Come i cinesi – volume secondo – Ambiguità capitolo 2

Come i cinesi – volume secondo – Ambiguità capitolo 2

Ambiguità capitolo 2

Capitolo 2°

 Notte, giorno

notte giorno

e via ancora.

Complicità di cambi

forme ermafrodite

due solitudini.

La notte del 24 ottobre ero consapevole di dover affrontare una prova decisiva per il nostro futuro, ciò che mi allarmava era la diretta conseguenza della incertezza riguardo ad atteggiamenti emotivi non bene considerati, forse in grado di eludere anche la sorveglianza del programma che avevo organizzato con lunga riflessione.

Credo, da sempre, che scrivere sia la forma di comunicazione con se stessi più precisa e maggiormente aderente agli intenti desiderati.

In quella notte di ottobre mi accingevo a trasferire sulla carta la mia principale aspirazione, consistente nel rendere chiari e limpidi i motivi delle azioni che presumibilmente avrei compiuto nelle ore seguenti.

Immaginando che già tutto fosse accaduto.

Come se l’evento cardine dell’esame incombente si potesse collocare ormai alle nostre spalle.

Rappresentasse un passato.

Quasi come se il mio io leggesse il mio futuro, in quella notte, ho iniziato a scrivere:

Cara,

stanotte mentre mi salutavi per andare all’incontro che avevi già programmato, “Ti prego non andare” continuavo a dire senza parole.

Completamente coinvolto, sia da un’evidenza, che non imponendo già una resa forse poteva ancora proporre occasioni, sia dal continuo rimbalzarmi in mente delle tue parole:

-«Come hai fatto, amore mio, a non leggermi negli occhi, non leggere gioie, serenità, amore lasciati liberamente, pudicamente, vivere in tutta me stessa?

Quando hai iniziato a non capire che i miei silenzi comprendevano “tutto”, tutto sempre per te, sempre e solo per te?

Io no, non avevo bisogno di parole, solo sguardi.

Mi bastavano, mi raccontavano il libro dei tuoi giorni con tutte le ansie, le delusioni, i successi, tuoi perché così volevi lasciandoli fuori della nostra vita, ma miei, ed a volte terribilmente vissuti nel mio animo poiché intesi in maniera solo empirica, sensitiva, sfumata.

Anche questo è stato il mio amore, ascoltare il tuo pensiero, capire i tuoi colori, sentire il ritmo della tua esistenza».

Clara, ora mi trovo qui a chiedermi perché, se tutto ciò è vero, ed io so che è vero, perché tu hai perso il mio messaggio “Ti prego non andare” tanto chiaro e così volutamente dedicato?

Tu interprete del libro dei miei giorni!

Come hai fatto a non leggere impotenza, disperazione, urla, schiaffi, baci ancora una volta?

Forse i messaggi erano troppi!

Forse erano troppo forti per essere capiti!

Forse facevano temere ancora rinunzie!

Forse non sai più udirli!

Perché sono cambiato.

Perché sei cambiata.

Forse facevano solo vuoto.

Ormai sei andata e non conta né dove né con chi, importa perché.

Un’ombra                                    

sconvolge

la piana di albe statiche

con ritmo lento di medusa

con pause di dolcezze lunari

-sotto

le sabbie

smosse

più calde ed umide-.

Un’ombra una carne un’ora.

Tu.

Non solo questo è chiaro, è anche vero che per te delusione, disperazione, sconforto, sono divenuti troppo presto momenti preziosi, e quasi magici, affondati in una nuova fantasia.

Bene accorta a non esserne coinvolta sentimentalmente.

Non hai scelto di rompere per le mie fughe, non potrai farlo per le tue.

La notte è finita.

Finisce una notte di ufo e di riso.

Arrivi in un giorno qualunque

in un tempo di scelte

sopra un lido di noia.

Ancora

ancora più folle.

Mi prendi la storia

mi prendo il presente.

è questo il perché.

L’intento di darsi concretezza attraverso mille passaggi di solchi sempre più profondi ed importanti, piuttosto che la disponibilità ad affrontare l’incognita del salto.

Ogni giorno un passo, ad ogni passo una verifica, pronte le bende ed i cerotti, incombenti i silenzi e le parole, elastico da allungare fino al limite.

Affacciata al bordo, chiarita la voglia di farlo, sicura dell’esito, hai mosso il primo passo.

