
s’infiammerà
filtrata dai tuoi occhi
quando colombi tuberanno
nel mio deserto nido
e tu trapasserai
nel gelo della mia vita oscura
quando le mani mie, le mie dita
non più si nutriranno d’aria
nel vano supplicare
amore amore…

 

QUANDO
Tradotta in napoletano da Luciano Somma
QUANNO

Quanno chest’ora
‘e primma matina griggia
appicciarrà
spèrcianno all’uocchie tuoje
quanno ‘e palumme
farranno ‘ammore
int’’o nivo deserto
e tu trapassarraje
int’’o ggelo ‘e chesta vita scura
quanno ‘e mmane meje, ‘e ddete
nun mangiarranno cchiù ll’aria
inutilmente suppliccanno
ammore ammore…

 

SONO QUELLA CORNICE VUOTA

Sono quella cornice vuota:
quel vuoto incoronato.
Sotto un vento d’incanto
sono un curvo pastore d’illusioni.
Sono quel tronco cavo che vidi un mattino,
in sofferenza d’arsura,
nero d’insetti:
ma in lui bucava, estrema reliquia
la povertà silente nel perdono.

 

SONO QUELLA CORNICE VUOTA
Tradotta in napoletano da Luciano Somma
SONGO CHELLA CORNICE VACANTE

Songo chella cornice vacante:
vacante cu’’a curona.
Sotto a nu viento ‘ncantato
sto chiato pastore d’illusione.
Songo chillu tronco ‘ncavato che vedette na matina,
n’arsura ‘e sofferenza,
niro ‘e furmicule
ma se bucava d’isso,
estrema reliquia,
‘a quieta puvertà d’’o perdono.

 

E SENTO BESTEMMIARE IL CIELO

E sento bestemmiare il cielo
e sento l’aria pungermi la carne
e sento quel malvagio gallo
in vicinanza di morte
di Cristo ricordarmi il tradimento.

E suona ancora la mia campana
e sono ancora sulla mia pelle vive
le sinfonie di quei silenzi d’alba,
ma ora mi riporta il primo sole
la sola angoscia di sentirmi osso.

 

E SENTO BESTEMMIARE IL CIELO
Tradotta in napoletano da Luciano Somma
E SENTO JASTEMMÀ ‘O CIELO

E sento jastemmà ‘o cielo
e sento l’aria che pogne sta carne
e sento ‘o gallo ‘nfame
vicino ‘a morte ‘e Cristo
ca me ricorda ‘o tradimento.

Sona ancora ‘a campana mia
sona ‘ncopp’’a sta pelle
‘a sinfonia ‘e nu silenzio d’alba,
ma me riporta mo cu’’o primmo sole
l’angoscia ‘e me sentì sultanto n’uosso.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita” (2005 – 2007)

SEMBRI

Oggi.
Oggi dai trespoli selvagge cocorite
oggi da Chio sovrana tralci di vitigni
oggi etiopi zefiri ambrati
giallo deserto
di sabbie egiziache
oggi sui prati delle tue lusinghe
affascinanti.

Così o come
nel fertile appanno
la goccia sul vetro.

—°°°—°°°—

Domani.
Domani ti pongo addosso trina d’Alsazia
domani raggiante ritorno d’incenso e di eucalipto
domani che dipana i nostri intrighi
le foto con sorrisi
le lettere d’amore
domani incise negli angoli dei mondi
dal picco della mia follia.

Discesa o risalita
con docile affanno
la mano alla roccia.

—°°°—°°°—

Oggi o domani.
Oggi o domani forse ingorde speranze
sonnamboliche ipnosi
nella veglia incredula
della nostra vita.

Atlante affaticato
io
resto piolo.
Calliope appartata
tu
sembri una sposa.

 

SEMBRI
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
ŠĶIETI

Šodien,
Šodien,no pirmatni košiem vijumiem
Šodien
Klīo,priesteriene,kura sniedz
Etiopijas zefīrus šodien
Dzintaraini dzeltenā
Ēģiptes smilšu tuksnesī
Šodien pār tavām pļavām
Glaimojoši burvīgām.

Tā vai citādi
Auglīgajā ķēpā
Lāse pār stiklu.

Rītdien,
Rītdien tevi zinu
Elzasas mežģīnēs
Tērptu,rītdien
Starojoša atgriešanās
Lavandas un eikalipta
Esence rītdien,
Kas izraisa mūsu
Intrigas fotogrāfijās
Smaidošās,rītdien
Mīlas vēstules
Mana neprāta pasauļu
Virsotnei apakšā,kaktos
Viss sakrājas.

Atvērta vai atgriezusies
Rimtās sāpēs
Roka uz klintāja.

Šodien un rītdien,
Šodien un rītdien
Varbūt lolojot
Mēnessērdzīgas cerības
Nomoda hipnozē
Neticot mūsu dzīvei.

Cītīgs Atlants,
Es palieku rāms.
Kalliopes veidolā
Kā līgava šķieti.

 

… E TU COME NEBBIA CHE OFFUSCA

… e tu come nebbia che offusca
i bracieri fumanti
delle prime caldarroste
lì,
lungo viali alberati
della mia cara Bologna indaffarata….

Nessun miraggio di gioie
confonde al cane il suo padrone.

… e tu come pioggia che inzuppa
la rotaia urbana
di un tram al capolinea
lì,
tra portici uniformi
della silenziosa Torino d’ottobre…

Nessun deserto è breve
per la lucertola randagia.

