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DILA APS intervista la giovane scrittrice Marzia Dionizio – Seconda parte

 D: Ci descrive il momento dell’uscita del suo libro “Il respiro immortale”? Come si è sentita?

R: E’ stata una sensazione particolare, adrenalinica.

Ero euforica, felice ma allo stesso tempo preoccupata poiché scrivere e pubblicare un libro apre le porte di te stessa a tutti gli altri, per la maggior parte sconosciuti.

Ma è qualcosa che rifarei mille volte e spero che questa sia la prima pubblicazione di tante altre, ho preso il mio piccolo posto nel mondo, rappresenta la mia identità, il mio essere.

 D: Come si comporta da giovane scrittrice durante la ricerca per un nuovo libro?

Osserva tutto intorno a Lei per trovare un tema per un altro libro?

Sceglie a caso?

Si sente spinta dai sentimenti o emozioni per scegliere?

R: Quando decido di cominciare la stesura di un nuovo racconto, mi lascio guidare molto dall’ispirazione e dalle emozioni.

Mi è capitato di scrivere interi romanzi partendo dal ricordo di un sogno sfuggente, l’ho afferrato appena sveglia prima che potesse fuggirmi dalla mente.

Le matrici per me sono sempre state le emozioni, l’inconscio e solo dopo, con l’aiuto e il sostegno della mente e della razionalità, completo il tutto.

 D:  Lei è sognatrice?

R: Sì, mi considero un’inguaribile sognatrice e ne vado fiera.

Quanto più il mondo reale, la vita quotidiana, i problemi che affrontiamo sembrano trascinarci in un turbinio di doveri e impegni, i sogni e i desideri ci aiutano ad affrontare tutto ciò.

Ognuno di noi e il mondo non è fatto solo di cose materiali o tangibili.

Pensate come sarebbe tutt’ora la nostra realtà senza il contributo dei sognatori, di persone che credono e hanno creduto fino in fondo nella propria visione realizzando cose straordinarie che forse gli altri non potevano neppure concepire.

Secondo me hanno reso migliore questo mondo.

 D: Come vede il futuro da scrittrice?

R: Sicuramente continuerò a scrivere e a perfezionare la mia scrittura e spero davvero di poter pubblicare ancora.

Dopo tanti anni trascorsi a scrivere, finalmente ho trovato il coraggio di lasciare una piccola goccia nel mare; quest’avventura per me è appena cominciata.

 D: Sarebbe capace di scrivere ogni tipo di argomenti, altri tipi di libri?

R: Il mio genere è sempre stato il fantasy, che sia gotico, darko medievale-epico lo adoro e mi rispecchia totalmente.

Ma non ho mai escluso di cimentarmi anche in altri generi come il romanzo storico, il mistery thriller e un genere più ibrido e tecnico tra la letteratura e le arti visive come la sceneggiatura.

 D: Come ha conosciuto la DILA APS?

R: Sono giunta a voi tramite amicizie in comune che mi hanno consigliato fortemente di rivolgermi a veri professionisti in questo campo.

 D: C’è una frase che commuove nel suo libro?

R: Si ce ne sono varie ovviamente,ma quella che preferisco recita così: “L’uomo osservò i graffi sul braccio e sulla mano di quello, ancora ben visibili.

Quel dolore… quel rancore… inciso a sangue sulla pelle. <<La sofferenza può farci commettere azioni deplorevoli dalle quali, a volte, non si torna indietro.>> Ma l’altro non rispose.”

Ogni volta che mi ritrovo a rileggerla comprendo quanto sia importante per me.

 Grazie Marzia per la sua bellissima collaborazione, a nome di DILA e di tutta la Redazione di Il Dispari.

 <Il respiro immortale – Editore Youcanprint – 2025

Pagine 428 – EAN 9791222794198 – € 25.00>

La prima parte di questa intervista è stata pubblicata su queste colonne venerdì 7 novembre

Dalila Boukhalfa & Silvana Lazzarino

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DILA APS intervista la giovane scrittrice Marzia Dionizio – Prima parte

D: Chi è Marzia Dionizio?

R: Sono una giovane donna della metà degli anni 80 che lavora come educatrice d’infanzia e hairstylist.

Sono nata, cresciuta e vivo tutt’ora nella città di Benevento, conosciuta per la sua storia con i suoi monumenti e colma di folclore.

Ho conseguito studi classici che mi hanno avvicinata al concetto dei miti e dei poemi, delle ballate medievali, dell’amor cortese e romantico.

La passione per la scrittura, il disegno, l’architettura, la storia delle acconciature, del costume dell’arte gotica mi ha sempre accompagnata durante gli anni della mia vita contribuendo a consolidare il mio gusto estetico in quei particolari generi.

D:  Come ha capito che voleva diventare una scrittrice?

R: Ho avuto la passione per la scrittura da quando ero bambina.

C’è sempre stato qualcosa nel mio animo che mi spingeva e che mi spinge a prendere la penna e dar vita a storie e racconti, scene e dialoghi.

Quando accade mi sentivo viva, in armonia con me stessa e gli altri.

D: C’è stata qualcosa che l’ha avvicinata alla scrittura?

R: Leggere fin da giovane autori di romanzi e racconti della letteratura straniera come Anne Rice, Tolkien, Bram Stoker, Edgar Allan Poe, Emily Dickinson, le sorelle Brontë, Dickens, la filmografia, nonché le opere teatrali del bardo Shakespeare in particolare, ha contribuito a far crescere questa passione per la scrittura.

Essi sono stati le pietre miliari della mia formazione e mi hanno aiutato nell’ispirazione.

D: Cosa significa per Lei scrivere?

R: Per me la scrittura rappresenta il miglior modo per esprimere ciò che provo, i miei sentimenti, le sensazioni; attraverso le parole, descrivendo le scene, i personaggi, vorrei mostrare le inquietudini, le passioni e l’anima che si celano in essi affinché appaiano nitide nella mente del lettore; al fine di farlo emozionare e con la speranza di lasciargli un ricordo piacevole della lettura, portandolo in quei mondi che ho sognato e creato anche per lui. La vita, il mondo, non sempre va nella direzione che vorremmo ma nella scrittura, nei mondi che plasmo, lì io posso far sì che vada come spero e desidero.

D: Quanto tempo ci ha messo per scrivere “Il Respiro Immortale”?

R: Ho cominciato la stesura di questo romanzo tre anni fa, riprendendolo e modificandolo più volte poiché non pienamente appagata dal finale che inizialmente avevo previsto; per me era troppo scontato, volevo renderlo più accattivante, molto più originale e alla fine ho raggiunto il mio obiettivo.

D: Qual è la parte più difficile nella tua creatività di scrittura?

R: La parte più estenuante nella creatività per me dipende dalla concentrazione.

Capita che se non hai l’attenzione per metterti alla scrivania ed esprimere ciò che vuoi scrivere, allora ogni tentativo risulta vano.

Non basta l’ispirazione nel mio caso, occorre sentirmi serena e fiduciosa nel potermi aprire alla scrittura.

E’ come un’onda che ti invade e se non sei pronta a nuotare allora diviene frustrante.

D: Perché ha scelto “Il respiro immortale” come titolo del suo libro?

R: Il titolo è stato la decisione più difficile, anche perché ne avevo pensati tantissimi, ma nessuno di quelli mi convinceva.

Alla fine ho scelto “Il Respiro Immortale” perché rappresenta il connubio e la dicotomia al tempo stesso, che volevo descrivere nell’intero libro.

Un essere sovrannaturale e immortale che non appartiene più al mondo terreno ma che possiede, nonostante tutto, ancora un anelito di umanità rappresentato dal respiro, rendendolo più umano di tanti che possono definirsi tali.

 <Il respiro immortale – Editore Youcanprint – 2025

Pagine 428 – EAN 9791222794198 – € 25.00>

La seconda parte di questa intervista sarà pubblicata su queste colonne venerdì 14 novembre

 Dalila Boukhalfa & Silvana Lazzarino

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Intervista al Dott. Houari Chalakh, Presidente

“Associazione Studenti Algerini” in Italia (ASA)

Il Dott. Houari Chalakh, Presidente “Associazione Studenti Algerini” in Italia (ASA) sarà a Ischia in occasione della sei giorni di eventi artistici, culturali e sociali denominata “Volo Pazzo” che l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte” ha in programma a Barano nella sede dell’Associazione “ADS Il Dragone – i cinque elementi” via Corrado Buono 88 (14, 15, 16, 28, 29, 30 novembre, inizio ore 16, ingressi gratuiti).

