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Jeanfilip opere in vendita
Jeanfilip Artista
in arte Jeanfilip, classe 1962, è uno dei più interessanti artisti impressionisti sulla scena nazionale. Vive e lavora in provincia di Milano.
31 maggio 2020
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in arte Jeanfilip, classe 1962, è uno dei più interessanti artisti impressionisti sulla scena nazionale. Vive e lavora in provincia di Milano.
31 maggio 2020
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Il Dispari 20200601 – Redazione culturale DILA
Da “Per Aurora volume settimo“
Così fu
PARTE 1 – CAPITOLO 11
…
“Neppure adesso, a cosa fatte, sarebbe facile inserirla, Gilda, con connotati essenziali in quegli anni amorfi nei contenuti e stupidi nelle forme.
Dov’ero quando nacque?
Ero nella sala d’attesa, insieme a mia madre che andava e veniva freneticamente da una stanza all’altra portando bacili d’acqua calda e tovaglie bianche, oppure camminava nervosamente, rumoreggiando, quasi contando i passi a voce alta dall’ingresso all’ultima porta in fondo al corridoio… e lo ricordo tutto piastrellato per mezzo di mattonelle esagonali, poste inseguendo linee parallele alle pareti, che apparivano del tipico colore grigio ottenuto mescolando in acqua, ora lo so, calce, cemento, pozzolana, con l’aggiunta di un pugno di polvere raccolta intorno alle pareti prevalentemente di creta formanti i margini dei sentieri verso l’Eremo del Monte Epomeo.
C’era scritto SALA TRAVAGLIO.
Non conoscevo quel termine TRAVAGLIO, non mi spiegavo il nervosismo di mia madre, e neppure davo peso ai gridi che arrivavano, quantunque smorzati, ben oltre le sedie di plastica rossa poste in due gruppi di quattro intorno alle pareti della minuscola saletta fino a riempirla quasi del tutto.
Seduto, silenzioso, composto, leggendo l’ultima avventura di Topolino contro Gambadilegno, non mi era concesso sapere che mia madre si trovava lì, ed io con lei, nella attesa che la ”Signora Aurora”, la reale “Dominus” del paese, partorisse Gilda.
Gilda, da lattante non era stata la più carina neonata della maternità, da bambina non veniva vezzeggiata come la più bella figliola della famiglia “Dominus”, da signorinella, alta e smunta, non richiamava gli sguardi appetitosi dei maschietti del rione.
Da quando, e come fosse avvenuto in lei il cambiamento fisico che mi dava i brividi finanche nel ricordo, non mi sembrava di averlo mai esaminato.
Eppure, a ripensarci, ero stato certo importante durante tutta la sua vita, dalla culla alle calze a rete, ma anche disperatamente incapace di percepire i flussi di attenzioni tipici delle diverse aspettative connaturate alla sensibilità delle sue differenti età, e ciò poiché li lasciavo sempre rimbalzare sugli schermi protettivi che alzavo a difesa delle mie convinzioni.
Dovrei, ma non posso.
Inventarmi una ragione per eludere il bisogno d’entrare nel covo dei ricordi sbiaditi perché lasciati, da soli, alle intemperie cadenzate secondo il monotono rincorrersi di stagioni assolutamente uguali da un anno all’altro; alle muffe nercrofobe degli insetti e dei piccoli animali – roditori, lucertole, bisce – vissuti tra le pieghe dei mobili e dei lumi e dei ninnoli sulle credenze così come nei massicci cassetti mai chiusi a dovere; alle polveri screanzate venute su da chi sa dove e penetrate attraverso gli interstizi tra gli infissi e tra le canne fumarie dei camini: memorie abbandonate come figli tra i cassonetti dei rifiuti.
Dapprima per scarso amore e poi per il collare di ferro che impone al vinto il vincitore.
Potrei, ma non voglio.
Scontrarmi con la mia coscienza ed accettare l’inizio e la fine, il guado e la stenosi, la fiera ribellione e il docile, accattivante ozio, tutti i passaggi segreti, ogni caduta nei pozzi dei desideri, miracoli, tradimenti, egoismi; ammettere, appunto, l’inizio e la fine dei giorni e delle notti che io solo conosco io solo ammansisco, io solo uccido.
Il nocciolo duro che respinge le mie pavide titubanze e mette a nudo l’inconsistenza delle mie aleatorie prese di coscienza, il nerbo crudele che mi fustiga verso lo spazio antico e noto, contro spezzoni di azioni già fatte, nel buio visibile oltre il portone di legno massiccio, il sibilo lancinante che dalla mia testa m’impone di andare per “CAPIRE”, è il dubbio.
Lo stesso dubbio.
Sempre lo stesso dubbio.
Sempre lo stesso dubbio di quando partii.
Sempre lo stesso dubbio di quando partii con un sacco vuoto di cose ma pieno di speranze.
Ormai è l’alba, la terra non torna indietro.
