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testo e musica Aleksandrs Mirvis Зеркала Gli Specchi

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suona il piano. Da Les parapluies de Cherbourg

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27ar25 ANDREA DEL BUONO
BIOLOGIA POSITIVA & SALUTOGENESI – 1

Salutogenesi è tutto ciò che crea salute, ovvero tutto ciò che permette alle persone, anche in situazioni di forte avversità (un trauma, una malattia cronica, la disabilità, precarie condizioni socioeconomiche, ecc), di compiere scelte consapevoli di salute, utilizzando tutte le risorse (interne ed esterne)di resilienza e capacità pro-attiva.
Il termine Salutogenesi è formato dalla parola latina salus, salutis = salute, e dalla parola greca genesi = origine, inizio, derivazione.
Secondo questo nuovo approccio la domanda fondamentale non è più: «Quali sono le cause della malattia, e come si possono prevenire?» Bensì: «Quali sono i meccanismi molecolari alla base della salute, e come possiamo mantenerla?».
Il padre indiscusso dell’approccio salutogenico è Aaron Antonovsky (1923-1994), tuttavia è solo nel 2012 che, con l’Editoriale di Colin Farrelly, nasce la Medicina della Salute ela Biologia Positiva. L’Autoresi chiede se,stanziare enormi quantità di danaroin ricerca di base e applicata, per la comprensione delle cause delle malattie, al fine di trovare nuove cure e terapie, sia il modo più efficace per mantenerci in salute.
Tutta la ricerca medica attuale potrebbe essere definita “Biologia Negativa” o della “malattia”. Sarebbe altrettantoutile ed efficace concentrare invece gli sforzi sulla Biologia Positiva:studiare e ricercare i meccanismi molecolari che consentono ad alcuni longevi e centenari (fenotipi positivi) di vivere più di un secolo senza mai soffrire delle malattie croniche che affliggono la maggior parte degli esseri umani nella loro vita.
Se riuscissimo a copiarne le modalità, non sarebbe questa una rivoluzione in tema di Salute Pubblica?
Il paradigma della Biologia Positiva si basa dunque sulla consapevolezza che l’aspettativa di vita, resistenza alle malattie o altre capacità, sia conseguenza di meticolosi meccanismi biologici e che una volta individuati possono essere copiati per aiutare tutti a migliorare il proprio stato di salute.
In effetti, la biologia negativa ha fatto progressi significativi per prevenire e curare le malattie croniche, ma il concentrarsi solo sulla patologia ha fatto sì che altre potenziali strade per la ricerca siano state trascurate.
Dal 2012 finalmente molti ricercatori stanno investendo in questo campo.
Ad esempio si sta studiando un farmaco che imiti in modo sicuro gli effetti della restrizione calorica, che potrebbe ritardare la maggior parte delle malattie e dei disturbi legati all’invecchiamento.
Nel prossimo numero vi svelerò come fare un check-up salutogenetico.

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30ar25f Yousra Chenah
Djuha: personaggio immaginario del Medio Oriente

