Il Dispari 20230508 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20230508

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DILA APS partecipa a IL MAGGIO DEI LIBRI 2023

Nata nel 2011 con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale dei libri quale elemento chiave della crescita personale, culturale e civile, IL MAGGIO DEI LIBRI è” così si legge nella pagina ufficiale del sito web “una campagna nazionale che invita a portare i libri e la lettura anche in contesti diversi da quelli tradizionali, per intercettare coloro che solitamente non leggono ma che possono essere incuriositi se stimolati nel modo giusto.

Quest’anno è iniziata il 23 aprile e terminerà il 31 maggio.

Il progetto si giova della collaborazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e può annoverare. con giustificabile soddisfazione, appuntamenti svolti nel corso degli anni in numerosi Paesi tra cui: Argentina (Buenos Aires e Morón), Belgio (Liegi e il sito UNESCO Blegny-Mine), Brasile (San Paolo), Canada (Toronto), Croazia (Albona e Zara), Francia (Lione e Parigi), Germania (Berlino), Grecia (Atene), Perù (Lima), Romania (Bucarest), Slovenia (Pirano), Spagna (Barcellona), Svizzera (Lugano e Poschiavo) e Turchia (Smirne), oltre a iniziative organizzate da 46 tra Istituti Italiani di Cultura, Ambasciate e Consolati all’estero di tutto il mondo.

L’Associazione culturale DA ISC HIA L’ARTE – DILA APS” vi ha partecipato ogni anno già a partire dall’anno dalla sua costituzione.

Quest’anno DILA APS, in sinergia con la testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, la Casa Editrice IL SEXTANTE, il Magazine EUDONNA, La Fondazione LA SPONDA, La Nazionale Cantanti Lirici DILA APS, L’Associazione ADA, il FESTIVAL della Canzone Napoletana, e in collaborazione con tutte le Sedi operative di DILA attive sul territorio nazionale e in molte nazioni estere, vi aderisce con un massiccio impegno organizzativo ed artistico presentando 14 eventi live e 39 eventi web, coinvolgendo un centinaio di Artisti di varie discipline e numerose decine di collaboratori.

Tra i principali protagonisti che saranno presenti in più puntate è giusto citare Adriana Iftimie Ceroli, Ajub Ibragimov, Alberto Liguoro, Alberto Macchi, Alessia Gaveglia, Alessia Palomba, Alfonso Gurreri, Alidoro Catocci, Anastasia Pinaeva, Andrada Ada Sirca, Angela Donatelli, Angela Maria Tiberi, Angela Prota, Anna Avelli, Anna Terenzi, Annunziata Candia, Angela Donatelli, Antonio Fiore, Antonio Palladino, Assunta Gneo, Barbara Maresti, Benito Corradini, Bruno Mancini, Carlo Terrenzio, Caterina Luisa De Caro, Chiara Pavoni, Dalila Boukhalfa, Domenico Umbro, Donatella di Francia Cordopatri, Edoardo Terzo, Elisabetta Biondi Della Sdriscia, Evaldo Cavallaro, Fabio Di Marcantonio, Flora Rucco, Francesca Laiacona, Francesca Liani, Francesca Peronace, Franco Fratini, Franco Libero Manca, Gaetano Di Meglio, Gianfranco Cilento, Gianluigi Filippini, Giovanna Santoro, Giulia Defazio, Giulio Di Lorenzo, Giuseppe Castelluzzo, Giuseppe Lorin, Giusy Masi, Guerino Cigliano, Guido Arbonelli, Guido Tracanna, Jerry Lee, Katia Massaro, Lara De Carlo, Liga Sarah Lapinska, Lorena Calicchia, Lorena Sarra, Loretta Liberati, Lucia Fusco, Lucia Marchi, Luciana Capece, Luciana Zaccarini, Luciano Somma, Lucio Macchia, Marco Salvatori, Maria Francesca Mosca, Maria Rita Barbonari, Mariapia Ciaghi, Mario Pino Toscano, Marsia Bambace, Massimo Abbate, Mauro Montacchiesi, Michela Zanarella, Milena Petrarca, Nicola Foti, Nicola Pantalone, Nunzia Zambardi, Orietta Petrignani, Paola Oliva, Pasquale Esposito, Patrizia Audino, Patrizia Canola, Patrizia Palombi, Patrizia Simonetti, Renata Tacus, Rezarta Dyrmyshi, Rita Cuccaro, Roberta Panizza, Roberto Prandin, Rosanna Affronte, Sandra Tuesta, Santina Amici,  Saverio Dionizio, Silvana Lazzarino, Silvia Noto, Stefano Degli Abbati, Stella Arricale, Tina Bruno, Tiziana Mignosa, Tullia Ranieri, Tullio Princigallo, Valentina Gavrish, Valentina Riposati, Valerio Michetti, Veronica Paredes, Victoria Suriani.

