La Madonna della Misericordia esposta a Palazzo Marino

LA MADONNA DELLA MISERICORDIA DI PIERO DELLA FRANCESCA

 IN MOSTRA A MILANO A PALAZZO MARINO

Definito dal Vasari “il miglior geometra che fusse dei tempi suoi” Piero della Francesca, (Borgo San Sepolcro 1416-1492), contribuì al perfezionamento della visione prospettica nella pittura restituendo una rappresentazione tridimensionale della realtà in considerazione delle deformazioni prospettiche proprie dell’occhio umano. Tra i suoi dipinti più conosciuti accanto alla Flagellazione di Urbino e alla Pala di Brera, La Madonna della Misericordia rappresenta uno dei massimi capolavori del Rinascimento esposta nella Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano fino all’8  gennaio 2017. La Madonna della Misericordia

La Madonna della Misericordia di Piero della Francesca

La Madonna della Misericordia di Piero della Francesca

rappresentata nella tavola centrale dell’omonimo polittico della “Misericordia”, realizzato dall’artista tra il 1445 e il 1462 per la Confraternita della Misericordia di Sansepolcro, viene raffigurata nell’atto di aprire il manto come a voler proteggere i fedeli in linea con la tradizione medievale della “protezione del mantello”. Gesto di soccorso e salvaguardia che si inserisce perfettamente con lo spirito del Giubileo di quest’anno il cui tema è proprio la misericordia. Aspetto questo sottolineato dalla figura della Vergine dominante rispetto alle altre su cui veglia.

Promossa dal Comune di Milano e da Palazzo Reale, e curata da Andrea Di Lorenzo, l ‘esposizione di quest’opera emblematica dello studio della prospettiva da parte di Piero della Francesca, è stata resa possibile grazie alla collaborazione con la Città di Sansepolcro e il supporto di Intesa Sanpaolo e della propria sede museale milanese le Gallerie d’Italia e con l’organizzazione di Civita.

Madonna della Misericordia

Madonna della Misericordia

Il percorso espositivo guida il visitatore a capire meglio le tecniche utilizzate da Piero della Francesca attraverso disposizioni di altezze, prospettive e giochi di luci differenti con cui costruisce un discorso di unicità ed equilibrio tra la tavola con la Madonna al centro e le altre figure ai lati, in alto e in basso che compongono il polittico. Al centro dell’ampia sala Alessi è la tavola con la Madonna della Misericordia posta centralmente ad un sistema di quinte velate e circondata da un frame luminoso che la pone in relazione con le parti del polittico qui mancanti, ma definite in questa visione da una linea dinamica di luce lungo lo scuro fondale scenico, che successivamente si sposta unicamente sulla stessa tavola con la Madonna a catturare lo sguardo del visitatore. L’immagine della Madonna con la corona in testa, rappresentata frontalmente domina su quelle degli altri personaggi disposti ai lati a suggerire l’importanza del suo ruolo di Regina del Cielo e Madre che con le braccia aperte accoglie sotto il manto prezioso i fedeli inginocchiati; fedeli che molto probabilmente si riferiscono ai membri della confraternita laica di Santa Maria della Misericordia e della famiglia Pichi committenti dell’opera.

La presenza della Pala della Misericordia a Milano avvia un’importante collaborazione fra il capoluogo lombardo e San Sepolcro che prevede, a chiusura della mostra, il rientro dell’opera di Piero della Francesca a Sansepolcro e la collocazione proprio presso quest’ultimo dell’opera “Ragazzo morso da un ramarro” del Caravaggio artista milanese. Il dipinto del Caravaggio, infatti grazie alla disponibilità della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, sarà esposto dal 7 febbraio 2017 nella cittadina toscana in occasione della mostra “Nel segno di Roberto Longhi”. Questa collaborazione tra le due città Milano e Sansepolcro culminerà in una mostra in Toscana in vista del cinquecentesimo anniversario della morte di Luca Pacioli il 19 giugno 2017, dove sarà trattato il legame tra Luca e Leonardo.

Silvana Lazzarino

La MADONNA DELLA MISERICORDIA

di Piero della Francesca

Palazzo Marino, Sala Alessi,

Piazza della Scala ,2- Milano

Orario: tutti i giorni dalle 9.30 alle 20.00, giovedì dalle 9.30 alle 22,30. Chiusure anticipate il 31 dicembre ore 18.00, IL  1 e 6 gennaio aperto dalle 9.30 alle 22.00

per informazioni:800167619

fino all’8 gennaio 2017.

Ingresso libero

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Il Dispari 2016-07-18

Il Dispari 2016-07-18

Il Dispari 20160718 comp

Editoriale
Sabato 16 Luglio, così come era stato ampiamente annunciato da questa testata e da numerosi altri organi d’informazione, è stata inaugurata la nuova sede dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ubicata nei locali del Museo Etnografico del Mare della Città di Ischia.
Organizzato da Maria Luisa Neri, presidente dell’Associazione “Arte del suonare”, valenti musicisti e cantanti hanno allietato la serata impegnandosi in un concerto che ha toccato svariati temi: dall’operetta alla musica da camera, dal melodramma alla canzone antica e popolare.
La soprano Paola Occhi, il violinista Giulio Menichelli, il pianista Roberto Villani e la piccola allieva della scuola di canto lirico “Lina Cavalieri” hanno intrattenuto amici e collaboratori di DILA e del Museo per alcune ore.
L’editore Salvatore Monetti, la pittrice Nunzia Zambardi, la poetessa pittrice Clementina Petroni, il poeta Luigi Esposito, lo scrittore Massimo Natalucci hanno parlato della loro arte ed hanno letto qualche loro poesia.
Anna di Trani, esperta manager della scuola “Lina Cavalieri”, è stata la gentile anfitrione.
La ciliegina sulla torta è stata messa dal Presidente del Museo, Rino Lauro, che ha ricordato alcuni momenti di vita ischitana degli anni passati, regalando ai presenti la lettura di alcune sue poesie/canzoni.
La prossima settimana, salvo imprevisti, prevediamo di pubblicare alcune foto dell’evento.
Intanto, giova ripetere che DILA è pronta ad accogliere con un caloroso “Benvenuto” tutti coloro, singoli artisti e/o associazioni culturali, ischitani e non, che intendano collaborare alla realizzazione di un ampio programma di eventi artistici (mostre di arti visive, presentazioni di libri, concerti, ecc.) da allestire nella sede testé inaugurata.
Grazie

Bruno Mancini

Museo DILA inaugurazione foto Bruno (25)

Paola Occhi e Rino Lauro

Il Dispari 20160718 1 comp

A.T. ANGHELOPOULOS ESPONE PRESSO LA GALLERIA CLICHY A FIRENZE E NEI DIPINTI SI ISPIRA A MONTALE CHE SOGGIORNÒ AD ISCHIA

Con i suoi dipinti materici dove si intrecciano le alchemiche linee di un pensiero in costante divenire a cogliere le emozioni che avvolgono il corpo e la mente tra luci e ombre Anghelopoulos, artista tra i più interessanti nel panorama contemporaneo internazionale, proietta chi guarda a percorrere il viaggio interiore dell’uomo tra tormenti e speranze, isolamenti e aperture verso il nuovo e l’ignoto da cui proteggersi.
Segni fitti e armoniosi, squarci densi di chiarori e ancora identità riscoperte oltre quella maschera che imprigiona e poi libera, aprono ad un nuovo sguardo sul mondo dove si delinea quel confine tra materia e spirito al d là del quale si cela la verità sulla stessa esistenza.
Ed è all’esistenza e all’uomo che guarda la sua arte interpretando, attraverso rappresentazioni concettuali e segni, emozioni legate a dubbi, paure, ma anche aspirazioni e desideri dello stesso individuo in difficoltà nel creare ponti relazionali.
L‘uomo diventa protagonista afflitto e fragile nella sua incertezza innanzi a questa vita, ma alla fine desideroso di volgere il proprio sguardo oltre il visibile per lasciarsi aperta una possibilità: un percorso nuovo, fatto di speranza.
I suoi dipinti di grandi dimensioni, intensi per l’energia materica e per l’uso di un colore che alterna tonalità energiche ad altre quasi eteree sono protagonisti della mostra A.T. ANGHELOPOULOS a Firenze presso la Galerie Clichy fino al 24 luglio 2016.
L’esposizione rappresenta la seconda tappa del programma della rassegna “Artisti in Libreria” iniziato lo scorso 5 Maggio con la personale di un altro importante artista contemporaneo Andrea Pinchi con cui lo stesso Anghelopoulos ha esposto nelle sale del Complesso del Vittoriano di Roma nel novembre 2015.
La rassegna “Artisti in Libreria” prevede l’accostamento dell’arte alla letteratura, attraverso una serie di mostre in cui artisti di fama internazionale sono invitati ad esporre opere a partire da un testo letterario dalle cui letture e scritti hanno tratto ispirazione.
In questa raffinata e suggestiva mostra le opere di Anghelopoulos, una quindicina tra cui tre installazioni site-specific, sono affiancate dalle poesie e dai testi che hanno ispirato l’artista tra cui: Neruda, Foscolo, Erasmo da Rotterdam, Chateaubriand e Montale.
Fu Montale a soggiornare ad Ischia verso gli inizi degli anni Cinquanta presso il comune di Forio e a quest’isola, la più affascinante del Mediterraneo, ha fatto riferimento in una poesia della raccolta “Xenia”.
Tra le opere esposte la serie Vite Interiori è l’inedita rivisitazione dei più famosi ritratti di profilo del ‘400 raffigurati però dall’altro lato del volto, quello finora sconosciuto.
Un modo per catturare la vita interiore dei personaggi ed entrare nelle atmosfere del tempo, espresse attraverso i simboli di ingranaggi meccanici innestati sulle figure.
Ritratti quali: l’Anonimo Giovane di Cosmè Tura, I Duchi di Urbino e il Malatesta di Piero della Francesca, e Bianca Sforza identificata nell’opera “La Bella Principessa” recentemente attribuita a Leonardo da Vinci, prendono nuova vita mostrando l’altro lato del loro profilo, quello misterioso e finalmente rivelato.
Per la prima volta sono esposte le opere del ciclo I Planisferi le cui superfici non hanno confini essendo questi relegati solo a determinate costruzioni mentali.
Superfici senza confini spesso in bilico in questa epoca dove si tende a creare punti di separazione e distanze che investono diversi contesti.
Aperture verso ampi spazi a ricordare soglie, varchi, portali che si aprono all’improvviso innanzi agli occhi del visitatore sono descritte nel ciclo Passages-Untitled in cui dominano ampie campiture di colore.
Riguardo l’intensità espressiva e lo stile originale con cui Anghelopoulos entra nella realtà e la supera per parlare dell’uomo all’uomo, Claudio Strinati ha scritto: “Anghelopoulos ha la consapevolezza e la qualità di un artista notevole. (…) La sua percezione ricorda talvolta Klee, talvolta Rothko”.
Silvana Lazzarino

Silvana Lazzarino Anghel (2)

 

Il Dispari 20160718 tutto ridim

Cod 11: Anna Gura
Ricordando l’estate soleggiata
Già dalla mattinata la pioggia
bussa nella pozzanghera,
proprio come una finestrina che guarda
al cielo dall’assalto umido.
Silenziosamente piange l’autunno,
perché gli uccelli vagabondi
sono già volati via.
Sotto i piedi qualcosa sussurra.
Forse sono le foglie che ricordano
l’estate soleggiata, l’estate splendida,
quando gli uccelli tra le foglie succose
hanno costruito i nidi sicuri
e poi cantavano insieme all’alba timida.
L’autunno. La pioggia. Significa solo
che dopo l’inverno ritornerà la primavera,
quando nei giardini, nelle foreste, nei prati
tra le foglie, quelle nuove più verdi,
di nuovo sentiremo il canto magico dell’usignolo.

Cod 21: Paola Occhi
Pensiero alla nonna
Cara nonna, oggi hai dovuto staccare quel cordone che ci legava in modo unico… per volare dal mio adorato nonno.
Mi hai lasciata in un turbine di rabbia ed un lacerante dolore che non sopporto.
Ho il cuore a pezzi e una parte di me è volata con te.
Mi hai insegnato tante cose e so che questa notte sei passata a salutarmi: ho visto la tua sagoma dietro la tenda, ma purtroppo non ho capito… odio, giuro, chi esce dalla camera ardente dicendo “La sua vita l’ha fatta” “Era anziana” ecc., perché lei stava bene accanto a me.
Mi rammarica non aver preso venerdì più baci dalle tue labbra ed altre carezze che tu, lentamente, mi stavi regalando.
Non ti dimenticherò mai e se piango è perché sono egoista?
No, è perché ti ho amato davvero e non mi vergogno di mostrare le mie lacrime, o la rabbia per averti persa… ti chiedo solo che, quando sarà il mio turno, mi verrai a prendere con il nonno e staremo assieme come ai vecchi tempi ad ascoltare le tue favole.
Ogni concerto che farò sarà un omaggio per voi nonni che mi avete amato come una figlia e tramite voi sarò libera di esprimere al Signore il dolore per la vostra perdita e la gioia di aver vissuto con voi.
Il tuo amore era davvero unico immenso ed ho un ricordo di te che nessuno mai mi toglierà e solo tu ed io sappiamo. Un segreto che non ho mai detto e non dirò mai a nessuno. Era una cosa nostra ed ora è chiusa solo dentro di me.
Ti amo.

Cod 1: Angela Maria Tiberi
Katia Massaro
Meravigliosa donna ischitana,
doni amore alle nuove generazioni che
hanno gli occhi chiusi,
ancora da crescere nella giovinezza grigia e senza calore,
se l’umanità rifiuta l’AMORE verso il mare e la natura
e l’insegnamento degli antichi popoli estinti per l’avidità umana.
Briciole sono rimaste della loro civiltà e cultura,
ma non il loro amore verso MADRE NATURA.
Il mondo hai percorso.
Hai attraversato mari e cielo blu per imparare da popoli lontani
il linguaggio dei famosi tursiopi dell’antico Egitto.
Per verificare l’efficienza della delfino terapia in acque libere,
sei arrivata in Israele fino alla lontana Australia.
Immensa gioia doni ai grandi e ai piccoli quando ti immergi
come una sirena nel mare raggiungendo i profondi abissi.
Sei dentro di noi come l’immagine dell’aurora dopo una notte buia
e una ninna nanna ci accarezza l’anima.

coupon (1)

Bruno Il dispari

Il Dispari 2016-07-11

Il Dispari 20160711 comp
Tre voci intervistano un MITO: DON BACKY

Bruno Mancini. Il buongiorno al MITO Don Backy desidero renderlo pubblico con una lunga serie di ringraziamenti, primo tra tutti quello speciale per avere voluto dare il suo assenso ed entrare come Socio fondatore nell’Associazione culturale che Roberta Panizza ed io, alla fine del 2014, iniziammo a costituire e che ora, con il nome DILA (Da Ischia L’Arte), ha già conquistato l’interesse di una notevole fascia di amanti dell’Arte e della Cultura. Cosa ha spinto il MITO ad accettare l’invito da parte dei due sconosciuti?
Don Backy:Prima di tutto l’affetto che porto a Ischia, ricordando i miei lontani trascorsi datati 1966, quando con i miei Fuggiaschi ci esibimmo per un’intera settimana al Castello d’Aragona, gestito allora da Sandro Petti. In quella settimana avemmo modo di affezionarci ed amare l’isola. Il secondo motivo è che sono sempre interessato alle novità stimolanti.