Concreta, psicologa, prudente, credi di poter arrivare al mare passando da roccia in roccia, col tempo. Pronta a riposarti ed a far riposare chi ti segue e t’insegue.

Non avresti potuto vincerti fino al punto da guardarci, immobili, privi di reazioni, aggrappati per altro tempo ad una acquiescenza provocatrice -tu che mi “senti”, tu che mi “leggi”, tu che mi “vivi”-.

A te, cara, sarebbe bastata un’ora per capire che soffrivi troppo, soffrivi capisci.

Per questo il messaggio è caduto, nessun messaggio sarebbe stato udito.

Il messaggio è cozzato contro altre voci.

Troppe voci parlavano insieme.

Tu sei cambiata? Sono cambiato? Non c’è differenza!

Aspettare il tuo ritorno, ed aspettare il prossimo solco, la prima, seconda, terza benda.

No grazie.

Ma se…

Vado.

Anche nel dubbio, senza certezza, mi conosco. Vado via.

Notte, giorno

notte giorno

e via ancora.

Complicità di cambi

forme ermafrodite

due solitudini.

Non appena mi trovo sul punto di essere convinto che ho compreso il modo migliore di agire, mi dibatto con un altro interrogativo.

Ma perché?

In fondo mi guardo intorno e mi giudico in torto. Interrogo la parte culturale di mia appartenenza e mi considera in errore. La socialità e il tempo nei quali mi sento inserito contestano le mie deduzioni. Voglio una donna libera ed ho torto anche in questo -tu la vuoi-.

Voglio, giudico, ma chi mi dà diritto a tanto?

Ed ho torto.

Ho torto a non accettare una realtà, a volerla vestire di significati arbitrari, finanche sbaglio nel consentirle di modificare le mie essenze e le mie azioni ormai non più autonome e spontanee.

Ho torto e finalmente sono in contraddizione.

Quasi io mi illuda che il peso d’azioni, di concretezze, di cose perdute, possa essere annullato, soffocato, nell’attimo in cui si capisca che, divenute realtà, non potrebbero essere rivissute con la bellezza originale della loro immaginazione, mentre i sentimenti no, quelli invece si ricostruiscano, quelli si gonfino e sgonfino e gonfino ancora a piacere, si usino si conservino si eccitino si uccidano, rinascano, volendo, come prima e sempre uguali a se stessi!!

Contraddizione, dualismo ambiguo, gigante dai piedi di argilla, cervello autonomo, forza bruta e gran debolezza.

Dualismo ambiguo.

E non basta, avrei bisogno anche di interpretare il

meccanismo per il quale in ultima analisi le azioni, il concreto, la materia, modificherebbe il credo, l’idea, i sentimenti.

Perché tu vai, io vado.

L’inverso è ovvio, pur se attutito da un vago postulato scientifico e da un dogmatismo storico.

Tu vai ed agisci, io vado a distruggere un’idea.

Un’ora, un credo.

Non è possibile.

Resto, per la difesa della mia coerenza, anche nel dubbio, senza certezze, mi conosco, resto.

Cara,

stanotte mentre mi salutavi per andare all’incontro che avevi già programmato ho detto forte e chiaro, stanco e triste e solo:

-«Ti prego non andare».

Avrei potuto (forse dopo cercherò di capire se per caso non “avrei dovuto”) lasciare che fossi tu a spingerti nei miei occhi: la libertà di intendere o meno, non l’obbligo di ascoltare e rispondere e decidere; l’autonomia di una scelta senza la sopraffazione di una richiesta; la coerenza e la ricchezza di una tua decisione al riparo dei rimorsi, i piaceri o le incertezze provocati dall’espressione di mie angosce (reali, false, usate ad arte, egoistiche, grandi, piccole, solitarie o desiderate, poco importa).

Parlando ho volutamente scartata questa ipotesi, in apparenza più degna, più umana nei tuoi confronti, più bella nella mia immaginazione, poiché così, parlando, ho ucciso un dubbio, tanti dubbi.

Se ipoteticamente in quel momento, per una banalità del tutto reversibile, ti fosse sfuggito il modo di udire messaggi privi di suoni?

E se io fossi diventato incapace di esprimerli in maniera chiara?

Oppure se il fatto stesso di volerli, per una volta volerli presentare, fosse risultato diluente capace di farli decadere fino all’auto distruzione?

Per ciò ho parlato:

-«Ti prego non andare» con tutto il resto che sai bene per mille ore insieme.

