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La famiglia Berlusconi chiede investimenti di 250 euro

Per la serie

Esopo news

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Con la registrazione di un messaggio che arriva sui nostri cellulati senza alcuna autorizzzione la famiglia del pregiudicatto ci chiede 250 euro per partecipare ad un affare.

Fanculo!

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20250704 DILA APS IL DISPARI professionisti

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Il falso storico della Tavola Pitagorica e il principio posizionale dell’abaco

I PARTE

Nelle puntate di  questo articolo tratterò di un falso storico troppo spesso dimenticato.

Noi oggi chiamiamo Tavola Pitagorica la tavola di moltiplicazione dei numeri naturali nel sistema posizionale decimale, ma in realtà questo nome denotava l’ultimo tipo di abaco medioevale, l’abaco a gettoni o a colonne, attribuito ai tardo neopitagorici medioevali del secolo XI e per questo motivo detto anche Mensa Pythagorea (Tavola Pitagorica).

La tavola di moltiplicazione non può essere stata inventata né da Pitagora, che visse nel VI sec. a.C. né dai neopitagorici, che operarono ad Alessandria d’Egitto dal I sec. a.C al III sec. d.C. Ciò per l’ovvio motivo che il sistema di numerazione decimale posizionale, che essa utilizza, è stato inventato, secondo le fonti ufficiali, nell’India settentrionale all’inizio del VI secolo d.C., essendo il più antico documento che ne attesta l’uso  un atto di donazione, inciso su rame, recante in indiano la data 346 corrispondente a 595 d.C.

Questa l’origine universalmente ormai condivisa del nostro attuale sistema di numerazione.

Secondo gli studi più accreditati, gli arabi appresero le nove cifre indiane e il loro uso probabilmente con l’introduzione a Baghdād, nel 766 o secondo altri nel 773, di un’opera indiana di contenuto astronomico e matematico, Sindhind, poi tradotta in arabo nel 775.

Successivamente, il nuovo sistema di numerazione indiano fu diffuso dagli arabi in Spagna, da loro conquistata già nel 711-712, e poi in Europa soprattutto per opera di Leonardo Fibonacci, con la sua famosa opera Liber Abbaci del 1202. Abacus è il termine latino con cui si designava l’abaco, mentre abbacus (con due b) è il termine latino con cui in Italia, dal secolo XIII in poi, ci si riferiva al calcolo basato sul sistema di numerazione scritta decimale e posizionale indiano.

Per dettagli sulla diffusione del nuovo sistema di numerazione indiano in Europa rimando al mio articolo Il ruolo dell’Islàm nello sviluppo delle scienze, «ArteScienza», Anno II, N. 4, pp. 39-124.

Tutta una diversa narrazione è stata, però, proposta da alcuni studiosi. Francesco Ginanni (1716 -1766), nella sua opera Dissertatio mathematica critica de numeralium notarum minuscolarum origine, sostiene che le nostre attuali cifre sono nate in Italia e che furono usate già nel sec. II d.C. sotto l’impero di Marco Aurelio.

Invece Gian Domenico Romagnosi (1761-1835), Michel Chasles (1793–1880) e Alexander von Humboldt (1769-1859) attribuiscono l’invenzione del sistema di numerazione posizionale decimale alla Scuola Pitagorica, che operò dal 530 al 450 a.C. a Crotone sotto la guida di Pitagora.

I neo-pitagorici greci di Alessandria d’Egitto le avrebbero diffuse nella Roma imperiale, poi nel vicino oriente e in India tramite gli scambi commerciali.

Da Roma il sistema di numerazione posizionale sarebbe stato esportato in Spagna e nelle province romane dell’Africa settentrionale.

Gli arabi lo avrebbero appreso durante le loro conquiste di queste province.

Questa narrazione non ha però  alcun serio fondamento storico, in quanto non esistono documenti che attestino la conoscenza del sistema di numerazione decimale posizionale da parte dei greci.