… e tu come neve che ovatta
frontoni e guglie
di fedi spudorate
lì,
tra cabaret da sballo
della Parigi fulminante le mie notti…

Nessun miracolo gonfia le piume
di uno stanco uccello migratore.

…e tu…

…e tu…

…e tu come sole d’aprile che intenerisce
le zolle soffocate
tra bosco e spiaggia
lì,
oltre il canneto dai ciuffi in cima
sull’ultimo approdo della mia isola perduta…

Nessun mistero
soltanto attesa.

 

… E TU COME NEBBIA CHE OFFUSCA
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
… UN TU KĀ MIGLA,AS TUMST

…Un tu kā migla,kas tumst.

…un tu kā migla
Kas tumst dūmojošās
Pirmoreiz gaistošās oglēs
Te,
Manas mīļās,rosīgās Boloņas
Koku ieskautās ieliņās.

Ne jau prieka mirāžas,
Suns savam saimniekam uzticas.

…un tu kā lietus,kas mērcē
Pilsētniecisko virpuli
Tramvaja maršrutā
Te,
Starp klusās oktobra Turīnas
Mundierotajiem portikiem…

Neviens tuksnesis nav sīks
Zvīļojošai ķirzakai.

…un tu kā sniegs,kas apsedz
Frontonus un dakstiņus
Paļāvīgā uzmācībā
Te,
Starp manu nakšu mirdzošās Parīzes
Greznajiem kabarejiem…

Ne jau brīnums virpina
Guruša gājputna pūkas.

…un tā…

…un tā…

…un tu kā aprīļa saule,kas atver
Slāpstošas velēnas
Starp kāpu un liedagu
Te,
Manas zaudētās salas pēdējā ostā
Pār niedrāju mudžekli.

Ne jau noslēpums,
Tikai gaidas.

Dalla raccolta di poesie “La sagra del peccato” (1957 – 2003)

NEL BUIO, DONNA

Stregone e mago
come nei giochi di me bambino
– di notte –
preparo ampolle
– con i ricordi –
di fogli strani
– abbandonati -.

Nel sole, donna:
sul filo un colpo
di telefono,
sul libro un velo
di colori,
al cuore un laccio.

Le bambole sul letto
le foto alle pareti
i ciondoli
non temono distacchi.

Nel buio, donna:
sul labbro un colpo
di rossetto,
sul corpo un velo
opaco,
ai piedi un laccio.

Le bambole sul letto
le foto alle pareti
i ciondoli
non vedono distacchi.

Uno scrigno per te,
profumo intenso di malizia.

 

NEL BUIO,DONNA
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
TUMSĀ, SIEVIETE

Burvis un mags,
kā manās bērnības spēlēs
-naktī-
ampulas taisu
-no atmiņām-
no savādām zālītēm
-aizmestām-.

Saulē, sieviete:
tālruņa vada galā,
uz grāmatas
košas mežģīnes.
sirds saauklota.

Lelles gultā
bildes pie sienām
piekari
augstuma nebaidās.

Tumsā,sieviete;
uz lūpām pomādes
klājums
uz auguma nedaudz
mežģīņu,
pēdas saauklotas.

Lelles gultā
bildes pie sienām
piekari
augstuma nebaidās.

Tavi lauri;
spēcīgā viltus smarža.

 

ORA CONOSCO

Ora conosco.
Violenze,
i tempi dei tuoi orgasmi,
le dolcezze attese dai tuoi seni,
struscianti tra le seggiole mai vuote,
in ordine, allineate,
alle pareti sdrucciolevoli del tuo cervello.

Nevrosi e stasi,
gli squilli e le grancasse,
le mai abbastanza maledette prudenze.

Il finto o vero pizzo nero
scomposto
allucinato
tutte le volte che un altro
più di me
ti ha roso il cuore
violato l’anima
trafitta
la tenerezza del tuo incantesimo,
neppure osando avvicinare
l’estrema solitudine del tuo amare.

Conosco i cori ingordi nell’attimo
– d’amore è inutile –
ancora tormento,
e non mi manca forte tentazione
– delle tue scelte è un limite –
di fuga verso umane debolezze,
che poggio tra rigide piastre,
mai esauste
costanti
ottuse.

Se fuggi o se ritorni,
segno indelebile il tuo,
ha scardinato
– oggi come ieri –,
la persuasione immobile del mio dominio sul sigillo.

Il nuovo mondo non cerca trionfi
ma libera certezze.
Se ammetto un brindisi alla complicità,
non sono ubriaco né sono matto.

Dalla raccolta di poesie “Io fui mortale” (2005 – 2009)

ORA CONOSCO
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
TAGAD SAPROTU

Varmācīgi,
tavu orgasmu brīžos
tavu krūšu gaidītais maigums,
kas izlaužas starp krēsliem,
kuri nekad nav tukši
kārtīgu līniju rindās,
tavu smadzeņu slidenās sienās.

Nervozi un izslieti
zvani un bungas.

Viltus un īstas,melnas mežģīnes
zūdošas
rēgainās.
Visas tās reizes kāds cits
vairāk kā es
tev atgriezās sirdī
izvarot dvēseli
ceļojošo
tavas sasaistes maigumā,
nemaz necenšoties tuvoties
tavas mīlestības sevišķajai vientulībai.