-«Mi dispiace. Voglio andare».

Che cosa potevo aspettarmi che rispondessi?

Come potevo illudermi?

Come potevo illudermi che attraverso tanti percorsi la decisione -fino all’ostinazione- di chiarirmi il nuovo di te, tu l’avessi articolata per poi, in un momento come questo, scioglierla facendola appassire prima ancora della

fioritura?

La “mia” donna aveva risposto nella stessa maniera.

Nulla lasciava supporre che da donna sua, libera, o quasi, certo in cammino per divenire autonoma (spinta da necessità, imposizione, volontà o desiderio), rispondesse in modo differente.

Potevi veramente restare?

I fatti nella vera evidenza sono scoppiati e vogliono, con tutta la loro realtà, informarci della fine della nostra storia.

Fatti, scoppi, senza essere a salve, per cosa se non per fare male?

Verificare?

Accetto la sfida.

Andarmene è poco, ridicolo, da ignavi.

Perdo la regina in cambio di due torri.

La partita deve proseguire con la determinazione di chi si è vista rifiutata l’offerta di patta.

Non devo concedere ingenuità, né credere ai versi delle sirene, senza sogni, con un preciso disegno: guardarti in faccia mentre ti renderai conto che a poco a poco sarai diventata, per me, un’altra donna.

Una donna qualsiasi, né sposa né figlia né amica né niente, solo una donna qualsiasi, né amata né desiderata.

Lontano le ombre dell’odio, la stizza, finanche il rancore. Privo di risentimenti, teso a rendere matura tutta la possibile indifferenza.

Se devo credere a tutto quanto hai già detto, sei pronta, sai che può accadere, non avrai bisogno di proporti ulteriori domande.

Sotto un vento d’incanto

sono un curvo pastore d’illusioni.

 Mia cara,

stanotte nel momento in cui mi salutavi per andare all’incontro che avevi già programmato, continuavo a chiedermi se tentare di fermarti dicendo “Ti prego non andare“.

La tua stessa presenza, con improvvisi incontri di sguardi, mi ha proposto nuove varianti possibili seguiti, ed impossibili accordi alternati in sequenze aritmiche -numeri primi di volta in volta in evidenza- “Vuoi farmi compagnia?”.

Tanto più ciò allontana ed altera la visuale del mio problema, maggiormente mi rendo conto che ancora mi sovrasta un turbamento di egocentrismo: mi ripresento primo attore ed unico organizzatore della nostra storia.

Non solo la mia regia e la mia partecipazione, ma anche la mia esigenza della relativa uscita in scena e dalla scena approntata con tutti i presupposti per essere vistosa, eclatante, da applauso finale, da applaudito protagonista.

Se volessi tentare di spiegare meglio, potrei analizzare la determinazione di scrivermi questi fogli per poi -poi a cose fatte-, lasciare che tu sappia, etichettandola come l’estrema espressione della mia vanità mentale.

Scrittore. Regista. Protagonista.

Perché non nudo?

Perché non anticipare il momento della lettura di queste riflessioni, dandoti la possibilità di scegliere la parte preferita, modellare il tuo personaggio caratterizzandone i comportamenti, e proporre la stesura di porzioni significative dell’opera?

È credibile il timore che ingabbiando la mia esuberanza, potremmo non avere più né impulsi verso domande né tanto meno risposte?

Che tutto risulterebbe semplicemente stereotipato?

Tutto definitivamente congelato, completamente anonimo, formale, borghese, infine penoso?

Ma da dove viene la certezza di quest’ultimo dubbio?

La certezza di quest’ultimo dubbio, o il dubbio di quest’ultima certezza?

Si continua all’infinito.

Che faccio?

Per ora è notte.

Ho sciolto

nei tuoi sogni solari

emozioni di sfide cieche.

Fino al limite

oltre il pudico

senza più dubbi.

Lascio la pila accesa

per farti guardare

sbrigati

mi preme un dubbio di fine.

 Mia cara,

stanotte mentre mi salutavi per andare all’incontro che avevi già programmato, non sono riuscito a dirti

Ti prego non andare“.

Eppure ripetevo a me stesso la frase ormai celebre di Andreotti con la quale in giorni privi di senso avevi tentato più volte di pungolare la mia apatia “Molti sanno quello che vogliono, pochi ciò che vogliono e che non possono”.

Non ti mai ho risposto.

Non ho chiarito.