Al contrario, le fonti storiche provano che Pitagora e tutti i greci, anche del periodo alessandrino, utilizzavano un altro sistema di numerazione scritta additiva, simile a quella ebrea, rappresentando nella scrittura i numeri con le iniziali dei loro nomi.

Se i matematici greci avessero veramente ideato il sistema di numerazione decimale posizionale, lo avrebbero applicato e certamente Aristotile ne avrebbe fatta menzione nelle sue opere, come osserva Andrea Stiattesi (Sull’Aritmetica. Dissertazione storica-critica, 1870).

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ROBERTO MUROLO

Un Mito dell’arte musicale

20250627 DILA APS IL DISPARI professionisti

Nato il 19 Gennaio 1912 e morto il 13 Marzo 2003.

Imparentato con i De Filippo ed Eduardo Scarpetta è stato oltre che un grande cantante chitarrista anche autore ed attore.

Ricchissimo il suo repertorio nella lunga carriera da NAPULE CHE SE NE VA a PISCATORE ‘E PUSILLECO – NUN ME SCETA’- MUNASTERIO ‘E SANTA CHIARA – VIERNO – SCIUMMO – LUNA CAPRESE – SCALINATELLA – TAMMURRIATA NERA – NA VOCE NA CHITARRA E ‘O PPOCO ‘E LUNA.

All’attivo ben 12 album a 33 giri tra il 1963 ed il 1965. Oltre ad una lunghissima serie di dischi monografici.

Tra i brani da lui composti: ‘O CIUCCIARIELLO – TORNA A VUCA’ – SCRIVEME.

Suo erede vocale, a detta di molti critici, è MARIO MAGLIONE.

Nel 1992 ebbe un grande successo duellando con MIA MARTINI di CU’ MME di ENZO GRAGNANIELLO e DON RAFFAE’ di e con FABRIZIO DE ANDRE’.

Ultimo suo lavoro: HO SOGNATO DI CANTARE con 11 canzoni a 90 anni nel 2022.

Personalmente abbiamo fatto insieme alcuni interventi, io con la dizione di mie poesie e lui con la sua voce e chitarra in numerosissime manifestazioni filantropiche a favore di bambini handicappati in varie località Napoletane, la maggior parte scuole.

Si congratulò moltissimo con me ad OTTAVIANO dove io conseguii il premio di un milione per il terzo posto con la poesia GELO.

In quell’occasione ebbi il piacere di conoscere il Maestro SERGIO BRUNI al quale piacquero

moltissimo i miei versi.

Erano gli anni 90 quando ancora facevo parte della vita salottiera e poetica anche con numerosi viaggi in diverse località Italiane con l’Associazione dei poeti dialettali d’Italia con sede in Roma. Locri – Grottaferrata – Procida – Caserta – Anzio – Massalubrense  e tante altre.

Bei ricordi appartenenti ad un periodo andato via e che non tornerà mai più!

LUCIANO SOMMA

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Bruno Mancini scrittore

Bruno Mancini Presidente DILA APS

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Rubrica Ddclinic-Journal

“Salute in Primo Piano: Prevenire è Vivere Meglio”

“Ambulatorio dei Sani” – Oltre la Superficie: Le Analisi Molecolari Avanzate al Servizio della Prevenzione

Come possiamo tradurre concretamente i principi della “biologia positiva” in un percorso tangibile per la nostra salute?

La chiave risiede nell’adozione di analisi molecolari avanzate, strumenti diagnostici di precisione che ci consentono di “leggere” il nostro organismo a un livello di dettaglio senza precedenti, andando ben oltre i tradizionali esami di routine.

Non parliamo di generici check-up, ma di indagini mirate a identificare i precursori della malattia molto prima che questa possa manifestarsi clinicamente.

