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Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20200831
Il furto della foto di Maradona
settima puntata del racconto di Bruno Mancini.
Le prime sei puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio, il 3 il 10 il 17 e il 24 agosto 2020.
PARTE SECONDA
Il diario di Bruno
Ottavo giorno
Edoardo: -«Giovedì 12 Agosto…
Ogni parete delle vie principali è tappezzata da manifesti murali di scherno.
Lo scempio ambientale è stato feroce, catastrofico.
Trenta anni di un abusivismo edilizio da record mondiale, il primo posto nella hit parade cosmica delle costruzioni abusive, l’illegalità diffusa su ognuna delle particelle catastali relative a tutti i comuni dell’isola, le scarpate rese carrabili (!) dai Tizio per accessi a manufatti privi di qualsivoglia autorizzazione, i sottoboschi di felci e mirtilli promossi (!) dai Caio in prati verdi rasati e piscine artificiali (richiamo ipocrita alle bellezze della natura) per contorno e complemento di aberranti edificazioni prive di qualsiasi licenza, gli androni cinti da pietre scalpellate e picchettate a mano ristrutturati (!) dai Sempronio in mini appartamenti con aria condizionata, l’albergo costruito sul Canneto del Lido, l’altro albergo nella Pineta dell’Arso, l’altro albergo sugli Scogli di Punta Molino, l’altro albergo sulla Vecchia Bocca del Porto, l’altro albergo sugli indifesi cespugli di ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna), l’altro alberg… l’altra strada… l’altro campo di calcio… l’altra villa (!) villetta (!), palazzo (!) palazzina (!), appartamento (!) quartino (!), ammezzato (!), terrazzino (!), tettoia (!) tettoietta (!), supermercato (!) negozietto(!), garage (!) parcheggino (!), capannone (!) capannuccia (!)… l’altro album fotografico di un territorio devastato da trenta anni di sequestri sigilli sentenze assoluzioni condoni connivenze… tutto ciò ed altro ancora, è stato niente a confronto della sfrenata apocalisse schiaffeggiata sui muri, sugli alberi, sugli asfalti delle strade e dei terrazzi, su tutto… dalla ribellione del popolo di Maradona.
Ho visto la torre campanaria di Piazza Crocetta sovrastata da una enorme bandiera con l’effige di Diego nelle sembianze di Ernesto “Che” Guevara.
Una gigantografia di Diego sui merli della cosiddetta Torre di Michelangelo.
Ho contato quattrocento cinquantasette “DIEGO” scritti con spray azzurro sulla parete della Galleria “I Nostri Ambasciatori”.
Nessun manifesto di qualsiasi altra natura ha resistito all’invasione, tutti sono stati ricoperti da Diego & C.
Non abbiamo più avuto notizie di detersivi, telefoni, morti, mutande, reggi zizze, dentifrici, computer, sagre, fiere, spettacoli, onoranze, proteste: sono state come cancellate da un uragano tifone tornado.
Nessun manifesto nemmeno politico (!) ha resistito alla furia incollante della protesta spontanea e totalizzante zampillata dai cuori napoletani… ».
Una voce: -«Diego è grande»
Un’altra voce: -«Diego è grande per tutti»
Una terza voce: -«Diego è grande per tutti i napoletani»
Edoardo: -«Diego in ogni angolo.
Il mariuolo è isolato.
Povero stronzo.»
Edith: -«Stronzo sicuro, povero vedremo.»
Edoardo: -«Ieri non ho avuto voglia di leggere la posta, stanotte l’ho aperta, solo per controllare l’eventuale arrivo di un altro messaggio spedito da comeicinesi@libero.it.
C’è.
In effetti, sono solo tre parole… »
Edith: -«Piccirì, aspetta domani.»
PARTE SECONDA
Il diario di Bruno
Nono giorno
Edoardo: -«Venerdi13 Agosto…
Venerdì tredici per alcuni è considerato un giorno sfortunato!
Non esistono precise statistiche che analizzino quante volte “alcuni” abbiano ragione, e quante volte viceversa “tutti gli altri” siano nel giusto.