Nella cultura araba in generale, e in quella algerina in particolare, ci sono tante figure famose che non solo sono note per essere parte della storia e dell’eredità araba, ma lo sono anche per le loro vicende che, grazie ai buoni valori morali che sono stati trasmessi, hanno plasmata positivamente intere generazioni di giovani.
Il personaggio di oggi è Djuha.
Djuha è in realtà un personaggio immaginario del Medio Oriente, noto per la sua saggezza e brillantezza nel risolvere i problemi che affronta durante il suo viaggio e per la sua ingenuità nell’agire in modo divertente per dare lezioni a giovani e anziani.
Djuha è attribuito a un povero iracheno di nome Abu Al Ghusn Dujain Al Fazari che porta sempre con sé il suo asino al bazar.
In un’altra fonte il personaggio di Djuha è attribuito a un uomo turco di nome Nasr Al Din Khouja. Potrebbe essere uno di loro, chi lo sa?
La cosa importante è che Djuha sarà sempre una leggenda che possiamo emulare.
Oggi vi racconteremo una breve storia su come lo stupido Djuha sia riuscito a vendicarsi usando i suoi trucchi.
Un giorno Djuha stava facendo la spesa al bazar e un uomo strano gli si avvicinò e gli diede uno schiaffo molto forte in faccia, lui si arrabbiò e iniziò a urlargli contro e ad agitare la mano per mostrare la sua rabbia perché non aveva fatto nulla di sbagliato per essere schiaffeggiato.
Subito dopo andarono entrambi a casa del giudice presidente del tribunale.
Sfortunatamente per Djuha, il giudice era un parente dell’aggressore e per risolvere il problema strizzò l’occhio al suo parente dicendo “Devi dare a Djuha 20 dinari per essere perdonato da lui” e poi aggiunse “Vai a prenderli e lui ti aspetterà qui”.
Gli strizzò di nuovo l’occhio.
Djuha era felice per i 20 dinari e aspettò pacificamente.
Ma passarono molte ore e l’aggressore non si fece vedere, così Djuha iniziò a ripensare agli ammiccamenti che aveva visto tra loro e si rese conto che era accaduto qualcosa di sospetto.
Quindi Djuha si alzò, andò dal giudice, lo schiaffeggiò e gli disse “Quando l’aggressore arriva con i soldi per me tu prendili per perdonarmi” e poi voltò le spalle e andò via felice per la vendetta.

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20ar25 Mariapia Ciaghi
Civismo: un modello socio-economico per un futuro sostenibile

In un mondo segnato da disuguaglianze crescenti e crisi ambientali senza precedenti, l’urgenza di un modello socio-economico alternativo diventa sempre più evidente.
Il Civismo, come concetto e pratica, rappresenta una proposta audace e concreta per superare le rigidità del neoliberismo, combinando i valori del collettivismo e del capitalismo in un sistema che privilegia sostenibilità, inclusione sociale e rispetto per l’ambiente.
Al cuore di questa visione si trova una cooperativa multi-attività che integra formazione, lavoro e auto-produzione Convivio di beni e servizi essenziali.
Il Convivio non è semplicemente una struttura economica, ma un laboratorio di civiltà.
Qui si intrecciano la tradizione del mutuo soccorso e l’innovazione economica, dando vita a un microcosmo in cui le persone non sono meri strumenti del profitto, ma protagoniste di una narrazione più ampia e umana.
Formazione, lavoro e auto-produzione si combinano per rispondere ai bisogni essenziali, promuovendo una dignità condivisa che il neoliberismo, con il suo culto dell’individualismo e del consumo sfrenato, ha messo in crisi.
Il Convivio non è utopia, ma un percorso concreto verso una società equa e sostenibile.
Riconosce la necessità di superare il binarismo tra pubblico e privato, facendo spazio a un terzo pilastro: quello del bene comune, che attinge all’intelligenza collettiva delle comunità.
In questo senso, il Civismo non è solo una teoria economica, ma un atto culturale e morale, capace di ridisegnare le priorità della società.
Il Civismo propone un sistema che non lascia nessuno indietro e che include attivamente le donne, i giovani e i più vulnerabili come motori del cambiamento e si presenta oggi come una forma di ribellione pratica e pacifica contro le storture del sistema.
Non si tratta di un ritorno nostalgico al passato, ma di un recupero critico di valori che il neoliberismo ha soffocato: la solidarietà, il lavoro come espressione di sé, e il rispetto per la natura come fondamento della nostra esistenza.
La cooperativa Convivio è un manifesto vivente di questa visione.
Immaginiamo una rete di Convivii sparsi per il mondo, capaci di fungere da centri pulsanti di innovazione sociale ed economica.
Qui, le persone si formano, lavorano e producono insieme, alimentando un ciclo virtuoso che combatte lo spreco, riduce le emissioni e ricostruisce il tessuto sociale.
Il cambiamento autentico nasce dal coraggio di immaginare un futuro diverso e dalla determinazione di realizzarlo, passo dopo passo.
Il Civismo e il Convivio non sono solo un’idea: sono una sfida a ripensare il nostro modo di vivere, lavorare e convivere.
Non è forse tempo di osare?
Non è forse il momento di ascoltare le voci di chi ci ricorda che la sostenibilità non è un lusso, ma una necessità?
Il Civismo ci offre una strada: spetta a noi percorrerla, con audacia, speranza e determinazione.
Appuntamento a Venezia il 10 Marzo con Gianfranco Trabuio (Esperto in statistica, economia e PNL. Dirigente e docente universitario); Pasquale Ruga (Esperto in soluzioni energetiche sostenibili); Gabriella Chiellino (Esperta in sostenibilità ambientale e consulente ambientale); Ettore Bonalberti (Sociologo esperto in gestione forestale e ambientale. Presidnete Associazione internazionale per la Cultura Ambientale e del Lavoro solidale; Dino Gerardi (Esperto in statistica ed economia, già funzionario europeo presso Eurostat e Relazioni Esterne; Introduce Mariapia Ciaghi (Editore, Giornalista, Partner Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, Collaboratrice pagina culturale della testata giornalistica Il Dispari diretto da Gaetano Di Meglio).

