Come i cinesi volume primo – Il libro di Sonia capitolo 3

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Come i cinesi volume primo – Il libro di Sonia capitolo 3

Il libro di Sonia capitolo 3

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Bruno Mancini

COME I CINESI

volume primo

IL LIBRO DI SONIA
Cap. 3

Quasi risposta alla mia inquietudine, la tua ricostruzione, fluttuante in un tempo indefinito, delle fasi essenziali a rendere comprensibili le ragioni per cui potrei carpire il posto che Gino aveva valutato, erroneamente, immutabile e suo, e che, per inerzia, conduceva ad un “lento declino”, ci coglie improvvisa imponendo il silenzio:

–«La stanza grigiastra come il colore del cielo che s’intravede dai vetri sporchi di polvere e insetti; poche sedie di plastica; la vecchia tinta delle pareti (prima che fossero ricoperte dal dignitoso parato grigio-azzurrino) che spunta in alcuni punti mal rivestiti.
Le 18,30; ancora mezz’ora.
Nel corridoio adibito a sala d’attesa di un medico della mutua non ci sono molti svaghi tranne i fogli attaccati alle mura che ormai a furia di leggere conosco a memoria: domenica 19… sciopero generale dei medici della mutua… si invitano tutti… a… La Segreteria.
Volendo, ci sono le persone che come me aspettano il dottore per farsi firmare una ricetta, oppure magari per farsi consigliare “qualche cosa” per la tosse: come questo vecchio che mi siede accanto.
Chissà cosa pensa. Sta seduto fissando la porta e ogni tanto muove la bocca come se masticasse una gomma.
Forse ricorda.
Magari quando era giovane, e guardava le donne, per la strada, e quelle lo guardavano, allora; oppure quando l’ha baciata per la prima volta prima di partire.
Avevano fatto l’amore.
Quante notti, in mezzo ai respiri dei soldati l’aveva pensata, l’aveva sognata!
Anche ora?
Macché.
Magari sta pensando a questo dannato medico che non arriva, e che lui deve andare in bagno.
È entrata un’altra preda.
Mi permetterà di passare ancora un po’ di tempo mentre aspetto.
Si siede vicino a quell’altra bruna.
Si conoscono, si parlano.
Si accorge che la guardo, mi fissa.
Che occhi strani, piccoli, scuri, segnati da una riga di trucco azzurro sotto le ciglia infelici. E quei capelli, volgari, sgarbati nel loro rosso posticcio di una tintura fatta in casa.
Magari era già rossa.
Infatti, ha il viso pieni di lentiggini.
Si è voluta dare un’aria più signorile cambiando il “suo” rosso carota in un accesissimo rosso “Tiziano standard”! Sono sicura che si trova bella e potrebbe esserlo per quel singolare magnetismo delle donne che conservano ancora i tratti delle bambine e i gesti dei loro giochi: allo specchio, avvolta nella camicia da notte materna, i piedi in pantofole esagerate, la bocca impastata di rossetto.
Si vede da come si muove sicura di sé, gioca con la collana, si aggiusta la spallina del reggiseno -che puntualmente si affaccia sotto la camicetta-.
Sta seduta compatta nel suo vestito nero con tanti pappagalli di tutti i colori, le mani sul grembo, ogni tanto sospira.

Ma il sole non esce proprio più e intanto quest’ora mi sembra appiccicarsi addosso.
Questo posto, quest’ora, quest’afa, anche questo vecchio
e queste due signore mi mettono addosso un’angoscia tremenda.
Vado verso l’ultima finestra aperta per respirare un po’ d’aria.
Macché respirare, qui si soffoca.
Chissà lui che sta facendo.
Ogni volta che non ho niente da fare decido di ricordare avvenimenti accaduti, di solito fantastico su storie che, io, ho fatto diventare storie d’amore.
Guardo fisso un punto e incomincio “Quella volta che…” e punto una scena dove sono stata protagonista: quasi guardassi un film da spettatrice – attrice.
Situazioni realmente accadute ma che io amplio, svolgo, accresco.
Creo le parole quando non ricordo quelle esatte. Oppure, cerco l’inizio di una storia incominciando proprio dalle prime parole che ho detto, che abbiamo detto poi il giorno dopo, e dopo ancora; mi perdo in quel mondo.
Basta mi dico.
Ma poi ricomincio.
Chissà per esempio se questo rappresentante di medicinali, incavolatissimo e con la stupida riga spartana che divide spietatamente i capelli sul lato destro dagli altri del lato sinistro, mummificato nella sua routine di valigie, di prodotti e sorrisi, sa ricordare.
È assurdo pensare che in lui ci sia un movimento cerebrale anzi sembra che qualunque tipo di movimento, di agitazione, di vita l’abbia abbandonato.
È come una superficie palustre: immobile, statica.
E da ciò penso a Gino.
Gino.
Come ti assomiglia Mister Rappresentante.
La stessa aria da impiegato modello che non batte ciglio, la stessa etica dell’ubbidienza alla società, la stessa venerazione per una sola dea: la Normalità.
Normale, di per se stesso come concetto-attributo, non significa niente, è, come tutte le parole di questo genere, un po’ un’astrazione.
Chi può dire cos’è la normalità?
Chi può dire che una cosa è normale e secondo quale criterio?
Per capire cos’è la normalità bisogna conoscere i tanti come Gino che esistono sulla terra!
Il rappresentante di medicinali, anche lui si potrebbe chiamare Gino.
È strano, ma ero innamorata di un Gino.
Amare una lucertola mi avrebbe arricchita di più.