Il sole attende immobile”.
così
Anna Rancāne “Let- to- nia”; Aleksandra Kazanceva “Fiamme delle cenere di montagna”; Aleksandra Zavišjus-Bugarte “Corpo”; Anita Ķēķe “Svegliarsi”; Anita Zvaigzne “Amo questa Terra”; Broņislava Broņislava Dzene “La tua vita”; Eduards Aivars “La coppia”; Edvīns Jansons “Senza tempo e senza spazio”; Elīna Zālīte “La tua dipendenza sono io”; Elita Viškere “Lascia che la mattina entri”; Eva Mārtuža “Il mondo si sta rigenerando”; Ināra Gaile “Non sono l’uccello”; Ingrīda Zaķe “Dedizione”; Ingvar El Raven “Trasforma il Destino”; Janis Jan Zarins “Una canzone d’amore”; Liga Sarah Lapinska finalista con quattro poesie “Agosto”, “Le canzonette della pace”, “Ninnananna”, “Non perderci”; Ligija Kovaļevska finalista con due poesie “Forse”, “Permettami vivere così”; Liliana Manetti finalista con tre poesie “Come una sirena”, “La lontananza”, “Un tuffo nell’arte”; Luciana Capece finalista con tre poesie “Il cielo incenerito”, “Saggezza poetica”, “Vivere di te”; Mairita Ķērpe Dūze “Il mare”; Maria Francesca Mosca finalista con due poesie “Ti racconterò di me”, “Vestimi d’azzurro”; Marija Gadaldi “Anima mia”; Marta Zemgune- Kronberga “Vorrei afferrare il tempo”; Milena Petrarca finalista con due poesie “Antico tramonto”, “Il Sogno di Marilyn”; Modris Andžāns “Il settimo paradosso”; Sanita Simsone “In Memorium”; Silvana Lazzarino “Il Segno oltre il tempo”; Vera Roķe finalista con due poesie “Non rompere il ponte”, “A proposito di affiliazione”.
Adam Ilyasov; Ajub Ibragimov finalista con due opere; Aleem Uddin Arts; Antonio Molina Vasconcelos; Arif Azad Painter; Art Linh; Astra Empele; Chijia He; Daniel Hooper; Ēriks Bāris; Fatima Daudova; Frank W. Tansey; German Vizulis; Guna Oškalna Vējiņa; Heino Blum; Herminia Mesquita; Ismail Akinc; Janis Drozdovs; Kārlis Īle; Kheyrollah Asghari; Lela Geleishvili; Liga Sarah Lapinska finalista con tre opere; Marcos Robson Mota; Maurizio Pedace; Mehtap Guler; Melinda Horvath; Migel Piñero; Milena Petrarca finalista con due opere; Milo Shor; Mirjana Milanovic; Nancy Avellina finalista con due opere; Nunzia Zambardi; Olga Ivanova; Onofre P.P. Pinheiro; Osama Salama; Roalds Dobrovenskis; Rubik Kocharian; Safa Bn; Sasho Kostov; Sayed A. Irfan; Sebastiano Grasso; Sergey Kyrychenko finalista con due opere; Soledad Llamas Gonsalez; Spasa Maksimovic; Thamer M. Alhiti; Tomas Fernandez; Valdis Jaunskungs; Valerien Bressy; Vera Roķe; Vilis Vizulis; Yuri Serebryakov; Zara Ilyasova finalista con tre opere
Antonio Di Nauta “Champagne”; Circenīša Ziemassvētk “Canzone”; Domenico Umbro & Raffaele Pagliaruli “Leo Ornstein – Minuetto”; Dzintra Delpere Krāsaini “Sapņi”; Eva Strazdiņa “Quando quando quando”; Ivan Defabiani “Addio fiorito asil”; Liga Sarah Lapinska finalista con due brani “Abwoon d’Bashmaya” e ” Preghiera; Nicola Pantalone “Nun è peccato Valentina Gavrish “Musica ucraina”.
Angela Maria Tiberi finalista con due articoli “Sara Guasti” e “Le voci del Nilo e il Festival delle Arti e Folclore Afro”; Anna Alessandrino “C’è differenza tra canzone e poesia”; Daniele Bartocci finalista con due articoli “Mancini” e “Realtà virtuali”; Emanuela Di Stefano “Letizia Caiazzo”; Liga Sarah Lapinska finalista con due articoli “Intervista con Raffi Kharajanyan” e “Mi ricordo. Non mi ricordo”; Michela Zanarella “Intervista Tiziana Mignosa”; Sacha Savastano “Happening culturale al Miramare e Castello”;
Alessia Palomba “Sono quella cornice vuota”; Antonio Mencarini “L’amore per essere”; Chiara Pavoni “Amico rom”; Guido Arbonelli finalista con due recitazioni “Il brivido più lungo” e “Domani fosti mia”; Lucia D’Ambra “Macroscopiche assoluzioni”; Maria Luisa Neri finalista con due recitazioni “La forza di Ignazie” e “Soggiorno per uomini stanchi”; Nicola Pantalone “Indaco”; Nunzia Zambardi “Poesia di Enzo Monti”; Viktor Mishin finalista con due recitazioni “Облако” e “Скрипка.
Il Dispari 20200525 – Redazione culturale DILA
Bruno Mancini | Dal racconto “Così fu”
tratto da “Per Aurora volume settimo”
PARTE 2 – CAPITOLO 1
Sangue.
Un effluvio di sangue.
Un effluvio di sangue macerato.
Un effluvio di sangue macerato da almeno venti anni.
Non che io ne avessi già avuto la percezione in precedenza, e se anche per caso, chi sa quando, mi fossi altra volta imbattuto in tale sgradevole esalazione, certo non ne avevo associato al lezzo l’origine.
