Il Dispari 20190424 – Redazione culturale

Il Dispari 20190424 – Redazione culturale

Il Dispari 20190424

Per la concomitanza con la festività di Pasqua, l’edizione del quotidiano Il Dispari del 24 aprile 2019 non è stata pubblicata.

Le pagine culturali riprenderanno, come sempre, con cadenza settimanale a partire da lunedì 29 aprile 2019.

Grazie per l’attenzione

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Il Dispari 20190415

Editoriale

Mario Ceroli dona la sua arte all’Antologia del Premio “Otto milioni” 2019.

Con una semplice frase “Carissimo Bruno, ho il piacere di comunicarvi che Mario Ceroli farà la copertina dell’antologia nuova”, Adriana Iftimie Ceroli mi ha ufficialmente messo al corrente che il Maestro Mario Ceroli ha ritenute degne della sua stima le attività artistiche, culturali e sociali Made in Ischia organizzate e divulgate dall’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Ciò ci onora enormemente e, nello stesso tempo, pone una più che prestigiosa pietra miliare sul percorso che da ormai oltre un decennio Roberta Panizza ed io andiamo inventando al solo scopo di “Fare riconquistare all’Arte in generale e alla Poesia in particolare il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”.

Mario Ceroli, assiduo visitatore della nostra isola negli anni ’50-’60, oltre che essere lo straordinario artista rinomato a livello internazionale per le sculture e gli allestimenti scenici dei quali è zeppa la sua stupefacente produzione, è un uomo che ha familiarizzato con un numero indefinito di personaggi italiani e stranieri ricevendone attestati di stima che non si sono limitati al suo valore artistico, ma hanno coinvolto la sua cultura e la sua personalità umana.

Mario Ceroli è un’icona che una consistente parte della società, pur nelle tante sfumature sociali in cui essa si articola, stima, apprezza e di cui è sempre pronta ad ammirarne le produzioni.

Se Mario Ceroli può raccontare storie di suoi incontri con Picasso o Guttuso, con Montezemolo o Agnelli, con Villaggio o Benigni (in un elenco quasi interminabile), durante i quali i canoni artistici da lui espressi hanno trovato terreno fertile, beh! vuol dire che molti personaggi che fanno opinione saranno favorevolmente disposti “almeno” a dare uno sguardo all’antologia del premio “Otto milioni” 2019 per esprimere un proprio parere sulla bontà del nostro impegno.

Mario Ceroli, per chi lo conoscesse solo vagamente (non conoscerlo è impossibile se solo lo si indichi come l’autore del Cavallo presente all’ingresso della RAI!) può essere sinteticamente presentato così come ve lo proponiamo nella scheda che segue (prima parte), ma nelle prossime settimane avremo modo di completarne la presentazione e di approfondire la sua dinamica personalità affidandoci ad un’intervista esclusiva che Adriana Ceroli (a voi ben nota opinionista e poetessa di questa pagina) ci regalerà.

Chi è Mario Ceroli?

Prima parte: dall’inizio ai primi allestimenti di scenografie teatrali

Mario Ceroli (Castel Frentano, 17 maggio 1938) è uno scultore e scenografo italiano.

Si è formato all’Accademia di belle arti di Roma, sotto la guida di Leoncillo Leonardi, Pericle Fazzini e Ettore Colla.

In principio indirizzò il suo interesse verso le opere in ceramica, per poi dedicarsi alla scultura lignea.

Già nel 1957 cominciò a sperimentare l’uso del legno, prevalentemente tronchi di albero nei quali conficcava chiodi da carpentiere, vincendo, nel 1958, il premio per la giovane scultura italiana.

Subito dopo, alla fine degli anni Cinquanta, il legno diventò il suo materiale espressivo prediletto.

Nel 1964 espose, a Roma presso la Galleria La Tartaruga, alcune sagome, intagliate con una imponenza monumentale, che lo resero celebre ben oltre Roma, tanto che la sua affermazione sulla scena internazione giunse solo due anni dopo grazie ad alcune opere presentate alla Biennale di Venezia.

Di ritorno da un viaggio di formazione negli Stati Uniti, dove visse dal 1966 al 1968, Mario Ceroli debuttò, in qualità di scenografo, nell’allestimento del Riccardo III di W. Shakespeare per la regia di Luca Ronconi nel Teatro Stabile di Torino.

Il suo allestimento conquistò critica e pubblico per l’ardimento con cui volle racchiudere l’intero palcoscenico in un maxi involto scultoreo.

Sempre al teatro Stabile di Torino, nel 1969 fu collaboratore di Pasolini per l’allestimento di “Orgia”

Contemporaneamente, in quegli anni, intagliava, in maniera ripetitiva, nel legno grezzo sagome umane di notevoli dimensioni che subito assunsero il ruolo di simbologia distintiva della sua produzione.

Il 1972 fu l’anno del suo primo incontro artistico con la lirica che avvenne direttamente nella Scala di Milano con la “Norma” di Bellini.

I bozzetti e le immagini fotografiche riprodotte nel grazioso piccolo tomo “Ceroli alla Scala” (voluto e pubblicato dagli Amici della Scala) rappresentano una scena fuori da ogni convenzionalità, concepita, come si legge nella prima parte del libro come

… ideale scultura lignea che si trasfigura, attraverso un movimento a rotazione e tagli di luce, in un tempio o in una foresta”.
Bruno Mancini

Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Mario Ceroli e Adriana Iftimie Ceroli

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Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Mario Ceroli

Il Dispari 20190415

Mario Ceroli

Il Dispari 20190415

“Promo uno” di Bruno Mancini – Quinta puntata

Continuiamo oggi a pubblicare, in anteprima e in ordine alfabetico, tutte le poesie inserite in “Promo uno” che è un’antologia composta da 52 poemi tratti da tutte le raccolte edite da Bruno Mancini: Davanti al tempo (1964); Agli angoli degli occhi (1966); Segni (1988); Sasquatch (2000); La sagra del peccato (2006); Incarto caramelle di uva passita (2007); Non rubate la mia vita (2008); Io fui mortale (2010); La mia vita mai vissuta (2013); Non sono un principe (2014).

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”

Cicala – Formica

Inviperiti,
i racconti che non ho mai scritto
mi offendono
nel bagno a mezzogiorno
mentre civetto a radermi la barba,
in auto con lo stereo
durante il breve tratto fra l’ufficio e casa,
al bar di Gilda
nella stradina che conduce al porto,
a notte, quando si chiudono
i recettori esterni del mio corpo.

Inorridite,
le mie poesie stracciate nelle bozze
mi spiano
nel bagno a notte fonda
mentre mi reggo in piedi per scommessa,
in auto nelle notti
durante sbandate e derapate,
al night “Club Night”
nell’Angiporto della Galleria,
all’alba d’ogni giorno
quando l’altrui silenzio è il mio concerto.

Isteriche,
le donne che non ho mai voluto amare
mi sfidano
nel bagno all’ora della doccia
mentre trastullo il corpo nei ricordi,
in auto con l’amata
se sono in fuga verso il bosco dei misteri,
al bar della stazione
su quel binario di un treno mai partito,
nei pomeriggi in cui l’afa-respiro del mondo
è la mia noia ed è la mia fotografia.

Ignota,
la vita che non ho mai vissuto
mi aspetta dietro l’angolo di casa
o forse sulle scale di una reggia
oppure sotto il ponte rifugio dei barboni.
—°°°—

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”

Credevo

“Ho scandagliato anfratti
grigiastre fenditure
malsane sudditanze per la mente
-la mia,
la tua di te che non lo sai,
la sua di chi m’amava,
l’altra del bischero-,
i sensi atrofizzati
in dormiveglie indotte,
lombrico nella mela…
per scrivere poesie”.

“Ho carezzato muschi
verdognoli tappeti
esuberanze futili ai margini del cuore
-il mio,
il suo di lei che non capiva,
il tuo di te che sempre amavi,
l’altro della battona-,
la mente assente
dalla pelle respirando colori,
piumino incipriante gole…
per scrivere poesie”.

“Fascicolo brogliacci
fogliastri ammuffiti
salvati dai mille traslochi di vita
-la mia,
la mia che non ho smesso di donare,
la mia che non ho smesso di godere,
la mia d’Ignazio-,
il mondo fuori stanza,
mi scopro uomo in giro
tra fronzoli e pepite…
per scrivere poesie”.

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

 

Simbolicamente l’uovo

Si considera che l’uovo contiene il germe che inizia e sviluppa la manifestazione in ogni modo e come tale è un simbolo universale che si spiega di per sé.

La nascita del mondo, partendo dall’uovo è un idea che accomuna i celti, i greci, gli egizi, i tibetani, i popoli indù, i vietnamiti, cinesi, giapponesi, siberiani ecc.

Il processo di manifestazione ha vari aspetti: l’uovo di serpente celtico, raffigurato sotto forma di un riccio fossilizzato, l’uovo eliminato sulla bocca di Knef, l’egiziano, e anche dal dragone cinese, rappresentano il Verbo.

L’uomo primordiale è nato da un uovo, secondo Prajapati in India e Pangu in Cina.

Altri eroi cinesi si dice che siano nati da due uova fecondate dal sole, o due uova ingerite dalla chioccia stessa.

Il più frequente è l’uovo cosmico, frutto delle acque primordiale, si divide in due per far nascere il cielo e la terra.

Molto spesso rappresenta il potere di creazione della luce.
Secondo il romeno Mircea Eliade, l’uovo ha il ruolo di un’immagine suprema della totalità.

Generalmente compare dopo il caos, come un primo principio di organizzazione.

Compare come simbolo di rinascita periodica della natura.

La tradizione delle uova di Pasqua che vengono colorate in diversi paesi è al di sopra dell’interpretazione empirico – razionale, essendo considerate come un germe.

L’uovo conferma e promuove la risurrezione, che non è una nascita, ma una ripetizione.