Dalle mie parti le superstizioni, i simbolismi, le scaramanzie, riceverebbero certamente, in un ipotetico palio cittadino, un numero di decorazioni superiori ad ogni altra aggregazione di “modus vivendi”.
Il raro gentiluomo che si appresta a lasciare il posto a sedere, nel bus stracolmo -ad una donna incinta con un bambino in braccio-, si blocca, irrimediabilmente, annullando il suo slancio umanitario se quella signora ha un colore viola nell’abbigliamento.
Va peggio se un lieve difetto fisico deturpa la linea delle spalle della donna in evidente difficoltà.
Viola è il colore delle onoranze funebri, i gobbi portano sfortuna.
Oggi è venerdì tredici e per l’abusivo di Via Delle Ginestre è stato un giorno particolarmente sfigato.
Avrebbe fatto meglio a non uscire da casa.
Si vede che non è superstizioso, o non ha fatto caso alla concomitanza di tredici e venerdì.
Stamattina l’abusivo di Via Ginestre, mentre era intento ad una semplice manovra di parcheggio, è stato distratto da due suoi compari che chiacchieravano ad alta voce della vicenda del furto ed il più anziano diceva, sputando con sfregio per terra… »
Edith: -«Chi ha arrubbato ‘a foto fa schifo ai mariuoli.»
Edoardo: -«L’altro, capelli biondi, sigarette americane, occhiali scuri linea e marchio Ferrari, incalzava…»
Una voce dal fondo: -«Ai mariuoli? Colui fa schifo all’umanità.»
Edoardo: -«Altri due sputi per terra.
Il nostro, per guardare la scena, si è distratto dalla guida, ha perso il controllo dell’auto e in un colpo solo ne ha sfasciate altre tre.
Fanalini, parafanghi, lunotti, cofani, marmitte, non si capiva niente, una serie di botti e crac e crrr e shchhh…
Edith: -«Gesù ma comm ha fatt…»
Una voce roca: -«Colui forse ha avuto un colpo di sonno.»
Una seconda voce, bisbigliando: -«Suonno? Ma chill ha nguaiat pure o Porsce do ricuttaro de biliardi.»
Una terza voce dall’alto: -«Il ricottaro? Vuoi dire lo spacciatore.»
Edith: -«Chehhe e chelle.
E mo sient a mugliera Margherita!»
La terza voce: -«Certo sono cazzi acidi per colui.»
La prima voce: -«Essa già ‘o vatte quando iss porta e sord, figurammece mo che non bastarrà ‘n anno e fatica.”
Edith: -«Certo. Il biliardiere quando deve dare è stronzo, e tu lo sai bene come me, ma quando deve avere è proprio fetente, il più fetente di tutta l’Isola.»
La seconda voce: -«Fnnesce c’abbusca da i figl drocati do’ biliardiere e dalla stoppola della moglie.»
La prima voce: -«Per un colpo di sonno.»
La terza voce: -«Suonn, chill avrà visto ‘o riavulo»
Edith: -«Andiamo Sasà, se no finisce che ci chiamano a testimone.
Comunque chi ha toccato a Maradona fa schifo all’umanità, è un figlio di puttana, pù pù, gli sputerei in faccia.»
Le tre voci insieme: -«’N faccia, ‘n culo.»
Edoardo: -«Poco fa, prima di concedermi qualche ora di sonno notturno, la curiosità di verificare i nuovi contatti, ed in special modo l’eventuale prosieguo della corrispondenza proveniente da comeicinesi@libero.it, mi ha indotto ad aprire la casella di posta elettronica.
Vi ho trovato l’e-mail promessa da comeicinesi@libero.it con: il numero di un cellulare, la pagina odierna del Corriere riportante il nuovo articolo del furto e la foto della maglia in bacheca, e poi poche righe… »
Edith: -«Questo è il numero di cellulare della persona che cerchi.
Non chiedermi come l’ho ottenuto.
Fidati.
So tante altre cose su di lui.
Se vuoi, puoi, con immaginazione, contattarmi.
Non farti scrupoli, è un bastardo.
Forza Napoli.
