Per Aurora – volume quinto – Così fu PARTE 1 CAPITOLO PRIMO

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TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume quinto – Così fu PARTE 1 CAPITOLO PRIMO

Così fu

PARTE 1

CAPITOLO 1

Ieri.

Soltanto ieri.
Finalmente, ho carpito dalle grinfie avide dei mercenari acquattati in ogni dove al soldo d’invadenti multinazionali, i tempi ed i modi per una voluta prigionia, ed ho serrato le porte nell’attesa di muovermi verso i luoghi delle mie origini.
Metaforicamente, praticamente, completamente.
L’assalto continuo, attraverso proposte indicanti modi d’essere adeguati agli inutili prodotti che i padroni universali del commercio e dei servizi inviano a pioggia di grappoli dai contorni impalpabili come foschia estiva di primo mattino, assume virulenze epidemiche una volta giunto a contatto con le blande aspirazioni di tranquillità e di serena assuefazione al ritmo quotidiano proprie di esistenze vissute senza sprechi e prive di inutili orpelli. Semplici, essenziali, autonome.
Le menzogne ballerine, create ad immagine di lusinghe dai loro maghi prezzolati, saltellano allegramente ben oltre ogni perdonabile entusiasmo, frattanto che abbattono ostacoli a forma di evanescenti birilli ed ideologie di carta straccia, male, o per niente, supportate da nervose manovre atte a ripristinare condivisibili pretese di libertà individuali.
Senza ritrosie, in ragione della forza amorale ricevuta dalle loro strutture interdipendenti, superano, con vigliacca disinvoltura gli specifici spessori delle singole vite incontrate lungo le vie che percorrono.
Ne deriva una complessa organizzazione della socialità immemore dei suoi stessi scopi istitutivi.
Mentre srotola piacevolezze esistenziali frammiste ad essenziali bisogni cognitivi ed impellenti necessità comunicative, essa, la falsa dignità universale – quella degli uomini invisibili oltre le cortine delle organizzazioni finanziarie, quella degli innominabili padroni del vizio e della schiavitù dei deboli, quella dei tizi in doppio petto sproloquianti in pubblico senza cuori brucianti all’interno del torace per giustizia ed uguaglianza, quella di tutti gli uomini animali da sé stessi assurti a mortificanti auto glorificazioni, quella dei nuovi Dei, meschini e blasfemi – essa la falsa dignità universale accaparra, tutto intero, senza pentimenti, l’indivisibile legame tra le vite ed i singoli uomini.
Non ero convinto che fosse sufficiente, ma limitare il raggio di azione dei miei giorni futuri nel perimetro, orto compreso, di una vecchia casa colonica, mi era apparso il sistema più agevole per tentare la metempsicosi spirituale che intendevo costruire tra il mio passato ed il mio futuro.

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Dedica

La menopausa di mia sorella

Conversazione fra un totano ed una pantegana

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

CAPITOLO QUINTO

CAPITOLO SESTO

Così fu

PARTE 1

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

CAPITOLO QUINTO

CAPITOLO SESTO

CAPITOLO SETTIMO

CAPITOLO OTTAVO

CAPITOLO NONO

CAPITOLO DECIMO

CAPITOLO UNDICESIMO

CAPITOLO DODICESIMO

CAPITOLO TREDICESIMO

PARTE 2

CAPITOLO 1

CAPITOLO 2

Poesia sporca

Poesia sporca

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Per Aurora – volume quinto – Vetrina LULU

Per Aurora volume quinto di Bruno Mancini

seconda edizione

Version 5 | ID r99qmg

ISBN 9781471068423

Bruno Mancini
ISBN 9781471068423
Versione 4 |  ID r99qmg
Creato: 31 ago 2022
Modificato: 31 ago 2022
Libro, 100 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume quinto
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 9781471068423
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

E allora la bacia con violenza. Sulla bocca trattenendole la testa – come una bambola di pezza -, sul collo comprimendole le guance – come il morso per una cavalla-, sul seno acerbo – strappandole stoffe e bottoni.
“Lasciami bastardo. Vigliacco bastardo”.
E allora la getta per terra – come un sacco di roba vecchia -, le blocca le gambe – come un lottatore di judo -, le lega i polsi- come uno stupratore -.
“Lasciami bastardo. Vigliacco bastardo, Non farlo”.

Per Aurora volume quinto

seconda edizione

Racconti

La menopausa di mia sorella

Così fu

Info: Bruno Mancini

Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
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Il polpo

Il polpo

Dal libro “Per Aurora volume quinto” ecco uno stralcio del racconto

“Così fu”.

 

Per Aurora volume quinto


Nel novero delle pseudo allucinazioni cataloghiamo di norma ogni nostra esperienza personale che non abbia conforto nei più ampi riscontri di una consistente parte della collettività.

Tuttavia, fin quando si tratti di percorsi semplicemente mentali, fantasiosi o sognanti che siano, i nostri interlocutori appaiono sempre propensi a benevoli ascolti e ad indulgenti interpretazioni, mentre, nei rari casi in cui un tale, qualcuno, riferisca il materializzarsi di una situazione pratica, tangibile, oggettiva, inspiegabile per le conoscenze del momento, ecco che scattano sistemi di auto difesa collettiva i quali, se pure non apportando benefici al progresso generale delle conoscenze comuni, tuttavia permettono la stabilizzazione di apparati atti ad avviare coprifuochi preventivi, e finanche essi, in casi estremi, attivano apposite strutture cui affidare il disorientato protagonista per la cura di presunte malattie mentali.