Eppure, compiuti pochi passi oltre il focolare, ho avuta una inspiegabile cognizione di dover seguire quel tenace effluvio di sangue macerato da almeno venti anni.
Attratto come da una calamita, stordito come da un etere, ciondolando come un ubriaco, il capo chino come un cane, le braccia pendule come una scimmia, gli occhi fissi come un ebete, ho raggiunto la scala di comunicazione tra il piano terra e gli ambienti sottostanti: cantina, dispensa, lavanderia, chiesa.
Esatto, un ambiente consacrato, ove, almeno due volte l’anno fin quando la Signora Aurora fu in vita, un sacerdote, con barba bianca e tanta voglia delle golosità alcoliche disponibili in casa, diceva messa alla presenza delle famiglie di tutti i domestici al completo (me compreso).
Per la verità, se non altro nelle ultime occasioni in cui fui presente, più che seguire il rito proposto dall’officiante, la mia attenzione divagava tra le futilità proposte dalle situazioni contingenti e le movenze di Gilda, che ogni anno di più sentivo appartenermi interamente.
Ignazio, molto meglio di me, sapeva fingere di aver fede e di pregare.
Mia madre avrebbe voluto accelerare la liturgia, ad esempio eliminando la bevuta del sangue che invece rappresentava il pezzo forte di Petrus, per riprendere i lavori domestici.
La Signora svestiva i panni di Donna Guascone, solo in quelle occasioni, e poggiava le dita alle tempie quasi a dotarsi di un paraocchi che ampliasse la sua concentrazione verso l’altare, nell’attesa di essere liberata, mediante il gesto della croce, dai peccati di cui si era pentita in confessione.
Tutti gli altri, comparse, vestiti sempre con gli stessi abiti della festa, ripetevano sempre le stesse scene, alzandosi, inginocchiandosi, e cantando e pregando sempre con gli stessi toni di voce, ogni volta che l’uomo sull’altare, Petrus, ne dava l’imput.
L’altare, un marmo bianco lungo non meno di tre metri e largo circa due metri, poggiava solo sui tre lati frontali sagomati utilizzando mattoni ricavati squadrando pietre verdi presenti in una località chiamata Cavallaro.
Al suo centro era stata scalpellata un’ampia buca rotonda come un’ostia, nella quale la Signora Aurora, ad ogni cerimonia, voleva fosse collocato un contenitore di tela anch’essa bianca ripieno di sabbia raccolta durante la notte precedente lungo la marina antistante il vecchio cimitero di Sant’Anna a Cartaromana.
Appena Petrus raggiungeva l’altare, in essa, cioè nella sabbia depositata nella buca a forma di ostia, lei, e solo lei, la Signora Aurora, conficcava un pesante crocifisso di ferro lavorato a mano che mi colpiva per aver le quattro sporgenze tutte a forma di punta.
Potevo comprendere che ne fosse provvisto il lato lungo, dovendo penetrare nella sabbia per reggerne il peso, ma non riuscivo a dare una spiegazione agli altri aculei, anche perché la sagoma umana non era rappresentata né inchiodata né adagiata alla croce, bensì proprio le sue fattezze costituivano la geometria del simbolo, e quindi i suoi piedi – accavallati -, le sue braccia – distese-, la sua testa – eretta -, terminavano tutti in una struttura volutamente appuntita, forse per apparire come emblematici elementi indicanti pungoli morali e spirituali.
Discesa, non so come, la scala; fiancheggiata la dispensa e la cantina; mi sono avvicinato all’altare, e forse inciampando, forse per una perdita di equilibrio, forse per una ulteriore mancanza di forze, mi sono trovato inginocchiato con le mani aggrappate al bordo di marmo consacrato.
Mancava il crocefisso.
Ho chiuso gli occhi, ho stretto i pugni per non piangere, ho espresso un desiderio, un’esigenza, una ragione di vita: “CAPIRE”.
“Perché Gilda, la vita mia, la figlia di Aurora, il mio amore, la verità, la parte giusta della mia umanità, perché Gilda, la mia croce, la mia delizia, perché Gilda, la mia anima, la mia poesia…
tutto passato, tutto finito, tutto passato, tutto finito con un addio incomprensibile, ingiusto, immeritato, immotivato, venti anni fa…”.
Neppure avevo terminata la frase ed ho udito, o forse solo sentito nella mia mente, chiaramente, la voce inconfondibile di Aurora rimbalzare da una parete all’altra, dal soffitto al piano di calpestio, passando e ripassando davanti e dietro la mia testa, roteando, ondeggiando, oscillando, esatto oscillando, l’ho sentita ripetere tre, cento, mille volte: “Ancora pochi passi e la metempsicosi spirituale che intendevi costruire tra il tuo passato ed il tuo futuro sarà completata”.
è stato come il vento forte che anticipi l’arrivo del temporale mentre si è intenti, fermi sul lembo estremo della scogliera, ad ammirare il sole scomparire oltre un orizzonte sempre ambito e mai raggiunto.
Che fare?
Restare ad accogliere la nuova dimostrazione di forza della natura, con il corpo passivo e la mente eccitata?
Cercare riparo tornando, correndo, fuggendo?
