Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Anche questa volta

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Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Anche questa volta

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Anche questa volta

Anche questa volta

No.

Il paradiso non esiste.
Mi hanno regalato una penna nuova, di quelle stile antico con pennino ed inchiostro, che non so più utilizzare; forse volendo con ciò convincere me a scrivere in maniera più comprensibile, pianificata, e liberare se stessi dall’angoscia di dover tradurre, anche questa volta da soli, i sali e scendi, contorti, rotaie volanti delle mie rappresentazioni.
La penna traccia segni troppo veloci; non lascia respiro all’ultima parola che già ne sovrappone un’altra. Il fiume diviene immediatamente rigagnoli.
Voglio raccontare “Anche questa volta”, ma devo cambiare penna.

26/12/03

Lo dico subito così elimino in partenza le diffidenze di chi, conoscendomi come scrittore, mi considera indisponente, malvagiamente annodato tra lirismo e costruzioni ermetiche, lo dico subito, e lo scrivo tra virgolette in modo tale da non lasciare spazi ad interpretazioni carbonare, preciso, scandito, sillabato:

“QUESTA STORIA FINIRÀ QUANDO SARÀ ESAURITO L’INCHIOSTRO NELLA PENNA CHE HO DECISO DI UTILIZZARE.
NÉ PRIMA NÉ DOPO.”

Già sento le critiche:
«Te l’avevo detto, non ha mai capo né coda»
«Lo sapevo che…»
Ma io voglio applicare un concetto basilare per il “mio” modo di concepire l’opera narrativa, e questo, sì, purtroppo, ho deciso di accennarlo semplicemente in questa occasione, proponendomi di illustrarlo con compiutezza forse in altra parte della storia, o persino di posporne l’esplicazione durante un altro racconto.
Ciascun romanzo ecc. non può mai essere considerato come un fatto a se stante, completo, definitivo, ma va piuttosto inserito in un processo complesso, modellato, generato dalla “vita” dell’autore.
(Dopo. Per il finale.)
“Anche questa volta” potrebbe finire già in qualsiasi momento, come la vita stessa, quella vera, che non lascia certezze di continuità, come l’inchiostro della penna che utilizzo in questi momenti, che non vedo e la cui quantità non riesco a valutare.
Questo è il soggetto, cerchiamo i personaggi.
… Il primo personaggio deve essere l’ambiente: adattabile a diversità esistenziali e che si modifichi impercettibilmente, ma a volte improvvisamente, per assecondare le vicende spirituali e materiali della trama. (1)
… Con “Anche questa volta” voglio costruire un percorso di lettura senza sapere da dove partire (al buio mentale) e senza immaginare quale sarà il punto d’arrivo.
… Azzardo puro.
… Ribadisco la voglia di scrivere per me solo, 28/12/03.

—°°°—°°°—

Ogni racconto, elementare o grandioso che sia, ha il tempo scandito dalla quantità di informazioni, sensazioni, visioni, e da tanti altri “oni” che l’autore vuole presentare.
Nel mio (e fino all’ultima pagina non sapremo come definirlo) il tempo sarà determinato dalla quantità di inchiostro. Preferirei dire dalla quantità della penna, ma, per non iniziare in maniera balorda mi posso accontentare di affermare che sarà la penna a determinarne la lunghezza.
Se parli con un domatore di leoni ti dirà che è più difficile lavorare con il re della foresta di quanto non lo sia con le tigri del Bengala.
A conforto di questa tesi ti sedurrà con i ricordi delle zampate improvvise che gli hanno lacerato le carni, anche quando sono arrivate con la delicatezza di un gioco.
Durante uno spettacolo od un esercizio.
Ti farà immaginare la gabbia piena di quattro? otto? dodici, sì dodici leoni maestosi, tra i cento ed i trecento chili ciascuno, lunghi due metri tra il punto di attacco della coda ed il naso. Con una parte consistente degli arti, occultata in posizione di riposo, subito pronta a lanciare tutto il corpo ed i sedici artigli speroni d’acciaio contro l’intruso, il pericolo, l’uomo.
L’io narrante è femmina e il protagonista è maschio.
Alla fine si scopre che l’io narrante, la donna, è la penna che scrive le sue memorie.
Autobiografia di una penna (2)
Le buone intenzioni più di altre conformiste, riconoscibili da tutti, limpide e lineari, hanno quasi sempre vita breve nella confusione che mi agita e mi sbatacchia tra un sentimento e un’idea, una voglia ed un non posso.
Sarà perché ho imparato ad ascoltare più voci contemporaneamente (non è la verità, in quanto manifestavo questa capacità già in età precoce e quindi essa non è stata frutto di un insegnamento), sarà perché non ho coltivato certezze (già con questa frase mi scopro in contraddizione. “Non ho coltivato certezze” cos’altro significa se non la convinzione di una “certezza”?), oppure, in una ipotesi coinvolgente e personalizzante, forse perché convivo con i miei dubbi nella identica maniera con la quale mi rapporto all’invadente protuberanza che caratterizza la parte frontale della mia testa (il naso) od anche alla fragilità della superficie liscia che mi ricopre (la pelle).
L’allegoria ha inizio.

