Il Dispari 20200914 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200914 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20200914

Il furto della foto di Maradona

nona puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime otto puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3 – 10 – 17 – 24 – 31 agosto, 7 settembre 2020.

Il furto della foto di Maradona

PARTE TERZA

I sogni

Capitolo primo

Bruno: -«Aurora, nonostante il mio diretto coinvolgimento emotivo, questa che ho voluto raccontare, con il prezioso ausilio dei nostri straordinari compagni, sono persuaso che possa sì essere annoverata tra

“Le belle storie d’amore”,

ma sono anche convinto che essa non appartenga ad una singola persona o ad una sola coppia d’individui, né che sarebbe corretto presentarla come la catarsi del bene sul male.

Ho voluto porgerla alla tua attenzione, e naturalmente alla compiacenza dei tuoi ospiti, sviluppando i miei argomenti nella forma recitativa che è ormai consuetudine dei nostri incontri, affinché tu, Signora, possa decidere se dare o non dare un senso d’eternità all’amore tra il Popolo Napoletano e Diego Armando Maradona.

Tanto grande, così palese ed autentico.

Da un lato un uomo che inventa per se stesso un’identità collettiva, dall’altro, l’atavica civiltà di un popolo baro e ladrone che si lascia sedurre dall’integerrimo difensore della giusta amicizia.

Ne parleremo ancora, dopo, se vorrai, ora mi preme chiarire che l’averti proposto la lettura del mio diario non è stato frutto, come ho già detto durante la presentazione iniziale, di civetteria maschile, piuttosto dell’augurio che dalle sue pagine tu, Donna Guascona, possa essere spinta a valutare benevolmente la mia determinazione a punire. Non certo insita nella indole che mi riconosco.

Eppure, in questa occasione, l‘ho espressa con tanta forza da riuscire a trasferirla finanche nello stesso soggetto da sottoporre al castigo.

La baldanzosa indifferenza, con la quale i delinquenti quotidianamente depredavano (e continuano a depredare) di cose care i loro simili, è stata mortificata dalla lucida voglia di giustizia che avevo attivata con il preciso intento di indurre l’autore del furto a privare, per una volta, anche se stesso della sua unica ricchezza.

Mio nonno diceva che chi mangia cavallo non per questo diventa cavallo.

Ignazio di Frigeria e d’Alessandro aveva sottratto, durante tutta la vita, valori ben più preziosi dei semplici altrui oggetti.

Non aveva lesinato d’impossessarsi, subdolamente, finanche di sentimenti e d’idee non di sua pertinenza, pur quando questi fossero stati gelosamente custoditi dai legittimi detentori.

Mai un rimorso.

Mai un pentimento.

Nello scontro con il popolo del Pibe, detto in termini calcistici, imbambolato da finte e contro finte, pallonetti e pallonate, stop a seguire e passaggi smarcanti, genialità irraggiungibili, lui, il ladro senza coscienza, lui che tu hai già conosciuto in passato come mio fratello gemello dato in adozione dalla nascita, Ignazio di Frigeria e D’Alessandro, è finito per diventare, inconsapevolmente, un bene altrui.

I nonni non sempre hanno avuto ragione.

Aurora: -«Le assunzioni di responsabilità (tu hai affermato di averlo consapevolmente indotto al suicidio), quasi mai corrispondono a calcoli ignobili o disdicevoli.

Gli affetti perduti per sempre (Ignazio di Frigeria e d’Alessandro, nel bene e nel male, pur se vissuto in altra famiglia e differente contesto sociale, era comunque tuo fratello gemello) quasi mai si lasciano obnubilare oscurati da altrui ideali.

Perché hai telefonato ignorando chi fosse il tuo interlocutore?

Perché l’hai fatto pur non essendo certo che la persona alla quale ti rivolgevi avesse una personale responsabilità nel furto?

Come hai fatto a valutare la vita di uno sconosciuto meritevole di così immensa punizione?»

Bruno: -«Sai bene che il mio mestiere non è mentire.

Ed io so altrettanto bene che non sarei in grado di provarci neppure con uno sprovveduto.

È vero, la mia ricostruzione è stata incompleta ed il mio comportamento finale è, di conseguenza, passibile di giuste critiche.

Non mentire e non voler ingannare, non presuppongono l’obbligo confessionale della integrale illustrazione degli eventi e di un eventuale susseguente pentimento.

La ragione della mia apparente superficialità è spiegabile dalla precisa e decisa volontà, che non mi ha consentito deroghe, di stralciare dalle pagine del mio diario unicamente i fatti.

Con il loro carico di certezze e riferimenti oggettivi.

I sogni non lo sono.

I sogni sono forse una proiezione di antecedenti malesseri inespressi?

Oppure future aspettative non palesabili?

Visioni?

Chimere?

Lusinghe?

Banali effetti fisici?

Per me i sogni sono segreti.

Per me i sogni sono i segreti del mio cervello.

Per me i sogni sono i segreti della mia anima.

Nessuno ha il diritto, in nome della verità, di rivelare un altrui segreto.

Nessuno ha il diritto di tradire la propria anima o il proprio cervello.

Venerdì, la sera in cui ho ricevuto da comeicinesi@libero.it il messaggio con il numero telefonico da chiamare, è vero, non mi sono neppure posto la domanda di verificare chi fosse il titolare dell’utenza.

Per una precisa ragione.

Neppure durante tutta la successiva giornata ho cercato di sapere a chi esso appartenesse.

Per una precisa ragione.

Ed ancora, ho fatto squillare “quel” numero di telefono, la notte del 14 Agosto alle ore 23.54 senza neppure immaginare l’identità della persona alla quale mi rivolgevo con tanta sicumera.

Per una precisa ragione.

Per una ragione che non giustifica nulla, nel bene e nel male.

Per un sogno.»

Aurora: -«Se io non conoscessi la dignità dei tuoi ideali, dubiterei fortemente di trovarmi di fronte ad una verità. Sarei indotta a credere che le tue argomentazioni siano tentativi di aggiustamenti per comportamenti imprudenti se non addirittura colpevolmente semplicistici.

Se… »

Petrus: -«Signora, mi permetto di interrompere il vostro colloquio, poiché sono depositario di una confidenza che potrebbe risolvere i vostri dubbi.»

Aurora: -«Tu?»

Petrus: -«Io.»

Aurora: -«Ebbene parla.»

Petrus: -«Se potessi divagare maggiormente, mi piacerebbe raccontare l’origine della stima enorme che nutro per una persona (nonostante ella sia completamente astemia!)… »

Aurora: -«Al solito Petrus, bevi una grappa e limitati all’essenziale.

Saresti capace di narrare il diluvio universale o tutta la fuga dall’Egitto.

Essenziale, solo l’essenziale.»

Petrus: -«Grazie per la grappa, meglio doppia.

Conosco la Cristina del messaggio partito dalla casella comeicinesi@libero.it .

Detto semplicemente, ella è la nonna del nostro amico.

Giochiamo spesso insieme a dama, e pochi giorni fa mi ha tenuto impegnato un intero pomeriggio per parlarmi del suo amato nipote.»

Aurora: -«Tutto qui? Quale è la confidenza chiarificatrice?»

Petrus: -«Signora, sapete bene che le parole non scorrono senza grappa!

Hanno bisogno di liquidi spiritosi per evaporare! Ah! Ah! Ah!»

Aurora: -«Purché ti sbrighi, bevi quello che vuoi.»

Petrus: -«Sarò velocissimo.

Cristina mi ha riferito di due sogni, e del dialogo completo con le frasi precise che -ha detto- si sono scambiati lei ed il nostro amico.

Per me l’incontro con Cristina non è stato un sogno, quindi non è un segreto.

Lei non mi ha chiesto di non parlarne, quindi non espongo un segreto.

Cristina è una persona aperta, schietta, sincera.

Non ha segreti.

Ella in nessun modo mi ha chiesto, o fatto intendere, di non divulgare il contenuto della nostra conversazione.

Le sue parole sono acqua cristallina.

Beve solo quella! Ah! Ah! Ah!»

Aurora: -«Petrus, ora basta. Ridere ti fa male. Ti asciuga la gola! Ah! Ah! Ah!

Saresti in grado di ricostruire i due incontri?

Ripetere puntualmente e dettagliatamente le frasi e le scene?

Sì o no?»

Petrus: -«Nessun problema.

Anzi no, un problema: mi occorre almeno un’ora.

Nessun problema.

Anzi no, due problemi: ho bisogno di due persone che leggano la trascrizione del colloquio. Un uomo (per la parte del nostro amico) ed una donna (per impersonare la nonna Cristina).

Nessun problema.

Anzi no, tre problemi: mi servirà una terza persona per illustrare tutto ciò che non sarà dialogo.

Nessun problema… »

Aurora: -«Hai a disposizione Edith, Edoardo e Tom, due ore, una bottiglia di grappa alla ruta, e quanta birra riesci a bere.

Sbrigati, nessun problema… »

Bruno: -«Noi intanto potremmo andare ad ascoltare un po’ di buona musica napoletana, suonata al pianoforte dal mio amico col fiore di ginestra (ginestra fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero?»

Aurora: -«D’accordo. Lo sai che c’è anche la donna dalle mani ambrate… »

Il Dispari 20200907 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200907 Il furto della foto di Maradona

Il Dispari 20200907

Il furto della foto di Maradona

ottava puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime sette puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3 – 10 – 17 – 24 – 31 agosto 2020.

Il furto della foto di Maradona

 

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Undicesimo giorno

 

Edoardo: -«Domenica15 Agosto…

Il telegiornale della sera ha mandato in onda le interviste raccolte subito dopo il fatto.

Alcune di esse hanno rasentato, anzi sono sprofondate nel ridicolo, altre mi sono apparse come residui di comportamenti para mafiosi, tutte, tutte indistintamente sono risultate serve dell’inutilità, della banalità (le quali ormai sono caratteristiche considerate per niente offensive dagli assuefatti cortigiani telespettatori).

 

Il vicino che per primo è giunto nella stanza… »

Edith: -«Come tutte le notti, alle quattro sono salito a chiamarlo per andare a pescare…»

Edoardo: -«L’intervistato, amichevolmente dice pescare, io penso rubare».

Edith: -«… la porta era aperta, ma non rispondeva. Eppure teneva aperti gli occhi, ma lui non parlava. La faccia era una maschera rossa.

Era bravo. Perché l’ha fatto? Perché?»

Edoardo: -«Il giornalista, senza molti preamboli gli ha chiesto…»

Una voce dall’alto: -«Ha visto la foto di Maradona sul tavolo?

Era rubata. Lo sapeva?»

Edoardo: -«L’amico compare ha risposto, con la stessa sfacciataggine e mancanza di pudore… »

Edith: -«Adda murì mamma, mai na cosa e chesta.

è vero, lo sapete, ho qualche precedente, ma non ho mai rubato nelle chiese.

Maradona non si tocca.

Forse sbaglio, ma penso così.»

 

Edoardo: -«Poi è stato intervistato il medico legale, o ufficiale sanitario non ho capito bene… »

Edith: -«Un colpo tra gli occhi. L’arma della offesa gli è rimasta tra le dita, imbrattata di un rosso sangue.

Autolesionista.
Senza dubbio.

Ha fatto tutto da solo.

La foto di Maradona? Un miracolo! Neppure una goccia l’ha sporcata. Eppure era a breve distanza.

La faccia del cadavere, poveretto, era una maschera rossa. Tutto intorno schizzi, ma la foto pulita, senza una goccia!

Un miracolo.