Pazīstu sirdis,kas mirklī aizveras
-mīlestībā ir bezjēdzīgi-
jau atkal ciešu
un netrūkst stipra kārdinājuma,
-tavās izvēlēs ir robeža-
lūgšana pār cilvēku vājībām,
ko skarbu plākšņu virsotnē,
kuras nekad nesakūst,
pastāvīgas
citādas.

Ja bēdz un ja atgriezies
sekoju nenovēršami tev
uz makšķerāķa
-šodien kā vakar-
mana vara pār zīmogu,nekustīga apmātība.

Jaunā pasaule nealkst triumfu
bet atbrīvo pārliecības.
Ja uzsaucu tostu sarežģītajam
neesmu piedzēris,ne arī traks.

 

IGNAZIA’S DAY

E la garanza rosa vinse.
BIG AND LARGE.

Grande è larga
la fune che trascina
contorta e immonda
peregrini viandanti nella tua mente.
Conosco il gioco nel reale
mancano scene al mio virtuale.
Se nei tuoi slip
e nel tuo show
c’è vuoto spazio
per il mio pistillo,
o bella e brava conducente,
rimuovi
– scodinzola di gioia! -, distruggi
l’ultima pass annessa a quel mio account,
e torna ad eccitare i nuovi utenti
pavoneggiando un nome
o l’illuso assalto
di un mito insussistente.

Per me, ben altre innocue sgualdrinelle
– inesistenti – in bella vista al 1740,
lusingano – pur senza inganni -,
sbattendo in faccia
– ben oltre il plasma dello schermo -,
ripetitivi films
– già programmati –
di nuovo riprodotti in stanze silenziose
tra un cesso ed un divano
– la mano agganciata al pistolotto –
tra notti ed albe.

Io sono un bambolotto
con dedica scalfita sulla fronte
e un chiaro modo di contatto:
”Ci sei?”
”Eccomi!”

 

IGNAZIA’S DAY
Tradotta in lettone da Liga Sarah Lapinska
IGNAZIA’S DAY

Un roze noteikti uzvarēja
BIG AND LARGE

Liela un plata
virve,kas velk
izliekta un aplinka.
Svētceļnieki tava gara ceļā.
Pazīstu spēli un īstenību,
trūkst manu virtuālscēnu.
Ja ne tavi iedomu slaidi
ja ne tavi šovi
tas ir tukšs laukums
-kūsājot priekā!-,sagrauj,
pēdējo reizi pasē,pieliekot manā kontā,
un atgriezies paņemt jaunas likmes,
greznojot vārdu
vai asfalta ilūziju
no kāda neesoša,bet mīta.

Man citās skumjās,tādās nekaitīgās
-neesoši-skaista aina 1740.gadā
glaimojot-bez mānīšanas-
triecoties sejā
-vai citā ekrāna plazmā=
atkārtojot filmas
-jau ieprogrammētās-
ienirstot no jauna klusās istabās
starp abortu un dīvānu
-roka,kas satver pistolīti-

Starp naktīm un rītausmām.

Es esmu bērnelis
ar pierei veltītu skrambu
un tiešu kontakta veidu
”Kas esi?”
”Tas esmu es!”

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Terremoti e eruzione in corso sull’Etna

Terremoti e eruzione in corso sull’Etna

Terremoti

nuova forte scossa nella zona Etnea: si temono danni.

Terremoti e eruzione in corso sull'Etna
Da stamattina è iniziato uno sciame sismico con oltre 130 scosse. Dalle ore 10 circa, un’alta colonna di cenere copre il cielo dell’Etna.

Le prime segnalazioni sono delle ore 08:50 locali.

Delle oltre 130 scosse sismiche fino ad ora registrate, le maggiori  sono state di magnitudo Ml = 4.0 (alle ore 13.08, localizzata nella zona di Piano Pernicana, fianco NE del vulcano, a 2.000 metri di profondità e 6 km ad ovest di Zafferana Etnea) e Ml 3.9 (localizzata nella zona di Monte Palestra fianco nord-ovest del vulcano).

L’attività sismica è stata accompagnata da un incremento del degassamento dall’area craterica sommitale, che ha avuto inizio con sporadiche emissioni di cenere emesse dalla Bocca Nuova e dal Cratere di Nord-Est.

Tale tipo di attività è culminata, verso le ore 12.00 circa, nella composizione di una scura nuvola di cenere densa.

Ad essa ha fatto seguito un’intensa attività stromboliana inizialmente localizzata alla base meridionale del Nuovo Cratere di sud-est,  e poi fortemente incrementata anche alla Bocca Nuova e al Cratere di nord-est.

Dalla Sala Operativa dell’Osservatorio Etneo (OE-INGV) ha diramato alle ore 12.01 locali  è stato diramato un un comunicato indirizzato alle autorità aeronautiche per allertarle dall’emissione di cenere

Il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci ha detto:

“L’Etna deve essere uno dei poli d’attrazione per il turismo siciliano. Finora non è stato sufficientemente sfruttato.

Credo che serva un’unica autorità che sia la sintesi di tutti i soggetti pubblici e privati che concorrono sul suo territorio. Voglio sperare che ci siano finanziatori, anche stranieri, disposti a puntare su questa straordinaria risorsa.

Insomma, noi abbiamo una Ferrari chiusa nel garage e questo non ce lo possiamo permettere“.