Bruno Mancini. Il secondo ringraziamento deriva dall’aver voluto includere i ricordi piacevoli dei giorni che hai trascorso ad Ischia nella trilogia “Memorie di un juke box” (edito da Ciliegia Bianca sas  www.donbacky.it ).
Vuoi parlarci di questi tre volumi di ricordi e raccontare ai nostri lettori la disavventura che ti capitò a Ischia?
Don Backy:I volumi sono ben 5 e vanno dall’avvento del rock and roll a oggi (1955/2012). Raccontano in maniera romanzata, una storia vera e meravigliosa, corredata da una documentazione composta da fotografie, articoli, minute di canzoni, documenti storici, etc. che ne fanno una vera e propria enciclopedia, certamente unica nel suo genere, indispensabile anche per chi vi cerca il senso dell’evoluzione della nostra musica leggera nel corso di più di mezzo secolo.
La disavventura vissuta sull’isola, invece, riguarda un lieve incidente d’auto. Per salvare un amico che guidava senza patente il nostro furgoncino e aveva colpito un turista tedesco con lo specchietto retrovisore del mezzo, fratturandogli una costola, fui costretto a dichiararmi autista, guadagnandomi così una denuncia dal sig. Otto Strunz. Tutto si risolse in un processo ischitano (dove tornai in Dicembre), in cui venni condannato a 3 mesi (con condizionale). Oggi è solo un bel ricordo anche quello.

Bruno Mancini. Certo non sai che l’incidente avvenne a pochi metri dal “Bar Italia” che gestivo in quegli anni proprio sul Corso!  Il terzo ringraziamento, e poi mi fermo su questo tema, nasce dall’enorme emozione che ho provato nell’ascoltare le tue letture di nostre poesie. Poiché anche Roberta Panizza mi ha confermato le stesse sensazioni, vuoi dirci in quale modo ti rapporti  alla poesia e quali emotività ti hanno procurato i nostri versi?
Don Backy:Ma pensa… e tu non ricordi (o non c’eri al momento) che noi c’eravamo fermati poco prima proprio al Bar Italia a prendere i crostoni che ci facevano da cena, per poi correre a cambiarci e andare al Castello per la serata. Il mio rapporto con la poesia è piuttosto debole, ma quando qualcosa mi solletica le corde emozionali, allora è evidente che anche il mio essere si adegua e quindi anche la voce. Ma, sinceramente, non pensavo di procurare un’emozione così sentita. Sono felice.

Bruno Mancini. Appena ho accennato alla possibilità di costruire questa intervista con domande provenienti da persone diverse c’è stato entusiasmo in redazione. Avrei voluto accontentare tutti, ma per ragioni di spazio, ecco cosa desiderano sapere da te il Direttore di questa testata Gaetano Di Meglio e la Direttrice Artistica di DILA Roberta Panizza
Don Backy:Bene, sono felice di suscitare ancora un così fresco interesse.”

Gaetano Di Meglio. Spesso le tv locali basano i loro palinsesti su film datati anni 60 e così ultimamente mi è capitato di guardare qualche scena del “Monaco di Monza” dove Lei e Celentano vi esibite in una canzone vestiti da monaci. A me che sono un “patuto” di Totò piacerebbe ascoltare qualche aneddoto delle vostre frequentazioni artistiche, e se ce sono, anche personali e/o prettamente umane.
Don Backy:è un ricordo che mi accompagnerà per la vita, anche se, sinceramente, frequentammo Totò solo per lo spazio di quella scena. Ovviamente tutta quanta quella storia ha inizio la notte precedente alla RCA, dove noi del CLAN eravamo per incidere la colonna sonora di un film appena girato ad Amalfi. Scrissi quella canzone “La carità” in meno di 2 ore per accontentare Sergio Corbucci, che, incontrati Adriano e me al bar della RCA, ci pregò di andare a girare una scena in quel film il mattino seguente. Fu così che la scrissi e la registrammo seduta stante alle 2 di notte. Il tutto è narrato nel 1° volume della serie “MEMORIE DI UN JUKE BOX”. Io ero ancora sulla rampa di lancio e Totò mi fece gli auguri per la carriera. Evidentemente mi ha portato fortuna perché quella canzoncina ancora oggi è molto conosciuta grazie al film.”

Gaetano Di Meglio. Con la politica come la mettiamo?
Don Backy:Sono già molti asini a parlare, non voglio aggiungermi al serraglio. E comunque sono un anarcoide da sempre libero e senza tessere. La mia politica la faccio con le mie canzoni, tipo “Diluvio universale” o “Verità”. Mi diverto e intanto gliele canto e gliele suono”.

Roberta Panizza. Da appassionati di poesia, mondo letterario che si occupa di far emergere ciò che nell’interiorità preme e vuole esprimersi, diamo la dovuta importanza alle emozioni e quindi la domanda che sorge spontanea è: cosa prova Don Backy quando canta?
Don Backy:Ci ho scritto su una canzone intitolata proprio “L’artista” ed è lì che ho descritto tutte le emozioni che ancora oggi avverto dopo 55 anni.”

Roberta Panizza. In una canzone quale peso hanno, messi a confronto tra di loro, la musica, il testo, l’arrangiamento e l’interpretazione canora secondo Don Backy?
Don Backy:Dipende da chi sono gli autori. Per uno che si scrive parole e musica, la voce potrà anche essere non curata (come la mia), ma sicuramente non avrà alcun termine di paragone anche con la più tecnica del mondo. Avrà sempre la meglio, perché l’autore avrà sicuramente vissuto sulla sua pelle quello che canta. comunque, per me la musica è sempre un pelo più sotto del testo. è quello che, se ben descritto, dà il tocco emozionale e ti fa vedere una scena. Una bella musica da sola arriva a una certa altezza, ma non arriva all’acme. Il “nessun dorma”, ha una musica meravigliosa da sola, ma quando entra il tenore  con “all’alba vincerò….” beh, non ce n’è per nessuno e tutto prende vita. Quindi, una bella musica può essere danneggiata da un brutto testo, ma la si esalta quando il testo è grande concettualmente (vedi Mogol Battisti).”

Bruno Mancini. In chiusura, mi piace sorridere per essere uscito indenne dall’incontro con un toscano, eterno ribelle e icona musicale di un mezzo secolo abbondante, uno, dal nome di battesimo Aldo Caponi, che non si è fatto mai prestare parole o azioni, né crude né indigeste, per difendere i propri principi e le ragioni sia della coerenza intellettuale e sia dell’incoerenza artistica. Don Backy cantante musicista lo conoscono in tutto il mondo giovani e anziani come me, Aldo Caponi pittore, scrittore, attore, talent scout, editore ecc. è la faccia semisegreta del MITO. Ci saluti con una carrellata su queste tue attività?
Don Backy: “In tutta sincerità questo mio polimorfismo è dovuto esclusivamente alla curiosità. Sono un incostante cronico e appena ho raggiunto un obbiettivo in quella particolare sfida, devo assolutamente cercarne altre. Non faccio il “mestiere”, ma soddisfo curiosità personali. Solo le canzoni sono ciò che ho scelto di fare da sempre e rinnovano in me il desiderio di riprovare a raccontare nuove emozioni. Le altre, i disegni, il cinema, la scrittura, il teatro, etc. non sono che curiosità soddisfatte, sfide affrontate e vinte. Non mi sono mai arreso senza affrontarle, avendo sempre come motto un vecchio detto: “gli antichi non sapevano che quella cosa era impossibile da farsi, pertanto…. la fecero!”. Avrei avuto rimpianti se non fossi andato ad affrontare quelle sfide in prima persona. Una volta scopertone il segreto, non c’era altro da cercare, mi aspettavano le canzoni.”

Bruno Mancini. Grazie, Don: ti aspettiamo ad Ischia!
Don Backy: “MAGARI… QUANDO??”

Bruno Mancini. Ciao, Don.

Don Backy Totò e Macario comp

Il Dispari 20160711 1 comp

DILA & PARTNER al MUSEO DEL MARE
Sabato 16 Luglio verrà inaugurata la nuova sede dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” negli ambienti del Museo Etnografico del Mare ubicato nello storico Palazzo dell’Orologio di Ischia Ponte.
Ciò, grazie all’accordo stipulato tra i presidenti del Museo, Rino Lauro, e di DILA, Bruno Mancini.
L’Associazione DILA si prefigge di organizzare nel Museo una corposa serie di eventi artistici e culturali che coprano tutto l’arco dell’anno realizzando il progetto annunciato da Bruno Mancini di volere operare affinché “Ischia possa diventare una località conosciuta e stimata in ambito internazionale ANCHE per le sue attività artistiche e culturali”.
A fare da cornice al taglio del nastro giungeranno dal Lazio la presidente dell’Associazione “Arte del Suonare”, Maria Luisa Neri, che illustrerà le linee guida ed il programma dei concerti che DILA & Partner effettueranno nel Museo, offrendone un’anticipazione mediante l’esibizione del celebre violinista Giulio Menichelli;  mentre dalla Romagna arriverà la ben nota soprano Paola Occhi accompagnata dai suoi musicisti tra i quali va citato il pianista, organista, fisarmonicista Roberto Villani.
Un numero sempre crescente di Associazioni, tra le quali la già citata “Arte del Suonare” di Maria Luisa Neri, “AICS IL Dragone” presieduta da Pasquale Di Costanzo, CentroInsieme Onlus – Progetto Vela: Rendere Consapevoli Scampia” presieduta da Vincenzo Monfregola, si sta coagulando intorno al progetto che potrà contare sulla Direzione Artistica della vicepresidente DILA, Roberta Panizza, e sulla costante nonché determinante presenza dei numerosi Soci Fondatori di DILA, tra i quali il Direttore di questo giornale, Gaetano Di Meglio, si trova sempre in prima linea. Katia Massaro, Vincenzo Savarese, Mario Mirenghi, Ylenia Pilato, Pasquale “Dragon” Di Costanzo saranno, come sempre, i prestigiosi anfitrioni in rappresentanza di tutta la tribù DILA & PARTNER.
Residenti e turisti sono invitati. Ingresso gratuito.
Info e-mail: emmegiischia@gmail.com
Cell. 3914830355 (tutti i giorni dalle 14 alle 24)

Museo & DILA inaugurazione

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LOGO DILA 4

 

Il Dispari 2016-07-04

Il Dispari 20160704 comp

Editoriale
Mai come questa volta scrivo l’editoriale in piena euforia!
Sì, perché a volte nella vita capitano situazioni che ti stupiscono e ti lusingano nello stesso tempo.
In poche parole, alla fine di un incontro durato non più di un’ora, il Presidente del Museo Etnografico del Mare, Rino Lauro, ed io abbiamo siglato un accordo in virtù del quale l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” trova “casa” nel Museo e riceve l’autorizzazione ad organizzare in esso eventi culturali di vario genere.
Come dire che dopo oltre nove anni durante i quali abbiamo portato in giro per Ischia (e per molte altre località italiane) i nostri progetti culturali passando attraverso un lungo elenco di luoghi pubblici e privati, ora finalmente possiamo contare su una struttura di enorme prestigio e sulla collaborazione di un gruppo di concittadini realmente e personalmente impegnati nell’idea (speriamo sia utopica ancora solo per pochi anni) di promuovere un’identificazione turistica della nostra isola abbinata ANCHE all’Arte, ANCHE alla Cultura e ANCHE alla difesa ed allo sviluppo dei patrimoni sociali ed ambientali dei quali l’isola d’Ischia è uno scrigno spesso, e purtroppo, violato.
Il lavoro di programmazione, di organizzazione e di realizzazione eventi sarà tanto perché sono tantissimi i nostri progetti; nelle casse della nostra Associazione non ci sono risorse finanziarie (anche perché in oltre nove anni di attività NON abbiamo MAI percepito neppure un soldo da NESSUNA delle pubbliche amministrazioni locali o nazionali); ma il gruppo di Artisti e di Amici che Roberta Panizza ed io abbiamo selezionato in questi anni è un gruppo compatto, composto da persone “speciali”, un gruppo che non teme di posporre i propri interessi personali ogni volta che sia opportuno collaborare alla buona riuscita di un qualificato programma artistico.
Letteratura, musica, pittura, fotografia, scultura, ecc. , sono tutte arti che troveranno spazio nel palinsesto che DILA proporrà nel Museo Etnografico del Mare, e questo editoriale vuole essere anche un invito agli Artisti ischitani e alle realtà Associative dell’isola affinché bussino alla porta DILA nella convinzione di ricevere un indiscusso amichevole “benvenuto”.
Per quanto ho avuto modo di sapere nei pochi giorni che sono trascorsi dall’accordo ad oggi, sono già alcune centinaia i Soci DILA e gli Amici dei nostri progetti che stanno scaldando le gomme per correre qui, ad Ischia da noi, nel desiderio di esprimere la loro arte nella nuova “Casa della cultura – Museo del Mare”.
INFO: emmegiischia@gmail.com
Tel: 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 24

