Il Dispari 2017-04-18

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Il Dispari 2017-04-18

Il Dispari 2017-04-18

Il Dispari 2017-04-18

Editoriale

La scorsa settimana è stata particolarmente ricca di avvenimenti che dimostrano, ove ce ne sia bisogno, quanta grande è la popolarità dei progetti Made in Ischia proposti attraverso l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
Mi riferisco alla massiccia partecipazione di pubblico che ha seguito il quadrangolare di calcio “Indietro nessuno” (del quale in questa pagina vi proporremo una succinta sintesi), mi riferisco alla vittoria del musicista di Jelgava – Lettonia – Alvils Cedrins nella seconda edizione del Premio internazionale di musica “Otto milioni” (in uno dei prossimi numeri di questa rubrica vi proporremo un suo profilo artistico ed umano scritto dall’Ambasciatrice DILA in Lettonia, Liga Sarah Lapinska), e mi riferisco, infine per oggi, alla variegata etnia degli Artisti che hanno gareggiato per conquistare il primo posto nella seconda edizione del Premio internazionale di arti grafiche “Otto milioni” vinto da Milena Petrarca, nata a Pozzuoli e già presente a Ischia con una personale dell’Ottobre del 2016 all’albergo Hermitage.
Per una esaustiva presentazione di ciascuno di questi tre avvenimenti sarebbe necessario impegnare tutta la pagina ma, dandovene oggi solo sommari riscontri, ci ripromettiamo di pubblicare ulteriori approfondimenti nei prossimi numeri.

Bruno Mancini

Alvils-Cedriņš

Premio Arti grafiche “Otto milioni” 2017– Autori finalisti provenienti da 10 Nazioni con 46 Opere

Vince MILENA PETRARCA

e poi di seguito Liga Sarah Lapinska, Sergey Kyrychenko, Einars Repše, Miguel Piñero.

Oltre ai voti espressi tramite web e a quelli inviati tramite coupons, la designazione dell’opera grafica vincitrice della seconda edizione del Premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni” 2017 si è avvalsa della preziosa attività svolta da Silvana Lazzarino, Socia Sostenitrice DILA, poetessa, giornalista, editorialista della pagina culturale del quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio, che ha accettato l’incarico di comporre e presiedere la Giuria delegata a pronunciare un voto tecnico per le opere finaliste.

I giurati, che ringraziamo per la loro preziosa collaborazione, sono stati: AndreaTrisciuzzi e Alba Gonzales scultori di fama internazionale, Patrizia Canola pittrice di fama internazionale e Lorenzo Milani fotografo e grafico per cataloghi di mostre di eventi importanti.

Ha vinto Milena Petrarca,

Artista a trecento sessanta gradi, figlia d’arte, nata a Pozzuoli, ma attiva tra Latina e USA dove ha esposto in diverse rassegne.
Ha organizzato a New York il Cinquecentenario di Cristoforo Colombo con personali e collettive che le è valso il prestigioso riconoscimento “Artistic Achivement Award Gallery”.
MILENA PETRARCA non è soltanto una pittrice di fama internazionale, ma anche scultrice e poetessa di grande sensibilità, stilista e ritrattista.
Sue opere sono presenti in molti musei italiani e americani e nelle collezioni più prestigiose americane, francesi, inglesi e cinesi.
La nostra opinionista Silvana Lazzarino ha ottenuto da Milena Petrarca un’intervista esclusiva per “Il Dispari” della quale qui di seguito vi riportiamo le prime due domande e che pubblicheremo nei prossimi numeri.

Quando è nata la tua passione per la pittura?
Fin da piccola mi sono accostata all’arte, in particolare al disegno e alla pittura essendo cresciuta in una famiglia di artisti.
Mia mamma Maria Panetty Petrarca era drammaturga, autrice di opere teatrali, canzoni napoletane, nonché scopritrice di talenti e fu lei a fondare nel 1952 la scuola “Il Cumanum” che adesso mia sorella Rita Gemma continua a seguire.
Mio zio Tommaso Panetty era ingegnere meccanico, inventore di brevetti e pittore acquarellista e anche da lui sono stata stimolata nel dare vita alla mia creatività.
Inoltre dalla finestra del salone della casa dove abitavamo vedevo Pozzuoli e le meraviglie di colori di uno scenario per me davvero suggestivo.