Ora potrei affermare sfacciatamente che ti ho già lasciata, tenendo ferma e presente contro ogni spinta irriflessiva la nostra casa (somma-scrigno-ricordo di tutto quanto, parte di noi, c’è in qualche modo appartenuto).

I treni partivano veramente, e su ciascuno di essi salivo solo, e con ciascuno di essi percorrevo tratti più o meno lunghi in solitudine, fino a giungere ad una nuova più distante stazione.

La voglia della grande sfida, anzi meglio, la necessità fisica e caratterialmente appagante di una nuova scelta autarchica, di un nuovo grande viaggio privo di sondaggi, senza porte lasciate semiaperte, mancante di punti di riferimento, svuotato da confronti e sensi di doveri, tutto ciò con te “prima” esclusa anche se a volte e per certi particolari non “unica”!

Quante volte, quante notti, violentemente represse al limite di auto mortificazioni deprimenti.

Lo sai che ti ho aspettata.

Ma tu volevi… volevi verificare:

-«Verificare non quanto mi ami, ma quanto mi vuoi».

Escluso, e spero di non presentare per vera un’altra illusione, che tu hai inteso, in fondo con autolesionismo, privarmi di un amore, rispondo anche a questo dubbio.

“Amare e diventare scemo”.

Quando mi mancava un incontro con te perché avevi preferito una strada diversa. Dicevi:

-«C’è più sole».

Quando mi bruciavi l’inizio di un giorno:

-«Resta cinque minuti».

-«Non posso».

Quando mi regalavi notti inutili.

Quando i tuoi strilli.

Quando i tuoi capelli corti.

Quando il latte, i peperoni, il film per televisione.

Amare e diventare scemo”.

Quando è diventata nenia senza musica il ritornare sui giorni di un amore che faceva male per presunzione, per voglia di presenza indiscussa, e certe volte scoppiava in mano come un petardo per confermare la sua univocità.

Essere o non essere.

Vita o morte: quando le nenie diventavano prima dubbi, poi scelte, poi scritti, poi rinunzie, poi impotenze, poi treni.

Quando forzando l’ultimo residuo di orgoglio ho

preteso di continuare a sceglierti sulla base di altre scene.

Quando (ora) neanche la tua scelta deve potersi inserire distruttivamente nella nostra “casa”.

Amare e diventare scemo”: quando potrò recuperare fette del mio io inutilmente bruciate?

Infine mi hai convinto.

Mi sono convinto che hai ragione, senza ironia.

Sono definitivamente convinto che non sia stata l’altra o la tua scelta a determinare la fine della nostra vicinanza simbiosi.

Un amore scemo da non ammettere provocazioni, l’ombra di provocazioni.

Una voglia di certezze fino ad identificazioni assurde, e tale da non seguire altri sentieri per vivere e comprendere se non il certo quotidiano -guardarti negli occhi, perché?-.

Fingere, ammiccare, abbellire, o poi scovare, rubare intimità, perché?

Per quell’amore scemo lei o la tua scelta: dolorosa parentesi in un attimo del nostro quotidiano.

Quante altre volte vi era stato di peggio, quante altre violenze, quanti altri schianti, quanta rabbia, ribellioni, impotenza, pazzie, erano passate sopra di noi rubandoci il tempo di una ferita o di una notte insonne!

Per quell’amore scemo può passare lei o la spiaggia, non certo il dubbio della nostra identità.

Mia cara,

stanotte mentre mi salutavi per andare all’incontro che avevi già programmato, mi sono chiesto per meno di un attimo come dirti “Ti prego non andare”.

Se credo, come credo, di conoscerti ho “fotoromanzato” un bluff.

DEVO “VEDERE”.

Vedere per dirci qualcosa di più.

-«RESTA».

 

Ti bacio.

 TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

Ambiguità

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Il nodo

Il nodo

Così e così

Il premio

La coda

Il chioccolo del fringuello

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo di Bruno Mancini

ACQUISTA COM www.lulu.com

Come i cinesi volume secondo

seconda edizione

ID 29z5vq

ISBN 978-1-4710-5423-5

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Versione 4 | ID 29z5vq
Creato: 13 settembre 2022
Modificato: 14 settembre 2022
Libro, 98 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quarto
Sottotitolo Il Libro di Sonia – Il Nodo
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Edizione ampliata
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.