Tra queste metodologie d’avanguardia, i test genetici non sono finalizzati alla diagnosi di malattie genetiche rare, ma piuttosto all’individuazione di varianti genetiche comuni (polimorfismi) che possono influenzare profondamente il nostro metabolismo, la nostra risposta ai nutrienti e la nostra predisposizione individuale allo sviluppo di determinate patologie, incluso il cancro.
 Queste informazioni, tipiche dell’approccio di biologia positiva, sono fondamentali per personalizzare l’alimentazione e lo stile di vita, minimizzando il rischio ben prima che la malattia possa palesarsi.

Parallelamente, l’esame metabolomico analizza in dettaglio i metaboliti presenti nei fluidi biologici, come l’urina.

I metaboliti sono le “impronte” molecolari delle reazioni biochimiche in atto nel nostro organismo, i prodotti finali del metabolismo.

Alterazioni significative nel profilo metabolomico possono indicare squilibri funzionali che precedono la comparsa di una malattia, permettendo interventi dietetici e di integrazione estremamente mirati. Infine, l’analisi dei metalli pesanti è cruciale, poiché la nostra esposizione cronica a questi inquinanti ambientali può interferire con numerosi processi metabolici vitali e aumentare in modo significativo il rischio di sviluppare malattie croniche.

Questa analisi consente di valutare l’effettiva esposizione e di adottare strategie di detossificazione personalizzate.

Il progetto “Ambulatorio dei Sani” si pone all’avanguardia nell’utilizzo di queste tecnologie diagnostiche, offrendo una “radiografia” completa e dinamica del nostro stato di salute, anticipando i problemi e consentendo un intervento tempestivo ed efficace.

Dott. Andrea Del Buono

Presidente Fondazione DDCLINIC

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Ddclinic-Journal

“Salute in Primo Piano: Prevenire è Vivere Meglio”

Il Progetto “Ambulatorio dei Sani” – Un faro per la Salute di Domani

La Rivoluzione della “Biologia Positiva”: Dalla Malattia alla Salute Attiva

 

Per decenni, il modello dominante nella sanità è stato quello della “biologia negativa”: un approccio reattivo, focalizzato sulla diagnosi e la cura della malattia una volta che questa si è manifestata.

Si interviene sui sintomi, si cerca di contenere il danno, spesso quando il processo patologico è già in fase avanzata.

Ma cosa accadrebbe se cambiassimo radicalmente questa prospettiva?

Se ci proiettassimo verso un modello proattivo, incentrato sulla “diagnosi di salute” e sul rafforzamento delle nostre capacità intrinseche di benessere?

Questa è la promettente visione della “biologia positiva“, un paradigma emergente che sta ridisegnando il nostro rapporto con la salute.

Non si tratta più soltanto di evitare il male o di curare il disagio, ma di costruire attivamente la salute, potenziando le nostre risorse fisiologiche e individuando i primi, sottili segnali di squilibrio molto prima che questi possano evolvere in patologie conclamate.

Questa inversione di rotta è cruciale e sempre più urgente, specialmente di fronte alla preoccupante incidenza delle malattie croniche e all’aumento dei casi di cancro ad insorgenza precoce, fenomeni che gravano pesantemente sia sul Sistema Sanitario Nazionale, in termini di costi, sia sulla qualità della vita dei singoli cittadini.

La prevenzione primaria e secondaria, dunque, non è più una mera opzione auspicabile, ma diventa un imperativo strategico, un investimento lungimirante per un futuro più sano, sostenibile e prospero per l’intera comunità.

Il progetto “Ambulatorio dei Sani” della DDclinic Foundation ETS nasce precisamente da questa profonda consapevolezza, proponendo un approccio integrato che valorizza sinergicamente le risorse esistenti, come le farmacie territoriali, e le competenze specialistiche dei biologi professionisti, per guidare i cittadini verso una salute attiva e pienamente consapevole.

È una sfida ambiziosa ma assolutamente raggiungibile, una collaborazione tra scienza, clinica e territorio per un domani di benessere diffuso e duraturo.

