Il Dispari 20220801 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220801 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220801

Il Dispari 20220801 – Redazione culturale DILA

Carmine Covello, dall’America entra nel gruppo degli Amici DILA

Una iniziativa molto pregevole per l’affermazione della validità dei progetti culturali Made in Ischia messi in campo dall’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” ha visto protagonista Carmine Covello, cittadino italiano residente in America.
Si tratta dell’acquisto di un notevole gruppo di libri che fanno riferimento, appunto, alle attività realizzate da DILA, e già questo sarebbe un punto di merito, donato alla Biblioteca comunale di San Vincenzo La Costa, località calabrese natale di Carmine Covello.
Oggi, ringraziando immensamente Carmine Covello per avere scelto i nostri libri come segno di preferenza e di indirizzo del suo apprezzamento per la produzione letteraria italiana, ed auspicando che i fruitori del servizio bibliotecario di San Vincenzo La Costa abbiamo un impatto positivo con i contenuti dei suddetti libri e possano avviare proficui contatti con tutti gli Artisti di Arti Varie presenti nei volumi, vi documentiamo la fase finale di tale iniziativa, aggiungendo qualche foto del nostro nuovo amico e qualche succinta informazione sulla località calabrese destinataria della sua donazione.
Al Gregorio Iannotta, Sindaco di San Vincenzo La Costa, offriamo la nostra totale disponibilità per realizzare nel suo Comune eventi culturali (mostre, reading, concerti ecc.) ove mai Egli decidesse di dare, tramite la nostra Associazione, un seguito popolare alla bella donazione di Carmine Covello.

Il Dispari 20220801 – Redazione culturale DILA

Al Sig. Sindaco Gregorio Iannotta
del Comune di di San Vincenzo la Costa – Cosenza

Egr. Sig. Sindaco
abbiamo ricevuto da Carmine Covello, nato il 15 dicembre 1940, residente a Oak Ridge, New Jersey – U.S.A.

https://www.facebook.com/carmine.covello.5/

il gradito incarico di provvedere alla donazione, tramite Lei, di questi volumi

Sinfonia con l’Africa 2 – Bruno Mancini e Dalila Boukhalfa
Promo uno – Bruno Mancini
Per Aurora tutti i racconti – Bruno Mancini
Non sono un principe – Bruno Mancini
Erotismo, sì! – Bruno Mancini
Alla ricerca dei percome – Bruno Mancini
2¢x1 poesia – Bruno Mancini
Poesia e Dintorni –Roberta Panizza
Il club degli autori – Santa Vetturi & AAVV
Gioco d’amore a Sermoneta – Angela Maria Tiberi
Come i cinesi volume primo – Bruno Mancini

al Comune di San Vincenzo la Costa – Cosenza.

Sarà gradito un cenno di ricezione.
Molto cordialmente, distinti saluti
Ischia, 31 maggio 2022
Bruno Mancini Presidente DILA

Il Dispari 20220801 – Redazione culturale DILA

Dal Comune di San Vincenzo La Costa
Provincia di Cosenza

San Vincenzo la Costa lì 29 Luglio 2022 – prot. n. 2755
Egregio Signor Carmine Covello
New Jersey U.S.A.

Spett.le DILA (Da Ischia L’Arte)
via email emmegiischia@gmail.com

Riscontro la Vostra del 25 07 2022 per confermare che i libri inviati sono stati correttamente ricevuti.

Purtroppo il pacco è pervenuto presso gli uffici comunali proprio nei giorni delle elezioni e, dunque, non avevo ancora avuto modo di verificare il contenuto.

Sarà cura consegnare in comodato d’uso i volumi alla Biblioteca Pubblica di San Vincenzo La costa, presso la quale potranno essere catalogati e consegnati e consultati agevolmente.

Al Signor Carmine Covello giunga il più vivo ringraziamento a nome mio e dell’intera Comunità per il gesto di generosità nei confronti del suo paese natio, testimoniato, altresì, dalla Sua presenza costante sulle pagine Social Istituzionali, che dimostra attenzione e rispetto delle sue radici e ci gratifica per tutto l’impegno che quotidianamente profondiamo per il miglioramento del nostro paese.