Bruno Mancini

Museo del mare

Il Dispari 20160704 1 comp
LO SPORT NELLA MENTE E NEL CUORE: IL GIORANALISMO DI VINCENZO SAVARESE

Raffinato e di classe, dalla personalità brillante con svariati interessi che spaziano dalla letteratura alla musica all’arte e allo sport, Vincenzo Savarese non è soltanto un giornalista sportivo a 360°, attento e partecipe a quanto accade a lui intorno tra fatti e storie ordinarie e straordinarie descritte con precisione e talora ironia, ma è anche persona carismatica per quella spontaneità e simpatia con cui sa avvincere il pubblico, rendendolo partecipe al suo dialogo.
Napoletano di origine, ma ben presto ischitano di adozione per essersi trasferitosi dopo la maturità nell’isola più bella del mediterraneo, Ischia, nel comune di Forio, Vincenzo Savarese oltre ad essere un cronista sportivo coinvolgente e preciso, è anche un poeta dell’anima capace di andare oltre il lato puro e documentaristico della notizia, a cogliere i battiti delle emozioni che corrono negli sguardi e nei gesti delle persone incontrate, intervistate specie nell’ambito dello sport agonistico.
È il giornalismo sportivo infatti ad averlo affascinato anche per la sua passione per il pallone e lo sport in generale. Passione che lo ha portato a giocare fin da giovane per la squadra locale da cui poi però è stato costretto a ritirarsi in seguito ad un incidente di percorso, Vincenzo Savarese si è dedicato con passione alla telecronaca per le emittenti locali raccontando le imprese di tanti futuri campioni che tra la fine degli anni ’80 inizio ‘90 militavano nella serie C per quel che riguarda il calcio.
Da Teleradiostella del Golfo dove è stato fino al 1987 a tutte le TV ischitane, si è occupato di diverse tematiche quali cronaca, politica e sport con quell’entusiasmo che non lo ha mai abbandonato, dando vita a dei veri e propri ritratti nel raccontare le imprese di promesse, e di campioni del calcio quali Maldini, Del Piero, Maradona; ma anche del ciclismo, spesso intervistati a fine competizione o poco prima di entrare negli spogliatoi.
Accanto alla telecronaca di cui va ricordata anche la sua collaborazione con la televisione “Canale 21” emittente più importante della Campania, non sono mancate le collaborazioni intense e di grande spessore contenutistico con la carta stampata: in particolare vanno citati il quotidiano “Il Golfo” di Ischia, Procida e Napoli, il settimanale “Ischia Oggi” di cui è stato redattore sportivo dal 1992 e successivamente direttore: e ancora il periodico “l’Osservazione” di Acerra di cui è stato direttore responsabile e “Il Corriere di Napoli” e il “Mattino”.
Per sedici anni ha condotto con grande successo il programma A bordo Campo dedicato alla telecronaca sportiva tra campionato di calcio, giro d’Italia e altri appuntamenti legati allo sport.
Con generosità, entusiasmo e carisma ha regalato e continua a regalare le emozioni della vita attraverso le competizioni sportive dove si avverte tensione, collaborazione e quella passione che tempra e fortifica anche la mente.
E questi aspetti Savarese li ha saputi cogliere nelle parole e nei gesti di quanti nelle sue interviste hanno rilasciato opinioni, pensieri in seguito ad una vittoria o ad una sconfitta.
Significativa a riguardo quella a lui rilasciata nella tappa ischitana dal corridore Vincenzo Nibali vincitore del Giro d’ Italia e del Tour de France 2014.
Una grande lezione di vita nello sguardo e nelle parole del ciclista siciliano che ha dimostrato come la tenacia, la passione e il sacrificio siano le armi migliori per competere e arrivare in alto.
A dare un tono diverso e innovativo al programma del venerdì di “A Bordo Campo” è stata la decisione di inserire a fine puntata, dieci minuti dedicati alla cultura locale in cui venivano presentati dei libri, creando così una sorta di accostamento tra sporte cultura.
Ed è durante uno di questi “sipari culturali” che Savarese ha incontrato e conosciuto Bruno Mancini, presidente dell’Associazione culturale Da Ischia L’Arte-DILA e scrittore e poeta di successo di cui ricordiamo il suo ultimo libro “Erotismo, si’!” pubblicato da pochi mesi. Dall’incontro con Bruno Mancini è nata un’amicizia e una collaborazione che ha portatoVincenzo Savarese a diventare membro del CdA di DILA.
Savarese è stato anche addetto stampa di “Meeting estate” evento cui partecipavano anche i vip a chiusura del quale veniva consegnato il Premio Aragonese ai protagonisti del mondo dello spettacolo, della musica e dello sport.
L’uomo e giornalista Vincenzo Savarese ha saputo con le sue dirette tv regalare al pubblico momenti straordinari legati allo sport privilegiando l’aspetto umano e cogliendo le emozioni dei campioni da lui intervistati, eroi del momento, in sfida anche con se stessi.
Silvana Lazzarino

LO SPORT NELLA MENTE E NEL CUORE: IL GIORANALISMO DI VINCENZO SAVARESE

Raffinato e di classe, dalla personalità brillante con svariati interessi che spaziano dalla letteratura alla musica all’arte e allo sport, Vincenzo Savarese non è soltanto un giornalista sportivo a 360°, attento e partecipe a quanto accade a lui intorno tra fatti e storie ordinarie e straordinarie descritte con precisione e talora ironia, ma è anche persona carismatica per quella spontaneità e simpatia con cui sa avvincere il pubblico, rendendolo partecipe al suo dialogo.
Napoletano di origine, ma ben presto ischitano di adozione per essersi trasferitosi dopo la maturità nell’isola più bella del mediterraneo, Ischia, nel comune di Forio, Vincenzo Savarese oltre ad essere un cronista sportivo coinvolgente e preciso, è anche un poeta dell’anima capace di andare oltre il lato puro e documentaristico della notizia, a cogliere i battiti delle emozioni che corrono negli sguardi e nei gesti delle persone incontrate, intervistate specie nell’ambito dello sport agonistico.
È il giornalismo sportivo infatti ad averlo affascinato anche per la sua passione per il pallone e lo sport in generale. Passione che lo ha portato a giocare fin da giovane per la squadra locale da cui poi però è stato costretto a ritirarsi in seguito ad un incidente di percorso, Vincenzo Savarese si è dedicato con passione alla telecronaca per le emittenti locali raccontando le imprese di tanti futuri campioni che tra la fine degli anni ’80 inizio ‘90 militavano nella serie C per quel che riguarda il calcio.
Da Teleradiostella del Golfo dove è stato fino al 1987 a tutte le TV ischitane, si è occupato di diverse tematiche quali cronaca, politica e sport con quell’entusiasmo che non lo ha mai abbandonato, dando vita a dei veri e propri ritratti nel raccontare le imprese di promesse, e di campioni del calcio quali Maldini, Del Piero, Maradona; ma anche del ciclismo, spesso intervistati a fine competizione o poco prima di entrare negli spogliatoi.
Accanto alla telecronaca di cui va ricordata anche la sua collaborazione con la televisione “Canale 21” emittente più importante della Campania, non sono mancate le collaborazioni intense e di grande spessore contenutistico con la carta stampata: in particolare vanno citati il quotidiano “Il Golfo” di Ischia, Procida e Napoli, il settimanale “Ischia Oggi” di cui è stato redattore sportivo dal 1992 e successivamente direttore: e ancora il periodico “l’Osservazione” di Acerra di cui è stato direttore responsabile e “Il Corriere di Napoli” e il “Mattino”.
Per sedici anni ha condotto con grande successo il programma A bordo Campo dedicato alla telecronaca sportiva tra campionato di calcio, giro d’Italia e altri appuntamenti legati allo sport.
Con generosità, entusiasmo e carisma ha regalato e continua a regalare le emozioni della vita attraverso le competizioni sportive dove si avverte tensione, collaborazione e quella passione che tempra e fortifica anche la mente.
E questi aspetti Savarese li ha saputi cogliere nelle parole e nei gesti di quanti nelle sue interviste hanno rilasciato opinioni, pensieri in seguito ad una vittoria o ad una sconfitta.
Significativa a riguardo quella a lui rilasciata nella tappa ischitana dal corridore Vincenzo Nibali vincitore del Giro d’ Italia e del Tour de France 2014.
Una grande lezione di vita nello sguardo e nelle parole del ciclista siciliano che ha dimostrato come la tenacia, la passione e il sacrificio siano le armi migliori per competere e arrivare in alto.
A dare un tono diverso e innovativo al programma del venerdì di “A Bordo Campo” è stata la decisione di inserire a fine puntata, dieci minuti dedicati alla cultura locale in cui venivano presentati dei libri, creando così una sorta di accostamento tra sporte cultura.
Ed è durante uno di questi “sipari culturali” che Savarese ha incontrato e conosciuto Bruno Mancini, presidente dell’Associazione culturale Da Ischia L’Arte-DILA e scrittore e poeta di successo di cui ricordiamo il suo ultimo libro “Erotismo, si’!” pubblicato da pochi mesi. Dall’incontro con Bruno Mancini è nata un’amicizia e una collaborazione che ha portatoVincenzo Savarese a diventare membro del CdA di DILA.
Savarese è stato anche addetto stampa di “Meeting estate” evento cui partecipavano anche i vip a chiusura del quale veniva consegnato il Premio Aragonese ai protagonisti del mondo dello spettacolo, della musica e dello sport.
L’uomo e giornalista Vincenzo Savarese ha saputo con le sue dirette tv regalare al pubblico momenti straordinari legati allo sport privilegiando l’aspetto umano e cogliendo le emozioni dei campioni da lui intervistati, eroi del momento, in sfida anche con se stessi.
Silvana Lazzarino

Katia Massaro - Vincenzo Savarese

Il Dispari 20160704 tutto ridim

Il Dispari 2016-07-01

https://www.emmegiischia.com/wordpress/dispari-2016-07-01/

CS |

 

AICS “Il Dragone” &

LOGO DILA 4Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”

Con il Patrocinio del Comune di Casamicciola Terme, l’AICS “Il Dragone”, l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, il Maestro Pasquale “Dragon” Di Costanzo -THE FIRST WORLD RECORMAN-, in collaborazione con il critico d’arte Prof. Enzo Ruju presentano, nei giorni 8 – 9 -10 Luglio 2016 nella Piazza Marina di Casamicciola Terme, a partire dalle ore 18.00, la XXII edizione di “I MITI AL CONTEMPORANEO”.

Durante le tre serate si potrà assistere a mostre estemporanee di pittura, perfomance di arte varia, presentazione di opere di arti visive, body art, tatoo, sfilate di moda, letture poetiche e tanto altro ancora.

In particolare sabato 9 e domenica 10, con inizio alle ore 20.30, ci sarà uno spettacolo di Kung fu della scuola Asia del maestro Maurizio Di Benedetto.

Sono previste le esibizioni di ben tre Leoni Cinesi, del giovane campione del mondo Claudio Di Benedetto nonché dei pluricampioni del mondo di Kung fu Angelo Damasco e Ivan Borrino.

Saranno protagonisti di momenti artistici le pittrici Anna Poerio e Ivana Cosco, la Tatoo Henné Angela Murone, la pittrice-scultrice Luisa Russo.

Pasquale Dragon Di Costanzo, oltre ad esibirsi nelle sue specialità sportive, condurrà le serate coadiuvato dal critico d’Arte Enzo Ruju.

INFO: 330443964

emmegiischia@gmail.com

Ischia 29 Giugno 2016

 

 

 

Il Dispari 2016-06-27

Il Dispari 2016-06-27

Editoriale | Bruno Mancini

La nostra associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” insieme al Circolo sportivo culturale “Il Dragone” presieduto da Pasquale Di Costanzo e con l’avallo di Gaetano Di Meglio Direttore di questa testata, nello scorso mese di Febbraio aveva sottoscritto un impegno ad una reciproca e costante collaborazione, tesa a perseguire lo scopo di promuovere l’Arte in generale, e la Poesia in particolare, con l’associazione “CentroInsieme Onlus – Progetto Vela: Rendere Consapevoli Scampia” presieduta da Vincenzo Monfregola coadiuvato dello scrittore Ivan Caldarese.

Come primo progetto comune fu avviata la partnership per il concorso nazionale di Poesia “Una poesia per il futuro“, ideato ed organizzato dall’associazione “CentroInsieme Onlus”, disponendo che un’apposita giuria organizzata e presieduta dalla Vicepresidente DILA, Roberta Panizza, selezionasse cinque poesie tra quelle regolarmente iscritte al Concorso Nazionale “Una poesia per il futuro” e che tali poesie, unitamente alle prime dieci classificate secondo il bando del premio, entrassero a far parte dell’antologia “Otto milioni – 2016” edita da DILA e contenente, tra l’altro, le poesie finaliste della quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni”.

In questi giorni Roberta Panizza è impegnata con la Giuria da lei nominata e presieduta a portare a termine la prevista selezione.

Intanto, sabato scorso, in occasione della cerimonia di premiazione, alla quale hanno preso parte lo scrittore Lorenzo Marone e il Presidente della Municipalità di Scampia Paipais Apostolos, sono stati presentati il progetto “Daremo voce i sogni” ed il volume “Ambulatorio 62” di Ivan Caldarese edito dalla Marotta & Cafierio.

Pasquale Di Costanzo ha espresso al presidente Monfregola le congratulazioni da parte di questa redazione e per conto delle associazione DILA & IL DRAGONE annunciandogli la notizia della pubblicazione su questa testata delle poesie classificate ai primi tre posti.

Con i migliori complimento per le tre autrici ecco i testi premiati.

Prima edizione del Concorso Nazionale di Poesia UNA POESIA PER IL FUTURO

Prima Classificata
ANNA LAURA CITTADINO
Come neve a primavera.

E in quegli occhi di bambini
che intimorivano il cielo della Siria
che mi fermai a guardare.

Ogni sosta degli occhi negli occhi
ammutoliva di dolcezza
schiera di angeli e poeti.

Lontani, quegli occhi
dai piantatori di semi di rabbia
di astio e di veleni.

Lontani, dal giorno in cui
seppellirono le bambole
una rosa e il loro destino.

Distanti, dalla nenia di una donna
che gli fu madre intonava per loro.
Dimenticarono una nota al giorno
fino a leggere bianco il pentagramma
di una melodia che divenne troppo lontana
per sentirne l’eco.
Immaginai fiocchi di neve scendere sulle strade,
sui tetti, sui lampioni, sui campi tinti di rosso
sulla voglia di piangere d’ogni donna e d’ogni uomo.

Pregai. Pregai che la pace giungesse
a sorprenderci come neve a primavera
come simbolo di perdono
e ci avremmo danzato sopra tutti insieme
con le mani aperte come i mendicanti
per raccogliere amore.

Seconda Classificata
MARIA ANTONIETTA D’ONOFRIO
Ieri avevo un tempo

Ieri avevo un tempo,
davvero,
credevo in qualcosa.

Parlavo e ascoltavo.

Dalla mia bocca
uscivano parole chiare,
erano speranza
giustizia
verità
pace
libertà
amore.

Ieri avevo un tempo
che volevo cambiare,
una strada che si chiamava
Futuro.

Avevo un libro sotto al braccio
e un sogno al caldo
del cappello.

Una poesia da gridare,
mille musiche per piangere,
eroi e miti da portare nel cuore.