Quindi hai respirato un’atmosfera densa di creatività?
Certamente.
La casa dei miei genitori e la scuola erano frequentate da diversi artisti e personaggi come Sofia Loren, Salemme, Gennaro Cannavacciuolo che poi nel tempo sono diventati famosi.
Inoltre mia mamma era una donna eclettica autrice di Opere Teatrali canzoni napoletane e poesie. Insieme a lei andavamo ai festival dedicati alla canzone napoletana in diverse città italiane: Napoli, Pozzuoli, Salerno, Castellammare di Stabia, Roma.


CS |DILA & Nazionale Cantanti lirici

Quadrangolare “Nessuno Indietro”

Domenica 9 Aprile 2017, presso lo Stadio Ridolfi (Campo di Marte) Firenze alle ore 18:00, c’è stato il debutto della Nazionale Cantanti Lirici N.C.L.).
Si è giocato un quadrangolare al quale hanno partecipato anche le squadre “Nazionale Attori”, “Medici Careggi” e “Vecchie Glorie del Calcio Fiorentino”.
L’evento è stato organizzato allo scopo di raccogliere fondi in favore dell’ospedale Careggi da destinare alla ricerca medico-scientifica.

La Nazionale Cantanti Lirici è stata creata su delega data dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” a Paola Occhi (Socia Sostenitrice DILA nonché sua Ambasciatrice di Arte e Cultura per l’Emilia Romagna e la Basilicata) la quale, oltre ad esserne la fondatrice, ne è anche la Presidente.

La principale finalità della Nazionale Cantanti Lirici consiste nel sostenere l’Arte e la Cultura con particolare attenzione alle varie attività musicali, organizzando eventi sportivi e artistici di carattere benefico grazie alla disinteressata partecipazione dei suoi iscritti.

La forte determinazione di Paola Occhi,

unita alla collaborazione dell’Associazione DILA, sono valide premesse affinché, dopo questo esordio, la Nazionali Cantanti Lirici riesca a far sì che molte persone di ogni età si avvicinino alla Musica in generale e alla Lirica in particolare seguendo un tipico percorso ideato per rendere l’approccio davvero molto semplice ed alla portata di tutti.

Il quadrangolare ha visto la N.C.L. classificarsi al terzo posto alla presenza di alcune migliaia di spettatori.

Alla fine dell’incontro, Paola Occhi, intervistata dal quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio (l’intera intervista sarà pubblicata in un prossimo numero del giornale), ha parlando con grande emozione “dei suoi ragazzi” descrivendoli, con orgoglio, come indiscutibili grandi protagonisti della lirica che si sono dimostrati ottimi giocatori in campo mostrando un affiatamento davvero superlativo.

Paola Occhi non ha voluto tralasciare la ciliegina sulla torta ed ha desiderato mettere in luce anche le cinque colleghe che l’affiancano nella Nazionale, ricordando il momento nel quale hanno cantato l’Inno di Mameli accompagnate dalla Fanfara dei Marescialli dei Carabinieri e dalla Banda della C.R.I.

Le brillavano gli occhi ricostruendo la toccante suggestione che ha provato nello scorgere il pubblico, in piedi ed emozionato, cantare L’Inno di Mameli.

Vedere gli spettatori emozionati ha fatto sì che in lei l’orgoglio italiano si evidenziasse maggiormente.

Due realtà imprenditoriali emiliane, la Polisportiva Massese e la Grafica mirandola, hanno creduto, per prime, in questa neonata Nazionale.

La loro adesione, dimostrata regalando le divise di gioco e la relativa stampa, è tanto più degna di ammirazione in quanto le due Aziende, nonostante abbiano subito danni davvero enormi in seguito al terremoto del 2012, si sono attivate dimostrando, ancora una volta, che il cuore emiliano è grande principalmente in chi ha più patito.

NELLA FOTO:

Leonardo Castellazzi, Orlando Polidoro, Tiziano Barontini, Emanuele Cordero, Graziano di Pace, Luca Narcisi, Andrea Rola, Alessandro Petruccelli,Tommaso Barea, Alessandro Carmignani, Maurizio Galleni, Alberto Bianchi Lanzoni, Simone Frediani, Alex Fantoni, Paolo Guidoni, Marco Iezzi, Giampiero Ruggeri, Tiziano Barbafiera, Nicola  Ziccardi, Lisandro Guinis, Roberto Gianola, Marco Voleri. 