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20ar25 Mariapia Ciaghi
Civismo: un modello socio-economico per un futuro sostenibile

In un mondo segnato da disuguaglianze crescenti e crisi ambientali senza precedenti, l’urgenza di un modello socio-economico alternativo diventa sempre più evidente.
Il Civismo, come concetto e pratica, rappresenta una proposta audace e concreta per superare le rigidità del neoliberismo, combinando i valori del collettivismo e del capitalismo in un sistema che privilegia sostenibilità, inclusione sociale e rispetto per l’ambiente.
Al cuore di questa visione si trova una cooperativa multi-attività che integra formazione, lavoro e auto-produzione Convivio di beni e servizi essenziali.
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Qui si intrecciano la tradizione del mutuo soccorso e l’innovazione economica, dando vita a un microcosmo in cui le persone non sono meri strumenti del profitto, ma protagoniste di una narrazione più ampia e umana.
Formazione, lavoro e auto-produzione si combinano per rispondere ai bisogni essenziali, promuovendo una dignità condivisa che il neoliberismo, con il suo culto dell’individualismo e del consumo sfrenato, ha messo in crisi.
Il Convivio non è utopia, ma un percorso concreto verso una società equa e sostenibile.
Riconosce la necessità di superare il binarismo tra pubblico e privato, facendo spazio a un terzo pilastro: quello del bene comune, che attinge all’intelligenza collettiva delle comunità.
In questo senso, il Civismo non è solo una teoria economica, ma un atto culturale e morale, capace di ridisegnare le priorità della società.
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Non si tratta di un ritorno nostalgico al passato, ma di un recupero critico di valori che il neoliberismo ha soffocato: la solidarietà, il lavoro come espressione di sé, e il rispetto per la natura come fondamento della nostra esistenza.
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13ar25f Liga Sarah Lapinska
Il violino di Sholom