Penso al polpo che, in un giorno particolare, stanai senza procurargli alcun danno fisico da una grotta ricavata nella fenditura di due macigni precipitati dalla parete sovrastante la baia di Cartaromana a seguito d’interventi speculativi

Lo trasportai con la massima delicatezza fino a riva, accettando la pressione delle ventose procurata dal suo difensivo avvolgersi al mio braccio.

Giunto a riva, lo immisi in una vasca trasparente, non tanto profonda, ma ben sufficiente a contenerlo tutto, ebbene, mi fermai a notare che il polpo restava quasi costantemente con la testa fuori acqua.

Rimasi stupito, non perché stessi assistendo ad un atteggiamento sconosciuto, ma per l’improvvisa consapevolezza che non avrei mai tentato di dare una spiegazione a tale modo di agire forse solo apparentemente contraddittorio con la natura marina del polpo.

Con l’intento di assegnare un preciso contenuto di analisi comportamentale ai mutamenti delle sue azioni, preparai una tanica trasparente piena d’acqua di mare, lo presi per la testa, lo trasferii in essa, chiusi il lato superiore del contenitore mediante una rete a maglie larghe sì, ma non tanto da permettergli di attraversarle, ed in questo stato lo trasportai in un tour di conoscenza del “nostro” mondo attraverso tappe puntigliosamente preordinate.

Il polpo poté guardare vari programmi televisivi tra cui il telegiornale di Emilio Fede e un documentario avente per oggetto il mondo sommerso della costa tirrenica, fece conoscenza con le cagnette – cucciole curiose – Rotty e Lola che l’intimidirono sbuffandogli aria calda con le lingue penzoloni, ebbe modo di ammirare erbe, cespugli, fiori, alberi, nuvole, cielo, sole, luna stelle, automobili, strade, piazze. Suoni, vento.

Ebbe contatto fisico con molte specie di animali mai prima incontrati né immaginati: i gatti del ristorante con locanda sulla banchina, i canarini i cardellini ed i pappagallini del barbiere di Via Colonna, le galline i conigli le oche ed i tacchini della contadina con piscina termale ed impianto foto voltaico posizionato sul tetto della stalla.

Ascoltò in presa diretta suoni e rumori, senza le distorsioni provocate dalle onde frangenti sulle scogliere, dal rotolare dei sassi sui fondali marini per le irrequiete risacche, dalle eliche dei gommoni, motoscafi, navi crociera cariche di pseudo sfaccendati amanti del mare ma che incoerentemente avevano scelto d’immergersi nelle piscine sul ponte di prima classe e cibarsi con gamberi, aragoste e molluschi – polpi compresi purché piccoli e teneri -.

Udì il suono di campane a festa per la gloria di Sant’Anna, il contemporaneo tripudio della processione durante il tragitto verso l’omonima antica chiesetta abbandonata, semi diroccata ed invasa da bisce topi ed insetti di ogni dimensione. Percepì i collettivi sussurri “gloria” – “amen” – deo gratia” della folla di fedeli in simbiosi con le omelie dei sacerdoti e del vescovo.

Ebbe giorno e notte diversamente sfolgoranti rispetto alle ottenebrate ripetitività dei suoi fondali marini.

Quando mai aveva annusato il letame degli animali da cortile, il sudore del suonatore di tuba ingabbiato nella divisa delle grandi occasioni, il fumo magico dell’incenso, gli olezzi artificiali a base di fiori d’arancio – gelsomino – rosa antica – giglio – tabacco cubano – hashish – marijuana dei penitenti in processione, i fumi bianchi e sudici di salsicce alla brace – pesci fritti – polpi in casseruola esalati durante una festa di ringraziamento per il patrono locale durante le ore antecedenti lo spettacolo dei fuochi pirotecnici?

Ho detto polpi in casseruola, poiché in un anno furono effettivamente serviti in casseruola e non all’insalata come in tutti gli anniversari precedenti.

Il termine della lunga immersione nell’aria che gli concessi, coincise con il momento in cui mi parve di aver appagato la mia sete di conoscenza per i suoi comportamenti, e quando finalmente decisi che avrebbe avuto una quantità innumerevole d’informazioni da ripetere ai suoi, devo dire con-terranei se non posso dire con-sabbinei o con-scoglierei.

Lo rimisi in mare nella stessa identica buca dello stesso scoglio dalla quale l’avevo prelevato, soddisfatto di sapere che in poche ore gli avevo elargito tutta una serie di esperienze, i cui racconti, una vota illustrati ai suoi simili, l’avrebbero fatto apparire alla loro incredulità, né più né meno simile ad un umano che tentasse di far credere ad un gruppo di concittadini d’essere stato trasportato in una dimensione extra terrestre.

Naturalmente se i molluschi avessero lo stesso nostro distorto rapporto con la realtà.

L’amore è negli occhi di chi ti guarda.

Le confusioni sono nella mente di chi non ti ascolta.

Bruno Mancini

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