Con i migliori saluti
Il Sindaco Gregorio Iannotta

Carmine Covello e moglie Rita, da sinistra figli Carmine jr,. Paolo, genero joseph, figlia Maria, Jennifer moglie Paolo, Cindy moglie Carmine J

 

San Vincenzo La Costa – Notizie tratte da Wikipedia

https://it.wikipedia.org/wiki/San_Vincenzo_La_Costa#Storia

San Vincenzo La Costa è un comune italiano di 2.164 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria.
Faceva parte della Comunità Montana Media Valle Crati.
Fanno parte del comune di San Vincenzo La Costa, due frazioni: Gesuiti (m 567 s.l.m.) e San Sisto dei Valdesi (m 432 s.l.m.) e le seguenti contrade: Cicala, Greco, Maglie e Prioli.
Nonostante le origini siano medioevali, e il centro sia citato in un documento datato 1113, conservato presso l’archivio Vaticano, nel territorio a Piano Capone è stato rinvenuto nel 1957 un ripostiglio di 107 monete in bronzo delle zecche: lucana, brettia, di Siracusa, punica e di Rom, oggi conservato al Museo Nazionale di Reggio Calabria.
Inizialmente S. Vincenzo sorgeva come piccolo monastero, che veniva gestito dai diversi feudatari, in base alle diverse vicissitudini del periodo storico.
Nel 1855 diviene comune autonomo con le frazioni di S. Sisto e Gesuiti.
L’economia si basa sull’agricoltura precisamente nella produzione olivicola e sull’artigianato, sulla lavorazione del legname, ma esistono anche ottime prospettive per l’agriturismo.

Gesuiti conta circa 400 abitanti è adagiata sul fianco del Monte Luta a circa 600 metri sul livello del mare e domina tutta la Valle del Crati.
La storia di questo paesino, immerso tra i castagneti e uliveti pregiati, comincia durante la seconda metà del Cinquecento quando durante la persecuzione dei Valdesi furono inviati i Gesuiti per contrastare quella che era considerata un’eresia.
A testimonianza del passato resta un antico borgo, che oggi è di proprietà privata, chiamato “il Cortiglio”, in cui aveva sede un monastero che anticamente si chiamava “Villa Expulsorum” (dal latino “villa degli espulsi”, nome che ha comunque un’origine ancora incerta).
Gesuiti dista circa 40 minuti di auto da Camigliatello Silano, una delle località montane più rinomate della Sila, ed è posta a circa 11 km dal Passo Crocetta, meta di appassionati della natura e appassionati di ciclismo.

San Sisto dei Valdesi è situata su una collina a circa 450 metri sul livello del mare, circondata da querce e da campi coltivati.
Intorno al 1200 inizia ad ospitare una vasta comunità di emigrati Valdesi provenienti dal Piemonte, che lavoravano come manovali e agricoltori nascondendo la loro credenza religiosa, cosa che riuscirono a fare fino alla metà del Cinquecento, finché il 29 maggio 1561 i soldati di Marino Caracciolo, capitano del Viceregno di Napoli, devastarono il borgo, bruciando le case e uccidendo centinaia di sansistesi.
Di rilevante importanza architettonica e storica, è il Palazzo Vercillo, conosciuto anche come “Palazzotto”, costruzione nobiliare risalente al XVI secolo.

Due poesie di Bruno Mancini

inserite nella raccolta inedita “… Parlo alle cose”

 

Alla marina

Dopo due anni
ho
riabbracciato la mia
spumeggiante
risacca marina.

Ha finto di non riconoscermi
nel lento andare
avviluppate,
da uno scoglio all’altro,
maliziose,
ciuffetti in onde,
alghe sensuali.

Ha finto nel tempo
del certo immerso:
mia forza d’intesa
mia trama di storia
mia voce d’amore.

“Domani torno”
“Domani ti aspetterò”.

———–°°°°————
Fischiettando

 
A piedi scalzi
sabbia di sole incorporata
mi sfida
nel ritorno dai lunghi
due anni.

E sono io a stendermi
nel gesto di un abbraccio
desiderato,
mai perso
nell’infida sfida
tra la vita e la morte.

La sabbia ardente
modellata in tiepida conca
fischiettando per la fuga dei fantasmi
accoglie il mio incantesimo.

Il Dispari 20220801 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220725

Il Dispari 20220725 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220725 – Redazione culturale DILA

Mauro Montacchiesi “legge” la poesia “A Casablanca” di Bruno Mancini •

Dalla raccolta “Non sono un principe”
Poesie di Bruno Mancini
https://www.emmegiischia.com/wordpress/promo-uno/

A Casablanca

Questa, di Bruno Mancini, è una lirica autobiografica, sintetica riflessione del suo universo in potenza.