Il Dispari 2017-04-10

Il Dispari 2017-04-10

Editoriale

DILA e La Nazionale Cantanti Lirici

ammessa all’udienza di Papa Francesco.

A firma del Prefetto Georg Gänwein abbiamo ricevuto, via Fax, la seguente comunicazione

:

“… In riscontro alla Sua stimata lettera del 12 marzo c.a., ben volentieri mi premuro accogliere la richiesta di partecipazione all’Udienza Generale del Santo Padre di mercoledì 24 maggio p.v. (in Vaticano, ore 10.00), a favore di una distinta Delegazione della Georg Gänwein, guidata dalla Presidente la Sig.ra Paola Occhi, assicurandoLe che il gruppo medesimo verrà menzionato nell’ambito dell’Udienza…”.

Saranno circa 80 i Delegati della nostra Associazione culturale Georg Gänwein” che parteciperanno all’incontro con il Papa, secondo un cerimoniale che non mancherà di mettere in luce la costanza e la serietà dei nostri progetti artistici e sociali ricevendo, anche per essi, la benedizione del Santo Padre.

Ulteriori particolari, e la composizione della Delegazione ve li forniremo nelle prossime puntate di questa rubrica.

Bruno Mancini

Tina Bruno

efficiente collaboratrice dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ha iniziato una periodica attività di “opinionista” con il nostro quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio

Tina Bruno, nata in un paesino della Calabria, vive a Roma dall’età di tredici anni.
Dopo aver lavorato una vita a contatto con bambini, si è dedicata alla scrittura pubblicando manuali formativi per il nido e la scuola dell’infanzia, libri di poesia per adulti e bambini e libri di favole e antropologia per adulti.
Ha preso parte a oltre 200 concorsi letterari di poesia e narrativa.

Nel 2015 è stata nominata dal MIUR per dare lezioni di favolistica in quattro scuole romane a bambini e insegnanti.
Quest’anno ha ricevuto il premio per il “Miglior libro per l’infanzia nel concorso Scriviamo Insieme” e il quarto premio nel concorso “Quasimodo”.
Per la poesia “Mia Madre”, partecipante al Premio ”Otto Milioni”, Tina Bruno ha ottenuto il secondo premio dalla speciale giuria di questo nostro quotidiano “Il Dispari”.

TINA BRUNO |INTEGRAZIONE MIGRANTE

Importanza delle frontiere aperte per accogliere e integrare quei migranti che per un motivo o per un altro sono costretti ad abbandonare le proprie terre e famiglie.

Integrazione è un termine che esprime le capacità, per chi accoglie, di tenere conto di chi si rivolge a lui non soltanto per essere soccorso ad inserirsi in una società (sia essa sociale, lavorativa, sportiva, scolastica), ma anche a convivere e ad agire alla pari di chi lo accoglie.

Vuol dire inoltre: fornire all’integrato la possibilità di assimilare la cultura, gli usi, i costumi e le tradizioni del paese che lo accoglie, ma anche rispettare le sue conoscenze sociali, offrendogli una vita migliore di quella che per motivi di guerra, pestilenza, fame, o per altre ragioni che lo hanno spinto ad abbandonarla affrontando viaggi pericolosi e arrivando in terre sconosciute senza la minima idea di ciò che dovrà affrontare.

Non basta accogliere

chi arriva nel nostro paese parcheggiandolo nei campi accoglienza, dove i servizi di qualsiasi genere sono insufficienti, inesistenti, (non stiamo qui a elencare) o dove manca la stabilità degli interventi, la libertà, il lavoro, altrimenti, ci troveremo, fra qualche anno con migliaia di persone che combattono per lavarsi il viso, o per bere un bicchiere d’acqua.

Oggi che le Nazioni sono sempre più globalizzate e multiculturali dobbiamo evitare ciò che accadde in America agli inizi del XX secolo, quando il razzismo condannava a morte chi sbagliava ed era diverso per razza, religione o cultura o com’è accaduto più tardi ostacolando l’uso di un servizio migliore, come l’Università di qualità a italiani, irlandesi, spagnoli.