A tutti loro verrà consegnato un attestato di partecipazione durante l’ultimo evento live che si terrà il 28 maggio presso la Casa della Cultura DILA nel salotto magico INTERNO 4 di Chiara Pavoni in Via Della Lungara 44 a Roma.

Ulteriori informazioni (anche su cosa fare per chiedere di partecipare) potrete trovarle sia sul nostro sito DILA APS & Il Maggio dei libri 2023 alla pagina https://www.emmegiischia.com/wordpress/maggio-dei-libri-2023/

sia sul sito ufficiale di IL MAGGIO DEI LIBRI alla sezione TUTTI GLI APPUNTAMENTI https://www.ilmaggiodeilibri.cepell.it/edizione/Appuntamenti.html?annoIniziativa=2023

Ovviamente tutte le più importanti notizie potrete continuare a leggere ogni lunedì in questa pagina.

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Walter Lazzarin, nuovo amico dei progetti culturali DILA APS

Made in Ischia

Conosciuto a Roma in occasione della cerimonia di premiazione dei vincitori della 11a edizione del premio internazionale di Arti varie OTTO MILIONI, Walter Lazzarin ha subito dimostrato di essere in piena sintonia con i modelli di collaborazione programmati dalla nostra Associazione DILA APS.

E, quindi,  eccoci qui per presentarvi una prima succinta sintesi della sua potente forza artistica e sociale.

Non mancheremo di rendere possibile il suo espresso desiderio di venire a Ischia per un contatto diretto con la redazione di questo giornale e per partecipare ad uno dei prossimi eventi che avremo il privilegio di organizzare nella Biblioteca Antoniana splendidamente diretta dalla Dottoressa Lucia Annicelli.

Walter Lazzarin ha due lauree e l’abilitazione per insegnare storia e filosofia.

Nel 2011 ha esordito nella narrativa con il romanzo A volte un bacio, pubblicato dal Foglio Letterario.

Nel 2012 ha vinto il concorso internazionale Lettere d’amore e nel 2014 il contest Intervista con il padre, a cura di Leconte ed.

Nell’ottobre 2015 ha ideato il progetto Scrittore per strada: una nuova forma di proposta culturale che si sviluppa attraverso il contatto diretto tra autore e lettore, sui marciapiedi e nelle piazze delle città.

Da otto anni, anziché stare dietro una cattedra, gira per le strade d’Italia con una macchina da scrivere, visitando numerose regioni e centinaia di città, regalando racconti e “spacciando” copie del secondo romanzo: Il drago non si droga.

Dal 2016 al 2017 ha lavorato a Dribbling, trasmissione storica di Rai 2, come autore e interprete dei tautogrammi che introducevano le puntate.

Nel 2017 ha pubblicato con Casa Sirio Ed. una raccolta di racconti: Ventuno vicende vagamente vergognose, nel 2019 con Glifo Ed. ha pubblicato Animali all’avventura, tautogrammi per bambini.

Dal 2020 porta in scena nei teatri e nei locali uno spettacolo di narrazione: Storiacce sparse sul sentiero storico, un viaggio nella storia e nelle lettere dell’alfabeto.

Gioca a calcio nella Nazionale degli Scrittori col numero 3.

Storiacce sparse sul sentiero storico

Storiacce sparse sul sentiero storico è uno spettacolo di narrazione, un viaggio nei secoli – a volte comico, a volte magico – in cui spicca l’amore in ogni sua forma: l’amore verso gli altri, verso di sé e verso il mondo.

Un racconto di cornice si alterna a storie in tautogramma e mescola giochi di parole con verità piccanti, in una fusione alchemica di divulgazione e intrattenimento.

Dalla Genesi ai miti di oggi, queste Storiacce mettono in scena l’umanità in maniera sfacciata.