Non credo di sbagliare.

Questo è il mio pensiero.

Un miracolo.»

 

Edoardo: -«A chiarire le modalità dell’atto mortale è stato un personaggio di enorme spessore: il Magg. Sott. Cap. del Nuc. Invest. Insud. Inest.  Ossequiato nel suo Ufficio presso l’Alto Comando Terrestre Navale Aeronautico Satellitare Sottomarino Supervulcanico Antiterremoti Competente per Territorio… »

Edith: -«Constatata la fine avvenuta mediante colpo da se stesso inferto nella parte centrale della parete frontale.

Sopralluogato il locale di cui l’azione suddetta.

Dato ascolto ad eventuali testimoni.

Ricevuta conferma negativa a quanto prima, e prima di quanto.

Abbiamo,

Io abbiamo al giudice ed al Piemme notiziato la negatività criminosa dell’attività prodotta da improbabile seconda terza quarta e quinta soggettività di individui sottoposti a verifiche investigative aventi per oggetto il suddetto fatto inoppugnabile e di certa natura lesivatoria.

La foto di Maradona?

Dettaglio inqualificabile.

Era rubata?

Sarà la superiore giustizia suprema a deciderlo sopra tutto.

Noi, io abbiamo il compito di investigatore.

I giusti giudicano, cioè giudiziano, cioè giustiziano, cioè giudificano, i militari indagano.

Noi, io non siamo i giusti.

Ho detto qualcosa di sbagliato?

Io penso così.

Per noi, io, questa è la legge.»

Edoardo: -«L’ultimo intervento è stato realizzato tra la gente comune… »

Una voce dall’alto: -«Salve, lei è l’edicolante di Piazza Delle Vittime?

Lo conosceva il suicida?»

Edith: -«E chi non lo conosce.

Ogni mattina compra… »

La voce dall’alto: -«Comprava!»

Edith: -«…il corriere dello sport e mi parla… »

La voce: -«Parlava!»

Edith: -«… dei programmi televisivi a pagamento che ha visto la notte.

Lo conosco, lo conosco.

Solo TV ed a spasso per i bar.

Mai altro.

Brava persona.

Un poco…

Ma è vero?

La fotografia, il maleficio, il castigo universale…

Non so più cosa pensare, è tutto sbagliato.»

Edoardo: -«In una comunità microscopica come la nostra, il morso di una cagnetta rappresenta la notizia dell’anno per Sasà, l’intrepido temerario super stalinista baffuto gigante, proprietario direttore redattore telefonista autista delle sei pagine “IL RIONALE” di cronaca sport politica falce martello  costume moralismo arte previdenza assistenza sanità viabilità abusivismo clientelismo bla-bla-bla-ismi.

Così come fa pagare tariffe astronomiche per pubblicizzare qualsiasi schifezza… -tutto-, nonostante la tiratura non stratosferica, egli sarebbe capace nella stessa maniera di pagare compensi irrisori… -nulla- al promotore di un simile evento!

L’edizione straordinaria uscita nella tarda mattinata mostra in prima pagina il corpo.

Si vede poco e di lato, benché la foto sia molto ravvicinata.

Ciò che si nota è una folta capigliatura, una maglietta striminzita a larghe strisce verticali, la mancanza di scarpe, ed il pantalone estivo a mezza coscia -scuro con una tasca dalla fodera rivoltata anche essa a larghe strisce verticali-.

Il titolo ad otto colonne con caratteri cubitali dice…»

Edith: -«Ancora una vittima innocente».

Edoardo: -«Più sotto l’occhiello…»

Edith: -«La nostra società crea solo emarginati».

Edoardo: -«Io avrei scritto: “Eliminato un altro colpevole”.

“La nostra società non ammette emarginati”.

Il testo (firmato Biagino) tanto piagnucolante quanto pregno di populistiche ribellioni sociali, svolazza tra luoghi comuni ed incoerenza…»

Edith: -«La nostra attuale amministrazione, demo… pluto… comunist… social… dittatoral… anarch… globalist… padana minimalist… con a capo la Sindachessa, di poche pretese ma oggetto di molte caricature, democristiana, ex democristiana, felice sorridente, convinta assertrice dei principi fondamentali ed inalienabili del matrimonio, del divorzio, della natura, della caccia e della pesca, delle zanzare e delle zoccole (topi, ratti, pantegane) gigantesche e ben nutrite, delle razze marocchine e padane, della civiltà napoletana e padana, dell’Italia e della padania, della patria unita, della patria in pezzi regionali, della patria in pezzettini provinciali, della sua minuscola patria comunale, essa, eletta dal popolo pecorone vigliacco, non è stata in grado di creare un parcheggio in Via Delle Ginestre, per dare una speranza di vita civile ai poveri emarginati.

Così nascono i ladri, e così si muore uccisi dal rimorso.»

Edoardo: -«Io avrei scritto “Anche chi è nato ladro sa che Maradona non si tocca.”

Essere mariuolo è una professione non adatta ai fessi.

Dalle pagine con foto che tutta la stampa locale ha dedicato questo pomeriggio al suicidio, desumo i particolari della scena del tragico evento.»

Edith: -«Su un foglio di carta, strappato da un quaderno a quadretti, l’addio alla vita del parcheggiatore abusivo di Via Delle Ginestre abbracciava la foto del grande Diego.»

Edoardo: -«L’immagine del Pibe, in una posa da austero condottiero con indosso la maglia azzurra, era poggiata sul tavolo della stanza cucina soggiorno pranzo antibagno lavanderia e stireria, proprio accanto al corpo abbandonato nella stagnante aria pregna d’odori di sughi bruciacchiati, di saponi marsigliesi, di panni sporchi e di piatti da lavare.

Il manoscritto dalla grafia di difficile comprensione è stato riprodotto in fotocopia e, di lato, integrato da questa più semplice trascrizione a caratteri di stampa… »

Tom: -«Dal giorno in cui ho rubato la foto di Maradona non ho più avuto pace, e non ne avrò di certo in seguito, né distruggendola né restituendola.

Il mio peccato di non averlo amato e neppure rispettato è stato enorme, finanche maggiore della mia sfrontata e baldanzosa azione.

Non chiedo scusa e non mi pento, poiché capisco che ogni tentativo in tal senso sarebbe inutile.

Chi troppo ama non sa perdonare.

Abbiate cura dei miei figli.

Loro non c’entrano.

Ignazio.»

Edoardo: -«Ignazio, il mio fratello gemello!»

Il Dispari 20200907 Il furto della foto di Maradona

Il Dispari 20200907 Il furto della foto di Maradona

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200831

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

Il furto della foto di Maradona

settima puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime sei puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3 il 10 il 17 e il 24 agosto 2020.

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Ottavo giorno

Edoardo: -«Giovedì 12 Agosto…

Ogni parete delle vie principali è tappezzata da manifesti murali di scherno.

Lo scempio ambientale è stato feroce, catastrofico.

Trenta anni di un abusivismo edilizio da record mondiale, il primo posto nella hit parade cosmica delle costruzioni abusive, l’illegalità diffusa su ognuna delle particelle catastali relative a tutti i comuni dell’isola, le scarpate rese carrabili (!) dai Tizio per accessi a manufatti privi di qualsivoglia autorizzazione, i sottoboschi di felci e mirtilli promossi (!) dai Caio in prati verdi rasati e piscine artificiali (richiamo ipocrita alle bellezze della natura) per contorno e complemento di aberranti edificazioni prive di qualsiasi licenza, gli androni cinti da pietre scalpellate e picchettate a mano ristrutturati (!) dai Sempronio in mini appartamenti con aria condizionata, l’albergo costruito sul Canneto del Lido, l’altro albergo nella Pineta dell’Arso, l’altro albergo sugli Scogli di Punta Molino, l’altro albergo sulla Vecchia Bocca del Porto, l’altro albergo sugli indifesi cespugli di ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna), l’altro alberg… l’altra strada… l’altro campo di calcio… l’altra villa (!) villetta (!), palazzo (!) palazzina (!), appartamento (!) quartino (!), ammezzato (!), terrazzino (!), tettoia (!) tettoietta (!), supermercato (!) negozietto(!), garage (!) parcheggino (!), capannone (!) capannuccia (!)… l’altro album fotografico di un territorio devastato da trenta anni di sequestri sigilli sentenze assoluzioni condoni connivenze… tutto ciò ed altro ancora, è stato niente a confronto della sfrenata apocalisse schiaffeggiata sui muri, sugli alberi, sugli asfalti delle strade e dei terrazzi, su tutto… dalla ribellione del popolo di Maradona.

Ho visto la torre campanaria di Piazza Crocetta sovrastata da una enorme bandiera con l’effige di Diego nelle sembianze di Ernesto “Che” Guevara.

Una gigantografia di Diego sui merli della cosiddetta Torre di Michelangelo.

Ho contato quattrocento cinquantasette “DIEGO” scritti con spray azzurro sulla parete della Galleria  “I Nostri Ambasciatori”.

Nessun manifesto di qualsiasi altra natura ha resistito all’invasione, tutti sono stati ricoperti da Diego & C.

Non abbiamo più avuto notizie di detersivi, telefoni, morti, mutande, reggi zizze, dentifrici, computer, sagre, fiere, spettacoli, onoranze, proteste: sono state come cancellate da un uragano tifone tornado.

Nessun manifesto nemmeno politico (!) ha resistito alla furia incollante della protesta spontanea e totalizzante zampillata dai cuori napoletani… ».

Una voce: -«Diego è grande»

Un’altra voce: -«Diego è grande per tutti»

Una terza voce: -«Diego è grande per tutti i napoletani»

Edoardo: -«Diego in ogni angolo.

Il mariuolo è isolato.

Povero stronzo.»

Edith: -«Stronzo sicuro, povero vedremo.»

Edoardo: -«Ieri non ho avuto voglia di leggere la posta, stanotte l’ho aperta, solo per controllare l’eventuale arrivo di un altro messaggio spedito da comeicinesi@libero.it.

C’è.

In effetti, sono solo tre parole… »

Edith: -«Piccirì, aspetta domani.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Nono giorno

Edoardo: -«Venerdi13 Agosto…

Venerdì tredici per alcuni è considerato un giorno sfortunato!

Non esistono precise statistiche che analizzino quante volte “alcuni” abbiano ragione, e quante volte viceversa “tutti gli altri” siano nel giusto.

Dalle mie parti le superstizioni, i simbolismi, le scaramanzie, riceverebbero certamente, in un ipotetico palio cittadino, un numero di decorazioni superiori ad ogni altra aggregazione di “modus vivendi”.

Il raro gentiluomo che si appresta a lasciare il posto a sedere, nel bus stracolmo -ad una donna incinta con un bambino in braccio-, si blocca, irrimediabilmente, annullando il suo slancio umanitario se quella signora ha un colore viola nell’abbigliamento.

Va peggio se un lieve difetto fisico deturpa la linea delle spalle della donna in evidente difficoltà.

Viola è il colore delle onoranze funebri, i gobbi portano sfortuna.

Oggi è venerdì tredici e per l’abusivo di Via Delle Ginestre è stato un giorno particolarmente sfigato.

Avrebbe fatto meglio a non uscire da casa.

Si vede che non è superstizioso, o non ha fatto caso alla concomitanza di tredici e venerdì.

Stamattina l’abusivo di Via Ginestre, mentre era intento ad una semplice manovra di parcheggio, è stato distratto da due suoi compari che chiacchieravano ad alta voce della vicenda del furto ed il più anziano diceva, sputando con sfregio per terra… »

Edith: -«Chi ha arrubbato ‘a foto fa schifo ai mariuoli.»