Il costante incrociarsi di gradi d’individualità, con congetture e rappresentazioni allegoriche, dà l’impressione di blandire un desiderio distante, un’aspettativa che non sarà in nessun caso verità (Apro il sipario sui mondi paralleli …), un’illusione di paradiso che si consuma più in là della prospettiva fallace di un’esile realtà.

Per il vate, le farfalle, negli attuali giorni d’inerzia e di aspettative, appaiono come in controluce (istanza di tenerezza e passionalità) tra i cristalli di Murano.
Il suo buio si presenta angosciato da sopori lancinanti, da selvaggi ardori di mettere in moto la propria energia.

Le farfalle filigranate, i sopori lancinanti, i selvaggi ardori, questa la sintesi allegorica dei suoi giorni, delle sue notti.
ll di là da venire, il tempo andato, al momento non si arrestano, con intenso vigore propulsi all’esterno da struggenti afflati, da ciò che è in fieri. Il cantore alza la cortina su universi convergenti, fatti di “patatine fritte (mancanza di comprensione da parte di …) e birre popolari (Gli amici)”.

E in quegli universi individua un’etera (una relazione sentimentale molto saltuaria) sprovvista di alterigia, alle spalle di un flat screen.
Come da un remotissimo creato, il suo tono metafisico vocalizza: “Amor, amor…”.
Il cantore avvolge aspettative e disillusioni, in un piego piombato, il cui ricevente è la potenza misteriosa e invincibile del suo stesso fato.

Bagna superficialmente la linguella di cerniera, passa i confini in un convenzionale bollettino che dà il titolo che non c’è solennità a Casablanca.

A Casablanca, vale a dire transitoria, ma impellente necessità di considerazione che, verosimilmente, al momento non c’è.
I ricordi sono compressi, eccessivi.
L’ischitano non più luccica di fervori.
Si percepisce, si descrive sgradevole corsaro.
Le reminiscenze sono una masochistica crudeltà, una “ruota della tortura” di manzoniana memoria:
Condotti al luogo del patibolo, le siano dal carnefice con una ruota ben ferrata spezzate a uno a uno tutte le ossa principali del corpo del cranio della testa in poi, …
– (I Promessi Sposi).

Il poeta postula un bilancio esistenziale tra passioni (sentimenti) e delusioni (frustrazioni), tra gemme (gioie), tempeste (gravi sconvolgimenti) e inganni (trame altrui a suo danno).
E continuerà a postulare quel bilancio esistenziale, con nichilistica emozione, fino a quando la folle apoteosi di una sua poesia si trasformerà in una farfalla incastonata sul girotondo (malinconia per i ricordi) opaco di una coppa.

La coppa, ovvero uno stato di coscienza in cui l’uomo, il vate, vuole tornare alla simbiosi con il cosmo.

E’ un sentimentalismo evanescente, permeato di velata tristezza, di commovente malinconia, provvisto di ragguardevole creatività.

Bruno Mancini è instancabilmente autentico, affascinante, incessantemente simbiotico al personalismo umano e umanistico dell’esclusivo periodo che vive, verosimilmente, nel momento della stesura del testo.

Dalla raccolta “Non sono un principe”
A Casablanca

Farfalle filigranate
in vetri di Murano
questi giorni di stasi e di attese
queste notti di sonni convulsi,
brutali desideri di muovere la vita.
E ancora non si fermano,
pensieri endecasillabi,
domani, ieri,
sbalzati fuori del presente.
Apro il sipario
sui mondi paralleli
tra patatine fritte e birre popolari,
scovo puttana priva di spocchia
dietro lo schermo piatto
-come da un altro mondo
la sua vocina aliena
sberleffa
“Amor, amor…”-,
accartoccio speranze e delusioni
in plico sigillato
destinatario “Il mio destino”,
umetto la linguella di chiusura
-sigillo gli fu negato-,
sconfino nel banale
lì dove un notiziario intitola
che non c’è festa a Casablanca.
Spiaccicata
scandalosa memoria,
non più brillo d’entusiasmi,
contro me stesso, trucido pirata,
incatenate anamnesi
alla ruota della tortura,
vorrò misura saldo
tra passioni e delusioni,
gemme
tempeste
inganni,
fin quando in sconveniente epilogo
folle apoteosi d’una mia poesia
sarà farfalla incastonata
-mosaico decorativo-
sul girotondo opaco di una coppa.

https://youtu.be/QLrhUhlt4hM

https://youtu.be/YdwAiV2Hrbo

Montacchiesi


Angela Maria Tiberi intervista il Maestro Gianni Aterrano
nuovo “Amico” dei progetti DILA Made in Ischia

D: Come ha conosciuto la cultura napoletana?
R: Il primo impatto, l’ho avuto ascoltando mio padre, commerciante di cuoio e pellami ma musicista dilettante, che amava cantare le melodie classiche napoletane.

