LA POZZA, OSSIA L’ADDIO. – poesia

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LA POZZA, OSSIA L’ADDIO.

Dalla raccolta di Bruno Mancini

Io fui mortale

SCRIVERÒ DI TE INNOCENTE

CHE GIUNGA DA LONTANO

LA LISTA

SCRIVO POESIE

L’ULTIMA RIVISTA IN VOGA

MA DOVE SEI

EPPURE TU MI CHIEDERAI D’ILLUDERTI

LE ONDE ORIZZONTALI

SE LE TUE CHIAVI

ORA CONOSCO

IGNAZIA’S DAY

EPPURE SE TU FOSSI STATA VIOLATA

LA DOMINANZA

NEI BOSCHI DI CASTAGNI

“RISTORO”

LA PAUSA

NON MENO DEL SUO CONFLITTO

FORSE COSÌ VA IL MONDO

IGNAZIO SCOPRÌ LA LEGGE DEL TAGLIONE

TRA EUTANASIA E GHIGLIOTTINA

LA GRANDE CIRCONFLESSA

E VENNE L’ORA DEL DISINCANTO

PERICOLO!

LA POZZA, OSSIA L’ADDIO.

L’addio non divora sentimenti,
li esclude
li salva
dal muto servilismo al dio padrone
che strozza le frasi e i desideri,
di lui e di lei con altri nomi
e volti a volte visti in un vetrino,
nel senza senso
dell’accurato incolla e scolla
– modifica e taglia formatta e salva –
allineati, accartocciati, frammentati
sì come nuovo file
– dolorosa custodia –
da spacchettare poi
nella notturna
– di lui –
deflemmazione.

Perché siamo fuggiti via da noi?

Non è vigliacco chi denuda l’anima
al suono del gong che intima la resa.

La pozza, calma piatta,
leggero fardello per un monade marrano
attenda un altro uomo,
io sono Ignazio,
e come nick, oggi mi firmo “Addio”.

NEL MANTO UNISONO

MACROSCOPICHE ASSOLUZIONI

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DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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