INFO

http://www.meteoweb.eu/foto/sciame-sismico-etna-eruzione-terremoto/id/1196594/#stxvVXk1DeQ774Zb.99

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Il Dispari 20181224 – Redazione culturale

Il Dispari 20181224 – Redazione culturale

Il Dispari 20181224

Il Dispari 20181224 – Redazione culturale

Editoriale

Un capitolo del mio racconto “La notizia virgola. La condanna punto” tratto dalla raccolta “Per Aurora volume secondo”.

La condanna punto – Capitolo 1°

Non avevo ancora completamente realizzato cosa fare, se accettare da Aurora il nuovo attestato di amicizia, salutare ed abbandonare il suo regno pur essendo a conoscenza degli eventi pronti ad investirla con nuova e più grande pericolosità, oppure, rimettendo in moto la narrazione (con Edoardo, Tom ed Edith sul palco), lasciare che i miei timori balenassero nella sua psiche se non come certezza, almeno come sospetto.

Così agendo, ne ero consapevole, poteva tuttavia accadere che lei, Aurora, interpretasse in maniera non assolutamente conforme ai miei intenti i risvolti delle azioni e dei convincimenti insiti nella narrazione della parte del racconto che avrei dovuto proporre.
Non muovevo, né in un senso, né nell’altro la mia determinazione, quasi imbambolato, sognante, ad occhi aperti immobili, con a fianco la mia Anima e il mio Cervello tutti magicamente adagiati nelle oblianti attenzioni della nostra amica.

Nessuna altra idea.

L’uomo vestito di bianco riprese il suo posto al pianoforte suonando in nostro onore le più belle melodie napoletane del suo immenso repertorio.

Un’indubbia corrente di pensieri gli consentiva di percepire i miei desideri, tramutandoli in musicalità prima che io li esprimessi.
Indifferentemente” ritornava ad ogni mio impulso, sempre con maggiore intensità.

Una volta intonata da trombe parlanti, ed era lui vestito di bianco a farlo, la successiva, come se cime di palme e di eucalipti, ondeggiando, rumoreggiassero più simili a violoncelli e contrabbassi che ad alberi tra venti tropicali in foreste dense di pioggia.
E nuie pe’ recità l’urtima scena…

La donna dalle mani ambrate e con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù, non smetteva di coccolarlo.

La calma giornata di primavera copriva, con un silenzio innaturale di tutto quanto intorno a noi era realtà fisica dell’esistenza, la nostra stessa voglia di agire, ammantandoci di soddisfatta pigrizia.

L’uomo della ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero, l’indimenticabile protagonista del mio primo incontro con Aurora, era stato da lei invitato ad allietare il nostro gruppo suonando il pianoforte.

Fuggita dal mondo per incontrarlo nel loro ultimo appuntamento, la sua anima gli teneva una mano poggiata sulla spalla.

Edoardo sfogliava e leggeva in silenzio il mio racconto dal punto in cui era stato interrotto, Edith, vorrei dire, usignuoleggiava (ma non credo che l’insensibile correttore delle bozze mi consentirà questa astrusità) antiche canzoni in un inconfondibile accompagnamento.
Aurora, Aurora non lo dimostrava, ma era commossa, intensamente felice e turbata dalla prima sensazione umana della sua esistenza:
-«Petrus, beviamo con il nostro amico che da ora in poi chiameremo Ignazio.
Consigliaci.
Stappa quanto di meglio abbiamo
Davvero?
Davvero anche per Voi, Signora?»
È al loro onore che spetta questo mio brindisi.
Meritano che io beva con loro.
Avanti, Petrus.»
Valpolicella e gassosa?»
Non chiedere, mesci.»
La Signora adesso è veramente Aurora.»

Fu una frase a scuotere il mio torpore e ad impormi la decisione che rifiutavo di assumere.

Aurora aveva detto: “È al loro onore che spetta questo mio brindisi”. Il mio onore decise che non poteva assistere senza partecipare.
Cercai il raggiungimento dello scopo evitando di intaccare il sacrale concetto dell’individualità che ho sempre coltivato.
Lei avrebbe dovuto comprendere attraverso i fatti.

I figli di puttana insinuano.
La Vita no, la Vita mostra. Dissi:

Vuoi e puoi chiamarmi come preferisci.
I nomi sono convenzioni ed è il padrone di casa che stabilisce le regole.
Puoi offrirmi l’eccelsa sapienza di Petrus nello scegliere il vino del migliore vitigno nell’annata di eccezionale qualità, puoi concedermi le mille serenate ballate canzoni delle mie terre, sublimate dall’uomo con l’anello di rubino al dito, ma perché non chiedi cosa io gradisco?
Un urlo?
Aceto?
Oppure forse altro?»

Lei: -«Se tu non fossi Ignazio ti crederei un meschino accattone, ma tu hai altro in mente che non la tua convenienza, parla, che vuoi?»

Io: -«Detto così, il concetto è gratificante, ma non sono sicuro che sia esatto. Corro comunque il rischio e chiedo che tu ascolti almeno un’altra parte del mio racconto.
Non sarà certo un capolavoro, però da quando mi hai chiamato, ricordi “Vieni e fai leggere per me il tuo nuovo racconto a chi più lo merita”, da allora la mia ambizione ha ruotato intorno al piacere di ascoltare le espressioni dei tuoi sensi durante lo svolgersi della narrazione.
Mentre analizzavi segni sospetti della mia partecipazione alle azioni suicide degli infami maledetti, io assaporavo la repressa dicotomia tra l’abbandono innocente e puerile della tua anima e l’attento distacco del tuo cervello. Naturalmente mi riferisco al loro rapporto con il racconto che Edoardo e Edith e Tom stavano rappresentando.
Ora che in te il dubbio è stato chiarito, sarebbe magico, per la ricerca di sensazioni da sempre padrona del mio intimo più segreto, ascoltare in tua compagnia, se non tutto il seguito di “La Notizia”, almeno una parte che credo significativa.»

