Il Dispari 20200914 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20200914 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200914

Il furto della foto di Maradona

nona puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime otto puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3 – 10 – 17 – 24 – 31 agosto, 7 settembre 2020.

Il furto della foto di Maradona

PARTE TERZA

I sogni

Capitolo primo

Bruno: -«Aurora, nonostante il mio diretto coinvolgimento emotivo, questa che ho voluto raccontare, con il prezioso ausilio dei nostri straordinari compagni, sono persuaso che possa sì essere annoverata tra

“Le belle storie d’amore”,

ma sono anche convinto che essa non appartenga ad una singola persona o ad una sola coppia d’individui, né che sarebbe corretto presentarla come la catarsi del bene sul male.

Ho voluto porgerla alla tua attenzione, e naturalmente alla compiacenza dei tuoi ospiti, sviluppando i miei argomenti nella forma recitativa che è ormai consuetudine dei nostri incontri, affinché tu, Signora, possa decidere se dare o non dare un senso d’eternità all’amore tra il Popolo Napoletano e Diego Armando Maradona.

Tanto grande, così palese ed autentico.

Da un lato un uomo che inventa per se stesso un’identità collettiva, dall’altro, l’atavica civiltà di un popolo baro e ladrone che si lascia sedurre dall’integerrimo difensore della giusta amicizia.

Ne parleremo ancora, dopo, se vorrai, ora mi preme chiarire che l’averti proposto la lettura del mio diario non è stato frutto, come ho già detto durante la presentazione iniziale, di civetteria maschile, piuttosto dell’augurio che dalle sue pagine tu, Donna Guascona, possa essere spinta a valutare benevolmente la mia determinazione a punire. Non certo insita nella indole che mi riconosco.

Eppure, in questa occasione, l‘ho espressa con tanta forza da riuscire a trasferirla finanche nello stesso soggetto da sottoporre al castigo.

La baldanzosa indifferenza, con la quale i delinquenti quotidianamente depredavano (e continuano a depredare) di cose care i loro simili, è stata mortificata dalla lucida voglia di giustizia che avevo attivata con il preciso intento di indurre l’autore del furto a privare, per una volta, anche se stesso della sua unica ricchezza.

Mio nonno diceva che chi mangia cavallo non per questo diventa cavallo.

Ignazio di Frigeria e d’Alessandro aveva sottratto, durante tutta la vita, valori ben più preziosi dei semplici altrui oggetti.

Non aveva lesinato d’impossessarsi, subdolamente, finanche di sentimenti e d’idee non di sua pertinenza, pur quando questi fossero stati gelosamente custoditi dai legittimi detentori.

Mai un rimorso.

Mai un pentimento.

Nello scontro con il popolo del Pibe, detto in termini calcistici, imbambolato da finte e contro finte, pallonetti e pallonate, stop a seguire e passaggi smarcanti, genialità irraggiungibili, lui, il ladro senza coscienza, lui che tu hai già conosciuto in passato come mio fratello gemello dato in adozione dalla nascita, Ignazio di Frigeria e D’Alessandro, è finito per diventare, inconsapevolmente, un bene altrui.

I nonni non sempre hanno avuto ragione.

Aurora: -«Le assunzioni di responsabilità (tu hai affermato di averlo consapevolmente indotto al suicidio), quasi mai corrispondono a calcoli ignobili o disdicevoli.

Gli affetti perduti per sempre (Ignazio di Frigeria e d’Alessandro, nel bene e nel male, pur se vissuto in altra famiglia e differente contesto sociale, era comunque tuo fratello gemello) quasi mai si lasciano obnubilare oscurati da altrui ideali.

Perché hai telefonato ignorando chi fosse il tuo interlocutore?

Perché l’hai fatto pur non essendo certo che la persona alla quale ti rivolgevi avesse una personale responsabilità nel furto?

Come hai fatto a valutare la vita di uno sconosciuto meritevole di così immensa punizione?»

Bruno: -«Sai bene che il mio mestiere non è mentire.