Tutto questo è cominciato a cambiare quando la Ricerca con i suoi esperti e le loro teorie: sociali psicologiche e antropologiche hanno fatto capire ai Capi di Stato che ogni individuo ha una propria personalità da sviluppare che richiede ambienti adeguati, attività equilibrate, risposte positive ai propri bisogni e non si possono negare per nessun motivo, quindi la loro integrazione deve essere favorita con ogni mezzo, in modo da rispondere ai bisogni specifici di ognuno.

Valori umani, questi, che vanno collocati con il duplice obiettivo di indurre sia le società che accolgono, sia l’individuo accolto, al rispetto attivo della diversità e all’accettazione delle regole come norme interiori che garantiranno il bene comune e l’uguaglianza.

Essere uguale non vuol dire pensare allo stesso modo, ma avere gli stessi diritti, doveri, e la libertà di convivere e manifestare il proprio essere, inoltre, essere integrati vuol dire lavorare insieme, vivere insieme, possedere la propria casa, studiare e condividere il presente dove ognuno può imparare dall’altro e l’altro imparare da lui.

A mio parere ogni Nazione dovrebbe provvedere prima a governare l’ambiente per accogliere chi è obbligato a fuggire dalle proprie terre e poi accogliere e integrare.

Tina Bruno

LA GIARDINIERA: VERA ROKE

Vera Roke

, come sempre, mi aspetta insieme alla sua bianconera cagnetta, dolcissima.
Nel piccolo giardino di Vera la quercia e le mele non sono ancora in aspetto primaverile.
Vera è nata vicino alla città di Tukums quando iniziava la Prima Guerra Mondiale.

Il suo fondamentale amore per la terra si riflette in tutti modi possibili, sia in alcune sue opere di ceramica, sia in alcune sue poesie.
Dapprima, come la sua mamma, preferiva disegnare, ma poi, grazia agli amici di sua madre, ha cominciato a visitare gli studi di ceramisti in Tukums.
Non solo li visitava con lo scopo di osservare il lavoro di esperti ceramisti ma, già dalla prima volta, lei prendeva tra le sue mani l’argilla morbida e flessibile come una massa di cioccolato, bruna, luccicante, ben ubbidiente.

Di solito realizzava figure di animali e di uccelli,.

Giovanissima, a 18 anni, ricevette il titolo ufficiale di “Maestra di Arte Popolare”, perché una sua opera (una scodella decorata di frutta con ricchi ornamenti attorno) venne apprezzata in modo particolare.
Così lei ha iniziato a viaggiare da una mostra all’altra.
Purtroppo, tanti suoi pregevoli lavori di ceramica adesso sono smarriti.
Alcuni si trovano nei Musei e nelle Fondazioni d’arte, tanti sono stati regalati ai lavoratori dell’agricoltura come premi per le loro attività.

Dopo i primi successi,Vera lavorava come ceramista a Tukums.
Poi ceramisti colleghi di Liepàja l’hanno invitata a lavorare con loro.
Al tempo dei sovietici in Liepàja si trovava un porto militare, e Vera, per la troppa burocrazia, non ricevette il permesso di andare a Liepàja.
Non sono molto distanti Tukums da Liepàja.

Ma quanta burocrazia!

Poi Vera si trasferì a Jelgava, ricominciando qui il suo lavoro di ceramista.
Ha costruito, nel tempo, tante opere originali.
Fiori grandi e colorati, come quelli preferiti nel suo giardino, peonie, frutta e bacche di fantasia, le ghiande delle querce, questi sono i motivi che ritornano spesso nelle ceramiche.

Le sue opere sono graziosamente decorate con rilievi che riproducono sempre gli stessi motivi, ma sempre composti in modo differente.
Vera, come ceramista, ha sperimentato anche tanta affinità con i colori.

L’argilla, per diventare di un rosso intenso, deve essere riscaldata a bassa temperatura, invece per quella blu, e più ancora per l’azzurra, occorre un calore altissimo.
Vera racconta come il suo cuore trema mentre lei aspetta che i suoi vasi e le sue figure di argilla sono nel forno.

Uno sbaglio, la mancanza di attenzione per scegliere e cambiare la temperatura del forno, e i vasi e le figure si possono facilmente spezzare.
La stessa tensione nervosa l’assale quando deve confezionare opere ceramiche da spedire alle mostre, ed anche per questo motivo Vera partecipa alle mostre sempre più raramente.