Forza Diego.
Forza noi.
Cristina.”
Mia nonna si chiamava Cristina.
La mamma di mia madre.
Ho chiuso gli occhi ed ho aspettato.»
PARTE SECONDA
Il diario di Bruno
Decimo giorno
Edoardo: -«Sabato 14 Agosto … ore 23.54.
Ho telefonato al cellulare ricevuto da Cristina ed alla sua risposta… “Pronto”, senza presentarmi né chiedere chi fosse, non dandogli il tempo di interloquire, con molta calma, evitando qualsiasi interruzioni, suadente, deciso, gli ho detto…
Edith: -«Quando avevi venti anni potevi ancora fuggire alla tua coscienza.
Da giovani tutti ci siamo lusingati di essere simili a Dio.
Indistruttibili mortali.
Ora è tardi.
Non hai fiato per continuare la corsa.
Cessala, e sarai finalmente un distruttibile immortale.
Sei braccato, emarginato, confinato finanche dai veri ladroni. Puoi solo scegliere tra volare dalla finestra per dodici metri fino alla strada, pendolare al gancio di un lampadario, bere sette litri di acido muriatico, oppure, e basta, esploderti una cartuccia sulla fronte.
Fossi in te scegliere quest’ultima ipotesi, ma non intendo influenzarti.
Pensa che bello, non sei stato nessuno neppure rubando la foto di Maradona, invece diventi prima pagina liberandoci dai tuoi blasfemi inganni.
I giornali, i rotocalchi, le televisioni direbbero di te: “Con gli occhi vitrei su una maschera rossa.
Distruttibile mortale, diviene indistruttibile immortale!”
Prova.
Un colpo solo.
Bum.
Non chiudere il telefono.
Bum.
Voglio sentire il colpo.
Attento alla foto.
Che non si macchi.
Dai, stronzo dai.
Bum.»
Il Dispari 20200824 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20200824
Il furto della foto di Maradona
sesta puntata del racconto di Bruno Mancini.
Le prime cinque puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio, il 3 il 10 e il 17 agosto 2020.
PARTE SECONDA
Il diario di Bruno
Sesto giorno
…
Con molti sforzi, sono infine riuscito ad aprire gli occhi ed ho notato sul davanzale accanto alla finestra la striscia arcobaleno della luce filtrata attraverso il vetro socchiuso.
Era in una posizione di gran lunga distante dall’usuale.
Il sospetto che fosse presto, molto presto, prestissimo, molto prestissimo, moltissimo prestissimo, moltissimo prestissimissimo, molto moltissimo prestissimissimo per svegliarmi, è diventato dolorosa conferma alla vista del display, verde, inserito nel frontalino del decoder satellitare: ore 8.47.
Purtroppo.
Poche altre volte ho avuta la sfortuna di scrivere nel diario memorie di mie azioni avvenute tra le sette e le undici del mattino.
Le rare occasioni che mi vengono in mente sono state determinate o da avvenimenti luttuosi, o da partenze per lontane destinazioni.
Solo un particolare giorno lieto ha avuto il privilegio di tanta esclusività.
Ricordo bene.
Mi sposai alle undici, ma alle nove ero già sveglio.
Comunque, stamattina (ieri?) ho recitato una lunga serie di imprecazioni italiane turche rumene latine inglesi francesi tedesche greche libiche spagnole polacche ed ucraine, napoletane romane veneziane siciliane, milanesi e bolognesi; ho bestemmiato tutti gli dei possibili ed immaginabili; sono andato nel bagno, e mentre urinavo più fuori che dentro il vaso mi sono sputato in faccia nello specchio, mortificandomi e giurandomi di non dimenticare mai più aperto il telefonino all’ora del sonno.
Il sonno è sacro oltre qualsiasi notizia.
Dormendo sono finalmente solo con me stesso.
Il sonno è più sacro delle notizie e delle altrui esigenze.
Quando dormo, c’è spazio esclusivamente per me e per i miei pensieri.