Oggi ho un figlio.

Per lui,
per tutti i figli del mondo
dovrò ritrovare le parole
il libro
la musica
la poesia
i miti e gli eroi,
il vecchio
e il nuovo sogno.

E un lungo tempo cambiato
che sia finalmente
Futuro.

 

Terza Classificata
ANTONELLA PROIETTI
Annaffiate i bambini

Annaffiate i bambini
Con piccole gocce di cultura,
pioggia di libri d’avventura,
giochi all’aperto con gli amici
cavalli, rane, cani e mici.

Annaffiate i bambini
Con grandinate di palloncini colorati,
quadrifogli cercati per i prati,
libellule rincorse fra le siepi,
zolle di muschio adatte pei presepi.

Annaffiate i bambini
Con cascate di stelle spiate nella notte,
con risate gioiose, bottoni, e scarpe rotte,
con luci di tramonti rosati in mezzo al mare,
con nuvole di polvere di cento e cento gare.

 

Annaffiate i bambini,
e loro cresceranno da piccoli germogli di creature
a uomini e donne dalle idee mature,
ben saldi in mezzo al vento, al buio e alle tempeste,
con gli occhi bene aperti delle persone deste.

Annaffiate i bambini,
ci salveranno loro.

Ultimissima

Proprio mentre andiamo in stampa Roberta Panizza ci ha comunicato i risultati della votazione espressa dalla giuria da lei presieduta per conto del DISPARI e delle associazioni DILA e IL DRGONE. Qui di seguito la classifica finale con l’appuntamento alla prossima settimana per ulteriori approfondimenti.

Vivissimi complimenti ai vincitori dei quali fino ad ora non conosciamo le identità..

1° GABBIE
2° NEL DOMANI
3° LA MERITATA LIBERTA’
4° IL VUOTO
5° ABBRACCIA I TUOI SOGNI

Il Dispari 20160627 1 comp

LA VIOLENZA SULLA DONNA

La donna si affaccia nel panorama storico-culturale dalla “Rivoluzione Industriale”, quando per motivi di lavoro, le masse lavoratrici si spostavano dalle campagne alla città e la famiglia da “Patriarcale” si modificava in “Nucleare”, ciò dava della donna una visione molto più aperta e la possibilità di incominciare a essere se stessa: persona distinta, diversa dall’uomo e con le proprie responsabilità. Non più vista come chioccia che protegge, ma anche come persona responsabile capace di affrontare il mondo.

La Donna Nel Ventesimo Secolo

In Italia la comparsa massiccia della donna sulla scena pubblica costituisce la grande novità della storia e dalla fine del secondo conflitto mondiale, diventa nel giro di qualche anno la protagonista del cambiamento in tutti i campi sociali e professionali. La donna combattendo per i suoi diritti ottiene il divorzio, l’aborto, ed entra a fare sempre più parte della vita politica del paese: ministro, segretaria del governo, distinguendosi nell’arte, (intesa come scrittura, arte recitativa, musica, pittura, disegno) nella medicina, nell’insegnamento, nella moda, e oggi anche nello spazio, contribuendo ad educare e a raffinare la società italiana in aspetti fondamentali come le tradizioni, gli usi e i costumi, la sartoria, la cucina ecc.

Oggi, nonostante lo stato evolutivo della donna, sia dal punto di vista geografico sia da quello storico, nella maggior parte dei paesi del mondo abbia raggiunto il riconoscimento dei propri diritti, in altri, ancora adesso, è considerata “merce di scambio” e venduta al migliore offerente.

I paesi civilizzati dovrebbero in qualche modo salvaguardare il diritto alla vita, invece ogni anno, molte sono le donne che vengono uccise, stuprate, violentate sia psicologicamente sia fisicamente dai propri familiari, da fidanzati, conviventi, compagni di vita, datori di lavoro.

A quanto pare il rispetto dei diritti della donna è un percorso ancora arduo per lei, ma facile per chi su di lei scarica la propria violenza.

Non sto qui a riportare fatti di cronaca sul tema perché ne parlano già tanto i giornali, la televisione, la radio e sarebbe noioso, ma ad affermare che, nonostante la presa di coscienza sociale, la violenza, in qualsiasi forma espressa, sulle donne è continua.

Ma perché se un amore finisce deve per forza finire anche la vita dell’ex fidanzata, amante, moglie?

Secondo me, cancellare la vita, oltre ad essere appropriazione indebita, è il risultato di una base di “SCHIZOFRENIA” IN PERSONE NON CURATE DA PICCOLE, O CHE DA PICCOLE SIANO STATE RIFIUTATE DAI GENITORI O DA CHI SI SIA PRESA CURA DI LORO.

Tina Bruno

 

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Partecipazione antologie LENOIS

Il Dispari: una pagina per DILA

Il Dispari 2015 – 05 – 25

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DILA

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Il Dispari 2016-05-30

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 Editoriale

Come abbiamo anticipato nell’editoriale pubblicato il 9 Maggio scrivendo “Tina Bruno ha deciso di volere iniziare a collaborare con la redazione di questa testata”, oggi pubblichiamo il suo primo articolo accompagnato da una breve sintesi della sua produzione in campo artistico e sociale. Nella convinzione che lei entrerà presto e con pieno diritto nel gruppo di autori da voi stimati, le rivolgiamo un caloroso “BENVENUTA!”

La crisi del mondo sociale

Per l’adulto accettare un bambino vuol dire entrare nel suo mondo

La crisi che sta coinvolgendo il mondo della scuola e di altre istituzioni sociali in quest’ultimo periodo è causata dai metodi errati di alcuni operatori che, pur avendo una base di cultura umanistica, non la praticano. Infatti, dove i valori umani sono esaltati, le riforme, la creatività, le arti e l’immaginazione bocciano il “Narcisismo” che perde il fascino dell’onnipotenza.
Alle soglie del “21° Secolo” non si può assistere, né tanto meno si possono accettare, scene di violenza sui bambini da parte di alcuni adulti: insegnanti, educatori, genitori, i quali, dimenticando la cultura dell’infanzia e i messaggi educativi che essa trasmette, condizionano il bambino e il suo apprendimento.
Il progresso di un popolo parte dal rispetto dei valori umani tipici dell’uomo che si distingue dagli animali proprio per qualità superiori, che a volte, però, disconosce.
Così facendo, si annullano secoli di storia e di sviluppo che hanno portato a una nuova concezione del bambino.
Dovere dell’adulto è di favorire al massimo la socializzazione dei bambini, con bambini e con adulti, per far sì che la violenza, essendo il frutto del disadattamento sociale, sia sconfitta.
A detta di molti teorici gli impulsi repressi da piccoli per paura, se non trovano sbocchi, da grandi si ritorcono contro i bambini.
Gli adulti devono usare l’amore e non la violenza quando un bambino sbaglia, fa i capricci o rifiuta qualcosa. Devono apprezzare il suo comportamento, tenendo sempre presente che si tratta di un essere senza storia e che attraverso le varie esperienze giocose, apprendibili, comunicative e relazionali sta imparando a costruirla.
Per l’adulto accettare un bambino vuol dire entrare nel suo mondo e accettare quella sua smania di crescere, esplorare, scoprire, provare che comincia nella culla e non si ferma mai; vuol dire accettare il suo insaziabile bisogno di capire; la meraviglia e lo stupore che prova di fronte alle piccole cose; i suoi perché e dargli la possibilità di farsi un’immagine positiva del mondo che lo circonda.
Vuol dire non forzare il suo fare e agire, dargli tempo, rispettare i suoi prodotti perché sono frutto del suo essere, vuol dire non alzare mai le mani per menare, ma capire il suo comportamento e discutere ordinatamente sulle sue richieste, senza estendere il proprio dominio per auto-realizzarsi. Vuol dire amarlo
Tina Bruno

Note biografiche 

Tina Bruno ha cominciato, solo da qualche anno, a produrre scritti per pubblicazioni giornalistiche, dedicando le sue attenzioni ai bambini con i quali per tanti anni ha condiviso la sua vita.
Ha scritto due libri di poesie e favole per i bambini del nido, uno per quelli che frequentano la scuola dell’Infanzia e Primaria, cinque manuali di formazione per insegnanti ed educatori, cinque volumi di poesia per adulti, uno di novelle e racconti per adulti, e ha partecipato ad oltre centocinquanta antologie riportando primi, secondi, terzi e quinti premi, premi speciali, encomi solenni e diplomi d’onore. Dal MIUR è stata designata nel 2015 per tenere lezioni di favolistica presso quattro scuole facenti parte del progetto “LIBRIAMOCI”. Nel palmares di Tina Bruno c’è scritto che è risultata finalista nel concorso “Salvatore Quasimodo” (ed. Aletti) e in due edizioni del nostro Premio internazionale di poesia “Otto Milioni“ (ideato da Bruno Mancini con la Direzione Artistica di Roberta Panizza).

Il Dispari 20160530 1 comp

ANGHELOPOULOS ALLA PRO BIENNALE

Vittorio Sgarbi ha inaugurato lo scorso 8 maggio 2016 l’apertura della PRO BIENNALE a Venezia presso la Milano Art Gallery Pavilion, negli spazi dell’antico Palazzo Giustinian Faccanon, prima sede storica ufficiale del noto Gazzettino.
Ospite d’onore al vernissage della mostra organizzata dal manager della cultura Salvo Nugnes, Vittorio Sgarbi ha festeggiato il suo 64° compleanno attorniato da vip, amici, artisti e fans estimatori.
Tra le personalità e i nomi noti vanno citati Katia Ricciarelli, Francesco Alberoni, Alessandro Meluzzi, José Dalì, e Alviero Martini.
L’esposizione che resterà aperta fino al 30 maggio 2016 ad ingresso libero, ospita, come ogni anno artisti di spicco a livello internazionale tra cui A. T ANGHELOPOULOS la cui opera dai segni e dalle forme avvolgenti racconta dell’uomo nel suo essere costantemente sospeso tra la dimensione terrena e quella spirituale nascosta nei luoghi sottili e imprevedibili di un’esistenza che alterna incertezza e speranza.
Le immagini della sua pittura racchiudono le energie dell’universo ad abbracciare terra e cielo, materia e spirito, di cui l’uomo è protagonista fragile e impotente di fronte a questa esistenza spesso eticamente precaria, dove i legami umani e sociali sembrano sfumare per cedere il passo a chiusure e egoismi.
Aspetti questi evidenziati sulla tela da segni fitti e intricati che vengono via via sostituiti da colori accesi e dalla presenza dell’oro ad indicare una possibile speranza per una comunicazione prima inattesa poi probabile che rimette in gioco la condizione per l’uomo di ritrovare parti segrete di se stesso. Autore di dipinti di straordinario fascino per il loro aprire alla riflessione sugli eterni interrogativi dell’uomo nella sua costante ricerca di quel limite tra visibile e invisibile, Anghelopoulos per questa mostra presenta un lavoro ispirata al tema del “doppio”.
Si tratta di Vita Interiore – Inner Life (2015) ispirata al doppio “Ritratto dei Duchi di Urbino” di Piero della Francesca (1465-72) che si trova alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
L’opera di Anghelopoulos che appartiene ad una serie di ritratti celebri del Rinascimento, riscopre sotto una nuova dimensione la coppia dei duchi d’Urbino volendo rappresentare il lato misterioso e oscuro dell’uomo.
I due coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza raffigurati da Anghelopoulos mostrano l’altro lato del volto (profilo), quello destro lui, quello sinistro lei, dandosi la schiena.
Una posizione che indica distanza e consapevolezza dei propri ruoli da parte dei due coniugi. Svelando dopo oltre cinquecento anni l’altro profilo, eternamente nascosto, è come se i personaggi tornassero a riappropriarsi di una nuova vita nell’oggi, più autentici e padroni di se stessi.“Un appuntamento sempre molto atteso, quello della mostra Pro Biennale” come ha sottolineato l’organizzatore Salvo Nugnes a conferma della presenza anche per questa edizione di artisti italiani e stranieri di grande interesse nel panorama contemporaneo. Un evento importante per Anghelopoulos che ancora una volta con questa opera regala una visione interiore da cui far riaffiorare quelle zone nascoste del pensiero, dove si celano stralci di un vissuto che si vorrebbe tenere segreto per sempre.
Tra i vip presenti citiamola soprano Katia Ricciarelli che ad Ischia il 4 gennaio del 2011 ha incantato quanti erano presenti al suo concerto presso la Basilica di Santa Maria Maddalena a Casamicciola dove ha intonato tra le altre le arie “Ave Maria” di Gounod e “Panis Angelicus” di Franck.
Silvana Lazzarino

Silvana Lazzarino Manifesto Pro Biennale

Il Dispari 20160530 tutto ridim

Marzia Carocci

Il taccuino rosso di Eleanor

Oggi la cronaca è piena di fatti orribili e, tra questi, non mancano le madri che fanno prostituire le proprie figlie o per povertà, o, peggio, per soddisfare vizi, assuefazioni divenute con il tempo malattie, come il bisogno della droga per continuare a vivere, se vita può considerarsi quella di una persona drogata, come la madre di Eleanor che, razionalmente e con lucidità, induce, anzi costringe la figlia alla prostituzione: “Con il passare del tempo, mamma iniziò a vezzeggiarmi, mi diceva di truccarmi, di esaltare il mio corpo… a volte mi regalava indumenti intimi che trovavo pacchiani… Poi compresi il suo comportamento… entrò un tipo… Mi sentii spogliare e frugare, la sensazione era di un disgusto che mai potrei descrivere con le parole… Staccai la mano da lui come se avessi preso una scarica elettrica e mi allontanai… Mamma mi guardò malissimo… Poi si alzò barcollante, prese le chiavi di casa… chiuse la porta alle sue spalle lasciandomi sola con il suo amico. ” (pagg. 16, 17). Siamo di fronte a un romanzo-denuncia che pone in primo piano il disfacimento della nostra società, né si sbaglia nel dire che è come un pugno nello stomaco che scuote dall’indifferenza e dal disinteresse, che induce a guardasi attorno e ad interrogarsi senza incanti e consolazioni. Marzia Carocci denuncia, punta il dito contro un contesto socio-economico ed etico-morale di cui sono vittime anche la madre e il padre, ma soprattutto denuncia la violenza contro le donne, la pedofilia, mali persistenti della nostra civiltà e che nel romanzo vengono proposti soprattutto attraverso la narrazione di vicende, stati d’animo, emozioni vissute da Eleanor, vittima della madre, a sua volta vittima e carnefice, che la immola, ancora bambina, al dio “Droga”. La violenza contro il sesso femminile è vecchia quanto l’umanità, considerato che la maggior parte dei popoli ha sempre avuto un’organizzazione patriarcale che ha posto le donne, a prescindere dalla loro età, in una condizione d’inferiorità e sottomissione e tanta è la letteratura che propone tale tema, basta ricordare, ad esempio, nell’Ottocento, la manzoniana Monaca di Monza, la piccola Cosette dei Miserabili di V. Hugo o ancora la pura Sonja, di Delitto e castigo di F.Dostoevstkij, o se vogliamo limitarci ai nostri tempi, l’opera di S. Landini, “Ferite a morte”, oppure quella di S. Agnello Hornby, “Il male che si deve raccontare”, o ancora i racconti di D. Maraini in ”L’amore rubato”, etc…
Orbene, “Il taccuino rosso di Eleanor”, a buon diritto, entra nell’alveo di tale letteratura che, come un fiume in piena, si spera possa in futuro contribuire ad eliminare pregiudizi e comportamenti violenti.
Marzia Carocci narra la storia di Eleonor con intensa partecipazione emotiva e ciò giustifica la posizione omodiegetica della narratrice, lo stile sciolto, scorrevole, incalzante nella proposizione di eventi, pensieri, sentimenti e il lessico pulito, che, nonostante la materia trattata, mantiene sempre la decenza, lasciando alla fantasia del lettore ogni esplicazione di comportamenti e parole che, pur nella sobrietà espressiva, la scrittrice lascia intendere
Francesca Luzzio

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ll Dispari 2016-05-23

Il Dispari 2016-05-23

Editoriale

Parlando di poesia non si può prescindere dal prendere posizione su un argomento collaterale molto importante, anzi direi determinante, per la migliore divulgazione delle opere proposte.