Per Aurora volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi – volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Views: 21

Come i cinesi – volume secondo – Ambiguità capitolo 1

Come i cinesi – volume secondo – Ambiguità capitolo 1

Ambiguità capitolo 1

Se non c’è più niente, e niente c’è da difendere, voglio conservare la memoria, le mie memorie per cercare di dare un senso ed un seguito all’assurdo tentativo di far quadrare il cerchio (lei cerchio io quadrato) che ho esasperatamente inseguito.

Scoprirono

vicoli storti in curve rapide,           

a getto,

in fughe di risse

e c’erano voglie di addii.

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.

Voglio conservare le mie memorie completamente libere         da  sovrapposizioni di tempi e da confronti con altre prospettive.

Vento fasciato a pelle

sbalzi, stridori

stimoli

stimoli

stimoli a lacrime.

Fino a giovedì 24 Ottobre (anzi notte tra mercoledì e giovedì), salvo due precisi momenti, non avevo vissuto in maniera passionale questa storia; voglio dire che non avevo vissuto sommerso in una impulsività irrazionale, bensì teso ad una conquista, con un impegno certo asfissiante perché in definitiva vestito di spregiudicatezza, cinismo, attesa, provocazione.

Solo ho detto, due momenti di passionalità, di uno forse scriverò più avanti, anche se mi era parso influente nel mio-suo quesito. L’altro, vissuto insieme con lei, lo definirei caratterizzato dallo sgomento di essere stato svegliato ormai suicida, piuttosto che rivolto privo di forze verso una borraccia quasi vuota, per aver temuto, come mio solito, il deserto lento ed agonizzante.

Innumerevoli precedenti corse verso un miraggio, scontri, mondi buttati all’aria, silenzi interminabili e confini non raggiunti, avevano avuto esiti differenti.

Risvegliato da lei vicina, lei proprio lei e non un’altra qualsiasi forma più o meno definita, che mi piangeva addosso urlando “Perché?! Dimmi che non è vero”.

Io dormo tu vivi

io dormo tu vivi

languori, stasi, fughe, arresti.

 

Per ora è notte.

Ho sciolto nei tuoi sogni solari

emozioni di sfide cieche.

Non a caso ho paragonato lei, Clara, al cerchio (rotolante) ed ho tenuto per me la figura del quadrato, base di solidi difficili da trasportare e da trapiantare.

Non per caso, ma giacché le mie scelte sono state

costruite  con raziocinio, difese con tenacia, e possedute con incoscienza.

Non potevamo tornare macchiato io, e la mia Clara mortificata, ad essere vivi in un rapporto -questo non lo avevamo mai detto- quasi unico e totale.

Prese il cuore in mano, e come lei sola sapeva fare mi convinse del contrario.

Giorni stupendi.

Mesi indimenticabili.

Brulichio di cento palline

buttate a caso insieme

per terra.

Come fai a parlarmi?      

Parlano a tratti più occhi che bocche

Poi, lentamente, in maniera quasi impercettibile, ora dopo ora, giorno dopo giorno, una nuova abitudine aveva preso il timone del nostro tempo: un qualsiasi banale grattare tra avanzi, una angoscia di rammendi.

Ricuciture in definitiva per un vestito logoro, ormai fuggito al buio della notte, da fare apparire alla luce dei neon.

Toccava a me tracciare una nuova linea di speranza proiettata nel futuro.

“Io ero una bestia rara”.

Ricordo il senso

non cerco confronti

mi mancano regole.

Vogliamo nostri colori separati

creiamo nodi con paglie

spingiamo ruote quadrate.

Rileggendo mi è venuta voglia di modificare in parte il taglio quasi di “resoconto diaristico” apparentemente prevalente, ma poiché ho anche ricevuto la chiara sensazione che i temi trattati sono da approfondire, mi sento determinato nel proseguire almeno fino a ricordare quante rare volte avevamo parlato intensamente -in ogni caso come mai prima senza i miei ablativi assoluti ed i suoi distratti svolazzi-, e che le avevo rotto un equivoco:

-«Libertà».

L’essere stato io a farlo e non lei a capirlo, ci aveva lasciati pieni di lividi e privi di aiuti.

Chi veglia la notte della

notte del dopo?

Sull’argine?

Al senso di frasi?

A comporre immagini?

Strappando agguati e affanni?