Lei: -«Adesso so che avevo ragione dicendo che hai altro in mente.
Proviamo, e se non fosse così, non sarebbe il tuo piacere un premio immeritato.
Petrus, alza il sipario.
Vuoi bere una metaxa?»

Petrus: -«Signora, e me lo chiedete?
Sono almeno venti anni che non la schiocco tra lingua e palato.
In un bicchiere caldo grande e pieno.
Grazie.
Signore e Signori, a gentile richiesta, Edoardo, Edith e non so chi altro, leggeranno non so quale capitolo di non ricordo quale libro.
Ancora metaxa, prego.
Grazie.
Noi ascolteremo come vuole la nostra Signora, compiti e composti.
Musica, silenzio.
Carò se arriva qualcuno chiama me.
Questa metaxa sarebbe eccezionale se non finisse così presto. Un’altra.
Grazie.
Posso dare inizio alla lettura?
Sì?
Capitolo?
…Quattordicesimo? Nono, in quanto per ultimo è stato letto l’ottavo! Quattordicesimo?… Perché quattordicesimo?… Va bene, va bene, quattordicesimo… quattordicesimo .
Libro?
La Notizia.
OK.
Via.
No, non toccate il mio bicchiere, lo porto con me.»

INFO: ISBN 9781409282372

Prodotto ID 4637203
Edizione Terza
Editore Bruno Mancini
Pubblicato 18 novembre 2009
Pagine 126
Rilegatura Copertina morbida con rilegatura termica
Inchiostro contenuto Bianco e nero
Peso 0,24 kg
Dimensioni (centimetri) Larghezza: 15,24, altezza: 22,86
Prezzo € 13,91 (IVA esclusa)
Stampa in 3-5 giorni feriali

http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-secondo/paperback/product-4637203.html

TWITTERONE

1) Nella prestigiosa rassegna stampa di Bookcity
https://www.bookcitymilano.it/rassegna-stampa
vengono inserite numerose pagine di questo quotidiano Il Dispari pubblicate dalla Redazione culturale DILA:

Il Dispari 20181210 – 10 Dicembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c1/0d0/25b/5c10d025bfbc6716738796.pdf

Il Dispari 20181203 – 3 Dicembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/7da/5c0f857da12cc270956686.pdf

Il Dispari 20181126 – 26 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/9cd/5c0f859cd9aba159586020.pdf

Il Dispari 20181119 – 19 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/d8f/5c0f85d8f03f8174678784.pdf

Il Dispari 20181112 – 12 Novembre 2018
https://www.bookcitymilano.it/storage/app/uploads/public/5c0/f85/c44/5c0f85c44a7c0110202693.pdf

2) La pittrice Milena Petrarca e la scrittrice Raffaella Lanzetta si sono fatte fotografare all’ingresso del Museo della Terra Pontina mostrando il volume antologico “Penne Note Matite” edito da Il Sextante di Mariapia Ciaghi per conto dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
In particolare Milena Petrarca è stata proclamata vincitrice del premio di Arti grafiche “Otto milioni” 2017 durante l’evento DILA approvato dal comitato organizzatore del Bookcity e svoltosi a Novembre 2017 nel MUDEC di Milano.

3) Nellija Matjučenko, ha ricevuto con molto piacere da Liga Sarah Lapinska (opinionista della pagina culturale pubblicata su questo quotidiano Il Dispari) per conto di DILA, l’antologia “Mare Monti Mare” dedicata al compianto Comandante Agostino Lauro.
Nellija Matjučenko lavora nella Biblioteca Scientifica di Jelgava nella quale non è la prima volta che sono stati resi disponibili i nostri libri in gratuita lettura.

Una poesia tratta dalla raccolta “Cantico del cigno” di Adriana Iftime Ceroli.

Alibi

Chissà com’era la Terra
prima dell’amore?
Probabilmente colma di anime fluttuanti,
uso e getta,
con la paura del tempo
che sotterrava piano i silenzi
ghiacciati della luna.
Una volta l’ho messa nella tasca dei jeans.
Si è sporcata dei miei demoni
ed è andata via scivolando
verso Washington,
come una bambina
con un kalashnikov in mano
per sparare,
per sparare i sentimenti sprecati.

Il Dispari 20181217 – Redazione culturale

Il Dispari 20181217

 

EDITORIALE
Antonio Di Nauta ha vinto il premio di musica “Otto milioni” 2018.

Il 17/11/2018, durante l‘evento DILA “Otto milioni” approvato dal comitato promotore del #BCM18 Bookcity Milano, nell’Aula magna della SIAM, l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, tramite la sua Presidente Roberta Panizza, ha proclamato le vittorie di Antonio Di Nauta e di Miriam Bruni rispettivamente nella sezione musica e nella sezione poesia del Premio “Otto milioni” 2018.
A Miriam Bruni e ad Antonio Di Nauta (che ricordiamo come coinvolgente cantante pianista in numerosi eventi organizzati da DILA nel Coquille e nell’Hotel Parco Verde di Ischia) vanno tutti i più calorosi complimenti da parte della Direzione e della Redazione di Il Dispari.