Lei conosce bene la fitoterapia

e beve tisane di erbe per curarsi.
Tante e diverse, alcune erbe ed erbacce le raccoglie nel suo giardino, altre durante le sue passeggiate.
La sua ceramica è armonica, i colori usati sono diversissimi: un arcobaleno sull’argilla.
I fiori e le erbe sono tutti insieme nelle sue opere così come lo sono nel suo giardino: le radici, il suolo, l’argilla, la forza della terra.

Vera mi accompagna fino alla soglia del suo giardino.
Accanto a lei c’è la sua cagnetta scodinzolante e quasi sempre felice.
A Vera, la forza è venuta dalla terra, dalla natura.
La purezza della natura, la tenacia nell’aspettare la nuova primavera.
Purtroppo Vera non è riuscita ad aprire il suo studio di ceramista.

Gli strumenti già comprati.

Ancora le barriere burocratiche nel tempo di perestroika.
Le tragedie personali nello stesso tempo.
Comunque,Vera continua a passare dalla terra all’argilla, sicura di se.
Il suo giardino presto rifiorirà di nuovo.

Liga Sarah Lapinska

Il Dispari 2017-04-03: Flora Rucco

Editoriale

Così o come: tratto dal volume “Per Aurora volume terzo”

Capitolo terzo: bozzetto ischitano, seconda parte (la prima parte è stata pubblicata nella edizione di lunedì 27 Marzo 2017)

… Vorrei poter cambiare almeno il corso delle mie giornate per farle iniziare dalla sera e cessare all’ora di pranzo, trasformando in sonno la pennichella pomeridiana, ed in attiva fioritura le faticose ore che le notti attuali concedono alle mie vibrazioni.

Questo racconto semplice come può essere la ricostruzione, mentre sono bendato, bendato, del mio profilo nasale, apparentemente svogliato, privo di fronzoli e inganni né più né meno di Cappuccetto Rosso, ma, in effetti, affaticato dai problemi che torcono i sogni in desideri, che intrecciano passioni ed affetti, ricordi e realtà, il nostro andare in carrozzella ed il tiro del cavallo, questo racconto mi chiamerebbe fazioso sfuggente incompleto se non menzionassi la perla nera di tutti gli abissi che sono stati perforati con malvagità sulla pelle e nel cuore della mia isola.

L’orca marina uccide per sopravvivere.

Il leone marino di oltre due quintali, caccia con volteggi essenziali.

“Così o come”

un rudere, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO sprigionava il lezzo dei morti ammazzati in tentativi di conquiste e difese, i profumi di spezie cortigiane e principesche, gli odori unici ed irripetibili di mirti o di muschi trasportati da brezze contrastanti tra ceneri vulcaniche e spruzzi d’onde sfacciate, gli effluvi per nulla evanescenti di sterco di muli e cavalli, i vapori solfurei della grotta deposito per polveri da sparo, il fumo della bestia rosolata a fuoco lento nel cortile delle feste.

“Così o come”

un simbolo, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO scopriva senza civetteria il suo interno, ove, rinchiusi racchiusi socchiusi, mitiche alcove, ruderi anonimi, antiche fortezze e nuove prigioni, in alcune notti fungevano da segreto richiamo per giovani coppie in cerca d’ispiranti atmosfere amorose, nei giorni di festa si confacevano a lussureggiante baita per famiglie in gita domenicale con la classica frittatina di maccheroni avvolta in due piatti ed una salvietta, e, non tanto raramente, si prestavano ad accettare il ruolo di solitario rifugio per sperduti intellettuali scappati dai disincanti di schematici palazzi cittadini.

“Così o come”

una gioia, nel tempo delle PINETE e dei CANNETI, il CASTELLO offriva la luminosità dei nostri orizzonti naturali sparsa senza ritegno sulle profonde tracce lasciate nella rocca maniero da eventi impetuosi e passionali. Per ora basta così!
IL CASTELLO.

Volete un residence, un ascensore, un botteghino, un ristorante, un cannocchiale sul golfo, volete una scia di storia coperta da muraglie di cemento, volete un isolotto bucato come una gruviera, squassato da malte e laterizi, illuminato con i fari ed i laser dei by night, stordito da urli urlacci musica musicaccia, volete una Vostra eredità intangibile trasformata in affare turistico: ecco a Voi IL CASTELLO!
Oggi potete chiamarlo “IL CASTEL LETTO”.
Albergo a “?” stelle.