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Andrea Del Buono

Presidente Fondazione DDCLINIC

 

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Bruno Mancini

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Bruno Mancini Presidente DILA APS

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ROBERTO MUROLO

Un Mito dell’arte musicale

20250627 DILA APS IL DISPARI professionisti

Nato il 19 Gennaio 1912 e morto il 13 Marzo 2003.

Imparentato con i De Filippo ed Eduardo Scarpetta è stato oltre che un grande cantante chitarrista anche autore ed attore.

Ricchissimo il suo repertorio nella lunga carriera da NAPULE CHE SE NE VA a PISCATORE ‘E PUSILLECO – NUN ME SCETA’- MUNASTERIO ‘E SANTA CHIARA – VIERNO – SCIUMMO – LUNA CAPRESE – SCALINATELLA – TAMMURRIATA NERA – NA VOCE NA CHITARRA E ‘O PPOCO ‘E LUNA.

All’attivo ben 12 album a 33 giri tra il 1963 ed il 1965. Oltre ad una lunghissima serie di dischi monografici.

Tra i brani da lui composti: ‘O CIUCCIARIELLO – TORNA A VUCA’ – SCRIVEME.

Suo erede vocale, a detta di molti critici, è MARIO MAGLIONE.

Nel 1992 ebbe un grande successo duellando con MIA MARTINI di CU’ MME di ENZO GRAGNANIELLO e DON RAFFAE’ di e con FABRIZIO DE ANDRE’.

Ultimo suo lavoro: HO SOGNATO DI CANTARE con 11 canzoni a 90 anni nel 2022.

Personalmente abbiamo fatto insieme alcuni interventi, io con la dizione di mie poesie e lui con la sua voce e chitarra in numerosissime manifestazioni filantropiche a favore di bambini handicappati in varie località Napoletane, la maggior parte scuole.

Si congratulò moltissimo con me ad OTTAVIANO dove io conseguii il premio di un milione per il terzo posto con la poesia GELO.

In quell’occasione ebbi il piacere di conoscere il Maestro SERGIO BRUNI al quale piacquero

moltissimo i miei versi.

Erano gli anni 90 quando ancora facevo parte della vita salottiera e poetica anche con numerosi viaggi in diverse località Italiane con l’Associazione dei poeti dialettali d’Italia con sede in Roma. Locri – Grottaferrata – Procida – Caserta – Anzio – Massalubrense  e tante altre.

Bei ricordi appartenenti ad un periodo andato via e che non tornerà mai più!

LUCIANO SOMMA

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo – Brasile in cucina

Torta salata ai cinque formaggi – Torta 5 queijos

 

Per la pasta

– 1 tazza di farina

– 1 cucchiaio di lievito in polvere

– 2 uova

– 1 tazza di latte

– 1 tazza di prezzemolo tritato

-1 tazza di olio

– sale

Per la farcia

– 200 gr. di ricotta

– ½ tazza di mozzarella a pezzetti e sgocciolata

– 1 tazza di Parmigiano-Reggiano grattugiato

– ½ tazza di grana grattugiato

– 1 tazza di gorgonzola a pezzetti

– 1 tazza di steli di cipollotto tagliuzzati (la parte verde).

Per la farcia: mescolate insieme tutti gli ingredienti in una terrina, lavorateli con una forchetta fino ad amalgamarli.

Per la pasta: nel frullatore sbattere le uova, il latte, l’olio, il prezzemolo e del sale. Aggiungete la farina e il lievito, frullando fino ad avere un composto perfettamente omogeneo. Versatelo in una teglia imburrata di 22×30 cm. foderata con carta forno.

Coprite la superficie con la farcia e fate cuocere la torta nel forno già caldo a 180° per 30 minuti, o fino a quando non sarà lievemente dorata. Servitela subito.

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Bruno Mancini scrittore

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“Salute in Primo Piano: Prevenire è Vivere Meglio”

Il Progetto “Ambulatorio dei Sani” – Un faro per la Salute di Domani

La Rivoluzione della “Biologia Positiva”: Dalla Malattia alla Salute Attiva

 

Per decenni, il modello dominante nella sanità è stato quello della “biologia negativa”: un approccio reattivo, focalizzato sulla diagnosi e la cura della malattia una volta che questa si è manifestata.