Dalila Boukhalfa, Presidente dell’Associazione algerina ADA l’ha intervistato in esclusiva per IL Dispari.

Prima parte, la seconda e ultima parte sarà pubblicata su queste colonne il prossimo giovedì 13 novembre.

D: Chi è Houari Chalakh?

R: Sono un cittadino algerino residente in Italia.

Dopo la laurea triennale ho conseguito un master in Algeria ed ora sto preparando una laurea Magistrale in Relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo.

Ho sempre creduto nel valore della conoscenza come ponte tra i popoli.

La mia esperienza accademica e personale in Italia mi ha spinto ad impegnarmi nel sostegno degli studenti algerini e internazionali affinché il loro percorso universitario e umano fosse un’occasione di crescita e integrazione.

D: Come è nata l’Associazione Studenti Algerini in Italia, ASA?

R: L’associazione nasce per iniziativa di un gruppo di studenti e ricercatori e di maestri algerini accomunati da un sogno comune: creare una rete di supporto e di rappresentanza per gli studenti algerini e internazionali in Italia.

ASA è il frutto della solidarietà, della cooperazione e della volontà di migliorare la vita accademica e sociale dei nostri studenti.

D: Qual è lo scopo principale della sua associazione?

R: Il nostro scopo principale è rappresentare, assistere e accompagnare gli studenti durante il loro percorso in Italia.

Lavoriamo per favorire l’integrazione accademica e culturale, rafforzare i legami con le istituzioni italiane e algerine, e promuovere il dialogo interculturale.

D: Che genere di sostegno offre ASA agli studenti?

R: Offriamo un sostegno completo che include assistenza amministrativa (permessi di soggiorno, iscrizioni universitarie, borse di studio aiuti alimentari, analisi del mercato di lavoro, opportunità di tirocinio e stage, compreso il volontariato), orientamento accademico, supporto linguistico e, soprattutto, un ambiente familiare e solidale.

Inoltre, organizziamo eventi culturali e momenti di incontro tra studenti di diverse regioni italiane.

D: Come si realizza l’integrazione culturale degli studenti Algerini in Italia?

R: L’integrazione è un processo reciproco.

Promuoviamo la partecipazione attiva degli studenti alla vita universitaria e culturale italiana, incoraggiando il dialogo, la condivisione e il rispetto reciproco.

Le nostre attività interculturali aiutano a far conoscere meglio la cultura algerina e quella italiana per costruire ponti con la comunità locale.

 D: Secondo la vostra opinione, ASA è un punto di riferimento per gli studenti?

R: Sì, ASA è ormai un punto di riferimento riconosciuto per gli studenti algerini.

È uno spazio di ascolto, di aiuto e di rappresentanza, ma anche una famiglia in cui ogni studente trova sostegno e motivazione.

Dalila Boukhalfa

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Serre affascinante borgo medievale

Ai piedi dei Monti Alburni sorge Serre affascinante borgo medievale incastonato tra due fiumi, il Sele e il Calore lucano, che ne delimitano il territorio formando una suggestiva conformazione a cuneo.

Serre, parte nel Parco del Cilento e parte nel Vallo di Diano, si trova ai piedi dei Monti Alburni in una zona collinare caratterizzata da aree boscose, uliveti e vigneti.

Il nome deriva sia dal termine “serrae” con cui nel Medioevo si indicavano le colline o i monti che escludevano gli orizzonti, sia dall’antica attività dei boscaioli che con “serre” seghe disboscavano il territorio.

Il primo nucleo abitato di Serre risale probabilmente all’ X – XI secolo D. C., ma non rimane traccia del castello intorno al quale esso si sviluppava.

Dal XV secolo si assiste al susseguirsi di diverse dinastie, dai Sanseverino ai De Rossi, fino alla dominazione dei Borboni.

Edificato intorno al XVI secolo nel sito occupato in epoca medioevale da un castello del quale ricalca la pianta, il Palazzo Ducale, residenza della famiglia De Rossi è caratterizzato da due ali di fabbricato disposte ad angolo retto che unendosi ai muri di cinta, davano vita ad un impianto quadrangolare atto a racchiudere un vasto cortile dove gli elementi prevalenti sono un pozzo laterale di stile cinquecentesco, due scale in pietra e il secolare platano centrale.

Lungo il perimetro della corte è annessa la Cappella del Soccorso di cui resta il portale e i conci di chiave (riferiti all’arco) su cui si notano rosette e simboli araldici.

Edificata nel Settecento per volere del re Carlo di Borbone appassionato di caccia, su progetto iniziale dell’ingegnere militare Giovanni Domenico Piana, e poi rielaborata da Luigi Vanvitelli, la Real Casina di Cacciadi Persano (1752) prende il nome dalla località di Persano, area rurale situata a pochi chilometri da Serre.

La tenuta, autentico tesoro di storia e arte, è stata per lungo tempo l’elegante residenza di caccia dei Borboni, che qui trovavano ristoro e svago fino al periodo dell’Unità d’Italia.

Distribuita su due piani, la residenza con simmetrica pianta quadrata, presenta una facciata in stile barocco, un ampio cortile centrale e un atrio nel quale si trova un ampio scalone al termine del quale si nota la scultura in marmo di scuola del Canova che ritrae un mastino napoletano.

Dopo il periodo borbonico, l’edificio ha visto una nuova trasformazione: parte della costruzione e dell’immensa tenuta sono stati destinati a presidio militare.

Tra gli edifici di culto citiamo: la Chiesa di S. Martino risalente al XIII secolo caratterizzata da una facciata semplice e con un interno decorato da affreschi del XV secolo; ed il Santuario di Santa Maria dell’Olivo, così denominato per la presenza di una maestosa pianta di olivo accanto ad esso. Si narra che la costruzione del tempio risalga al X – XI secolo in seguito all’apparizione ad un pastore della Madonna su un albero di ulivo.

La chiesa dalla facciata bianca in pietra calcarea presenta all’interno decorazioni con affreschi e statue con episodi della vita di Maria ed in fondo alla navata centraleè una nicchia dove è presente una statua in stucco della Madonna dell’Olivo risalente circa all’ultimo decennio del XIII secolo che per stile rimanda alle raffigurazioni bizantine.

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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Valle dell’Angelo, piccolo borgo, grande storia

Borgo più piccolo del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, situato nella provincia di Salerno,Valle dell’Angelo si trova a 630 m di altitudine con 220 abitanti, di cui 100 solo nel centro storico.

Circondato a sud dal Monte Ausinito e affacciato sulla Valle del fiume Calore, questa cittadina prende il nome dalla presenza di una grotta dedicata a San Michele Arcangelo luogo di pellegrinaggio esito sacro legato al culto longobardo dell’Arcangelo Michele, la cui venerazione era fortemente sentita dai fedeli.

Denominato in precedenza Piaggine Sottane per distinguerlo da Piaggine Soprane l’attuale Piaggine, successivamente nel 1927 è stato ribattezzato per motivi religiosi con l’attuale nome.
Il borgo la cui origine risale intorno al X secolo d.C. fu rifugio dei monaci basiliani in fuga dalla Siria e dall’Epiro per via delle persecuzioni iconoclaste nell’Impero bizantino.

Essi rilanciarono l’agricoltura locale, coltivando vite, olivo e legumi.
Divenuto luogo di pellegrinaggio per la Grotta di San Michele, dopo varie vicende feudali nel 1799 fu protagonista nella Rivoluzione Napoletana e nelle rivolte contadine.

Attualmente borgo meno popolato tra i comuni di tutta la Campania, Valle dell’Angelo vive di turismo, per la bellezza naturale, i siti culturali e le attrazioni gastronomiche, offrendo ai visitatori paesaggi, cultura e tradizioni autentiche.

Ha visto una riqualificazione e una conversione della propria economia da agricolo pastorale a vocazione prettamente turistica.

Sede in passato di colonie montane per i più giovani, la cittadina negli anni ha ampliato i servizi rivolti al turismo anche con supporto infermieristico e con un bonus per soggiorni.

Seppur piccolo, il paese offre diversi siti da visitare, tra questi, la Chiesa di San Barbato del XVII secolo di origine longobarda con tre portali d’ingresso di cui uno importante in legno scolpito con raffigurati i simboli di S. Barbato: libro e mitria vescovile ed un imponente altare maggiore capolavoro di arte barocca con coro ligneo; la Chiesa settecentesca di Santa Barbara con un portale in pietra lavorato ed un elegante campanile.