Ed io so altrettanto bene che non sarei in grado di provarci neppure con uno sprovveduto.

È vero, la mia ricostruzione è stata incompleta ed il mio comportamento finale è, di conseguenza, passibile di giuste critiche.

Non mentire e non voler ingannare, non presuppongono l’obbligo confessionale della integrale illustrazione degli eventi e di un eventuale susseguente pentimento.

La ragione della mia apparente superficialità è spiegabile dalla precisa e decisa volontà, che non mi ha consentito deroghe, di stralciare dalle pagine del mio diario unicamente i fatti.

Con il loro carico di certezze e riferimenti oggettivi.

I sogni non lo sono.

I sogni sono forse una proiezione di antecedenti malesseri inespressi?

Oppure future aspettative non palesabili?

Visioni?

Chimere?

Lusinghe?

Banali effetti fisici?

Per me i sogni sono segreti.

Per me i sogni sono i segreti del mio cervello.

Per me i sogni sono i segreti della mia anima.

Nessuno ha il diritto, in nome della verità, di rivelare un altrui segreto.

Nessuno ha il diritto di tradire la propria anima o il proprio cervello.

Venerdì, la sera in cui ho ricevuto da comeicinesi@libero.it il messaggio con il numero telefonico da chiamare, è vero, non mi sono neppure posto la domanda di verificare chi fosse il titolare dell’utenza.

Per una precisa ragione.

Neppure durante tutta la successiva giornata ho cercato di sapere a chi esso appartenesse.

Per una precisa ragione.

Ed ancora, ho fatto squillare “quel” numero di telefono, la notte del 14 Agosto alle ore 23.54 senza neppure immaginare l’identità della persona alla quale mi rivolgevo con tanta sicumera.

Per una precisa ragione.

Per una ragione che non giustifica nulla, nel bene e nel male.

Per un sogno.»

Aurora: -«Se io non conoscessi la dignità dei tuoi ideali, dubiterei fortemente di trovarmi di fronte ad una verità. Sarei indotta a credere che le tue argomentazioni siano tentativi di aggiustamenti per comportamenti imprudenti se non addirittura colpevolmente semplicistici.

Se… »

Petrus: -«Signora, mi permetto di interrompere il vostro colloquio, poiché sono depositario di una confidenza che potrebbe risolvere i vostri dubbi.»

Aurora: -«Tu?»

Petrus: -«Io.»

Aurora: -«Ebbene parla.»

Petrus: -«Se potessi divagare maggiormente, mi piacerebbe raccontare l’origine della stima enorme che nutro per una persona (nonostante ella sia completamente astemia!)… »

Aurora: -«Al solito Petrus, bevi una grappa e limitati all’essenziale.

Saresti capace di narrare il diluvio universale o tutta la fuga dall’Egitto.

Essenziale, solo l’essenziale.»

Petrus: -«Grazie per la grappa, meglio doppia.

Conosco la Cristina del messaggio partito dalla casella comeicinesi@libero.it .

Detto semplicemente, ella è la nonna del nostro amico.

Giochiamo spesso insieme a dama, e pochi giorni fa mi ha tenuto impegnato un intero pomeriggio per parlarmi del suo amato nipote.»

Aurora: -«Tutto qui? Quale è la confidenza chiarificatrice?»

Petrus: -«Signora, sapete bene che le parole non scorrono senza grappa!

Hanno bisogno di liquidi spiritosi per evaporare! Ah! Ah! Ah!»

Aurora: -«Purché ti sbrighi, bevi quello che vuoi.»

Petrus: -«Sarò velocissimo.

Cristina mi ha riferito di due sogni, e del dialogo completo con le frasi precise che -ha detto- si sono scambiati lei ed il nostro amico.

Per me l’incontro con Cristina non è stato un sogno, quindi non è un segreto.

Lei non mi ha chiesto di non parlarne, quindi non espongo un segreto.

Cristina è una persona aperta, schietta, sincera.

Non ha segreti.

Ella in nessun modo mi ha chiesto, o fatto intendere, di non divulgare il contenuto della nostra conversazione.