Il Dispari 20230508 – Redazione culturale DILA

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Walter Lazzarin

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Il Dispari 20230501

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Bruno Mancini: i caleidoscopici accadimenti interiori di un’anima

Molteplici voci del nostro poeta

Bruno Mancini propone, e subito il lettore affezionato di poesia è invogliato a mettersi comodo sulla poltrona, pronto a lasciarsi trasportare a lungo dalla lettura, intuendo di essere di fronte ad un autore che utilizza in modo magistrale ed esemplare questo stile di scrittura.

Nel leggere i versi “ad ampio spettro” di questo poeta, il lettore si trova ad attraversare le più diverse sensazioni emozionali: a tratti stupito rapimento per il modo in cui il freddo tecnicismo delle figure retoriche, fluendo da questa penna, sia capace di trasformarsi in palpabile emozione, oppure una certa qual perplessità derivante dall’esplicita asprezza di alcune espressioni le quali però, nell’immediatezza del messaggio così consegnato al lettore, riescono a racchiudere una forza e una potenza non consuete in poesia, oppure ancora simpatia, quasi tenerezza, per l’immagine del giovane poeta che traspare da certi versi in alcuni momenti accorati ed enfatici, certamente ancora limpidi.

Queste molteplici voci del nostro poeta, succedendosi pagina dopo pagina, avvolgono e coinvolgono il lettore, ma la gradevole complessità del personaggio di cui, con questi testi, tentiamo di penetrare la poetica, non si esaurisce in questo, dato che molteplici sono anche gli scenari umani che egli impersona per poter meglio indagare e quindi meglio proporre la sua visione del mondo o contrasti interiori che spesso assalgono l’animo umano e non si tratta, il più delle volte di dialoghi solo a due, ma in alcuni casi del vero concerto dei vari livelli dell’Io che stratificano la personalità non solo del nostro autore.

Ecco quindi che la sua poesia si popola, in determinati momenti della sua produzione poetica, di personaggi che dialogano tra loro, antagoniste voci interiori che sondano fin nel profondo i contrasti insiti nell’anima che quasi certamente non esiste per essere “capita”.

A proposito delle sue poesie, Mancini infatti scrive:

Scrivo poesie.
Se un tizio mi dirà che le ha capite
Io sorridendo penserò -È folle-.”

Sensazioni, emozioni, flash intermittenti sulla vita interiore di un poeta: di questo si “accontenti” chi legge Bruno Mancini così, come dovrebbe accadere per la lettura di un qualunque altro poeta nel quale ci troviamo ad imbatterci.

Lasciamoci trasportare: seguire il percorso forse tortuoso, certo ineguale, dei versi del nostro autore, ci fa entrare in contatto e vivere in prima persona i caleidoscopici accadimenti interiori di un’anima, una visione che solo la vera poesia può offrirci. molteplici voci del nostro poeta

 Roberta Panizza

Il Dispari 20230501 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20230501 – Redazione culturale DILA

 

Il mago: “Come nei giochi di me bambino”.

La poesia di Bruno Mancini

Sono passati già tanti anni da quando ho cominciato a leggere le poesie di Bruno Mancini e approfondirmi ad esse, così vive e fresche.

Approfondirsi a queste poesie non significa praticare una meditazione che ci allontana dal mondo reale e porta in un altro mondo in cui regnano le altre regole e dove la parola sia primaria su tutto il resto, o dove l’idea sia più in alto dalle vite umane e del correre del tempo.

No, la poesia di Bruno accetta questo mondo, perché, solo se siamo in grado di accettare e capire, possiamo portare qui, in più, la luce e in più la cordialità.

Pensando a Bruno ed alla sua personalità, per quanto lo conosco io, non si può dividere la sua soggettività dalla sua voglia di regalare agli altri la sua forza e le sue emozioni positive, (che ci aiutano a sopravvivere nel condividerle con la sua maestria di poeta, con il suo ritmo di poeta, con il suo scopo di poeta), cioè, non solo le espressioni, ma anche l’energia (non solo le emozioni!) positiva per gli altri.

Il valore che apprezzo dapprima nel mondo delle poesie e del pensiero di Bruno è l’emozione di presenza che lui regala per i suoi lettori, la forza della vita radicata nella sua propria infanzia, nella sua memoria genetica dei tempi antichi di varie località, dall’America indiana all’Efeso, dappertutto; e poi radicata nel suo amore per il nostro mondo, la forza che lui divide con noi nella sua caratterizzante generosità, simile alla generosità della natura.

