Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Il Paradiso non esiste

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Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Il Paradiso non esiste

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Anche questa volta

Il Paradiso non esiste

Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa

Nella mia testa ballava tutto, anche i leoni, e si dibattevano cambiando colore ogni volta che alzavano la coda.
Ma più che altro la mia faccia si pastellizzava, si avvampava, sorrideva, sorrideva, rideva, rideva, ghignava, ghignava, verso i leoni, indifferenti, disincantati, volteggianti come farfalle, “Farfalla ti voglio, farfalla con me”…
… rieccoli, l’Anima e il Cervello.
Punto.
Punto per una frase non conclusa.
Eppure è stato talmente semplice esorcizzare…
Frase incompleta.
Senza punto.
Con molti punti.
Volutamente incompleta.

—°°°—°°°—

Cosa potevo aspettarmi da quelle due carogne, se non uno sconquasso di equilibri instabili, dopo che avevano dovuto partecipare allo stupido lacrimevole “esercizio di stile”?
Non era arduo supporre che non mi avrebbero perdonato, e non lo fecero, una caduta tanto plateale nella commercializzazione schiumosa avviluppante sirena.
Anche se, per la verità, il germe che mi aveva contagiato non era assolutamente simile all’assunto del capo di accusa.
L’avevo fatto per scherzo.
Balle!
L’avevo fatto per sfida.
Verso chi?
L’avevo fatto per amore.
Sì… l’amore!
L’avevo fatto per
Frase incompleta.
Senza punto.
Senza punti.
Volutamente incompleta.

Stamattina dopo la sbornia alla finestra, tra petardi Maradona e razzi Bin Laden, ho rovinato il cappello, caduto in una pozza di acqua piscia e polvere da sparo.
Che c’entra?
Niente. Ma è successo.
E a noi?
… voi?
Sì, a noi.
E chi siete?
Come, non ci riconosci?
Non vi conosco.
Vedrai. Vedrai.
Vedrete. Vedrete.
Dialogo infinito, finito volutamente.
Sto scrivendo con un’altra penna ed è quasi anche essa esaurita.
Faccio esaurire le penne.

Le penne ti fanno esaurire.
Che ne sai tu dei miei rapporti con le penne?
E tu dei miei rapporti con i tuoi rapporti?
Saprò bene con chi mi rapporto!
Credi?
Sì, sono sicuro, no non contarci, vieni avanti presentati, stai al tuo posto se vuoi capire, capire cosa, non puoi capire facendo domande…
… perché, di nuovo…
… insisti…
Dialogo senza fine, senza punto, senza punti, senza senso, senza protagonisti, senza tempo, senza autore.
Contro di me, perché in «Anche questa volta» mi sono abbandonato alla lusinga di creare una storia, se dicessi comprensibile non espliciterei in toto il programma, se dicessi misteriosa parlerei di un mio miraggio (questa penna fa schifo), permettendo che essa in primo piano surclassasse, annullandoli, sia la libera determinazione di creare, sia il deciso coraggio di tentare.
L’Anima e il Cervello.
Sempre loro.
Questa penna fa proprio schifo.
Finisce che metterò dell’inchiostro nella vecchia stilografica.
Fa più che schifo.
Indispone.
È una penna senza sentimento, dura, oltraggiosa per le virgole, ed i punti, miseri, da sempre poco evidenti, nascosti, serrati tra lettere e maiuscole e parentesi ed a capo; capodanno, il prossimo capodanno non voglio penne tra i piedi per almeno tre giorni.
PUNTO. PUNTO VOLUTO. PUNTO E BASTA.

Un’altro capodanno con l’apostrofo come era scritto sulla porta di quella bottega, di Forcella o dell’India non ricordo, per attirate l’attenzione dei passanti, che ridevano in tanti, si fermavano a volte, ed in molti compravano.
I leoni sono inquieti, sono stati traghettati su un barcone residuato bellico della seconda guerra mondiale, allora usato per lo sbarco in Normandia in Sicilia a Salerno ad Anzio in India in Cecoslovacchia, esagerato in Cecoslovacchia non è possibile, in Norvegia?, la maledetta penna mi interrompe i collegamenti, coiti interrotti, mortificanti spinte vuote che non lasciano segni, vado a mettere inchiostro al regalo di Natale, capodanno è passato, anno nuovo, penna vecchia

FRASE SOSPESA SENZA PUNTO SENZA PUNTEGGIATURA DA RIPRENDERE DOPO LA RICARICA DI INCHIOSTRO. PUNTO.