D: Come ha diffuso la cultura napoletana?
R: Per diletto, da piccolo ho studiato pianoforte.
Verso i vent’anni dopo la maturità classica, sono stato costretto a mettere a frutto il mio saper suonare.
Questo mi ha comportato la conoscenza di grandi artisti come Sergio Bruni, Giacomo Rondinella, Tony Astarita, Peppino Gagliardi, Aurelio Fierro, Nunzio Gallo, Achille Togliani, Angela Luce, Mirna Doris e molti altri, con i quali ho partecipato a moltissime tournée non solo in Italia ma in tutto il mondo.

D: Quali sono i ricordi di vita vissuta nella canzone napoletana?
R:Molte canzoni napoletane mi hanno accompagnato per tutta la vita, tra le tante alcune di esse mi hanno segnato come Presentimento di E. A. Mario, Passione, Chiove.
Nella mia carriera di musicista, ho avuto il piacere di scoprire alcuni artisti che hanno dato molto alla musica come Gianni Nazzaro, Massimo Ranieri che ha iniziato con me all’età di tredici anni come Gianni Rock e che portai in tournée in America con Sergio Bruni.

Angela Maria Tiberi
Vicepresidente DILA

Il Professore Fabio Ricci, Specialista in Ginecologia-Ostetricia e in Oncologia, Responsabile Unità Operativa di Senologia Azienda USL Ospedale S. M. Goretti, Latina (fmrfaricci@alice.it)

è un nuovo “Amico” dei progetti culturali Made in Ischia

dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA“.

Di lui, e delle sue encomiabili attività sociali e culturali, vi parleremo con dovizia di particolari già a partire dalle prossime settimane.

Il Dispari 20220718

Il Dispari 20220718 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220718 – Redazione culturale DILA

Il Prof. Fabio Ricci – Direttore Breast Unit,nt-weight: bold

Ospedale “S.M. Goretti di Latina ci scrive

Lo scorso12 luglio abbiamo ricevuto la seguente e-mail:

Alla cortese attenzione Presidente “Da Ischia L’Arte -DILA”, Bruno Mancini
Gentile Presidente Le scrivo per informarla che giovedì 14 luglio ci sarà presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, la cerimonia di consegna alla Breast Unit di un Pianoforte per volontà di Paola Occhi sostenitrice dell’Associazione culturale “Da Ischi L’Arte -DILA”. Le Faccio i miei complimenti per il vostro impegno culturale su tutto il territorio nazionale e siamo conviti che è anche grazie al vostro sostegno che Paola sia riuscita in questo suo obiettivo. Sicuro di farle cosa gradita le invio la locandina di invito, la foto del pianoforte e la targa in ricordo della donazione. Spero di avere l’occasione di conoscerla personalmente. Con l’occasione le invio a nome della nostra ASL e della Breast Unit cordiali saluti.
Prof. Fabio Ricci – Direttore Breast Unit, Ospedale “S.M. Goretti di Latina

Questa è stata la nostra risposta:

Illustre Prof. Fabio Ricci
nel pieno rispetto per i sentimenti di amicizia e di affetto che mi hanno unito alla cara Paola Occhi, accolgo con assoluto compiacimento la notizia della prossima, finalmente, inaugurazione del pianoforte che Paola Occhi, tramite la nostra Associazione DILA, ha voluto donare alla sezione clinica da Lei egregiamente diretta nell’Ospedale “S.M. Goretti di Latina”.
Purtroppo, per varie ragioni, non potrò presenziare alla cerimonia di inaugurazione, ma mi permetto di invitare Lei a volere cortesemente esprimere i sensi della mia personale soddisfazione -unitamente a quelli di tutto il Consiglio Direttivo dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”- per l’avvenuto completamento dell’iter burocratico che ha sancito la collaborazione della nostra DILA con l’ASL di Latina.
A Lei emerito Professore, alle Autorità presenti e a tutti i degenti vadano i nostri rispettosi saluti.
Bruno Mancini – Presidente dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”

https://www.ausl.latina.it/13-primopiano/5935-musicoterapia-nell-ospedale-s-m-goretti-di-latina 