Citiamo inoltre Palazzo Vertullo del XVII secolo esempio di architettura signorile del passato e tra i più antichi del borgo caratterizzato da un portale in pietra calcarea, e la Grotta di San Michele Arcangelo simbolo della religiosità cristiana dei Monti Alburni, santuario rupestre risalente al periodo longobardo, dove è custodita una piccola statua dell’Arcangelo Michele in atteggiamento di difesa.

Senza dimenticare la Sorgente del Festolaro a sud del paese, ubicata all’interno di una grotta carsica, alla quale si accede mediante una galleria artificiale di oltre 220 metri lungo il cuore della montagna.

Tra i piatti tipici di Valle dell’Angelo, e presenti nel Cilento: i cavatelli al ragù, i ravioli di ricotta, lagane e ceci, ciambotta, freselle con pomodori.

Nei dintorni di Valle dell’Angelo si trova il Museo Naturalistico degli Alburni dove è presente una ricca esposizione permanente di fauna europea con vertebrati e invertebrati, tra cui mammiferi, uccelli, crostacei e insetti.

Silvana Lazzarino e Dalila Boukhalfa

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San Giovanni a Piro tra storia, natura e tradizione

Tra i monti e il mare, immerso nel Parco Nazionale del Cilento, San Giovanni a Piro conquista per la sua storia millenaria, le meraviglie naturali e un patrimonio ricco di tradizioni.

La sua denominazione porta con sé un duplice riferimento: a San Giovanni Battista, figura venerata cui è stato dedicato un antico monastero basiliano sorto tra l’XI e il XII secolo, e al termine greco “pyros” alludendo a un posto di guardia o ad una località legata al fuoco, in riferimento forse alle torri di avvistamento che proteggevano la costa dalle incursioni saracene.

Arroccato sulle pendici del Monte Bulgheria il borgo offre una vista sulla costa tirrenica tra il blu intenso del Golfo di Policastro e le tonalità argentee degli ulivi secolari.

Tra invasioni saracene, dominio normanno e era borbonica pur tra momenti di ricchezza e difficoltà, la cittadina ha mantenuto viva sempre la propria identità.

Tra le testimonianze legate all’arte e alla spiritualità troviamo il Santuario di Maria SS. di Pietrasanta, edificato nel XVI secolo, noto per il suo portale in pietra e per la statua lignea della Vergine, che custodisce preziose opere d’arte tra affreschi seicenteschi e un altare maggiore finemente decorato a testimoniare il passaggio di artisti locali e la profonda fede popolare.

Gli uliveti e i sentieri che lo circondano lo rendono ancora più suggestivo, specie durante le celebrazioni religiose quando la comunità si ritrova in pellegrinaggio, creando un’atmosfera di intensa partecipazione.
Con la sua imponente facciata la Chiesa madre di San Giovanni Battista, esempio di architettura cilentana il cui corpo centrale è databile circa al XV secolo, presenta interni riccamente decorati.

Oltre a raffinati stucchi e dipinti che narrano episodi della vita del santo patrono, si trova una fonte battesimale in marmo di pregevole fattura e un organo a canne del XVIII secolo.

La chiesa è spesso teatro di eventi musicali e momenti di raccoglimento collettivo, consolidando il suo ruolo di punto di riferimento spirituale e sociale per tutta la comunità.
Tra i vicoli si incontrano palazzi storici, portali in pietra lavorata e antiche fontane che raccontano la vita quotidiana di un tempo.

La natura con i suoi profumi e colori restituisce scenari indimenticabili come la piccola frazione di Scario considerata la “Porta del Cilento” per la sua posizione privilegiata tra le acque cristalline e i boschi rigogliosi.
Anche la vista dal Monte Bulgheria alle spalle del paese offre scorci unici sull’intero Golfo di Policastro.

Decisi e intensi i sapori della tavola rispecchiano il carattere di questa terra generosa dalla cultura contadina consolidata nel tempo dove le ricette sono state tramandate di generazione in generazione: accanto a le “lagane e ceci”, semplice e gustosa pasta fatta a mano accompagnata da legumi locali, è la “ciambotta” ricco stufato di verdure di stagione.

La memoria collettiva e le radici sono sempre vive grazie anche ad eventi e manifestazioni come le feste tra cui quella in onore di Maria SS. di Pietrasanta con processioni, antiche melodie e spettacoli pirotecnici, che ogni anno richiama pellegrini e visitatori da tutta la regione.

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San Giovanni a Piro tra storia, natura e tradizione

Tra i monti e il mare, immerso nel Parco Nazionale del Cilento, San Giovanni a Piro conquista per la sua storia millenaria, le meraviglie naturali e un patrimonio ricco di tradizioni.

La sua denominazione porta con sé un duplice riferimento: a San Giovanni Battista, figura venerata cui è stato dedicato un antico monastero basiliano sorto tra l’XI e il XII secolo, e al termine greco “pyros” alludendo a un posto di guardia o ad una località legata al fuoco, in riferimento forse alle torri di avvistamento che proteggevano la costa dalle incursioni saracene.

Arroccato sulle pendici del Monte Bulgheria il borgo offre una vista sulla costa tirrenica tra il blu intenso del Golfo di Policastro e le tonalità argentee degli ulivi secolari.

Tra invasioni saracene, dominio normanno e era borbonica pur tra momenti di ricchezza e difficoltà, la cittadina ha mantenuto viva sempre la propria identità.

Tra le testimonianze legate all’arte e alla spiritualità troviamo il Santuario di Maria SS. di Pietrasanta, edificato nel XVI secolo, noto per il suo portale in pietra e per la statua lignea della Vergine, che custodisce preziose opere d’arte tra affreschi seicenteschi e un altare maggiore finemente decorato a testimoniare il passaggio di artisti locali e la profonda fede popolare.

Gli uliveti e i sentieri che lo circondano lo rendono ancora più suggestivo, specie durante le celebrazioni religiose quando la comunità si ritrova in pellegrinaggio, creando un’atmosfera di intensa partecipazione.
Con la sua imponente facciata la Chiesa madre di San Giovanni Battista, esempio di architettura cilentana il cui corpo centrale è databile circa al XV secolo, presenta interni riccamente decorati.

Oltre a raffinati stucchi e dipinti che narrano episodi della vita del santo patrono, si trova una fonte battesimale in marmo di pregevole fattura e un organo a canne del XVIII secolo.

La chiesa è spesso teatro di eventi musicali e momenti di raccoglimento collettivo, consolidando il suo ruolo di punto di riferimento spirituale e sociale per tutta la comunità.
Tra i vicoli si incontrano palazzi storici, portali in pietra lavorata e antiche fontane che raccontano la vita quotidiana di un tempo.

La natura con i suoi profumi e colori restituisce scenari indimenticabili come la piccola frazione di Scario considerata la “Porta del Cilento” per la sua posizione privilegiata tra le acque cristalline e i boschi rigogliosi.
Anche la vista dal Monte Bulgheria alle spalle del paese offre scorci unici sull’intero Golfo di Policastro.

Decisi e intensi i sapori della tavola rispecchiano il carattere di questa terra generosa dalla cultura contadina consolidata nel tempo dove le ricette sono state tramandate di generazione in generazione: accanto a le “lagane e ceci”, semplice e gustosa pasta fatta a mano accompagnata da legumi locali, è la “ciambotta” ricco stufato di verdure di stagione.

La memoria collettiva e le radici sono sempre vive grazie anche ad eventi e manifestazioni come le feste tra cui quella in onore di Maria SS. di Pietrasanta con processioni, antiche melodie e spettacoli pirotecnici, che ogni anno richiama pellegrini e visitatori da tutta la regione.

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Sant’Angelo a Fasanella
perla segreta del Cilento tra storia millenaria, arte e paesaggi incantati

Nel cuore del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, sorge Sant’Angelo a Fasanella, piccolo borgo della provincia di Salerno che incanta per la sua atmosfera sospesa nel tempo.

Qui, dove la natura regna sovrana e la storia si respira ad ogni passo, la vita scorre lenta tra vicoli acciottolati, case in pietra e panorami mozzafiato sulla valle sottostante.
Il toponimo Sant’Angelo a Fasanella nasce dall’unione di due centri storici: Fasanella, distrutta da Federico II di Svevia nel 1246 durante le lotte contro i baroni ribelli, e Sant’Angelo, piccolo casale sopravvissuto alla devastazione.