Parlo della funzione comunicativa che ci si aspetta avvenga seguendo determinati parametri interpretativi. Per maggiore chiarezza dico che non tutti siamo d’accordo su quali debbano/possano essere gli artifizi linguisti e scenici più consoni alla presentazione in pubblico delle opere poetiche.

Chiarito che io sono decisamente convinto che nessuno meglio dell’autore, sia pure afono e sia pure balbuziente, possa “dare voce” ai suoi versi, esistono altre opinioni intese a privilegiare la professionalità recitativa e scenica del lettore.

Solo per inciso mi piace ricordare la magistrale serie di letture dei suoi versi che Giuseppe Ungaretti ebbe modo di proporre, tanti e tanti anni fa, quando la tv era ancora in bianco e nero e la sera mandava in onda programmi di acculturamento per analfabeti del tipo “Non è mai troppo tardi”. Quella fu per me una folgorazione, tanto era ammaliante, seducente, prepotente, la vis emotiva che ne derivava!

Comunque, riprendendo il discorso generale, esiste un’ulteriore divisione di massima tra coloro che optano per la seconda ipotesi (privilegiare la professionalità recitativa e scenica del lettore) ed essa suddivide la “recitazione” in due categorie, la prima delle quali tende a privilegiare una lettura priva di orpelli e di inflessioni teatrali (vedi il grande Benigni nello show sulla Divina Commedia), mentre la seconda vorrebbe che l’interprete dettasse, attraverso la sua professionalità, le intensità emotive, coinvolgendo il pubblico mediante quelli che inizialmente ho definito artifizi linguisti e scenici, quasi avvicinando l’interpretazione alle peculiarità delle interpretazioni melodrammatiche.

Per me che ho avuto il sommo privilegio di incontrarlo sulla strada dei nostri progetti, convincendolo a diventarne la VOX, Antonio Mencarini è il classico esempio di sintesi e di perfezione interpretativa.

Antonio riesce a bloccare l’attenzione di chi lo ascolta padroneggiando un timbro di voce “parlata” il quale, tutt’altro che anonimo, rende perfettamente l’anima nascosta dietro ogni verso, ma lo fa, ed è qui la grandezza di VOX, lasciando che siano le parole e non i gesti o le inflessioni a condurre l’ascoltatore nel mondo della lirica proposta.

Lui sa come entrare nei sentimenti svelati o nascosti dentro i versi, siano essi composti da parole semplici espresse in maniera naif, o siano elaborati in ermetismi apparentemente inestricabili.

Antonio Mencarini, è un ancien talento naturale, un giovane lettore in pubblico, un amante della poesia da sempre.

Bruno Mancini

Antonio Mencarini

Antonio Mencarini

Il Dispari 20160523 1 comp

Vi racconto l’impossibile

Per la serie Esopo news

Domenica 15 Maggio 2016, ho trascorso una bellissima giornata in compagnia di moglie, figlia e del suo compagno.

Ischia, anche con il cielo coperto e con zone ventose è una meraviglia da scoprire in continuazione.

Verso le 14 abbiamo preso posto in uno dei ristoranti-pizzeria più accorsati di Forio. Tanto per aggiungere qualche particolare, dico che si trova in pieno centro, ha un ottimo rapporto tra qualità, servizio e prezzi e noi siamo clienti abbastanza conosciuti.

Purtroppo la giornata uggiosa non permetteva di pranzare all’aperto e la direzione, visto il notevole afflusso di clienti, ha allestito una sala “provvisoria” in uno dei locali che di solito è utilizzato per la consumazione di gelati, bevande e panini.

Un ambiente rettangolare con tre tavoli allineati su due file. Sala piena di umani adulti più un cane ed un lattante.

A noi è stato assegnato il tavolo al centro della fila di sinistra entrando.

Abbiamo preso posto senza alternare le coppie. Rosalba ed io da una parte e Mirna e Chris dall’altra… vedi piantina.

sala ristoranteComprensibilmente, considerato  il notevole numero di avventori, il servizio ha ritardato più del solito, tanto che abbiamo avuto modo di osservare i comportamenti degli altri clienti, pur se da prospettive diverse. Io verso il cane e Mirna verso il lattante.

Bene, anzi male perché ora racconterò l’impossibile.

La tizia n.1, quella nel mio angolo di visuale, grassa e piuttosto volgare, mangiava una pietanza con del sugo nel quale intingeva in continuazione enormi pezzi di pane: faceva cioè la così detta scarpetta. E va bene, passi pure il “piccolo” schifo .

A noi non erano ancora giunte le pietanze e la scena poteva non essere considerata particolarmente disgustosa, Però, qualche minuto dopo, mentre avevo appena iniziato a mangiare la pizza, mi accorgo che la tizia n. 1, sempre lei, dopo aver masticato una grossa scorza di pane imbrattata con il sugo ormai alla fine, l’ha tolta dalla bocca e l’ha posizionata accanto al muso del cane. Secondo grande schifo! Il cane l’ha leccata un paio di volte, l’ha annusata più volte e poi, disgustato non si sa da cosa, ha girato il muso in segno di nausea. Terzo grande schifo. Sapete cosa ha fatto la tizia n. 1 per completare il poker? L’impossibile: ha raccolto da terra la scorza di pane imbrattata nel sugo e che lei aveva masticato prima di offrire in pasto al cane che l’aveva leccata più volte prima di rifiutarla e l’ha messa, così sporca e schifosa, nel piatto in cui aveva mangiato.

Orrore massimo!

Eppure il massimo non era ancora raggiunto.

Stavo raccontando la vicenda a Mirna incredula, quando la vedo sbiancare, sbarrare gli occhi ed estraniarsi completamente dal mio racconto, bisbigliando “No… è impossibile… non ci credo…”. In effetti stava accadendo che la tizia n 2, più grassa e più volgare della n.1, aveva sdraiato il lattante sul tavolo e gli stava cambiando il pannolino sporco di pupù!

E quindi, a Francesco che ci invita a voler bene ai vicini più di quanto non facciamo nei confronti degli animali rispondo; “Viva i porci e le porche”!

Bruno Mancini

 

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ANDREA VENTURA

RITRATTI SENZA TEMPO DI PERSONAGGI STORICI E DI SUCCESSO

Il fascino e il successo della società americana tra mondanità, spettacolo, politica non poteva sfuggire allo sguardo attento di ANDREA VENTURA, artista milanese, ma ben presto trapiantato a New York dove i suoi ritratti in poco tempo hanno catturato l’attenzione di critica e pubblico tanto da essere tra i più richiesti per le copertine delle più prestigiose riviste americane ed europee.

Tra i maggiori illustratori del mondo Andrea Ventura attraverso uno stile intenso con riferimenti alla pop art ha reso i protagonisti del cinema, della letteratura e della musica, ma anche della scienza e della politica, delle icone perfettamente calate nell’ordinario dando spazio alle loro espressioni. A ripercorrere questa carrellata di ritratti di protagonisti della scena internazionale che hanno lasciato un segno importante nella loro vita con pubblicazioni, scoperte, successi musicali e letterari, è la suggestiva mostra presso la Galleria TRICROMIA a Romain Via della Barchetta, 13, aperta fino al 28 maggio 2016.

Tra i protagonisti dei ritratti citiamo Eugenio Montale che, nella sua raccolta “Satura” (Mondadori, 1971), in data 22 ottobre 1967 fa riferimento ad Ischia, nel pieno del suo sviluppo turistico con autobus stracolmi di vacanzieri tedeschi, scrivendo:

“Spesso ti ricordavi (io poco) del signor Cap.

L’ho visto nel torpedone, a Ischia appena due volte.

E’ un avvocato di Klagenfurf, quello che manda gli auguri.

Doveva venirci a trovare…”;

e citiamo Woody Allen, regista e attore, che ha ricevuto il “Foreign Award”nel 2011 all’Ischia Film Festival. (nato con l’intento di conferire un riconoscimento artistico alle opere, ai registi, ai direttori della fotografia e agli scenografi che hanno valorizzato “location” italiane o straniere per invogliare nello spettatore il desiderio di conoscerne e visitarne le bellezze) realizzato dall’Associazione Culturale Art Movie e Music ed il cui ideatore e Direttore Artistico è l’ischitano Michelangelo Messina

La galleria Tricromia, specializzata nell’arte dell’illustrazione apre i suoi spazi a Andrea Ventura artista visivo tra i più̀ richiesti al mondo che nei suoi lavori mira a far emergere quella forza espressiva nei volti dei suoi soggetti grazie ad un tratto deciso e ad una scelta particolare di alcune tonalità̀ di grigio, verde e azzurri che accostati in modo diverso danno ai soggetti una particolare intensità nello sguardo e nella posa, spesso vigorosa e statuaria.

La mostra ANDREA VENTURA “NEW YORKER E DINTORNI” che si richiama nel titolo alla “casa” lavorativa per eccellenza, il New Yorker dove lo stesso artista è stato per diversi anni, realizzando importanti lavori, conduce il visitatore entro uno scenario dove si svelano storie di glorie e successi attraverso impegno e ricerca, speranza e coraggio, storie ordinarie eppure straordinarie vissute da uomini e donne divenuti famosi, unici per quanto raggiunto.

Da Eugenio Montale a Woody Allen, da Robert Darwin a Samuel Beckett, da Sigmund Freud a Carlo Levi, da Orhan Pamuk ad Elsa Morante, fino a Jean Luc Godard e David Bovie, essi sono rappresentati da Ventura come statue a mezzo busto, impassibili e calmi, attenti e acuti, talvolta superbi e vincenti negli sguardi che catturano per intensità e vivacità. Nel raffigurare i suoi protagonisti in una posa plastica Ventura li proietta come in una specie di gianicolo personale dove si evince un riferimento ai busti dei garibaldini visibili all’alba nelle passeggiate romane sul Gianicolo.L’esposizione presenta anche numerosi disegni e copertine delle più prestigiose riviste americane ed europee. Il ritratto di Hoellebecq, scrittore e saggista francese scelto per il manifesto della mostra è stato realizzato per Harper’s nel 2015.

Silvana Lazzarino

 

ANDREA VENTURA

“NEW YORKER E DINTORNI”                                                                       

Galleria TRICROMIA

Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma

orari dal martedì al venerdì 15.00 – 19.00

sabato 10.00 – 19.00

fino al 28 Maggio 2016

per informazioni tel 066896970 / 3397856006

Ritratto Michel-Hoellebecq mostra ANDREA VENTURA NEW YORKER E DINTORNI

Ritratto Michel-Hoellebecq
mostra ANDREA VENTURA NEW YORKER E DINTORNI

Bruno oggi parliamo di IL DISPARI

Il Dispari 2016-05-16

Il Dispari 20160516 comp

Editoriale

Oggi, prima di dare parole all’argomento del quale ho in programma la trattazione, sento il bisogno di partire con una premessa, piuttosto articolata, atta a consentire l’autentica interpretazione del brano con il quale mi propongo d’illustrare, in maniera tanto succinta (molto) quanto poco accademica (spero) “Dalla sedia alla poltrona”, ovvero quello che in un precedente editoriale  ho definito come “il pamphlet scritto da Nicola Pantalone”.
Inizio da “Pamphlet” riconducendone il significato alla sua origine latina, quando, un tizio tuttora sconosciuto e in un luogo molto vago situato tra l’attuale Francia e l’Italia, in un anno indefinito del XII secolo, scrisse la commedia latina medievale in versi dal titolo, anch’esso non perfettamente definito, di “Pamphilus seu de amore – o Pamphilus de amore”.
L’opera, d’impronta ovidiana, conobbe grande fortuna e diffusione in tutta l’Europa letteraria del XII secolo e divenne nota in Francia con il titolo popolare, appunto, di Pamphilet, oggi Pamphlet.
Ai dotti tra voi che, dopo aver letto il Pamphlet scritto da Nicola, mi contesteranno (con buone ragioni) le dissonanze stilistiche tra il latino “Pamphilus seu de amore – o Pamphilus de amore” e l’attuale “Dalla sedia alla poltrona” propongo ciò che Wikipedia scrive: “Dal punto di vista esteriore, il pamphlet è spesso un testo breve… (omissis). Siccome i pamphlet erano a basso prezzo e facili da produrre, furono spesso utilizzati per diffondere idee personali… (omissis). Tendenzialmente, l’autore del pamphlet presenta il proprio testo come uno sfogo estemporaneo, come una reazione viscerale di fronte a una situazione… (omissis)
Un altro tratto tipico è l’equiparazione della presa di parola a un atto di coraggio: l’autore è, nella generale acquiescenza e omologazione delle idee, l’unico individuo in grado di cogliere gli eventi nella piena luce della verità.”
Ogni vita può diventare racconto quando si avverte l’esigenza di narrarla”, così inizia la prefazione scritta da Lina D’Onofrio per il “pamphlet di Nicola.