Questi sono i testi completi con i quali Roberta Panizza e Stefano Degli Abbati hanno comunicate le loro vittorie.

ROBERTA PANIZZA
Antonio Di Nauta, con la canzone “L’abitudine”, ha vinto il Premio di Musica “Otto milioni” 2018.
Chi è Antonio Di Nauta?
Antonio Di Nauta, originario di Lesina in Puglia, ha sempre avuto una grande passione per il canto fin da quando, a partire dai 12 anni, ha cominciato a imparare il mestiere di Falegname e proprio il suo maestro in questa arte pratica gli ha dato l’ispirazione per dedicarsi alla musica e lo ha invogliato a seguire i maggiori esponenti della musica italiana dai quali ha imparato molto.
La sua passione è quindi cresciuta di giorno in giorno.
Dal 1967 si è trasferito in Germania, ma dal 2011 al 2016 è tornato in Italia e in particolare ad Ischia, dove è entrato in contatto con Bruno Mancini seguendo i suoi eventi e lasciandosi coinvolgere dalla sua simpatia.
In questo periodo trascorso sull’isola ha animato numerose serate in diversi Hotel facendo conoscere le sue doti canore.
Poi però ha dovuto fare rientro in Germania dove vivono anche i suoi figli.
Anche in questo paese allieta molte serate con la sua musica e questo gli fa sopportare il fatto di dover stare lontano dalla sua terra natia.

Miriam Bruni ha vinto il premio di poesia “Otto milioni” 2018 con la poesia “Frutto”
Legge Stefano Degli Abbati

Frutto,
polpa del pensiero,
ti vedo
rapido passare
lungo la matita come un siero.
Cadere pulito – ti vedo –
sul foglio delicato: pensiero
in forma di parole
Scrittura mia
corsiva – Nient’altro
oggi so fare.

Miriam Bruni vive a Borgo Panigale in provincia di Bologna.
Laureata in Lingue e Letterature Moderne a Bologna è abilitata all’insegnamento di Lingue e Cultura spagnole.
Ama la scrittura e la poesia sin da bambina. In esse e grazie ad esse dialoga costantemente con se stessa, gli altri, la natura e il trascendente.
Da un po’ di anni si è molto appassionata alla fotografia.
Nel 2011 ha raccolto e fatto pubblicare una prima silloge di sue poesie, che ha intitolato “Cristalli”. Del 2014 è il suo secondo libro, “Coniugata con la vita. Al torchio e in visione”.
Del 2017 la terza raccolta: “Credere nell’attesa”.
Del suo poetare dice: “La mia predilezione poetica va alla concisione e alla intellegibilità.
Con la parola cerco di raccogliere, ordinare ed esprimere l’emozione (piacevole o spiacevole) che mi preme dentro, l’intuizione, l’immagine, lo slancio che vengono ad abitarmi o anche solo attraversarmi facendomi sentire me stessa, e viva!
è scrivendo, perciò, che metto a fuoco le esperienze vissute, che metto a nudo il mio cuore, cerco il bene, l’oltre delle cose, l’essenza profonda e risonante.
Quanto alla forma tendo alla massima concentrazione, alla sintesi, a quella che potrei chiamare cristallizzazione.”

TWITTERONE

1) Adriana Iftimie Ceroli, da circa un mese nuova opinionista di questa pagina culturale, mi ha scritto: “Carissimo Bruno, in seguito alla nostra conversazione telefonica, sono lieta di comunicarti che Mario Ceroli ha accettato con entusiasmo l’idea di preparare la copertina della prossima antologia che sarà pubblicata da te, ed è disponibile anche a illustrare alcune pagine della stessa pubblicazione.
Ci aggiorniamo e sono felice di questo nuovo rapporto instaurato nella segno della cultura ischitana e non solo.
Ti mando un caro abbraccio e ti faccio un applauso.
Con amicizia e stima, Adriana Iftimie Ceroli.”
Per chi non conoscesse la storia artistica di Mario Ceroli, e fosse all’oscuro della fama mondiale che gli è riconosciuta, basterà ricordare che egli è il realizzatore del famosissimo Unicorno alato (1990), in legno rivestito di oro, esposto all’ingresso della sede Rai di Saxa Rubra.
Ringraziamo il Maestro Mario Ceroli per il grande privilegio che ci concede, ringraziamo Adriana Iftimie Ceroli per la preziosa collaborazione, e vi diamo appuntamento alle prossime settimane per i particolari relativi a questo nuovo importante successo ottenuto nel nome del Made in Ischia targato “Associazione culturale Da Ischia L’Arte – DILA”.

2) IL SEXTANTE & DILA vi invitano ad assistere alla lettura drammatizzata del testo di Andrés Pociña “Resa dei conti”.
La presentazione dell’opera drammatica “Resa dei conti”, edita da Il Sextante di Mariapia Ciaghi, avverrà mercoledì 19 dicembre 2018 alle ore 17:00 presso il Salone monumentale della Bibliotecain via S. Ignazio 52 a Roma.
Interverranno l’autore Andrés Pociña e la direttrice della Casanatese Lucia Marchi
Presenterà: l’editrice de Il Sextante Mariapia Ciaghi
Lettura drammatizzata del testo a cura di Corrado Veneziano
Interpreti: Francesca De Santis, Gennaro Momo, Gabriele Tuccimei, Margherita Vicario.
INFO: www.casanatense.it – Tel. +39 06 6976031 – 0328

Questa poesia “Lamento plebeo”

(dedicata al Prof. Edoardo Malagoli) pubblicata nella raccolta “La Sagra del peccato” scritta di Bruno Mancini è stata letta da Stefano Degli Abbati nell’Aula magna della SIAM durante l’evento DILA approvato dal #BCM18 Bookcity (17 novembre 2018).