Nella sala d’aspetto passa il dottore con un’aria da primadonna infastidita. Un “SERA” rivolto alla signora slava che lo rincorre con un sorriso a 32 denti.
È arrivato “lo stregone della tribù”, il “miracolaio” di tutti i mali: anche le irreversibili tossi della vecchiaia, anche le emicranie della slava che non s’arrende alla menopausa.
La slava intanto, minaccia il rappresentante che non vorrebbe entrare per ultimo.
Pare che l’accento duro della donna lo inibisca perché lui ora guarda in alto non osando più controbattere, rassegnato, al fiume verbale di questa furia in preda ad un attacco di logorrea, e che staglia nel suo monologo nette parole stizzose “turno, malati, educazione, rispetto…”
Alzati, signor rappresentante e gridale addosso il disgusto che provi per l’educazione ed il rispetto che ti sta buttando contro… e quale rispetto ha di te che stai seduto chino sotto il peso di una umiliazione secolare, mentre lei ti sfida, peggio, ti sgrida come uno scolaretto. Dille anche che ne hai piene le scatole delle sue parole quadrate – da supermercato delle presunzioni -, delle medicine che ti affatichi a vendere per curare le sue malattie, delle sue smanie di perbenismo, fallo per me, sbattigliele in faccia, ti prego scappa, scappa via; illudimi.

Come se fossi Gino, come se lo facesse Gino.»

Ancora una volta rompi, con spregiudicatezza.
Faccia a faccia.
Senza scrupoli.
Anche questa volta, infine, caratterizzando un “tuo” vero problema.

Gino smette di guardarti, si alza.
Il dondolio provocato dal movimento del treno di nuovo in faticoso movimento, e il rumore di ferraglie e lamiere struscianti, quasi contorte e accartocciate, sembra ripetere le sue titubanze, l’altalena delle certezze che non aveva mai osato analizzare né tanto meno discutere in forma critica, e riprodurre l’insicurezza tra il credere ed il capire che Gino ormai sopportava con evidente malessere.
Ti porge la mano, ed insieme sembrate appartarvi al finestrino perlato di rugiada.
Ora!
Ora devo parlare.
Ora devo parlare a Sonia.
-«Forse capisco, Sonia, che anche tu mi amavi, ma mi volevi diverso; e…»
-«No, aspetta, prima Sonia.»

 

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

L’estate con la parrucca – Parte prima

Capitolo1°

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Capitolo 3°

L’estate con la parrucca – Parte seconda

Capitolo 1°

Capitolo 2°

Capitolo 3°

Capitolo 4°

Capitolo 5°

Capitolo 6°

Capitolo 7°

Capitolo 8°

Capitolo 9°

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Capitolo 11°

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Capitolo 23°

Capitolo 24°

Capitolo 25°

Il Libro di Sonia

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

P.S.

Come i cinesi volume primo – L’ESTATE CON LA PARRUCCA – IL LIBRO DI SONIA

Come i cinesi volume primo

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Come i cinesi volume primo 

seconda edizione

ID ydp88k

ISBN 9781471058912

Bruno Mancini
ISBN 9781471058912
Versione 4 |  ID ydp88k
Creato: 9 settembre 2022
Modificato: 9 settembre 2022
Libro, 142 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Come i cinesi – volume primo
Sottotitolo L’estate con la parrucca – Il libro di Sonia
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 9781471058912
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Non è mio compito dare chiavi di lettura per un libro che, non avendo avuto lo scopo di essere accettato, né quello di essere riconducibile in una qualsiasi logica, resta e vuole restare disarticolato, contorto, intrigante. Tuttavia posso dire che in ciascuna storia, ho voluto sfumare i contorni tra “mitici emblemi” quali per esempio: “Essere ed esistere” nell’estate con la parrucca, “sentimenti e passioni” nel libro di Sonia. Anche altri labirinti, altre parrucche, altre grotte, altri libri, altre soluzioni, altri intrighi, altri dubbi, altri nodi, ne hanno continuamente turbato il percorso, ma tocca a voi svelarli. Un piccolo consiglio: leggete lentamente per evitare indigestioni! A dopo.

Come i cinesi – volume primo

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