Le sue parole sono acqua cristallina.

Beve solo quella! Ah! Ah! Ah!»

Aurora: -«Petrus, ora basta. Ridere ti fa male. Ti asciuga la gola! Ah! Ah! Ah!

Saresti in grado di ricostruire i due incontri?

Ripetere puntualmente e dettagliatamente le frasi e le scene?

Sì o no?»

Petrus: -«Nessun problema.

Anzi no, un problema: mi occorre almeno un’ora.

Nessun problema.

Anzi no, due problemi: ho bisogno di due persone che leggano la trascrizione del colloquio. Un uomo (per la parte del nostro amico) ed una donna (per impersonare la nonna Cristina).

Nessun problema.

Anzi no, tre problemi: mi servirà una terza persona per illustrare tutto ciò che non sarà dialogo.

Nessun problema… »

Aurora: -«Hai a disposizione Edith, Edoardo e Tom, due ore, una bottiglia di grappa alla ruta, e quanta birra riesci a bere.

Sbrigati, nessun problema… »

Bruno: -«Noi intanto potremmo andare ad ascoltare un po’ di buona musica napoletana, suonata al pianoforte dal mio amico col fiore di ginestra (ginestra fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero?»

Aurora: -«D’accordo. Lo sai che c’è anche la donna dalle mani ambrate… »

Il Dispari 20200907 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200907 Il furto della foto di Maradona

Il Dispari 20200907

Il furto della foto di Maradona

ottava puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime sette puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3 – 10 – 17 – 24 – 31 agosto 2020.

Il furto della foto di Maradona

 

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Undicesimo giorno

 

Edoardo: -«Domenica15 Agosto…

Il telegiornale della sera ha mandato in onda le interviste raccolte subito dopo il fatto.

Alcune di esse hanno rasentato, anzi sono sprofondate nel ridicolo, altre mi sono apparse come residui di comportamenti para mafiosi, tutte, tutte indistintamente sono risultate serve dell’inutilità, della banalità (le quali ormai sono caratteristiche considerate per niente offensive dagli assuefatti cortigiani telespettatori).

 

Il vicino che per primo è giunto nella stanza… »

Edith: -«Come tutte le notti, alle quattro sono salito a chiamarlo per andare a pescare…»

Edoardo: -«L’intervistato, amichevolmente dice pescare, io penso rubare».

Edith: -«… la porta era aperta, ma non rispondeva. Eppure teneva aperti gli occhi, ma lui non parlava. La faccia era una maschera rossa.

Era bravo. Perché l’ha fatto? Perché?»

Edoardo: -«Il giornalista, senza molti preamboli gli ha chiesto…»

Una voce dall’alto: -«Ha visto la foto di Maradona sul tavolo?

Era rubata. Lo sapeva?»

Edoardo: -«L’amico compare ha risposto, con la stessa sfacciataggine e mancanza di pudore… »

Edith: -«Adda murì mamma, mai na cosa e chesta.

è vero, lo sapete, ho qualche precedente, ma non ho mai rubato nelle chiese.

Maradona non si tocca.

Forse sbaglio, ma penso così.»

 

Edoardo: -«Poi è stato intervistato il medico legale, o ufficiale sanitario non ho capito bene… »

Edith: -«Un colpo tra gli occhi. L’arma della offesa gli è rimasta tra le dita, imbrattata di un rosso sangue.

Autolesionista.
Senza dubbio.

Ha fatto tutto da solo.

La foto di Maradona? Un miracolo! Neppure una goccia l’ha sporcata. Eppure era a breve distanza.

La faccia del cadavere, poveretto, era una maschera rossa. Tutto intorno schizzi, ma la foto pulita, senza una goccia!

Un miracolo.

Non credo di sbagliare.

Questo è il mio pensiero.

Un miracolo.»