Pochi minuti dopo, ho infilato i calzoni chiari i sandali e la maglietta azzurra, il cappello da pescatore -azzurro-, gli occhiali da sole ultrascuri azzurrati, ho sbattuto la porta, chiudendola, con un fracasso da terremoto casamicciolese, ed ho iniziato il cammino verso il necessario caffè doppio senza zucchero.
Non riesco a bere la prima birra della giornata se non ho già masticato un grano di caffè che chiedo di aggiungere nella tazzina.
Mancavano pochi metri per giungere all’angolo rifugio che avevo scelto, accanto alla vasca dei pesci rossi, per indorare il forzato esilio (almeno fino alle undici nessuno avrebbe dovuto vedermi pena lo sconquasso di ogni relazione futura: amici, conoscenti, gente comune e nemici si sarebbero potuti avvalere di quel fortuito incontro per chiedermene altri simili in altre occasioni).
No, no, nessuno doveva notare la mia presenza in quelle ore), ed ecco, implacabile, la triste mannaia della FAMA abbattere le mie difese di riservatezza».
Edith: -«Ho letto della disgrazia e sono venuto personalmente a portare la mia solidarietà.»
Edoardo: -«Grazie, ma non è il caso di farne un dramma.»
Edith: -«Non è il caso? Dramma? Peggio, qui si arriverà alla tragedia.
Un giorno, cioè una notte (faccio l’autotrasportatore, nel piccolo, il furgone è mio, carico e scarico, prelevo e consegno, Ischia Napoli Pozzuoli, sono stato pure a Bagnoli una volta), una notte, mentre imbarcavo da Ischia per Pozzuoli, alle due, tre, quattro non ricordo, Bix, il mio cane da caccia, mezzo bastardo e mezzo combinato con un vero campione afragolese, non riuscì a saltare in tempo sul portellone del traghetto (era il ferry boat di Carluccio).
Rimase a terra.»
Edoardo: -«Cose che capitano, che bevi?»
Edith: -«Niente.
Non sono venuto per bere. Per Diego. Sto qua per Diego. Non dovevano farlo.
A me mi telefonarono sul cellulare a Pozzuoli e mi dissero che Bix era in loro possesso e se lo volevo riavere dovevo portare un milione di lire in contanti alle sei davanti al cinema Puteolum.»
Edoardo: -«Hai chiamato i carabinieri?»
Edith: -«Sei pazzo, gli ho portato i soldi e loro mi hanno dato Bix con pure un guinzaglio nuovo.
Io sì che ti capisco.»
Edoardo: -«Che bevi?»
Edith: -«Offri tu?»
Edoardo: -«No.»
Edith: -«Forza Napoli.
Forza Diego.
Ciao.»
Edoardo: -«La posta elettronica oggi trasborda di incitamenti e complimenti vergati con ogni tipologia di espressività, dalle frasi dialettali, alle figure ormai entrate nell’uso comune della internet comunicatività.
Ne ho lette alcune, non molte.
Non ho dato alcuna risposta.
Ho copiato sul desktop la nuova e-mail inviatami da comeicinesi@libero.it… »
Edith: -«Essa dice “Caro Bruno, credo che siamo quasi giunti alla meta.
Domani probabilmente… massimo dopodomani.
Ti abbraccio.»
Edoardo: -«E tre, sono tre e-mail anonime, sempre più confidenziali ed intriganti.
Aspetterò domani!»
Edith: -«O forse dopodomani!»
PARTE SECONDA
Il diario di Bruno
Settimo giorno
Edoardo: -«Mercoledì 11 Agosto
Questa mattina ancora prima di arrivare all’edicola di Piazzetta Gelsomino, avevo già saputo quasi tutto.
Il secondo quotidiano in classifica per tiratura nazionale ha dato notizia della vicenda.
Il popolare giornale locale, ed una delle più antiche pubblicazioni italiane sono entrambi usciti con un articolo, su sei colonne, e con due nitide foto raffiguranti la maglia nella vetrina.
Mimì mi aveva accennato qualcosa, ma non credevo che avesse tanto potere ed esibisse tanta solidarietà alla mia causa.»