Lamento plebeo

Ho colto il senso
della tua assenza
dall’acre odore
di carta stampata.
Nel vecchio rodeo
di mitici emblemi
tu, fionda e Golia;
sul collo del vinto
catene preziose di pensieri.
Fasciati da dubbi,
contorti, snodati, strizzati,
salvati
uscimmo.
Era il millenovecentosessantuno.
Ne passa di tempo!
Oggi
il sole d’agosto
non sboccia più
semi nei sassi.
Il mare d’agosto
non gonfia più
vele nel golfo.
Manca l’addio
nella mia mente
non più plebea.
D’agosto
si muore
solo.

Il Dispari 20181210 – Redazione culturale

Il Dispari 20181210

 

EDITORIALE

Caterina Guttadauro La Brasca ha vinto il premio di narrativa “Otto milioni” 2018.

17 /11/2018 #BCM18 Bookcity:

nell’Aula magna della SIAM, l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, tramite la sua Presidente Roberta Panizza, ha proclamato la vittoria di Caterina Guttadauro La Brasca, scrittrice e giornalista nonché opinionista della pagina culturale del quotidiano “Il Dispari“, nella sezione “Narrativa” del Premio “Otto milioni” 2018.

A Caterina vanno tutti i più calorosi complimenti da parte della Direzione e della Redazione di Il Dispari.

Questi sono i testi completi con i quali Roberta Panizza e Stefano Degli Abbati hanno comunicata la sua vittoria.

ROBERTA PANIZZA:

Ha vinto, quindi, Caterina Guttadauro La Brasca con il racconto “La storia siamo noi”, ma chi è Caterina Guttadauro La Brasca?

Caterina Guttadauro La Brasca è nata e vissuta in Sicilia dove ha completato i suoi studi classici. Vive da 40 anni a Bologna, sposata è madre di una figlia, medico-psicoterapeuta.

È da sempre amante dello scrivere.

È stata Relatrice alla Fiera dell’Editoria World book International di Cattolica nel 2014, Presidente di Giuria in ben quattro edizioni del Concorso Letterario Nazionale: “L’Anfora di Calliope”e al World Literary Price, Concorso Letterario Mondiale itinerante, alla riscoperta delle capitali mondiali.

Recensionista, creatrice ed organizzatrice di eventi letterari nazionali ed internazionali.

Scrive per la Rivista parigina “La Voce”, bimensile cartaceo bilingue che diffonde la cultura italiana all’estero e per “Fattitaliani”, quotidiano on line.

Con i suoi libri è stata presente al Salone Internazionale del Libro di Torino e a Roma alla Fiera del Libro ”Più Libri Più Liberi”.

È stata nel direttivo dell’Associazione Culturale “Lo Specchio di Alice”, dove scriveva sulla Rivista Quaderni, ed ha preso parte ad un Romanzo Collettivo, assieme ad altri scrittori.

I libri che ha pubblicato, sono:

“La Barriera Invisibile” nel 2010;
“Silenzi d’Amore” nel 2011;
“La Vita appesa ai muri” nel 2013;
“La voglio gassata” nel 2015. Questo libro è stato adottato dall’A.I.L (Associazione italiana contro le leucemie, mielomi e fibromi) e reca in copertina il Logo Nazionale dell’Associazione per concessione del Presidente Nazionale Prof. Mandelli. Parte del ricavato è stato devoluto all’A.I.L.
Attualmente è al lavoro al suo quinto libro che è un romanzo storico/saggio, ambientato nel 1940.

Caterina ama dire: “I libri sono come i figli, li facciamo ma non ci appartengono, sono di tutti perché ognuno trova in essi la sua verità.

Dal 2017 propone un sua rubrica nella pagina culturale del quotidiano Il Dispari di Gaetano Di Meglio, invitandoci ad entrare nel mondo artistico e letterario che lei ambisce di presentare a tutti coloro che seguono con interesse l’arte, la cultura, e le attività sociali.
Stefano Degli Abbati, vi leggerà il racconto di Caterina Guttadauro La Brasca “La storia siamo noi” primo classificato nel premio “Otto milioni” 2018.

STEFANO DEGLI ABBATI

Caterina Guttadauro: La Storia siamo noi

Era la solita ora, pomeriggio inoltrato e nelle vie assolate di un povero paese della Sicilia si ripeteva lo stesso rituale: tre bambini avevano più o meno finito di fare i compiti ed erano sull’uscio di casa, pronti a fare qualsiasi cosa fosse loro chiesto pur di avere poi il permesso per andare a giocare a pallone, nella piazzetta antistante la chiesa.

Le mamme brontolavano ma, erano maschietti e lo sport li aiutava a scaricare la loro vivacità e a farsi degli amici.

Cosi Erasmo, Giuseppe e Gaetano si riunivano, strada facendo, e giù a rotta di collo, lungo la via acciottolata, con il rischio di percorrerla ruzzolando, se uno dei tre avesse perso il passo.

La verità che raccontavano era tale solo in parte: si recavano sì nella piazzetta ma per andare al “Circolo dei Reduci”.