Il nome Fasanella, secondo la tradizione, deriverebbe da “Phasis”, antica città greca e nome di un fiume al confine tra l’Asia Minore e la Colchide, mentre lo stemma comunale raffigura un fagiano, simbolo di prosperità e rinascita.

Fu feudo delle potenti famiglie Sanseverino e Capece-Galeota, e nel XIX secolo la cittadina si distinse per il suo ruolo attivo nei moti risorgimentali, diventando un simbolo di coraggio e desiderio di libertà per tutto il salernitano.

La festa patronale di San Michele Arcangelo, evento che porta con sé secoli di tradizione e devozionesi celebra l’8 maggio e il 29 settembre con processioni, musiche e riti che coinvolgono l’intera comunità.

Immerso tra boschi di faggio secolari come quelli di “Terra Forte” e “Vallone dei Lupi”, Sant’Angelo a Fasanella è attraversato dal limpido fiume Fasanella e custodisce la suggestiva cascata dell’Auso.

Uno spettacolo naturale straordinario quello della Risorgenza dell’Auso, dove le acque sotterranee emergendo da una grotta confluiscono in un laghetto artificiale per poi dare origine ad una cascata alta circa 8 metri continuando il percorso verso valle tra rupi e salti.

Una meta ideale per escursionisti e amanti della fotografia naturalistica.
Ricco è il suo patrimonio storico e artistico: basti pensare al Convento di San Francesco e dell’Annunziata fondato dai francescani dove sono conservate statue, tele e dipinti di grande valore artistico tra cui la Statua di Sant’Antonio da Padova; o alla Chiesa di Santa Maria Maggiore risalente al XIV secolo con un raffinato portale in marmo e al cui interno spiccano preziosi dipinti tra cui quello raffigurante la Gloria di Maria insieme alle quattro Virtù Cardinali.

A dominare il borgo dall’alto con la massiccia torre angolare è il Castello Baronale, edificato nel XV secolo che conserva due segrete sotterranee, anticamente usate come prigioni e camminamenti a testimoniare storie di assedi e intrighi.

Patrimonio Mondiale UNESCO la Grotta di San Michele Arcangelo simbolo della Religiosità Cristiana dei Monti Alburni e situata ai piedi di una parete rocciosa, fu sede nell’XI secolo di una comunità benedettina.

Superato il portale all’interno si trovano resti i dell’abate Francesco Caracciolo, una cappella, affreschi trecenteschi e sculture tra cui la statua marmorea di San Michele Arcangelo attribuita a Giovanni da Nola.

Sulla vicina Costa Palomba vi è una delle testimonianze più affascinanti dell’arte rupestre pre-romana: l’Antece scultura neolitica del IV secolo a.C. scolpita nella roccia, raffigurante un antico guerriero armato di spada e scudo.

Avvolto da misteri e leggende esso, rappresenta uno dei più antichi esempi di arte italica e richiama studiosi e appassionati da ogni parte d’Italia.

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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Luca Nicotra | Il principio di azione e reazione e la propulsione

Il principio di azione e reazione o terzo principio della dinamica, formulato da Isaac Newton, asserisce che un corpo che subisce da un altro un’azione reagisce su quest’ultimo con un’azione uguale e contraria, vale a dire con una forza che ha la stessa direzione e la stessa intensità ma verso contrario: «Actioni contrariam semper et aequalem esse reactionem: sive corporum duorum actiones in se mutuo semper esse aequales et in partes contrarias dirigi».

Su questo semplice principio poggia il funzionamento di qualunque sistema di propulsione “attivo”, che è quindi sempre “a reazione”.

Tuttavia, convenzionalmente in senso restrittivo, si parla di “propulsione a reazione” o “a getto” quando per generare la spinta propulsiva per reazione si utilizza un fluido captato dall’esterno e proiettato all’indietro a velocità molto superiore rispetto a quella d’ingresso, partecipando esso stesso al ciclo termodinamico che trasforma calore nell’energia meccanica necessaria ad accelerare il fluido.

Il caso più semplice di propulsione è il camminare: con i piedi esercitiamo sul terreno una forza orizzontale all’indietro che, grazie all’attrito, ci viene restituita dal terreno in avanti, come reazione.

Su un piano totalmente privo d’attrito non potremmo camminare.
Quando nuotiamo spingiamo indietro l’acqua con le mani e i piedi: l’acqua spostata ci ricambia con una spinta in avanti della stessa intensità.

Una barca si muove grazie ai remi o all’elica, che esercitano sull’acqua una spinta all’indietro, cui corrisponde una spinta di uguale intensità esercitata in avanti dalla massa d’acqua spostata.

Un aereo ad elica, analogamente, sposta all’indietro una certa massa d’aria tramite la rotazione dell’elica e lo svergolamento delle sue pale, ricevendo da tale massa d’aria una spinta in avanti di uguale intensità: il suo funzionamento è simile a quello di una vite che si avviti nell’aria.

La navigazione o il volo a vela sono, invece, sistemi di propulsione “passivi”.
Particolarmente interessanti sono i vari tipi di propulsori impiegati in campo aeronautico e spaziale.

Se il volo avviene entro l’atmosfera vengono utilizzati propulsori a getto di vario tipo: statoreattore, turboreattore (a flusso semplice e doppio), turboelica, turbostatoreattore.

Nello statoreattore il ciclo termodinamico che realizza la trasformazione di calore in energia meccanica, viene effettuato sul fluido senza organi ruotanti.

La caratteristica dello statoreattore è di generare la spinta quando raggiunge una velocità minima, per cui non consente il decollo e può funzionare soltanto quando il veicolo è portato a quella velocità minima da un altro tipo di propulsore.

Nel turboreattore, invece, il ciclo termodinamico è realizzato con organi ruotanti (in genere una turbina a gas) ed è possibile il decollo da fermo.
Il turboelica realizza una spinta che per l’85- 90 % è dovuta alla massa d’aria spostata indietro dall’elica e per il restante 15-10 % è prodotta dal getto dei gas di scarico.

Il turbostatoreattore riunisce le caratteristiche del turboreattore e dello statoreattore: al decollo funziona soltanto come turboreattore, mentre a velocità molto elevate (circa 5 Mach, cioè 5 volte la velocità del suono) la parte rotante viene disattivata e il propulsore funziona come statoreattore.

Se, invece, il volo avviene nello spazio interplanetario “vuoto”, il fluido, che espulso posteriormente genera per reazione la spinta propulsiva, non può essere prelevato dall’esterno, bensì deve essere portato a bordo: in tal caso si parla di propulsione a razzo.

A seconda del sistema con cui viene fornita energia meccanica al fluido, si hanno diversi tipi di razzi: razzo chimico, razzo nucleare, razzo a isotopi, razzo solare, razzo ad arco, razzo a ioni, razzo a plasma.

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Capita anche questo!

Senza fare il nome, ma con accesso a

https://www.emmegiischia.com/wordpress/sponsor-volo-pazzo/

potrete capire facilmente di chi sto scrivendo, capita che l’ingordigia superi di gran lunga il rispetto per la parola data.

In premessa devo dire che decidendo di relazionare con una certa continuità tutte le fasi, di programmazione prima, e di realizzazione poi del progetto culturale artistico e sociale VOLO PAZZO in programma a Laurino (Cilento) nei giorni 14, 15 e 16 novembre prossimi, mi ero ripromesso di non portare alle vostra attenzione tutte le problematiche che di norma vanno sviluppandosi quando si mette mano ad una impresa tanto popolare, tanto elitaria, tanto artistica, tanto esclusiva, tanto rappresentativa… e tanto altro ancora come lo è VOLO PAZZO.

Però oggi desidero fare un’eccezione tanto è il disgusto provato dalla presa atto che l’ingordigia supera di gran lunga il rispetto.

In sintesi, nei giorni immediatamente successivi alla notizia pubblicata in anteprima su questo giornale relativa alla programmazione della tre giorni di VOLO PAZZO, tante sono state le istanze di partecipazione e le relative richieste di aiuto per trovare una sistemazione per i pernottamenti che Eva Di Perna, nella sua qualità di Presidente DILA APS della sede operativa Parco Nazionale del Cilento, in pochi giorni ha contattato tutte le strutture disponibili nel Comune di Laurino concordando con i titolari di ciascuna di esse le migliori condizioni economiche da offrire agli Artisti e a tutti coloro che ne avevano fatta richiesta.