Si interviene sui sintomi, si cerca di contenere il danno, spesso quando il processo patologico è già in fase avanzata.

Ma cosa accadrebbe se cambiassimo radicalmente questa prospettiva?

Se ci proiettassimo verso un modello proattivo, incentrato sulla “diagnosi di salute” e sul rafforzamento delle nostre capacità intrinseche di benessere?

Questa è la promettente visione della “biologia positiva“, un paradigma emergente che sta ridisegnando il nostro rapporto con la salute.

Non si tratta più soltanto di evitare il male o di curare il disagio, ma di costruire attivamente la salute, potenziando le nostre risorse fisiologiche e individuando i primi, sottili segnali di squilibrio molto prima che questi possano evolvere in patologie conclamate.

Questa inversione di rotta è cruciale e sempre più urgente, specialmente di fronte alla preoccupante incidenza delle malattie croniche e all’aumento dei casi di cancro ad insorgenza precoce, fenomeni che gravano pesantemente sia sul Sistema Sanitario Nazionale, in termini di costi, sia sulla qualità della vita dei singoli cittadini.

La prevenzione primaria e secondaria, dunque, non è più una mera opzione auspicabile, ma diventa un imperativo strategico, un investimento lungimirante per un futuro più sano, sostenibile e prospero per l’intera comunità.

Il progetto “Ambulatorio dei Sani” della DDclinic Foundation ETS nasce precisamente da questa profonda consapevolezza, proponendo un approccio integrato che valorizza sinergicamente le risorse esistenti, come le farmacie territoriali, e le competenze specialistiche dei biologi professionisti, per guidare i cittadini verso una salute attiva e pienamente consapevole.

È una sfida ambiziosa ma assolutamente raggiungibile, una collaborazione tra scienza, clinica e territorio per un domani di benessere diffuso e duraturo.

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Bruno Mancini | L’imponente eredità civile che ci ha lasciato CHICCO CECCHI – sesta puntata

“Ischia, un’antologia”

APPUNTI PER ITINERARI TURISTICI

NELL’ISOLA D’ISCHIA

PER CONTO DELL’ENTE VALORIZZAZIONE ISCHIA.

Di GIOVAN GIUSEPPE CERVERA 

Pag. 55

Io sono colui che spirò fuori la forma.

Io spinsi avanti questo nobile

dio che riempie il cielo colla sua bellezza .

(75, tes, delle Pir)

Da siffatti presupposti indiscussi, da questa fonte perenne di vita l’estensore di un Piano regolatore dell’Isola d’Ischia dovrebbe pigliar le mosse per impostare seriamente il suo  lavoro. Ed essa rimane ancora l’unica via: il riconoscimento, la salvaguardia, e il potenziamento di questo enorme carico di ricchezze naturali, incapaci, fino a questo momento, di esplodere in tutta la loro forza di rigenerazione e di vita.

Il compito, perciò, che mi s’apre davanti, anche per il presente lavoro di semplice indicazione, resta arduo, e, forse, la sua realizzazione lo è di più: ma chi non vede che accingersi a realizzare tutto questo riesce, come dell’amore, tanto più soddisfacente, quanto maggiore studio e dedizione siano stati richiesti?

Via Tresta e via Ombrasco,

la prima dopo aver percorso l’abitato Tresta e la seconda partendo dalla Cala Ombrasco – che Jasolino addita come la ricchezza genuina dell’isola d’Ischia – si congiungono là dove generano:

Via Fasaniello. Il turista è sopra Cava Fasaniello e ne ammira la ricchezza, perché la natura, come da una sua piena mammella riversa le mirabili acque. Intanto ecco la cascata del Tamburo nella Cava omonima.

A questo punto la strada e si bivia: Via Acqua Piccola, che va ad incrociare Via Campo Manno, e via Buceto.