Edith: -«Ed io ripeto l’operazione di conservare una copia dei giornali, prima che vengano barbaramente sgualciti dagli assatanati predatori di notizie che frequentano il locale.»
Edoardo: -«Giuseppina la Cicciona mi ha aspettato nella strettoia tra il fotografo ed il barbiere.
Non riuscendo a passare, per la ristrettezza dello spazio che la sua mole lasciava a disposizione, sono educatamente sceso dalla bicicletta. Sbagliando perché lei… »
Edith: -«Dottò, Dottò come site bello!
Aveto fatte buono.
L’avite misso a figure ‘e merda!
Io non parlo italiano e manco napulitano. Comme a tutte, parliamo ischiaiolo.
Voi capite è vero?
Chillo adda murì schiattato ‘n cuorpo!»
Edoardo: -«Le ho detto “Va bene ma permettimi di passare”, e lei…. »
Edith: -«Dottò, Dottò, ‘a pozzo tuccà a maglietta? Nu poc poc.
Non vi preoccupate, mi vado a lavare prima le mani col sapone.»
Edoardo: -«Non avevo ancora cessato di stringerle un polso pronunziando “Va bene, va bene, dopo, ma mi lasci passare?” ed ecco che Pasquale il microtassista, avendomi visto da lontano, ha preso il giornale che aveva poggiato in bella vista sul sedile dei passeggeri, e l’ha sventolato al mio indirizzo, urlando con una mano ad imbuto sulla bocca… »
Edith: -«Vai, vai, distruggilo, massacralo, uccidilo, non sei solo.
Tutti con te.
Forza Diego.»
Edoardo: -«Per un attimo ho temuto che mi avrebbe inseguito gettandomi un secchio d’acqua gelata sul collo, quasi fossi il suo ciclista preferito in testa all’ultimo strappo sulla scalata della Cima Coppi.
Nemmeno tre pedalate dopo, ventuno metri, approfittando del mio forzato rallentamento dovuto all’ovazione inaspettata di quattro ragazzi e tre palloni, lei Concetta Concettina Ina, la fotoreporter inviata speciale redattrice direttrice dei servizi serali d’informazione trasmessi dalla televisione locale, lei Ina la Vespa, la summa artefice, l’espressione, lo charme, l’intelligenza, la signorilità, l’educazione, la simpatia, la damina ovattata, l’idolo, l’invidiata, lei Ina la bionda, la fidanzata del figlio di Marco, mi ha bloccato con una mano sul manubrio -senza ritegno-, ha scudisciato il microfono a pochi centimetri dal mio muso, e, spudoratamente disconoscendo la palese ritrosia espressa dai gesti che compivo, con prepotenza… »
Edith: -«Ecco a voi, gentili telespettatori, l’uomo che ha sfidato la delinquenza più spietata.
Gli hanno rubata la foto dell’Idolo, e lui ha avuto il coraggio di riempire il vuoto, mettendo in esposizione nello stesso luogo addirittura la maglia, sì, la maglia del favoloso numero 10.
La maglia di Maradona.
La maglia mai lavata di Maradona.
La maglia mai lavata di Maradona, indossata dal Pibe in una partita di Coppa.
Ma ormai quest’uomo intrepido che osa sfidare la peggiore delinquenza per un ideale, non è più solo.
La sua battaglia è diventata una bandiera per la voglia di riscatto di tutto il popolo onesto del nostro golfo.»
Edoardo: -«Ina, Inuccia, posso passare?»
Edith: -«Il “Golfino”, nell’articolo di oggi, dice che tu, mediante l’ironia, hai proposto un nuovo sistema per sfidare la delinquenza. Un po’ come le classiche pernacchie di Totò e di Eduardo De Filippo. Cioè provocando l’emarginazione attraverso la beffa ed il ridicolo.
Proponendo, in un primo momento, la sfacciata provocazione del cartello con la notizia del furto, poi non accettando il cavallo di ritorno, infine esponendo la maglia del Pibe al posto della foto rubata, hai coinvolto un’intera popolazione, accorsa compatta al tuo fianco nella sfida inimmaginabile prima del blasfemo affronto.