Sempre all’idea del germe, ma quello spirituale, si riferisce la tradizione alchimista dell’uovo filosofico.

Ventre dell’universo, chiude nel suo guscio gli elementi vitali e va usato dagli alchimisti che compongono, con la ebollizione nei vasi speciali, gli elisir, le pozioni magiche.

Concludo augurandovi Buona Pasqua dicendo che l’uovo è anche simbolo della prosperità.

Adriana Iftimie Ceroli

Il Dispari 20190408 – Redazione culturale

Il Dispari 20190408

Editoriale

Echi di diritti. Echi di pace

Il Sextante, diretto dalla giornalista e regista cinematografica Mariapia Ciaghi già più volte apprezzata opinionista di questa rubrica, in collaborazione con il Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik e Il Comune di Mirano in provincia di Venezia ripropone la mostra sulla Pace mirata alle problematiche attuali della reciproca convivenza, per lanciare un messaggio rivolto alla cittadinanza e per riflettere sui valori della legalità, della vita e contro ogni tipo di violenza.

La mostra, che consta di una cinquantina di grafiche internazionali, archivio de Il Sextante, è stata inaugurata nel settembre 2018 a Roma presso lo Spazio MICRO di Paola Valori con la partecipazione della nostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ed è stata poi divulgata, ancora da DILA, nel contesto del progetto Made in Ischia presentato al Bookcity di Milano lo scorso autunno.

Ora viene riproposta a Mirano (VE), domenica 14 aprile, in Barchessa Giustinian Morosini di Villa Errera grazie alla collaborazione della Prof. Sonia Furlanetto, al Coordinatore del Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik, Vincenzo Guanci e al Comune di Mirano guidato dalla sindaca Maria Rosa Pavanello che nel 2012 deliberò la ripresa delle attività del Centro Pace (attivo da anni) cambiandone la denominazione in “Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik”: intendendo aggiungere il riferimento alla legalità come elemento imprescindibile per la pace, l’affermazione dei diritti umani e lo sviluppo di una società equa, e volendo, inoltre, intitolare il Centro a Sonja Slavik, scomparsa pochi mesi prima, a ricordo del suo instancabile impegno per la pace.

Mariapia Ciaghi ha le idee ben chiare quando parla di Pace.

Tanto chiare quanto condivise in maniera totale se solo andiamo indietro al lontano 27 dicembre 2010 ricordando il nostro “Manifesto della Pace” letto, per la prima volta, da Sacha Savastano nel salone Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana di Ischia durante la celebrazione della Shoah con la partecipazione di Roberta Panizza.

Infatti, Mariapia Ciaghi ci ha rilasciata la seguente dichiarazione:

“La Pace non è solo assenza di guerra.
Di combattimenti cruenti, di bombardamenti sui civili, di morti, feriti, profughi e distruzioni.

È, certo, innanzi e soprattutto, il superamento di queste tragedie.

Ma è anche molto di più.

Pace è anche una vita sociale nella quale i rapporti interpersonali e la gestione dei conflitti quotidiani sono fondati sul profondo rispetto degli altri, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come è scritto nei principi fondamentali della Costituzione della nostra Repubblica.

Un rispetto che nasce dal riconoscimento della dignità, dei diritti e della libertà di tutti gli esseri umani, come solennemente indicato nei primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Ma una pace così concepita è possibile solo in un contesto di regole condivise e rispettate.

Perché non c’è dignità e non ci sono diritti laddove dominano la corruzione, la criminalità organizzata e la microcriminalità, le mafie note e quelle invisibili, i valori del denaro e del successo a qualunque costo e con qualunque mezzo.

È solo quando pace e legalità si uniscono, fecondandosi vicendevolmente, che nasce il contesto che permette a ciascuno – donne e uomini, giovani e vecchi – di crescere sempre e di arricchire se stessi attraverso la comprensione dell’altro, ogni giorno, quotidianamente.

È su questa strada che cammina il Centro per la Pace e la Legalità “Sonja Slavik”.

La mostra si protrarrà fino al 20 aprile 2019.

Durante il periodo espositivo sono previsti laboratori per bambini e adulti nel porticato.

Inaugurazione con Talent Show al Teatro Belvedere.

Dopo Roma e dopo Mirano, la mostra sarà esposta a Matera (capitale europea della cultura 2019).
E poi?

E poi, se ci sarà qualche istituzione ischitana che ne vorrà proporre l’allestimento sull’isola, saremo ben lieti di intercedere verso Mariapia Ciaghi per convincerla a rendere fattibile la proposta.

Bruno Mancini

Adriana Iftimie Ceroli

Poesia inedita

Poema 1

Ho cent’anni o forse solamente uno.
Un’immensità o solamente
il fischio che spacca la membrana
del silenzio della montagna.
L’uomo che sale, vincente
o perpetua vittima, che scende.

Mi alzo dalle nebbie del sonno:
quanta gente incontrerò oggi?
Il tuo viso vedrò oggi, Dio!
Guarda, questa fetta di pane ti somiglia.
Hai un arcobaleno di sudore intorno alla fronte,
cercando l’orizzonte che protegge la gente
dall’invasione del passato.
E i palmi delle mani ti somigliano,
una sopra l’altra come la vita che si aggancia
al senso della perdita.
L’uomo che amo
ha esattamente il tuo viso.
Gli accarezzo il corpo
e dico: Dio, senti com’è forte
il mio amore per te?
Senti che potrei perdermi in un abbraccio?
La gente che ti allontana,
scagliandoti pietre addosso,
ha il tuo viso. Sei tu l’innamorato
frustato per vedere dove penetra
il fulmine della sferzata.

 

Premi “Otto milioni”2019

Poesia – Arti grafiche – Musica – Narrativa Giornalismo – Recitazione

Iniziamo oggi a darvi riscontri relativi ai finalisti dellle sei sezioni del Premio “Otto milioni” 2019 e lo facciamo iniziando con la sezione Poesia.
Ecco gli Autori e i titoli delle 56 poesie finaliste.
Potrete voltare le vostre preferite accedendo alle pagine indicate nel link
https://www.emmegiischia.com/wordpress/poesie-finaliste-premio-poesia/,
e/o anche compilando il coupon presente in questa pagina e consegnandolo all’edicola presso la quale avete acquistato il giornale.

PS01 Adriana Iftimie Ceroli – Poema 1
PS02 Aldo Gallina – Il pegno
PS03 Flora Rucco – Neri
PS04 Adriana Iftimie Ceroli – La mia mente
PS05 Aleksandra Zavišjus – Fa veramente male
PS06 Alessandro Corsi – Sola parola
PS07 Angela Maria Tiberi – Zoccola
PS08 Anita Zvaigzne – Il giorno grigio
PS09 Anna Rancāne – Solo un singolo
PS10 Antonio Fiore – Dove finisce il cielo
PS11 Antonio G D’Errico – Le parole che ci sono
PS12 Adriana Iftimie Ceroli – Il mio nome
PS13 Antonio G D’Errico – Valzer
PS14 Assunta Gneo – Quando una mamma
PS15 Broņislava Broņislava Dzene – Ho disegnato il tuo sorriso
PS16 Dante Ceccarini – Urla e silenzi
PS17 Angela Maria Tiberi – Nicoletta Tartaglino
PS18 Adriana Iftimie Ceroli – Andiamo via
PS19 Elīna Zālīte – Benedetta
PS20 Angela Maria Tiberi – Aida
PS21 Lucia Fusco – Delusioni
PS22 Casagni Enzo – Profumo e… amore
PS23 Dante Ceccarini – Manciate di terra
PS24 Casagni Enzo – I poeti
PS25 Eva Strazdiņa – Senti
PS26 Antonio G D’Errico – Rifugi sotto la neve
PS27 Flora Rucco – Figlia
PS28 Franco Maccioni – Risveglio
PS29 Giuseppe Ruotolo – Onda marina
PS30 Ingvar El Voron – Il motivo
PS31 Ingrīda Zaķe – La gioia del vento
PS32 Ilze Zeimule Stepanova – Sotto i rami di salice
PS33 Janis Jan Zarins – Nel calore estivo
PS34 Liga Sarah Lapinska – Acque blu
PS35 Lucia Fusco – Rimprovero
PS36 Ligija Kovaļevska – Permette di vivere cosi
PS37 Gallina Aldo – Transumanesimo
PS38 Lucia Fusco – Fiori recisi
PS39 Liga Sarah Lapinska – Appena nati
PS40 Aldo Gallina – Nella stanza di Chet
PS41 Modris Andžāns – L’ultimo viaggio
PS42 Nika Kolinz – Non con giusti
PS43 Sanita Simsone – In Memorium
PS44 Silvana Lazzarino – Dove sussurra il vento
PS45 Vera Di Prima – I vecchi
PS46 Vera Roķe – Sono
PS47 Angela Maria Tiberi – Cleopatra
PS48 Giovanna Guzzardi – Il sole dall’aereo
PS49 Milena Petrarca – Pensiero inesistente
PS50 Mairita Ķērpe Dūze – Il mare
PS51 Milena Petrarca – Antico Tramonto
PS52 Anita Ķēķe – Barche dei lini
PS53 Eva Mārtuža – Gli uccelli gridano
PS54 Eduards Aivars – Siamo passati sopra l’arcobaleno
PS55 Marija Gadaldi – Oh, anima mia!
PS56 Elita Viškere – Oggi

 

DILA

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Il Dispari 20190429 – Redazione culturale

Il Dispari 20190429 – Redazione culturale

Il Dispari 20190429

Il Dispari 20190429 – Redazione culturale

Continua la collaborazione di DILA con le iniziative culturali di Mariapia Ciaghi e di Paola Valori.

Nella locandina dell’evento “ECCE HOMO” (2 e 3 maggio ore 18 c/o Micro Viale Mazzini 1 Roma) si legge:

«Nel 500° Anniversario della morte di Leonardo da Vinci l’Artista Jeanfilip rende omaggio al genio rinascimentale con una reinterpretazione personale del più famoso affresco quattrocentesco raffigurante l’ultima cena.