Era una casa a piano terra, malandata, dove seduti su delle sedie poco stabili c’erano i vecchi del paese, quelli che erano parte della sua storia, che erano andati in guerra ed avevano avuto la fortuna di tornare.

Tre di loro portavano gli stessi nomi di quei ragazzi dei quali erano i nonni.

Un’insegna di cartone, attaccata alla porta con lo spago e che regolarmente cadeva quando c’era vento, spiegava a chi aveva la fortuna di sapere leggere, che coloro che si riunivano in quella casa erano uniti da un passato di eroismo e di battaglie che, tenuti in vita dalle parole, erano diventati ricordi.

Tutti e tre avevano servito la loro Patria, ognuno in modo diverso dall’altro ma con lo stesso patriottismo e lo stesso coraggio.

Quasi tutti avevano un bastone a cui si appoggiavano per alzarsi, le ferite di guerra parlavano ancora e l’intensità del dolore non permetteva loro di dimenticare.

In quella misera stanza, ogni giorno, si consumava la liturgia del racconto ed erano diventati così bravi che se uno si fermava perché, quasi soffocato dal fumo del sigaro, ripetutamente aspirato e spento, l’altro continuava anche per lui.

Le donne non capivano questa necessità di parlare sempre del passato, soprattutto ai ragazzi che potevano rimanere turbati.

Ma i vecchi erano testardi e sapevano che credere in qualcosa significava lottare perché non sia dimenticata.

Così i ragazzi si accovacciavano ai loro piedi e, in religioso silenzio, ascoltavano quello che tre giovani soldati avevano fatto nella prima guerra mondiale per farli nascere in una terra più libera.

Erasmo era stato ben cinque anni in guerra, spesi in parte a combattere e in parte prigioniero degli Austro Ungarici che gli avevano rubato l’infanzia dei suoi figli.

Giuseppe era il più malridotto dei tre: arruolato fresco di laurea, fu mandato in prima linea, al comando di un drappello di uomini coraggiosi.

Era il primo ad andare all’assalto e l’ultimo a rientrare.

Già, perché allora si combatteva così, corpo a corpo ed a fermarti erano solo le bombe o la morte.

Tutte le volte che rientravano da un’operazione, Giuseppe contava i suoi uomini e, se qualcuno mancava all’appello, si tornava indietro a cercarlo, vivo o morto.

Durante una ritirata, ormai sopraffatti dalla superiorità numerica del nemico, fu individuato e, mentre correva, per sfuggire alle bombe che piovevano dall’alto ed al fuoco di una mitragliatrice che si faceva strada tra gli alberi, saltò dentro un pozzo dove riuscì, fortunatamente, a trovare un appiglio: era un arbusto dalle profonde radici che lo sosteneva mentre le sue gambe, ferite, penzolavano inerti dentro l’acqua di un inverno ghiacciato.

Quella notte – Giuseppe pensò – che fosse l’ultima e proprio mentre lasciava andare le mani, ormai ferite per la lunga presa, prima di perdere i sensi sentì una voce che gridava: «Venite, qui c’è il Capitano.»

Lo salvarono ma le sue gambe rimasero per sempre indolenzite.

Gaetano era il più giovane dei tre e il suo amor patrio era pari alla sua voglia di vivere e divertirsi.

Era sbadato e fu grato a Dio quando fu assegnato alla foresteria, lontano dal fronte dove sarebbe andato incontro a morte sicura.

Il minimo rumore di combattimento lo disorientava al punto da fargli mollare qualunque comando stesse eseguendo per rifugiarsi in qualche posto più sicuro.

Quando arrivò alla conclusione che nessuna guerra poteva essere la sua, decise di accorciare i tempi e si cacciò uno spicchio d’aglio dentro un orecchio.

La paura aveva vinto sul coraggio, ma, spese notti intere a scrivere messaggi da recapitare ai fami-liari per quei feriti che non sarebbero più tornati.

Si procurò un’otite purulenta ed il Comando fu costretto a rimpatriarlo perché il timpano si danneggiò a tal punto da rimetterci l’udito.

Le tasche della sua divisa, sopravvissuta anch’essa alla guerra, erano piene di bigliettini e, laddove fu possibile, arrivarono a destinazione.

Tutti e tre erano partiti perché quando la Patria chiama il dovere impone di andare, ma in guerra ti misuri con te stesso oltre che con il nemico e, quando torni, ti accorgi che le macerie non sono solo fuori ma anche dentro di te.

Ilze Zeimule Stepanova


ha ricevuto da Liga Sarah Lapinska, per conto di DILA, una delle antologie del Premio “Otto milioni” insieme alla rivista Eudonna (pubblicata dalla casa editrice Il Sextante di Mariapia Cìaghi) nella quale è stata pubblicata l’intervista da lei rilasciata a Liga Sarah Lapinska opinionista della pagina culturale pubblicata su questo quotidiano Il Dispari.
Ilze e non solo è un’apprezzata giornalista, ma è anche bella attrice e poetessa finalista del premio di Poesia “Otto milioni”.

Nellija Matjučenko,


ha ricevuto con molto piacere da Liga Sarah Lapinska (opinionista della pagina culturale pubblicata su questo quotidiano Il Dispari) per conto di DILA, l’antologia “Mare Monti Mare” dedicata al compianto Comandante Agostino Lauro.
Nellija Matjučenko lavora nella Biblioteca Scientifica di Jelgava nella quale non è la prima volta che sono stati resi disponibili i nostri libri in gratuita lettura.

 

DILA

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