Il Dispari 20220718 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220718 – Redazione culturale DILA

LUCIANA CAPECE | TRIBUTO ALL ‘ARTISTA MILENA PETRARCA
–IL TRIONFO–

Gent.mo Presidente BRUNO MANCINI,
Buongiorno…
invio un Omaggio Scritturale da Pubblicare, cortesemente, sul Quotidiano IL DISPARI per la PITTRICE- SCULTRICE Amica Carissima MILENA PETRARCA
GRAZIE di cuore…
LUCIANA CAPECE

La Pittrice-Scultrice-Poetessa-Presidente dell’Associazione Magna Grecia Latina-New York e di alcune sedi operative dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, MILENA PETRARCA, nata a Pozzuoli, è un versante di poliedrica emozione.
Un vulcano attivo dell’Arte, sempre sul piedistallo delle riflessioni importanti, che vanno a ritmo progressivo nel veloce tempo.

Accoglie la complessità dell’immenso con respiro infinito, mentre sulla tela immacolata, la sua nobile impronta, calca toni di colori accesi e delicati come il sole e la terra che nè generò il suo potenziale talento manifesto.

Le mani, strumento ben creativo, in sinergica meditazione mentale, collocano negli appositi spazi Artistici, le sue Opere, intersecate di Simmetriche e Allegoriche tematiche.
Poste magistralmente con una tavolozza di spiccato eroismo, per oculata e corale gioia, verso un pubblico attento ad apprezzarne i validi contenuti.

La penna della Poetessa MILENA PETRARCA è interprete dei sentimenti più veritieri, ove il mistero profondo non è un blocco ma un accesso all’intimo per forgiature di Ideali Culturali, con dei componimenti dalla cromatura analitica… che porta a quel mondo conservatore di successo, soprattutto nella disciplina filosofica della vita.

L’Artista da Grande Osservatrice è sovente al centro delle iniziative sociali cui colma quell’emancipazione progettuale, con simbiotica alleanza globale per costruire ponti di ramificata PACE, senza traversie d’ombre che apportano a scadenze ma a risolutorie situazioni, al fine della LIBERTÀ ARTISTICA utilitaria al mondo!

Il suo Operato Scultoreo-Pitturale e Letterario è cementato da un atavico insegnamento dottrinale.

Oltre agli studi conseguiti, Essa è figlia d’arte di fama internazionale dell’amatissima mamma MARIA PANETTI PETRARCA… Drammaturga e Autrice di testi teatrali e di canzoni napoletane, nonché, Insegnante di scuola formativa per giovani talentuosi: super promotrice della Cultura del mezzogiorno.

A Ella, nella città di Pozzuoli è dedicata “Villetta Maria Panetti in Petrarca”.
La Prof.ssa partenopea MILENA PETRARCA pluripremiata con plauso di critici, vanta il titolo di: IDEATRICE per l’alta Moda per il Messico, con le sue OPERE Pittoriche su capi esclusivi in passerella a New York- Roma e in varie località Mondiali.

Un curriculum degno di Lode!

Straordinari i Mitici Dipinti: FARFALLA DI FUOCO – DONNA DELLA PACE – L’ AUTUNNO -FANCIULLA DI NUOVA PRIMAVERA – MARILYN – IL CARRO DELLA FELICITÀ – FRIDA KHALO – RUFOLF MUREYEV – MARGOT FONTEIN – AMORE A VENEZIA, straordinario dipinto esposto in anteprima assoluta nella Biblioteca Comunale Ischitana Antoniana mirabilmente diretta da Dottoressa Lucia Annicelli in occasione degli eventi internazionali proposti da DILA in collaborazione con la testata giornalistica IL DISPARI e l’Associazione ADA.

Nota anche la Scultura LA MASCHERA ROSSA DELLA SOFFERENZA e altre di cotale rilievo.
Insomma un Archivio d’Intelligenza per posteri vogliosi di convolare nel Tempio dell’ Arte.

Inebriata di STIMA… Luciana Capece: Scrittrice-Poetessa-Saggista-Aforista-Prefatrice-Critico Letterario-Critico Teatrale- Recensionista e vincitrice del primo premio assoluto nella sezione Poesia del ben noto Premio OTTO MILIONI dedicato al compianto Commendatore Agostino Lauro.