Ed ecco che mi ritrovo a pensare quale travaglio la pittura (stavo per dire del secolo scorso mentre invece di secoli ne sono passati quasi due) si sia trovato ad affrontare con l’improvviso arrivo della fotografia.
Per millenni, genti di ogni estrazione sociale (Giotto?), per lucro o per diletto, avevano rappresentato la realtà in una dimensione oggettivamente differente.
Tutte le belle donne (Maja?), di successo, di potere, amate, temute, da sempre avevano consentito che l’artista alla moda potesse accedere ad intimità dei loro corpi altrimenti misteriose.
I guerrieri, i papi, i regnanti e le loro corti al completo (erano più numerosi dei paesaggi a voler credere alla quantità di ritratti che si vedono esposti nelle gallerie e nei musei), in fila per farsi immortalare il volto insieme alla gloria.
Cercherò di approfondire pure questo argomento in un’altra occasione, poiché ora mi interessa sviluppare il ragionamento in una direzione meno specifica.
Capita di lasciarsi trasportare docilmente verso un lago placido, quando la corrente si fa impetuosa ed il remo tenta contrasti faticosi.
La fotografia non ebbe lo stesso impatto devastante nei confronti della scultura.
Le forme tridimensionali poterono anzi inorgoglirsi ed affermare il primato della loro completezza.
Anche questa volta vorrei soffermare il mio pensiero su angolazioni diverse per luminosità e profondità, ma ho urgenza di proseguire.
La musica (era una musa?) non si scompose di una nota: nessuna fotografia avrebbe mai potuto riprodurre non dico una sinfonia, ma neppure un singolo suono.
E mi astengo dal continuare, felicissimo di giungere al nocciolo.
Quale distorsione ha subito la letteratura?
Poesia.
Narrativa.
Teatro. Il teatro è scomparso.
Andarono tutti al cinema, ora alla televisione (domani all’infusione?).
La poesia, poverina, non se ne fregò proprio.
Come per la musica: un suono non corrisponde ad un’immagine, un sentimento non equivale ad un colore.
Per la narrativa si poté considerare un equilibrio instabile tra un limite ed un traguardo.
Il nido del primo amore, l’atrio della stazione, i filari di alberi nella brughiera, fascinosi nelle descrizioni dei loro diversi autori, da quali magie ci si poteva illudere che sarebbe state abbellite subendo l’omologazione di una foto, due foto, tre foto?
Leggevo Salgari e, senza dare importanza ai suoni, alla grafica, alla consistenza delle parole (fosse stato scritto in russo e tradotto in italiano non sarebbe cambiato niente), venivo ammaliato da descrizioni di luoghi misteriosi, di belve sconosciute, di uomini dalla forza animalesca e di animali dai sentimenti umani.
È questo che voglio dire.
Oggi c’è la fotografia, il cinema, la televisione, internet, e chi sa cosa altro, oggi le belve non hanno più segreti, l’India è conosciuta quasi come Forcella (senza offesa per nessuno), ed ogni possibile descrizione di luoghi, ambienti, persone, ha valore solo in quanto stilisticamente rappresenta una innovazione. In bilico tra metodo e contenuto.
Ammesso che non sia il risultato di un abile collage medianico!
Ma i sentimenti umani della tigre e gli istinti animali dei Proci con quale pellicola si stampano?
Si scrivono e basta e si scrivono senza laccioli stilistici o propagandistici, si scrivono con lo sforzo di un travaglio, fisico e mentale, del cervello e dell’anima (ancora loro).
Si scrivono e basta.
Il paradiso non esiste.
(1) Potrebbe essere…
…l’unica possibilità di renderlo adattabile a tante situazioni cangianti è quella di crearlo nullo.
L’ambiente non c’è.
Personaggio fantasma. Inimmaginabile.
Dove si svolge l’azione?
Nessuno potrà dirlo.
Interno, esterno, studio, virtuale, fantasioso.
Niente, non esiste, è il primo ambiente inesistente.
Però c’è.
Il paradiso non esiste, l’ambiente sì, esiste.
Quando descriverò il momento in cui per la prima volta la penna sentirà entrare nel suo corpo l’inchiostro, nero come la pece, traboccante, straripante, allora occorrerà provvedere a numerose «censura»per consentirne la lettura ai maggiori di quaranta anni.
L’inchiostro nero senza ritegno anche quella volta (la prima volta della penna) turbò la sua infanzia, marchiandola in maniera indelebile.
Non basteranno avventure di diverso colore per cancellare completamente dagli anfratti più segreti della sua natura, i segni della prima presenza.
Quando un leone accetta l’invito di una leonessa, per diversi giorni non le concede tregua.
Trenta quaranta volte, di trenta secondi ognuno.
La particolarità è che non mangia e non beve.
A me lo scrivere induce la stessa ossessione.
Ripetere, rifare, riprovare, però, in quei giorni mangio e bevo con eccessi apparentemente ingiustificabili.
non riesco ad immaginare cosa potrà accadere se mi incontrerò con il mio leone.
… Alla fine si scopre che l’io narrante, la donna, è la penna che scrive, con le sue memorie, il racconto della vita di colui che l’ha sempre posseduta (il protagonista), identificabile con l’au

Fine dell’inchiostro, fine della storia.
31/12/003 ore 15.50.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

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Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

Il Paradiso non esiste

Sembri

Sembri

Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

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DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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