Capolavoro conservato nell’ex-refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

L’iniziativa romana, frutto della collaborazione tra Il Sextante di Mariapia Ciaghi e Micro Arti Visive di Paola Valori, sarà inaugurata nell’ambito di un calendario di appuntamenti e attività collaterali dedicate al genio creativo di Leonardo Da Vinci e non solo. […]. Sempre nell’ambito della mostra sarà presentato dal prof. Francesco Muzzioli il libro di poesie di Lucia Marchi “Granelli di sabbia”».

Lucia Marchi, Direttrice della splendida biblioteca Casanatese di Roma (ultimamente in vacanza sulla nostra isola) presenterà la sua produzione poetica durante una tre giorni culturale che Mariapia Ciaghi sta organizzando a Ischia insieme alla nostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, in sintonia con Lucia Annicelli Direttrice della Biblioteca Antoniana e con lo scrittore Alberto Liguoro, e in perfetta collaborazione con Il Dispari di Gaetano Di Meglio

Non è improbabile che anche il dipinto di Jeanfilip, che abbiamo il piacere di proporvi in anteprima, assuma un ruolo di protagonista in tale occasione.

A proposito dell’opera di Jeanfilip, la giornalista Sonia Sbolzani ne ha brillantemente focalizzate le peculiarità artistiche ed emotive scrivendo:

«Ispirandosi all’affresco quattrocentesco dell’Ultima Cena nell’ex-Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, Jeanfilip ha realizzato il trittico (composto di tre pannelli da 120 x 100 cm) dal titolo “Qualcuno di voi mi tradirà”, che nel 500° anniversario della morte di Leonardo gli rende omaggio con una reinterpretazione originale rappresentativa di quei “moti dell’anima” di cui il genio da Vinci dissertava nel suo “Trattato della pittura”.

In effetti, in quest’opera di notevole complessità stilistica ed iconografica, Jeanfilip si sofferma sulla psicologia dei vari personaggi mostrandone le diverse reazioni alla drammatica rivelazione di Gesù secondo il Vangelo Giovanni (13,21): chi è sorpreso, chi è incredulo, chi si angustia, chi è confuso, chi è sbigottito.

Queste emozioni sono espresse soprattutto dai gesti delle mani, raffigurate con tratti marcati nel loro agitarsi frenetico.

Disposti in gruppi di tre, alla destra e alla sinistra di Cristo, gli Apostoli in una sorta di moto ondoso sembrano divergere da lui, che resta solo e immobile al centro della scena, concentrato sulla dolorosa Passione che lo attende.

Statico nella sua maschera spettrale appare anche Giuda Iscariota, il traditore, il cui volto orrendo fa pendant con la mano rapace che sta per afferrare il pane (il gesto anticipato da Cristo per rivelare l’impostore).

Lui e Gesù sono gli unici consapevoli di quanto sta per avvenire e questa condizione li separa dagli ignari. […]

Può definirsi impressionista un pittore contemporaneo che si cimenta con la corrente ottocentesca di Monet e colleghi?

Sì, nella misura in cui sperimenta in modo personale la tecnica della pennellata rapida e “liquida”, rinunciando a focalizzarsi sui particolari per conferire maggior risalto ai suoi soggetti per mezzo di giochi luministici, chiaroscurali e cromatici che aspirano all’armonia dinamica degli accostamenti e al nitore dell’immagine complessiva.

Sia che approcci il figurativo, sia che indulga all’astrattismo o all’informale, Jeanfilip ama scomporre e ricomporre le forme su un’onda vagamente cubista per orchestrare le sue composizioni sulle note del dialogo costante tra colori e strutture in nome di un vitalismo creativo potente, producendo “macchie” di pittura che, nella contrapposizione dei toni, concorrono a determinare un’intensa animazione all’interno dell’impianto del dipinto.

In questo modo i volumi si delineano nello spazio secondo linee morbide e serpeggianti che incidono la tela, sublimando la materia per trasformarla in qualcosa di nuovo e di diverso, che riacquista sostanza agli occhi dell’osservatore.

In quest’opera, caratterizzata dal contrappunto di vibrazioni cromatiche calde e fredde,la limpidezza del colore lascia trasparire la luce evidenziando le sagome, la cui propinquità e sovrapposizione produce un inseguirsi di piani che originano profondità e salti luministici da una zona all’altra della composizione.»

Bruno Mancini

Il Dispari 20190429 – Redazione culturale

“Promo uno” di Bruno Mancini

Quinta puntata

Continuiamo a pubblicare, in anteprima e in ordine alfabetico, tutte le poesie inserite in “Promo uno” che è un’antologia composta da 52 poemi tratti da tutte le raccolte edite da Bruno Mancini: Davanti al tempo (1964); Agli angoli degli occhi (1966); Segni (1988); Sasquatch (2000); La sagra del peccato (2006); Incarto caramelle di uva passita (2007); Non rubate la mia vita (2008); Io fui mortale (2010); La mia vita mai vissuta (2013); Non sono un principe (2014).

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”
Cicala – Formica

Inviperiti,
i racconti che non ho mai scritto
mi offendono
nel bagno a mezzogiorno
mentre civetto a radermi la barba,
in auto con lo stereo
durante il breve tratto fra l’ufficio e casa,
al bar di Gilda
nella stradina che conduce al porto,
a notte, quando si chiudono
i recettori esterni del mio corpo.

Inorridite,
le mie poesie stracciate nelle bozze
mi spiano
nel bagno a notte fonda
mentre mi reggo in piedi per scommessa,
in auto nelle notti
durante sbandate e derapate,
al night “Club Night”
nell’Angiporto della Galleria,
all’alba d’ogni giorno
quando l’altrui silenzio è il mio concerto.

Isteriche,
le donne che non ho mai voluto amare
mi sfidano
nel bagno all’ora della doccia
mentre trastullo il corpo nei ricordi,
in auto con l’amata
se sono in fuga verso il bosco dei misteri,
al bar della stazione
su quel binario di un treno mai partito,
nei pomeriggi in cui l’afa-respiro del mondo
è la mia noia ed è la mia fotografia.

Ignota,
la vita che non ho mai vissuto
mi aspetta dietro l’angolo di casa
o forse sulle scale di una reggia
oppure sotto il ponte rifugio dei barboni.
—°°°—

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”
Credevo

“Ho scandagliato anfratti
grigiastre fenditure
malsane sudditanze per la mente
-la mia,
la tua di te che non lo sai,
la sua di chi m’amava,
l’altra del bischero-,
i sensi atrofizzati
in dormiveglie indotte,
lombrico nella mela…
per scrivere poesie”.

.

“Ho carezzato muschi
verdognoli tappeti
esuberanze futili ai margini del cuore
-il mio,
il suo di lei che non capiva,
il tuo di te che sempre amavi,
l’altro della battona-,
la mente assente
dalla pelle respirando colori,
piumino incipriante gole…
per scrivere poesie”.

.

“Fascicolo brogliacci
fogliastri ammuffiti
salvati dai mille traslochi di vita
-la mia,
la mia che non ho smesso di donare,
la mia che non ho smesso di godere,
la mia d’Ignazio-,
il mondo fuori stanza,
mi scopro uomo in giro
tra fronzoli e pepite…
per scrivere poesie”.

TWITTERONE

2) L’attrice Chiara Pavoni è una nuova amica dei progetti Made in Ischia organizzati dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
Leggerà poesie, presenterà spettacoli, realizzerà video, ma di lei parleremo diffusamente nelle prossime settimane.


2) Si comunica la convocazione dell’Assemblea dei Soci dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” nella sede sociale di Via Gemito 27 – Ischia. Prima convocazione 27 /04/19 ore 20. Seconda convocazione 28/04/19 ore 20. Oggetto: Approvazione bilancio 2018; Rinnovo cariche sociali; Varie.

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Il Dispari 20190415

Editoriale

Mario Ceroli dona la sua arte all’Antologia del Premio “Otto milioni” 2019.

Con una semplice frase “Carissimo Bruno, ho il piacere di comunicarvi che Mario Ceroli farà la copertina dell’antologia nuova”, Adriana Iftimie Ceroli mi ha ufficialmente messo al corrente che il Maestro Mario Ceroli ha ritenute degne della sua stima le attività artistiche, culturali e sociali Made in Ischia organizzate e divulgate dall’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Ciò ci onora enormemente e, nello stesso tempo, pone una più che prestigiosa pietra miliare sul percorso che da ormai oltre un decennio Roberta Panizza ed io andiamo inventando al solo scopo di “Fare riconquistare all’Arte in generale e alla Poesia in particolare il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”.

Mario Ceroli, assiduo visitatore della nostra isola negli anni ’50-’60, oltre che essere lo straordinario artista rinomato a livello internazionale per le sculture e gli allestimenti scenici dei quali è zeppa la sua stupefacente produzione, è un uomo che ha familiarizzato con un numero indefinito di personaggi italiani e stranieri ricevendone attestati di stima che non si sono limitati al suo valore artistico, ma hanno coinvolto la sua cultura e la sua personalità umana.

Mario Ceroli è un’icona che una consistente parte della società, pur nelle tante sfumature sociali in cui essa si articola, stima, apprezza e di cui è sempre pronta ad ammirarne le produzioni.

Se Mario Ceroli può raccontare storie di suoi incontri con Picasso o Guttuso, con Montezemolo o Agnelli, con Villaggio o Benigni (in un elenco quasi interminabile), durante i quali i canoni artistici da lui espressi hanno trovato terreno fertile, beh! vuol dire che molti personaggi che fanno opinione saranno favorevolmente disposti “almeno” a dare uno sguardo all’antologia del premio “Otto milioni” 2019 per esprimere un proprio parere sulla bontà del nostro impegno.