Considerando che il mese di Novembre è un mese pessimo per il turismo di quella zona del Cilento e valutando il fatto che Eva garantiva il sold out ai BeB e ai Fittacamere di Laurino e comuni limitrofi, la sua proposta di collaborazione è stata accolta con un vero plebiscito.

In quindici giorni, e mi riferisco all’inizio del mese di settembre, TUTTI i posti letti di Laurino e comuni limitrofi sono stati assegnati a vario titolo a persone provenienti non solo dall’Italia ma anche dalla Lettonia, dalla Algeria e da altre Nazioni.

Un successo enorme prodromo di interessanti ricadute commerciali per una zona del Cilento notoriamente estranea a tale tipologia di flussi turistici.

Questa era la situazione fino a domenica, quando uno dei titolari di BeB le ha mandato un messaggio dicendo che non poteva mantenere l’impegno preso in quanto alcune persone avevano chiesto di usufruire della sua struttura per la durata di 20 giorni… compresi i tre giorni di VOLO PAZZO.

Cioè lui, beneficiando del sold out realizzato grazie alla collaborazione tra DILA APS e lui stesso e tutti i suoi colleghi, furbescamente ha intascato una prenotazione della quale si sarebbe sognato di beneficiare se anche i suoi colleghi fossero stati disponibili ad accettarla.

Egoisticamente, non solo è venuto meno al nostro accordo ma ha anche gabbato i suoi colleghi!

l’ingordigia supera di gran lunga il rispetto per la parola data… e anche una corretta condotta concorrenziale.

Ovviamente Eva Di Perna ha già provveduto a risolvere il problema sistemando gli ospiti in una struttura adeguata.

Chiudo dicendo che questi è altri rilievi moralmente e professionalmente inqualificabili gli sono stati spiattellati, personalmente e senza reticenze, dalla nostra Socia alla quale aggiungiamo un complimento per l’efficienza e un grande applauso per la determinazione.

Bruno Mancini

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Professionisti DILA APS 2025 – Calendario pubblicazioni

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Capita anche questo!

Senza fare il nome, ma con accesso a

https://www.emmegiischia.com/wordpress/sponsor-volo-pazzo/

potrete capire facilmente di chi sto scrivendo, capita che l’ingordigia superi di gran lunga il rispetto per la parola data.

In premessa devo dire che decidendo di relazionare con una certa continuità tutte le fasi, di programmazione prima, e di realizzazione poi del progetto culturale artistico e sociale VOLO PAZZO in programma a Laurino (Cilento) nei giorni 14, 15 e 16 novembre prossimi, mi ero ripromesso di non portare alle vostra attenzione tutte le problematiche che di norma vanno sviluppandosi quando si mette mano ad una impresa tanto popolare, tanto elitaria, tanto artistica, tanto esclusiva, tanto rappresentativa… e tanto altro ancora come lo è VOLO PAZZO.

Però oggi desidero fare un’eccezione tanto è il disgusto provato dalla presa atto che l’ingordigia supera di gran lunga il rispetto.

In sintesi, nei giorni immediatamente successivi alla notizia pubblicata in anteprima su questo giornale relativa alla programmazione della tre giorni di VOLO PAZZO, tante sono state le istanze di partecipazione e le relative richieste di aiuto per trovare una sistemazione per i pernottamenti che Eva Di Perna, nella sua qualità di Presidente DILA APS della sede operativa Parco Nazionale del Cilento, in pochi giorni ha contattato tutte le strutture disponibili nel Comune di Laurino concordando con i titolari di ciascuna di esse le migliori condizioni economiche da offrire agli Artisti e a tutti coloro che ne avevano fatta richiesta.

Considerando che il mese di Novembre è un mese pessimo per il turismo di quella zona del Cilento e valutando il fatto che Eva garantiva il sold out ai BeB e ai Fittacamere di Laurino e comuni limitrofi, la sua proposta di collaborazione è stata accolta con un vero plebiscito.

In quindici giorni, e mi riferisco all’inizio del mese di settembre, TUTTI i posti letti di Laurino e comuni limitrofi sono stati assegnati a vario titolo a persone provenienti non solo dall’Italia ma anche dalla Lettonia, dalla Algeria e da altre Nazioni.

Un successo enorme prodromo di interessanti ricadute commerciali per una zona del Cilento notoriamente estranea a tale tipologia di flussi turistici.

Questa era la situazione fino a domenica, quando uno dei titolari di BeB le ha mandato un messaggio dicendo che non poteva mantenere l’impegno preso in quanto alcune persone avevano chiesto di usufruire della sua struttura per la durata di 20 giorni… compresi i tre giorni di VOLO PAZZO.

Cioè lui, beneficiando del sold out realizzato grazie alla collaborazione tra DILA APS e lui stesso e tutti i suoi colleghi, furbescamente ha intascato una prenotazione della quale si sarebbe sognato di beneficiare se anche i suoi colleghi fossero stati disponibili ad accettarla.

Egoisticamente, non solo è venuto meno al nostro accordo ma ha anche gabbato i suoi colleghi!

l’ingordigia supera di gran lunga il rispetto per la parola data… e anche una corretta condotta concorrenziale.

Ovviamente Eva Di Perna ha già provveduto a risolvere il problema sistemando gli ospiti in una struttura adeguata.

Chiudo dicendo che questi è altri rilievi moralmente e professionalmente inqualificabili gli sono stati spiattellati, personalmente e senza reticenze, dalla nostra Socia alla quale aggiungiamo un complimento per l’efficienza e un grande applauso per la determinazione.

Bruno Mancini

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Dal Messico ad Afragola: Il Viaggio del Padel

Il padel nasce in Messico nel 1969 grazie a Enrique Corcuera, che trasformò un campo da squash nella sua villa di Acapulco per creare uno sport giocabile in spazi ridotti, ma con regole che mantengono la palla sempre in gioco.

Diffusosi inizialmente in Spagna grazie al principe Alfonso de Hohenlohe, ha poi conquistato il Sud America, l’Europa e il mondo.

Durante la pandemia, il padel ha vissuto un’espansione significativa: non essendo uno sport di contatto, ha permesso a molti di praticarlo prima della ripresa delle discipline tradizionali.

In Italia, come altrove, si è rivelato semplice da iniziare e coinvolgente fin dalla prima partita.

A differenza del tennis, che richiede una lunga preparazione tecnica, il padel consente anche ai principianti di divertirsi subito.

Molti campi da calcetto sono stati riconvertiti in strutture da padel, generando un business fiorente.

Tuttavia, con l’aumento dell’offerta, la qualità è diventata essenziale: oggi i giocatori preferiscono impianti coperti e ben attrezzati.

Dal punto di vista tecnico, il padel si distingue per regole che favoriscono il gioco continuo: la palla deve rimbalzare nel campo avversario e può essere giocata anche dopo il rimbalzo su vetri e grate. Colpi potenti e precisi, efficaci nel tennis, possono diventare un vantaggio per il difensore nel padel, che sfrutta il rallentamento della palla per contrattaccare.

Il pallonetto, se ben eseguito, costringe gli avversari a retrocedere, lasciando spazio per l’attacco a rete.

Anche il servizio è unico: deve partire al di sotto della linea del bacino.

Gli scambi possono durare a lungo, richiedendo pazienza e strategia.

Il punteggio è identico a quello del tennis, ma l’approccio è più dinamico e coinvolgente.

In pochi anni, il padel è diventato una passione quotidiana per molti: una “dipendenza positiva” che unisce sport, divertimento e socialità.

In una delle mie rare uscite attuali ho avuto modo di visitare il ROMPI PADEL ad Afragola, situato in Via Libertà 22, che dispone di due campi da gioco in una posizione strategica: di fronte al centro commerciale I PINI, lungo la Strada Sannitica, incastonato tra i palazzi di una zona centrale e facilmente raggiungibile sia dalle strade ordinarie che dall’Asse Mediano.

Qualificatomi come collaboratore di questa testata giornalistica, ho percepito la sensazione di una splendida accoglienza, ricevendo tutte le precedenti informazioni e la notizia che entro metà novembre, entrambi i campi saranno coperti, garantendo la possibilità di giocare in qualsiasi condizione climatica.