Chi viole continuare sul ciglio di cava Fasaniello e passare a Cava del Bubù, nei cui fondo l’acqua sulfurea gli fa sentire e vedere il proprio monotono ribollire che ha fatto derivare dalla stessa il nome onomatopeico, chi vuole conoscere le sorgenti dei Arvaniello vigilate da un secolare castagno, chi vuole soffermarsi nelle piccole grotte foderate di issopo di Acqua Piccola, deve prendere la prima.

Chi, invece, volesse scavalcare la collina Tresta e camminare sul ciglio di cava del Malandrino per gustare le meraviglie di questa Cava sempre franante, della Cava di Brusomonte, della Cava di Lecce, fino ad adagiarsi su i due ripiani soffici di “palieri” e di felci di cava Conserva, o, se mai, raggiungere Piano San Paolo, deve imboccare la seconda, cioè Via Buceto.

Ma fin da questo bivio si può rassicurare il turista che nessuna delle due strade gli sarà sgradita.

Ebbene, per un distorto malinteso del bisogno, queste Cave sono diventate ricetto delle immondizie urbane. Il cittadino di Casamicciola, coprendo coi suoi rifiuti l’incomparabile ricchezza che la natura gli ha gratuitamente elargito, sta anteponendo l’idea di bisogno a quella di valore, sta commettendo una vergogna per coprire la quale non basterebbero tutte le foglie di fico del mondo, sta perpetrando un delitto che, in caso di malaugurata alluvione, si ritorcerebbe grottescamente e fatidicamente contro di lui, sommergendolo sotto l’immenso strato di immondizie da lui stesso accumulate.

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Artmetica meloniana

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Artmetica meloniana

Artmetica meloniana

Per la serie

Esopo news

Artimetica meloniana

A proposito dell’aumento delle spese militari che passeranno dal 2% al 5% del prodotto interno lordo (PIL), così come concordato dal governo italiano in ambito NATO. l’Agenzia di stampa ANSA ha titolato:

Meloni: ‘Le spese della Nato non toglieranno un euro agli italiani’

Qundi viene sancita l’adozione della NUOVA artimetica meloniana secondo la quale

il 2% di spese militari + il 98% di spese non militari è pari al 100% del PIL nel 2025

mentre invece negli anni successivi al 2025 lo stesso 100% del PIL si divide nel 5% di spese miltari + il 98% di spese non militari,

ossia vienw introdotta la formula secondo la quale

2%PIL + 98%PIL = 5%PIL +98%PIL

Genialità assoluta di una presidente del consiglio praticamente neppure laureata.

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo – Brasile in cucina

Torta salata ai cinque formaggi – Torta 5 queijos

 

Per la pasta

– 1 tazza di farina

– 1 cucchiaio di lievito in polvere

– 2 uova

– 1 tazza di latte

– 1 tazza di prezzemolo tritato

-1 tazza di olio

– sale

Per la farcia

– 200 gr. di ricotta

– ½ tazza di mozzarella a pezzetti e sgocciolata

– 1 tazza di Parmigiano-Reggiano grattugiato

– ½ tazza di grana grattugiato

– 1 tazza di gorgonzola a pezzetti

– 1 tazza di steli di cipollotto tagliuzzati (la parte verde).

Per la farcia: mescolate insieme tutti gli ingredienti in una terrina, lavorateli con una forchetta fino ad amalgamarli.

Per la pasta: nel frullatore sbattere le uova, il latte, l’olio, il prezzemolo e del sale. Aggiungete la farina e il lievito, frullando fino ad avere un composto perfettamente omogeneo. Versatelo in una teglia imburrata di 22×30 cm. foderata con carta forno.

Coprite la superficie con la farcia e fate cuocere la torta nel forno già caldo a 180° per 30 minuti, o fino a quando non sarà lievemente dorata. Servitela subito.