Comunque, il mio primo pensiero, quando ho cominciato a tradurre in lettone in inglese e in russo le sue poesie, era che lui usa una lingua molto ricca, che lui ha un’abbondante raccolta di espressioni e, di conseguenza, un’ampia scelta di parole, di tonalità, di aggettivi e di comparazioni.

Anche se lui non è contrario a giocare con le parole con affascinante leggerezza, tuttavia, il suo stile più enfatizzato non è mai il gioco svelto con le parole, con i pensieri, con i suoi e con le nostre emozioni.

Il suo mestiere è dare la forza e il senso alle sue immagini, tanto intensamente, che anche noi lettori sentiamo questa forza calda e viva, vediamo con gli occhi e con tutta la pelle queste immagini coloratissime, con le prospettive e con le frequenze quasi infinite, in lungo da una poesia all’altra, tutte collegate logicamente e tutte diverse, come un viaggio senza un termine, con tante fermate, ma che poi continua, e sembra infinito, come una stagione che cambia in un’altra, e come il futuro che lentamente e impercettibilmente diventa il passato.

Quanto alla costruzione delle sue poesie, Bruno spesso usa le ripetizioni non solo per rendere i suoi versi più musicali, ma anche per sottolinearne delicatamente il senso, ogni volta diverso, in riflessioni differenti.

Un’altra emozione che mai mi lascia (e che è necessaria per me), leggendo le poesie di Bruno, è il pensiero del collegamento di tutto ciò che esiste in questo mondo e fuori da esso, rispetto, sia con i teoremi delle regole della scienza della natura, sia con le convinzioni degli astrologhi antichi.

Ecco: il convincimento del collegamento tra il passato e il futuro; il collegamento tra noi tutti qui sulla terra, sotto e sopra; il ritmo ciclico secondo le regole della natura.

Solo quando facciamo nostro questo collegamento, solo sapendo che non siamo in solitudine ma uniti e collegati, possiamo diventare, eventualmente, davvero liberi, e non solo nelle nostre illusioni.

Il sentimento di legame, di unità, apre per noi i confini prima chiusi e, inoltre, non chiaramente conosciuti.

è l’unico modo per sapere e vedere questi confini, dove loro iniziano, che cosa dividano e se davvero esistano.

Bruno non scrive solo di se stesso e delle sue esperienze, ma si sublima insieme con le sue osservazioni e le sue contemplazioni in immagini diversissime.

Non preferisce solo due o tre temi generali per ricantarle.

Certo, lui ritorna, a volte, ai temi ed alle immagini già create, ma sempre in altre tonalità, con fresche riflessioni, usando sempre nuova magia per ricordarci queste immagini, spesso piene non solo di colori intensi e di prospettive avventurose, ma anche dei venti e dei profumi

Apparentemente di solito riservata, però mai fredda, la poesia di Bruno, piena di forza della natura, assomiglia un po’ al folclore lettone, sopratutto ai canti popolari, chiamati in lettone “dainas“, nei quali l’unità tra il creato umano e la natura è una situazione assolutamente normale, e dove le persone spesso  identificano se stessi ed altri umani con gli animali, con gli alberi, con gli elementi della natura, come nelle poesie di Bruno.

Però, quanto alle poesie di Bruno, questa energia primaria è solo il fondamento, proprio come i suoi ritorni nell’infanzia, nel passato, dalle radici, per andare avanti e per portarci più lontano.

Dei suoi sogni e delle sue memorie lui non parla spesso, ma lo fa molto espressivamente.

Lui è pescatore d’emozioni.

Questa volta parlo maggiormente dei fondamenti, inizi, radici, che vedo nelle poesie di Bruno Mancini.

Più leggo le sue poesie, più rileggo, più mi si aprono forti ed intense.

Come un vero mago, lui ci porta più lontano, più profondamente, sia verso sogni, sia verso esperienze vissute.

 Liga Sarah Lapinska

Il Dispari 20230501 – Redazione culturale DILA

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SPECIALE DILA

Scampía

Interviste volanti tra la gente

Oggi 25 Aprile 2023, per fare qualcosa di diverso, dato che il giorno della Libertàè la festa di tutti gli Italiani, da Scampía a Treviso, da Bagheria a Cinisello Balsamo, senza distinzioni, ho pensato di recarmi aScampía, il quartiere più chiacchierato e meno gettonato di Napoli, per sentir parlare le persone per strada e così, farmi un’idea e rendere l’idea su una realtà diversa dai “soliti” Posillipo, Marechiaro, Mergellina, San Martino, via Toledo, Chiaia e così via.