Edoardo: -«L’altro, capelli biondi, sigarette americane, occhiali scuri linea e marchio Ferrari, incalzava…»

Una voce dal fondo: -«Ai mariuoli? Colui fa schifo all’umanità.»

Edoardo: -«Altri due sputi per terra.

Il nostro, per guardare la scena, si è distratto dalla guida, ha perso il controllo dell’auto e in un colpo solo ne ha sfasciate altre tre.

Fanalini, parafanghi, lunotti, cofani, marmitte, non si capiva niente, una serie di botti e crac e crrr e shchhh…

Edith: -«Gesù ma comm ha fatt…»

Una voce roca: -«Colui forse ha avuto un colpo di sonno.»

Una seconda voce, bisbigliando: -«Suonno? Ma chill ha nguaiat pure o Porsce do ricuttaro de biliardi.»

Una terza voce dall’alto: -«Il ricottaro? Vuoi dire lo spacciatore.»

Edith: -«Chehhe e chelle.

E mo sient a mugliera Margherita!»

La terza voce: -«Certo sono cazzi acidi per colui.»

La prima voce: -«Essa già ‘o vatte quando iss porta e sord, figurammece mo che non bastarrà ‘n anno e fatica.”

Edith: -«Certo. Il biliardiere quando deve dare è stronzo, e tu lo sai bene come me, ma quando deve avere è proprio fetente, il più fetente di tutta l’Isola.»

La seconda voce: -«Fnnesce c’abbusca da i figl drocati do’ biliardiere e dalla stoppola della moglie.»

La prima voce: -«Per un colpo di sonno.»

La terza voce: -«Suonn, chill avrà visto ‘o riavulo»

Edith: -«Andiamo Sasà, se no finisce che ci chiamano a testimone.

Comunque chi ha toccato a Maradona fa schifo all’umanità, è un figlio di puttana, pù pù, gli sputerei in faccia.»

Le tre voci insieme: -«’N faccia, ‘n culo.»

Edoardo: -«Poco fa, prima di concedermi qualche ora di sonno notturno, la curiosità di verificare i nuovi contatti, ed in special modo l’eventuale prosieguo della corrispondenza proveniente da comeicinesi@libero.it, mi ha indotto ad aprire la casella di posta elettronica.

Vi ho trovato l’e-mail promessa da comeicinesi@libero.it con: il numero di un cellulare, la pagina odierna del Corriere riportante il nuovo articolo del furto e la foto della maglia in bacheca, e poi poche righe… »

Edith: -«Questo è il numero di cellulare della persona che cerchi.

Non chiedermi come l’ho ottenuto.

Fidati.

So tante altre cose su di lui.

Se vuoi, puoi, con immaginazione, contattarmi.

Non farti scrupoli, è un bastardo.

Forza Napoli.

Forza Diego.

Forza noi.

Cristina.”

Mia nonna si chiamava Cristina.

La mamma di mia madre.

Ho chiuso gli occhi ed ho aspettato.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Decimo giorno

Edoardo: -«Sabato 14 Agosto … ore 23.54.

Ho telefonato al cellulare ricevuto da Cristina ed alla sua risposta… “Pronto”, senza presentarmi né chiedere chi fosse, non dandogli il tempo di interloquire, con molta calma, evitando qualsiasi interruzioni, suadente, deciso, gli ho detto…

Edith: -«Quando avevi venti anni potevi ancora fuggire alla tua coscienza.

Da giovani tutti ci siamo lusingati di essere simili a Dio.

Indistruttibili mortali.

Ora è tardi.

Non hai fiato per continuare la corsa.

Cessala, e sarai finalmente un distruttibile immortale.

Sei braccato, emarginato, confinato finanche dai veri ladroni. Puoi solo scegliere tra volare dalla finestra per dodici metri fino alla strada, pendolare al gancio di un lampadario, bere sette litri di acido muriatico, oppure, e basta, esploderti una cartuccia sulla fronte.

Fossi in te scegliere quest’ultima ipotesi, ma non intendo influenzarti.

Pensa che bello, non sei stato nessuno neppure rubando la foto di Maradona, invece diventi prima pagina liberandoci dai tuoi blasfemi inganni.

I giornali, i rotocalchi, le televisioni direbbero di te: “Con gli occhi vitrei su una maschera rossa.

Distruttibile mortale, diviene indistruttibile immortale!”

Prova.

Un colpo solo.

Bum.

Non chiudere il telefono.

Bum.

Voglio sentire il colpo.

Attento alla foto.

Che non si macchi.

Dai, stronzo dai.

Bum.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

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Il furto della foto di Maradona

settima puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime sei puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3 il 10 il 17 e il 24 agosto 2020.

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Ottavo giorno

Edoardo: -«Giovedì 12 Agosto…

Ogni parete delle vie principali è tappezzata da manifesti murali di scherno.

Lo scempio ambientale è stato feroce, catastrofico.

Trenta anni di un abusivismo edilizio da record mondiale, il primo posto nella hit parade cosmica delle costruzioni abusive, l’illegalità diffusa su ognuna delle particelle catastali relative a tutti i comuni dell’isola, le scarpate rese carrabili (!) dai Tizio per accessi a manufatti privi di qualsivoglia autorizzazione, i sottoboschi di felci e mirtilli promossi (!) dai Caio in prati verdi rasati e piscine artificiali (richiamo ipocrita alle bellezze della natura) per contorno e complemento di aberranti edificazioni prive di qualsiasi licenza, gli androni cinti da pietre scalpellate e picchettate a mano ristrutturati (!) dai Sempronio in mini appartamenti con aria condizionata, l’albergo costruito sul Canneto del Lido, l’altro albergo nella Pineta dell’Arso, l’altro albergo sugli Scogli di Punta Molino, l’altro albergo sulla Vecchia Bocca del Porto, l’altro albergo sugli indifesi cespugli di ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna), l’altro alberg… l’altra strada… l’altro campo di calcio… l’altra villa (!) villetta (!), palazzo (!) palazzina (!), appartamento (!) quartino (!), ammezzato (!), terrazzino (!), tettoia (!) tettoietta (!), supermercato (!) negozietto(!), garage (!) parcheggino (!), capannone (!) capannuccia (!)… l’altro album fotografico di un territorio devastato da trenta anni di sequestri sigilli sentenze assoluzioni condoni connivenze… tutto ciò ed altro ancora, è stato niente a confronto della sfrenata apocalisse schiaffeggiata sui muri, sugli alberi, sugli asfalti delle strade e dei terrazzi, su tutto… dalla ribellione del popolo di Maradona.

Ho visto la torre campanaria di Piazza Crocetta sovrastata da una enorme bandiera con l’effige di Diego nelle sembianze di Ernesto “Che” Guevara.

Una gigantografia di Diego sui merli della cosiddetta Torre di Michelangelo.

Ho contato quattrocento cinquantasette “DIEGO” scritti con spray azzurro sulla parete della Galleria  “I Nostri Ambasciatori”.

Nessun manifesto di qualsiasi altra natura ha resistito all’invasione, tutti sono stati ricoperti da Diego & C.

Non abbiamo più avuto notizie di detersivi, telefoni, morti, mutande, reggi zizze, dentifrici, computer, sagre, fiere, spettacoli, onoranze, proteste: sono state come cancellate da un uragano tifone tornado.

Nessun manifesto nemmeno politico (!) ha resistito alla furia incollante della protesta spontanea e totalizzante zampillata dai cuori napoletani… ».

Una voce: -«Diego è grande»

Un’altra voce: -«Diego è grande per tutti»

Una terza voce: -«Diego è grande per tutti i napoletani»

Edoardo: -«Diego in ogni angolo.

Il mariuolo è isolato.

Povero stronzo.»

Edith: -«Stronzo sicuro, povero vedremo.»

Edoardo: -«Ieri non ho avuto voglia di leggere la posta, stanotte l’ho aperta, solo per controllare l’eventuale arrivo di un altro messaggio spedito da comeicinesi@libero.it.

C’è.

In effetti, sono solo tre parole… »

Edith: -«Piccirì, aspetta domani.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Nono giorno

Edoardo: -«Venerdi13 Agosto…

Venerdì tredici per alcuni è considerato un giorno sfortunato!

Non esistono precise statistiche che analizzino quante volte “alcuni” abbiano ragione, e quante volte viceversa “tutti gli altri” siano nel giusto.

Dalle mie parti le superstizioni, i simbolismi, le scaramanzie, riceverebbero certamente, in un ipotetico palio cittadino, un numero di decorazioni superiori ad ogni altra aggregazione di “modus vivendi”.

Il raro gentiluomo che si appresta a lasciare il posto a sedere, nel bus stracolmo -ad una donna incinta con un bambino in braccio-, si blocca, irrimediabilmente, annullando il suo slancio umanitario se quella signora ha un colore viola nell’abbigliamento.

Va peggio se un lieve difetto fisico deturpa la linea delle spalle della donna in evidente difficoltà.

Viola è il colore delle onoranze funebri, i gobbi portano sfortuna.

Oggi è venerdì tredici e per l’abusivo di Via Delle Ginestre è stato un giorno particolarmente sfigato.

Avrebbe fatto meglio a non uscire da casa.

Si vede che non è superstizioso, o non ha fatto caso alla concomitanza di tredici e venerdì.

Stamattina l’abusivo di Via Ginestre, mentre era intento ad una semplice manovra di parcheggio, è stato distratto da due suoi compari che chiacchieravano ad alta voce della vicenda del furto ed il più anziano diceva, sputando con sfregio per terra… »

Edith: -«Chi ha arrubbato ‘a foto fa schifo ai mariuoli.»

Edoardo: -«L’altro, capelli biondi, sigarette americane, occhiali scuri linea e marchio Ferrari, incalzava…»

Una voce dal fondo: -«Ai mariuoli? Colui fa schifo all’umanità.»

Edoardo: -«Altri due sputi per terra.

Il nostro, per guardare la scena, si è distratto dalla guida, ha perso il controllo dell’auto e in un colpo solo ne ha sfasciate altre tre.

Fanalini, parafanghi, lunotti, cofani, marmitte, non si capiva niente, una serie di botti e crac e crrr e shchhh…

Edith: -«Gesù ma comm ha fatt…»

Una voce roca: -«Colui forse ha avuto un colpo di sonno.»

Una seconda voce, bisbigliando: -«Suonno? Ma chill ha nguaiat pure o Porsce do ricuttaro de biliardi.»

Una terza voce dall’alto: -«Il ricottaro? Vuoi dire lo spacciatore.»

Edith: -«Chehhe e chelle.

E mo sient a mugliera Margherita!»

La terza voce: -«Certo sono cazzi acidi per colui.»

La prima voce: -«Essa già ‘o vatte quando iss porta e sord, figurammece mo che non bastarrà ‘n anno e fatica.”

Edith: -«Certo. Il biliardiere quando deve dare è stronzo, e tu lo sai bene come me, ma quando deve avere è proprio fetente, il più fetente di tutta l’Isola.»

La seconda voce: -«Fnnesce c’abbusca da i figl drocati do’ biliardiere e dalla stoppola della moglie.»

La prima voce: -«Per un colpo di sonno.»

La terza voce: -«Suonn, chill avrà visto ‘o riavulo»

Edith: -«Andiamo Sasà, se no finisce che ci chiamano a testimone.

Comunque chi ha toccato a Maradona fa schifo all’umanità, è un figlio di puttana, pù pù, gli sputerei in faccia.»