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo – Brasile in cucina

Torta di mortadella – Torta con salsicha

Per la pasta

-200 gr. di yogurt al naturale

-2 tazze di farina

-3 uova

-1 cucchiaio di lievito in polvere

-½ tazza di maionese

-½ tazza di latte

-1 tazza di olio

-sale

-ketchup e senape (facoltativi)

 

Per la farcia

-500 gr. di mortadella a fette spesse

-2 pomodori

-½ tazza di erbe aromatiche tritate

-sale, pepe

 

Per la farcia: tagliate la mortadella e i pomodori a dadini e riuniteli in una terrina; aggiungete le erbe aromatiche, mescolate e aggiustate di sale e pepe.

Per la pasta: riunite nel frullatore tutti gli ingredienti per la pasta e lavorateli fino a quando la massa sarà omogenea e amalgamata.

Trasferire metà del composto in un teglia di 22×30 cm. foderata con carta da forno.

Copritelo con la farina e versatevi sopra delicatamente la parte restante della pasta.

Mettere la torta nel forno già caldo a 180° e fatela cuocere per 30 minuti o finché non sarà lievemente dorata.

Sfornate, suddividete in porzioni e servitela, accompagnandola a piacere con del ketchup e della senape

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Legenda valida per tutte le ricette

Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
Con cucchiaio si intende quello da minestra.
Il cucchiaino è quello da tè.
La tazza è quella a tè.
La tazzina è quella da caffè.
Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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APPUNTI PER ITINERARI TURISTICI

NELL’ISOLA D’ISCHIA

PER CONTO DELL’ENTE VALORIZZAZIONE ISCHIA.

Di GIOVAN GIUSEPPE CERVERA 

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Io sono colui che spirò fuori la forma.

Io spinsi avanti questo nobile

dio che riempie il cielo colla sua bellezza .

(75, tes, delle Pir)

Da siffatti presupposti indiscussi, da questa fonte perenne di vita l’estensore di un Piano regolatore dell’Isola d’Ischia dovrebbe pigliar le mosse per impostare seriamente il suo  lavoro. Ed essa rimane ancora l’unica via: il riconoscimento, la salvaguardia, e il potenziamento di questo enorme carico di ricchezze naturali, incapaci, fino a questo momento, di esplodere in tutta la loro forza di rigenerazione e di vita.

Il compito, perciò, che mi s’apre davanti, anche per il presente lavoro di semplice indicazione, resta arduo, e, forse, la sua realizzazione lo è di più: ma chi non vede che accingersi a realizzare tutto questo riesce, come dell’amore, tanto più soddisfacente, quanto maggiore studio e dedizione siano stati richiesti?

Via Tresta e via Ombrasco,

la prima dopo aver percorso l’abitato Tresta e la seconda partendo dalla Cala Ombrasco – che Jasolino addita come la ricchezza genuina dell’isola d’Ischia – si congiungono là dove generano:

Via Fasaniello. Il turista è sopra Cava Fasaniello e ne ammira la ricchezza, perché la natura, come da una sua piena mammella riversa le mirabili acque. Intanto ecco la cascata del Tamburo nella Cava omonima.

A questo punto la strada e si bivia: Via Acqua Piccola, che va ad incrociare Via Campo Manno, e via Buceto.

Chi viole continuare sul ciglio di cava Fasaniello e passare a Cava del Bubù, nei cui fondo l’acqua sulfurea gli fa sentire e vedere il proprio monotono ribollire che ha fatto derivare dalla stessa il nome onomatopeico, chi vuole conoscere le sorgenti dei Arvaniello vigilate da un secolare castagno, chi vuole soffermarsi nelle piccole grotte foderate di issopo di Acqua Piccola, deve prendere la prima.

Chi, invece, volesse scavalcare la collina Tresta e camminare sul ciglio di cava del Malandrino per gustare le meraviglie di questa Cava sempre franante, della Cava di Brusomonte, della Cava di Lecce, fino ad adagiarsi su i due ripiani soffici di “palieri” e di felci di cava Conserva, o, se mai, raggiungere Piano San Paolo, deve imboccare la seconda, cioè Via Buceto.