Dimmi, racconta ai nostri telespettatori, è vero che quattro, (quattro!) della Curva B, quattro, (quattro!) armadi umani, quattro, (quattro!) diciamo “ragazzacci” si sono auto nominati “CONTROLLORI DELLA SITUAZIONE MARADONA” sfoggiando ghigni terrorizzanti ed urlando slogan di chiaro contenuto minaccioso?»
Una voce: -«Maradona non si tocca».
Una seconda voce: -«Chi vo’ bene a Maradona è frat a me».
Tre voci insieme: -«Omme ‘e merda, mariuolo, vieni, vieni.»
Edith: -« E poi…»
Edoardo: -«Ina, Inuccia, Inetta, mi fai passare?»
Edith: -«Forza Napoli.
Forza Diego.
Felicino, fallo passare.»
Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20200817
Il furto della foto di Maradona
Quinta puntata del racconto di Bruno Mancini.
Le prime quattro puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio, e il 3 e il 10 agosto 2020.
Il furto della foto di Maradona
PARTE SECONDA
Il diario di Bruno
Quinto giorno
Edoardo: -«Lunedì 9 Agosto…
Tanta, tanta gente si è soffermata incredula in silenzio davanti alla vetrina della porta principale. Quasi nessuno, forse per pudore, è entrato a chiedermi spiegazioni.
Non mi era capitato mai, ad agosto, di avere tempo per spulciare gli appunti di futili curiosità accadute durante le ore di lavoro e custodite -abbandonate- disordinatamente nei cassetti.
Oggi, durante la pausa pomeridiana, tra un gelato alla spagnola innaffiato di grappa alla ruta ed una grappa alla ruta corretta con gelato alla spagnola, ho avuto sottomano alcuni bigliettini che avevo accantonato nei mesi scorsi per utilizzarli in un racconto da titolare “Il chioccolo del fringuello”.
°°°————-°°
Il 13/07… alle ore 22.30 un piccolo bambino mi tira i pantaloni…»
Edith: -«Voglio una coca cola.»
Edoardo: -«Un euro.»
Edith: -«Non ne ho»
Edoardo: -«Vai da tuo padre e te lo fai dare.»
Edith: – «Lui si incazza.»
Edoardo: -«E che fa.»
Edith: -«Mi molla un buffettone.»
Edoardo: -«Grande?»
Edith: -«Ha una mano grandissima»
Edoardo: -«E ti da gli schiaffi?»
Edith: -«Buffettoni, e pure scoregge fortissime, e pure io le so fare a comando e puzzano pure e vuoi sentire e…»
Edoardo: -«Guagliò vattenne.
°°°————-°°°
Il 13/07… ore 23.30 un uomo elegante e profumato, di circa quaranta anni… »
Edith: -«Mi dia tre Magnum Bianchi.»
Edoardo: -«Gli dico “Prego, tre euro e novanta centesimi. Batto lo scontrino, lui paga, ritira il resto, si avvia verso la porta, ritorna…»
Edith: -«Non mi dica niente.
Mi cambia un Bianco in un Gola?»
Edoardo: -«Certo.»
Edith: -«Quanto?»
Edoardo: -«Gli dico “venti centesimi”, lui paga e si dirige verso l’uscita, torna… »
Edith: -«Non mi dica niente.
Mi farebbe lo scontrino per la differenza?»
Edoardo: -«venti centesimi?»
Edith: -«Sa è una cena, non vorrei non essere creduto, poiché dobbiamo dividere.»
Edoardo: -«Venti centesimi? Diviso quanti?»
Edith: -«Cinque.»
Edoardo: -«Sa che faccio?
Le emetto uno scontrino maggiorato di cinquanta centesimi, così lei recupera qualcosa per il disturbo del trasporto.»
Edith: -«Grazie, grazie molte.»
°°°————-°°°
Edoardo: -«Il 24/07… ore 13, una trentenne, occhiali scuri, borsa da mare, magra, capelli aderenti al viso truccato in modo eclatante, forse romana, legge il menù… »
Edith: -«Gnocchi prego.»
Edoardo: -«Va bene.»