Andare incontro alla tempesta, a braccia aperte, sforzandosi d’individuarne la provenienza scrutando i primi barlumi di lampi oltre le nubi squarciate dagli ultimi raggi rossi?
Mia madre ci portava laggiù, sotto l’altare, in fondo alla botola segreta, nel tugurio utilizzato, un tempo, quale ricovero dai bombardamenti e occasionale rifugio per combattenti della resistenza anti nazista.
Mia madre portava laggiù me e Ignazio durante la guerra, lasciandoci soli per non sottrarci spazio.
Una tomba.
Limitata in alto dal sacco di sabbia contenete la croce, di poco più alta di una tomba e di essa poco più spaziosa, la grotta tugurio riusciva ad accogliere al massimo due adulti in posizione distesa.
Finita la guerra, passato il pericolo nazista, solo Ignazio ed io conservavamo il ricordo di quei giorni e di quel luogo, rivisitandolo di tanto in tanto per fumare le prime sigarette proibite.
“Appena posso, partirò per diventare un nuovo partigiano, un vero combattente – mi disse Ignazio nell’ultima occasione della nostra discesa -, e se dovrò fuggire, verrò a nascondermi qui.”
Raccolse una vecchia coperta… una pentola di stagno… dei tronchetti di legno… una corda… una bottiglietta d’olio, ed altri oggetti che immaginava potessero essergli utili in una tale eventualità e stipò tutto, ordinatamente, nell’angolo in fondo alla grotta.
Intanto che in me si sono accavallati simili ricordi, la voce di Aurora non ha smesso di ripetere ossessivamente, senza tregua “Ancora pochi passi e la metempsicosi spirituale che intendevi costruire tra il tuo passato ed il tuo futuro sarà completata”, ed io ho caricato nel mio cervello l’ultimo brandello di coraggio, muovendomi carponi verso il retro dell’altare.
Gli ultimi passi sono i più faticosi, l’ultimo boccone è il più indigesto, l’ultima speranza è la più dolorosa.
Uno scheletro in posizione prona.
Trafitto alle spalle da un crocifisso.
Il crocifisso della Signora Aurora, di ferro lavorato a mano, penetrato attraverso uno squarcio nel telo bianco che reggeva la sabbia nella buca a forma d’ostia al centro del marmo.
Ho fatto appena in tempo a leggere il nome sulla piastrina di riconoscimento legata alla catena che avevamo avuto in regalo il giorno della prima comunione, Ignazio ed io, e non so ancora se sono morto durante tutto il tempo seguente in cui ho sognato.
Bruno Mancini
INFO emmegiischia@gmail.com
Tel. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23.
Continua la carrellata di eventi che l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” propone come contributo alla manifestazione di interesse internazionale “Il Maggio dei Libri” nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile.
Infatti, DILA, lo scorso mercoledì 13 maggio, ha diffuso tramite collegamento al gruppo LENOIS di facebook la terza delle otto puntate previste nel primo ciclo in calendario.
Per il loro valido contributo alla produzione della terza puntata vanno ringraziati, insieme alla testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, l’Associazione algerina ADA di Dalila Boukhalfa, Mariapia Ciaghi editrice del Magazine EUDONNA e della Casa editrice IL SEXTANTE, gli Artisti Milena Petrarca, , Liga Sarah Lapinska, Roberto Prandin, Nicola Pantalone, Chiara Pavoni, Valentina Gavrish.
Il prossimo appuntamento per questa serie di eventi è fissato alle ore 22 di mercoledì 27 maggio, sempre sul fruppo LENOIS di facebook, con una nuova puntata realizzata da numerosi Artisti di tutte le arti. Interviste, recensioni, letture di poesie e di prose e brani musicali non mancheranno di intrattenervi con interesse e complicità.
Vi aspettiamo in molti su
https://www.facebook.com/groups/LENOIS/
Per partecipare: INFO
Tel. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23. …
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Nel mio seguire un filo di intrecci meno folti, quasi una giungla casereccia, formato in prevalenza da liane di edere mediterranee e felci sovrastanti papaveri all’ombra delle ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna) non ancora in fiore, la mole simmetrica del fabbricato, con i due balconi del primo piano poco distanti dagli angoli ed il portone di legno massiccio punteggiato alla estremità superiore da una nicchia votiva per un santo protettore, ad ogni passo, mi veniva incontro piano piano mostrando i segmenti di un puzzle che andavano continuamente ad accostarsi fino a formare la visone totale della sua struttura.
Finché, inaspettatamente, le piante e gli arbusti hanno finito di occupare parte del territorio, lasciando una chiazza semi desertica in corrispondenza del cortile antistante l’ingresso.
Un regalo della natura aveva permesso che il tavolo ed i sedili di lastroni lavici sistemati appena accanto al pozzo fossero soltanto ricoperti di muschio e piccoli fiori di campo, mentre, stupendamente incoronato da tralci di vite selvatica, il piano terra si confondeva con l’adiacente boscaglia.
Volevo, potevo, dovevo entrare? “Che sia più semplice raggiungere una meta che non goderne i privilegi?”
Mancavano molte ore al tramonto, ed io ho avuto voglia di entusiasmarmi per ogni particolare di quel luogo, né brullo né antico, né vivo né solingo, così simile ai contorni che la vita mi offriva nella quotidiana stagnazione di affetti e prospettive di speranze.