Allora, chiarito che “pamphlet” è il riconoscimento di una forza divulgativa nata mille anni fa, devo ancora precisare “perché” Nicola Pantalone compare in questa pagina. Ciò in quanto, se (in un’ipotesi molto probabile) qualcuno tra voi, conoscendo il rapporto amichevole che intercorre tra me e Nicola, fosse propenso a pensare che io intenda “magnificare” l’amico per le caratteristiche letterarie del suo libro, allora a lui/loro suggerisco un’interpretazione capovolta, tramite la quale, dalla lettura di questa nota risulta evidente che a Nicola,  autore di “Dalla sedia alla poltrona”, è riservata la giusta gratificazione per essere un mecenate distributore di emozioni verso amici e conoscenti.
“Dalla sedia alla poltrona”, si presenta come l’autobiografia artistica di colui che da una sessantina d’anni canta e suona con il mare e il sole ischitano a passeggio tra dita e ugola.

Si presenta, ma in realtà non lo è poiché il testo viene meno ad alcuni dei requisiti canonici delle autobiografie: il narcisismo, l’autoNicolaeMinareferenzialità, la voglia di stupire e, non ultimo, manca l’oblio in cui, nelle autobiografiche, vengono di solito adagiati i personaggi che nella storia reale abbiano svolto ruoli secondari.
Nicola, invece, non perde occasione per decantare le doti dei suoi amici del lungo viaggio musicale che l’ha portato ad esibirsi in centinaia di locali e alla presenza di spettatori internaziNicolaeBaudoonali.

A Mina, Pippo Baudo e ad altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola, tutti intervenuti con apprezzamenti positivi per la sua musica e per la sua simpatica umanità, non è stato riservato, nelle 70 pagine del volume, più spazio o più amabile considerazione di quello che Nicola ha dedicato a Franco Di Costanzo, Ugo Pirone, Rino Lange,  Aurelio Buono, MarioNicola e Merola comp Di Noto, Enrico Roja, Gino Pinto, Saverio Toma,  Gianni De Luca, Pepito Casanoiva e tanti, tanti altri musicisti dei quali solo pochi lettori, forse, hanno ancora qualche sbiadito ricordo.

Far occupare alla musica il trono di regina –mai tiranna, ma mai contestata o contrastata- di un’esistenza vissuta a briglie sciolte è una felicità nascosta, comprensibile solo a coloro i quali abbiano il sangue blu delle passioni prive di secondi o terzi fini. La passione per l’Arte, sinonimo di Vita è pregio abbastanza raro. Nicola Pantalone ha saputo, scrivendo “Dalla sedia alla poltrona”, rendere onore alla sua e a quella dei suoi amici.
Bruno Mancini

Dalla sedia alla poltrona copertina comp

Il Dispari 20160516 1 comp

Silvana Lazzarino

TRA I FINALISTI AL PREMIO INTERNAZIONALE A.U.P.I.  di Milano
La Casa Editrice Otma Edizioni di Otmaro Maestrini, attiva da trent’anni e che organizza con successo importanti Premi letterari, dalla poesia alla narrativa toccando anche le arti pittoriche, in collaborazione con il Comune di Milano, quest’anno ha di nuovo indetto il PREMIO INTERNAZIONALE A.U.P.I. Albo Ufficiale Poeti Pittori Italiani.
Un premio prestigioso dedicato alla poesia (in lingua italiana e in vernacolo), al libro edito, al libro di narrativa inedito, e alla pittura, che ha visto la partecipazione di numerosi poeti e artisti non solo italiani, le cui opere sono state ritenute di alto livello sotto il profilo dello stile e dei contenuti.
La cerimonia di premiazione tenutasi a Milano presso il Circolo Alessandro Volta, introdotta da Otmaro Maestrinied, ha visto una giuria composta da nomi prestigiosi del panorama letterario quali: Lorenzo Croce, Lucia Ferrante, Cristina Flumiani, Ugo Perugini e Maria Teresa Piantanida. Elisabetta Viviani, nota subrette ed anche pittrice intensa ed espressiva, ne è stata la sorridente conduttrice.
Tra i poeti finalisti per la Sezione Poesia a tema libero cui è stato consegnato il Diploma con grande Medaglia Aurea è stata premiata, e tutta la redazione di questa testata si complimenta con lei,  anche la nostra opinionista Silvana Lazzarino (finalista con menzione d’onore) per la poesia L’albatro che riportiamo qui di seguito.
Lo scorso anno nei due Premi della Otma Edizioni “Premio A.U.P.I” e Premio Internazionale “Città di Varallo” cui ha partecipato per la sezione libro edito, Silvana Lazzarino si era classificata al quarto posto assoluto rispettivamente con “Oltre le immagini Tra visione ed emozione” (Pagine srl 2014) e “Cosmogonia” (Edizioni Progetto Cultura 2013). Raccolte poetiche che si soffermano sui ritmi del pensiero. Attraversare l’esistenza tra visibile e invisibile partendo dai luoghi della natura: scrigno di possibili verità.
L’albatro
Un volo senza meta
libero, istintivo
ad ali spiegate
lungo le distese marine
incontaminate
nella solitudine di un cielo
plumbeo, grigio
che prepara alla tempesta.
Tempesta dei sogni
verso l’oscuramento del mondo.

Il Dispari 20160516 tutto ridim
Aniellantonio Mascolo e il padre dei Fauves
MATISSE IN MOSTRA A TORINO A PALAZZO CHIABLESE

L’opera dell’artista ischitano Aniellantonio Mascolo (1903-1979), che nella sua Ischia ha sempre trovato fonte di ispirazione, è stata accostata a quella di Matisse.
Sebbene abbia rinunciato al colore, ma non alla luce in contrasto con gli sfondi scuri, Mascolo si è richiamato al padre dei Fauves per l’uso di forme semplici e appiattite ancorate però ad un certo realismo con cui ha rappresentato i suoi soggetti legati al mondo dei contadini e dei pescatori.
L’energia del disegno, l’uso di un colore puro seppur disteso sulla tela in modo originale nel far emergere figure e oggetti attraverso rappresentazioni dove non esistono più profondità e chiaroscuri, diventano i punti di forza su cui si fonda il movimento dei Fauves nato agli inizi del Novecento di cui Henri Matisse è figura di spicco, originale per la sua potenza espressiva evidenziata dall’uso di una linea incisiva e dal colore avvolgente.
A Matisse che con la sua arte ha rivoluzionato la pittura del Novecento dando inizio ad un nuovo modo di riprodurre la realtà, distante dall’oggettività, è stata dedicata un’interessante esposizione a Torino presso Palazzo Chiablese. Matisse, e il suo tempo, promossa dal Comune di Torino– Assessorato alla Cultura, ha offerto un percorso a scoprire l’universo dell’artista capace, come pochi, di far vibrare il colore nei suoi rimandi espressivi imprimendo alla linea forza ed energia, eleganza e bellezza.
Le circa cinquanta opere di Matisse e quarantasette di artisti a lui contemporanei quali Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani, Miró, Derain, Braque, Marquet, Léger –tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi- hanno descritto la poetica del grande “maestro dei colori”, le influenze nella produzione e l’esatto contesto delle amicizie e degli scambi artistici. Attraverso dieci sezioni è stata ricostruita la carriera del padre del Fauvismo: dai suoi esordi alla fine dell’Ottocento fino alla sua scomparsa negli anni Sessanta del Novecento; un viaggio alla scoperta del grande precursore delle avanguardie storiche e allo stesso tempo degli altri artisti che hanno animato Parigi nella prima metà del XX secolo.
Accanto alle sottili influenze, le fonti comuni d’ispirazione, è stato evidenziato anche una sorta di “spirito del tempo” che, come un filo rosso, ha unito Matisse agli altri artisti durante il modernismo degli anni Quaranta e Cinquanta.
Il tema della figura umana affrontato seguendo, come per le nature morte e gli ambienti interni una concezione antitradizionale, si sofferma sull’immagine femminile descritta con la sua purezza, sensualità, ed un sottile mistero.
Accanto ad Odalisca con pantaloni rossi (1921) sono state esposte le rappresentazioni dell’atelier: L’Atelier IX (1952-56) di Braquee Lo studio, (1955) di Picasso.
Partendo da figure appiattite e linee controllate, Matisse passa alla tecnica divisionista della separazione dei colori, guardando poi alla bidimensionalità e agli aspetti volumetrici di Cezanne per definire una propria ricerca nel costruire la sintesi della forma definita dal disegno e rivestita dal colore che diventa tessuto avvolgente con cui la figura è proiettata nel contesto rappresentativo.
Inoltre opere di Matisse quali Icaro (1947), Grande interno rosso (1948), Ragazza vestita di bianco, su fondo rosso (1946) sono state messe a confronto con i quadri di Braque Toeletta davanti alla finestra (1942), di LégerIl tempo libero–Omaggio a Louis David (1948-1949) edi Picasso Nudo con berretto turco (1955).
Silvana Lazzarino

Matisse e il suo tempo a Torino

Matisse e il suo tempo
a Torino

Il Dispari 2016-05-09

Il Dispari 20160509 comp

Editoriale

L’editoriale di questa settimana, più di quanto non sia successo finora, vorrebbe disporre di numerose pagine per fomentare la vostra attenzione verso processi culturali quasi tutti disattesi, ingiustamente, dai “padroni del vapore”.
Con ciò volendo intendere gli organi d’informazione che sono pedisseque emanazioni di lobby editoriali.
1) Si è chiusa al Museo di Villa Arbusto, con successo di critica più che di pubblico, la mostra “C’era una volta…” promossa dal Centro per la Letteratura Estone per Bambini di Tallinn, dall’Associazione Italia Estonia di cui è Presidente Ülle Toode, dal Centro Studi sull’Estonia e il Baltico con il supporto di ELKK e la partecipazione dell’Ambasciata di Estonia e il patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica di Estonia.
2) Nicola Pantalone, Nik per tutti, ha stampato un pamphlet sulla sua storia artistica “Dalla sedia alla poltrona” in cui scrive, poco poco, dei suoi incontri con una certa Mina, con un certo Pippo Baudo e con altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola e, tanto per non lasciarsi andare alle nostalgie dei ricordi ha anche composto una nuova canzone  “Il brivido più lungo”, vibrante di un’impercettibile ma decisa sensualità.
3) Jo Scaglione ha gratificato l’antologia “Otto milioni 2016” rilasciando licenza di pubblicazione per tre sue poesie edite nella raccolta ”A ritroso nel tempo“.
4) La cantante Rita Cuccaro ha deciso di presentare ad Ischia il suo nuovo CD, contenete canzoni scritte per lei da musicisti di tutta Italia, subito dopo l’inaugurazione della nuova scuola di canto e di musica che avvierà con la nostra ambasciatrice Paola Occhi che ne fungerà anche da Direttrice Artistica.
5) La scrittrice Tina Bruno, ha deciso di volere iniziare a collaborare con la redazione di questa testata.
6) Il critico d’arte Enzo Ruju è in contatto con Pasquale “Dragon” Di Costanzo per organizzare qualcosa di speciale in ambito artistico nell’isola d’Ischia.
7) Gli organi amministrativi dell’Associazione nazionale AICS hanno messo all’ordine del giorno della loro prossima convocazione assembleare il patrocinio ad un nostro progetto culturale.
8) Dall’ufficio preposto alla definizione del palinsesto del prossimo Bookcity ci è stata garantita la disponibilità di una loro sede per lo svolgimento di un nostro evento culturale attinente la quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni”.
9) Ad EXPO in città abbiamo inoltrato domanda di partecipazione che, realisticamente, riteniamo verrà approvata così come è accaduto per l’omologa dello scorso anno.
10) La CCIAA di Milano ci ha invitati a presentare progetti sponsorizzabili da inserire nella bacheca dell’Ente.
11) Il gemellaggio tra Ischia e Torrenova sta riscuotendo l’interesse di molte altre località, tanto che è probabile addirittura l’avvio di una richiesta da parte di una CAPITALE europea.
12) Ecc.
Dall’inizio di Aprile abbiamo preparato un elenco di Artisti attingendo dall’antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio. Di Nunzia Zambardi, Vito Iacono, Maria Bigazzi ed Elisa Barone abbiamo scritto  nelle passare settimane; di Sacha Savastano scriviamo oggi, e restano in attesa le presentazioni  di Virginia Murru, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro.
Sacha Savastano
Nasce a Napoli nel 1984 e si trasferisce a Ischia fin dell’adolescenza.
Pur trovandosi catapultato in una realtà del tutto diversa, riesce quasi subito a tradurre le sue molte passioni artistiche e sociali in iniziative concrete, specialmente inerenti l’aggregazione giovanile (privilegiando l’allora neonato medium di Internet), figurando tra i fondatori di quell’embrionale agorà telematica che fu Ischianet.org, tra i primi esempi in Campania di Community Online.
Riesce anche ad assecondare la sua passione per la musica, divenendo apprezzato cantante di diversi gruppi rock locali di buon successo.
Al momento della scelta del corso di studio, è stato naturale dare seguito all’amore verso il comunicare, iscrivendosi e laureandosi con lode in “Scienze della Comunicazione” a Napoli. Nel frattempo, ha intrapreso la carriera giornalistica scrivendo per alcune free press locali e curando la rubrica culturale di alcuni siti Internet di divulgazione scientifica.
Ovviamente, l’approccio alla Poesia dell’Autore non poteva non risentire di interessi tanto variegati.
In alcune poesie di Sacha Savastano si può leggere finanche un tormento interiore manifestato nella sua più cruda essenza.
Lui, autore disinibito, non nasconde i propri dubbi, i propri dolori dietro parole edulcorate ed ovattate.
Getta sul piatto della poesia versi e parole che paiono illuminare l’ambiente in cui si pone ad agitare i suoi pensieri di una fredda luce al neon che nulla nasconde e tutto il proprio disagio interiore vuole esternare, come ad esorcizzare la potenza distruttiva della sofferenza e del male.
Savastano si muove controcorrente nel grande fiume della poesia contemporanea che il più delle volte vede i propri versi farsi voce unicamente per idilliache espressioni sentimentali o lamento straziato di cuori romanticamente infranti.
Anche quando si fa sognante, questo autore mantiene il senso pieno della realtà dell’esistere e del soffrire e ci fa partecipi di toccanti pur se implacabili stati interiori noti certo a molti e che poco hanno a che vedere col languido e quasi compiaciuto male d’amore.
Sacha Savastano è un autore che lascerà tracce evidenti di innovazione e di spregiudicatezza.
Bruno Mancini