 

Edoardo: -«A chiarire le modalità dell’atto mortale è stato un personaggio di enorme spessore: il Magg. Sott. Cap. del Nuc. Invest. Insud. Inest.  Ossequiato nel suo Ufficio presso l’Alto Comando Terrestre Navale Aeronautico Satellitare Sottomarino Supervulcanico Antiterremoti Competente per Territorio… »

Edith: -«Constatata la fine avvenuta mediante colpo da se stesso inferto nella parte centrale della parete frontale.

Sopralluogato il locale di cui l’azione suddetta.

Dato ascolto ad eventuali testimoni.

Ricevuta conferma negativa a quanto prima, e prima di quanto.

Abbiamo,

Io abbiamo al giudice ed al Piemme notiziato la negatività criminosa dell’attività prodotta da improbabile seconda terza quarta e quinta soggettività di individui sottoposti a verifiche investigative aventi per oggetto il suddetto fatto inoppugnabile e di certa natura lesivatoria.

La foto di Maradona?

Dettaglio inqualificabile.

Era rubata?

Sarà la superiore giustizia suprema a deciderlo sopra tutto.

Noi, io abbiamo il compito di investigatore.

I giusti giudicano, cioè giudiziano, cioè giustiziano, cioè giudificano, i militari indagano.

Noi, io non siamo i giusti.

Ho detto qualcosa di sbagliato?

Io penso così.

Per noi, io, questa è la legge.»

Edoardo: -«L’ultimo intervento è stato realizzato tra la gente comune… »

Una voce dall’alto: -«Salve, lei è l’edicolante di Piazza Delle Vittime?

Lo conosceva il suicida?»

Edith: -«E chi non lo conosce.

Ogni mattina compra… »

La voce dall’alto: -«Comprava!»

Edith: -«…il corriere dello sport e mi parla… »

La voce: -«Parlava!»

Edith: -«… dei programmi televisivi a pagamento che ha visto la notte.

Lo conosco, lo conosco.

Solo TV ed a spasso per i bar.

Mai altro.

Brava persona.

Un poco…

Ma è vero?

La fotografia, il maleficio, il castigo universale…

Non so più cosa pensare, è tutto sbagliato.»

Edoardo: -«In una comunità microscopica come la nostra, il morso di una cagnetta rappresenta la notizia dell’anno per Sasà, l’intrepido temerario super stalinista baffuto gigante, proprietario direttore redattore telefonista autista delle sei pagine “IL RIONALE” di cronaca sport politica falce martello  costume moralismo arte previdenza assistenza sanità viabilità abusivismo clientelismo bla-bla-bla-ismi.

Così come fa pagare tariffe astronomiche per pubblicizzare qualsiasi schifezza… -tutto-, nonostante la tiratura non stratosferica, egli sarebbe capace nella stessa maniera di pagare compensi irrisori… -nulla- al promotore di un simile evento!

L’edizione straordinaria uscita nella tarda mattinata mostra in prima pagina il corpo.

Si vede poco e di lato, benché la foto sia molto ravvicinata.

Ciò che si nota è una folta capigliatura, una maglietta striminzita a larghe strisce verticali, la mancanza di scarpe, ed il pantalone estivo a mezza coscia -scuro con una tasca dalla fodera rivoltata anche essa a larghe strisce verticali-.

Il titolo ad otto colonne con caratteri cubitali dice…»

Edith: -«Ancora una vittima innocente».

Edoardo: -«Più sotto l’occhiello…»

Edith: -«La nostra società crea solo emarginati».

Edoardo: -«Io avrei scritto: “Eliminato un altro colpevole”.

“La nostra società non ammette emarginati”.

Il testo (firmato Biagino) tanto piagnucolante quanto pregno di populistiche ribellioni sociali, svolazza tra luoghi comuni ed incoerenza…»

Edith: -«La nostra attuale amministrazione, demo… pluto… comunist… social… dittatoral… anarch… globalist… padana minimalist… con a capo la Sindachessa, di poche pretese ma oggetto di molte caricature, democristiana, ex democristiana, felice sorridente, convinta assertrice dei principi fondamentali ed inalienabili del matrimonio, del divorzio, della natura, della caccia e della pesca, delle zanzare e delle zoccole (topi, ratti, pantegane) gigantesche e ben nutrite, delle razze marocchine e padane, della civiltà napoletana e padana, dell’Italia e della padania, della patria unita, della patria in pezzi regionali, della patria in pezzettini provinciali, della sua minuscola patria comunale, essa, eletta dal popolo pecorone vigliacco, non è stata in grado di creare un parcheggio in Via Delle Ginestre, per dare una speranza di vita civile ai poveri emarginati.