Con la sua voce vellutata, Eva Strazdiņa canta la poesia d’amore di Aleksandrs Čaks “Nella nebbia piange la finestra”. Eva ha un cuore coraggioso e una bella figlia, Sanija, che ha la voce forte di sua madre. Eva dice che le piacerebbe venire ad Ischia con me dopo la fine di questo periodo di quarantena per Covid-19.
Dzintra Delpere canta la ninna nanna che narra di un ragazzino che chiede pane a sua madre, ma sua madre gli promette che metterà un gatto nel carrello e, raggiungendo la luna, avranno giochi d’oro, mentre anche il gatto avrà i topi d’oro. Dzintra ha due figlie, entrambe cantano. “La felicità e una valore eventuale” dice Dzintra “Oggi ho alleviato il dolore. Ma ho imparato con un sorriso a superare le difficoltà. Io, in generale, non mi preoccupo di nulla. Ho grande tranquillità nell’anima e sto godendo questo attimo. Vale la pena fare qualcosa di bene per gli altri. La mia vita è come una festa “.
Guna Oškalna-Vējiņa si è spontaneamente interessata ai nostri eventi culturali quando aveva luogo la mostra DILA-IL DISPARI-IL SEXTANTE a Jelgava. Dice: “Mi sento meglio nel grembo della natura. Riflessioni. Luci. Giochi d’ombra. Preferisco scattare foto di paesaggi e di ritratti. Per poter fare qualsiasi lavoro, dobbiamo impararsi a dire grazie a Qualcuno che ci regala il talento. Voglio che la prima, giusta e migliore faccia si apra a me. E vista negli occhi. Sento come un solletico quando mi accorgo che una foto mi è riuscita bene. A me, ragazza timida, è stata assegnato il compito di fotografare gli attori nella mansione di corrispondente di un giornale. Ho anche lavorato come infermiera, ma non sono riuscita ad abituarmi alle morti, quindi non ho realizzato il mio sogno d’infanzia di diventare dottoressa. Con la macchina fotografica, regalatami da mio padre a 16 anni, mi sono resa conto che la fotografia è la mia vocazione. Lija Guļevska ha pubblicato un libro sul cardiochirurgo Romans Lācis contenente alcuni miei ritratti fotografici.”
Edgars Liepiņš insieme con Raimonds Pauls ha traversato, con le sue canzoni socialmente spiritose, tutta la Lettonia, comprese le province più remote. Edgars canta la poesia di Imants Ziedonis con la sua voce tragica. Perché già, non si può sapere il motivo Le anatre urlano nel fiume di notte e neanche tu dormi. Perché già, il motivo non si può sapere. Forse abbiamo troppo preso, forse non abbiamo abbastanza permesso, e forse non fa abbastanza dolore. Vado via con calma dalla casa. Le stelle brillano e il fango riposa, e si possono vedere i soldi di Felicita brillare. Non c’è niente, oh, è solo così solo di lato finge di piangere. Non c’è niente, oh, è solo così e solo nel silenzio profondo quindi dal lato finge di piangere. Perché già, non si può sapere il motivo. E forse non fa abbastanza dolore. Le anatre urlano nel fiume di notte. E neanche tu dormi. Dappertutto il rumore è muto e ovattato. Non c’è niente, oh, è solo così È solo nel silenzio profondo perché già, non puoi sapere il motivo. Non è niente, oh, è così e solo nel silenzio profondo perché già, non puoi sapere perché.
Igor Kulev, fischiettando melodicamente, ha suonato la canzone di Raimods Pauls, cantata da Alla Pugacheva con le parole di Andrey Voznesensky “Il milione di rose rosse” e melodie nasali dell’Asia centrale. Niko Pirosmani, un timido, povero pittore georgiano, una volta regalò milioni di fiori alla sua amata, ma, comunque, lei scelse un gran signore con il quale lasciò la Georgia per sempre. Niko dipinse piccoli disegni di pub e di caffè in colori vivaci.
Quando non abbiamo cose da regalare, è importante restare quali siamo e credere in ciò che sappiamo.
Grazie a tutti i miei amici non solo per la fiducia ma anche per la capacità di apprezzare i nostri talenti.
Lo scorso mercoledì 6 maggio, da parte del gruppo fb LENOIS, è stata diffusa la seconda delle otto puntate preparate dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” come contributo alla manifestazione di interesse internazionale “Il Maggio dei Libri” nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile.
Chiara Pavoni, Emiliano Negro, Bruno Mancini, Roberto Prandin, Nicola Pantalone, Angela Maria Tiberi, Liliana Manetti, Michela Zanarella, Quinto Ficari, Gianni Rodari, Paola Sarcina, Vladimir Majakovskij, Barbara Maresti, Roberta Panizza, Wanda Roda, Alexian, Santino Spinelli, sono stati i protagonisti musicali insieme al poesie e brani di narrativa tratti da libri di autori vari.
Per il loro valido contributo operativo vanno ringraziati, inoltre, la testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, l’Associazione algerina ADA di Dalila Boukhalfa, Mariapia Ciaghi editrice del Magazine EUDONNA e della Casa editrice IL SEXTANTE e tutti i TANTI altri Artisti che proporremo nelle successive sei puntate di questa prima serie in calendario tutti i mercoledì del mese di maggio e di giugno, alle ore 22.