Edith: -«Non ci metta formaggio su.»
Edoardo: -«Non lo mettiamo mai. Solo pezzettini di mozzarella.»
Edith: -«No niente mozzarella.»
Edoardo: -«Mi spiace, non posso, è già nel sugo.»
Edith: -«Allora niente… vediamo… mi porti un panino.»
Edoardo: -«Come lo vuole?»
Edith: -«Come c’è?»
Edoardo: -«Pomodoro e tonno.
Salumi e formaggi.
Mozzarella e pomodori…»
Edith: -«Ecco, mi porti un panino solo mozzarella.»
°°°————-°°°
Edoardo: -«Il 10/07… alle ore 1.30, un uomo di gradevole aspetto, abbronzato, alto, collana d’oro vistosa.»
Edith: -«Avrebbe della colla per topi?»
Edoardo: -«Perché se n’è fuggita?»
Edith: -«Chi?!»
Edoardo: -«La zoccola!»
Edith: -«Eh, sì.»
°°°————-°°°
Edoardo: -«Il 14/07… alle ore 19.30, un ricco con una ricca… lui, l’uomo… »
Edith: -«Un prosecco ed un caffè.»
Edoardo: -«La donna, rivolta dalla mia parte… »
Edith: -«Lei è sempre Don Franco?»
Edoardo: -«Mai stato. Credo!»
Una voce dalla strada: -«Coccooo… cocco belloooo… coo… ccoo…»
°°°————-°°°
Edoardo: -«Il 4/07… ore 23.30, un tipo alla Franco de Angelo (il mio amico internazionale, amico quando non era internazionale)…»
Edith: -«A mia moglie è venuta voglia di un cioccolatino.»
Edoardo: -«Sfusi non ne abbiamo. Ci sono queste barrette da un euro.»
Edith: -«Ed io spendo un euro per una voglia di mia moglie?»
°°°————°°°
Edoardo: -«Il 24/07… ore 1.45, la signorina extra acchitata, pantaloni bianchi aderenti da far notare le vene pulsanti sui glutei e sul ventre, corpetto trasparente da mostrare le costole ed i polmoni, due labbra, due, rosse entrambe e gonfie una più dell’altra, sugli occhi tutte le schifezze immaginabili compresi i brillantini i luccichii ed i faretti miniaturizzati, ogni scarpa con punta di trenta centimetri, ogni dito con anello di mezzo chilo, ogni orecchio con catenacci dorati, al naso un chiodo nella narice sinistra ed un pipistrello nella narice destra… »
Edith: -«C…e… l’ha… un t…e…le…fo…no?»
Edoardo: -«No.»
Edith: -«Gli…e…la… pa… go… .è…urge… n… te.»
Edoardo: -«Nessun tipo di telefono.»
La voce di un marocchino: -«Se urgen tu us mio cellul. Prend uest.»
Edith: -«G…r…a…zie. è acceso?»
La voce: -«Sì sì. Sì.»
Edith: -«Wé, amò, so pronta.»
°°°————-°°°
Edoardo: -«Il 14/07 alle ore 1.30 è tornato quel cliente dei venti centesimi.
Ha comprato gelati, è venuto alla cassa… »
Edith: -«Quanto pago?»
Edoardo: -«Quando gli ho chiesto ad alta voce “Le faccio lo scontrino maggiorato come ieri?” ha cambiato colore e non ha risposto.
Come ho fatto a non capire subito che la persona accanto a lui era uno degli amici della cena precedente?»
Edith: -«Bugiardo. Carogna! L’avevi capito!»
Edoardo: -« Nel mio primitivo intento “Il Chioccolo del fringuello” avrebbe dovuto essere una specie di lavoro ruotante intorno agli sdoppiamenti di personalità della gente comune (i vip, di per sé, sono esclusi da ogni confronto).
Non era stata un’intuizione fallace.
Ne trovo la conferma riconoscendo attori, nel variopinto e folcloristico aggregato di folla incredula per la notizia del furto della foto di Maradona, gli stessi soggetti descritti nei foglietti che ho appena finito di copiare.