Mario Ceroli, per chi lo conoscesse solo vagamente (non conoscerlo è impossibile se solo lo si indichi come l’autore del Cavallo presente all’ingresso della RAI!) può essere sinteticamente presentato così come ve lo proponiamo nella scheda che segue (prima parte), ma nelle prossime settimane avremo modo di completarne la presentazione e di approfondire la sua dinamica personalità affidandoci ad un’intervista esclusiva che Adriana Ceroli (a voi ben nota opinionista e poetessa di questa pagina) ci regalerà.

Chi è Mario Ceroli?

Prima parte: dall’inizio ai primi allestimenti di scenografie teatrali

Mario Ceroli (Castel Frentano, 17 maggio 1938) è uno scultore e scenografo italiano.

Si è formato all’Accademia di belle arti di Roma, sotto la guida di Leoncillo Leonardi, Pericle Fazzini e Ettore Colla.

In principio indirizzò il suo interesse verso le opere in ceramica, per poi dedicarsi alla scultura lignea.

Già nel 1957 cominciò a sperimentare l’uso del legno, prevalentemente tronchi di albero nei quali conficcava chiodi da carpentiere, vincendo, nel 1958, il premio per la giovane scultura italiana.

Subito dopo, alla fine degli anni Cinquanta, il legno diventò il suo materiale espressivo prediletto.

Nel 1964 espose, a Roma presso la Galleria La Tartaruga, alcune sagome, intagliate con una imponenza monumentale, che lo resero celebre ben oltre Roma, tanto che la sua affermazione sulla scena internazione giunse solo due anni dopo grazie ad alcune opere presentate alla Biennale di Venezia.

Di ritorno da un viaggio di formazione negli Stati Uniti, dove visse dal 1966 al 1968, Mario Ceroli debuttò, in qualità di scenografo, nell’allestimento del Riccardo III di W. Shakespeare per la regia di Luca Ronconi nel Teatro Stabile di Torino.

Il suo allestimento conquistò critica e pubblico per l’ardimento con cui volle racchiudere l’intero palcoscenico in un maxi involto scultoreo.

Sempre al teatro Stabile di Torino, nel 1969 fu collaboratore di Pasolini per l’allestimento di “Orgia”

Contemporaneamente, in quegli anni, intagliava, in maniera ripetitiva, nel legno grezzo sagome umane di notevoli dimensioni che subito assunsero il ruolo di simbologia distintiva della sua produzione.

Il 1972 fu l’anno del suo primo incontro artistico con la lirica che avvenne direttamente nella Scala di Milano con la “Norma” di Bellini.

I bozzetti e le immagini fotografiche riprodotte nel grazioso piccolo tomo “Ceroli alla Scala” (voluto e pubblicato dagli Amici della Scala) rappresentano una scena fuori da ogni convenzionalità, concepita, come si legge nella prima parte del libro come

… ideale scultura lignea che si trasfigura, attraverso un movimento a rotazione e tagli di luce, in un tempio o in una foresta”.
Bruno Mancini

Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Mario Ceroli e Adriana Iftimie Ceroli

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Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Mario Ceroli

Il Dispari 20190415

Mario Ceroli

Il Dispari 20190415

“Promo uno” di Bruno Mancini – Quinta puntata

Continuiamo oggi a pubblicare, in anteprima e in ordine alfabetico, tutte le poesie inserite in “Promo uno” che è un’antologia composta da 52 poemi tratti da tutte le raccolte edite da Bruno Mancini: Davanti al tempo (1964); Agli angoli degli occhi (1966); Segni (1988); Sasquatch (2000); La sagra del peccato (2006); Incarto caramelle di uva passita (2007); Non rubate la mia vita (2008); Io fui mortale (2010); La mia vita mai vissuta (2013); Non sono un principe (2014).

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”

Cicala – Formica

Inviperiti,
i racconti che non ho mai scritto
mi offendono
nel bagno a mezzogiorno
mentre civetto a radermi la barba,
in auto con lo stereo
durante il breve tratto fra l’ufficio e casa,
al bar di Gilda
nella stradina che conduce al porto,
a notte, quando si chiudono
i recettori esterni del mio corpo.

Inorridite,
le mie poesie stracciate nelle bozze
mi spiano
nel bagno a notte fonda
mentre mi reggo in piedi per scommessa,
in auto nelle notti
durante sbandate e derapate,
al night “Club Night”
nell’Angiporto della Galleria,
all’alba d’ogni giorno
quando l’altrui silenzio è il mio concerto.

Isteriche,
le donne che non ho mai voluto amare
mi sfidano
nel bagno all’ora della doccia
mentre trastullo il corpo nei ricordi,
in auto con l’amata
se sono in fuga verso il bosco dei misteri,
al bar della stazione
su quel binario di un treno mai partito,
nei pomeriggi in cui l’afa-respiro del mondo
è la mia noia ed è la mia fotografia.

Ignota,
la vita che non ho mai vissuto
mi aspetta dietro l’angolo di casa
o forse sulle scale di una reggia
oppure sotto il ponte rifugio dei barboni.
—°°°—

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”

Credevo

“Ho scandagliato anfratti
grigiastre fenditure
malsane sudditanze per la mente
-la mia,
la tua di te che non lo sai,
la sua di chi m’amava,
l’altra del bischero-,
i sensi atrofizzati
in dormiveglie indotte,
lombrico nella mela…
per scrivere poesie”.

“Ho carezzato muschi
verdognoli tappeti
esuberanze futili ai margini del cuore
-il mio,
il suo di lei che non capiva,
il tuo di te che sempre amavi,
l’altro della battona-,
la mente assente
dalla pelle respirando colori,
piumino incipriante gole…
per scrivere poesie”.

“Fascicolo brogliacci
fogliastri ammuffiti
salvati dai mille traslochi di vita
-la mia,
la mia che non ho smesso di donare,
la mia che non ho smesso di godere,
la mia d’Ignazio-,
il mondo fuori stanza,
mi scopro uomo in giro
tra fronzoli e pepite…
per scrivere poesie”.

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

 

Simbolicamente l’uovo

Si considera che l’uovo contiene il germe che inizia e sviluppa la manifestazione in ogni modo e come tale è un simbolo universale che si spiega di per sé.

La nascita del mondo, partendo dall’uovo è un idea che accomuna i celti, i greci, gli egizi, i tibetani, i popoli indù, i vietnamiti, cinesi, giapponesi, siberiani ecc.

Il processo di manifestazione ha vari aspetti: l’uovo di serpente celtico, raffigurato sotto forma di un riccio fossilizzato, l’uovo eliminato sulla bocca di Knef, l’egiziano, e anche dal dragone cinese, rappresentano il Verbo.

L’uomo primordiale è nato da un uovo, secondo Prajapati in India e Pangu in Cina.

Altri eroi cinesi si dice che siano nati da due uova fecondate dal sole, o due uova ingerite dalla chioccia stessa.

Il più frequente è l’uovo cosmico, frutto delle acque primordiale, si divide in due per far nascere il cielo e la terra.

Molto spesso rappresenta il potere di creazione della luce.
Secondo il romeno Mircea Eliade, l’uovo ha il ruolo di un’immagine suprema della totalità.

Generalmente compare dopo il caos, come un primo principio di organizzazione.

Compare come simbolo di rinascita periodica della natura.

La tradizione delle uova di Pasqua che vengono colorate in diversi paesi è al di sopra dell’interpretazione empirico – razionale, essendo considerate come un germe.

L’uovo conferma e promuove la risurrezione, che non è una nascita, ma una ripetizione.

Sempre all’idea del germe, ma quello spirituale, si riferisce la tradizione alchimista dell’uovo filosofico.

Ventre dell’universo, chiude nel suo guscio gli elementi vitali e va usato dagli alchimisti che compongono, con la ebollizione nei vasi speciali, gli elisir, le pozioni magiche.

Concludo augurandovi Buona Pasqua dicendo che l’uovo è anche simbolo della prosperità.

Adriana Iftimie Ceroli

Il Dispari 20190408 – Redazione culturale

Il Dispari 20190408

Editoriale

Echi di diritti. Echi di pace

Il Sextante, diretto dalla giornalista e regista cinematografica Mariapia Ciaghi già più volte apprezzata opinionista di questa rubrica, in collaborazione con il Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik e Il Comune di Mirano in provincia di Venezia ripropone la mostra sulla Pace mirata alle problematiche attuali della reciproca convivenza, per lanciare un messaggio rivolto alla cittadinanza e per riflettere sui valori della legalità, della vita e contro ogni tipo di violenza.

La mostra, che consta di una cinquantina di grafiche internazionali, archivio de Il Sextante, è stata inaugurata nel settembre 2018 a Roma presso lo Spazio MICRO di Paola Valori con la partecipazione della nostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ed è stata poi divulgata, ancora da DILA, nel contesto del progetto Made in Ischia presentato al Bookcity di Milano lo scorso autunno.

Ora viene riproposta a Mirano (VE), domenica 14 aprile, in Barchessa Giustinian Morosini di Villa Errera grazie alla collaborazione della Prof. Sonia Furlanetto, al Coordinatore del Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik, Vincenzo Guanci e al Comune di Mirano guidato dalla sindaca Maria Rosa Pavanello che nel 2012 deliberò la ripresa delle attività del Centro Pace (attivo da anni) cambiandone la denominazione in “Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik”: intendendo aggiungere il riferimento alla legalità come elemento imprescindibile per la pace, l’affermazione dei diritti umani e lo sviluppo di una società equa, e volendo, inoltre, intitolare il Centro a Sonja Slavik, scomparsa pochi mesi prima, a ricordo del suo instancabile impegno per la pace.

Mariapia Ciaghi ha le idee ben chiare quando parla di Pace.