Il prossimo appuntamento per questa serie di eventi è fissato alle ore 22 di mercoledì 20 maggio, con la puntata realizzata e condotta dalla frizzante, entusiasmante e dinamica Liliana Manetti (Ambasciatrice DILA per la Regione Lazio), che sarà impegnata in una serie di interviste, recensioni, letture di poesie e di prose che non vi aspettereste mai di gustare con tanto interesse e complicità. Vi aspettiamo in molti su https://www.facebook.com/groups/LENOIS/
Per partecipare: INFO emmegiischia@gmail.com Tel. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23.
Lo scorso mercoledì 6 maggio, da parte del gruppo fb LENOIS, è stata diffusa la prima delle otto puntate preparate dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” come contributo alla manifestazione di interesse internazionale “Il Maggio dei Libri” nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale della lettura come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile.
Guido Arbonelli e Natalia Benedetti sono stati i protagonisti musicali insieme alle poesie tratte dalla mia raccolta “La Sagra del peccato” lette da Antonio Mencarini con immagini di opere di arti grafiche di Milena Petrarca, Nunzia Zambardi, Liga Sarah Lapinska; musiche di Nicola Pantalone e Guido Arbonelli.
Il tutto accompagnato da una buona dose di IL DISPARI di Gaetano Di Meglio e dalla magia dell’isola d’Ischia poiché le registrazioni sono state effettuate in parte a Ischia, in occasione del Natale organizzato dall’Assessorato alla cultura, e in parte nell’aula magna della SIAM (Società d’incoraggiamento Arti e Mestieri) di Milano durante l’evento “Otto milioni” organizzato da DILA ed inserito nella programmazione del BookCity 2016.
Per il loro valido contributo operativo vanno ringraziati, inoltre, l’Associazione algerina ADA di Dalila Boukhalfa, Mariapia Ciaghi editrice del Magazine EUDONNA e della Casa editrice IL SEXTANTE, Liliana Manetti ambasciatrice DILA per la Regione Lazio, Chiara Pavoni attrice scenografa e registra teatrale, Maria Luisa Neri Presidente dell’Associazione “Arte del suonare”, Stefano Degli Abbati scrittore, Domenico Umbro musicista, Angela Maria Tiberi Presidente DILA per l’Italia, Roberto Prandin compositore musicale, Assunta Gneo scrittrice, Giulio Menichelli violinista, Giuseppe Lorin attore, Vito Nicola Paradiso chitarrista, Lucia D’Ambra Attrice, Katia Massaro Presidente onoraria OCEANOMARE DELPHIS, Ugo De Angelis scrittore, e tutti i TANTI altri Artisti che proporremo nelle successive sette puntate di questa prima serie in calendario tutti i mercoledì del mese di maggio e di giugno, alle ore 22.
Il prossimo appuntamento per questa serie di eventi è fissato alle ore 22 di mercoledì 13 maggio, con la puntata realizzata e condotta dalla fantastica bella e brava Chiara Pavoni che farà rimanere incollati sulle seggiole noi nottambuli, e nei letti i più pigroni.
Vi aspettiamo in molti su https://www.facebook.com/groups/LENOIS/ Per partecipare: INFO emmegiischia@gmail.com
L’emotività è una delle caratteristiche individuate per dare concretezza alla realizzazione dell’idea ispiratrice di questa antologia.
Per nulla strutturata sotto il profilo simmetrico, la composizione delle varie sezioni in cui essa è organizzata viene proposta come una serie di tasselli selezionati in base all’unico criterio della emozione, in apparenza latente, ma poi subito scoppiettante agli occhi di chi ne sappia leggere i palpiti primitivi.
Poesia, narrativa, ed arti grafiche in prima linea, seguite da giornalismo, recitazione e musica si intrecciano e si sovrappongono, si amalgamano, infine, nella dinamica volutamente scomposta che articola le pagine di questo libro.
Tutto è cominciato nel 2007, quando vide la luce il primo volume realizzato con i pochi contributi messi a disposizione da Aziende locali ischitane e da uno sparuto nugolo di Artisti disposti ad impegnare qualche loro risorsa sull’accattivante idea di vedere pubblicata una loro opera. Poi, una lunga storia, di piccoli ma continui successi, che ha costruite le premesse per le quali tutte le antologie degli ultimi quattro anni sono state gratificate dalla partecipazione alle edizioni Bookcity e, lo scorso anno, hanno avuto il privilegio di essere mostrate in pubblico nel big -stand allestito nel Castello Sforzesco di Milano, insieme ai nomi più altisonanti della letteratura mondiale, insieme alle collane più rinomate delle maggiori Case editrici internazionali e a disposizione di un pubblico numerosissimo composto da visitatori di provenienza cosmopolita.
“Magari un’emozione!”, edita dalla giovane, competente e intraprendente Mariapia Ciaghi, proprietaria della Casa Editrice Il Sextante, sarà anche questa volta al centro di numerose iniziative artistiche e culturali che verranno proposte in biblioteche e luoghi di incontri pubblici, partendo, come sempre, appunto dal Bookcity di Milano 2019 #BCM19.