Le tre voci insieme: -«’N faccia, ‘n culo.»

Edoardo: -«Poco fa, prima di concedermi qualche ora di sonno notturno, la curiosità di verificare i nuovi contatti, ed in special modo l’eventuale prosieguo della corrispondenza proveniente da comeicinesi@libero.it, mi ha indotto ad aprire la casella di posta elettronica.

Vi ho trovato l’e-mail promessa da comeicinesi@libero.it con: il numero di un cellulare, la pagina odierna del Corriere riportante il nuovo articolo del furto e la foto della maglia in bacheca, e poi poche righe… »

Edith: -«Questo è il numero di cellulare della persona che cerchi.

Non chiedermi come l’ho ottenuto.

Fidati.

So tante altre cose su di lui.

Se vuoi, puoi, con immaginazione, contattarmi.

Non farti scrupoli, è un bastardo.

Forza Napoli.

Forza Diego.

Forza noi.

Cristina.”

Mia nonna si chiamava Cristina.

La mamma di mia madre.

Ho chiuso gli occhi ed ho aspettato.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Decimo giorno

Edoardo: -«Sabato 14 Agosto … ore 23.54.

Ho telefonato al cellulare ricevuto da Cristina ed alla sua risposta… “Pronto”, senza presentarmi né chiedere chi fosse, non dandogli il tempo di interloquire, con molta calma, evitando qualsiasi interruzioni, suadente, deciso, gli ho detto…

Edith: -«Quando avevi venti anni potevi ancora fuggire alla tua coscienza.

Da giovani tutti ci siamo lusingati di essere simili a Dio.

Indistruttibili mortali.

Ora è tardi.

Non hai fiato per continuare la corsa.

Cessala, e sarai finalmente un distruttibile immortale.

Sei braccato, emarginato, confinato finanche dai veri ladroni. Puoi solo scegliere tra volare dalla finestra per dodici metri fino alla strada, pendolare al gancio di un lampadario, bere sette litri di acido muriatico, oppure, e basta, esploderti una cartuccia sulla fronte.

Fossi in te scegliere quest’ultima ipotesi, ma non intendo influenzarti.

Pensa che bello, non sei stato nessuno neppure rubando la foto di Maradona, invece diventi prima pagina liberandoci dai tuoi blasfemi inganni.

I giornali, i rotocalchi, le televisioni direbbero di te: “Con gli occhi vitrei su una maschera rossa.

Distruttibile mortale, diviene indistruttibile immortale!”

Prova.

Un colpo solo.

Bum.

Non chiudere il telefono.

Bum.

Voglio sentire il colpo.

Attento alla foto.

Che non si macchi.

Dai, stronzo dai.

Bum.»

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200831 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20200824 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200824

Il Dispari 20200824 – Redazione culturale DIL

Il furto della foto di Maradona

sesta puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime cinque puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3  il 10 e il 17 agosto 2020.

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Sesto giorno

Con molti sforzi, sono infine riuscito ad aprire gli occhi ed ho notato sul davanzale accanto alla finestra la striscia arcobaleno della luce filtrata attraverso il vetro socchiuso.

Era in una posizione di gran lunga distante dall’usuale.

Il sospetto che fosse presto, molto presto, prestissimo, molto prestissimo, moltissimo prestissimo, moltissimo prestissimissimo, molto moltissimo prestissimissimo per svegliarmi, è diventato dolorosa conferma alla vista del display, verde, inserito nel frontalino del decoder satellitare: ore 8.47.

Purtroppo.

Poche altre volte ho avuta la sfortuna di scrivere nel diario memorie di mie azioni avvenute tra le sette e le undici del mattino.

Le rare occasioni che mi vengono in mente sono state determinate o da avvenimenti luttuosi, o da partenze per lontane destinazioni.

Solo un particolare giorno lieto ha avuto il privilegio di tanta esclusività.

Ricordo bene.

Mi sposai alle undici, ma alle nove ero già sveglio.

Comunque, stamattina (ieri?) ho recitato una lunga serie di imprecazioni italiane turche rumene latine inglesi francesi tedesche greche libiche spagnole polacche ed ucraine, napoletane romane veneziane siciliane, milanesi e bolognesi; ho bestemmiato tutti gli dei possibili ed immaginabili; sono andato nel bagno, e mentre urinavo più fuori che dentro il vaso mi sono sputato in faccia nello specchio, mortificandomi e giurandomi di non dimenticare mai più aperto il telefonino all’ora del sonno.

Il sonno è sacro oltre qualsiasi notizia.

Dormendo sono finalmente solo con me stesso.

Il sonno è più sacro delle notizie e delle altrui esigenze.

Quando dormo, c’è spazio esclusivamente per me e per i miei pensieri.

Pochi minuti dopo, ho infilato i calzoni chiari i sandali e la maglietta azzurra, il cappello da pescatore -azzurro-, gli occhiali da sole ultrascuri azzurrati, ho sbattuto la porta, chiudendola, con  un fracasso da terremoto casamicciolese, ed ho iniziato il cammino verso il necessario caffè doppio senza zucchero.

Non riesco a bere la prima birra della giornata se non ho già masticato un grano di caffè che chiedo di aggiungere nella tazzina.

Mancavano pochi metri per giungere all’angolo rifugio che avevo scelto, accanto alla vasca dei pesci rossi, per indorare il forzato esilio (almeno fino alle undici nessuno avrebbe dovuto vedermi pena lo sconquasso di ogni relazione futura: amici, conoscenti, gente comune e nemici si sarebbero potuti avvalere di quel fortuito incontro per chiedermene altri simili in altre occasioni).

Il Dispari 20200824 – Redazione culturale DIL

No, no, nessuno doveva notare la mia presenza in quelle ore), ed ecco, implacabile, la triste mannaia della FAMA abbattere le mie difese di riservatezza».

Edith: -«Ho letto della disgrazia e sono venuto personalmente a portare la mia solidarietà.»

Edoardo: -«Grazie, ma non è il caso di farne un dramma.»

Edith: -«Non è il caso? Dramma? Peggio, qui si arriverà alla tragedia.

Un giorno, cioè una notte (faccio l’autotrasportatore, nel piccolo, il furgone è mio, carico e scarico, prelevo e consegno, Ischia Napoli Pozzuoli, sono stato pure a Bagnoli una volta), una notte, mentre imbarcavo da Ischia per Pozzuoli, alle due, tre, quattro non ricordo, Bix, il mio cane da caccia, mezzo bastardo e mezzo combinato con un vero campione afragolese, non riuscì a saltare in tempo sul portellone del traghetto (era il ferry boat di Carluccio).

Rimase a terra.»

Edoardo: -«Cose che capitano, che bevi?»

Edith: -«Niente.

Non sono venuto per bere. Per Diego. Sto qua per Diego. Non dovevano farlo.

A me mi telefonarono sul cellulare a Pozzuoli e mi dissero che Bix era in loro possesso e se lo volevo riavere dovevo portare un milione di lire in contanti alle sei davanti al cinema Puteolum.»

Edoardo: -«Hai chiamato i carabinieri?»

Edith: -«Sei pazzo, gli ho portato i soldi e loro mi hanno dato Bix con pure un guinzaglio nuovo.

Io sì che ti capisco.»

Edoardo: -«Che bevi?»

Edith: -«Offri tu?»

Edoardo: -«No.»

Edith: -«Forza Napoli.

Forza Diego.

Ciao.»

 

Edoardo: -«La posta elettronica oggi trasborda di incitamenti e complimenti vergati con ogni tipologia di espressività, dalle frasi dialettali, alle figure ormai entrate nell’uso comune della internet comunicatività.

Ne ho lette alcune, non molte.

Non ho dato alcuna risposta.

Ho copiato sul desktop la nuova e-mail inviatami da comeicinesi@libero.it… »

Edith: -«Essa dice “Caro Bruno, credo che siamo quasi giunti alla meta.

Domani probabilmente… massimo dopodomani.

Ti abbraccio.»

Edoardo: -«E tre, sono tre e-mail anonime, sempre più confidenziali ed intriganti.

Aspetterò domani!»

Edith: -«O forse dopodomani!»

 

 

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Settimo giorno

 

Edoardo: -«Mercoledì 11 Agosto

Questa mattina ancora prima di arrivare all’edicola di Piazzetta Gelsomino, avevo già saputo quasi tutto.

Il secondo quotidiano in classifica per tiratura nazionale ha dato notizia della vicenda.

Il popolare giornale locale, ed una delle più antiche pubblicazioni italiane sono entrambi usciti con un articolo, su sei colonne, e con due nitide foto raffiguranti la maglia nella vetrina.

Mimì mi aveva accennato qualcosa, ma non credevo che avesse tanto potere ed esibisse tanta solidarietà alla mia causa.»

Edith: -«Ed io ripeto l’operazione di conservare una copia dei giornali, prima che vengano barbaramente sgualciti dagli assatanati predatori di notizie che frequentano il locale.»

 

Edoardo: -«Giuseppina la Cicciona mi ha aspettato nella strettoia tra il fotografo ed il barbiere.

Non riuscendo a passare, per la ristrettezza dello spazio che la sua mole lasciava a disposizione, sono educatamente sceso dalla bicicletta. Sbagliando perché lei… »

Edith: -«Dottò, Dottò come site bello!

Aveto fatte buono.

L’avite misso a figure ‘e merda!

Io non parlo italiano e manco napulitano. Comme a tutte, parliamo ischiaiolo.

Voi capite è vero?

Chillo adda murì schiattato ‘n cuorpo!»

Edoardo: -«Le ho detto “Va bene ma permettimi di passare”, e lei…. »

Edith: -«Dottò, Dottò, ‘a pozzo tuccà a maglietta? Nu poc poc.

Non vi preoccupate, mi vado a lavare prima le mani col sapone.»

Edoardo: -«Non avevo ancora cessato di stringerle un polso pronunziando “Va bene, va bene, dopo, ma mi lasci passare?” ed ecco che Pasquale il microtassista, avendomi visto da lontano, ha preso il giornale che aveva poggiato in bella vista sul sedile dei passeggeri, e l’ha sventolato al mio indirizzo, urlando con una mano ad imbuto sulla bocca… »

Edith: -«Vai, vai, distruggilo, massacralo, uccidilo, non sei solo.

Tutti con te.

Forza Diego.»

Edoardo: -«Per un attimo ho temuto che mi avrebbe inseguito gettandomi un secchio d’acqua gelata sul collo, quasi fossi il suo ciclista preferito in testa all’ultimo strappo sulla scalata della Cima Coppi.

Nemmeno tre pedalate dopo, ventuno metri, approfittando del mio forzato rallentamento dovuto all’ovazione inaspettata di quattro ragazzi e tre palloni, lei Concetta Concettina Ina, la fotoreporter inviata speciale redattrice direttrice dei servizi serali d’informazione trasmessi dalla televisione locale, lei Ina la Vespa, la summa artefice, l’espressione, lo charme, l’intelligenza, la signorilità, l’educazione, la simpatia, la damina ovattata, l’idolo, l’invidiata, lei Ina la bionda, la fidanzata del figlio di Marco, mi ha bloccato con una mano sul manubrio -senza ritegno-, ha scudisciato il microfono a pochi centimetri dal mio muso, e, spudoratamente disconoscendo la palese ritrosia espressa dai gesti che compivo, con prepotenza… »

Edith: -«Ecco a voi, gentili telespettatori, l’uomo che ha sfidato la delinquenza più spietata.