Tanto chiare quanto condivise in maniera totale se solo andiamo indietro al lontano 27 dicembre 2010 ricordando il nostro “Manifesto della Pace” letto, per la prima volta, da Sacha Savastano nel salone Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana di Ischia durante la celebrazione della Shoah con la partecipazione di Roberta Panizza.

Infatti, Mariapia Ciaghi ci ha rilasciata la seguente dichiarazione:

“La Pace non è solo assenza di guerra.
Di combattimenti cruenti, di bombardamenti sui civili, di morti, feriti, profughi e distruzioni.

È, certo, innanzi e soprattutto, il superamento di queste tragedie.

Ma è anche molto di più.

Pace è anche una vita sociale nella quale i rapporti interpersonali e la gestione dei conflitti quotidiani sono fondati sul profondo rispetto degli altri, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come è scritto nei principi fondamentali della Costituzione della nostra Repubblica.

Un rispetto che nasce dal riconoscimento della dignità, dei diritti e della libertà di tutti gli esseri umani, come solennemente indicato nei primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Ma una pace così concepita è possibile solo in un contesto di regole condivise e rispettate.

Perché non c’è dignità e non ci sono diritti laddove dominano la corruzione, la criminalità organizzata e la microcriminalità, le mafie note e quelle invisibili, i valori del denaro e del successo a qualunque costo e con qualunque mezzo.

È solo quando pace e legalità si uniscono, fecondandosi vicendevolmente, che nasce il contesto che permette a ciascuno – donne e uomini, giovani e vecchi – di crescere sempre e di arricchire se stessi attraverso la comprensione dell’altro, ogni giorno, quotidianamente.

È su questa strada che cammina il Centro per la Pace e la Legalità “Sonja Slavik”.

La mostra si protrarrà fino al 20 aprile 2019.

Durante il periodo espositivo sono previsti laboratori per bambini e adulti nel porticato.

Inaugurazione con Talent Show al Teatro Belvedere.

Dopo Roma e dopo Mirano, la mostra sarà esposta a Matera (capitale europea della cultura 2019).
E poi?

E poi, se ci sarà qualche istituzione ischitana che ne vorrà proporre l’allestimento sull’isola, saremo ben lieti di intercedere verso Mariapia Ciaghi per convincerla a rendere fattibile la proposta.

Bruno Mancini

Adriana Iftimie Ceroli

Poesia inedita

Poema 1

Ho cent’anni o forse solamente uno.
Un’immensità o solamente
il fischio che spacca la membrana
del silenzio della montagna.
L’uomo che sale, vincente
o perpetua vittima, che scende.

Mi alzo dalle nebbie del sonno:
quanta gente incontrerò oggi?
Il tuo viso vedrò oggi, Dio!
Guarda, questa fetta di pane ti somiglia.
Hai un arcobaleno di sudore intorno alla fronte,
cercando l’orizzonte che protegge la gente
dall’invasione del passato.
E i palmi delle mani ti somigliano,
una sopra l’altra come la vita che si aggancia
al senso della perdita.
L’uomo che amo
ha esattamente il tuo viso.
Gli accarezzo il corpo
e dico: Dio, senti com’è forte
il mio amore per te?
Senti che potrei perdermi in un abbraccio?
La gente che ti allontana,
scagliandoti pietre addosso,
ha il tuo viso. Sei tu l’innamorato
frustato per vedere dove penetra
il fulmine della sferzata.

 

Premi “Otto milioni”2019

Poesia – Arti grafiche – Musica – Narrativa Giornalismo – Recitazione

Iniziamo oggi a darvi riscontri relativi ai finalisti dellle sei sezioni del Premio “Otto milioni” 2019 e lo facciamo iniziando con la sezione Poesia.
Ecco gli Autori e i titoli delle 56 poesie finaliste.
Potrete voltare le vostre preferite accedendo alle pagine indicate nel link
https://www.emmegiischia.com/wordpress/poesie-finaliste-premio-poesia/,
e/o anche compilando il coupon presente in questa pagina e consegnandolo all’edicola presso la quale avete acquistato il giornale.

PS01 Adriana Iftimie Ceroli – Poema 1
PS02 Aldo Gallina – Il pegno
PS03 Flora Rucco – Neri
PS04 Adriana Iftimie Ceroli – La mia mente
PS05 Aleksandra Zavišjus – Fa veramente male
PS06 Alessandro Corsi – Sola parola
PS07 Angela Maria Tiberi – Zoccola
PS08 Anita Zvaigzne – Il giorno grigio
PS09 Anna Rancāne – Solo un singolo
PS10 Antonio Fiore – Dove finisce il cielo
PS11 Antonio G D’Errico – Le parole che ci sono
PS12 Adriana Iftimie Ceroli – Il mio nome
PS13 Antonio G D’Errico – Valzer
PS14 Assunta Gneo – Quando una mamma
PS15 Broņislava Broņislava Dzene – Ho disegnato il tuo sorriso
PS16 Dante Ceccarini – Urla e silenzi
PS17 Angela Maria Tiberi – Nicoletta Tartaglino
PS18 Adriana Iftimie Ceroli – Andiamo via
PS19 Elīna Zālīte – Benedetta
PS20 Angela Maria Tiberi – Aida
PS21 Lucia Fusco – Delusioni
PS22 Casagni Enzo – Profumo e… amore
PS23 Dante Ceccarini – Manciate di terra
PS24 Casagni Enzo – I poeti
PS25 Eva Strazdiņa – Senti
PS26 Antonio G D’Errico – Rifugi sotto la neve
PS27 Flora Rucco – Figlia
PS28 Franco Maccioni – Risveglio
PS29 Giuseppe Ruotolo – Onda marina
PS30 Ingvar El Voron – Il motivo
PS31 Ingrīda Zaķe – La gioia del vento
PS32 Ilze Zeimule Stepanova – Sotto i rami di salice
PS33 Janis Jan Zarins – Nel calore estivo
PS34 Liga Sarah Lapinska – Acque blu
PS35 Lucia Fusco – Rimprovero
PS36 Ligija Kovaļevska – Permette di vivere cosi
PS37 Gallina Aldo – Transumanesimo
PS38 Lucia Fusco – Fiori recisi
PS39 Liga Sarah Lapinska – Appena nati
PS40 Aldo Gallina – Nella stanza di Chet
PS41 Modris Andžāns – L’ultimo viaggio
PS42 Nika Kolinz – Non con giusti
PS43 Sanita Simsone – In Memorium
PS44 Silvana Lazzarino – Dove sussurra il vento
PS45 Vera Di Prima – I vecchi
PS46 Vera Roķe – Sono
PS47 Angela Maria Tiberi – Cleopatra
PS48 Giovanna Guzzardi – Il sole dall’aereo
PS49 Milena Petrarca – Pensiero inesistente
PS50 Mairita Ķērpe Dūze – Il mare
PS51 Milena Petrarca – Antico Tramonto
PS52 Anita Ķēķe – Barche dei lini
PS53 Eva Mārtuža – Gli uccelli gridano
PS54 Eduards Aivars – Siamo passati sopra l’arcobaleno
PS55 Marija Gadaldi – Oh, anima mia!
PS56 Elita Viškere – Oggi

 

DILA

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Cerco Autori presenti nell’antologia “Poeti e Novellieri di oggi e domani”

Cerco Autori presenti nell’antologia “Poeti e Novellieri di oggi e domani”- Edizione Ippocampo Luglio 1964 – della quale ho fatto parte anche io.

Cerco Autori

Chi può aiutarmi a mettermi in contatto con quanti sono ancora in vita tra gli Autori pubblicati nell’antologia “Poeti e Novellieri di oggi e domani”- Edizione Ippocampo Luglio 1964 – della quale ho fatto parte anche io?

Per contattarmi: emmegiischia@gmail.com

Ecco i nomi ed i cenni anagrafici di alcuni di loro.

Margherita Saffiotti laureata in giurisprudenza
Angelo D’Amato Popoli 1942 liceo artistico di Pescara
Elio Santarella Taranto 1938
Michele Provenzano
Cesare Meloni Milano 1941
Valeria Bevilacqua Fossano 1943
Ernesto Corti
Augusto Vik Marinelli
Kiki Marcherio 1943
Piero Lodi Udine 1945
Zinno Mauro Stigliano 1943
Luifi Formentini 1944
Giannantonio Ronco Vicenza 1943 medicina
Filippo Mario Decorso Milano 1946
Alfredo Novarini Erba 1944 perito industriale
Olga Carasso Beyrut 1944
Alberto Pagano Roma 1941 ufficiale aeronautica
Aldo Viviano 1941 sacerdote
Luigi Marconi Lovere 1944
Aldo Cairo Arona 1932 segretario d’albergo
Giuseppina Dalla Via Erbezzo 1943 liceo linguistico
Maria Luisa Bianchi Tradate 1942
Saverio Volpe Priverno 1935 giornalista
Rita Scarpa Venezia 1943
Antonio Alemanno Paleginello 1935 insegnante
Maggy Griosso Cagliari 1947
Giulia Gatto Balestrate 1943
Elios Antonio pseudonimo
Armando Rudi Seprio 1930 filosofia
Renzo Finotello Bologna 1938  impiegato
Fausto Biolchi Pistoia 1921
Vito Nicola Leone Provincia Bari insegnante
Mario Sonsini
Sandro Caldirola Sarezzano 1943
Nina Lavieri deceduta
Gino Mastacchi Provincia Bologna insegnante
Anna Rita Malatesta Roma 1942 impiegata
Marcella Caria Provincia Sassari 1942 insegnante
Carlo Nobili Carate Brianza
Giulio Ferrarini Fidenza 1942
Antonio Briamonte Matera 1944 lettere
Franco Lucisano Caravaggio 1943
Adriana Scarpa Venezia 1941 ragioneria
Andrea Carrara Cologno Al Serio 1939
Elisabetta Pabis-Ticci Castellina in Chianti
Ignazio Loppi
Franco M. Ferretti
Luciano Nardelli Trieste 1944
G. Carlo Piraino Bari 1947
Gabriele Paludi Rossano Calabro 1942 insegnante
Massimo Avanzini Brescia impiegato
Luigi Cioffi Napoli filosofia
Giovanni Verna
Franca Fiorelli Bartolomei Castigkione dei Pepoli sanità
Amgus pseudonimo
Gianni Maglio Inglesi Volterra impiegato
Germana Di Feliciantonio ncona 1940 interprete
Giuseppe Nicolosi giornalismo
Rita Callegari Pavia 1941 psicometrista
Ermanno Bersellini Collecchio ragioniere
Ottavio Rotini Cavalese 1943
Maurizio Bruschi Provincia Milano 1944
Giancarlo Angelini Ferrara 1938 impiegato
Benito Vignini Lippiano 1935 impiegato
Guido Lorenzon