Noi sappiamo di aver avuto il coraggio di non sottomettere la nostra idealità ai compromessi di tipo commerciale e/o, peggio, di politica commerciale, e sappiamo che voi lettori sarete disposti a valutare favorevolmente le opere proposte dai tanti artisti presenti nel volume.
Bandite le pastoie accademiche che Ferdinando Martini contrastò, e che in precedenza Francesco De Sanctis e Pasquale Villari, pur provenendo dalla scuola di quell’insigne giurista -ma straordinario seccatore- che fu il marchese Basilio Puoti, avevano condannato, le nostre attuali proposte si slanceranno verso un percorso di sicuro respiro con l’audacia dei poeti cui sorride l’ideale di un’Arte nuova, in questa epoca che si è dischiusa al mondo sotto il segno della globalizzazione.
Anche nella parte letteraria sono state aperte nuove vie, ma occorre certamente che tutti coloro cui ferve in seno il fuoco sacro siano incoraggiati a scendere in campo aperto e misurarsi come in un torneo ad armi cortesi. Con tali intendimenti abbiamo voluto offrire alle nuove promesse delle Arti un mezzo per uscire dalla penombra o addirittura dal silenzio ed essere esposte alla viva luce della ribalta pubblicitaria, ove i migliori saranno facilmente individuati dal pubblico dei lettori che sa bene distinguere il grano dal loglio e che riconoscerà, in taluni dei novelli argonauti, i protagonisti di non lontane affermazioni di indubbio valore. Bruno Mancini
Solitudine
Nell’aria si sente un canto di uccelli
felici di essere liberi di volare
e guardano noi uomini rinchiusi in casa
a causa della pandemia 2020.
No! Non voglio chiamare questo mostro
con il suo nome, né ricordare i giorni
trascorsi in casa.
La gioia mi prende ho due gioielli
accanto a me.
Sono piccini e arraffati,
non si lamentano di stare rinchiusi in casa.
Non andare a scuola è stata la privazione
dei ragazzi e piccini, non vedersi e giocare insieme.
Solo il computer e il telefonino sono stati
operatori di comunicazione del dialogo umano.
Questo mostro di virus ha portato con sé
tanti amori familiari dai capelli bianchi ma
giovani e piccini non sono mancati.
Camion di soldati in fila con le bare
senza fiori e preghiere.
Mai si dimenticano le vittime dei medici e
infermieri che hanno donato la vita per combattere
in prima linea di trincea questo mostro di virus.
Non voglio chiamarlo con il suo nome
ma in fondo ci ha uniti per riflettere
ed amare la natura stanca ed oppressa
dall’indifferenza umana.
Il Polo Nord si sta estinguendo per effetto serra.
Gli animali muoiono
in acqua non ci sono più i ghiacciai
e cosa rimarrà all’uomo?
Solo la speranza della realizzazione
del Regno dell’Amore…
Dissertazioni – Strofa1/A
Perché andiamo
dove fogli di cactus
affissi alle porte
chiudono umanità.
Dove orme di zoccoli
richiamano fughe.
Dove né bello, né buono,
né vero,
né noi. Andiamo a scrivere
quello che resta dei nostri palpiti,
delle nostre “disillusioni”
contro evanescenze prive di sogno.
Ora se vuoi, è l’ora di andare.
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DILA & IL DISPARI 2020 Redazione culturale DILA
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Rinvii e proroghe tasse – tutte le nuove scadenze
Rinvii e proroghe tasse |
L’attuale situazione emergenziale dovuta al Covid-19, ha costretto l’Agenzia delle Entrate a rivedere date e scadenze inizialmente fissate per l’entrata in vigore delle nuove specifiche tecniche e per l’adesione al servizio di consultazione e acquisizione delle fatture elettroniche.Slitta al 2021 l’entrata in vigore delle nuove specifiche tecniche della fattura elettronica. Lo ha stabilito l’Agenzia delle Entrate con il provvedimento del 20 aprile 2020. In particolare, in considerazione della situazione emergenziale dovuta al Covid-19, l’Agenzia ha rinviato al 1° ottobre la possibilità di utilizzare le specifiche tecniche nella versione 1.6.1 in luogo di quelle attualmente vigenti (versione 1.5), disponendone l’utilizzo obbligatorio dal 1° gennaio 2021. Con l’occasione, sono state aggiornate le date di validità di alcuni codici natura delle operazioni da riportate nella fattura elettronica. Modifiche anche per la data di entrata in vigore di alcuni controlli.