 

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

 

Ambiguità

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Il nodo

Il nodo

Così e così

Il premio

La coda

Il chioccolo del fringuello

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo di Bruno Mancini

ACQUISTA COM www.lulu.com

Come i cinesi volume secondo

seconda edizione

ID 29z5vq

ISBN 978-1-4710-5423-5

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Versione 4 | ID 29z5vq
Creato: 13 settembre 2022
Modificato: 14 settembre 2022
Libro, 98 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quarto
Sottotitolo Il Libro di Sonia – Il Nodo
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Edizione ampliata
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.

Per Aurora volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi – volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Views: 63

Come i cinesi – volume secondo – Dedica – Introduzione

Come i cinesi – volume secondo – Dedica – Introduzione

Dedica – Introduzione

Bruno Mancini

COME I CINESI
volume secondo

Edizioni
DILA
 
BRUNO MANCINI
Dello stesso autore nel catalogo DILA

Poesie
Promo uno
Davanti al tempo
Agli angoli degli occhi
Segni
La Sagra del peccato
Incarto caramelle di uva passita
Non rubate la mia vita
Io fui mortale
Sasquatch
Non sono un principe
La mia vita mai vissuta
Erotismo, sì!
Tutte le poesie

Prose
“Come i cinesi”:
L’estate con la parrucca
Il Libro di Sonia
Ambiguità
Il Nodo.
“Per Aurora”:
L’Appuntamento
Vasco e Medea
Anche questa volta
La Notizia virgola – La Condanna punto
Così o come
La sesta firma
Il furto della foto
La menopausa di mia sorella
Così fu
Per Aurora – Tutti i racconti
 
Questo volume contiene:

Ambiguità
 
Il nodo
Il chioccolo del fringuello
 
Seconda edizione, produzione limitata.
Ischia, Settembre 2022.
 

Introduzione

Non è mio compito dare chiavi di lettura per un libro che, non avendo avuto lo scopo di essere accettato, né quello di essere riconducibile in una qualsiasi logica, resta e vuole restare disarticolato, contorto, intrigante.

Tuttavia posso dire che in ciascuna storia, ho voluto sfumare i contorni tra “amore e sesso” in ambiguità, “femminilità e virilità” nel nodo.

Anche altri labirinti, altre parrucche, altre grotte, altri libri, altre soluzioni, altri intrighi, altri dubbi, altri nodi, ne hanno continuamente turbato il percorso, ma tocca a voi svelarli.
Un piccolo consiglio: leggete lentamente per evitare indigestioni!
A dopo.

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

 

Ambiguità

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Il nodo

Il nodo

Così e così

Il premio

La coda

Il chioccolo del fringuello

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo di Bruno Mancini

ACQUISTA COM www.lulu.com

Come i cinesi volume secondo

seconda edizione

ID 29z5vq

ISBN 978-1-4710-5423-5

 

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Versione 4 | ID 29z5vq
Creato: 13 settembre 2022
Modificato: 14 settembre 2022
Libro, 98 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quarto
Sottotitolo Il Libro di Sonia – Il Nodo
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Edizione ampliata
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.

Per Aurora volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi – volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Views: 75

Come i cinesi – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

Ambiguità

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Il nodo

Il nodo

Così e così

Il premio

La coda

Il chioccolo del fringuello

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo di Bruno Mancini

ACQUISTA COM www.lulu.com

Come i cinesi volume secondo

seconda edizione

ID 29z5vq

ISBN 978-1-4710-5423-5

 

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Versione 4 | ID 29z5vq
Creato: 13 settembre 2022
Modificato: 14 settembre 2022
Libro, 98 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quarto
Sottotitolo Il Libro di Sonia – Il Nodo
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-5423-5
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Edizione ampliata
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.

Per Aurora volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Come i cinesi – volume secondo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Come i cinesi – volume secondo

seconda edizione

Racconti

Ambiguità

Il nodo

Il chioccolo del fringuello

Views: 95

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo

Come i cinesi volume secondo

AMBIGUITÀ –  IL NODO

Acquista “Come i cinesi volume secondo”

Come i cinesi – volume secondo
Il Libro di Sonia – Il Nodo
Di Bruno Mancini

Libro a copertina morbida
EUR 14.00

Dialoghi, intimità, ragionamenti, passioni, le irrazionali note, cadute, catarsi, sdegni, i vari volti di un atto, gli equivoci, i nodi, le sfide, i sensi dei vinti, i come, perché, dove, se, che abbiamo macinato più contro di noi per dare che non verso di noi per avere, più sciocchi per idoli che lucidi d’esperienze, sempre senza pause catalizzatrici.
Dettagli
Data di pubblicazione
14 set 2022
Lingua italiana
ISBN 9781471054235
Categoria Narrativa
Copyright
Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Autore Bruno Mancini
Pagine 98
Libro a copertina morbida
Colore del contenuto Bianco e nero
Dimensioni A5 (148 x 210 mm)
Parole chiave Amore sesso passione Ischia Mancini ambiguità femminilità
Atlante affaticato
io
resto piolo
Calliope appartata
tu
sembri una sposa