 

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Andrea Casta, grande successo con il nuovo brano “The River”

Andrea Casta famoso violinista elettrico, approda su tutte le piattaforme musicali con The River, arricchito dalla voce del talento canadese Klory Starling

La nuova canzone nasce sotto l’etichetta londinese MrRevillz-Casual Jam Records con 3 milioni di iscritti su youtube

Il musicista e violinista elettrico Andrea Casta è appena approdato su tutte le piattaforme musicali con “The River” ed ha già registrato oltre 100mila visualizzazioni. Il brano è un nuovo capitolo del racconto epico dello “Space Violin Project” nato sotto il segno dell’etichetta londinese MrRevillz/Casual Jam Records, forte di un canale youtube da 3 milioni di iscritti.

The River di Andrea Casta

La canzone nasce dalla dolce voce di Klory Starling, talento canadese, per vestirsi di influenze “future bass” già sentite nelle collaborazioni tra Casta e Jød, al secolo Lorenzo Benassi, giovane produttore attivo tra Roma e Berlino e per esplodere nella melodia del violino elettrico nel drop.

Dopo Double Sun, Black Hole Tale e Warp 6 in “The River” l’artista bresciano, le cui sorprendenti performance, non solo da ascoltare, ma anche da vedere ed immortalare, hanno appassionato e conquistato sempre più il grande pubblico attestandolo sul podio dei violinisti pop-dance più seguiti sui social, veste ancora i panni del Comandante AJ che, nel 2235, viaggia nello spazio alla ricerca di aiuti extraterrestri dopo che, sulla terra, la crisi della comunicazione tra gli uomini, ha portato a estreme conseguenze tra guerre e devastazioni.

Questa volta i suoi ricordi ritornano agli ultimi momenti sereni di quando, adolescente, insieme alla sua amata sognavano un mondo in cui restare per sempre giovani sulla riva del fiume.

L’artista bresciano è l’entertainer italiano più apprezzato a livello internazionale e ha inaugurato il 2019 con una serie di straordinari consensi di critica e di pubblico, non solo nell’ambiente musicale. Dopo aver ricevuto l’ambito premio, Il Sognatore, assegnato a personalità che, per il percorso di vita, hanno fatto sognare o hanno realizzato i loro sogni, ed aver inaugurato con una sua performance il Gala di Premiazione della settima edizione dei Dance Music Awards, il premio dedicato alla musica dance e alla nightlife italiana, Andrea Casta è reduce dal successo della Miami Music Week 2019 dove si è esibito nei pool party più esclusivi.

Silvana Lazzarino

PER ASCOLTARE “THE RIVER”:

download on iTunes 👉 http://tinyurl.com/theriver-andreacasta-itunes
listen on Spotify 👉 http://tinyurl.com/theriver-spotify
watch and listen on Youtube    https://youtu.be/2DiR8Qqzggw

 

 

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Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

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Il Dispari 20190415

Editoriale

Mario Ceroli dona la sua arte all’Antologia del Premio “Otto milioni” 2019.

Con una semplice frase “Carissimo Bruno, ho il piacere di comunicarvi che Mario Ceroli farà la copertina dell’antologia nuova”, Adriana Iftimie Ceroli mi ha ufficialmente messo al corrente che il Maestro Mario Ceroli ha ritenute degne della sua stima le attività artistiche, culturali e sociali Made in Ischia organizzate e divulgate dall’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Ciò ci onora enormemente e, nello stesso tempo, pone una più che prestigiosa pietra miliare sul percorso che da ormai oltre un decennio Roberta Panizza ed io andiamo inventando al solo scopo di “Fare riconquistare all’Arte in generale e alla Poesia in particolare il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”.

Mario Ceroli, assiduo visitatore della nostra isola negli anni ’50-’60, oltre che essere lo straordinario artista rinomato a livello internazionale per le sculture e gli allestimenti scenici dei quali è zeppa la sua stupefacente produzione, è un uomo che ha familiarizzato con un numero indefinito di personaggi italiani e stranieri ricevendone attestati di stima che non si sono limitati al suo valore artistico, ma hanno coinvolto la sua cultura e la sua personalità umana.

Mario Ceroli è un’icona che una consistente parte della società, pur nelle tante sfumature sociali in cui essa si articola, stima, apprezza e di cui è sempre pronta ad ammirarne le produzioni.

Se Mario Ceroli può raccontare storie di suoi incontri con Picasso o Guttuso, con Montezemolo o Agnelli, con Villaggio o Benigni (in un elenco quasi interminabile), durante i quali i canoni artistici da lui espressi hanno trovato terreno fertile, beh! vuol dire che molti personaggi che fanno opinione saranno favorevolmente disposti “almeno” a dare uno sguardo all’antologia del premio “Otto milioni” 2019 per esprimere un proprio parere sulla bontà del nostro impegno.

Mario Ceroli, per chi lo conoscesse solo vagamente (non conoscerlo è impossibile se solo lo si indichi come l’autore del Cavallo presente all’ingresso della RAI!) può essere sinteticamente presentato così come ve lo proponiamo nella scheda che segue (prima parte), ma nelle prossime settimane avremo modo di completarne la presentazione e di approfondire la sua dinamica personalità affidandoci ad un’intervista esclusiva che Adriana Ceroli (a voi ben nota opinionista e poetessa di questa pagina) ci regalerà.

Chi è Mario Ceroli?

Prima parte: dall’inizio ai primi allestimenti di scenografie teatrali

Mario Ceroli (Castel Frentano, 17 maggio 1938) è uno scultore e scenografo italiano.

Si è formato all’Accademia di belle arti di Roma, sotto la guida di Leoncillo Leonardi, Pericle Fazzini e Ettore Colla.

In principio indirizzò il suo interesse verso le opere in ceramica, per poi dedicarsi alla scultura lignea.

Già nel 1957 cominciò a sperimentare l’uso del legno, prevalentemente tronchi di albero nei quali conficcava chiodi da carpentiere, vincendo, nel 1958, il premio per la giovane scultura italiana.

Subito dopo, alla fine degli anni Cinquanta, il legno diventò il suo materiale espressivo prediletto.

Nel 1964 espose, a Roma presso la Galleria La Tartaruga, alcune sagome, intagliate con una imponenza monumentale, che lo resero celebre ben oltre Roma, tanto che la sua affermazione sulla scena internazione giunse solo due anni dopo grazie ad alcune opere presentate alla Biennale di Venezia.

Di ritorno da un viaggio di formazione negli Stati Uniti, dove visse dal 1966 al 1968, Mario Ceroli debuttò, in qualità di scenografo, nell’allestimento del Riccardo III di W. Shakespeare per la regia di Luca Ronconi nel Teatro Stabile di Torino.

Il suo allestimento conquistò critica e pubblico per l’ardimento con cui volle racchiudere l’intero palcoscenico in un maxi involto scultoreo.

Sempre al teatro Stabile di Torino, nel 1969 fu collaboratore di Pasolini per l’allestimento di “Orgia”

Contemporaneamente, in quegli anni, intagliava, in maniera ripetitiva, nel legno grezzo sagome umane di notevoli dimensioni che subito assunsero il ruolo di simbologia distintiva della sua produzione.

Il 1972 fu l’anno del suo primo incontro artistico con la lirica che avvenne direttamente nella Scala di Milano con la “Norma” di Bellini.

I bozzetti e le immagini fotografiche riprodotte nel grazioso piccolo tomo “Ceroli alla Scala” (voluto e pubblicato dagli Amici della Scala) rappresentano una scena fuori da ogni convenzionalità, concepita, come si legge nella prima parte del libro come

… ideale scultura lignea che si trasfigura, attraverso un movimento a rotazione e tagli di luce, in un tempio o in una foresta”.
Bruno Mancini

Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Mario Ceroli e Adriana Iftimie Ceroli

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Il Dispari 20190415

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

Mario Ceroli

Il Dispari 20190415

Mario Ceroli

Il Dispari 20190415

“Promo uno” di Bruno Mancini – Quinta puntata

Continuiamo oggi a pubblicare, in anteprima e in ordine alfabetico, tutte le poesie inserite in “Promo uno” che è un’antologia composta da 52 poemi tratti da tutte le raccolte edite da Bruno Mancini: Davanti al tempo (1964); Agli angoli degli occhi (1966); Segni (1988); Sasquatch (2000); La sagra del peccato (2006); Incarto caramelle di uva passita (2007); Non rubate la mia vita (2008); Io fui mortale (2010); La mia vita mai vissuta (2013); Non sono un principe (2014).

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”

Cicala – Formica

Inviperiti,
i racconti che non ho mai scritto
mi offendono
nel bagno a mezzogiorno
mentre civetto a radermi la barba,
in auto con lo stereo
durante il breve tratto fra l’ufficio e casa,
al bar di Gilda
nella stradina che conduce al porto,
a notte, quando si chiudono
i recettori esterni del mio corpo.

Inorridite,
le mie poesie stracciate nelle bozze
mi spiano
nel bagno a notte fonda
mentre mi reggo in piedi per scommessa,
in auto nelle notti
durante sbandate e derapate,
al night “Club Night”
nell’Angiporto della Galleria,
all’alba d’ogni giorno
quando l’altrui silenzio è il mio concerto.