Siamo seduti a un bar. Prendo appunti su un taccuino.

Ecco il mio resoconto:

D: Si vedono tante brave persone in giro, allora che cosa è questa storia di Scampìa territorio di violenza, di delinquenza ecc.?

R (Giovanni): Su 100mila abitanti, se ci sono 100 delinquenti, loro determinano la fama del posto, e così è successo a  Scampìa; ma le persone per bene sono il 99% degli abitanti; come me che faccio l’operaio da quando avevo 15 anni, e mo’ a 60 anni, sono in pensione. Una volta, mentre ritornavo molto tardi a casa, di notte, da un viaggio in macchina, sono stato fermato dalla polizia e il controllo è stato molto più accurato del solito; non avevo niente da nascondere, ma ho chiesto “perché?”; un agente mi ha risposto: “perché dai documenti si vede che siete di Scampìa”.

Qua si sta più sicuri che a Posillipo, o al Vomero, se non fosse per quelle poche persone, non ci sarebbe neanche la cattiva nomea.

Poi s’è creato uno stereotipo su questo quartiere, e pure alle Assicurazioni fa comodo.

D: Che cosa manca a Scampia? Che cosa, secondo voi, è importante e a Scampìa non c’è?

R (Vincenzo ed altri): Lo Stato non è presente; non si dà nessuna attenzione alle persone perbene. Non vengono valorizzate; fanno più scena i malamenti.Scampìa serve ai politici per mettersi in mostra, per fare carriera;è una gallina dalle uova d’oro.

Molti esagerano; ci vorrebbe più attenzione per i problemi e una volontà vera di risolverli.

Molte cose sono sbagliate e si fanno solo pe’ fa’ i business; “Gomorra”, per esempio, (la serie televisiva n.d.r.) è stata la rovina di Scampìa. Molte cose che si dicevano o si facevano vedereerano assurde, false e deformate. Per una questione di soldi, hanno messo a Scampìa il marchio di regno della malavita, e l’hanno diffuso da tutte le parti; però hanno fatto un sacco di soldi.

D: Che differenza c’è tra abitare a Scampìa e abitare in un altro posto di Napoli, per esempio la Riviera di Chiaia, la Ferrovia, Toledo ecc.?E, se c’è, perché?

R (Giovanni, Gennaro, ecc.): A Scampìa la vita costa meno. Le case popolari permettono di vivere anche con 1000 € al mese.

A Napoli, con 1000 € al mese, fai ‘a famme!

E poi ci sta solidarietà tra i vicini; se uno ha bisogno di qualche cosa, trova sempre chi è disposto ad aiutarlo.

Come in tutti i posti popolari. A ‘o Vommero, a Chiaia, nun te guardano proprio. A Milano, po’ te chiudono proprio ‘a porta ‘nfaccia.

(Pasquale) Ma pecché se parla semp’ ‘e Milano e di qua non si parla mai? Perché è la malavita che regola i rapporti tra Nord e Sud, e i suoi interessi li ha al Nord.  Parliamo di qua invece, che ci stanno tante cose da dire. Scampìa, per esempio, è il quartiere più bello di Napoli. Il 63% del verde di Napoli sta a Scampìa, lo sapete? Qua ci sta una Facoltà Universitaria.

(Questo lo so –  dico – è un polo della Facoltà di medicina e chirurgia della Federico II. So anche che c’è una Casa Editrice molto attiva e condotta con criteri moderni)

Qua non c’è mai troppo traffico, si parcheggia bene, i giardini son ben tenuti. Il Comune di Napoli ci ha abbandonato un po’.

(Altri) ‘U Comune qualcosa fa; fa quello che può.

‘O Comune fa poco perché vuole valorizzare di più le zone del centro.

D: Ma se uno zio d’America le proponesse di andare ad abitare in una lussuosa casa a Milano, messa a sua disposizione, lei ci andrebbe?Sì o no, perché?

(Mi rivolgo un po’ genericamente ai presenti, senza interpellare specificamentenessuno)

R (Pasquale): Io non me ne andrei mai da qua. Qua si sta bene; che devo andare a fare a Milano?

(Giovanni) Ci potrei pure andare. Perché no? Però se mi fosse assicurato un buon lavoro. Senza lavoro ‘e case nun servono a niente.

