Per Aurora – volume quinto – Così fu PARTE 2 CAPITOLO SECONDO

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Per Aurora – volume quinto – Così fu PARTE 2 CAPITOLO SECONDO

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Per Aurora – volume quinto – Così fu PARTE 2 CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO 2

Ora non mi chiedo quanto può valere determinare la matrice della mia perdita di coscienza, né tanto meno mi pare a questo punto determinante dare la corretta interpretazione scientifica della mia assenza da me stesso, in quanto sarà certamente più utile, affinché io passa prendere le decisioni opportune, che sforzi la mia memoria, nella faticosa opera necessaria ad inanellate le scene ed i dialoghi secondo il loro corretto sviluppo.
Forse, scrivendo, ometterò qualche particolare connesso a questa ricostruzione delle vicende relative a quel giorno della mia vita che mi sono apparse, come ho già detto, non so bene se in sonno o nel corso di un momento della mia morte.
Ebbene, accanto al cadavere scheletrito, un filaccio di corda, quantunque annodato, era stato tranciato utilizzando la punta formata da una mano della sagoma umana rappresentata sul crocefisso.
Poco distante, un foglio di giornale ingiallito, scritto in inglese, presentava la foto di un mercenario ricercato per aver ucciso un suo superiore di grado che l’aveva colto mentre smerciava sostanze stupefacenti.
Una coperta in parte arrotolata, con evidenti segni di essere stata, tempo addietro, intrisa di un liquido scuro, inondava il maleodorante olezzo dal quale ero stato attratto come da una calamita, stordito come da un etere, reso ciondolante come un ubriaco, il capo chino come un cane, le braccia pendule come una scimmia, gli occhi fissi come un ebete, prima che raggiungessi la scala di comunicazione tra il piano terra e gli ambienti sottostanti: cantina, dispensa, lavanderia, chiesa, tugurio.
Sangue.
Un effluvio di sangue.
Un effluvio di sangue macerato.
Un effluvio di sangue macerato da almeno venti anni.
Una pentola di stagno con residui secchi di olio, adagiata su alcuni rinsecchiti tronchetti di legno – come uno schermo – tratteneva immagini catturate durante il loro antico passaggio – come uno scrigno di nature incorporee -, per riprodurle ai miei sensi inariditi,
al mio sguardo stupito, alla mia razionalità incredula, alla mia mente eretica – secondo un processo di trasmigrazione delle anime, una metempsicosi.
Ecco.
Un uomo, approfittando del buio, s’introduce nella cascina.
Nascondendosi come un legionario, coglie alle spalle l’unica persona, una donna poco più che ragazzina, presente nella casa.
Le pone una mano sugli occhi, le sussurra un nome all’orecchio, le bacia il collo teneramente.
Lei riconosce la voce.
Lei riconosce le mani.
Lei riconosce l’amore.
Lei sospira felice.
L’uomo le cinge la vita con un braccio – come un soldato di ventura-, la solleva dolcemente – come un amante -, continua a sussurrarle parole – come un traditore.
Giunti, insieme abbracciarti, accanto all’altare, le dice “Sposami”, lei risponde “Sì”.
E allora le bacia le labbra.
Un bacio breve.
Interrotto.
Non è sentimento, non è tormento, non è passione, non è amore, non è… lui non è.
Per lei è stupore, terrore, angoscia… per lei è impotenza. Immaginava di vivere la favola con l’arrivo del suo principe azzurro, nel ricordo di quand’era bambina. “Tu non sei lui. Lasciami”.
“Non potrai sfuggirmi.
Arrenditi”.
“Lasciami, bastardo”.
E allora la bacia con violenza.
Sulla bocca trattenendole la testa – come una bambola di pezza -, sul collo comprimendole le guance – come il morso per una cavalla-, sul seno acerbo – strappandole stoffe e bottoni. “Lasciami bastardo.
Vigliacco bastardo”.
E allora la getta per terra – come un sacco di roba vecchia -, le blocca le gambe – come un lottatore di judo -, le lega i polsi- come uno stupratore -.
“Lasciami bastardo.
Vigliacco bastardo.
Non farlo”.
Tutta nuda, le mani legate, le gambe divaricate a forza, la testa schiacciata con vigore su una vecchia coperta, gli occhi del lupo appena sopra la faccia, l’alito caldo della violenza sul suo respiro affannoso e ansante, le mani assassine sui seni sui fianchi sulle cosce sui seni sui fianchi sulle cosce sui seni sui fianchi sulle cosce… e piange.
“Ti prego lasciami”.
Non basta un fuscello a fermare una valanga.
Non basta una nota d’arpa ad ingentilire un colpo di grancassa.
Non basta una preghiera a convincere il fato.
Non basta, non basta, non basta mai credere per giovarsi della verità.
Bisogna CAPIRE.