Il Dispari 20160509 1 comp

EGOSUPEREGOALTEREGO

In questa società dominata sempre più dalla forza dell’immagine capace di comunicare, nell’immediato, fatti, azioni ed emozioni, si sta facendo strada il bisogno di apparire dando sempre più spazio al proprio ego che esprime la necessità dell’individuo di mostrarsi il più possibile.
In questa ricerca di visibilità attraverso le immagini, un ruolo importante lo svolgono i media che guardano al compiacimento dell’ego di ciascun soggetto nel suo mostrarsi e farsi notare.
Sul concetto di immagine legata al volto e al corpo che rappresentano la fisicità della persona si orienta la mostra EGO-SUPEREGO-ALTEREGO VOLTO E CORPO CONTEMPORANEO DELL’ARTE in corso al MACRO -Museo d’Arte Contemporanea di Roma- fino all’8 Maggio 2016. Curata da Claudio Crescentini, essa propone un’analisi del volto e del corpo attraverso diverse opere in cui l’artista si fa rappresentare e si auto-rappresenta.
Volti e corpi sono restituiti attraverso dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil di diversi artisti contemporanei su cui gioca il concetto di egocentrismo e di protagonismo.
Il percorso offre quindi un’analisi del volto e del corpo nell’arte contemporanea con particolare attenzione alle fotografie ed ai filmati in cui l’artista stesso è protagonista nel suo rappresentare e autorappresentarsi, divettando attore e spettatore insieme.
Accanto ad opere in cui l’artista si autorappresenta come quelle di Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Bruce Nauman, ve ne sono altre in cui è lui stesso ad essere ripreso, “rappresentato”, da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate, Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori.
E poi vi sono opere di Ennio Calabria, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Sissi, Sten e Lex dove l’artista, pur non ritraendo se stesso, si ritrova in un altro personaggio da lui ripreso.
Sul gioco del rivedersi e del riprendere si indirizza il doppio focus dedicato ad Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva.
I ritratti di Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo Levi e Mario Schifano e quelli di Achille Bonito Oliva realizzati da Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario Schifano diventano occasione per esplorare i modi con cui viene colto e restituito lo sguardo della persona, compresa la sua gestualità.
Nell’ambito dell’esposizione rientra la rassegna di film e video IO È UN ALTRO (auto) ritratti d’artista dalla collezione della Cineteca nazionale e del MACRO con proiezioni di film d’artista e video in cui gli artisti, fra gli anni Sessanta e Ottanta si sono soffermati sul tema del volto e del corpo umano con prospettive di autorappresentazione e presentazione di grande impatto tecnico e visivo.
Nel percorso anche il fenomeno del selfie che si è imposto rapidamente a livello mass-mediale, dando al volto e al corpo, nuovamente, un ruolo di primo piano nella società.
Tra gli artisti citati Mario Schifano, esponente della Pop Art italiana, è stato protagonista di diverse mostre in terra napoletana tra cui quella a Salerno presso la Galleria Il Catalogo nella primavera del 2015 e quella più recente a Nola “Ratio et obsessio” allestita presso il convento di Santo Spirito dove sono state esposte 50 sue opere rare.
Silvana Lazzarino

immagine mostra macro 3

Il Dispari 20160509 tutto ridim
Cod 12: Marta Zemgune

L’estate, la terra del fuoco
L’autunno… L’eclisse del sole,
e poi la luna piena e rossa come sangue.
Dove sono le tracce, le schegge
dalle illuminazioni del sole?
Non c’é la soluzione in un’altra costa.
Il cielo…
Dove c’è il ballo dell’amore?
L’amore mio…
L’estate…
Come il desiderio del profumo
dei gelsomini.
La terra del fuoco e gli amanti innocenti,
inoltre, prigionieri dietro se stessi.
Il mio territorio predestinato.
Mentre raggiungerai di nuovo la costa,
mai lasciata.

Cod 22: Mario Di Nicola

Gennaio 1976
Lavo delicatamente i respiri.
Mescolo zucchero e ferro,
per riempire le mie vene.
Nel caldo focolaio della cucina,
addomestico fiamme di quercia.
Mio nonno dorme.
I suoi pantaloni verdi di velluto,
a ricordo del mezzadro.
Spinto.
Fuori nevica,
e le patate bruciate,
ombrano di scuro i denti.
Il gatto struscia alla gamba del tavolo,
mia nonna saggia,
prepara maglie per l’inverno.
Io,
guardo negli occhi una mosca.
E penso di essere l’unico a farlo.

Cod 2: Silvana Lazzarino

Il bacio
Con la velocità di un battito di ciglia,
con la forza dirompente di un uragano,
con la leggerezza nel posarsi di una farfalla sui petali di un fiore,
l’energia di un bacio sfiorato, deciso,
avvicina, unisce due corpi, due anime
emozionandole
lasciando dietro tutto il resto.
Mentre intorno una luce si disperde
a donare vitalità e incanto a questo attimo
che diventa eterno.

 

coupon (2) 20160509

 

Il Dispari 2016-04-25

Il Dispari 2016-04-25

Editoriale

considerata l’amabile accoglienza ricevuta dall’editoriale dell’11 Aprile nel quale abbiamo ripreso
due stralci di presentazioni (di Nunzia Zambardi ad opera di Arianna Mercanti e di Vito Iacono scritto da Roberta Panizza) pubblicati nell’antologia “Adotta una poesia”(Edizione Lulu – http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/adotta-una-poesia/paperback/product-20480490.html– ISBN 978-1-4717-1209-8), ne è scaturita la logica conseguenza di continuare a dare spazio a succinte carrellate di Artisti che, a vario titolo e in differenti occasioni, hanno fatto parte delle iniziative Made in Ischia realizzate con la Direzione culturale di Roberta Panizza.
A tale scopo abbiamo preparato un primo elenco di Artisti ed il relativo calendario di pubblicazione attingendo dalla già citata antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio.
Maria Bigazzi, Elisa Barone, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Virginia Murru, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Sacha Savastano, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro, Nunzia Zambardi, sono i quindici personaggi che, due per settimana, compariranno su queste colonne tramite i testi pubblicati appunto in “Adotta una poesia”. Non ve ne sveliamo la cronologia di pubblicazione, per non farvi perdere il piacere della sorpresa nel momento in cui andrete in edicola ad acquistare le vostre copie del giornale!
Con la ovvia avvertenza che si tratta di articoli scritti alcuni anni fa (a firma mia e di Roberta Panizza) sui quali non è stato effettuato alcun intervento di aggiornamento, che ne pensate di dare la precedenza a due gentilissime Signore?
Silvana Lazzarino, dinamica, intraprendente e dagli interessi plurimi, aggiunge a questa pagina un’intervista al giovane campione Tommaso Occhi.
La pagina viene chiusa da tre poesie finaliste della quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni” scritte da Antonella Ronzulli, Giuseppe Capoluongo, Ester Margherita Barbato.

Maria Bigazzi
Nasce nel 1956.
Vive la sua infanzia in campagna nel Valdarno fiorentino, a contatto con la natura.
All’età di otto anni si trasferisce a Firenze, dopo la perdita del padre, dove attualmente vive e lavora.
Ha iniziato a dipingere fin dall’adolescenza come autodidatta.
Dopo gli studi professionali ha maturato la sua esperienza artistica attraverso la ricerca e lo studio di diverse tecniche espressive e pittoriche, dall’olio all’acrilico per approdare infine all’acquerello. Partecipa assiduamente a vari eventi e manifestazioni artistiche in tutta Italia.
È iscritta all’Associazione artistica UCAI e ANLA di Firenze.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in varie Gallerie d’arte a Firenze e zone limitrofe.
Oltre alla pittura si dedica anche alla poesia e alla fotografia ispirandosi alle emozioni e meraviglie della natura, cercando di coniugare l’espressione “bellezza-dolcezza” in un unico dualismo artistico: la bellezza della pittura, la dolcezza della poesia e la meraviglia della fotografia.
Le pennellate vaporose, la selettiva determinazione delle tinte quasi mai miscelate sulla tela, né mai ripetitive, la visione paesaggistica propria di uno spirito artistico proiettato verso quanto di più positivo e lucente possa offrire la natura, fanno delle composizioni pittoriche di Maria Bigazzi un gradevolissimo connubio di sogno e di realtà, di tecnica e di sperimentalismo, di passioni
e di meditazioni che calano i disincantati visitatori delle sue mostre e del suo atelier nella condizione di Nirvana propria dell’estasi artistica.
Maria Bigazzi è artista a tutto tondo proponendosi anche come scrittrice di testi poetici.
Insieme a Liga Sarah Lapinska, Maria è l’unica Pioniere di LENOIS a far parte di questa nuova antologia sia nella sezione immagini sia nella sezione poetica.

Elisa Barone
Vive a Como dove tuttora svolge la professione di avvocato da oltre la metà dei suoi anni, ma è nata a Salerno.
Ha usato poesia e narrativa per comunicare sentimenti, ricordi, rimpianti, struggimento e commozione anche per fatti non vissuti direttamente ma, talvolta, empaticamente condivisi.
Ha pubblicato una silloge dal titolo “Farfalla” (ed. Ikona, Como, 2001), un libro di narrativa dal titolo “Il romanzo che non c’è” (ed Il Filo, Viterbo).
Poesie e racconti sono pubblicati in varie antologie e si è distinta con importanti riconoscimenti in molti premi letterari.
Della sua passione per la scrittura dice: “Fin dall’infanzia la poesia mi è stata compagna, sfogo, evasione e non ha mai voluto essere altro che un modo di esprimere in versi sentimenti, ricordi, pensieri, emozioni personali o empaticamente condivisi. La prima parte della vita si è svolta a Salerno, l’altra a Como; le due parti della vita, per la diversità dei luoghi, delle abitudini, dei legami affettivi, del clima, dei paesaggi, dell’età sembrerebbero contrapposte eppure si ovrappongono nelle poesie in cui presente e passato si intrecciano, sfumando l’una nell’altra fra ricordi e nostalgia, rimpianti e struggimento. Solo da tre anni ho scritto in prosa, e precisamente
due romanzi che ho presentato a Roma, Como e Salerno.”

Bruno Mancini

Il Dispari 20160425 1 comp

INTERVISTA A TOMMASO OCCHI CAMPIONE DI MINIMOTO

La scuola di canto lirico e poesia in memoria di Lina Cavalieri è un progetto voluto dalla soprano Paola Occhi (intraprendente Socia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” per la quale svolge il ruolo di Ambasciatrice nelle regioni Emilia Romagna e Basilicata) al quale collaborano figure a lei vicino esperte nel settore come Santina Amici, pianista e coordinatrice onoraria, e Anna Di Trani ufficio stampa e fotografa.
Un progetto innovativo che a detta di Paola Occhi intende dare spazio non solo al canto e alla musica, ma anche alle altre espressioni artistiche quali la danza e la poesia.
A queste, magari in un prossimo futuro, si potrebbe accostare anche lo sport.
Lo sport aiuta a migliorare la qualità della vita anche se praticato come passatempo e divertimento. A livello agonistico lo sport aiuta a forgiare il carattere attraverso una sana competizione che apre al confronto e alla comunicazione con gli altri.
A proposito di sport, durante la visita alla Scuola di Canto lirico che ho compiuto per scriverne su questa pagina, era presente un ospite molto importante, una futura promessa del motociclismo: —-Tommaso Occhi, giovanissimo campione di minimoto, che a soli 12 anni ha raggiunto importanti successi. La fortuita circostanza ha consentito questa breve intervista.

-Tommaso, come nasce la passione per la minimoto.
Il mio interesse risale all’età di tre anni quando trovandomi a casa di mia nonna ero attratto dal rumore dellemoto sull’asfalto e così scendevo per vederle passare sulla strada.
A 5 anni ho chiesto la minimoto, ma era troppo presto a detta dei miei genitori e così ho dovuto aspettare. Finalmente a 9 anni è arrivata la prima minimoto e da quel momento ho partecipato a diverse competizioni.
– A quanti anni hai raggiunto il primo risultato importante?
A dieci anni quando nel 2014 ho partecipato al Trofeo del Persico classificandomi al primo posto dopo quattro gare.
– La tua emozione per questo premio?
Ero felice. Era la prima volta che partecipavo ad un campionato.
– Un inizio importante che ti ha spinto e incoraggiato a proseguire?
Sì, infatti, poi sono arrivati altri risultati come il 3 posto al Trofeo XBikes e il 1° posto nel Trofeo Estense 2014. Poi il 2° posto al Trofeo Emilia Romagna UISPe il 5° posto nel Trofeo Italia (Categoria Pulcini) nel 2015.
– Quante volte ti alleni durante la settimana?
Due volte la settimana. Il sabato e la domenica vado in varie piste per provare.
– Come ti senti l’istante prima della partenza?
Emozionato e teso e l’adrenalina è al massimo. La tensione è forte e questo è dovuto alla paura di cadere e commettere errori.
– A chi rivolgi un pensiero quando corri?
Alla mia famiglia e a quanti mi hanno aiutato.
– In questo percorso dove gli allenamenti richiedono impegno e fatica si forma il carattere del campione, costantemente messo alla prova perché si vince, ma si può anche perdere.
Che pensi a riguardo?
Nello sport si compete con gli avversari dando il meglio di se stessi e mantenendo un comportamento corretto, ma può capitare di perdere. L’importante è non mollare e rialzarsi quando si cade. Ho sempre in mente una frase di Marco Simoncelli che dice: “Si vive di più andando 5 minuti al massimo di quanto faccia certa gente in una vita intera”.

La passione, la grinta e la determinazione aiuteranno Tommaso Occhi a procedere in questo suo sogno, grazie anche alla vicinanza e al sostegno della sua famiglia.
Già così giovane ha dimostrato di avere talento e tutte le carte per raggiungere altri risultati importanti. Chissà magari potrà diventare un futuro campione di motociclismo, proprio come il suo idolo Simoncelli.
Auguriamo a Tommaso un futuro costellato di altri grandi successi e soddisfazioni.
Silvana Lazzarino

SILVANA E TOMMASO OCCHI comp

Il Dispari 20160425 tutto ridim
Cod 16: Antonella Ronzulli
Oltre la libertà
Anime vagabonde
una moto, una tenda
una sacca sul dorso
nell’assenza di stagioni e d’approdi
Esplorano il mondo
oltre lo stesso pensare
assaporano l’essenza
nella libertà del loro insieme
Due cuori, un solo -inestimabile- desiderio
amarsi
in ogni dove
in ogni tempo

Cod 26: Giuseppe Capoluongo
Davanti al fuoco
Ormai è sera
arde ancora il ceppo
seccato dal tempo, passato
in legnaia, in attesa
fiamma che scalda
il povero corpo che ha freddo
lingue rosse nel giallo
verso il cielo, un’offerta
se stesso, per me
seduto in poltrona
sereno, ricordo
le illusioni sul domani
e brucio anch’io
le memorie, una lacrima
non vuole scendere, ondeggia
nell’iride perso, su quei ceppi
già pieni di odori, uccellini
cinguettanti per l’aria, alla ricerca
di cibo, compagni
nella primavera fiorita
dispersa senza paura
delle ombre danzanti nel buio
che mi fanno compagnia
questa sera.