Isteriche,
le donne che non ho mai voluto amare
mi sfidano
nel bagno all’ora della doccia
mentre trastullo il corpo nei ricordi,
in auto con l’amata
se sono in fuga verso il bosco dei misteri,
al bar della stazione
su quel binario di un treno mai partito,
nei pomeriggi in cui l’afa-respiro del mondo
è la mia noia ed è la mia fotografia.

Ignota,
la vita che non ho mai vissuto
mi aspetta dietro l’angolo di casa
o forse sulle scale di una reggia
oppure sotto il ponte rifugio dei barboni.
—°°°—

Dalla raccolta “La mia vita mai vissuta”

Credevo

“Ho scandagliato anfratti
grigiastre fenditure
malsane sudditanze per la mente
-la mia,
la tua di te che non lo sai,
la sua di chi m’amava,
l’altra del bischero-,
i sensi atrofizzati
in dormiveglie indotte,
lombrico nella mela…
per scrivere poesie”.

“Ho carezzato muschi
verdognoli tappeti
esuberanze futili ai margini del cuore
-il mio,
il suo di lei che non capiva,
il tuo di te che sempre amavi,
l’altro della battona-,
la mente assente
dalla pelle respirando colori,
piumino incipriante gole…
per scrivere poesie”.

“Fascicolo brogliacci
fogliastri ammuffiti
salvati dai mille traslochi di vita
-la mia,
la mia che non ho smesso di donare,
la mia che non ho smesso di godere,
la mia d’Ignazio-,
il mondo fuori stanza,
mi scopro uomo in giro
tra fronzoli e pepite…
per scrivere poesie”.

Il Dispari 20190415 – Redazione culturale

 

Simbolicamente l’uovo

Si considera che l’uovo contiene il germe che inizia e sviluppa la manifestazione in ogni modo e come tale è un simbolo universale che si spiega di per sé.

La nascita del mondo, partendo dall’uovo è un idea che accomuna i celti, i greci, gli egizi, i tibetani, i popoli indù, i vietnamiti, cinesi, giapponesi, siberiani ecc.

Il processo di manifestazione ha vari aspetti: l’uovo di serpente celtico, raffigurato sotto forma di un riccio fossilizzato, l’uovo eliminato sulla bocca di Knef, l’egiziano, e anche dal dragone cinese, rappresentano il Verbo.

L’uomo primordiale è nato da un uovo, secondo Prajapati in India e Pangu in Cina.

Altri eroi cinesi si dice che siano nati da due uova fecondate dal sole, o due uova ingerite dalla chioccia stessa.

Il più frequente è l’uovo cosmico, frutto delle acque primordiale, si divide in due per far nascere il cielo e la terra.

Molto spesso rappresenta il potere di creazione della luce.
Secondo il romeno Mircea Eliade, l’uovo ha il ruolo di un’immagine suprema della totalità.

Generalmente compare dopo il caos, come un primo principio di organizzazione.

Compare come simbolo di rinascita periodica della natura.

La tradizione delle uova di Pasqua che vengono colorate in diversi paesi è al di sopra dell’interpretazione empirico – razionale, essendo considerate come un germe.

L’uovo conferma e promuove la risurrezione, che non è una nascita, ma una ripetizione.

Sempre all’idea del germe, ma quello spirituale, si riferisce la tradizione alchimista dell’uovo filosofico.

Ventre dell’universo, chiude nel suo guscio gli elementi vitali e va usato dagli alchimisti che compongono, con la ebollizione nei vasi speciali, gli elisir, le pozioni magiche.

Concludo augurandovi Buona Pasqua dicendo che l’uovo è anche simbolo della prosperità.

Adriana Iftimie Ceroli

Il Dispari 20190408 – Redazione culturale

Il Dispari 20190408

Editoriale

Echi di diritti. Echi di pace

Il Sextante, diretto dalla giornalista e regista cinematografica Mariapia Ciaghi già più volte apprezzata opinionista di questa rubrica, in collaborazione con il Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik e Il Comune di Mirano in provincia di Venezia ripropone la mostra sulla Pace mirata alle problematiche attuali della reciproca convivenza, per lanciare un messaggio rivolto alla cittadinanza e per riflettere sui valori della legalità, della vita e contro ogni tipo di violenza.

La mostra, che consta di una cinquantina di grafiche internazionali, archivio de Il Sextante, è stata inaugurata nel settembre 2018 a Roma presso lo Spazio MICRO di Paola Valori con la partecipazione della nostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ed è stata poi divulgata, ancora da DILA, nel contesto del progetto Made in Ischia presentato al Bookcity di Milano lo scorso autunno.

Ora viene riproposta a Mirano (VE), domenica 14 aprile, in Barchessa Giustinian Morosini di Villa Errera grazie alla collaborazione della Prof. Sonia Furlanetto, al Coordinatore del Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik, Vincenzo Guanci e al Comune di Mirano guidato dalla sindaca Maria Rosa Pavanello che nel 2012 deliberò la ripresa delle attività del Centro Pace (attivo da anni) cambiandone la denominazione in “Centro per la Pace e la Legalità Sonja Slavik”: intendendo aggiungere il riferimento alla legalità come elemento imprescindibile per la pace, l’affermazione dei diritti umani e lo sviluppo di una società equa, e volendo, inoltre, intitolare il Centro a Sonja Slavik, scomparsa pochi mesi prima, a ricordo del suo instancabile impegno per la pace.

Mariapia Ciaghi ha le idee ben chiare quando parla di Pace.

Tanto chiare quanto condivise in maniera totale se solo andiamo indietro al lontano 27 dicembre 2010 ricordando il nostro “Manifesto della Pace” letto, per la prima volta, da Sacha Savastano nel salone Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana di Ischia durante la celebrazione della Shoah con la partecipazione di Roberta Panizza.

Infatti, Mariapia Ciaghi ci ha rilasciata la seguente dichiarazione:

“La Pace non è solo assenza di guerra.
Di combattimenti cruenti, di bombardamenti sui civili, di morti, feriti, profughi e distruzioni.

È, certo, innanzi e soprattutto, il superamento di queste tragedie.

Ma è anche molto di più.

Pace è anche una vita sociale nella quale i rapporti interpersonali e la gestione dei conflitti quotidiani sono fondati sul profondo rispetto degli altri, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come è scritto nei principi fondamentali della Costituzione della nostra Repubblica.

Un rispetto che nasce dal riconoscimento della dignità, dei diritti e della libertà di tutti gli esseri umani, come solennemente indicato nei primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Ma una pace così concepita è possibile solo in un contesto di regole condivise e rispettate.

Perché non c’è dignità e non ci sono diritti laddove dominano la corruzione, la criminalità organizzata e la microcriminalità, le mafie note e quelle invisibili, i valori del denaro e del successo a qualunque costo e con qualunque mezzo.

È solo quando pace e legalità si uniscono, fecondandosi vicendevolmente, che nasce il contesto che permette a ciascuno – donne e uomini, giovani e vecchi – di crescere sempre e di arricchire se stessi attraverso la comprensione dell’altro, ogni giorno, quotidianamente.

È su questa strada che cammina il Centro per la Pace e la Legalità “Sonja Slavik”.

La mostra si protrarrà fino al 20 aprile 2019.

Durante il periodo espositivo sono previsti laboratori per bambini e adulti nel porticato.

Inaugurazione con Talent Show al Teatro Belvedere.

Dopo Roma e dopo Mirano, la mostra sarà esposta a Matera (capitale europea della cultura 2019).
E poi?

E poi, se ci sarà qualche istituzione ischitana che ne vorrà proporre l’allestimento sull’isola, saremo ben lieti di intercedere verso Mariapia Ciaghi per convincerla a rendere fattibile la proposta.

Bruno Mancini

Adriana Iftimie Ceroli

Poesia inedita

Poema 1

Ho cent’anni o forse solamente uno.
Un’immensità o solamente
il fischio che spacca la membrana
del silenzio della montagna.
L’uomo che sale, vincente
o perpetua vittima, che scende.

Mi alzo dalle nebbie del sonno:
quanta gente incontrerò oggi?
Il tuo viso vedrò oggi, Dio!
Guarda, questa fetta di pane ti somiglia.
Hai un arcobaleno di sudore intorno alla fronte,
cercando l’orizzonte che protegge la gente
dall’invasione del passato.
E i palmi delle mani ti somigliano,
una sopra l’altra come la vita che si aggancia
al senso della perdita.
L’uomo che amo
ha esattamente il tuo viso.
Gli accarezzo il corpo
e dico: Dio, senti com’è forte
il mio amore per te?
Senti che potrei perdermi in un abbraccio?
La gente che ti allontana,
scagliandoti pietre addosso,
ha il tuo viso. Sei tu l’innamorato
frustato per vedere dove penetra
il fulmine della sferzata.

 

Premi “Otto milioni”2019

Poesia – Arti grafiche – Musica – Narrativa Giornalismo – Recitazione

Iniziamo oggi a darvi riscontri relativi ai finalisti dellle sei sezioni del Premio “Otto milioni” 2019 e lo facciamo iniziando con la sezione Poesia.
Ecco gli Autori e i titoli delle 56 poesie finaliste.
Potrete voltare le vostre preferite accedendo alle pagine indicate nel link
https://www.emmegiischia.com/wordpress/poesie-finaliste-premio-poesia/,
e/o anche compilando il coupon presente in questa pagina e consegnandolo all’edicola presso la quale avete acquistato il giornale.