Ma fin da questo bivio si può rassicurare il turista che nessuna delle due strade gli sarà sgradita.

Ebbene, per un distorto malinteso del bisogno, queste Cave sono diventate ricetto delle immondizie urbane. Il cittadino di Casamicciola, coprendo coi suoi rifiuti l’incomparabile ricchezza che la natura gli ha gratuitamente elargito, sta anteponendo l’idea di bisogno a quella di valore, sta commettendo una vergogna per coprire la quale non basterebbero tutte le foglie di fico del mondo, sta perpetrando un delitto che, in caso di malaugurata alluvione, si ritorcerebbe grottescamente e fatidicamente contro di lui, sommergendolo sotto l’immenso strato di immondizie da lui stesso accumulate.

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Bruno Mancini | L’imponente eredità civile che ci ha lasciato CHICCO CECCHI – quinta puntata

“Ischia, un’antologia”

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NELL’ISOLA D’ISCHIA

PER CONTO DELL’ENTE VALORIZZAZIONE ISCHIA.

Di GIOVAN GIUSEPPE CERVERA

Pag. 54

Via Piano – Via fuori il Ralo. Partendo dalla Via Regina Elena, mette anch’essa sulla Scarrupata nella parte più sud presso la non mai tanto segnalata Guardiola, oggi lasciata in abbandono. Il golfo sottostante prende il nome di Fèlice. Indicare Via Piano e, dove questa si biforca, precisare Via Fuori il Rale. E’ questo il ramo che acquista particolarità rilevanti, infossata com’è tra l’umido “maschione”, proprio verso il ripiano dove si consiglia porre la scritta “temine”.

CALA DI OMBRASCO – CASCATELLA DEL TAMBURO – CAVA DEL BUBU’

SORGENTI DI ARVANIELLO

FUMAROLE DEL CACCIUTTO – FONDO D’OGLIO – PIETRA DEL VOIA

La vita di Casamicciola svolgentesi essenzialmente lungo la fascia costiera non lascia intravedere al turista le meraviglie delle sue zone collinose. Eppure queste, una volta venute a conoscenza, difficilmente si lasciano dimenticare: riescono, infatti, a suggerire nel visitatore tal senso di amore per questa terra e ad infondere tanta voglia di rivederle, che non sempre chi le ha visitate può evitare un ritorno in Ischia.

Fondo d’Oglio, Cretaio, Tresta, Ombrasco, Paravisiello, Piccolo Paradiso, Campo Manno, Pera, Cràtica, Ciufano per l’isolano distratto e per il turista che dà uno sguardo sommario alla cartina geografica dell’Isola rappresentano nomi vuoti, privi di significato e senza una gloria di bellezza, ma a chi ha visitato questi posti, non possono non riaprire un cofano di ricordi, di sentimenti, di propositi, non possono non ricordargli le autentiche gioie che la terra, passo passo, gli offriva a ricompensa della piccola fatica.

Lasciare che queste bellezze restino solitarie, ignote al mondo turistico rappresenta una colpevolezza che rasenta il delitto.

Basterebbe una opportuna segnaletica, solo a titolo di compagna e guida, anche lasciando al turista la gioia di scoprire da sé le segrete bellezze dell’isola, rimettendo tutto nelle sue capacità di intendere e amare la natura.

Sarebbe già questo non piccolo conforto nella solitudine di questi sentieri che portano a contatto diretto colle Cave, con le fonti, con le Fumarole, con le Ventarole, con la terra cresciuta col sovrapporsi delle colate eruttive, con le vestigia d’un passato cui si ricollega la nostra esistenza, con il delicato odore dei castagni – odore della nostra terra -, con la visuale aperta, allargantesi colla salita, del nostro mondo la cui componente essenziale e vivificatrice resterà sempre il suo valore estetico:

Io sono colui che spirò fuori la forma.

Io spinsi avanti questo  nobile

dio che riempie il cielo colla sua bellezza .

(75, tes, delle Pir)

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