Una volta Dio, ancora una volta, scese sulla terra.
Tolse il Sole, la sua corona, e come mendicante, pellegrino, soldato, poiché noi tutti abbiamo diversi volti e diverse uniformi, raggiunse la Lettonia.
In un cimitero, non lontano dalla piccola Dobele, tre adolescenti, Richard, Moritz ed Eugene insieme alla loro sorellina Cecilia, tutti moreni come i corvi, piangevano sulla bara della loro mamma, Maryam.
La bara era già chiusa, perché Maryam fu uccisa con l’ascia.
Vladislav, il marito di Maryam e padre di due figli di Maryam, era il colpevole.
Roman, uno zingaro, abbraccia i suoi due figli, Moritz ed Eugene.
Eugene, come l’ufficiale dell’esercito di Adolf Hitler, sparò comunisti, ebrei e zingari.
I soldati sovietici, invece, spararono a pochi chilometri dalla culla di suo figlio, mio papà.
Dio bussa a una porta.
La giovane padrona di casa, Matilda, lo fa accomodare.
Nel grembo ha il suo figlioletto Jidele.
Chiede a Dio se non ha bisogno di un caldo cappotto, oltre alle salsicce rustiche.
Matilda è per metà tedesca, per metà lettone, ma suo marito Sholom è ebreo, uno di quelli che entravano in Lettonia dall’Ucraina insieme con rabbini, gioiellieri, usurai.
Avevano tutto con sé, tranne le armi più pericolose dei coltelli da cucina.
Ecco perché Sholom sapeva tutto, tranne uccidere.
Sholom andò in guerra e respirò i gas velenosi.
Così, Sholom perse un occhio e cominciò a tossire sangue.
La Matilda faceva una proposta a Sholom.
Matilda aspetta il ritorno di Sholom dalla cerimonia di matrimonio.
– “Verrà dal matrimonio?!” Dio le chiede.
– “Si. È solo mio marito, ma al matrimonio suona il violino. Mentre suona, i cervi sorridono ai lupi. Quando finì la guerra, viene dichiarato un nuovo trattato di pace. Quando mi strizza gli occhi con il suo bellissimo occhio unico…”
– “Unico?!”
– “Sì. Era in guerra per combattere contro Bermont. Poiché, Sholom è un violinista di Dio. ”
– “Però, finora non ho sentito nulla di lui.”
– “Poiché la stampa non scrive di lui, altrimenti tutte le ragazze si innamorerebbero di lui.”
Sholom ritornò e diede a Dio i suoi vestiti, uno spartito con la calligrafia di Niccolò Paganini, e tre bottiglie di vino.
Dio lo ringraziò e corse via.
Benedisse quella casa, augurando, che Jidele conservasse sempre il suo ferreo ottimismo, Matilda potesse essere sempre innamorata e che Sholom potesse ricevere un tale potere sui cuori e sulle gambe degli umani tale da far cessare le guerre, perché guerrieri, generali, antisemiti e i Semiti, ballassero al ritmo del violino di Sholom, finché sarà in grado di suonare.
Poi, la Lettonia fu occupata dall’esercito di Adolf Hitler.
Sholom ricevette una stella di David gialla da fissare sul suo unico cappotto.
La Matilda non lo lasciò andare alla polizia per registrarsi.
Gli agenti sono venuti di persona, armati.
Il più alto, di nome Fritz, gridò a Matilda di chiamare immediatamente “quel Jude”.
Tre volte gli agenti tedeschi vennero ad arrestare Sholom, ma Sholom cominciò a suonare e i tedeschi subito saltavano in una danza, ridendo come bimbi.
Possono la musica e la danza sconfiggere la guerra e la morte?
Anche un’altra violinista, Sara Rashina, una mia parente lontana, credeva all’amore tra i popoli e sparì a Rumbula.
Fritz ci ripensò un po’ e poi chiamò il fanatico Eugène, un sordo disabile e un assistente di polizia con le stampelle al posto delle gambe.
Tutti e due non potevano ballare.
Ma perché Eugène non si sottometteva al potere del violino di Sholom?
Ovviamente, i violinisti sono onnipotenti.
La Matilda era irremovibile nel divorziare dal marito, così Eugène portò con sé anche il Jidele, che non era stato battezzato.
Eugène ha sparato Sholom in una foresta idilliaca.
Sholom cadde nelle eriche senza chiudere il suo unico occhio.
Già nel 21° secolo, l’attivista della Società dei ebrei di Jelgava, Lidija Rybkina e i suoi compagni trovarono questa fossa comune e lei ordinò un memoriale.
Gli assassini di Alfred Bekou hanno ritenuto Jidele un ragazzino lituano bruno e lo ho lasciano da solo.
Dopo la guerra, Matilda trovò il suo figlio. Jidele, adesso Jeronim.
Viveva in una famiglia lituana.
Lei non si è mai risposata, ma passava i suoi giorni con Jeronim – Jidele.
Dopo lunghe battaglie con la burocrazia sovietica, è partita insieme con il figlio per la Germania.
Jidele, mentre si esibiva in Lettonia, decise di restarvi.
Affittò una camera vicino a Riga.
Ferma la sua auto noleggiata davanti a una casa non distante da Dobele.
Qui tutto gli ricorda suo papà, anche le macchie scure sulle pareti che mostravano che un tempo qui erano appese le fotografie, ecco, al centro, il piccolo Jidele, vestito da principino; la Matilda sembrava una Madonna di Albrecht, Dürer, invece il moreno Sholom aveva il suo violino a spalla, come il fucile per i soldati.
Cosa altro possiamo aggiungere?
Viva la musica!
Viva l’amore!