Gli hanno rubata la foto dell’Idolo, e lui ha avuto il coraggio di riempire il vuoto, mettendo in esposizione nello stesso luogo addirittura la maglia, sì, la maglia del favoloso numero 10.

La maglia di Maradona.

La maglia mai lavata di Maradona.

La maglia mai lavata di Maradona, indossata dal Pibe in una partita di Coppa.

Ma ormai quest’uomo intrepido che osa sfidare la peggiore delinquenza per un ideale, non è più solo.

La sua battaglia è diventata una bandiera per la voglia di riscatto di tutto il popolo onesto del nostro golfo.»

Edoardo: -«Ina, Inuccia, posso passare?»

Edith: -«Il “Golfino”, nell’articolo di oggi, dice che tu, mediante l’ironia, hai proposto un nuovo sistema per sfidare la delinquenza. Un po’ come le classiche pernacchie di Totò e di Eduardo De Filippo. Cioè provocando l’emarginazione attraverso la beffa ed il ridicolo.

Proponendo, in un primo momento, la sfacciata provocazione del cartello con la notizia del furto, poi non accettando il cavallo di ritorno, infine esponendo la maglia del Pibe al posto della foto rubata, hai coinvolto un’intera popolazione, accorsa compatta al tuo fianco nella sfida inimmaginabile prima del blasfemo affronto.

Dimmi, racconta ai nostri telespettatori, è vero che quattro, (quattro!) della Curva B, quattro, (quattro!) armadi umani, quattro, (quattro!) diciamo “ragazzacci” si sono auto nominati “CONTROLLORI DELLA SITUAZIONE MARADONA” sfoggiando ghigni terrorizzanti ed urlando slogan di chiaro contenuto minaccioso?»

Una voce: -«Maradona non si tocca».

Una seconda voce: -«Chi vo’ bene a Maradona è frat a me».

Tre voci insieme: -«Omme ‘e merda, mariuolo, vieni, vieni.»

Edith: -« E poi…»

Edoardo: -«Ina, Inuccia, Inetta, mi fai passare?»

Edith: -«Forza Napoli.

Forza Diego.

Felicino, fallo passare.»

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200817

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il furto della foto di Maradona

Quinta puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime quattro puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio, e il 3 e il 10 agosto 2020.

 

Il furto della foto di Maradona

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Quinto giorno

 

Edoardo: -«Lunedì 9 Agosto…

Tanta, tanta gente si è soffermata incredula in silenzio davanti alla vetrina della porta principale. Quasi nessuno, forse per pudore, è entrato a chiedermi spiegazioni.

Non mi era capitato mai, ad agosto, di avere tempo per spulciare gli appunti di futili curiosità accadute durante le ore di lavoro e custodite -abbandonate- disordinatamente nei cassetti.

Oggi, durante la pausa pomeridiana, tra un gelato alla spagnola innaffiato di grappa alla ruta ed una grappa alla ruta corretta con gelato alla spagnola, ho avuto sottomano alcuni bigliettini che avevo accantonato nei mesi scorsi per utilizzarli in un racconto da titolare “Il chioccolo del fringuello”.

 

°°°————-°°

Il 13/07… alle ore 22.30 un piccolo bambino mi tira i pantaloni…»

Edith: -«Voglio una coca cola.»

Edoardo: -«Un euro.»

Edith: -«Non ne ho»

Edoardo: -«Vai da tuo padre e te lo fai dare.»

Edith: – «Lui si incazza.»

Edoardo: -«E che fa.»

Edith: -«Mi molla un buffettone.»

Edoardo: -«Grande?»

Edith: -«Ha una mano grandissima»

Edoardo: -«E ti da gli schiaffi?»

Edith: -«Buffettoni, e pure scoregge fortissime, e pure io le so fare a comando e puzzano pure e vuoi sentire e…»

Edoardo: -«Guagliò vattenne.

 

°°°————-°°°

Il 13/07… ore 23.30 un uomo elegante e profumato, di circa quaranta anni… »

Edith: -«Mi dia tre Magnum Bianchi.»

Edoardo: -«Gli dico “Prego, tre euro e novanta centesimi. Batto lo scontrino, lui paga, ritira il resto, si avvia verso la porta, ritorna…»

Edith: -«Non mi dica niente.

Mi cambia un Bianco in un Gola?»

Edoardo: -«Certo.»

Edith: -«Quanto?»

Edoardo: -«Gli dico “venti centesimi”, lui paga e si dirige verso l’uscita, torna… »

Edith: -«Non mi dica niente.

Mi farebbe lo scontrino per la differenza?»

Edoardo: -«venti centesimi?»

Edith: -«Sa è una cena, non vorrei non essere creduto, poiché dobbiamo dividere.»

Edoardo: -«Venti centesimi? Diviso quanti?»

Edith: -«Cinque.»

Edoardo: -«Sa che faccio?

Le emetto uno scontrino maggiorato di cinquanta centesimi, così lei recupera qualcosa per il disturbo del trasporto.»

Edith: -«Grazie, grazie molte.»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 24/07… ore 13, una trentenne, occhiali scuri, borsa da mare, magra, capelli aderenti al viso truccato in modo  eclatante, forse romana, legge il menù… »

Edith: -«Gnocchi prego.»

Edoardo: -«Va bene.»

Edith: -«Non ci metta formaggio su.»

Edoardo: -«Non lo mettiamo mai. Solo pezzettini di mozzarella.»

Edith: -«No niente mozzarella.»

Edoardo: -«Mi spiace, non posso, è già nel sugo.»

Edith: -«Allora niente… vediamo… mi porti un panino.»

Edoardo: -«Come lo vuole?»

Edith: -«Come c’è?»

Edoardo: -«Pomodoro e tonno.

Salumi e formaggi.

Mozzarella e pomodori…»

Edith: -«Ecco, mi porti un panino solo mozzarella.»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 10/07… alle ore 1.30, un uomo di gradevole aspetto, abbronzato, alto, collana d’oro vistosa.»

Edith: -«Avrebbe della colla per topi?»

Edoardo: -«Perché se n’è fuggita?»

Edith: -«Chi?!»

Edoardo: -«La zoccola!»

Edith: -«Eh, sì.»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 14/07…  alle ore 19.30, un ricco con una ricca… lui, l’uomo…  »

Edith: -«Un prosecco ed un caffè.»

Edoardo: -«La donna, rivolta dalla mia parte… »

Edith: -«Lei è sempre Don Franco?»

Edoardo: -«Mai stato. Credo!»

Una voce dalla strada: -«Coccooo… cocco belloooo… coo… ccoo…»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 4/07… ore 23.30, un tipo alla Franco de Angelo (il mio amico internazionale, amico quando non era internazionale)…»

Edith: -«A mia moglie è venuta voglia di un cioccolatino.»

Edoardo: -«Sfusi non ne abbiamo. Ci sono queste barrette da un euro.»

Edith: -«Ed io spendo un euro per una voglia di mia moglie?»

 

°°°————°°°

Edoardo: -«Il 24/07… ore 1.45, la signorina extra acchitata, pantaloni bianchi aderenti da far notare le vene pulsanti sui glutei e sul ventre, corpetto trasparente da mostrare le costole ed i polmoni, due labbra, due, rosse entrambe e gonfie una più dell’altra, sugli occhi tutte le schifezze immaginabili compresi i brillantini i luccichii ed i faretti miniaturizzati, ogni scarpa con punta di trenta centimetri, ogni dito con anello di mezzo chilo, ogni orecchio con catenacci dorati, al naso un chiodo nella narice sinistra ed un pipistrello nella narice destra… »

Edith: -«C…e… l’ha… un   t…e…le…fo…no?»

Edoardo: -«No.»

Edith: -«Gli…e…la… pa… go… .è…urge… n… te.»

Edoardo: -«Nessun tipo di telefono.»

La voce di un marocchino: -«Se urgen tu us mio cellul. Prend uest.»

Edith: -«G…r…a…zie. è acceso?»

La voce: -«Sì sì. Sì.»

Edith: -«Wé, amò, so pronta.»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 14/07 alle ore 1.30 è tornato quel cliente dei venti centesimi.

Ha comprato gelati, è venuto alla cassa… »

Edith: -«Quanto pago?»

Edoardo: -«Quando gli ho chiesto ad alta voce “Le faccio lo scontrino maggiorato come ieri?” ha cambiato colore e non ha risposto.

Come ho fatto a non capire subito che la persona accanto a lui era uno degli amici della cena precedente?»

Edith: -«Bugiardo. Carogna! L’avevi capito!»

Edoardo: -« Nel mio primitivo intento “Il Chioccolo del fringuello” avrebbe dovuto essere una specie di lavoro ruotante intorno agli sdoppiamenti di personalità della gente comune (i vip, di per sé, sono esclusi da ogni confronto).

Non era stata un’intuizione fallace.

Ne trovo la conferma riconoscendo attori, nel variopinto e folcloristico aggregato di folla incredula per la notizia del furto della foto di Maradona, gli stessi soggetti descritti nei foglietti che ho appena finito di copiare.

Tutti, tutti i commossi visitatori della teca ove era stata sostituita la foto rubata con la speciale reliquia, tutti gli adoranti sbalorditi ammiratori della mitica numero 10, tutti, di qualsiasi età sesso ed estrazione sociale, tutti potevano essere associati in una stessa collettività, una specie di setta segreta… »

Edith: -«I MARADONETI.»

Edoardo: -«Nella casella della posta in arrivo, l’unica significativa nuova e-mail che non sia pubblicità, proviene da comeicinesi@libero.it… »

Edith: -«Piccirì, abbiamo formato una squadra investigativa per identificare il colpevole ed affidarlo alla giustizia popolare.

Le nostre anime ti sono vicine.»

Edoardo: -«Un’altra e-mail anonima!

“Piccirì” mi è molto familiare!

“Giustizia popolare” è un retaggio di altre epoche!

“Le nostre anime”, mah!»

 

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Sesto giorno

 

Edoardo: -«Martedì 10 Agosto…

Caro diario, con intraprendenza via-via più marcata ed evidente, piano-piano, il silenzioso composto flusso di visitatori si è trasformato prima in singoli capannelli vocianti, poi in folto raggruppamento di smaniosi protestatori, fino a sfociare nelle innumerevoli manifestazioni popolari entro cui io sono rimasto coinvolto quale essenziale punto di riferimento.

Ho incontrato un’infinità di persone.

Non ho mai parlato tanto in un solo giorno.

Non avevo mai parlato tanto in un solo giorno!

Il bello è che adesso sono già le tre di notte e quindi tu sei un diario “sfasato” come me.

Quando gli altri, i normali, gli educati, i similia similibus, i tele-dipendenti metodici abitudinari borghesi familiarizzati annusano il profumo del caffè per svegliarsi, io, scodinzolando come un serpente tra le sedie della cucina, apro il frigo, e bevo una super ultima birra popolare per addormentarmi.

Oggi (ieri!) per me è stata una giornata Bla Bla Bla parlata in un napoletano ischiota che non riesco a scrivere.

Tradurrò tutto in italiano, anche se l’originale fascinosa affabulazione dialettica perderà specifici connotati acustici di virulenza e passionalità.

Però più tardi, poiché voglio iniziare dalla telefonata che ho ricevuto prima delle nove, nove del mattino, quasi l’alba per me…»

Edith: -«Ciaoooo!

Come staiiiii?

è ver o o o o?»

Edoardo: -«Chi sei?»

Edith: -«Tanto è inutile, non mi riconosceresti per il nome.

Sono la milanese del Fernet e caffè freddo all’una di notte.»