PS01 Adriana Iftimie Ceroli – Poema 1
PS02 Aldo Gallina – Il pegno
PS03 Flora Rucco – Neri
PS04 Adriana Iftimie Ceroli – La mia mente
PS05 Aleksandra Zavišjus – Fa veramente male
PS06 Alessandro Corsi – Sola parola
PS07 Angela Maria Tiberi – Zoccola
PS08 Anita Zvaigzne – Il giorno grigio
PS09 Anna Rancāne – Solo un singolo
PS10 Antonio Fiore – Dove finisce il cielo
PS11 Antonio G D’Errico – Le parole che ci sono
PS12 Adriana Iftimie Ceroli – Il mio nome
PS13 Antonio G D’Errico – Valzer
PS14 Assunta Gneo – Quando una mamma
PS15 Broņislava Broņislava Dzene – Ho disegnato il tuo sorriso
PS16 Dante Ceccarini – Urla e silenzi
PS17 Angela Maria Tiberi – Nicoletta Tartaglino
PS18 Adriana Iftimie Ceroli – Andiamo via
PS19 Elīna Zālīte – Benedetta
PS20 Angela Maria Tiberi – Aida
PS21 Lucia Fusco – Delusioni
PS22 Casagni Enzo – Profumo e… amore
PS23 Dante Ceccarini – Manciate di terra
PS24 Casagni Enzo – I poeti
PS25 Eva Strazdiņa – Senti
PS26 Antonio G D’Errico – Rifugi sotto la neve
PS27 Flora Rucco – Figlia
PS28 Franco Maccioni – Risveglio
PS29 Giuseppe Ruotolo – Onda marina
PS30 Ingvar El Voron – Il motivo
PS31 Ingrīda Zaķe – La gioia del vento
PS32 Ilze Zeimule Stepanova – Sotto i rami di salice
PS33 Janis Jan Zarins – Nel calore estivo
PS34 Liga Sarah Lapinska – Acque blu
PS35 Lucia Fusco – Rimprovero
PS36 Ligija Kovaļevska – Permette di vivere cosi
PS37 Gallina Aldo – Transumanesimo
PS38 Lucia Fusco – Fiori recisi
PS39 Liga Sarah Lapinska – Appena nati
PS40 Aldo Gallina – Nella stanza di Chet
PS41 Modris Andžāns – L’ultimo viaggio
PS42 Nika Kolinz – Non con giusti
PS43 Sanita Simsone – In Memorium
PS44 Silvana Lazzarino – Dove sussurra il vento
PS45 Vera Di Prima – I vecchi
PS46 Vera Roķe – Sono
PS47 Angela Maria Tiberi – Cleopatra
PS48 Giovanna Guzzardi – Il sole dall’aereo
PS49 Milena Petrarca – Pensiero inesistente
PS50 Mairita Ķērpe Dūze – Il mare
PS51 Milena Petrarca – Antico Tramonto
PS52 Anita Ķēķe – Barche dei lini
PS53 Eva Mārtuža – Gli uccelli gridano
PS54 Eduards Aivars – Siamo passati sopra l’arcobaleno
PS55 Marija Gadaldi – Oh, anima mia!
PS56 Elita Viškere – Oggi

Il Dispari 20190401 – Redazione culturale

Il Dispari 20190401

DILA al Museo Crocetti di Roma con Adriana Iftimie Ceroli e Dalila Boukhalfa.

A scuola con le Istituzioni” questo il titolo del progetto messo in campo da IPACS, che parte dalla ASL Roma 4 sino a coinvolgere altre realtà delle sanità del Lazio.

Nell’evento del 6 aprile che si svolgerà presso il Castello di Santa Severa, Santa Marinella, sette donne della sanità pubblica del Lazio sono invitate a raccontarsi su esperienze di criticità, integrazione e multidisciplinarità affrontate nella implementazione del Piano delle Cronicità.

Francesca Cioffi, fondatore di IPACS, afferma che

Le donne hanno un ruolo centrale anche in sanità, perché sono quelle che veicolano stili di vita positivi e si prendono cura degli altri.
Sono vettori di cambiamento e portatrici di competenze positive in tutti gli ambiti della vita sociale.
Il loro tocco, la capacità di gestire relazioni, fa bene anche nei luoghi di lavoro, specialmente se operano in ruoli dirigenziali.”

e poi continua dicendo

“Le donne sono un elemento nevralgico nella promozione della salute e non a caso abbiamo deciso di unire le loro storie ad un progetto istituzionale che prevede l’utilizzo di una metodologia integrata di coaching applicata ai professionisti delle strutture sanitarie del Lazio, per facilitarne il raggiungimento di obiettivi di sistema, attraverso il potenziamento delle competenze.”

In continuità con tale progetto, sarà aperta al pubblico dal 25 maggio al 5 giugno presso il Museo Crocetti, in Via Cassia, una mostra interattiva e “viva”’ “RiTratti di donne” dell’artista Mimmo Martorelli e curata da Massimo Sgroi.

L’integrazione mediatica tra le dimensioni socio sanitaria e culturale sarà presentata, in un contesto internazionale, con l’evento ”Sette donne si raccontano” organizzato il 6 giugno a chiusura della mostra, in collaborazione con la Dott.ssa Mariapia Ciaghi de Il Sextante, presso il Museo Crocetti di Via Cassia a Roma.

Due delle sette donne, ossia Dalila Boukhalfa e Adriana Iftimie Ceroli opinioniste della pagina cultuale del quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio, saranno valenti e prestigiose Ambasciatrici delle idee e dei progetti Made in Ischia organizzati e diffusi dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.

Dalila e Adriana, due delle sette ambasciatrici culturali -donne straniere- portatrici di rivoluzioni umane e personali, immortalate su pannelli, racconteranno le loro storie e testimonianze durante un reading performativo che unirà arte, cultura e società.

Complimenti alle partecipanti e, naturalmente, questa redazione continuerà a seguire da vicino tutti gli sviluppi dell’iniziativa.

“Promo uno” di Bruno Mancini – Quarta puntata

Dando seguito a quanto è già stato pubblicato il 15 febbraio e 11 e il 18 marzo sulle colonne di questa pagina, continuo oggi a pubblicare, in anteprima, tutte le poesie inserite nel mio volume “Promo uno”.

Poiché in “Promo uno” propongo in ordine alfabetico un florilegio di 52 poemi tratti da tutte le raccolte pubblicate (Davanti al tempo – Iª edizione 1964; Agli angoli degli occhi – Iª edizione 1966; Segni -Iª edizione 1988; Sasquatch – Iª edizione 2000 ISBN 9781445220161; La sagra del peccato – Iª edizione 2006 ISBN 9781446187777; Incarto caramelle di uva passita – Iª edizione 2007 ISBN 9781326738006; Non rubate la mia vita – Iª edizione 2008 ISBN 9781409233848; Io fui mortale – Iª edizione 2010 ISBN 9781326785390; La mia vita mai vissuta – Iª edizione 2013 ISBN 9781291629972; Non sono un principe – Iª edizione 2014 ISBN 9781291664447;) userò lo stesso criterio alfabetico nella determinazione dei testi da pubblicare di volta in volta su questa pagina.
Buona lettura

Dalla raccolta “La sagra del peccato”
C’è un patto

C’è un patto crudele
nel mio dono:
tu
devi prendere la mia sedia
la birra
il sigaro
la penna
per nascere.

“Ti giro intorno
e non ti tocco”.

C’è un patto scellerato
nel tuo domani:
tu
devi prendere il mio sonno
il letto
il lume
le ombre,
per vivere.

“Ti guardo dentro
e mi conosco”.

C’è un patto assurdo
nel tuo destino:
tu
devi prendere il mio amore
lo cerchi
ti sfugge
lo stringi
per essere:

“Ignazio di Frigeria e D’Alessandro
col cuore di un poeta”.

Dalla raccolta “Davanti al tempo”
Ceri nel buio di una notte

Ceri nel buio di una notte
oltre desiderate vane trasparenze.

Desiderate notti
quando solo si sentiva muovere
senza posa, incantata,
una mano su un cuore
– ed era niente finanche l’eterno –
e l’addolciva e lo spaccava
fiore di neve su azzurro.

Stelle sul mio cammino,
e una scala mostrava e velava,
e tu, che pure velavi.

Ceri nel chiuso di una stanza,
alti sopra disumana speranza.

Speranza di ritorno
solitario a carpire volo d’affetto,
veloce abbaglio
che la mente perdona.

E chiuderò nell’ossessione incerta.

Simbolicamente il colore bianco

La maggior parte dei popoli antichi quando raffiguravano i punti cardinali, coloravano di bianco l’Est e l’Ovest, cioè gli estremi misteriosi dove il sole, l’astro del pensiero diurno, nasce e muore ogni giorno.

È un colore di passaggio della mutazione dell’essere secondo lo schema classico di ogni inizio: morte e rinascita.

Il bianco del tramonto ci introduce nel mondo lunare, freddo, guidandoci verso il vuoto notturno e la sparizione della coscienza.

Il bianco dell’alba è quello del ritorno, che riapre il cielo ancora senza colori ma carico di manifestazioni con le quali il macrocosmo è stato rigenerato durante la notte.

Ogni simbolismo del bianco va usato nei rituali, osservando la natura e su questa base tutte le culture umane hanno edificato sistemi filosofici e religiosi.

Il pittore W. Kandinsky diceva che il bianco è un non-colore, costituendo un simbolo del mondo in cui tutti i colori, nella loro qualità materiale, si fossero vaporizzate.
Il bianco agisce sulle anime come un silenzio assoluto, che abbonda di vita.

Mircea Eliade sottolineava che il bianco è il colore della prima fase dell’iniziazione nei rituali, rappresentando la lotta contro la morte.

È il colore essenziale della saggezza, secondo i sofisti.

Essendo solare, il bianco diventa simbolo della coscienza diurna assoluta che tocca e tinge verso la realtà.

È il colore che si avvicina al dorato e questo spiega l’associazione di entrambi i colori sulla bandiera del Vaticano, volendo affermare l’impero di Dio cristiano sulla terra.

Adriana Iftimie Ceroli

DILA

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