Amore a Venezia - Opera pittorica di Milena Petrarca

Amore a Venezia – Opera pittorica di Milena Petrarca

Il Dispari 20220718 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220718 – Redazione culturale DILA

Luciana Capece e Chiara Pavoni

Luciana Capece e Chiara Pavoni

Milena Petrarca e Chiara Pavoni

Il Dispari 20220718 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20220718 – Redazione culturale DILA

DILA

NUSIV

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Temerario – Davanti al tempo-142

Temerario – Davanti al tempo-142

Davanti al tempo 142

Temerario

Torbido il mare trema.
Sotto nuvole basse
chi tenta di domarlo
lo corre in barca bruna;
lo fende lo sfida
il temerario.

Sui sassi
stanchi
svolazzi di panni neri tacciono.

Laggiù c’è un cuore,
quaggiù si piange il suo coraggio.
Laggiù c’è l’Ira
che partorisce fiamma di dolore,
laggiù la fame l’ingiustizia
l’odio.
Sul bianco dell’onde infrante
il supplizio dell’impotenza
e la pietà che è figlia di un
impossibile desiderio di aiuto.

Torna, ritorna figlio
all’ossa sue piangenti
pei suoi sofferti occhi
nel grembo che ti conobbe infante
ritorna alla terra calpestata
ove non più riso di
fanciullo fulgide rende
l’erbe ma lacrime
lacrime di sangue innocente
bruciano l’ortica velenosa.

Mugola a te vicina l’onda
battuta contro il legno della tua vita
e i venti liberi
filtrandoti i capelli
mentre le basse nuvole
disegnano la morte.

Ancora un giorno e poi basta.
Lo credo.
Ne sono sicuro.
Domani
Domani, fra poco c’è il sole,
quello bello fatto di calore e di luce, di
tanta luce;
che pure però non ti acceca.
Certo. Certo. Domani.
Verrà tra poco domani.
E me ne andrò diverso
sulla stessa spiaggia che oggi ho odiata,
e potrò cantare
belle canzoni dolci.
Per Lui. A Lui solo. Certo
certo domani non vedrò più
formiche morire su lucide distese di
cemento, perché domani ci sarà il
mio sole a risplendere lì su.
Ed è buono. Lo so bene che è buono.
Sicuro, domani vedrai come sarà piacevole la vista della collina
e come non verranno più quei tristi pensieri dell’ignoto che essa
cela e capirai, lo capisci che capirai, capirai le sue distese verdi
di piante e di erbe, e per te saranno verdi e tutti per te saranno
i fiori fioriti sui burroni e sulle rocce di lava scura ed impetuosa.
Mentr’io ritornerò pentito.

Davanti al tempo

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

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Fingiamoli coriandoli – Davanti al tempo-141

Fingiamoli coriandoli – Davanti al tempo-141

Davanti al tempo 141

Fingiamoli coriandoli

Fingiamoli coriandoli
questi brandelli di giorni
stelle filanti
queste ossessioni di vano.

Davanti al tempo

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

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T’azzannano nel tremore – Davanti al tempo-140

T’azzannano nel tremore – Davanti al tempo-140

Davanti al tempo 140

T’azzannano nel tremore

T’azzannano nel tremore
di superflui inganni.
Vuoto sopra il ricordo del mito
quando già tra filari di vigne
passeri innocui
svelarono.
Ricompaiono e guardo
antiche voglie.
Tutto era oro e farina
quanto già nel canestro
ornata pace
vinse.
Mentre strilli penetravano,
dal mezzo di selvagge aurore,
in ogni carne
cotta d’estate

chiassosa pei moribondi vecchi
chetati in tristezza di
ricordi unici.
Soffia voce sparisci
soffia sui fiumi
lontananza estrema
unita alla sorgente.
Eccomi addormentato,
sacrilego momento,
in braccia di felina pelle
non più risuscitato
amato regno.

Davanti al tempo

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

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Quando quest’ora – Davanti al tempo-139

Quando quest’ora – Davanti al tempo-139

Davanti al tempo 139

Quando quest’ora

Quando quest’ora
mattutina e grigia
s’infiammerà
filtrata dai tuoi occhi
quando colombi tuberanno
nel mio deserto nido
e tu trapasserai
nel gelo della mia vita oscura
quando le mani mie, le mie
dita non più si nutriranno
d’aria nel vano supplicare
amore amore…

Davanti al tempo

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

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