Così nascono i ladri, e così si muore uccisi dal rimorso.»

Edoardo: -«Io avrei scritto “Anche chi è nato ladro sa che Maradona non si tocca.”

Essere mariuolo è una professione non adatta ai fessi.

Dalle pagine con foto che tutta la stampa locale ha dedicato questo pomeriggio al suicidio, desumo i particolari della scena del tragico evento.»

Edith: -«Su un foglio di carta, strappato da un quaderno a quadretti, l’addio alla vita del parcheggiatore abusivo di Via Delle Ginestre abbracciava la foto del grande Diego.»

Edoardo: -«L’immagine del Pibe, in una posa da austero condottiero con indosso la maglia azzurra, era poggiata sul tavolo della stanza cucina soggiorno pranzo antibagno lavanderia e stireria, proprio accanto al corpo abbandonato nella stagnante aria pregna d’odori di sughi bruciacchiati, di saponi marsigliesi, di panni sporchi e di piatti da lavare.

Il manoscritto dalla grafia di difficile comprensione è stato riprodotto in fotocopia e, di lato, integrato da questa più semplice trascrizione a caratteri di stampa… »

Tom: -«Dal giorno in cui ho rubato la foto di Maradona non ho più avuto pace, e non ne avrò di certo in seguito, né distruggendola né restituendola.

Il mio peccato di non averlo amato e neppure rispettato è stato enorme, finanche maggiore della mia sfrontata e baldanzosa azione.

Non chiedo scusa e non mi pento, poiché capisco che ogni tentativo in tal senso sarebbe inutile.

Chi troppo ama non sa perdonare.

Abbiate cura dei miei figli.

Loro non c’entrano.

Ignazio.»

Edoardo: -«Ignazio, il mio fratello gemello!»

Il Dispari 20200907 Il furto della foto di Maradona

Il Dispari 20200907 Il furto della foto di Maradona

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200831

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

Il furto della foto di Maradona

settima puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime sei puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3 il 10 il 17 e il 24 agosto 2020.

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Ottavo giorno

Edoardo: -«Giovedì 12 Agosto…

Ogni parete delle vie principali è tappezzata da manifesti murali di scherno.

Lo scempio ambientale è stato feroce, catastrofico.

Trenta anni di un abusivismo edilizio da record mondiale, il primo posto nella hit parade cosmica delle costruzioni abusive, l’illegalità diffusa su ognuna delle particelle catastali relative a tutti i comuni dell’isola, le scarpate rese carrabili (!) dai Tizio per accessi a manufatti privi di qualsivoglia autorizzazione, i sottoboschi di felci e mirtilli promossi (!) dai Caio in prati verdi rasati e piscine artificiali (richiamo ipocrita alle bellezze della natura) per contorno e complemento di aberranti edificazioni prive di qualsiasi licenza, gli androni cinti da pietre scalpellate e picchettate a mano ristrutturati (!) dai Sempronio in mini appartamenti con aria condizionata, l’albergo costruito sul Canneto del Lido, l’altro albergo nella Pineta dell’Arso, l’altro albergo sugli Scogli di Punta Molino, l’altro albergo sulla Vecchia Bocca del Porto, l’altro albergo sugli indifesi cespugli di ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna), l’altro alberg… l’altra strada… l’altro campo di calcio… l’altra villa (!) villetta (!), palazzo (!) palazzina (!), appartamento (!) quartino (!), ammezzato (!), terrazzino (!), tettoia (!) tettoietta (!), supermercato (!) negozietto(!), garage (!) parcheggino (!), capannone (!) capannuccia (!)… l’altro album fotografico di un territorio devastato da trenta anni di sequestri sigilli sentenze assoluzioni condoni connivenze… tutto ciò ed altro ancora, è stato niente a confronto della sfrenata apocalisse schiaffeggiata sui muri, sugli alberi, sugli asfalti delle strade e dei terrazzi, su tutto… dalla ribellione del popolo di Maradona.