Ambiguità

Ischia 1990

Un racconto

PARTE PRIMA

 Capitolo 

… Clara quella notte del 24 ottobre non si consentiva azioni che potessero distogliermi dal putiferio delle tempeste di domande, attese, ricordi, immagini e sentimenti, per me amiche ma che senza alcun dubbio e con molta evidenza mi possedevano non solo mentalmente.

Il tempo della mia attesa veniva avanti con incollato ad ogni attimo un dubbio, lo stesso dubbio, sempre lo stesso dubbio, che simile ad un galoppo, avvicinandosi l’ora, attecchiva con percussioni più rapide e sonore alla radice del mio sistema nervoso.

Seduto, le gambe, per propria scelta, vibravano con moto in continua accelerazione.

La vista della porzione di strada affollata che per anni mi aveva affascinato nella varietà e nella moltitudine di abbigliamenti, personaggi, situazioni, sembrava come stamparsi, fotografata, ad ogni ritorno del dubbio.

Se c’era il dubbio non c’era altro, solo fissità ed i miei arti vibranti.

Lo stesso dubbio osava pretendere la propria esistenza, dileguandosi dopo comparse che nonostante fossero sempre più brevi, s’imponevano giungendo con maggiore frequenza. Troppo brevi per consentirmi di prendere una decisione, troppo frequenti per liberarmene…

Come i cinesi volume secondo

Parte prima

 Il nodo

Tu mancavi quando iniziò la spinta.
Altre presenze di forme strane, sfuggenti (lunghe, grosse, rotondeggianti), tinte a ceroni e pastelli, finanche tatuate in bello stile con varie fantasie ed anelli a gruzzoli, alcune all’apparenza più rigide che candide, si materializzavano per rapporti casuali e rapidi.
Belle a modo di meteore o comete, non chiedevano niente e niente offrivano. Non certo a me con i miei limiti. Preparato soltanto ad esprimermi, laccato e lucido, scontavo in palpitanti solitudini pudori di primitivi insegnamenti…