I miei migliori auguri di successo vanno quindi alla struttura che offre istruttori di primo livello, competenti e disponibili, spogliatoi moderni e bar climatizzati, una boutique specializzata con firme sportive di alto profilo.

A cura di Luciano Somma, in collaborazione con Gioia Lomasti

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Piaggine, la spiaggia antica del Cilento.

Il nome deriva dall’appellativo dialettale “piaggia” o “playa”, cioè lido che scende fino al mare. Il borgo, detto Piaggine Soprane (per distinguerlo da Piaggine Sottane, l’odierna Val dell’Angelo), dal 1811 al 1860 faceva parte del comprensorio di Laurino.

Piaggine nacque come un villaggio di pastori, le cui greggi salivano e scendevano dal ponte dell’asinello in continue transumanze.

A 630m di altitudine, il paesino, è proprio nel cuore del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, un territorio caratterizzato da monti, in particolare il Monte Cervati il più alto della Campania con una vetta che sfiora i 1898 metri, boschi tra cui le faggete, e i boschi misti, fiumi e canyon.

Siamo nell’entroterra dove domina una grande varietà di flora tra piante officinali, erbe aromatiche e orchidee selvatiche; come anche di specie animali: accanto ai lupi e alle aquile reali vi sono cervi, caprioli, tassi, ma anche rapaci come il falco pellegrino e lo sparviero e una specie di coleottero raro,  Rosalia alpina della famiglia Cerambycidae, caratterizzato da una colorazione nera e blu.

Camminando lungo le strade acciottolate e gli antichi palazzi, si resta incantati da tanta bellezza: tra i luoghi più interessanti dell’entroterra cilentano le Gole del Calore profonde incisioni scavate nella roccia dalle acque del fiume Calore con escavazioni e pareti rocciose che piombano a picco. La gola più suggestiva è quella tra Felitto e Magliano, ma tutte insieme restituiscono uno spettacolo indimenticabile lungo un sentiero dagli ambienti incontaminati e dalla vegetazione selvaggia, per offrire una scenografia ricca di colori e profumi con sullo sfondo il rumore delle acque.

Da menzionare l’Affondatore di Vallivona una grotta di attraversamento lunga circa 500m. a 1100 metri di altitudine, tra i comuni di Sanza, Piaggine e Monte San Giacomo e la Sorgente del Sammaro.

Un’atmosfera di mistero avvolge Roscigno Vecchia: borgo fantasma ormai disabitato.

In pieno centro storico è la Cascata Piaggine che s’immerge nelle acque del fiume Calore, scorre fragorosa.

Una bellezza che ci offre uno spettacolo inedito e eccezionale.

Tra le sagre citiamo quella del fungo porcino accompagnata da musica folcloristica dal vivo, danze popolari, stand artigianali e mercati con i prodotti locali.

È tradizione ogni anno per la vigilia di Natale in ciascun rione del paese accendere un falò, detto in dialetto locale “focara”: la tradizione vuole che per la sua realizzazione gli abitanti debbano donare della legna come segno di unità.

In quella sera, viaggiando attraverso il paese, si viene accolti calorosamente da ogni vicinato per vivere insieme lo spirito del Natale.

Tra i piatti tipici di Piaggine ricordiamo: il cavolfiore dello zingaro, il cosciotto di agnello farcito, i fusilli conditi con sugo di cinghiale, il caciocavallo podolico e olio extravergine di oliva di primissima qualità, senza dimenticare il piatto di zucchine e carote alla scapece.

Detti e modi di dire della tradizione del Cilento, sono presenti anche tra i piagginesi. Ne citiamo alcuni: “Abbi fortuna e dduormi” tradotto “Chi ha fortuna può dormire sonni tranquilli”; “Canta che te fai canonico”si riferisce a chi parla troppo e non ottiene niente; ”Chi sape fila’ fila lo spruocco” si riferisce a chi conoscendo bene il mestiere può lavorare anche con mezzi rudimentali e inadeguati.

La bellezza del dialetto, la simpatia della gente fa di Piaggine un borgo radicato nelle tradizioni, ma in continuo cambiamento.

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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Ottati, una graziosa terra immersa nel parco nazionale del Cilento.

Alle propaggini meridionali dei monti Alburni, nel parco cilentano, si estende Ottati in provincia di Salerno.

Una cittadina che offre una combinazione unica di storia, cultura e natura.
Il nome viene dal latino “optatus” la cui traduzione indica “scelto” probabilmente in riferimento ai pastori che optarono per quella terra ricca di pascoli e dove decisero di costruire le proprie case. Tra le curiosità possiamo citare il fico “dottato bianco” che prende il nome dalla località ed infatti ogni anno il comune organizza una rassegna gastronomica “Ficus in Tabula”, una festa dedicata alla valorizzazione e degustazione di questo fico anche utilizzato per la preparazione del dolce tradizionale dei “fichi ripieni”.

Fu il feudo di tante famiglie nobiliari, a cominciare dai Capece – Galeota, per poi diventare nel 1700 parte del dominio dei Caraguso – Mariconda.

Era assolutamente proibito tagliare gli alberi di elci, a pena della “scomunica inflitta agli incisori”, essendo questi “di riparo alle pietre, che brontolando dal Monte, potevano offendere la costruzione”.

Camminando lungo il borgo si possono ammirare monumenti e luoghi di interesse risalenti al 1400, come il Convento dei Domenicani, la Chiesa dell’Annunziata con portale in pietra risalente al 1600, la Chiesa di San Biagio, Patrono del borgo, costruita tra il XII e il XIII secolo dove si conserva una reliquia del santo.

Altro luogo da visitare è quello del Santuario della Madonna del Cardoneto con la statua della Madonna del 1400 esposta al suo interno.
Interessante sito archeologico è il Monte Civita che offre testimonianza di resti di un insediamento rurale risalente all’incarica all’anno 1000.

Nel territorio possiamo ammirare montagne ricche di boschi e zone collinari; in particolare ricordiamo la Sorgente Auso che dà vita al fiume Fasanella nei pressi del borgo di San Angelo a Fasanella.
Il paesino, che fa parte del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni, si trova in prossimità anche del monte Costa la Croce la cui altitudine è di 951 metri sul livello del mare.

Il borgo presenta la caratteristica di formazione a grappolo che degrada verso la valle del Calore.
Ad accogliere i visitatori sono panorami incantevoli, ricchi di vegetazione di grande varietà tra cui: faggi, ontani, castagni e pini neri.

L‘originalità del borgo è dovuta alla presenza di ben ottanta murales realizzati da artisti provenienti da diverse regioni italiane, rendendo il centro storico una vera e propria pinacoteca a cielo aperto.
Ad Ottani è possibile compiere escursioni e passeggiate ideali per principianti ed esperti di trekking e trovare ospitalità presso agriturismi collocati nella zona del Cilento dove gustare prodotti tipici avendo a disposizione alloggi di alta qualità.

Tra gli agriturismi citiamo: Carretiello, l’Oasi, Ferrara H e tanti altri.
Da notare la Sagra della Sfrionzola e della salsiccia paesana, piatti tipici di Ottati, la già citata sagra del fico celebrata nel Convento dei Domenicani ed il Festival Etnomusicale e per l’Ottati MTB il circuito dei tre rifugi (Panormo, Domus Otium, BbGrekus).

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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Dal Messico ad Afragola: Il Viaggio del Padel

Il padel nasce in Messico nel 1969 grazie a Enrique Corcuera, che trasformò un campo da squash nella sua villa di Acapulco per creare uno sport giocabile in spazi ridotti, ma con regole che mantengono la palla sempre in gioco.

Diffusosi inizialmente in Spagna grazie al principe Alfonso de Hohenlohe, ha poi conquistato il Sud America, l’Europa e il mondo.

Durante la pandemia, il padel ha vissuto un’espansione significativa: non essendo uno sport di contatto, ha permesso a molti di praticarlo prima della ripresa delle discipline tradizionali.

In Italia, come altrove, si è rivelato semplice da iniziare e coinvolgente fin dalla prima partita.

A differenza del tennis, che richiede una lunga preparazione tecnica, il padel consente anche ai principianti di divertirsi subito.

Molti campi da calcetto sono stati riconvertiti in strutture da padel, generando un business fiorente.

Tuttavia, con l’aumento dell’offerta, la qualità è diventata essenziale: oggi i giocatori preferiscono impianti coperti e ben attrezzati.