Ho visto la torre campanaria di Piazza Crocetta sovrastata da una enorme bandiera con l’effige di Diego nelle sembianze di Ernesto “Che” Guevara.

Una gigantografia di Diego sui merli della cosiddetta Torre di Michelangelo.

Ho contato quattrocento cinquantasette “DIEGO” scritti con spray azzurro sulla parete della Galleria  “I Nostri Ambasciatori”.

Nessun manifesto di qualsiasi altra natura ha resistito all’invasione, tutti sono stati ricoperti da Diego & C.

Non abbiamo più avuto notizie di detersivi, telefoni, morti, mutande, reggi zizze, dentifrici, computer, sagre, fiere, spettacoli, onoranze, proteste: sono state come cancellate da un uragano tifone tornado.

Nessun manifesto nemmeno politico (!) ha resistito alla furia incollante della protesta spontanea e totalizzante zampillata dai cuori napoletani… ».

Una voce: -«Diego è grande»

Un’altra voce: -«Diego è grande per tutti»

Una terza voce: -«Diego è grande per tutti i napoletani»

Edoardo: -«Diego in ogni angolo.

Il mariuolo è isolato.

Povero stronzo.»

Edith: -«Stronzo sicuro, povero vedremo.»

Edoardo: -«Ieri non ho avuto voglia di leggere la posta, stanotte l’ho aperta, solo per controllare l’eventuale arrivo di un altro messaggio spedito da comeicinesi@libero.it.

C’è.

In effetti, sono solo tre parole… »

Edith: -«Piccirì, aspetta domani.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Nono giorno

Edoardo: -«Venerdi13 Agosto…

Venerdì tredici per alcuni è considerato un giorno sfortunato!

Non esistono precise statistiche che analizzino quante volte “alcuni” abbiano ragione, e quante volte viceversa “tutti gli altri” siano nel giusto.

Dalle mie parti le superstizioni, i simbolismi, le scaramanzie, riceverebbero certamente, in un ipotetico palio cittadino, un numero di decorazioni superiori ad ogni altra aggregazione di “modus vivendi”.

Il raro gentiluomo che si appresta a lasciare il posto a sedere, nel bus stracolmo -ad una donna incinta con un bambino in braccio-, si blocca, irrimediabilmente, annullando il suo slancio umanitario se quella signora ha un colore viola nell’abbigliamento.

Va peggio se un lieve difetto fisico deturpa la linea delle spalle della donna in evidente difficoltà.

Viola è il colore delle onoranze funebri, i gobbi portano sfortuna.

Oggi è venerdì tredici e per l’abusivo di Via Delle Ginestre è stato un giorno particolarmente sfigato.

Avrebbe fatto meglio a non uscire da casa.

Si vede che non è superstizioso, o non ha fatto caso alla concomitanza di tredici e venerdì.

Stamattina l’abusivo di Via Ginestre, mentre era intento ad una semplice manovra di parcheggio, è stato distratto da due suoi compari che chiacchieravano ad alta voce della vicenda del furto ed il più anziano diceva, sputando con sfregio per terra… »

Edith: -«Chi ha arrubbato ‘a foto fa schifo ai mariuoli.»

Edoardo: -«L’altro, capelli biondi, sigarette americane, occhiali scuri linea e marchio Ferrari, incalzava…»

Una voce dal fondo: -«Ai mariuoli? Colui fa schifo all’umanità.»

Edoardo: -«Altri due sputi per terra.

Il nostro, per guardare la scena, si è distratto dalla guida, ha perso il controllo dell’auto e in un colpo solo ne ha sfasciate altre tre.