Eppure era qui, io proprio l’ho portata in questo cassetto, non volevo più utilizzarla, per rispetto.
Aveva fatto bene il suo lavoro, anche se breve, conciso, essenziale.
C’è l’orologio, il coltello, il portachiavi, l’altro portachiavi di legno, l’altro portachiavi senza chiavi, l’altro di legno senza chiavi e rotto, l’altro…
… c’è il bracciale di cuoio, i fermagli, c’è i fermagli (come un altro con l’apostrofo), ci sono il bracciale ed i fermagli che c’erano, il portafoglio pieno di carte inutili indirizzi scontrino fogli sfogliati, che c’erano come il mio album di minifotografie mie tue sue nostre vostre loro di essi di coloro di paesaggi, paesaggie (idem un’altro con l’apostrofo), paesaggioni, la notte dell’ultimo dell’anno solo alla finestra tra la grappa e lo spumante, il cane e l’uccello in gabbia, tanti leoni nella testa ed una penna stilografica regalo di Natale che mi aveva lasciato con un racconto incompleto.
Qui l’ho messa, gettata, per rabbia tra inutilità storiche, tra acini della mia vita a farsi compagnia silenziosi chiusi in un cassetto piramide olocausto sarcofago memoria melodia impolverata polverosa mia
Non so se l’ho già detto, ma i leoni non mangiano e non bevono quando… sì l’ho già detto e lo ripeto.
La femmina alza la coda.
Il maschio accetta.
La penna dov’è, vigliacca, non solo mi ha lasciato con la frase sospesa ma si nasconde già la prima volta che la cerco.
??
Aveva trovato.
La trovai poggiata sulla copertina ecc.
in una macchia d’inchiostro, che forse non mi ero accorto fosse rimasto nella cartuccia quando l’avevo depositata, oppure era uscito a seguito del gesto violento col quale l’avevo gettata nel cassetto.
L’ho rimossa, ho aperta la carpetta e l’unica frase che si poteva capire di “Anche questa volta” era…
Se dopo aver letto dirai: «Ma tu sei uno stronzo!», giuro non mi offendo.
Perché invece di proseguire non provi a leggere daccapo ancora una volta?
Quando la stringevo fra le dita in un rapporto fisico non certo innaturale tra uno scrittore ed una penna, ma poi me la ponevo tra le labbra in un gesto di bambino, umettandola di saliva a contatto con la lingua, le toglievo e ritoglievo il cappuccio in un movimento nervoso di giovane fremente, l’abbandonavo distrutta sulla scrivania sul divano sulla sedia anche per terra nel letto nella camera da bagno sul balcone sotto il sole nella notte tra il vento di finestre spalancate luci soffuse botti di natali e suoni di ciaramelle.
Come un amante.
L’ultima frase “l’au…” era rimasta incompleta poiché la penna aveva preferito fingersi esaurita piuttosto che svelare la sua segreta passione.
Voleva essere solo mia fino alla fine ….
Bussano alla porta.
Apro.
Un fattorino in livrea rossa porgendomi una penna:
«Firmi qui per ricevuta.
È un computer, regalo per lei da parte di….»
«Oh no»
Frase incompleta senza punto senza niente per auto censura. Solo un urlo di dolore, per la porta sbattuta sul muso dell’incolpevole corriere.

aveva trovato in una carpetta gialla posta in un contenitore senza intestazione, il manoscritto “Anche questa volta”, forse più suo che mio, il suo manoscritto, quel racconto esercizio di stile, disordinato, di improba lettura per le frasi frammezzate da abrasioni e correzioni per i rimandi e gli incroci di revisioni in colori differenti, che fungeva da specchio seducente per la sua natura di origine patriarcale.
Neanche questa penna funziona come vorrei.
Aveva trovato il suo racconto, la sua storia, “Anche questa volta”, l’esercizio di stile, o come altro vorremo chiamarlo, il manoscritto, il suo manoscritto, la sua prima ed unica esperienza nel mondo intrigante carogna equivoco fantastico subdolo dissolvente dell’arte, del tentativo artistico, della poesia, della ricerca poetica, della bellezza della solitudine dissoluta, della sconfitta indelebile, della violenza sfrenata, dei leoni, dell’insonnia, dei passi deliranti tra una finestra ed una poltrona un cesso bianco ed un foglio di carta bianco, giallo, di giornale di plastica patinata riciclata come le mani premute sul viso intorno agli occhi il corpo in bilico sul balcone
La mia sofferenza non vale una penna aveva trovato dell’uomo finalmente inutile per se stesso. Il suo manoscritto.
Riuscirò a possedere la penna della mia vita?
Aveva trovato
Lo baciava teneramente coprendo con labbra di rosso indelebile i brani, eretici, dissoluti, morbosi, che richiamavano la loro intimità;
la bocca, tra un sospiro ed uno strappo, mordeva;
lacerava, ferro su carta considerazioni ammiccanti futili offensive, sottolineava, sbarrava, incorniciava, cassava, riscriveva, evidenziava, circondava, adornava, sovrapponeva, punteggiava, e poi disegnava alberi, cuori, strade, stelle, arcobaleni, mari tempestosi, fiori, mani, battelli, ponti, visi, viso, bocche, bocca, occhi, occhi, accarezzava, gingillava,
Cercherò per tutto il mondo la mia penna.
aveva trovato
piangeva teneramente e macchiava i fogli del mio manoscritto,
del suo,
per lei suo,
suo,
rendendolo definitivamente incomprensibile.
Come una amante.
Frase con punto, senza due punti, decifrabile.
Chi «Aveva trovato»?
Era di nuovo la penna finita nella prima parte?
Chi “Aveva trovato”?
Chi era?
Era un fan un tifoso un innamorato deluso respinto abbandonato un collezionista un figlio della colpa un parente delle virgole, un amico di paese lontano dracula era la coscienza di Zeno l’Anima, il venditore di penne il produttore il postino in livrea il Cervello, la mia incertezza il cesso il balcone il cappello il divano il diva no il di vano la tua curiosità la nostra complicità (fino ad ora per niente evidente ma che assumerà una precisa configurazione) il loro ardere le streghe risentimenti, disgusto, smettila, facciamo finire, un leone?
Era l’amante della penna morta?
Perché non provi a leggere daccapo anche questa volta invece di bere l’amaro calice fine all’ultima goccia?
Anche questa volta.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Il Paradiso non esiste

Trama

Sembri

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Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

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Bruno Mancini

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