Vedete qua; hanno fatto ‘e case popolari, ‘a cientosessantasette; hanno messo tutte ‘e persone dentro, ma nun hanno dato ‘o lavoro a nessuno. Dopo poco tempo non s’è fatta più la manutenzione, non ci sono state più riparazioni ecc. e vedete in che condizioni stanno le case? Vedete ‘e vele? Tutti conoscono solo ‘e vele di Scampìa; tutto abbandonato, ‘a maggior parte le case son o vuote e il grosso è abitato dai Rumeni, i Rom. I furti dei fili di rame per la luce qua proprio stanno a una percentuale altissima.

(Ma visto che state qua, vi posso offrire ‘nu cafè?

Grazie, accetto volentieri.)

D: Per migliorare le cose, che cosa occorrerebbe a Scampìa, più studio? Più lavoro? E perché?

(Risponde deciso Giovanni): Più cultura! Quell’insieme di lavoro e studio. Le cose devono essere fatte bene, e bisogna saperle fare bene. Bisogna imparare. È questo che manca.

E la Polizia? Se ci fosse più Polizia cambierebbe qualcosa?

Non cambierebbe proprio niente (rispondono un po’ tutti).

La Polizia non serve a niente. Le cose non si devono imporre, si devono fare spontaneamente. La Polizia è un argomento usato solo per distogliere l’attenzione.

D: Chi non è di Scampìa, secondo voi, che cosa non ha capito di Scampìa?

R (qua è come una sola voce corale) : La gente. La stragrande maggioranza di Scampìa è composta da gente perbene. Per capire bisogna viverci a Scampìa, almeno per un po’ di tempo.

(Pasquale: dite la verità, vuje ‘e sapevate già le nostre risposte alle vostre domande.

Rispondo: Questo è vero; o almeno speravo proprio che le risposte fossero queste. Ma il punto è che, vista la pessima reputazione di questo quartiere, il lettore che prossimamente avrà sott’occhio l’intervista, sarà molto stupito e colpito perché quello che si aspettava, certamente, era che non rispondevate proprio; anzi che mi mandavate proprio… mi avete capito. –Risatine ironiche sparse.)

D: Secondo voi. Il turismo può fare qualcosa per Scampìa?

R (vari) : se è buon turismo, sì.

Ma finora, qua vengono solo per fotografare le “vele”. Nessuno viene per conoscere meglio questa zona, la sua storia, per l’aria buona che si respira ecc.

E la musica? Può significare qualcosa, la musica per Scampìa?

La musica va bene.

Qua si canta sempre dalla mattina alla sera.

(Giovanni) Mo’ però andiamoci a prendere il caffè. Ve lo avevo promesso, e ve lo voglio offrire.

-Va bene – Ci alziamo per andare al banco.

-Però scrivete pure che vi ho offerto il caffè eh!

– E come no? Certamente. Comunque, visto che ci siamo, tenete presente che io scrivo anche poesie – che all’occorrenza possono diventare canzoni – e quindi potreste trovarvi, prossimamente, in una canzone, che mi viene in mente proprio stando qui. –

Vedo sguardi vagamente perplessi, intorno.

Al banco c’è Giuseppe. Dall’aspetto, sembrerebbe molto giovane.

-Vedete questo? – Dice Giovanni – Si sveglia alle 5 la mattina per aprire il bar e smonta alle 8 la sera. Ha due figli e sta sempre sorridente. –

A questo punto, chiedo qualcosa anche a lui.

D: Come ti trovi i qua? Com’è il lavoro?

R (Giuseppe): ‘O masto è una brava persona, un amico, un fratello, più che un principale. Io lavoro qua da quando avevo 10 anni. Poi me ne sono andato. Ho lavorato per 4/5 anni a piazza Carlo III; poi sono ritornato qua. Mi trovo meglio, la gente mi vuole bene. Ci stanno tante brave persone affezionate, che parlano, scherzano con me. Non ci sta cattiveria. –

(Ci serve il caffè, veramente ottimo. Salutiamo e ce ne andiamo.)

Giovanni mi invita ad accompagnarlo a vedere il condominio dove abita.Accetto volentieri.

Strada facendo, mi indica una signora che mi appare subito molto attiva e motivata.