Le nuove specifiche tecniche della e-fattura restano “in stand by” per il 2020. Con provvedimento del 20 aprile 2020, l’Agenzia delle Entrate ha differito al 2021 l’adozione obbligatoria delle specifiche tecniche di cui all’Allegato A del provvedimento n. 99922 del 28 febbraio 2020, originariamente prevista per il 1° ottobre 2020. Nuove specifiche tecniche obbligatorie dal 2021In considerazione dell’attuale situazione emergenziale dovuta all’epidemia Covid-19 e delle istanze pervenute dagli operatori del settore e dalle associazioni di categoria, l’Agenzia ha deciso di posticipare l’entrata in vigore delle specifiche tecniche già approvate con provvedimento del 28 febbraio 2020, con cui erano state adottate le specifiche tecniche versione 1.6. del tracciato xml, con applicazione facoltativa dal 4 maggio al 30 settembre 2020.Con il nuovo provvedimento l’adozione obbligatoria viene spostata al 2021, ammettendo comunque dal 1° ottobre 2020 la possibilità per i contribuenti di utilizzare il nuovo tracciato nella versione 1.6.1. Il differimento dovrebbe permettere alle imprese – compatibilmente con le difficoltà causate dall’emergenza sanitaria in corso – di sfruttare il maggior tempo a disposizione per implementare le integrazioni necessarie a garantire semplificazioni per i contribuenti, permettendo loro di compilare, ad esempio, in maniera quanto più automatica possibile i righi della dichiarazione IVA e rendendo più semplice il processo di gestione delle informazioni. Fatture elettroniche: data fine validità e decorrenza nuovi codiciIn allegato al provvedimento del 20 aprile 2020, l’Agenzia delle Entrate ha fornito anche le nuove specifiche tecniche in versione 1.6.1. obbligatorie dal 1° gennaio 2021 e da utilizzare facoltativamente dal 1° ottobre 2020.Recependo le istanze degli operatori del settore, le nuove specifiche tecniche previste per l’emissione delle fatture elettroniche e delle note di variazione prevedono anche l’aggiornamento della validità di alcuni codici natura:
È stata, infine, modificata la data di entrata in vigore dei seguenti controlli, per allinearle alle nuove date di adozione obbligatoria delle specifiche tecniche in versione 1.6.1: Codice 00445 – appendice 1 – ELENCO DEI CODICI ERRORE RELATIVI ALLA FATTURA ORDINARIA E A QUELLA SEMPLIFICATA (controllo in vigore dal 1° gennaio 2021) Descrizione in caso di fatture ordinarie: non è più ammesso il valore generico N2, N3 o N6 come codice natura dell’operazione Descrizione in caso di fatture semplificate: non è più ammesso il valore generico N2 o N3 come codice natura dell’operazione (a partire dal primo gennaio 2021 non è più consentito utilizzare i codici natura ‘padre’ ma solo quelli di dettaglio, laddove previsti; in particolare per le fatture ordinarie non sono più utilizzabili i codici N2, N3 e N6, mente per quelle semplificate non sono più utilizzabili i codici N2 e N3) Codice: 00448 – appendice 2 ELENCO DEI CODICI ERRORE DATI FATTURE TRANSFRONTALIERE (controllo in vigore dal 1° gennaio 2021) Descrizione: non è più ammesso il valore generico N2, N3 o N6 come codice natura dell’operazione (a partire dal primo gennaio 2021 non è più consentito utilizzare i codici natura ‘padre’ ma solo quelli di dettaglio, laddove previsti; in particolare non sono più utilizzabili i codici N2, N3 e N6). A cura di Wolters KluwerNuova proroga per l’adesione al servizio di consultazione e acquisizione delle fatture elettroniche e dei loro duplicati informatici: il nuovo termine è fissato al 30 settembre 2020. Il differimento, disposto dall’Agenzia delle Entrate con provvedimento del 4 maggio 2020, tiene conto dell’attuale situazione emergenziale dovuta alla crisi da Covid-19 e del fatto che sono ancora in corso le attività di implementazione tecnica e amministrativa per attuare le previsioni del Decreto fiscale 2020, secondo le quali i dati contenuti nelle fatture possano essere utilizzati dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate. Il servizio di consultazione e acquisizione delle e-fattureL’Agenzia delle Entrate memorizza e rende disponibili in consultazione:
Il perché della nuova prorogaLa motivazione dell’ulteriore differimento del termine di adesione al servizio è sostanzialmente identica a quella che ha determinato le precedenti proroghe (cfr. provvedimenti n. 738239 e n. 1427541 del 2019 e n. 99922 del 2020) e deriva dall’introduzione dell’art. 14, D.L. n. 124/2019 (decreto fiscale 2020). Dal 1° ottobre 2020Se non interverranno ulteriori invii, dal 1° ottobre 2020, in assenza di adesione, le fatture elettroniche non saranno più disponibili per la visualizzazione o il download.
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Bruno Mancini Ischia, 26 maggio 2020 ore 21:32
Per la serie Esopo news
Nella guerra al COVID-19 nessuna cavolata è stata più grande di quella che ha imposto la chiusura dei parchi (pinete comprese).
Il paradosso di dichiarare la vicinanza tra le persone come potenziale causa principale del contagio, cozza (si può dire senza essere fraintesi invertendo di posto le vocali?) con la chiusura di luoghi aperti “salubri” e “spaziosi” e la contemporanea disponibilità al traffico e alla sosta di vicoli, piazzette e slarghi “scarrupati” e “puzzolenti”.
A tele proposito, invito le persone civili ad azzardarsi a fare il paragone tra la pineta della pagoda di Ischia, CHIUSA, e il tratto APERTO che, intorno alla pineta della pagoda (foce vecchia per capirci), porta agli scogli della omonima baia.
Se una stessa persona impone tali chiusure ed aperture merita di essere venerata, probabilmente, come un nuovo Giano… che però non guarda al passato e al futuro ma ai bussolotti del gioco delle tre carte.
Questo vince e questo perde… e lo decido io.
P.S. comunque sì, oggi le pinete erano ancora CHIUSE e il vicolo che adduce agli scogli della pagoda non è MAI stato chiuso!