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08ar25 Adriana Iftimie Ceroli
Simbolicamente la Mamma

Questo grandissimo simbolo è associato a quello del mare, dei campi e della terra, nel senso che tutto è un ricettacolo o matrice della vita, dal mare e dalla terra nasce il corpo materno.
Qui troviamo la stessa ambivalenza dove la vita e la morte sono collegate.
La nascita è uscire dal grembo della mamma, mentre la morte è l’ingresso o per meglio dire il ritorno nella terra.
Secondo il Cristianesimo la madre è la Santa Chiesa, come fosse un battaglione da cui i fedeli ricevono la vita e il dono celeste, però si può anche soffrire quando se ne abusa o la spiritualità viene usata come strumento tirannico.
Quindi la Vergine Maria, che ha partorito Gesù Cristo dallo Spirito Santo, esprime una realtà storica e non un simbolo.
Allora Dio può fecondare il suo Creato contro ogni legge della natura.
Questa cosa rileva che le radici di Gesù Cristo uomo sono attraverso sua Madre con la Divina Legge, cioè Dio e null’altro unisce meglio il Divino con il Creato.
I Padri della Chiesa hanno dovuto spiegare questo fatto paradossale, mi riferisco che Santa Maria Vergine non potrebbe essere figlia del suo figlio ma sono teorie che fanno ancora sbattere la testa tra la scienza e la fede.
Sul firmamento cosmologico ogni pianeta con nome maschile corrisponde ad un’unica dea, Minerva, così lasciò testimonianza scritta Giulio Cesare.
Nella psicanalisi moderna, il simbolo materno diventa un archetipo anche dell’inconscio, dell’anima.
Si dice che nei sogni la mamma appare sottoforma di un orso perché esso rappresenta tutti gli istinti su cui la persona si concentra e si sente protetto dalla mamma.
Sono un insieme di sentimenti che un individuo, nell’inconscio, chiede protezione e coccole.
Augurando a tutti di avere sempre nel cuore la spiritualità e l’ingenuità di un bambino, concludo con la speranza che ciò che scrivo sia di vostro gradimento.

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01ar25 Luciana Capece
PRESENTAZIONE SILLOGE “ITINERARI” DI ANTONELLA COLONNA VILASI