-‘A vedete quella signora? – Giovanni – Non è sposata e tiene due figli da mantenere. Ha una bancarella al mercato e vive onestamente e con la gioia in faccia. –

Arriviamo in un ampio spazio condominiale, erba ben curata, e così gli alberi alti e ombrosi. Si accede, da un lato, ad un altro spazio condominiale, non erboso, ma altrettanto ampio.

-Qua si parcheggiano le macchine – dice Giovanni – vedete come è comodo? –

Passano alcuni ragazzi e signore con i cani al guinzaglio.

-Avete visto quanti cani ci stanno? – Osserva Giovanni – Avete visto per terra una cacca di cane?

-Niente – confermo.

Mi mostra la bottega di un fabbro ferraio che, mi dice, è molto bravo.

Si accompagna a noi un consigliere condominiale che ci tiene a mostrarmi l’entrata di uno dei caseggiati che affaccia sul cortile.

-Vedete? – Mi dice – C’è una bella luce. Qua ci sono tutte le cassette postali ben allineate. Qua c’è l’acqua per innaffiare il giardino. –

Quando andiamo via, Giovanni mi accompagna per un tratto di strada. Ho lasciato la macchina lungo il marciapiede, in via Piero Gobetti.Mi fa vedere il parrucchiere, il minimarket, il tabaccaio, ecc.

-Però, signor Giovanni, diciamoci la verità, la dobbiamo pure smettere co’ ‘sta roba “ci hanno l’acqua, hanno la luce, c’è la posta, la lavanderia,il tabaccaio…” e che è? Stiamo pur sempre in un quartiere di Napoli, non in un film western! –

Ci salutiamo con una forte stretta di mano.

Napoli 27 Aprile 2023           Alberto Liguoro

albertoliguoro@gmail.com

Il Dispari 20230501 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20230424

Il Dispari 20230424 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20230424 – Redazione culturale DILA

Testo scelto da Angela Maria Tiberi
Rita Gemma Petrarca scrive del padre Domenico Petrarca