Edoardo: -«Da Milano? Forse la bella statuina ventenne di striminzite origini nostrane? La bionda… »

Edith: -«Lei, sì.

è ver o o o o?

Possibiiiile?

Sono giunti a tanto?

Da noi il misero polacco lavavetri non commetterebbe mai una simile sciocchezza.»

Edoardo: -«Milano non è il golfo di Napoli.»

Edith: -«Guarda te, neppure in Africa.

Scommetto una fortuna.

Non lo trovi un pirla, voi dite fesso, che si condanna con tanta incoscienza.»

Edoardo: -«Come hai saputo?»

Edith: -«La “Corriera delle Otto” ne ha data notizia di buonora.

Per me, guarda te lo dice una ex terrone, lui, il mariuolo, è morto.

A Napoli non lo perdoneranno.»

Edoardo: -«Esagerata.

Napoli.

Morto.

I tempi sono cambiati.»

Edith: -«Per te forse, non per i Maradoneti.

Io ne sono un esempio. Infatti, la ragione della mia telefonata è per dirti che ho già spedito in posta celere assicurata, al tuo indirizzo, quindici fotografie esclusive di me bambina tra le braccia ed i piedi di Diego.

Te le regalo.

Fanne l’uso che vuoi.

Salutami Ischia.

Forza Napoli.

Forza Diego.»

Edoardo: -«Tu-tu-tu. Ha interrotto la linea.

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

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Il furto della foto di Maradona

sesta puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime cinque puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio,  il 3  il 10 e il 17 agosto 2020.

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Sesto giorno

Con molti sforzi, sono infine riuscito ad aprire gli occhi ed ho notato sul davanzale accanto alla finestra la striscia arcobaleno della luce filtrata attraverso il vetro socchiuso.

Era in una posizione di gran lunga distante dall’usuale.

Il sospetto che fosse presto, molto presto, prestissimo, molto prestissimo, moltissimo prestissimo, moltissimo prestissimissimo, molto moltissimo prestissimissimo per svegliarmi, è diventato dolorosa conferma alla vista del display, verde, inserito nel frontalino del decoder satellitare: ore 8.47.

Purtroppo.

Poche altre volte ho avuta la sfortuna di scrivere nel diario memorie di mie azioni avvenute tra le sette e le undici del mattino.

Le rare occasioni che mi vengono in mente sono state determinate o da avvenimenti luttuosi, o da partenze per lontane destinazioni.

Solo un particolare giorno lieto ha avuto il privilegio di tanta esclusività.

Ricordo bene.

Mi sposai alle undici, ma alle nove ero già sveglio.

Comunque, stamattina (ieri?) ho recitato una lunga serie di imprecazioni italiane turche rumene latine inglesi francesi tedesche greche libiche spagnole polacche ed ucraine, napoletane romane veneziane siciliane, milanesi e bolognesi; ho bestemmiato tutti gli dei possibili ed immaginabili; sono andato nel bagno, e mentre urinavo più fuori che dentro il vaso mi sono sputato in faccia nello specchio, mortificandomi e giurandomi di non dimenticare mai più aperto il telefonino all’ora del sonno.

Il sonno è sacro oltre qualsiasi notizia.

Dormendo sono finalmente solo con me stesso.

Il sonno è più sacro delle notizie e delle altrui esigenze.

Quando dormo, c’è spazio esclusivamente per me e per i miei pensieri.

Pochi minuti dopo, ho infilato i calzoni chiari i sandali e la maglietta azzurra, il cappello da pescatore -azzurro-, gli occhiali da sole ultrascuri azzurrati, ho sbattuto la porta, chiudendola, con  un fracasso da terremoto casamicciolese, ed ho iniziato il cammino verso il necessario caffè doppio senza zucchero.

Non riesco a bere la prima birra della giornata se non ho già masticato un grano di caffè che chiedo di aggiungere nella tazzina.

Mancavano pochi metri per giungere all’angolo rifugio che avevo scelto, accanto alla vasca dei pesci rossi, per indorare il forzato esilio (almeno fino alle undici nessuno avrebbe dovuto vedermi pena lo sconquasso di ogni relazione futura: amici, conoscenti, gente comune e nemici si sarebbero potuti avvalere di quel fortuito incontro per chiedermene altri simili in altre occasioni).

Il Dispari 20200824 – Redazione culturale DIL

No, no, nessuno doveva notare la mia presenza in quelle ore), ed ecco, implacabile, la triste mannaia della FAMA abbattere le mie difese di riservatezza».

Edith: -«Ho letto della disgrazia e sono venuto personalmente a portare la mia solidarietà.»

Edoardo: -«Grazie, ma non è il caso di farne un dramma.»

Edith: -«Non è il caso? Dramma? Peggio, qui si arriverà alla tragedia.

Un giorno, cioè una notte (faccio l’autotrasportatore, nel piccolo, il furgone è mio, carico e scarico, prelevo e consegno, Ischia Napoli Pozzuoli, sono stato pure a Bagnoli una volta), una notte, mentre imbarcavo da Ischia per Pozzuoli, alle due, tre, quattro non ricordo, Bix, il mio cane da caccia, mezzo bastardo e mezzo combinato con un vero campione afragolese, non riuscì a saltare in tempo sul portellone del traghetto (era il ferry boat di Carluccio).

Rimase a terra.»

Edoardo: -«Cose che capitano, che bevi?»

Edith: -«Niente.

Non sono venuto per bere. Per Diego. Sto qua per Diego. Non dovevano farlo.

A me mi telefonarono sul cellulare a Pozzuoli e mi dissero che Bix era in loro possesso e se lo volevo riavere dovevo portare un milione di lire in contanti alle sei davanti al cinema Puteolum.»

Edoardo: -«Hai chiamato i carabinieri?»

Edith: -«Sei pazzo, gli ho portato i soldi e loro mi hanno dato Bix con pure un guinzaglio nuovo.

Io sì che ti capisco.»

Edoardo: -«Che bevi?»

Edith: -«Offri tu?»

Edoardo: -«No.»

Edith: -«Forza Napoli.

Forza Diego.

Ciao.»

 

Edoardo: -«La posta elettronica oggi trasborda di incitamenti e complimenti vergati con ogni tipologia di espressività, dalle frasi dialettali, alle figure ormai entrate nell’uso comune della internet comunicatività.

Ne ho lette alcune, non molte.

Non ho dato alcuna risposta.

Ho copiato sul desktop la nuova e-mail inviatami da comeicinesi@libero.it… »

Edith: -«Essa dice “Caro Bruno, credo che siamo quasi giunti alla meta.

Domani probabilmente… massimo dopodomani.

Ti abbraccio.»

Edoardo: -«E tre, sono tre e-mail anonime, sempre più confidenziali ed intriganti.

Aspetterò domani!»

Edith: -«O forse dopodomani!»

 

 

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Settimo giorno

 

Edoardo: -«Mercoledì 11 Agosto

Questa mattina ancora prima di arrivare all’edicola di Piazzetta Gelsomino, avevo già saputo quasi tutto.

Il secondo quotidiano in classifica per tiratura nazionale ha dato notizia della vicenda.

Il popolare giornale locale, ed una delle più antiche pubblicazioni italiane sono entrambi usciti con un articolo, su sei colonne, e con due nitide foto raffiguranti la maglia nella vetrina.

Mimì mi aveva accennato qualcosa, ma non credevo che avesse tanto potere ed esibisse tanta solidarietà alla mia causa.»

Edith: -«Ed io ripeto l’operazione di conservare una copia dei giornali, prima che vengano barbaramente sgualciti dagli assatanati predatori di notizie che frequentano il locale.»

 

Edoardo: -«Giuseppina la Cicciona mi ha aspettato nella strettoia tra il fotografo ed il barbiere.

Non riuscendo a passare, per la ristrettezza dello spazio che la sua mole lasciava a disposizione, sono educatamente sceso dalla bicicletta. Sbagliando perché lei… »

Edith: -«Dottò, Dottò come site bello!

Aveto fatte buono.

L’avite misso a figure ‘e merda!

Io non parlo italiano e manco napulitano. Comme a tutte, parliamo ischiaiolo.

Voi capite è vero?

Chillo adda murì schiattato ‘n cuorpo!»

Edoardo: -«Le ho detto “Va bene ma permettimi di passare”, e lei…. »

Edith: -«Dottò, Dottò, ‘a pozzo tuccà a maglietta? Nu poc poc.

Non vi preoccupate, mi vado a lavare prima le mani col sapone.»

Edoardo: -«Non avevo ancora cessato di stringerle un polso pronunziando “Va bene, va bene, dopo, ma mi lasci passare?” ed ecco che Pasquale il microtassista, avendomi visto da lontano, ha preso il giornale che aveva poggiato in bella vista sul sedile dei passeggeri, e l’ha sventolato al mio indirizzo, urlando con una mano ad imbuto sulla bocca… »

Edith: -«Vai, vai, distruggilo, massacralo, uccidilo, non sei solo.

Tutti con te.

Forza Diego.»

Edoardo: -«Per un attimo ho temuto che mi avrebbe inseguito gettandomi un secchio d’acqua gelata sul collo, quasi fossi il suo ciclista preferito in testa all’ultimo strappo sulla scalata della Cima Coppi.

Nemmeno tre pedalate dopo, ventuno metri, approfittando del mio forzato rallentamento dovuto all’ovazione inaspettata di quattro ragazzi e tre palloni, lei Concetta Concettina Ina, la fotoreporter inviata speciale redattrice direttrice dei servizi serali d’informazione trasmessi dalla televisione locale, lei Ina la Vespa, la summa artefice, l’espressione, lo charme, l’intelligenza, la signorilità, l’educazione, la simpatia, la damina ovattata, l’idolo, l’invidiata, lei Ina la bionda, la fidanzata del figlio di Marco, mi ha bloccato con una mano sul manubrio -senza ritegno-, ha scudisciato il microfono a pochi centimetri dal mio muso, e, spudoratamente disconoscendo la palese ritrosia espressa dai gesti che compivo, con prepotenza… »

Edith: -«Ecco a voi, gentili telespettatori, l’uomo che ha sfidato la delinquenza più spietata.

Gli hanno rubata la foto dell’Idolo, e lui ha avuto il coraggio di riempire il vuoto, mettendo in esposizione nello stesso luogo addirittura la maglia, sì, la maglia del favoloso numero 10.

La maglia di Maradona.

La maglia mai lavata di Maradona.

La maglia mai lavata di Maradona, indossata dal Pibe in una partita di Coppa.

Ma ormai quest’uomo intrepido che osa sfidare la peggiore delinquenza per un ideale, non è più solo.

La sua battaglia è diventata una bandiera per la voglia di riscatto di tutto il popolo onesto del nostro golfo.»

Edoardo: -«Ina, Inuccia, posso passare?»

Edith: -«Il “Golfino”, nell’articolo di oggi, dice che tu, mediante l’ironia, hai proposto un nuovo sistema per sfidare la delinquenza. Un po’ come le classiche pernacchie di Totò e di Eduardo De Filippo. Cioè provocando l’emarginazione attraverso la beffa ed il ridicolo.

Proponendo, in un primo momento, la sfacciata provocazione del cartello con la notizia del furto, poi non accettando il cavallo di ritorno, infine esponendo la maglia del Pibe al posto della foto rubata, hai coinvolto un’intera popolazione, accorsa compatta al tuo fianco nella sfida inimmaginabile prima del blasfemo affronto.

