MARIO GIACOMELLI

 IL BIANCO E IL NERO NEGLI SCATTI DI GIACOMELLI

Tra i più famosi fotografi italiani Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000) con sguardo attento, ma mai giudicante ha saputo cogliere accanto ai volti del paesaggio rurale o costiero in particolare  della sua terra, le Marche, gli aspetti di una quotidianità legati ad ambienti semplici, umili, talora abitati dalla solitudine dall’abbandono, ma anche dal silenzio e da momenti di svago. Entro questi spazi e paesaggi affiorano silenziosi o spiccano anziani, donne, ragazzi presi dai loro pensieri o intenti in diverse attività.

fotografia di Mario Giacomelli

fotografia di Mario Giacomelli

L’ospizio di Senigallia dove la madre lavorava nella lavanderia e dove lui da ragazzino si recava durante i fine settimana con la sua macchina fotografica, era un mondo da scoprire dove recuperare quella poesia degli affetti e delle emozioni attraverso quegli sguardi assorti, sofferenti, consapevoli di un tempo oramai fuggito via. Poesia delle emozioni e degli affetti che Giacomelli riesce a restituire attraverso ogni immagine di persona e che lo accompagnerà anche negli scatti riservati a scorci paesaggistici e ambienti di interni. Fondamentale per lui è stato l’incontro con il fotografo e intellettuale Giuseppe Cavalli autore del manifesto de La Bussola, il circolo fotografico più importante del Dopoguerra, il quale lo invitava a proseguire nella fotografia e parallelamente a leggere testi poetici.

Alla forza espressiva dei suoi scatti bianco e nero con cui ritrae volti sguardi, di anziani, con cui documenta scorci e vedute di paesaggi dell’entroterra e della costa dove si intravedono anche uomini, donne e bambini, il Museo di Roma di Palazzo Braschi dedica una mostra aperta da mercoledì 23 marzo al 29 maggio 2016. La mostra Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco a cura di Alessandra Mauro. promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da Fondazione Forma per la Fotografia, in collaborazione con Archivio Giacomelli di Senigallia, propone per la prima volta al pubblico romano, e non solo, un viaggio appassionante a scoprire gli angoli più sottili e segreti della sua arte e del suo ardore creativo per toccare la sua intimità e profonda poesia che affiora da ogni fotografia.

fotografia Mario Giacomelli

fotografia
Mario Giacomelli

Il percorso attraverso 200 fotografie originali guida il visitatore entro ambienti semplici, spogli che vanno dalle stanze degli ospizi e dai cortili dei seminari della sua città Senigallia a paesaggi rurali come quelli abruzzesi di Scanno, alla costa adriatica.

Si possono ammirare le celebri serie delle prime fotografie, scattate sulla spiaggia di Senigallia nel 1953, quelle dedicate all’Ospizio (“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”), quelle che riprendono i “pretini” in festa nel seminario della città (“Io non ho mani che mi carezzino il volto”), e poi Lourdes, e le atmosfere fuori dal tempo di Scanno, i contadini de “La buona terra”, e la storia quasi cinematografica di “Un uomo, una donna, un amore”. E ancora le serie dedicate alle grandi poesie il cui ritmo affascinò Giacomelli: tra queste “A Silvia”, “Io sono Nessuno”, “Ritorno”. Da sottolineare anche le straordinarie immagini del paesaggio marchigiano, che Giacomelli non si è mai stancato di fotografare, di riprendere e di sorprendere, ed alcune tra le sue immagini più “materiche”, dove la tensione tra le figure nere e il bianco di fondo si fa attesa drammatica, corposa, lirica.

fotografia di Mario Giacomelli paesaggio agricolo

fotografia di Mario Giacomelli paesaggio agricolo

Entro questi contesti e luoghi il suo occhio fotografico recupera la poesia dell’uomo: i volti degli anziani solcati da rughe profonde a ricordare il tempo che passa e la malinconia che invade il pensiero, i seminaristi in alcuni momenti di svago ripresi mentre si trovano nel cortile del seminario, o ancora le figure di donne vestite di nero che staccano sul suolo dei paesaggi quasi bianchi. Il suo è un documentare la vita dell’uomo mettendo a nudo le sue emozioni e in questo l’essersi accostato alla poesia e ai testi di autori come Leopardi, Montale, Emily Dickinson, Edgar Lee Master, Corazzini, Luzi e Borges ha avuto un significato importante dando una nuova luce ai suoi lavori, Egli affermava “Il mio realismo è molto poetico, nel senso che trascura, va a discapito di alcune cose. A me interessa provare emozioni, saper guardare dentro di me”. Entro questi scenari si evince il contrasto tra bianco e nero che seppur talora può stridere, suona come armonia e poesia specie quando è protagonista la natura il cui paesaggio diventa semplice anche quando a campeggiare sono colline o pendii.

Silvana Lazzarino

Mario Giacomelli.