Tutti, tutti i commossi visitatori della teca ove era stata sostituita la foto rubata con la speciale reliquia, tutti gli adoranti sbalorditi ammiratori della mitica numero 10, tutti, di qualsiasi età sesso ed estrazione sociale, tutti potevano essere associati in una stessa collettività, una specie di setta segreta… »
Edith: -«I MARADONETI.»
Edoardo: -«Nella casella della posta in arrivo, l’unica significativa nuova e-mail che non sia pubblicità, proviene da comeicinesi@libero.it… »
Edith: -«Piccirì, abbiamo formato una squadra investigativa per identificare il colpevole ed affidarlo alla giustizia popolare.
Le nostre anime ti sono vicine.»
Edoardo: -«Un’altra e-mail anonima!
“Piccirì” mi è molto familiare!
“Giustizia popolare” è un retaggio di altre epoche!
“Le nostre anime”, mah!»
PARTE SECONDA
Il diario di Bruno
Sesto giorno
Edoardo: -«Martedì 10 Agosto…
Caro diario, con intraprendenza via-via più marcata ed evidente, piano-piano, il silenzioso composto flusso di visitatori si è trasformato prima in singoli capannelli vocianti, poi in folto raggruppamento di smaniosi protestatori, fino a sfociare nelle innumerevoli manifestazioni popolari entro cui io sono rimasto coinvolto quale essenziale punto di riferimento.
Ho incontrato un’infinità di persone.
Non ho mai parlato tanto in un solo giorno.
Non avevo mai parlato tanto in un solo giorno!
Il bello è che adesso sono già le tre di notte e quindi tu sei un diario “sfasato” come me.
Quando gli altri, i normali, gli educati, i similia similibus, i tele-dipendenti metodici abitudinari borghesi familiarizzati annusano il profumo del caffè per svegliarsi, io, scodinzolando come un serpente tra le sedie della cucina, apro il frigo, e bevo una super ultima birra popolare per addormentarmi.
Oggi (ieri!) per me è stata una giornata Bla Bla Bla parlata in un napoletano ischiota che non riesco a scrivere.
Tradurrò tutto in italiano, anche se l’originale fascinosa affabulazione dialettica perderà specifici connotati acustici di virulenza e passionalità.
Però più tardi, poiché voglio iniziare dalla telefonata che ho ricevuto prima delle nove, nove del mattino, quasi l’alba per me…»
Edith: -«Ciaoooo!
Come staiiiii?
è ver o o o o?»
Edoardo: -«Chi sei?»
Edith: -«Tanto è inutile, non mi riconosceresti per il nome.
Sono la milanese del Fernet e caffè freddo all’una di notte.»
Edoardo: -«Da Milano? Forse la bella statuina ventenne di striminzite origini nostrane? La bionda… »
Edith: -«Lei, sì.
è ver o o o o?
Possibiiiile?
Sono giunti a tanto?
Da noi il misero polacco lavavetri non commetterebbe mai una simile sciocchezza.»
Edoardo: -«Milano non è il golfo di Napoli.»
Edith: -«Guarda te, neppure in Africa.
Scommetto una fortuna.
Non lo trovi un pirla, voi dite fesso, che si condanna con tanta incoscienza.»
Edoardo: -«Come hai saputo?»
Edith: -«La “Corriera delle Otto” ne ha data notizia di buonora.
Per me, guarda te lo dice una ex terrone, lui, il mariuolo, è morto.
A Napoli non lo perdoneranno.»
Edoardo: -«Esagerata.
Napoli.
Morto.
I tempi sono cambiati.»
Edith: -«Per te forse, non per i Maradoneti.
Io ne sono un esempio. Infatti, la ragione della mia telefonata è per dirti che ho già spedito in posta celere assicurata, al tuo indirizzo, quindici fotografie esclusive di me bambina tra le braccia ed i piedi di Diego.
Te le regalo.
Fanne l’uso che vuoi.
Salutami Ischia.
Forza Napoli.
Forza Diego.»
Edoardo: -«Tu-tu-tu. Ha interrotto la linea.
DILA
NUSIV
VIRUSISCHIA