Dimmi, racconta ai nostri telespettatori, è vero che quattro, (quattro!) della Curva B, quattro, (quattro!) armadi umani, quattro, (quattro!) diciamo “ragazzacci” si sono auto nominati “CONTROLLORI DELLA SITUAZIONE MARADONA” sfoggiando ghigni terrorizzanti ed urlando slogan di chiaro contenuto minaccioso?»

Una voce: -«Maradona non si tocca».

Una seconda voce: -«Chi vo’ bene a Maradona è frat a me».

Tre voci insieme: -«Omme ‘e merda, mariuolo, vieni, vieni.»

Edith: -« E poi…»

Edoardo: -«Ina, Inuccia, Inetta, mi fai passare?»

Edith: -«Forza Napoli.

Forza Diego.

Felicino, fallo passare.»

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200817

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il furto della foto di Maradona

Quinta puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime quattro puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio, e il 3 e il 10 agosto 2020.

 

Il furto della foto di Maradona

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Quinto giorno

 

Edoardo: -«Lunedì 9 Agosto…

Tanta, tanta gente si è soffermata incredula in silenzio davanti alla vetrina della porta principale. Quasi nessuno, forse per pudore, è entrato a chiedermi spiegazioni.

Non mi era capitato mai, ad agosto, di avere tempo per spulciare gli appunti di futili curiosità accadute durante le ore di lavoro e custodite -abbandonate- disordinatamente nei cassetti.

Oggi, durante la pausa pomeridiana, tra un gelato alla spagnola innaffiato di grappa alla ruta ed una grappa alla ruta corretta con gelato alla spagnola, ho avuto sottomano alcuni bigliettini che avevo accantonato nei mesi scorsi per utilizzarli in un racconto da titolare “Il chioccolo del fringuello”.

 

°°°————-°°

Il 13/07… alle ore 22.30 un piccolo bambino mi tira i pantaloni…»

Edith: -«Voglio una coca cola.»

Edoardo: -«Un euro.»

Edith: -«Non ne ho»

Edoardo: -«Vai da tuo padre e te lo fai dare.»

Edith: – «Lui si incazza.»

Edoardo: -«E che fa.»

Edith: -«Mi molla un buffettone.»

Edoardo: -«Grande?»

Edith: -«Ha una mano grandissima»

Edoardo: -«E ti da gli schiaffi?»

Edith: -«Buffettoni, e pure scoregge fortissime, e pure io le so fare a comando e puzzano pure e vuoi sentire e…»

Edoardo: -«Guagliò vattenne.

 

°°°————-°°°

Il 13/07… ore 23.30 un uomo elegante e profumato, di circa quaranta anni… »

Edith: -«Mi dia tre Magnum Bianchi.»

Edoardo: -«Gli dico “Prego, tre euro e novanta centesimi. Batto lo scontrino, lui paga, ritira il resto, si avvia verso la porta, ritorna…»

Edith: -«Non mi dica niente.

Mi cambia un Bianco in un Gola?»

Edoardo: -«Certo.»

Edith: -«Quanto?»

Edoardo: -«Gli dico “venti centesimi”, lui paga e si dirige verso l’uscita, torna… »

Edith: -«Non mi dica niente.

Mi farebbe lo scontrino per la differenza?»

Edoardo: -«venti centesimi?»

Edith: -«Sa è una cena, non vorrei non essere creduto, poiché dobbiamo dividere.»

Edoardo: -«Venti centesimi? Diviso quanti?»

Edith: -«Cinque.»

Edoardo: -«Sa che faccio?

Le emetto uno scontrino maggiorato di cinquanta centesimi, così lei recupera qualcosa per il disturbo del trasporto.»

Edith: -«Grazie, grazie molte.»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 24/07… ore 13, una trentenne, occhiali scuri, borsa da mare, magra, capelli aderenti al viso truccato in modo  eclatante, forse romana, legge il menù… »

Edith: -«Gnocchi prego.»

Edoardo: -«Va bene.»

Edith: -«Non ci metta formaggio su.»

Edoardo: -«Non lo mettiamo mai. Solo pezzettini di mozzarella.»

Edith: -«No niente mozzarella.»

Edoardo: -«Mi spiace, non posso, è già nel sugo.»

Edith: -«Allora niente… vediamo… mi porti un panino.»

Edoardo: -«Come lo vuole?»

Edith: -«Come c’è?»

Edoardo: -«Pomodoro e tonno.

Salumi e formaggi.

Mozzarella e pomodori…»

Edith: -«Ecco, mi porti un panino solo mozzarella.»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 10/07… alle ore 1.30, un uomo di gradevole aspetto, abbronzato, alto, collana d’oro vistosa.»

Edith: -«Avrebbe della colla per topi?»

Edoardo: -«Perché se n’è fuggita?»

Edith: -«Chi?!»

Edoardo: -«La zoccola!»

Edith: -«Eh, sì.»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 14/07…  alle ore 19.30, un ricco con una ricca… lui, l’uomo…  »

Edith: -«Un prosecco ed un caffè.»

Edoardo: -«La donna, rivolta dalla mia parte… »

Edith: -«Lei è sempre Don Franco?»

Edoardo: -«Mai stato. Credo!»

Una voce dalla strada: -«Coccooo… cocco belloooo… coo… ccoo…»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 4/07… ore 23.30, un tipo alla Franco de Angelo (il mio amico internazionale, amico quando non era internazionale)…»

Edith: -«A mia moglie è venuta voglia di un cioccolatino.»

Edoardo: -«Sfusi non ne abbiamo. Ci sono queste barrette da un euro.»

Edith: -«Ed io spendo un euro per una voglia di mia moglie?»

 

°°°————°°°

Edoardo: -«Il 24/07… ore 1.45, la signorina extra acchitata, pantaloni bianchi aderenti da far notare le vene pulsanti sui glutei e sul ventre, corpetto trasparente da mostrare le costole ed i polmoni, due labbra, due, rosse entrambe e gonfie una più dell’altra, sugli occhi tutte le schifezze immaginabili compresi i brillantini i luccichii ed i faretti miniaturizzati, ogni scarpa con punta di trenta centimetri, ogni dito con anello di mezzo chilo, ogni orecchio con catenacci dorati, al naso un chiodo nella narice sinistra ed un pipistrello nella narice destra… »

Edith: -«C…e… l’ha… un   t…e…le…fo…no?»

Edoardo: -«No.»

Edith: -«Gli…e…la… pa… go… .è…urge… n… te.»

Edoardo: -«Nessun tipo di telefono.»

La voce di un marocchino: -«Se urgen tu us mio cellul. Prend uest.»

Edith: -«G…r…a…zie. è acceso?»

La voce: -«Sì sì. Sì.»

Edith: -«Wé, amò, so pronta.»

 

°°°————-°°°

Edoardo: -«Il 14/07 alle ore 1.30 è tornato quel cliente dei venti centesimi.

Ha comprato gelati, è venuto alla cassa… »

Edith: -«Quanto pago?»

Edoardo: -«Quando gli ho chiesto ad alta voce “Le faccio lo scontrino maggiorato come ieri?” ha cambiato colore e non ha risposto.

Come ho fatto a non capire subito che la persona accanto a lui era uno degli amici della cena precedente?»

Edith: -«Bugiardo. Carogna! L’avevi capito!»

Edoardo: -« Nel mio primitivo intento “Il Chioccolo del fringuello” avrebbe dovuto essere una specie di lavoro ruotante intorno agli sdoppiamenti di personalità della gente comune (i vip, di per sé, sono esclusi da ogni confronto).

Non era stata un’intuizione fallace.

Ne trovo la conferma riconoscendo attori, nel variopinto e folcloristico aggregato di folla incredula per la notizia del furto della foto di Maradona, gli stessi soggetti descritti nei foglietti che ho appena finito di copiare.

Tutti, tutti i commossi visitatori della teca ove era stata sostituita la foto rubata con la speciale reliquia, tutti gli adoranti sbalorditi ammiratori della mitica numero 10, tutti, di qualsiasi età sesso ed estrazione sociale, tutti potevano essere associati in una stessa collettività, una specie di setta segreta… »

Edith: -«I MARADONETI.»

Edoardo: -«Nella casella della posta in arrivo, l’unica significativa nuova e-mail che non sia pubblicità, proviene da comeicinesi@libero.it… »

Edith: -«Piccirì, abbiamo formato una squadra investigativa per identificare il colpevole ed affidarlo alla giustizia popolare.

Le nostre anime ti sono vicine.»

Edoardo: -«Un’altra e-mail anonima!

“Piccirì” mi è molto familiare!

“Giustizia popolare” è un retaggio di altre epoche!

“Le nostre anime”, mah!»

 

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Sesto giorno

 

Edoardo: -«Martedì 10 Agosto…

Caro diario, con intraprendenza via-via più marcata ed evidente, piano-piano, il silenzioso composto flusso di visitatori si è trasformato prima in singoli capannelli vocianti, poi in folto raggruppamento di smaniosi protestatori, fino a sfociare nelle innumerevoli manifestazioni popolari entro cui io sono rimasto coinvolto quale essenziale punto di riferimento.

Ho incontrato un’infinità di persone.

Non ho mai parlato tanto in un solo giorno.

Non avevo mai parlato tanto in un solo giorno!

Il bello è che adesso sono già le tre di notte e quindi tu sei un diario “sfasato” come me.

Quando gli altri, i normali, gli educati, i similia similibus, i tele-dipendenti metodici abitudinari borghesi familiarizzati annusano il profumo del caffè per svegliarsi, io, scodinzolando come un serpente tra le sedie della cucina, apro il frigo, e bevo una super ultima birra popolare per addormentarmi.

Oggi (ieri!) per me è stata una giornata Bla Bla Bla parlata in un napoletano ischiota che non riesco a scrivere.

Tradurrò tutto in italiano, anche se l’originale fascinosa affabulazione dialettica perderà specifici connotati acustici di virulenza e passionalità.

Però più tardi, poiché voglio iniziare dalla telefonata che ho ricevuto prima delle nove, nove del mattino, quasi l’alba per me…»

Edith: -«Ciaoooo!

Come staiiiii?

è ver o o o o?»

Edoardo: -«Chi sei?»

Edith: -«Tanto è inutile, non mi riconosceresti per il nome.

Sono la milanese del Fernet e caffè freddo all’una di notte.»

Edoardo: -«Da Milano? Forse la bella statuina ventenne di striminzite origini nostrane? La bionda… »

Edith: -«Lei, sì.

è ver o o o o?

Possibiiiile?

Sono giunti a tanto?

Da noi il misero polacco lavavetri non commetterebbe mai una simile sciocchezza.»

Edoardo: -«Milano non è il golfo di Napoli.»

Edith: -«Guarda te, neppure in Africa.

Scommetto una fortuna.

Non lo trovi un pirla, voi dite fesso, che si condanna con tanta incoscienza.»

Edoardo: -«Come hai saputo?»

Edith: -«La “Corriera delle Otto” ne ha data notizia di buonora.

Per me, guarda te lo dice una ex terrone, lui, il mariuolo, è morto.

A Napoli non lo perdoneranno.»

Edoardo: -«Esagerata.

Napoli.

Morto.

I tempi sono cambiati.»

Edith: -«Per te forse, non per i Maradoneti.

Io ne sono un esempio. Infatti, la ragione della mia telefonata è per dirti che ho già spedito in posta celere assicurata, al tuo indirizzo, quindici fotografie esclusive di me bambina tra le braccia ed i piedi di Diego.

Te le regalo.

Fanne l’uso che vuoi.

Salutami Ischia.

Forza Napoli.