Parte seconda

Così e così

Paura per questa faccia
bianca.
Amore per questi segni scuri su di lei.
Non ora che la consuetudine dei nostri incontri scandisce notti e giorni con tenerezze ed assuefazioni, non ora che i graffi sono diventati tocchi leggeri, morbidi.
Ci guardiamo un istante, e già sappiamo tutto: cosa fare e cosa fatto, per adempiere ciascuno il proprio compito.
Mi tolgo l’anello, allento il nodo alla cravatta, pongo la giacca sulla spalliera della solita sedia, vuoto le tasche, ti avvicino, e so che mi chiedi di cambiare le luci: accenderne una, spegnerne un’altra, trovare la giusta ombra per il braccio della lampada verde a coppa.
Devo lavare le mani, rimettere in ordine barba e capelli, poi posso toccarti.
Eri in attesa paziente, da ore, in una casa indaffarata, lasciando che i malumori e le allegrie, le ansie, le risa, i gridi, gli sbuffi e tutti ti avvolgessero senza impegnarti, senza cambiare di una virgola la tua serenità.
Come una biglia di vetro colorato in un boccale pieno.
Chiudo la porta e finalmente posso avvicinarti, ti guardo e sai che ti chiedo il sogno
più bello, la linfa per la passione, le voglie, le inquietudini, i pudori, le trasgressioni più intime, inespresse, che vengono da sempre. Ti chiedo l’anima del mondo, né poco né molto, l’anima del mondo.
Non sempre accade, perché a volte ci distoglie il palpitare di un peschereccio, a volte un’ansia d’azioni perdute, a volte un vuoto stanco, pur sempre, senza l’angoscia di giovane amante impotente.
Stasera è un giorno diverso: altro tremore rallenta l’inizio del rito, altra eccitazione mi preme dal ventre alla bocca.
Scelgo con cura un disco di antichi ricordi.
Un semplice inchino, ti smuovo, ti abbraccio, e chiudo gli occhi in un ballo quasi immobile.
Da quanti anni non balliamo più!
Ti lasci dondolare, così che il fresco del volto privo di trucco, quasi in un bacio, mi sfiori.
Senza parole stappo il rosso migliore, una goccia ti bagna.
Lascio che asciughi da sola e sempre tenendoti per mano ti adagio sul letto.
“Farfalla ti voglio, farfalla con me.”
Lo disse l’Anima, ricordi?
Era l’estate più calda degli ultimi anni, il basolato di pietre laviche impolverato assorbiva odori e luci.
-«Ci invitano al Tempio.»
Rendere pubblico l’intimo, sposarci.
Non allora che per notti insonni disegnavamo futuri incerti per storie irreali, fantastiche, non nostre.
Oggi, è speciale, oggi, mentre la nebbia assale stanchi riflessi, ed occhi distratti scambiano il vero con l’ombra, e non basta una corsa per un po’ di calore, ma occorre un fuoco.
-«Maestri attendono al Tempio per unirci col sigillo della nostra cultura.»
Presentarci a mitici emblemi per un valore, a chiedere il placet per un destino di eletti, in un concorso di storie poetiche.
Lo so, vorresti restare in silenzio ad aspettare un altro giorno, un altro ancora con me, solo.
Proteggi la tua semplicità di affetti, statici, primitivi, e intanto una sottile ansia ti inonda di fascino.
Vorresti chiedermi riposo, ma, senza accorgertene, scegli il vestito più bello, acconci
le pieghe, aggiungi collari di perle.
Paura di perdermi. La stessa che avevi quando l’estate, abbandonato il nostro mare e il nostro cielo, mancò l’incontro con un amore appassionato.
Sei quasi pronta: bellissima.
Mi fermi le dita, mi chiedi:
-«Lo vuoi?» Rispondo di sì.
Potresti ancora incatenare per sempre la conquista del tempo della nostra età. Fino ad avermi in te completo, smaterializzato, assente, inutile, fatto pensiero. Mi doni la favola. Accetti l’idolo.
Ti sposti leggera, ambigua intrigante, stupendamente altera.
Immedesimarci nella vita e nella storia, nei sentimenti, nei delitti, nelle coscienze, nelle volontà, nei luoghi, nei vuoti, nei pensieri, non nostri, a volte retorici, allegorici, falsi, con inganni di ubiquità, di polifonia, di molteplicità esistenziali… contro il nostro banale: ecco la sfida!
La goccia si è estesa. Fino a colorare il tuo pallore. Ti mostra arrossita, mentre più vicina, come bocca che sfiora i capelli, in un sussurro:
-«Andiamo.»
Come mai prima sensuale e seducente, all’improvviso, mi appari nuova, spogliata, vibrante, completamente nuda, affascinante per ingenua verginità.
Acconcio il cuscino -mi scivoli sul petto-, spengo la luce del letto -sei tenera e calda-, poso la penna -il nostro silenzio è completo-, e chiudo gli occhi.
Paura per questi segni scuri su di lei. Tu, candida carta; io, scrittore di noi.

Come i cinesi volume secondo

Parte terza

Il premio

… Lo scampanare della chiesa da sempre ha richiamato la mia pigrizia di buon mattino.

La vecchia abitudine di lasciare la luce filtrare dalla finestra, a modo di meridiana, al risveglio, mi indica l’ora, e quella domenica 26 Aprile il raggio riflesso oltre il tendaggio trasparente indicava l’inizio di un giorno illuminato da un sole splendente…

Era iniziata così, nel mio ricordo nitido ed attuale, quella domenica d’inizio primavera resa intrigante dalla prospettiva del suo ritorno dalla lunga assenza.

Ti hanno trattata bene? Faceva freddo? In quanti erano? Il mare era calmo? Vuoi fare qualcosa? Ho di nuovo acceso il camino, lo so, non occorre, ma piace -ti piace- come l’inferno -più giusto del limbo-.

Quasi m’interrogo, mentre attendo che venga l’ora allungando il tempo del caffè, su quante domande la mia Bianca Image mi lascerà porre e quante risposte con gesti a noi solo noti le esaudiranno, o se sarà soltanto “Abbracciami, ne parleremo a casa.”

COME I CINESI VOLUME PRIMO

Ambiguità
Il Nodo

Non esiste oggetto che più di un libro possa aggiungere valore al vostro augurio.

Views: 137