Fanalini, parafanghi, lunotti, cofani, marmitte, non si capiva niente, una serie di botti e crac e crrr e shchhh…

Edith: -«Gesù ma comm ha fatt…»

Una voce roca: -«Colui forse ha avuto un colpo di sonno.»

Una seconda voce, bisbigliando: -«Suonno? Ma chill ha nguaiat pure o Porsce do ricuttaro de biliardi.»

Una terza voce dall’alto: -«Il ricottaro? Vuoi dire lo spacciatore.»

Edith: -«Chehhe e chelle.

E mo sient a mugliera Margherita!»

La terza voce: -«Certo sono cazzi acidi per colui.»

La prima voce: -«Essa già ‘o vatte quando iss porta e sord, figurammece mo che non bastarrà ‘n anno e fatica.”

Edith: -«Certo. Il biliardiere quando deve dare è stronzo, e tu lo sai bene come me, ma quando deve avere è proprio fetente, il più fetente di tutta l’Isola.»

La seconda voce: -«Fnnesce c’abbusca da i figl drocati do’ biliardiere e dalla stoppola della moglie.»

La prima voce: -«Per un colpo di sonno.»

La terza voce: -«Suonn, chill avrà visto ‘o riavulo»

Edith: -«Andiamo Sasà, se no finisce che ci chiamano a testimone.

Comunque chi ha toccato a Maradona fa schifo all’umanità, è un figlio di puttana, pù pù, gli sputerei in faccia.»

Le tre voci insieme: -«’N faccia, ‘n culo.»

Edoardo: -«Poco fa, prima di concedermi qualche ora di sonno notturno, la curiosità di verificare i nuovi contatti, ed in special modo l’eventuale prosieguo della corrispondenza proveniente da comeicinesi@libero.it, mi ha indotto ad aprire la casella di posta elettronica.

Vi ho trovato l’e-mail promessa da comeicinesi@libero.it con: il numero di un cellulare, la pagina odierna del Corriere riportante il nuovo articolo del furto e la foto della maglia in bacheca, e poi poche righe… »

Edith: -«Questo è il numero di cellulare della persona che cerchi.

Non chiedermi come l’ho ottenuto.

Fidati.

So tante altre cose su di lui.

Se vuoi, puoi, con immaginazione, contattarmi.

Non farti scrupoli, è un bastardo.

Forza Napoli.

Forza Diego.

Forza noi.

Cristina.”

Mia nonna si chiamava Cristina.

La mamma di mia madre.

Ho chiuso gli occhi ed ho aspettato.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Decimo giorno

Edoardo: -«Sabato 14 Agosto … ore 23.54.

Ho telefonato al cellulare ricevuto da Cristina ed alla sua risposta… “Pronto”, senza presentarmi né chiedere chi fosse, non dandogli il tempo di interloquire, con molta calma, evitando qualsiasi interruzioni, suadente, deciso, gli ho detto…

Edith: -«Quando avevi venti anni potevi ancora fuggire alla tua coscienza.

Da giovani tutti ci siamo lusingati di essere simili a Dio.

Indistruttibili mortali.

Ora è tardi.

Non hai fiato per continuare la corsa.

Cessala, e sarai finalmente un distruttibile immortale.

Sei braccato, emarginato, confinato finanche dai veri ladroni. Puoi solo scegliere tra volare dalla finestra per dodici metri fino alla strada, pendolare al gancio di un lampadario, bere sette litri di acido muriatico, oppure, e basta, esploderti una cartuccia sulla fronte.

Fossi in te scegliere quest’ultima ipotesi, ma non intendo influenzarti.

Pensa che bello, non sei stato nessuno neppure rubando la foto di Maradona, invece diventi prima pagina liberandoci dai tuoi blasfemi inganni.

I giornali, i rotocalchi, le televisioni direbbero di te: “Con gli occhi vitrei su una maschera rossa.

Distruttibile mortale, diviene indistruttibile immortale!”

Prova.

Un colpo solo.

Bum.

Non chiudere il telefono.

Bum.

Voglio sentire il colpo.

Attento alla foto.

Che non si macchi.

Dai, stronzo dai.

Bum.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

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