Forza Diego.»

Edoardo: -«Tu-tu-tu. Ha interrotto la linea.

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

 

Il Dispari 20200817 – Redazione culturale DILA

 

Il Dispari 20200810

Il Dispari 20200810 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200810 – Redazione culturale DILA

Il furto della foto di Maradona

Quarta puntata del racconto di Bruno Mancini.

Le prime tre puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio, e il 3 agosto 2020.

 

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Quarto giorno

 

Edoardo: -«Domenica 8 Agosto…»

Edith: -«AT – TEN – TI.»

Edoardo: -«Il colonnello comandante la commissione medica preposta alla visita di leva, entrò scortato da due militari in pieno assetto di battaglia.

Con passi decisi e rumorosi, dalle nostre spalle si diresse verso la scrivania che avevamo di fronte, sommersa da alcune decine di fascicoli sgualciti e disomogenei.

Allineati e coperti.

Li avevo fissati a lungo durante i venti minuti di attesa -fermo in posizione di riposo-, e praticamente mi ero immaginato una storia per ciascuno di essi.

Il mio, di maggiore corposità -considerato il lungo percorso di uffici ed ufficietti attraverso i quali era transitato-, e che ricordavo essere di colore blu chiaro, lo identificavo, quasi con certezza, nel terzo in alto della seconda fila partendo dall’angolo sinistro.

Il colonnello, nel superarci, ricambiò il saluto militare al picchetto, e prese posto al centro della pedana approntata per l’occasione.

Non era sudato, il nove agosto di quarantadue anni fa, il colonnello bardato con camicia giacca e cravatta, decorazioni multiple, cappello con visiera, calzini e scarpe di cuoio pesante (forse anche maglia della salute e brache di lana lunghe fino ai ginocchi). Non era sudato.

Nonostante il caldo torrido che stagnava sul disalberato cortile adiacente, e che penetrava nel locale in cui ci avevano ordinato di restare in fila allineati.

Neppure un ventilatore, alle due pomeridiane del nove agosto di quarantadue anni fa, trentotto gradi all’ombra, fermi immobili ormai da due ore, senza cibo, senza acqua, senza piscia, noi trenta ragazzi in attesa di visita medica per la leva obbligatoria.»

Edith: -«RI’ – PO’ – SO’.»

Edoardo: -«I nostri giovanili sbatacchianti pendulacchi dondolarono dal centro a destra e poi a sinistra ed ancora a destra ed al centro.»

Edith: -«Signor Colonnello, ecco i…».

 

Edoardo: -«Di quella esperienza mi è rimasto il senso di un’intesa sotterranea, collettiva, non esplicitata, ma forte come può essere, in alcuni momenti storici una suggestione di potere che determina travolgenti rivolte popolari, una complicità spesso silente che oggi ho creduto di rivivere.

Per quale altro motivo, Giulio, il ragazzo scrittore musicista di padre importante, stamattina avrebbe deciso di attendere il mio arrivo allo Snack, confuso tra i tanti consumatori di sfizioserie e gli altrettanto numerosi curiosi di notizie e di pettegolezzi?

Sono arrivato in bicicletta, senza fretta, ben attento a non farmi cogliere alla sprovvista dall’agguato nel quale il bastardo cane stronzo (lasciato sempre libero dal padrone più animale, più bastardo e più stronzo di lui) di tanto in tanto riesce a sorprendermi.

Portavo con me i giornali di cui sono abbonato e che ritiro all’edicola dell’amico Franco.

Questa mattina, da poche ore erano usciti, non uno solo, ma due quotidiani riportanti la notizia del furto e della successiva richiesta di riscatto.

Mimì è stato insuperabile. Ha coinvolto finanche una delle maggiori testate nazionali!

Due articoli per molti versi simili.

Precisi, incisivi, quasi sconvolgenti per la semplicità dell’esposizione e lo sdegno che provocano nel lettore (è il mio caso, naturalmente).

Mimì è stato il solito demoniaco trombatore di giovani notizie abbandonate e disperse.

Mimì è stato il solito guascone.

Si fosse limitato ad esporre l’accaduto riportandolo nel settore riservato alla cronaca -anche soltanto con un trafiletto monotono ed insignificante-, avrebbe, comunque, adempiuto al suo dovere di Direttore Proprietario Cronista.  Anche agendo in maniera meno sensazionalista e più sparagnina avrebbe ugualmente riservato, con suo pieno merito, una sufficiente soddisfazione a me questuante storico abbonato.

Invece, il grosso furetto bramoso epicureo di svolazzanti “Si dice”, bipede autoctono del sottobosco in cui alimenta le sue esclusive fonti informative, il Director Maximo ha applicato la metafora giornalistica dell’uomo che morde il cane -notizia di certo più eclatante dell’inverso-.

Ed io sono diventato l’Intrepido.

Il famelico giustiziere che addenta l’infame alla radice della sua formazione ombelicale.

Un uomo solo alla riscossa.

Un eroe contro l’ignoto.

Per Maradona.

Per un Simbolo.

Un Mito.

Un Popolo.»

Edith: -«Ecco una copia dei giornali da conservare prima che vengano barbaramente sgualciti dagli assatanati predatori di notizie che frequentano il locale.»

 

Edoardo: -«Ecco la ragione per la quale il discreto Giulio si è accostato ponendomi quasi di nascosto una mano sulla spalla, mi ha chiesto di seguirlo nell’angolo meno trafficato accanto al deposito bibite, si è aperto con voluttà la camicia a fiori hawaiani, e mi ha invitato a toccare… »

Edith: -«Toccala!»

Edoardo: -«Toccare? Io non metto la mano sotto la camicia di nessun uomo, giovane o vecchio che sia!»

Edith: -«Coraggio! Non è mai stata lavata! Toccala!»

Edoardo: -«Ma che… »

Edith: -«è la maglia che Diego indossava nella partita di Coppa Uefa contro il Werder Bremen nell’edizione 1989-1990.

Ancora impregnata del suo sudore!»

Edoardo: -«La maglia?»

Edith: -«L’ho portata per te.

Te l’affido.

Sei troppo forte.»

Edoardo: -«Non ci posso credere… tu… »

Edith: -«Sì, ti presto la maglia originale di Diego. Esatto.

Per darti la possibilità di scornacchiare quel fetente mariuolo.

Fanne ciò che vuoi.

Quando credi, mi telefoni e me la restituisci.

Dove posso posarla senza farmi notare dalla gente?»

 

Edoardo: -«Evito, perché sarebbe troppo lungo e noioso, di riportare tutti i pensieri che si sono accavallati ingarbugliati attorcigliati annodati e strozzati nel breve tempo trascorso tra l’arrivederci (un abbraccio appena accennato) con Giulio complice ed ammiccante, e la temeraria scelta di sistemare la mitica numero 10 nella vetrina dell’ingresso centrale.

Solo un folle come me può correre un così grosso rischio lanciando una sfida tanto palese quanto incosciente, tanto pubblica da non poter essere ignorata, ma dalla tanto fragile difesa.

Lo saprà nel giro di pochi minuti. L’isola è piccola. Al massimo in qualche ora.

è certo.

Il mariuolo non potrà non venirne a conoscenza.

Subito, al massimo in qualche ora.

Sarà come introdurgli un dito in un occhio.

Non potrà non agire.

Il problema è capire come e quando.

Con la forza, con l’inganno, attendendo la notte?

Vedremo.

La maglia numero 10 nella vetrina dell’ingresso centrale incorniciata dalla scritta più beffarda possibile…» Edith:  -«Mariuolo, nun si nisciuno.

Questa è la maglia di Diego.

Provaci!

Edoardo: -«P.S. Avevo già chiuso questa pagina di diario, ma prima di stendermi a letto avevo ancora una mezza birra semifredda da bere. Mi sono accostato al computer, ho aperto la casella di posta e vi ho trovato un messaggio senza firma proveniente da comeicinesi@libero.it.

Il contenuto mi ha stupito ed inquietato… »

Edith: -«Vi era scritto: Abbiamo lanciato per te un “Passa Parola” universale.»

Edoardo: -«Perché anonima?

Dicendo “per te” ha voluto puntualizzare una conoscenza, un’amicizia, una familiarità?

Come ha fatto a conoscere il mio indirizzo?

Con quali mezzi “Passa Parola”?

Perché “universale”?

Tutte domande con innumerevoli ipotetiche risposte.

Nessuna certezza.

Come una presenza indecifrabile, soprannaturale che va oltre il pur indefinito popolo d’internet.

Mah!

La birra è finita…»

Edith: -«Buona notte.»

Il Dispari 20200810 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200810 – Redazione culturale DILA

 

TWITTERONE

Da Liga Sarah Lapinska Ambasciatrice DILA in Lettonia.

Per conto di DILA

1) Natalya Rossijskaya ha ricevuto la mia opera d’arte “My Tall Ship”.

Natalya, donna elegante e intelligente, nel mercato di Jelgava lavora con libri, riviste, giornali. Ringrazio Natalya per l’ispirazione per alcune delle mie opere.

Mi chiedete “Come mai”?

Perché a volte troviamo l’ispirazione nei libri, nelle riviste e nei giornali, non dimenticando la nostra vita e coloro che sono per noi speciali.

Con rispetto per i libri, nessuno soggetto scritto è cosi profondo e unico come la nostra vita.

2) Vilis ha ricevuto la mia opera d’arte “The Time is Life, the Time is Death”, (pubblicata nella nostra antologia “Una pagina, un emozione” e rappresentata in una delle nostre mostre in Jelgava) insieme con nostre antologie “Da Ischia sempre poesia” e “Otto Milioni”  (sponsorizzate dall’Istituto Agostino Lauro presieduto da Salvatore Lauro).

Vilis ha ricevuto anche la rivista “Eudonna” edita da Mariapia Ciaghi, in cui si può leggere in lingua italiana la mia intervista a Ilze Zeimule-Stepanova e si possono guardare alcuni miei quadri.

Vilis ha sponsorizzato un po’ i miei colori per dipingere, non solo per disegnare.

Vilis ha già una piccola collezione delle mie opere.

3) La nostra sincera amica da anni Anastasija Lide ha ricevuto le mie opere d’arte “The Earth Remember Us” e “Robin Hood Musician.

Si può dire che lei adesso ha una piccola collezione delle mie opere, che le ho regalate di tutto cuore.

Grazie per le verdure del tuo piccolo giardino, mia cara e rispettata amica!

Ha ricevuto anche la nostra antologia “Mare Monti Mare”

Lei non è poetessa, ma capisce benissimo che non solo poeti o pittori valgono la pena di essere amati e, talvolta, hanno necessità di aiuto.

Ora la signora Anastasia non e più giovanissima quindi le facciamo auguri cordiali.

Ti ringrazio per la tua amicizia, Anastasija!

4) Valentina Ribinskaya ha ricevuto con piacere le nostre antologie “Mare Monti Mare”, “Otto Milioni” e “Da Ischia L’Arte”.

Il Dispari 20200810 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200810 – Redazione culturale DILA

Liga Sarah Lapinska My Tall Ship

Liga Sarah Lapinska My Tall Ship

Liga Sarah Lapinska Robin Hood Musician

Liga Sarah Lapinska Robin Hood Musician

Liga Sarah Lapinska The Earth Remember Us

Liga Sarah Lapinska The Earth Remember Us

Liga Sarah Lapinska The Time is Life ,the Time is Death

Liga Sarah Lapinska The Time is Life ,the Time is Death

Il Dispari 20200810 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20200810 – Redazione culturale DILA

 

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