L’uomo dai tratti simili ai miei e dalla voce simile alla mia si toglie la camicia, si abbassa i jeans, schiaccia il suo corpo rude sulla bella pelle candida, ormai pronto a gettare il suo estremo abuso contro la serena fanciullezza, il suo vigore vigliacco contro l’ingenua tenerezza, il suo sesso straziato da mille bagasce puttane fin dentro la purezza dell’innocenza.
“Se lo fai ti uccido”.
Lo fece.
Certo, lo fece.
Ora io so bene cosa accadde, conosco la verità.
Infatti, le ombre impresse nel tugurio-tomba non hanno più interrotto l’infinito vagare tra le tenebre delle loro dimensioni esistenziali, inanellando le scene ed i dialoghi secondo il loro corretto sviluppo.
Ora io possiedo la chiave di ferro, la cui riconsegna al Notaio nelle prossime ore, se lo farò, provocherà l’immediata demolizione della casa, della chiesa, del tugurio dello scheletro… della storia, e detengo anche
-«Una chiave, ideale, idonea a che si apra – il Notaio disse – la corretta lettura per una parte ignota della sua vita: la parola “CAPIRE”.»
-«Una parte ignota della mia vita?»
-«Appunto».
Le ho utilizzate entrambe, spingendomi molto al di là dei miei limiti, posso dirlo ormai, fisici e spirituali.
Lo scrigno di nature incorporee ha composto, forse per me solo, le azioni finali del dramma, anzi della tragedia vissuta venti anni prima su una coperta parzialmente arrotolata.
Ora io so bene cosa accadde, conosco la verità, e quel che più conta ho CAPITO, ma, poiché ora io so altrettanto bene cosa farò, quali saranno le mie scelte immediate, e quali quelle future, aggiungo il mio personale finale a questo manoscritto, prima di seppellirlo per sempre accanto al cadavere, e di avviarmi a riconsegnare la chiave di ferro.
L’altra, quella ideale, mi sarà ancora d’aiuto.
Riprendo da: ”Se lo fai ti uccido”.
Lo fece.
Certo, lo fece.
Per tutto il tempo che volle.
Sollazzando il suo barbaro istinto sul corpo, nel corpo, e nella mente e nella vita di una donna, poco più che fanciulla, ormai immobile più che una morta.
“Madre… aiutami.”
Lo fece.
Certo lo fece.
“Madre… aiutami.”
Per tutto il tempo che volle, fino a sentire prepotente il getto di liquido caldo uscirgli dai coglioni e schizzare attraverso il pene ben oltre le labbra aperte dallo stupro senza fine.
Nella pancia, nell’utero.
E come un toro quando tenta di sollevare la muleta, l’uomo dell’inganno, il peccato del mondo, la violenza, l’arroganza, il mercenario dalle grinfie avide, il mago truffatore, il maledetto, Ignazio di Frigeria, nel preciso momento dell’orgasmo, per la tensione della eiaculazione, alzò la testa, cozzando contro il telo bianco che sosteneva la sabbia sull’altare.
“Madre… aiutami.”
Lo fece.
Certo che lo fece.
Fin quando. al limite dell’eccitazione, alzando la testa come un toro nell’arena, cozzò contro il telo bianco che sosteneva il simbolo del martirio e del sacrificio, procurando, con la lacerazione della stoffa, lo schianto in verticale del corposo crocefisso di ferro forgiato a mano.
Tra la sua spalla e la sua testa.
Sulla giugulare.
La punta formata dai piedi in croce, gli penetrò violentemente nella carne – come lui stava ancora facendo -, lacerò la sua vena gonfia di sangue – come lui aveva fatto -, l’uccise – come lui fece -.
Ora, io so bene cosa farò.
E Gilda, vedendomi. saprà CAPIRE.

FINE

Dedicato a mia madre, dopo tanto tempo.

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Dedica

La menopausa di mia sorella

Conversazione fra un totano ed una pantegana

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CAPITOLO QUINTO

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Così fu

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Poesia sporca

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Per Aurora volume quinto di Bruno Mancini

seconda edizione

Version 5 | ID r99qmg

ISBN 9781471068423

Bruno Mancini
ISBN 9781471068423
Versione 4 |  ID r99qmg
Creato: 31 ago 2022
Modificato: 31 ago 2022
Libro, 100 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quinto
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 9781471068423
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

E allora la bacia con violenza. Sulla bocca trattenendole la testa – come una bambola di pezza -, sul collo comprimendole le guance – come il morso per una cavalla-, sul seno acerbo – strappandole stoffe e bottoni.
“Lasciami bastardo. Vigliacco bastardo”.
E allora la getta per terra – come un sacco di roba vecchia -, le blocca le gambe – come un lottatore di judo -, le lega i polsi- come uno stupratore -.
“Lasciami bastardo. Vigliacco bastardo, Non farlo”.

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