L’opera poetica ITINERARI, della Scrittrice Poetessa Psicologa Dott.ssa ANTONELLA COLONNA VILASI, nell’armonia dei suoi scritti e del verbale lessicale ne è la ricerca di una emancipata  evoluzione, con un idioma adeguato, lontano da egoismi mentali.
Per preservare fiduciosa, tappe della vita, prestando attenzionali accorgimenti.
Sono storie stilate da molteplici sfumature spesso imprigionate nell’intimo delle persone, un vero contenitore dalle cavità misteriose.
La logica poetica esistenziale vede il mondo con un bilanciamento che produce perfetta quiete, però ne commenta il conflitto psicologico, emarginato dalla perdizione dell’umanità!
Tuttavia è bene soffermarsi sulla riflessione sociale quasi come un’autoanalisi introspettiva dell’individuo che timbra la sua dovuta esperienza e sapienza nelle curve d’un quotidiano aggravato da anomalie sorgive, ove incrocia e consegna al tempo congegni di prepotenza incarnata da matrice crepuscolare.
Con segmenti di strategie non casuali ma voluti a testimonianza di ritmi serrati e confusi nel contesto psicologico e filosofico.
Una produzione di idee della Dott.ssa COLONNA VILASI (Vero Patrimonio Conservatore) pronto a decifrarne i contenuti, nell’intento perpetuo di una felicità possibilmente reale.
Un potenziale ribaltio per attingere in fase calzante al valore primario, emblematica soluzione per tutte le questioni affliggenti e opprimenti.
Un libro condivisibile che varca il risorgere sentimenti d’amore, articolato da celebri passaggi d’arcobaleni di realtà e di speranzose proiezioni futuristiche.
Elemento basico per ogni ESSERE UMANO, nell’apprezzare la bellezza universale cui dipinge l’io interiore di chiara luce.

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30ar25 Yousra Chenah
Djuha: personaggio immaginario del Medio Oriente

Nella cultura araba in generale, e in quella algerina in particolare, ci sono tante figure famose che non solo sono note per essere parte della storia e dell’eredità araba, ma lo sono anche per le loro vicende che, grazie ai buoni valori morali che sono stati trasmessi, hanno plasmata positivamente intere generazioni di giovani.
Il personaggio di oggi è Djuha.
Djuha è in realtà un personaggio immaginario del Medio Oriente, noto per la sua saggezza e brillantezza nel risolvere i problemi che affronta durante il suo viaggio e per la sua ingenuità nell’agire in modo divertente per dare lezioni a giovani e anziani.
Djuha è attribuito a un povero iracheno di nome Abu Al Ghusn Dujain Al Fazari che porta sempre con sé il suo asino al bazar.
In un’altra fonte il personaggio di Djuha è attribuito a un uomo turco di nome Nasr Al Din Khouja. Potrebbe essere uno di loro, chi lo sa?
La cosa importante è che Djuha sarà sempre una leggenda che possiamo emulare.
Oggi vi racconteremo una breve storia su come lo stupido Djuha sia riuscito a vendicarsi usando i suoi trucchi.
Un giorno Djuha stava facendo la spesa al bazar e un uomo strano gli si avvicinò e gli diede uno schiaffo molto forte in faccia, lui si arrabbiò e iniziò a urlargli contro e ad agitare la mano per mostrare la sua rabbia perché non aveva fatto nulla di sbagliato per essere schiaffeggiato.
Subito dopo andarono entrambi a casa del giudice presidente del tribunale.
Sfortunatamente per Djuha, il giudice era un parente dell’aggressore e per risolvere il problema strizzò l’occhio al suo parente dicendo “Devi dare a Djuha 20 dinari per essere perdonato da lui” e poi aggiunse “Vai a prenderli e lui ti aspetterà qui”.
Gli strizzò di nuovo l’occhio.
Djuha era felice per i 20 dinari e aspettò pacificamente.
Ma passarono molte ore e l’aggressore non si fece vedere, così Djuha iniziò a ripensare agli ammiccamenti che aveva visto tra loro e si rese conto che era accaduto qualcosa di sospetto.
Quindi Djuha si alzò, andò dal giudice, lo schiaffeggiò e gli disse “Quando l’aggressore arriva con i soldi per me tu prendili per perdonarmi” e poi voltò le spalle e andò via felice per la vendetta.

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