Lui era un uomo fantastico, un uomo buono e giusto.
Chiunque s’imbattesse in lui ne restava affascinato.
Nato in una grande famiglia, in cui si respirava aria di semplicità di rispetto per il lavoro… di rispetto di tutti i valori cristiani e civili.
Egli nasce nel 1906 non nella sua Pozzuoli, ma molto più lontano, nella sua Muggia, nel Friuli Venezia Giulia, nella provincia della bella e antica Trieste.
La sua Muggia era ed è una cittadina sul mare, un porto piccolo, ma molto somigliante alla nostra Pozzuoli.
Il piccolo Domenico, cresciuto con i sani principi morali e civili, studia molto e, tornato a Pozzuoli, frequenta la casa del cavalier Cialenta che lo fa studiare mantenendolo agli studi scientifici.
Egli, così, cerca di formarsi, forgiando carattere e personalità, sempre all’insegna del sacrificio, dell’impegno, dell’educazione, serietà e gratitudine.
Aveva un grande rispetto per la famiglia, la madre era venerata, così le sorelle e i fratelli e, per il padre, aveva devozione e riconoscenza.
Poi conobbe una donna… ne fu ammirato e conquistato, folgorato, Ella era mia madre, Maria Panetty, una donna bella dagli occhi verdi pieni di stelle… due gemme rare… una donna che ne fu, anch’ella, conquistata per il garbo l’eleganza la signorilità con cui si presentava quest’uomo, l’ingegnere Domenico Petrarca.
È questo il momento in cui nasce l’idillio, si fa per dire, una storia appassionata d’amore, di quelle che non sono comuni.
Questa meravigliosa creatura, proveniva da nobile progenie, armatori e ingegneri balistici della fabbrica Armstrong, una provenienza scozzese.
Ricordo, ancora, che mio padre ci raccontava di aver sfidato a duello una persona che importunava l’amata e, noi ascoltavamo attenti e incuriositi, egli aveva un suo modo avvincente di narrare le cose.
Ricordo che era anche poeta, infatti componeva con Mamma liriche e canzoni che, per amore della bella Maria, faceva musicare da maestri importanti.
Quanto amore per Maria, per i suoi 10 figli partoriti e per gli altri 8, mai nati.
La scultrice Elena fu la loro primogenita, premiata e pubblicata sui più prestigiosi depliant d’arte italiana ed europea, poi fu la volta di Elisa, la bella miss flegrea, seguì Giovanna l’avvocatessa, Sandro il ceramista, anche preside ad interim del liceo artistico di Latina, Milena Michelina la pastellista, attiva artista che espone oltre oceano, in America, la matematica Pasqualina dagli occhi verdi come la mamma, la farmacista Annamaria, nata di sei mesi e mezzo, salvata nella bambagia, Annamaria della Monarchia, perché mamma, all’epoca, si era candidata alle elezioni insieme all’armatore Achille Lauro, al parlamento italiano, poi fu la volta dell’esperta nella relazione d’aiuto, la counselor Rita Gemma, pubblicata per le sue commedie, anche a NewYork, quindi l’artista dalla voce calda e dal tocco magico sul piano,Alberto e, poi, il piccolo Salvatore, nato e morto subito dopo.
Poi, la poesia, il teatro e fu la volta delle partecipazioni ai festivals, che ricordo tutte, perché i miei mi portavano con loro, sempre.
Ricordo le coppe, i premi e riconoscimenti, la mamma era sempre in finale con i più bravi cantanti d’epoca: Sergio Bruni, Mario Abbate, Luciano Tajoli, che fu ospitato in casa nostra e, per questo, la stampa e la folla invasero la nostra casa di Pozzuoli.
Mio padre amava molto anche il teatro e il cinema, infatti sono sempre stata beneficiata in questo, perché mi portavano sempre con loro
Mi sono nutrita della loro compagnia, moltissimo.
Ero come in uno spazio caldo d’amore e di serenità.
Egli voleva l’istruzione per tutti.
Ricordo i plastici nel suo studio, a casa, i suoi disegni sul tecnigrafo, i suoi infiniti progetti, perizie, la costruzione dell’accademia Aeronautica di Pozzuoli, unica nel suo genere, il Rione Olivetti e le visite di Adriano Olivetti… ricordo il bene che gli volevano i meno abbienti puteolani che, grazie a lui, avevano un tetto sotto cui stare… ricordo gli innumerevoli, ora noti artisti di Pozzuoli, i pittori di quadri che lo asserragliavano nell’ufficio tecnico e lui acquistava tutto decorosamente.
Era un estimatore d’arte, della bella arte.
Mio padre l’ingegnere era davvero un uomo speciale.
Lui era un benefattore e, con immenso orgoglio e riconoscenza, sono fiera di essere stata sua figlia ed ora, mi ritrovo a scrivere di lui conservando quell’umiltà e devozione per il mio paese, quell’eredità a cui non voglio sottrarmi per poter operare e vivere secondo quei dettami che sono radicati in me e incarnati nel mio mondo e, per questo vanno coltivati ed ossigenati come eredità preziosa.

Il Dispari 20230424 – Redazione culturale DILA

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Foto Premio FONTANE DI ROMA in cui è stato premiato anche il
nostro Direttore Gaetano Di Meglio

A complemento dell’articolo pubblicato lunedì scorso come cronaca della quarantesima edizione del Premio FONTANE DI ROMA ideato, ed organizzato con assoluta perfezione, dal dinamico e tenace Benito Corradini nell’Aula dei Gruppi Parlamentari di Montecitorio a Roma il 3 aprile, vi proponiamo qualche altra foto di personaggi premiati.

Il Dispari 20230424 – Redazione culturale DILA

Antonio Palladino e Gianna Formato

Il Dispari 20230424 – Redazione culturale DILA

Bruno Scapini Montecitorio premio Fontane di Roma 3 aprile 2023

Il Dispari 20230424 – Redazione culturale DILA

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BRUNO MANCINI
dalla raccolta di poesie
Segni

1964 – 1987
L’inganno di Ignazio

Non so se,
quando avrai smesso il flamenco
sul capitello in fumi d’antico,
alzando gli occhi
– olé –
al simbolo
vorrò sapere se.
E il nome ti assalirà
compresso
tra un tacco e il mito.
Il nome ti forzerà
bagnato
tra cosce in ritmo.
Il nome il nome,
il nome mio
al simbolo!

Lenta sui fianchi la gonna a ruota,
pavoneggiando altera
rossa e nera
– il sangue e la sfida –
prima in corrida,
lenta sui fianchi,
– la fiamma e la fine –
s’attarda.

Il nome mio al simbolo.
Non voglio sapere se.
Se l’attimo dopo a braccia alzate
– olé –
se a terra inginocchiata
a capo chino.

Il Dispari 20230424 – Redazione culturale DILA

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Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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