Cod 06: Ester Margherita Barbato
Fatica
Una nuvola sbanda
fra colpi di vento
L’inverno è già qui
nel silenzio che incombe
sul giorno che muore
e il buio è una fitta ancestrale.
Ossessione di scelte irrisolte
di parole non dette
una sete infinita di te che non sei
di ciò che non so
e un’arsura che non trova pace.
Solo i dubbi rinascono all’alba
forti e insani e la vita ora stenta
fra le dita che più non si chiudono
a mordere sogni.
È solo fatica di andare.

 

Bruno Il dispari

Partecipazione antologie LENOIS

Il Dispari: una pagina per DILA

Il Dispari 2015 – 05 – 25

Il Dispari 2015 – 06 – 01

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Il Dispari 2016-03-21

DILA   

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Piero della Francesca

Il ‘900 guarda Piero della Francesca.

Disegno e colore nell’opera di grandi maestri

Da Borra a De Chirico, da Morandi a Carrà, da De Pisis a Severini e Sironi, per citarne alcuni. Inaugura sabato 12 marzo, negli spazi del Padiglione delle Feste di Castrocaro Terme (FC) la mostra dal titolo “Il ‘900 guarda Piero della Francesca. disegno e colore nell’opera di grandi maestri”. Aperta fino al 17 luglio, la mostra s’inserisce nell’ambito delle collaterali alla grande esposizione su Piero della Francesca a Forlì.

Nella prestigiosa sede del Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro, già di per sé un ricco esempio di Art Decò sulle colline di Forlì, inaugura sabato 12 marzo 2016 alle ore 17, una grande mostra che si propone di indagare la profonda suggestione esercitata dalla pittura di Piero della Francesca sull’arte italiana del Novecento.
La mostra, curata da Paola Babini, e promossa da Beatrice Sansavini, responsabile delle attività culturali del Padiglione delle Feste, rimane aperta fino al 17 luglio ed è realizzata da Longlife Formula del Grand Hotel Terme di Castrocaro in collaborazione con la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali.
La mostra esplora, attraverso 53 opere, l’impronta pierfrancescana, indelebile, sottile e intrigante, che ha nutrito le poetiche dei grandi artisti esposti, quali Borra, Carrà, Casorati, Crivelli, De Chirico, De Pisis, Funi, Garbari, Guidi, Morandi, Morelli, Rosai, Savinio, Severini e Sironi.
L’influenza di Piero della Francesca sull’arte italiana degli anni Venti e Trenta passò attraverso il filtro critico di Roberto Longhi, che nel 1927 dedicò una monografia al maestro aretino e che ancor prima – nel 1914 – scrisse un lungo articolo sul periodico “La Voce” interpretando l’importanza storica di Piero e i suoi aspetti formali. “Sintesi prospettica di forma e colore”.
Come rifrangendosi in un prisma che ne scompone la solare unità individuandone molteplici e perfino divergenti valenze, la grande lezione prospettica e formale di Piero della Francesca è recepita dalla cultura novecentesca, assetata di un “ritorno all’ordine”, in maniera non univoca, tanto da originare, o comunque stimolare, esperienze artistiche anche molto distanti tra loro, dall’astratto rigore formale e la norma geometrica, all’incanto di una pittura rarefatta e sospesa.
Disegni e pitture dei grandi protagonisti della cultura figurativa italiana del XX secolo filtrano l’universo pierfrancescano in una mostra che indaga colore, luce, spazio e geometria, presentando in un’unica sezione copie, studi, omaggi.
Il percorso della mostra inizia dall’opera Composizioni, di Pompeo Borra. Artista di grande consapevolezza, influenzato dal dibattito della rivista Valori Plastici, dove venivano affrontate questioni di forma e di eredità della stabilità eterna dell’arte, Borra si pone soprattutto fra De Chirico e Carrà, assumendo l’ironia del primo e la plasticità del chiaroscuro del secondo, e arrivando a scrivere un libro su Piero della Francesca, sua stella polare. L’esposizione prosegue con Giorgio De Chirico, il grande metafisico con nostalgia di classicità; con Gino Severini, avanguardista “pentito”; e poi ancora con Giorgio Morandi, del quale abbiamo un disegno del 1934, una Natura Morta d’ispirazione algidamente pierfrancescana. La Ragazza col mandolino (1923) di Felice Casorati ci introduce nelle atmosfere del Realismo magico, che trovò in Piero più che in ogni altro quattrocentista l’enigma di una pittura capace di congelare la realtà. In mostra anche alcuni paesaggi di Ottone Rosai, nei quali la sensazione fisica della luce si pone tra oggettività descrittiva e astrazione formale. Le atmosfere straniate di Virgilio Guidi sono dipinte con un colore soffuso che si stempera nella luce, un po’ Doganiere un po’ della Francesca. Un’evidente matrice futurista ed un fantastico equilibrio di ritmi spicca poi nell’opera Il cavallo, disegno a carboncino del 1914 di Mario Sironi. Si può parlare di una poesia malinconica e di uno spazio compositivo terribilmente ordinato per l’originale figura del meno noto Tullio Garbari, così come per i disegni del toscano d’adozione Renzo Crivelli. Infine, un’indagine comparativa del tessuto artistico locale porta in mostra opere e disegni di Enzo Morelli, pittore colto, nato a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, e cresciuto tra Milano e l’Umbria, il quale si è costruito cercando e ammirando la natura con gli occhi di Piero.
Il Grand Hotel delle Terme di Castrocaro offre, infatti, speciali week end con pacchetti dedicati al wellness e alla visita delle mostre dei Musei di San Domenico di Forlì e del Padiglione delle Feste.
Con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali
Redattore: RENZO DE SIMONE

Informazioni Evento:

Data Inizio: 12 marzo 2016
Data Fine: 17 luglio 2016
Costo del biglietto: 5,00 euro; Riduzioni: 3,00 euro
Prenotazione:Facoltativa; Telefono prenotazioni: per gruppi 199 757513
Luogo: Castrocaro Terme e Terra del Sole, Padiglione delle Feste delle terme di Castrocaro
Indirizzo: Via Marconi, 32
Città: Castrocaro Terme e Terra del Sole
Provincia: FC
Regione: Emilia-Romagna
Orario: Sabato e domenica 10:00 – 19:00 fino al 26 giugno 2016 Sabato e domenica 18:00 – 22:00 dal 2 luglio al 17 luglio 2016 Aperto i festivi Dal lunedì al venerdì su appuntamento: tel +39 0543 767114
Telefono: +39 3356199973 – +39 3355319703
E-mail: info@termedicastrocaro.it

Dove:

Padiglione delle Feste delle terme di Castrocaro
Città: Castrocaro Terme e Terra del Sole
Indirizzo: Via Marconi, 32
Provincia: FC
Regione: Emilia-Romagna

Piero della Francesca

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Costituita associazione culturale DILA “Da Ischia L’Arte”

Costituita associazione “Battiti di pesca”

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Cerimonia premiazione dei vincitori “Otto milioni – 2014″

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Musei, aree e parchi archeologici aperti 6 Gennaio 2014

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Eventi dal 27 Novembre

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PIERO DELLA FRANCESCA Musei San Domenico

PIERO DELLA FRANCESCA Musei San Domenico

Indagine su un mito

L’affascinante rispecchiamento tra critica e arte, tra ricerca storiografica e produzione artistica nell’arco di più di cinque secoli è il tema della mostra Piero della Francesca. Indagine su un mito. Dalla fortuna in vita _ Luca Pacioli lo aveva definito “il monarca della pittura” _ all’oblio, alla riscoperta.

Alcuni dipinti di Piero, scelti per tracciare i termini della sua riscoperta, costituiscono il cuore dell’esposizione. Accanto ad essi figurano in mostra opere dei più grandi artisti del Rinascimento che consentono di definirne la formazione e poi il ruolo sulla pittura successiva.

PIERO DELLA FRANCESCA Musei San Domenico

Per illustrare la cultura pittorica fiorentina negli anni trenta e quaranta del Quattrocento, che vedono il pittore di Sansepolcro muovere i primi passi in campo artistico, saranno presenti opere di grande prestigio di Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello e Andrea del Castagno, esponenti di punta della pittura post-masaccesca.

L’accuratezza prospettica di Paolo Uccello e l’enfasi plastica delle figure di Andrea del Castagno, la naturalezza della luce di Domenico Veneziano, l’incanto cromatico perseguito da Masolino e dall’Angelico, costituiscono una salda base di partenza per il giovane Piero. Ma la mostra vuol dar conto anche dei primi riflessi della pittura fiamminga, da cogliere negli affreschi del portoghese Giovanni di Consalvo, nei quali l’esattezza della costruzione prospettica convive con un’inedita attenzione per le luci e le ombre.

Gli spostamenti dell’artista tra Modena, Bologna, Rimini, Ferrara e Ancona determinano l’affermarsi di una cultura pierfrancescana nelle opere di artisti emiliani come Marco Zoppo, Francesco del Cossa, Cristoforo da Lendinara, Bartolomeo Bonascia. Importanti sono i suoi influssi nelle Marche su Giovanni Angelo d’Antonio da Camerino e Nicola di Maestro Antonio; in Toscana, con Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli; e a Roma, con Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano. Ma l’importanza del ruolo di Piero è stata colta anche a Venezia, dove Giovanni Bellini e Antonello da Messina mostrano di essere venuti a conoscenza del suo mondo espressivo.

La mostra, aperta dal confronto, sempre citato ma finora mai mostrato, tra la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca e la Silvana Cenni di Felice Casorati, da conto della nascita moderna del suo “mito” anche attraverso gli scritti dei suoi principali interpreti: da Bernard Berenson a Roberto Longhi.

La riscoperta ottocentesca di Piero della Francesca e affidata a importanti testimonianze: dai disegni di Johann Anton Ramboux alle straordinarie copie a grandezza naturale del ciclo di Arezzo eseguite da Charles Loyeux, fino alla fondamentale riscoperta inglese del primo Novecento, legata in particolare a Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di Bloomsbury, di cui fece parte anche la scrittrice Virginia Woolf.

Il fascino degli affreschi di Arezzo sembra avvertirsi nella nuova solidità geometrica e nel ritmo spaziale di Edgar Degas. Un simile percorso di assimilazione lo si ritrova in pittori sperimentali e d’avanguardia come i Macchiaioli. Echi pierfrancescani risuonano in Seurat e Signac, nei percorsi del postimpressionismo, tra gli ultimi bagliori puristi di Puvis de Chavannes, le sperimentazioni metafisiche di Odilon Redon e, soprattutto, le vedute geometriche di Cézanne.

Il Novecento è per più aspetti il “secolo di Piero”: per il costante incremento portato allo studio della sua opera, affascinante quanto misteriosa; e per la centralità che gli viene riconosciuta nel panorama del Rinascimento italiano. Contemporaneamente la sua opera è tenuta come modello da pittori che ne apprezzano di volta in volta l’astratto rigore formale e la norma geometrica, o l’incanto di una pittura rarefatta e sospesa, pronta a caricarsi di inquietanti significati. La fortuna novecentesca dell’artista è raccontata confrontando, tra gli altri, gli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi, Sironi con fondamentali artisti stranieri come Balthus e Hopper che hanno consegnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità.

Redattore: RENZO DE SIMONE
Informazioni Evento:

Data Inizio: 13 febbraio 2016
Data Fine: 26 giugno 2016
Costo del biglietto: 12,00 euro; Riduzioni: 10,00 euro
Prenotazione: Facoltativa
Luogo: Forlì, Musei San Domenico
Orario: da martedì a venerdì: 9.30-19.00sabato, domenica, giorni festivi:9.30-20.00.Lunedì chiuso
Telefono: 199151134 – 054336217
E-mail: mostrapierodellafrancesca@civita.it
Sito web: http://www.mostrapierodellafrancesca.com/

Musei San Domenico
Proprietà: Comune
Città: Forlì
Indirizzo: Piazza Guido da Montefeltro, 12
CAP: 47100
Provincia: FC
Regione: Emilia-Romagna
Fax: 0543712658
E-mail: museisandomenico.forli@cofo.it

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Artista Di Strada – La magia delle parole

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Tutti i venerdì apertura serale musei

Musei gratis ogni prima domenica del mese 

Costituita associazione culturale DILA “Da Ischia L’Arte”

Costituita associazione “Battiti di pesca”

Gran Galà “Otto milioni 2014

Cerimonia premiazione dei vincitori “Otto milioni – 2014″

Eventi dal 10 Novembre

Eventi dal 10 Ottobre 2014

Eventi dal 10 Settembre 2014

Eventi dal 22 Agosto

Eventi dal 5 Agosto 2014

Eventi dal 30 Luglio 2014

Eventi dal 10 Luglio 2014

NOTTE DEI MUSEI

Eventi dal 10 Giugno 2014

Eventi dal 10 Maggio 2014

Eventi dal 10 Aprile 2014

Eventi dal 10 Marzo 2014

Concerti di Giulio Menichelli

Campania – Luoghi aperti

Eventi dal 10 Marzo 2014

8 MARZO: FESTA DELLA DONNA

Lutto nazionale

LENOIS Aprile 2014

Eventi 2014

Eventi del 15 Gennaio 2014

Inaugurazione Casa della Cultura”Le mille porte” Hotel Parco Verde Ischia

Musei, aree e parchi archeologici aperti 6 Gennaio 2014

Personale pittorica Nunzia Zambardi Casa della Cultura “Le mille porte” Hotel Parco Verde Ischia

Aperture Mostre dal 13 Dicembre 2013

Concerti Giulio Di Lorenzo – Alessia Palomba

Presentazione Antologia “La mia vita mai vissuta”

Eventi Natale a Procida 2013

Terremoto sull’isola d’Ischia 11 Dicembre 2013

Eventi Festività natalizie 2013-2014  Ischia

Evento del 27 Novembre 2013

Eventi dal 27 Novembre

Pubblicazioni antologie

Premi

Don Backy

Inaugurazioni mostre

Auguri Natale 2112

SUBJECTS personale di Manuel Di Chiara.

Ciò che Caino non sa – Creato da Maria Teresa Infante e Bruna Cicala

Gemellaggio

Circolo Sadul

Cronaca

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