“Così” trama e dubbio, “come” da rivolo a torrente,

il mio segreto addio saluta il:
VECCHIO BALUARDO, ex CASTELLO ed ora CASTEL LETTO.

C’era.

Grazie ai miei amici ed ai miei nemici, se mai ne ho avuti degli uni e/o degli altri, il CASTELLO non c’è più.

Il Dispari 2017-03-27

Il racconto “Così o come “ è tratto dal volume “Per Aurora volume terzo”
ISBN 9781409282013
Pubblicato il 7 maggio 2009
Pagine 166
Copertina morbida con rilegatura termica
€ 11,29 (IVA esclusa)
Stampa in 3-5 giorni feriali

Catalogo di Bruno Mancini

AL MUSEO DI VILLA TORLONIA DI ROMA LE CIVETTE ATTRAVERSO LE OPERE D’ARTE

Dall’aspetto enigmatico e sapienziale, schiva e solitaria, la CIVETTA, legata alla dea Atena, è al centro di una suggestiva e originale mostra che vede protagonisti diversi artisti contemporanei provenienti non solo dall’Italia, ma anche dall’Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Iraq, Irlanda, Lussemburgo, Olanda e Spagna.

Allestita presso i Musei di Villa Torlonia Casina delle Civette a Roma, la mostra TRECIVETTE SUL COMÒ CivettArte,promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è patrocinata dall’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma, dall’Ambasciata di Grecia a Roma, dalla LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli – dalla FUIS – Federazione Unitaria italiana Scrittori – dall’ Università di Trier (Germania) e dall’ Azienda Agricola Casale del Giglio.

Curata da Maria Grazia Massafra,

responsabile del Museo della Casina delle Civette, insieme alla critica d’arte e curatrice Stefania Severi, l’esposizione,aperta fino al 30 aprile 2017, attraverso un percorso tra visione ed emozione entro una dimensione sospesa tra sogno e realtà, ordinario e straordinario, riunisce 67 opere di altrettanti artisti che hanno rappresentato, con stili e tecniche diverse, sorprendenti raffigurazioni riferite a questo uccello notturno, misterioso e magico.

Così accanto ad Alba Gonzales, scultrice di fama internazionale presente con la scultura In attesa del Principe di forte impatto visivo con rimandi alla fiaba, ci sono Luigi Manciocco con Vas Sapientiae in vetro soffiato, Francesca Cataldi con Civetta in vetro fuso, rame ferro e legno, Lila Iatruli e Ματι Κουκουβαϊας con Occhio di civetta (acrilico su tela), Thomas Schöne con Nachteulein bronzo e ancora Diana Poidimani con Civetteria in tessuto e macramè,Maurizio Colombo con BadOwte Miro Bonaccorsi il cui ventaglio in stoffa e legno riproduce la rappresentazione di Melodia notturna, solo per citare alcuni tra i nomi di quanti espongono.

In sintonia con gli elementi decorativi

dell’edificio che ospita il Museo della Vetrata Liberty, le opere in mostra, che comprendono oltre a dipinti, sculture e ventagli, anche, aquiloni, gioielli, libri d’artista e ancorai burattini e video fino ad arrivare agli abiti, ai cappelli e ai monopattini, danno una visione completa delle più svariate tecniche di lavorazione e dei diversi materiali utilizzati: dal legno alla cartapesta, dal vetro al macramè, dalla stoffa al bronzo, senza dimenticare l’affresco e il gesso.

Viene così restituita una rappresentazione ironica, disincantata, della civetta ora surreale ed evocativa, ora poetica e fitta di mistero.
A realizzare l’immagine guida della mostra è stato il celebre vignettista Lucio Trojano: una civetta artista che, stando sul comò, dipinge la Casina delle Civette.

Per il periodo espositivo sono stati organizzati una serie di eventi: dagli spettacoli di burattini ai concerti, dai percorsi guidati alle conferenze, dalle visite delle scuole ai laboratori per bambini.

Alba Gonzales insieme alla pittrice Patrizia Canola hanno in programma di portare in mostra le loro opere ad Ischia, magari in occasione di una collettiva presso il Museo Etnografico del Mare.