Dal punto di vista tecnico, il padel si distingue per regole che favoriscono il gioco continuo: la palla deve rimbalzare nel campo avversario e può essere giocata anche dopo il rimbalzo su vetri e grate. Colpi potenti e precisi, efficaci nel tennis, possono diventare un vantaggio per il difensore nel padel, che sfrutta il rallentamento della palla per contrattaccare.

Il pallonetto, se ben eseguito, costringe gli avversari a retrocedere, lasciando spazio per l’attacco a rete.

Anche il servizio è unico: deve partire al di sotto della linea del bacino.

Gli scambi possono durare a lungo, richiedendo pazienza e strategia.

Il punteggio è identico a quello del tennis, ma l’approccio è più dinamico e coinvolgente.

In pochi anni, il padel è diventato una passione quotidiana per molti: una “dipendenza positiva” che unisce sport, divertimento e socialità.

In una delle mie rare uscite attuali ho avuto modo di visitare il ROMPI PADEL ad Afragola, situato in Via Libertà 22, che dispone di due campi da gioco in una posizione strategica: di fronte al centro commerciale I PINI, lungo la Strada Sannitica, incastonato tra i palazzi di una zona centrale e facilmente raggiungibile sia dalle strade ordinarie che dall’Asse Mediano.

Qualificatomi come collaboratore di questa testata giornalistica, ho percepito la sensazione di una splendida accoglienza, ricevendo tutte le precedenti informazioni e la notizia che entro metà novembre, entrambi i campi saranno coperti, garantendo la possibilità di giocare in qualsiasi condizione climatica.

I miei migliori auguri di successo vanno quindi alla struttura che offre istruttori di primo livello, competenti e disponibili, spogliatoi moderni e bar climatizzati, una boutique specializzata con firme sportive di alto profilo.

A cura di Luciano Somma, in collaborazione con Gioia Lomasti

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UNA NAPOLI NUOVA

Non uscivo da parecchi mesi ed in precedenza, quando ero ancora automunito, ogni tanto qualche giro lo facevo sul Vomero fino a Posillipo, con mia moglie, per sederci fuori a qualche chalet a gustare un buon caffè o una bibita.

Pochi giorni fa per una visita dentistica con Sergio, il mio primogenito, trovandosi lo studio a Giugliano, abbiamo fatto un giro per alcuni paesi limitrofi e grande è stata la mia meraviglia di vedere strade nuove, mi sembrava  di essere uno straniero che visita Napoli completamente diversa da quella da me conosciuta e girata, per motivi di lavoro, per ben 43 anni e tra le mete vi era anche Ischia dove avevo clienti e quasi tutta la Campania.

Raccordi da me sconosciuti, fabbricati nuovi, decine di supermercati, un cambiamento che mi ha letteralmente lasciato di stucco.

Dopo la visita mio figlio ci ha tenuto a farmi vedere un campo di PADEL, un gioco sul quale mi propongo di scrivere un articolo a breve, gestito da lui e dal figlio Luciano Somma Junior. Struttura nuovissima con 2 campi di gioco, panchine per i visitatori, spogliatoi, bar tutto molto funzionale in Afragola.

Quest’ultima da me visitata per lavoro decine di volte ma oggi ai miei occhi irriconoscibile, in positivo, piena di negozi e studi professionali, uffici, coi sui 62.000 abitanti circa una vera e propria città come del resto molti paesi Campani quali ad esempio: Marano di Napoli, Mugnano, Giugliano, Pozzuoli, S.Antimo, Aversa  e tantissimi altri.

Tutti comuni bene organizzati anche se forse troppo sovraffollati ma sicuramente ben vivibili e meno cari di parecchia mercanzia rispetto a Napoli.

A proposito ricordo che quando soggiornavo ad Ischia mia moglie si lamentava che fosse più cara di Napoli perché a detta dei negozianti gravava molto, per molta merce,  l’anteporto.

Un mio cliente ricambista di Ischia Porto mi faceva vedere le fatture degli autotrasportatori per merce ordinata a Torino, quasi il doppio di quello pagati dai colleghi del continente.

Tornando a Napoli questa estate vi è stato un ottimo risultato turistico che fa ben sperare per il futuro e che potrà portare a visitare Napoli e le zone limitrofe, isole comprese, un grande afflusso di visitatori.

Una Napoli Nuova specie per chi non la conosce da non perdere.

LUCIANO SOMMA

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UNA NAPOLI NUOVA

Non uscivo da parecchi mesi ed in precedenza, quando ero ancora automunito, ogni tanto qualche giro lo facevo sul Vomero fino a Posillipo, con mia moglie, per sederci fuori a qualche chalet a gustare un buon caffè o una bibita.

Pochi giorni fa per una visita dentistica con Sergio, il mio primogenito, trovandosi lo studio a Giugliano, abbiamo fatto un giro per alcuni paesi limitrofi e grande è stata la mia meraviglia di vedere strade nuove, mi sembrava  di essere uno straniero che visita Napoli completamente diversa da quella da me conosciuta e girata, per motivi di lavoro, per ben 43 anni e tra le mete vi era anche Ischia dove avevo clienti e quasi tutta la Campania.

Raccordi da me sconosciuti, fabbricati nuovi, decine di supermercati, un cambiamento che mi ha letteralmente lasciato di stucco.

Dopo la visita mio figlio ci ha tenuto a farmi vedere un campo di PADEL, un gioco sul quale mi propongo di scrivere un articolo a breve, gestito da lui e dal figlio Luciano Somma Junior. Struttura nuovissima con 2 campi di gioco, panchine per i visitatori, spogliatoi, bar tutto molto funzionale in Afragola.

Quest’ultima da me visitata per lavoro decine di volte ma oggi ai miei occhi irriconoscibile, in positivo, piena di negozi e studi professionali, uffici, coi sui 62.000 abitanti circa una vera e propria città come del resto molti paesi Campani quali ad esempio: Marano di Napoli, Mugnano, Giugliano, Pozzuoli, S.Antimo, Aversa  e tantissimi altri.

Tutti comuni bene organizzati anche se forse troppo sovraffollati ma sicuramente ben vivibili e meno cari di parecchia mercanzia rispetto a Napoli.

A proposito ricordo che quando soggiornavo ad Ischia mia moglie si lamentava che fosse più cara di Napoli perché a detta dei negozianti gravava molto, per molta merce,  l’anteporto.

Un mio cliente ricambista di Ischia Porto mi faceva vedere le fatture degli autotrasportatori per merce ordinata a Torino, quasi il doppio di quello pagati dai colleghi del continente.

Tornando a Napoli questa estate vi è stato un ottimo risultato turistico che fa ben sperare per il futuro e che potrà portare a visitare Napoli e le zone limitrofe, isole comprese, un grande afflusso di visitatori.

Una Napoli Nuova specie per chi non la conosce da non perdere.

LUCIANO SOMMA

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Laurino: un borgo medievale nel Parco Nazionale del Cilento

Il nome “Laurino”, del comune di della Provincia di Salerno, deriva dal latino “Lauretum”, che significa “bosco di allori”.

Nella cultura antica, l’alloro era considerato un simbolo di saggezza e gloria.

Inoltre, gli allori erano usati per incoronare i vincitori, sia in guerra che nei giochi olimpici. Conosciuto anche come “La perla del Calore” questo centro restituisce oltre ad una cordiale ospitalità, la possibilità di ammirare l’area di Gorgonero con la sua biodiversità, il fiume Calore, lungo uno spazio verde che si estende a perdita d’occhio.

In quest’area incontaminata il respiro della natura fa eco ai battiti del cuore invitando a restare in silenzio per lasciare che affiorino ricordi lontani eppure vicini, così da ritrovare un nuovo ascolto interiore, mentre lo sguardo si perde lungo l’orizzonte.

La formazione geologica del parco del Cilento è fuori dal comune.

Un paesaggio unico, naturale che incita a scoprire i sentieri come: “Pruno di Laurino”, “Il cammino di Sant’ Elena”, “Il sentiero del Torrente silenzioso”, “Il Vallo di Diano” e “Monte Rotondo”, perfetti per gli amanti del trekking e del picnic.

Da non perdere piacevoli momenti da trascorrere nelle “Gole del Calore” in una vallata a picco sul fiume.

Nel silenzio della natura meravigliosa Laurino invita a rigenerare mente, corpo e spirito.

Per la sua posizione incantevole nel Parco Nazionale del Cilento, Laurino circondata da colline e montagne, regala un’atmosfera pacifica e tranquilla ideale per rilassarsi e staccare da una vita frenetica, lasciandosi anche conquistare dalla sua storia ricca di memorie e tradizioni.