 La figura nera aspetta il bianco

Museo di Roma – Palazzo Braschi

Piazza San Pantaleo – Roma

Orario: martedì-domenica ore 10.00-19.00

La biglietteria chiude un’ora prima

Informazioni 060608 tutti i giorni 9.00-21.00

dal 23 marzo al 29 maggio/2016

ALCUNI articoli  di Silvana Lazzarino  PUBBLICATI SU Ildispari24.it

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Bulgari

BULGARI

SERPENTI FORM

LA MAGIA E IL FASCINO DEL SERPENTE DAL GIOIELLO ALLE OPERE D’ARTE

Misterioso, seducente, inquietante, capace di trasformarsi mutando pelle talora per confondersi con i colori della natura, il serpente ha accompagnato la storia dell’uomo attraverso i secoli diventando  simbolo di fertilità, creatività e immortalità per diversi popoli in India e in Cina, ma anche  spunto per la realizzazione di monili indossati nell’antica Roma e nelle popolazioni africane.

Serpenti Form mostra Museo di Roma Palazzo Beraschi

Serpenti Form
mostra Museo di Roma Palazzo Beraschi

Procedendo fino al secolo scorso e guardando nell’universo legato al gioiello nello specifico alla variegata linea realizzata da Bulgari, elegante e sempre originale nelle sue creazioni, il serpente ha avuto un forte fascino. Bulgari negli anni Quaranta del secolo scorso ha colto il carisma proprio del simbolo del serpente  utilizzando la sua forma, morbida ed elegante dalle curve avvolgenti, per nuove creazioni nel settore della gioielleria con la realizzazione di flessuosi orologi-bracciale divenuti delle vere e proprie icone della sua arte.

Serpenti Form mostra Museo di Roma Palazzo Braschi

Serpenti Form
mostra Museo di Roma Palazzo Braschi

Dotato della capacità di rinnovarsi, di avvolgersi su se stesso, di restare a terra e di staccarsi da essa anche attorcigliandosi su tronchi e alberi,  abile nel nascondersi a predatori riuscendo a sorprenderli e anche ad evitarli, il serpente è stato preso come motivo di ispirazione in molti altri settori dall’arte alla fotografia alla moda. La mostra SERPENTI/FORM- Arte, Gioielleria, Design”  aperta a Roma presso il Museo di Palazzo Braschi dal prossimo 10 marzo fino al 10 aprile 2016 ripercorre accanto alle creazioni di Bulgari ispirate proprio al serpente che ha contribuito ad incrementare il successo della mission,  anche diversi esempi dli opere legate al design, alla moda, alla fotografia che hanno tratto spunto da questo affascinante simbolo. L’esposizione promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali si articola in un percorso che a partire dall’antichità ad oggi mette in scena le molteplici forme creative che il serpente ha assunto nell’arte, nella gioielleria e nel design. Curata da Lucia Boscaini, Bulgari Heritage Curator con il sostegno del Dipartimento Brand Heritage della Maison, la mostra, allestita nei saloni del Museo, presenta accanto a gioielli antichi provenienti da Pompei, dal Museo Archeologico di Napoli, creazioni Serpenti

Serpenti Form Museo di Roma Palazzo Braschi

Serpenti Form
Museo di Roma Palazzo Braschi

dell’Archivio Storico di Bulgari, opere d’arte contemporanea, fotografie ed illustrazioni artistiche, e ancora abiti vintage, costumi teatrali e cinematografici, oggetti di design.

Le creazioni di Bulgari sui Serpenti vanno dai primi modelli stilizzati realizzati con la tecnica Tubogas, fino a quelli più realistici con scaglie in oro rivestite di smalti policromi. Da citare le opere degli artisti Keith Haring, Alexander Calder, Paul Klee, Joana Vasconcelos, E ancora gli scatti di fotografi del calibro di Robert Mapplethorpe, Richard Avedon ed Helmut Newton. Nell’allestimento anche alcuni abiti vintage dei maestri della moda italiana. Una sezione è riservata  ai costumi di scena indossati da Elizabeth Taylor nel film “Cleopatra” (1963). Fu proprio durante le riprese del film, molte delle quali girate ad Ischia, che la Taylor incontrò Richard Burton il quale per il fidanzamento le regalò una spilla pendente con uno smeraldo colombiano da 23 carati firmata Bulgari.

Serpenti Form mostra Museo di Roma Palazzo Braschi

Serpenti Form
mostra Museo di Roma Palazzo Braschi

Un’immagine, quella del serpente visibile sotto diverse espressioni tra storia e arte, moda e costume, interpretato di volta in volta con diverse sfumature passando  da accenti realistici ad altri più stilizzati,  enfatizzandone ora la potente valenza  simbolica ora quella squisitamente estetica della sinuosità e flessuosità.

Bulgari oltre ad aver finanziato il nuovo allestimento illuminotecnico dello scalone monumentale del Museo, su progetto del celebre direttore della fotografia italiano Luca Bigazzi, si è impegnato nel progetto editoriale del libro Serpenti in Art pubblicato dalla casa editrice Canv

Ad Ischia, Forio e Sant’Angelo Bulgari è presente nelle gioiellerie di Massimo Bottiglieri le cui vetrine ospitano gioielli ed orologi della firma forse più prestigiosa del settore per eleganza, lusso e raffinatezza.

Silvana Lazzarino

SERPENTI/FORM

ARTE GIOIELLERIA DESIGN

Museo di Roma- Palazzo Braschi

Via San Pantaleo- Roma

Orario da martedì a domenica ore 10.00-19.00

La biglietteria chiude un’ora prima

Informazioni 060608 tutti i giorni 9.00-21.00; www.museodiroma.it

dal 10 marzo al 10 aprile 2016

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