Silvana Lazzarino

Angela Maria Tiberi | Oggi vi parlo di: FLORA RUCCO

Poetessa e Pittrice, nuova amica dei progetti Made in Ischia – DILA

Dottoressa in Conservazione dei Beni Culturali, specializzata in Museologia di genere e storia delle donne.
Segretaria Nazionale dell’Associazione “Calmana” Museo delle donne del Mediterraneo, si occupa di temi e ricerche storico-archeologiche-artistiche di genere.
Responsabile tecnico scientifico dell’associazione ARIEL per le interpretazioni sceniche del territorio pontino..
Referente del “Progetto creativo” (pittura-ceramica-psicomotricità-yoga) presso l’Istituto “A. Manuzio” di Latina.
Presidente dell’Associazione artistica e culturale “Exper’art” di SS. Cosma e Damiano (LT).

Ha pubblicato la prima raccolta di poesie “Ecos” nel 1988.

Alcune sue liriche sono state pubblicate nell’antologia “Poesia Contemporanea”.
Ha pubblicato il libro di poesie “Flussi Meridiani- Risveglio” con la collaborazione di Ermelinda Ponticiello per la parte grafico-pittorica.

Ha partecipato al Festival della poesia pontina negli anni 2010, 2011, 2012, 2013, mediante pubblicazione di sue poesie nell’Antologia dei Poeti Pontini, a cura dell’Associazione “Sabino Vona” di Latina.

Ha pubblicato poesie nell’Antologia “Poeti – Poesia”a cura di Elio Pecora nell’anno 2012.
Ha presentato poesie sul tema “Acqua” in occasione dell’evento “Sorella acqua” nelle Terme di Parrano (Terni)

Ha partecipato all’evento “Poesia e pittura” con l’artista Ermelinda Ponticiello presso la Biblioteca Comunale di SS. Cosma e Damiano (LT).
Sue poesie sono state proposte durante l’evento “Il percorso della dea” nel quale ha svolto anche la funzione di “critico d’arte

Alcune sue opere di poesia e di pittura hanno fatto parte dell’evento “Artiste contro la violenza” realizzato presso la Biblioteca Comunale di SS. Cosma e Damiano: progetto di cui lei è ideatrice insieme all’artista Ermelinda Ponticiello.

Artefice della presentazione

di poesie e di pitture presso il Complesso di S. Maria la Nova, antisala della provincia di Napoli dal nel Marzo 2014, per l’evento “Artiste/i contro la violenza”, con il patrocinio di: Istituto Italiano Studi Filosofici, Provincia di Napoli.

Ha partecipato all’Antologia “Donne, mistero e arte” a cura della casa Editrice “Il Saggio” e al “Premio Auditorium città di Isernia” con opere poetiche e pittoriche.

La sua poesia “Locus nidi” è stata presentata in un’interpretazione scenica realizzata durante l’evento di Land art “Locus nidi” organizzato da “Exper’art” presso il Bosco Camaldoli in Napoli.

Ha ricevuto il premio “Antologia” per la poesia al “Premio S. Valentino” da parte della Casa Editrice “Il Saggio”di Avellino.

Flora Rucco è stata l’ideatrice

di “Le madri della Patria” realizzato tra il 7 e l’8 Marzo 2015 in sintonia con il Centro Lilith di Latina.
Ha ricevuto il Premio Oscar Europeo per la Poesia e un Attestato per Meriti Culturali conferitole dall’Associazione Culturale “La Sfinge” e dall’A.P.H.I di Napoli.
Ha ricevuto il Premio “Cupido” al concorso “S. Valentino” 2016 ad Atripalda (AV) consistente nella pubblicazione antologica della la poesia “Sole d’amore”.
Ha ottenuto “La lode della giuria” al concorso “Il canto delle Muse” Bellizzi (SA) per la poesia “Corpo migrante” che merita. senza dubbio, il privilegio di inaugurare questa mia rubrica.

Corpo migrante

Nudo corpo migrante
senza più volto e un nome,
crocifisso, al filo della speranza,
senza più aspirazione
corpo di migrazione.
In fuga
da deserti e terre roventi,
muto e inerme, giunto
agli approdi marini.
Corpo sottile
inchiodato alla miseria
specchio dei miseri
per l’opulenza del Mondo.
Senza più un fil di voce
ma l’ombra di un sospiro
di una madre
impresso al cuore.
Dissolve crudele
l’urlo salmastro in mare
mediterraneo d’amare
turbato dal male.
Corpo allineato
come pattumiera del Mondo
Il varco della speranza
è di un corpo celeste
di stelle, alla terra straniera.

DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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