A proposito di cultura e tradizioni Laurino, borgo medievale, nei suoi scenari dà risalto a chiese, palazzi storici che custodiscono secoli di storia.

Accanto al convento di Sant’Antonio con la chiesa adiacente di cui spicca il portale ligneo d’ingresso con figure in bassorilievo di Sant’Antonio, San Francesco e altri Santi ad opera di Girolamo Consulmagno, citiamo la chiesa di Ognissanti del XV secolo con affreschi e un quadro dell’Adorazione dei Magi.

Tra i palazzi storici Palazzo Civico del 1225 sede delle principali attività giuridiche e amministrative, Palazzo Gaudiani edificio di grande valore architettonico e Palazzo Ducale residenza dei duchi Spinelli dal 1686 ultimi feudatari di Laurino per via della legge di eversione della feudalità del 2 agosto 1806, emanata da Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone e re di Napoli.

Tale legge sanciva la fine dell’epoca feudale nell’Italia meridionale.

A proposito della famiglia Spinelli va ricordata la leggenda che avvolge il Palazzo Spinelli di Laurini sito a Napoli.

Rimasta orfana e adottata dal Duca Troiano di Laurino, Bianca finì per conquistare il suo cuore tanto da suscitare la gelosia della moglie Lorenza che non tardò a far murare viva la giovanissima fanciulla.

Si narra che lo spirito di Bianca appaia nel palazzo tre giorni prima di ogni evento importante e tre giorni dopo.

Tra gli altri monumenti vanno citati i ruderi del castello Longobardo e il Seggio o Foro simbolo delle antiche attività democratiche della città.

 

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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Ottati, una graziosa terra immersa nel parco nazionale del Cilento.

Alle propaggini meridionali dei monti Alburni, nel parco cilentano, si estende Ottati in provincia di Salerno.

Una cittadina che offre una combinazione unica di storia, cultura e natura.
Il nome viene dal latino “optatus” la cui traduzione indica “scelto” probabilmente in riferimento ai pastori che optarono per quella terra ricca di pascoli e dove decisero di costruire le proprie case. Tra le curiosità possiamo citare il fico “dottato bianco” che prende il nome dalla località ed infatti ogni anno il comune organizza una rassegna gastronomica “Ficus in Tabula”, una festa dedicata alla valorizzazione e degustazione di questo fico anche utilizzato per la preparazione del dolce tradizionale dei “fichi ripieni”.

Fu il feudo di tante famiglie nobiliari, a cominciare dai Capece – Galeota, per poi diventare nel 1700 parte del dominio dei Caraguso – Mariconda.

Era assolutamente proibito tagliare gli alberi di elci, a pena della “scomunica inflitta agli incisori”, essendo questi “di riparo alle pietre, che brontolando dal Monte, potevano offendere la costruzione”.

Camminando lungo il borgo si possono ammirare monumenti e luoghi di interesse risalenti al 1400, come il Convento dei Domenicani, la Chiesa dell’Annunziata con portale in pietra risalente al 1600, la Chiesa di San Biagio, Patrono del borgo, costruita tra il XII e il XIII secolo dove si conserva una reliquia del santo.

Altro luogo da visitare è quello del Santuario della Madonna del Cardoneto con la statua della Madonna del 1400 esposta al suo interno.
Interessante sito archeologico è il Monte Civita che offre testimonianza di resti di un insediamento rurale risalente all’incarica all’anno 1000.

Nel territorio possiamo ammirare montagne ricche di boschi e zone collinari; in particolare ricordiamo la Sorgente Auso che dà vita al fiume Fasanella nei pressi del borgo di San Angelo a Fasanella.
Il paesino, che fa parte del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni, si trova in prossimità anche del monte Costa la Croce la cui altitudine è di 951 metri sul livello del mare.

Il borgo presenta la caratteristica di formazione a grappolo che degrada verso la valle del Calore.
Ad accogliere i visitatori sono panorami incantevoli, ricchi di vegetazione di grande varietà tra cui: faggi, ontani, castagni e pini neri.

L‘originalità del borgo è dovuta alla presenza di ben ottanta murales realizzati da artisti provenienti da diverse regioni italiane, rendendo il centro storico una vera e propria pinacoteca a cielo aperto.
Ad Ottani è possibile compiere escursioni e passeggiate ideali per principianti ed esperti di trekking e trovare ospitalità presso agriturismi collocati nella zona del Cilento dove gustare prodotti tipici avendo a disposizione alloggi di alta qualità.

Tra gli agriturismi citiamo: Carretiello, l’Oasi, Ferrara H e tanti altri.
Da notare la Sagra della Sfrionzola e della salsiccia paesana, piatti tipici di Ottati, la già citata sagra del fico celebrata nel Convento dei Domenicani ed il Festival Etnomusicale e per l’Ottati MTB il circuito dei tre rifugi (Panormo, Domus Otium, BbGrekus).

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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Laurino: un borgo medievale nel Parco Nazionale del Cilento

Il nome “Laurino”, del comune di della Provincia di Salerno, deriva dal latino “Lauretum”, che significa “bosco di allori”.

Nella cultura antica, l’alloro era considerato un simbolo di saggezza e gloria.

Inoltre, gli allori erano usati per incoronare i vincitori, sia in guerra che nei giochi olimpici. Conosciuto anche come “La perla del Calore” questo centro restituisce oltre ad una cordiale ospitalità, la possibilità di ammirare l’area di Gorgonero con la sua biodiversità, il fiume Calore, lungo uno spazio verde che si estende a perdita d’occhio.

In quest’area incontaminata il respiro della natura fa eco ai battiti del cuore invitando a restare in silenzio per lasciare che affiorino ricordi lontani eppure vicini, così da ritrovare un nuovo ascolto interiore, mentre lo sguardo si perde lungo l’orizzonte.

La formazione geologica del parco del Cilento è fuori dal comune.

Un paesaggio unico, naturale che incita a scoprire i sentieri come: “Pruno di Laurino”, “Il cammino di Sant’ Elena”, “Il sentiero del Torrente silenzioso”, “Il Vallo di Diano” e “Monte Rotondo”, perfetti per gli amanti del trekking e del picnic.

Da non perdere piacevoli momenti da trascorrere nelle “Gole del Calore” in una vallata a picco sul fiume.

Nel silenzio della natura meravigliosa Laurino invita a rigenerare mente, corpo e spirito.

Per la sua posizione incantevole nel Parco Nazionale del Cilento, Laurino circondata da colline e montagne, regala un’atmosfera pacifica e tranquilla ideale per rilassarsi e staccare da una vita frenetica, lasciandosi anche conquistare dalla sua storia ricca di memorie e tradizioni.

A proposito di cultura e tradizioni Laurino, borgo medievale, nei suoi scenari dà risalto a chiese, palazzi storici che custodiscono secoli di storia.

Accanto al convento di Sant’Antonio con la chiesa adiacente di cui spicca il portale ligneo d’ingresso con figure in bassorilievo di Sant’Antonio, San Francesco e altri Santi ad opera di Girolamo Consulmagno, citiamo la chiesa di Ognissanti del XV secolo con affreschi e un quadro dell’Adorazione dei Magi.

Tra i palazzi storici Palazzo Civico del 1225 sede delle principali attività giuridiche e amministrative, Palazzo Gaudiani edificio di grande valore architettonico e Palazzo Ducale residenza dei duchi Spinelli dal 1686 ultimi feudatari di Laurino per via della legge di eversione della feudalità del 2 agosto 1806, emanata da Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone e re di Napoli.

Tale legge sanciva la fine dell’epoca feudale nell’Italia meridionale.

A proposito della famiglia Spinelli va ricordata la leggenda che avvolge il Palazzo Spinelli di Laurini sito a Napoli.

Rimasta orfana e adottata dal Duca Troiano di Laurino, Bianca finì per conquistare il suo cuore tanto da suscitare la gelosia della moglie Lorenza che non tardò a far murare viva la giovanissima fanciulla.

Si narra che lo spirito di Bianca appaia nel palazzo tre giorni prima di ogni evento importante e tre giorni dopo.

Tra gli altri monumenti vanno citati i ruderi del castello Longobardo e il Seggio o Foro simbolo delle antiche attività democratiche della città.

Dalila Boukhalfa e Silvana Lazzarino

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